27-09-2014
Chiunque potrebbe essere a rischio psicosi. Un periodo particolarmente stressante, un evento traumatizzante – sempre in agguato – potrebbero far scattare la molla. Non a caso, infatti, lo stress è stato trovato far aumentare i livelli nel cervello del neurotrasmettitore glutammato. Un eccesso di questo elemento può quindi portare allo sviluppo di psicosi e schizofrenia. A suggerire una correlazione tra il glutammato e le malattie mentali è uno studio del Columbia University Medical Centre, pubblicato sulla rivista Neuron, che apre le porte all’utilizzo di questo parametro quale potenziale strumento diagnostico per identificare le persone a rischio di schizofrenia. Oltre alla diagnosi, questa scoperta potrà essere utile nel trattamento delle malattie mentali correlate agendo proprio sulla limitazione della produzione di glutammato e, allo stesso modo, attuare piani di prevenzione. «Gli studi sulla schizofrenia hanno dimostrato che l’ipermetabolismo e l’atrofia dell’ippocampo sono tra i cambiamenti più importanti nel cervello del paziente, ha spiegato nella nota CUMC il dottor Scott Small, professore di neurologia e principale autore dello studio. I risultati più recenti hanno suggerito che questi cambiamenti avvengono molto presto nella malattia, e possono indicare un processo del cervello che potrebbe essere rilevato anche prima dell’inizio della malattia stessa». Per determinare cosa succede al cervello e come i pazienti sviluppano la malattia, i ricercatori hanno utilizzato la tecnica di neuroimaging sia su modello animale che su pazienti umani. Nella prima fase dello studio, si sono concentrati su 25 giovani a rischio schizofrenia per scoprire che l’attività del glutammato aumentava nell’ippocampo – per cui ne conseguiva un aumento del metabolismo dell’ippocampo; poi l’ippocampo ha cominciato ad atrofizzarsi. Nella seconda fase dello studio, al fine di osservare se l’aumento del glutammato portava altre modifiche nell’ippocampo, i ricercatori si sono concentrati su un modello murino con schizofrenia. Quando i ricercatori hanno aumentato l’attività del glutammato nei topi, si è ripresentato lo stesso schema osservato nei pazienti umani: l’ippocampo è diventato ipermetabolico e, quando i livelli di glutammato sono aumentati più volte, l’ippocampo ha cominciato ad atrofizzarsi. Ecco dunque che, in linea teorica, questa disregolazione del glutammato e l’aumento del metabolismo potrebbero essere identificati attraverso le scansioni cerebrali di individui che sono sia a rischio che nella fase iniziale della malattia. Per tutti coloro che sono a rischio psicosi e schizofrenia, poter appurare il rilascio di glutammato nel cervello diviene pertanto una forma per prevenire l’insorgere della malattia. Con lo stesso metodo, poter controllare questo rilascio potrebbe proteggere l’ippocampo e prevenire o rallentare la progressione della psicosi. Secondo un esperto di fama mondiale nel campo della schizofrenia, il professor Jeffrey A. Lieberman, intervenire per tempo può impedire la manifestazione degli effetti debilitanti di una malattia mentale grave come la schizofrenia, che richiede un alto prezzo al genere umano.