02-10-2014
Esistono in commercio prodotti dimagranti, venduti come integratori alimentari, che spesso promettono miracoli. Tra i tanti, ci sono quelli che tra gli ingredienti principali contengono i chicchi di caffè verde che, secondo quanto reclamizzato, aiuterebbero a bruciare i grassi. Un nuovo studio, però, afferma che questo ingrediente non aiuta a bruciare i grassi – e dunque prevenire l’aumento di peso – anche se assunto in dosi elevate. A onor del vero, c’è da dire che le sostanze contenute nei chicchi di caffè – come i polifenoli – sono state promosse da diversi studi, per via delle loro proprietà antiossidanti. Chi beve caffè in quantità adeguate pare infatti essere meno a rischio di malattie come l’ipertensione, il diabete di tipo 2, l’obesità e altri disturbi ancora che rientrano in quella che viene definita Sindrome metabolica. Tuttavia, questo è il primo studio ad aver analizzato l’effetto dell’acido clorogenico (CGA) da solo, un polifenolo del caffè che è l’ingrediente principale di decine di integratori alimentari spacciati come prodotti dimagranti. I ricercatori dell’University of Western Australia – dottor Vance Matthews, dottor Kevin Croft e colleghi – hanno condotto uno specifico studio su modello animale i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista ACS’ Journal of Agricultural and Food Chemistry. Quanto scoperto dagli scienziati è che il polifenolo ritenuto il principio attivo contro l’accumulo di grasso in realtà non lo limita. Gli speciali modelli utilizzati fungevano da riflesso per quanto potrebbe accadere sugli esseri umani. Ai modelli, suddivisi in due distinti gruppi, è stata fatta seguire in un caso una dieta ad alto contenuto di grassi soltanto e, nell’altro caso, la stessa dieta ad alto contenuto di grassi più dosi elevate di CGA. I risultati, dopo i test, hanno mostrato che non vi era alcuna differenza nell’accumulo di grasso tra i due gruppi, ossia tutti i modelli hanno accumulato grasso, per cui il polifenolo non avrebbe sortito gli effetti decantati. Ma non solo, oltre a questo, infatti, i topi che avevano assunto anche il CGA sono stati trovati avere maggiori probabilità di sviluppare disturbi che preludono al diabete di tipo 2 e avevano accumulato lipidi all’interno delle cellule del fegato. «Questo studio suggerisce che alte dosi di supplementazione con CGA in una dieta ricca di grassi non protegge contro le caratteristiche della sindrome metabolica nei topi con obesità indotta dalla dieta», concludono i ricercatori. Queste conclusioni suggeriscono che il polifenolo oltre a non essere efficace nel ridurre l’accumulo di grasso, può anche essere in alcuni casi dannoso.