28-10-2014
E’ la prima volta che uno studio scientifico ha associato una dieta con elevato apporto di polifenoli con una riduzione del 30% della mortalità negli anziani. La ricerca, pubblicata sul Journal of Nutrition, è la prima a valutare l’assunzione alimentare totale di polifenoli utilizzando un biomarcatore nutrizionale e non solo un questionario di frequenza alimentare. La ricerca è stata condotta da Cristina Andrés Lacueva, Montserrat Rabassa e Mireia Urpí Sardà, del Dipartimento di Nutrizione e Bromatologia della UB; Raúl Zamora Ros (ICO-IDIBELL) e gli esperti Antonio Cherubini (Centro di Ricerca Nazionale Italiano on Aging), Stefania Bandinelli (Azienda Sanitaria di Firenze, Italia) e Luigi Ferrucci (National Institute on Ageing, Stati Uniti). I polifenoli sono composti naturalmente presenti in gran parte della frutta, verdura, tè, noci, legumi e cereali. Più di 8.000 diversi composti fenolici sono stati identificati nelle piante. I polifenoli sono antiossidanti, antinfiammatori e antitumorali. La ricerca pubblicata sul Journal of Nutrition è basata su 12 anni di follow-up di un campione di popolazione composta da 807 uomini e donne di 65 anni, provenienti da Greve e Bagno (Toscana, Italia). Il gruppo della UB ha analizzato l’effetto di diete ricchi di polifenoli per mezzo di un biomarker nutrizionale, concentrazione totale urinaria di polifenoli (TUP), come una misura sostitutiva di assunzione. Per essere precisi, i ricercatori della UB sono i primi riferimenti della letteratura sulla applicazione TUP in studi epidemiologici o clinici.
La Prof.ssa Cristina Andrés Lacueva, capo del Biomarkers and Nutritional & Food Metabolomica Research Group della UB e coordinatore dello studio, spiega che ”lo sviluppo e l’uso di biomarcatori nutrizionali consente di fare una stima più precisa e, soprattutto, più oggettiva di assunzione in quanto non si basa solo sulla memoria dei partecipanti che rispondono ad un questionario. I biomarcatori nutrizionali tengono conto della biodisponibilità e delle differenze individuali. Secondo l’esperto, “questa metodologia permette una valutazione più attendibile e accurata dell’ associazione tra assunzione di cibo e mortalità o rischio di malattie“. In conclusione, la ricerca dimostra che la mortalità complessiva è stata ridotta del 30% nei partecipanti che avevano diete ricche di polifenoli (>650 mg/die) in confronto ai partecipanti che avevano diete a basso contenuto di polifenoli (<500 mg/die). Raúl Zamora Ros, primo autore dello studio, sottolinea che “i risultati corroborano prove scientifiche che suggeriscono che le persone che consumano diete ricche di frutta e verdura sono a minor rischio di diverse malattie croniche e della mortalità complessiva”. Inoltre, la ricerca sottolinea l’importanza di valutare – se possibile – l’assunzione di cibo, utilizzando biomarcatori nutrizionali e non solo questionari di frequenza alimentare. Il gruppo di studio del Biomarcatori nutrizionali & Food Metabolomica Research Group, che partecipa al progetto Fun-C-Food (Consolider Ingenion), collabora attivamente con diversi gruppi di ricerca nazionali e internazionali e concentra la sua attività sull’analisi di nuovi biomarcatori nutrizionali più efficaci e sensibili in base alla biodisponibilità dei composti bioattivi negli alimenti e la loro attività, in modo da associare l’assunzione di alcuni alimenti (marcatori di consumo) con i loro possibili effetti sulla salute delle persone.