UNA PASSEGGIATA RIDUCE DEL 40% IL RISCHIO DI DEMENZA.

11-11-2014

Camminare fa bene, ormai lo sappiamo. Spesso però non ce lo ricordiamo: in special modo quando cerchiamo di parcheggiare l’auto il più vicino possibile al posto in cui dobbiamo recarci, per poi magari restare seduti per quasi tutta la giornata lavorativa e poi, una volta a casa, sdraiarci sul divano a guardare la Tv. Insomma, alla fine della giornata di passi ne abbiamo fatti davvero pochi. Ma questi pochi passi possono portarci a grandi passi verso malattie gravi come quelle cardiovascolari e, infine, anche alla demenza. A ciò possiamo rimediare dedicando anche soltanto 20 minuti al giorno a muovere le gambe facendoci una bella camminata.
Questo semplice movimento, spiega il dottor Jay Van Gerpen, neurologo della Mayo Clinic a Jacksonville, può mettere in moto il flusso sanguigno che arriva al cervello promuovendo la salute di questo, prevenendo le malattie degenerative come Alzheimer e Parkinson e, infine, migliorandone i sintomi. Tutto questo, il dottor Van Gerpen e colleghi, lo stanno verificando di persona su un gruppo di pazienti affetti dalla malattia di Parkinson. L’intento è proprio quello di verificare se rimediando all’immobilizzazione dovuta alla malattia si possano avere effetti positivi sul cervello, evitando il declino mentale e muscolare. Camminare è una finestra sul cervello, sostiene Van Gerpen, che ricorda che camminare regolarmente aiuta non solo a preservare le funzioni del cervello nelle persone sane, ma protegge anche contro ulteriori danni causati dalla demenza e malattie come l’Alzheimer e il Parkinson. A questo proposito, il dott. Van Gerpen cita uno studio pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) e condotto dai ricercatori dell’Università di Pittsburgh in cui si è scoperto che nei camminatori le dimensioni dell’ippocampo, la regione del cervello che controlla i nuovi ricordi, erano aumentate. Nello specifico, si è potuto rilevare un aumento del 2% del volume ippocampale dopo un anno di camminate di 40 minuti tre volte alla settimana che, volendo, diventano 20 minuti per 6 giorni a settimana. Lo studio ha coinvolto 120 adulti con un’età media di 66 anni, poi suddivisi a caso in due gruppi da 60. Tutti i partecipanti non avevano sviluppato la demenza. Gli appartenenti al primo gruppo sono stati avviati a un programma di stretching, mentre quelli del secondo gruppo a un programma di camminate. I risultati delle analisi comparate hanno permesso di rilevare un aumento del volume dell’ippocampo negli appartenenti al gruppo di camminatori, a differenza di quelli del gruppo stretching che non mostrava cambiamenti in questa regione del cervello. Di norma questa zona del cervello negli adulti si riduce dall’1% al 2% circa all’anno, aumentando il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer, fa notare Van Gerpen.
Una passeggiata quotidiana può dunque avere conseguenze positive per la demenza che, secondo Van Gerpen, si sta propagando a un tasso da epidemia. Tra gli altri, «la demenza è legata a obesità, ipertensione e diabete – sottolinea Van Gerpen – Tutte queste condizioni alterano il flusso di sangue al cervello. Quando il flusso di sangue in una grande vena del cervello si blocca, una persona subisce un ictus. Quando i piccoli vasi si bloccano, il tessuto cerebrale muore. E questo magari non si nota in quel momento». Camminare, conclude il neurologo, riduce il rischio di danni alle piccole vene o vasi, e in più ritarda la possibile comparsa di demenza, proteggendo le funzioni dell’organismo e del cervello. Insomma, camminare fa proprio bene.

 

http://medicalxpress.com/news/2013-11-daily-dementia.html

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