13-11-2014
Negli Stati Uniti d’America gli errori chirurgici costituiscono un vero e proprio affare per le cliniche. Lo dice un nuovo studio pubblicato sul Journal of American Medical Association (JAMA) che afferma, senza mezzi termini, che quando un intervento non va a buon fine, “gli ospedali triplicano i loro profitti”. Numeri alla mano, i nosocomi americani incasserebbero, secondo il report, un guadagno extra di 30.500 dollari, dovuti a prestazioni mediche legate a complicanze chirurgiche. Il dato agghiacciante è che molti errori chirurgici sarebbero potenzialmente prevenibili ma non si riesce a scongiurarli, sostiene il board dei medici che ha partecipato allo studio. “Alcuni chirurghi hanno amplificato i loro profitti fino a 44.000 dollari per paziente”, hanno riferito i ricercatori del Boston Consulting Group e Texas Health Resources, mentre Barry Rosenberg, co-autore dello studio e partner del Boston Consulting Group, non lesina critiche: “è scioccante, folle e perverso che gli ospedali vengano finanziariamente ricompensati nonostante danneggino i pazienti, mentre scarseggiano i premi per gli ospedali che lavorano duramente per migliorare la sicurezza del paziente e ridurre gli errori chirurgici”. Lo studio, che ha analizzato 34.256 procedure chirurgiche ospedaliere effettuate nel 2010 presso 12 ospedali gestiti da Texas Health Resources ha messo a nudo questa triste realtà. Tanto per avere un’idea, nel 1999, l’Istituto di Medicina ha pubblicato un rapporto affermando che gli errori ospedalieri uccidono quasi 100.000 americani all’anno. Da allora, nonostante più di un decennio di sforzi per migliorare la sicurezza del paziente, gli errori medici e le complicazioni sono effettivamente peggiorati.
Nel 2008, undici errori medici hanno provocato 895.936 morti, secondo un’analisi pubblicata dall’esperto Carolyn Dean. Nel complesso, si stima che 15 milioni di americani subiscano, ogni anno, un danno post chirurgico, secondo l’Istituto for Healthcare Improvement. Qual è allora la soluzione a questo disagio? Secondo la Texas Health Resources basterebbe un maggiore controllo sui pazienti che hanno subìto interventi chirurgici istruendo, magari, vere e proprie liste. Un’altra soluzione è data dal taglio delle premialità agli ospedali che hanno commesso errori chirurgici. Quando Medicare ha annunciato diversi anni fa che non avrebbe pagato le cure se i pazienti avessero sviluppato infezioni, problemi o danni conseguenti all’intervento chirurgico, gli episodi di infezioni, danni e problemi post operatori è sceso drasticamente. Questo fa capire che il sistema disincentivo-incentivo deve essere equilibrato e che bisogna, senza dubbio, premiare la sicurezza e bacchettare gli errori e le superficialità.