15-12-2014
Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Aging Cell suggerisce che un aiuto contro la drammatica perdita di memoria che si manifesta nei pazienti affetti da demenza e malattia di Alzheimer potrebbe arrivare da frutta e verdura: in particolare fragole, mirtilli e cetrioli. Sarebbe una sostanza contenuta nei vegetali ad agire contro la perdita di memoria e il deficit cognitivo nei modelli animali utilizzati per questo studio, condotto dai ricercatori del Salk Institute for Biological Studies in California. I ricercatori, somministrando a un gruppo di topi con sintomi di Alzheimer una dose giornaliera di Fisetina, un flavanolo naturale della famiglia dei flavonoidi, hanno scoperto che questa sostanza impediva il deterioramento della memoria e dell’apprendimento. La sostanza somministrata non ha tuttavia modificato la formazione di placche amiloidi nel cervello, ossia quelle sostanze imputate di essere un biomarcatore della malattia di Alzheimer. Nonostante ciò, i risultati dello studio suggeriscono che si possa intervenire nel trattamento dell’Alzheimer a prescindere dalla presenza delle placche amiloidi. «Avevamo già dimostrato che in animali normali, la fisetina può migliorare la memoria – spiega la dott.ssa Pamela Maher, ricercatrice senior del Salk’s Cellular Neurobiology Laboratory e principale autrice dello studio – Quello che abbiamo mostrato qui è che può anche avere un effetto sugli animali a rischio di Alzheimer».
La ricercatrice si riferiva a una ricerca condotta più di un decennio fa, in cui aveva scoperto che la fisetina aiuta a proteggere i neuroni nel cervello dagli effetti dell’invecchiamento. Maher e colleghi hanno dimostrato sia in laboratorio su colture cellulari che su animali che il composto ha effetti sia antiossidanti che antinfiammatori sulle cellule del cervello. In questo nuovo studio hanno aggiunto evidenze che la fisetina accende una via cellulare nota per essere coinvolta nella memoria. «Quello che abbiamo capito è che la fisetina ha una serie di proprietà che riteniamo potrebbero essere utili quando si tratta di Alzheimer. E anche se la malattia comunque progrediva, la fisetina era in grado di continuare a prevenire i sintomi», conclude Maher.