01-01-2015
Che si prenda qualche chilo dopo aver smesso di fumare non è certo una novità. Ma qual è il motivo? L’idea che per sostituire le sigarette si mangi di più, come si potrebbe pensare, a quanto pare non c’entra: le ragioni hanno a che fare con la composizione della nostra flora batterica intestinale, che con l’addio alle bionde si modifica sensibilmente, favorendo l’aumento di peso. A spiegarlo è uno studio promosso dalla Swiss National Science Foundation (Snsf) e pubblicato su Plos One. L’80% degli ex fumatori ingrassa in media di 7 kg dopo aver detto addio alle sigarette, e questo avviene anche senza che vi siano modifiche nell’alimentazione o nella quantità di calorie assunte. Anzi, il trend si mantiene addirittura anche quando le calorie assunte diminuiscono. Per cercare di capire qualcosa di più su quanto osservato, i ricercatori guidati da Gerhard Rogler dell'UniversitätsSpital di Zurigo, hanno studiato i batteri intestinali presenti nei campioni fecali di venti persone nell’arco di nove settimane. Tra i partecipanti al test c’erano cinque fumatori, cinque non fumatori, e dieci persone che avevano smesso circa una settimana prima dell’inizio dello studio. I risultati hanno mostrato che i ceppi batterici prevalenti nella flora intestinale di un ex fumatore sono gli stessi che prendono il sopravvento nelle persone obese, mentre tra fumatori e non fumatori il cambiamento è minimo. La modifica più evidente che i ricercatori hanno riscontrato riguarda le frazioni di Protobatteri e Batteroidi, che aumentavano sensibilmente negli ex fumatori, a discapito di Firmicutes e Attinobatteri. Allo stesso tempo, gli ex fumatori erano anche ingrassati di circa 2,2 kg sebbene non avessero modificato in alcun modo le proprie abitudini alimentari, e l’unico cambiamento, seppur minimo, fosse un leggero aumento nel consumo di alcol verso la fine dello studio.
Come confermano i ricercatori, questi nuovi risultati hanno integrato quelli già ottenuti con ricerche condotte sui topi. In precedenti studi, infatti, le feci di topi obesi erano state trasferite nell’intestino di topi normo-peso, e nella flora intestinale di questi ultimi si erano verificate le stesse modifiche riscontrate nell’intestino umano, parallelamente a un aumento di peso. La nuova composizione batterica, infatti, sfrutta le energie derivanti dal cibo in maniera più efficiente. Un’efficienza che si manifesta anche negli esseri umani, portando all’aumento di peso.