Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

17-02-2015

I problemi di schiena o alla colonna vertebrale, come per esempio la scoliosi, possono essere ridotti con soltanto un minuto e mezzo al giorno di yoga. L’effetto benefico, praticamente immediato, è stato osservato a seguito di uno studio pubblicato su Global Advances in Health and Medicine e condotto da un team di ricercatori, tra cui il dott. Loren Fishman del Columbia University College of Physicians and Surgeons di New York. In questo studio, Fishman e colleghi hanno valutato gli effetti di una postura yoga chiamata “Vasisthasana” (o posizione dell’asse laterale) in 25 pazienti con scoliosi idiopatica o degenerativa. In base alle analisi si è stabilito che i pazienti presentavano una curva primaria da 6 a 120 gradi. Dopo il reclutamento e la selezione, i ricercatori hanno insegnato ai pazienti come assumere la postura e a mantenerla per 10-20 secondi al giorno, durante la prima settimana. Dopo di che, i partecipanti sono stati invitati a mantenere la posizione il più a lungo possibile, sempre una volta al giorno. La postura, inoltre, doveva essere mantenuta solo sul lato convesso, ossia il lato più debole della loro colonna vertebrale. I risultati finali hanno mostrato che con una media di soli 1,5 minuti al giorno, sei giorni alla settimana da due a ventidue mesi, la postura yoga assunta nello studio riduce le curve della scoliosi idiopatica dal 32% fino al 49,2% nei pazienti sia adolescenti che adulti.
L’originalità dello studio sta nell’aver adottato una postura che agisce in modo asimmetrico – così come è la condizione di scoliosi. Il dott. Fishman fa notare che la National Scoliosis Foundation (NSF) raccomanda ben 25 posture yoga per trattare la scoliosi, tuttavia non prevede l’esercizio asimmetrico. L’adozione di esercizi complicati, faticosi e di lunga durata mette a dura prova la pazienza e la costanza dei pazienti, sottolinea l’esperto, per cui può essere che in molti abbandonino i trattamenti, con il rischio che la scoliosi progredisca. Secondo Fishman la scoliosi non trattata può progredire del 7% all’anno e provocare disabilità e pericolosi rischi per la salute. «Dal momento che la scoliosi è una condizione asimmetrica, l’ho trattata asimmetricamente – spiega Fishman nel comunicato stampa – chiedendo ai pazienti di assumere la posa soltanto sul lato più debole. Questo rinforza i muscoli spinali specifici sul lato convesso che sono necessari per aiutare nella riduzione della curvatura [della colonna vertebrale]».

 

http://www.medicalnewstoday.com/articles/283689.php

Martedì, 17 Febbraio 2015 19:26

LE UOVA POSSONO AIUTARE NEL DIABETE DI TIPO 2.

17-02-2015

Inversione di marcia sul fronte uova. Non solo non avrebbero un impatto negativo sul colesterolo o sul diabete – come spesso si sostiene – ma potrebbero persino migliorare il nostro rapporto con il cibo. Secondo alcuni ricercatoti australiani, una dieta ricca di uova protratta per almeno tre mesi è infatti direttamente collegata a un miglior controllo dell’appetito e un maggior senso di sazietà. Dai risultati è emerso che consumare due uova al giorno per sei giorni su sette, potrebbe diventare una dieta sana per le persone affette per esempio da diabete di tipo 2. A sostenere l’ipotesi è il dottor Nicholas Fuller del Boden Institute Clinical Trials Unit dell’Università di Sydney in Australia. L’idea dello studio nasce dal fatto che le linee guida sul consumo delle uova variano da Paese a Paese e le ricerche che mostrano l’associazione tra uova e limiti di colesterolo sono pressoché inconcludenti. Per citare un esempio, il National Heart Foundation Australiano raccomanda un massimo di 6 uova a settimana, come parte di una dieta a basso contenuto di grassi saturi. Questo vale sia per le persone sane che quelle affette da diabete di tipo 2. Negli Stati Uniti, invece, si ritiene che il colesterolo debba essere limitato a un massimo di 300 mg al giorno per le persone sane: il che è equivale a poco più di un uovo o un uovo di grandi dimensioni. Le persone con diabete di tipo 2, invece, non dovrebbero superare le quattro uova a settimana.
Per capirne qualcosa di più, il team di Fuller ha arruolato 140 volontari in sovrappeso. Tutti si sono recati alla clinica e hanno potuto beneficiare di consigli personalizzati sul tipo di alimentazione da seguire. In quell’ambito si è sottolineata l’importanza di cibarsi soprattutto con grassi insaturi, prediligendoli a quelli saturi. Lo studio è durato un tempo sufficiente per verificare la variabilità dei livelli di colesterolo e ha previsto la suddivisione di due gruppi: il primo mangiava meno di due uova a settimana; il secondo due uova al giorno per sei giorni a settimana, con una proporzione decisamente più elevata. Inaspettatamente c’è stata una variazione positiva nel colesterolo “buono”, o HDL, nei soggetti che avevano consumato una quantità maggiore di uova. Solo tali soggetti, infatti, avevano mostrato una tendenza al miglioramento. Il gruppo che mangiava più uova, inoltre, ha segnalato un miglior senso di sazietà e minor fame. «Le uova possono anche aiutare con una maggiore perdita di peso e un minor riacquisto del peso rispetto a una dieta tradizionale – ha spiegato Fuller a Medscape Medical News – a causa della maggiore sazietà [pienezza] e meno fame riportati con una dieta con grandi quantità di uova». Fuller ha suggerito questa potrebbe essere una possibile area di ricerca futura per confermare se una dieta ad alto contenuto di uova nelle persone con diabete di tipo 2 non fa aumentare il colesterolo.

 

http://www.diabetes.co.uk/news/2014/oct/no-damaging-links-between-high-egg-diet-and-type-2-diabetes-98659282.html

17-02-2015

Può essere il succo di frutta tra le cause della pressione alta? E’ quello che suggerirebbe uno studio condotto in Australia. Ovviamente si parla in questo caso di un uso pressoché giornaliero e non occasionale. A finire sotto accusa, secondo gli scienziati della Swinburne University of Technology di Hawthorn in Australia, sono sia i succhi di frutta che troviamo comunemente al supermercato, sia il succo di arancia confezionato. Secondo i ricercatori australiani la colpa ascrivibile a questo alimento risiederebbe tutta nella quantità di zuccheri in essa contenuta La frutta è ovviamente un alimento sano, di cui il nostro corpo ha bisogno in grandi quantità. Ma quando si assume il loro succo, anche quando lo si ottiene in casa, si tende a correggere il suo sapore per renderlo più dolce: è proprio questo a creare il danno al nostro organismo, favorendo la comparsa della pressione alta.
Secondo gli scienziati già un bicchiere al giorno di succo di frutta è abbastanza per creare problemi alle arterie e di conseguenza al cuore. Come spiega il dott. Matthew Pase, il coordinatore della ricerca: "Esiste una percezione comune: ovvero che la frutta sia sempre un alimento sano. Questo non si applica ai succhi: sebbene questi contengano molte vitamine essenziali, possiedono anche alti livelli di zucchero ed una quantità inesistente di fibre".

 

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0195666314004620

17-02-2015

L’India è il Paese dove si consuma (3-5 g per adulto al giorno)  e si produce più curcuma al mondo ed è anche quello con la più bassa incidenza di tumore alla prostata. In un recente studio sui topi si è visto che  l’associazione tra fenetil isotiocianati (PEICT, un composto naturale che si trova nelle crucifere (broccoli, cavolfiori ecc.) e curcumina, ha una notevole azione preventiva sul tumore della prostata. Secondo quanto si legge sulla rivista “Cancer Research” in un articolo firmato da un gruppo di ricercatori della Rutgers University, che ha sede del New Jersey, la curcuma avrebbe un notevole importanza nella prevenzione e nel trattamento dei tumori della prostata. L’effetto protettivo sarebbe altresì evidente quando essa è associata al fenetil isotiocianato (PEITC), una sostanza presente in alcune verdure come i broccoli, il crescione, i cavoletti di Bruxelles, la rapa, il cavolfiore, il cavolo comune e il cavolo rapa. “Si tratta – ha spiegato Kong, docente di farmacologia della Rutgers – di test effettuati sui topi, ma il risultato è comunque interessante, non solo in termini preventivi ma anche per il trattamento di tumori della prostata già diagnosticati”. La portata di questo studio si può comprendere pienamente considerando la prevalenza e l’incidenza che ha attualmente il carcinoma della prostata nei paesi industrializzati, e soprattutto negli Stati Uniti, dove si hanno circa 500.000 nuovi casi ogni anno. Nuovi trattamenti si rendono necessari anche tenendo conto che tale neoplasia risponde poco agli agenti chemioterapici e alla radioterapia.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16423986

14-02-2015

Chiudere il pugno durante il prelievo del sangue può alterare i valori del potassio: è la conclusione di uno studio inglese pubblicato sugli Annals of Clinical Biochemistry. I ricercatori hanno vagliato oltre 200 mila analisi eseguite in Gran Bretagna fra il 2002 e il 2005, puntando l'attenzione sui casi in cui, per agevolare l'inserimento dell'ago, l'infermiere aveva chiesto al paziente di stringere e rilasciare il pugno. La soluzione? Basta eseguire delicatamente questa operazione, allentando la mano prima che il sangue venga aspirato (e non dopo), spiega la ricercatrice Jackie Hough.

 

http://www.thaindian.com/newsportal/lifestyle/clenching-your-fist-while-giving-blood-may-not-be-the-right-method_10076155.html

http://news.bbc.co.uk/2/hi/health/7525932.stm

Sabato, 14 Febbraio 2015 08:31

LA KETAMINA CAUSA GRAVI DANNI AL FEGATO.

14-02-2015

Attenzione all’uso della ketamina. Il noto anestetico dissociativo, utilizzato sia in ambito umano che veterinario, può essere causa di gravi danni al fegato. Questo quanto scoperto dai ricercatori dell’Università Cinese di Hong Kong con uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Clinical Gastroenterology and Hepatology. La dott.ssa Grace Lai-Hung Wong e colleghi della CU hanno valutato gli effetti della ketamina su 297 soggetti che utilizzavano questa sostanza in modo continuativo e a causa di disfunzioni del tratto urinario. Per far ciò, i ricercatori hanno impiegato esami istologici e radiologici. La definizione di danno epatico è stata poi stimata basandosi su parametri quali un aumento e superamento di oltre due volte il limite del valore normale in un pannello biochimico epatico.
Sette pazienti con enzimi significativamente anormali sono stati sottoposti a biopsia epatica percutanea, mentre 6 pazienti sono stati invece sottoposti a risonanza magnetica colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP). Dai risultati degli esami, i ricercatori hanno scoperto che la prevalenza di danno epatico è stata del 9,8% (colestatica in tutti i casi). In tutti i sette pazienti valutati dalla biopsia epatica si sono osservate lesioni del dotto biliare. Nonostante la giovane età, due pazienti presentavano una fibrosi a ponte. Infine, sono stati trovati dotti biliari dilatati o prominenti o senza ostruzioni o compressione estrinseca in tre dei 6 pazienti sottoposti a risonanza magnetica ERCP. «L’abuso di ketamina sembra dunque portare a una dilatazione comune del dotto biliare, lesioni del dotto biliare e anche una significativa fibrosi del fegato», scrivono gli autori. Ecco pertanto come l’uso non controllato o l’abuso di questa sostanza può essere assai dannoso per la salute in generale e del fegato – come suggerito in particolare da questo studio. La ketamina è una sostanza che, se utilizzata in dosi inferiori a quelle terapeutiche, può avere effetti pari e superiori agli allucinogeni. Un uso sconsiderato può dare molti e pericolosi effetti collaterali.

 

http://www.cghjournal.org/article/S1542-3565%2814%2900239-0/abstract

14-02-2015

Almeno otto decessi e decine di casi di effetti cardiaci e psichiatrici. È questo il preoccupante bilancio del consumo di energy drink in Francia presentato al congresso europeo di cardiologia svoltosi nei giorni scorsi a Barcellona da 15 tra cardiologi, psichiatri, psicologi e neurologi guidati da Milou-Daniel Drici. Nel complesso 95 persone hanno avuto sintomi cardiovascolari, 74 psichiatrici e 57 neurologici, e molti ne hanno avuto più di uno insieme. Ci sono stati otto decessi, mentre 46 persone hanno sofferto di aritmie, 13 di angina e 3 di ipertensione. Il principale effetto indesiderato, riscontrato in 60 soggetti, è stato la sindrome da caffeina, ovvero una tachicardia accompagnata da tremori, ansia e cefalea. Sono stati segnalati poi alcuni casi di decessi improvvisi e inspiegabili, aritmie gravi e infarti che potrebbero essere associati al consumo di energy drinks. “Il 96% dei cosiddetti energy drink – spiega Milou-DanielDrici - è a base di caffeina, e una lattina media, da 250 ml, ne contiene quanto due espressi. La caffeina agisce liberando in misura massiccia calcio nel cuore, e questo può causare aritmie anche fatali, e compromettere la capacità del cuore di usare l’ossigeno, con danni su tutto l’organismo. Oltre alla caffeina, poi, il 52% di queste bibite contiene taurina, il 33% glucuronolattone e due terzi vitamine. I giovani, tipicamente, le consumano di sera, in bar e discoteche, spesso in dosi massicce per non sentire l’effetto dell’alcol che bevono durante la stessa serata, con gravi rischi di effetti sulla salute, di incidenti stradali e di gravi danni da eccesso di alcol. I ragazzi le consumano durante o dopo l’attività sportiva, rischiando di amplificare gli effetti negativi sul cuore”.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2014/08/140831125251.htm

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2014-08/esoc-edc082214.php

14-02-2015

Il pesce? Se volete conservare intatti i preziosi acidi grassi omega-3 che contiene (e il loro effetto protettivo sul cuore), non mangiatelo fritto. L'invito a cambiare abitudini alimentari arriva da Lixin Meng, studiosa dell'Università delle Hawaii (Usa) e coordinatrice di una ricerca che ha preso in esame le abitudini alimentari di ben 185 mila persone, seguite per 12 anni. "Il pesce mantiene intatte le sue capacità benefiche solo se viene bollito o cucinato al forno. Friggerlo, o metterlo sotto sale, annulla, di fatto, gli omega-3". E la cottura alla griglia, così frequente nei Paesi mediterranei? Lo studio americano non l'ha presa in considerazione.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2009/11/091117161004.htm

14-02-2015

Due case farmaceutiche, la Takeda Pharmaceutical Co. e la Eli Lilly & Co, dovranno pagare insieme una multa di nove miliardi di dollari per aver nascosto durante i test per l'approvazione negli Stati Uniti, gli effetti cancerogeni del farmaco per diabetici commercializzato con il nome di Actos (ACTOS® - Pioglitazone), venduto anche in Italia: il farmaco, dunque, aumenterebbe il rischio di cancro nei pazienti che l'assumono. Questa la decisione del tribunale della Louisiana e del giudice Rebecca Doherty, giunta a seguito del processo avviato in seguito alla denuncia di un paziente, Terrence Allen, che sosteneva di aver contratto il cancro per aver usato il farmaco, al quale le due ditte dovranno versare un milione e mezzo di dollari. Non è la prima volta che la Takeda Pharmaceutical e la Lilly & Co vengono condannate per lo stesso motivo, dato che esistono già 10 sentenze in cui le due società sono state ritenute colpevoli di aver tenuto nascosti gli effetti cancerogeni del farmaco Actos, ma nonostante l’iter processuale pregresso, Takeda e Ely Lilly hanno ammesso solo dopo 7 anni la grave pericolosità di Actos.

11-02-2015

Avete mai acquistato i noodle? Gli spaghetti istantanei che sono pronti aggiungendo solo dell’acqua calda? Se siete dei consumatori assidui, dovreste iniziare a preoccuparvi. Secondo uno studio, promosso dall’American Society for Nutrition, pubblicato su The Journal of Nutrition, e condotto da ricercatori provenienti da numerose università statunitensi e coreane, gli spaghetti istantanei sarebbero pericolosi per la salute. Visto che il consumo di questo tipo di alimenti è relativamente elevato soprattutto tra le popolazioni asiatiche, la ricerca si è concentrata principalmente sulla Corea del Sud, che ha il più alto numero pro-capite dei consumatori di noodle istantanei nel mondo. Negli ultimi anni, infatti, i sudcoreani hanno sperimentato un rapido aumento di problemi di salute, in particolare di malattie cardiache, e un numero crescente di adulti in sovrappeso. Tali cambiamenti potrebbero portare ad un aumento della mortalità a causa di malattie cardiovascolari, così come un aumento dei costi di assistenza sanitaria. Secondo il gruppo di ricerca che ha condotto le indagini, gli spaghetti istantanei sarebbero associati a rischi cardio-metabolici, al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e a malattie cardiovascolari.
Per condurre la ricerca, sono stati utilizzati come campione di indagine 10.711 adulti (54,5% donne) di età compresa tra 19 e 64 anni, di cui sono state considerate le abitudini alimentari. Così, sono stati individuati due principali modelli di dieta: il “modello tradizionale”, ricco di riso, pesce, verdure, frutta e patate, e il “modello carne e fast food”, ricco invece di carne, bevande gassate, cibi fritti e cibi da fast food, tra cui spaghetti istantanei. I ricercatori hanno così osservato che le persone che mangiavano cibi tradizionali, avevano una maggiore probabilità di soffrire di pressione alta. La dieta da fast food, invece, è stata associata a obesità addominale, elevati livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) e alti livelli di trigliceridi, che aumentano il rischio di malattie cardiache e di sindrome metabolica. Quando i ricercatori hanno analizzato in maniera più specifica i risultati inerenti al consumo di noodle, l’analisi ha mostrato che le donne che mangiavano più di due porzioni a settimana avevano una maggiore probabilità di sviluppare la sindrome metabolica, che è legata alle malattie cardiache, ictus e diabete. L’associazione è stata trovata anche tra le giovani donne che erano più magre e più attive fisicamente. La correlazione non è stata osservata negli uomini. Sembra che questi spaghetti istantanei siano ricchi di grassi, sale, calorie e sostanze elaborate. Il condimento comprende sale, il glutammato monosodico (MSG), aromi e zucchero. I ricercatori hanno sottolineato come “questa ricerca è significativa dal momento che molte persone consumano noodle istantanei senza conoscerne i possibili rischi per la salute”.

 

http://jn.nutrition.org/content/early/2014/06/25/jn.113.188441

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