In questi ultimi quarant’anni abbiamo imparato ad utilizzare dei segnali biologici, come quelli forniti dai diversi gruppi sanguigni, per tracciare una mappa degli spostamenti e delle aggregazioni dei nostri antenati. Scoprendo come i primi uomini si adattarono alle modificazioni climatiche, ambientali e alimentari, impariamo qualcosa di più su noi stessi. Infatti, sono state proprio esse a favorire la comparsa di nuovi gruppi sanguigni. Le differenze riscontrabili nei diversi gruppi sanguigni sono pertanto la diretta conseguenza della capacità dell’uomo di adattarsi alla mutevolezza dell’ambiente circostante. Nella maggior parte dei casi, questi cambiamenti hanno avuto profonde ripercussioni sui sistemi digestivo e immunitario: un pezzo di carne avariata poteva uccidere; un taglio o un’abrasione poteva infettarsi trasformandosi in una ferita mortale. Tuttavia l’uomo ha resistito. E la storia della sua sopravvivenza è legata alle capacità di adattamento del sistema digestivo e di quello immunitario. È proprio in questi due ambiti che si riscontrano le differenze tra i soggetti appartenenti ai vari gruppi sanguigni. La storia dell’essere umano è contrassegnata dalla lotta per la sopravvivenza, o meglio dalla capacità dell’uomo di adattarsi all’ambiente in cui si è trovato a vivere e alla dieta che è stato costretto a seguire. In altre parole, il reale motore dell’evoluzione è stato il cibo e le migrazioni che si sono susseguite per procacciarselo.
Non è possibile stabilire con esattezza l’inizio della storia dell’evoluzione. I protoantropi, primi umanoidi a noi noti, si pensa che comparvero circa 500.000 anni fa. Forse la preistoria dell’uomo iniziò in Africa. La vita dei nostri antenati era breve, dura e rozza. Si poteva morire per centinaia di motivi diversi: infezioni, malattie parassitarie, aggressione da parte di animali, parto e fratture. Morire giovani era la regola. I primi esseri umani dovevano impegnare una quantità enorme di tempo e risorse per difendersi da un ambiente così ostile. I loro denti, corti e smussati, non erano certo armi adatte per attaccare i nemici. Inoltre, a differenza della maggior parte dei loro antagonisti nell’ambito della catena alimentare, non erano particolarmente veloci e neppure forti e agili. Inizialmente la qualità che li contrassegnava era un’istintiva furbizia, che poi nel tempo si è mutata in pensiero ragionato. Ma avevano qualcosa di molto più importante: mani dotate di dita in grado di poter svolgere un lavoro. I neandertaliani, già evoluti in homo sapiens, probabilmente si nutrivano di piante selvatiche, di larve e delle carogne di animali uccisi dai predatori più abili di loro. Essi, infatti, più che predatori erano prede di molti parassiti e germi. Quando i nostri antenati iniziarono a spostarsi da un luogo all’altro furono costretti ad adattarsi a un’alimentazione diversa. L’ingestione di nuovi cibi modificò radicalmente il sistema digestivo e immunitario. Ciò consentì all’uomo non solo di sopravvivere, ma di prosperare nel nuovo habitat. Questi profondi cambiamenti accompagnano lo sviluppo dei diversi gruppi sanguigni che sembrano fare la loro comparsa in tappe critiche dell’evoluzione:
1. L’ascesa degli esseri umani verso la cima della catena alimentare (l’evoluzione del gruppo sanguigno di tipo 0 ne è l’espressione più completa).
2. Il passaggio da un’alimentazione basata sulla caccia e sulla raccolta di piante selvatiche e radici a un’alimentazione basata su un’agricoltura rudimentale (comparsa del gruppo sanguigno di tipo A).
3. La fusione delle razze e le migrazioni verso altre aree (sviluppo del gruppo sanguigno di tipo B).
4. La mescolanza di gruppi diversi (comparsa del gruppo sanguigno di tipo AB).
Ciascun gruppo sanguigno racchiude in sè il messaggio genetico legato alla dieta e al comportamento dei nostri progenitori. Pur avendo alle nostre spalle un lungo cammino, molte caratteristiche ci legano ancora ai primi uomini che hanno popolato la terra.