Il gruppo sanguigno è la chiave che svela i misteri sulla salute, la malattia, la longevità e la vitalità fisica ed emozionale. Esso influenza la nostra suscettibilità nei confronti delle malattie, le scelte alimentari e il tipo di attività fisica che dovrebbe essere praticata. Il gruppo sanguigno costituisce un fattore importante, di cui bisogna tener conto quando si valutano il livello energetico individuale, l’efficienza con la quale vengono bruciate le calorie introdotte con l’alimentazione, la risposta emozionale allo stress, e forse anche la personalità. La connessione tra gruppo sanguigno e alimentazione potrebbe sembrare incredibile, ma non lo è. Da tempo ci mancava un qualcosa che permettesse di capire le strade che portano alla salute o alla malattia; il perché di certi individui che riescono a dimagrire seguendo un certo tipo di alimentazione, mentre altre non ne traggono alcun beneficio; perché alcuni arrivano alla vecchiaia conservando una buona forma fisica e mentale, mentre altri non ci riescono. L’analisi dei gruppi sanguigni ha permesso di dare una risposta a tutti questi quesiti. Essi seguono un percorso ininterrotto che parte dalla comparsa dell’uomo sulla terra e arriva fino ai nostri giorni. Sono il marchio che i nostri progenitori hanno lasciato nell’inarrestabile cammino della storia. Lo studio e la comprensione dei gruppi sanguigni rappresenta un’estensione delle recenti scoperte relative al DNA umano. Tutto ciò, fa compiere un passo avanti alla genetica stabilendo che ogni essere umano è assolutamente unico. Non ci sono diete e stili di vita giusti o sbagliati, ma solo scelte corrette o scorrette rispetto al codice genetico individuale.
Il lavoro nel campo dell’analisi dei gruppi sanguigni rappresenta il raggiungimento dell’obiettivo di due vite, quella di James D’Adamo e del figlio Peter J. D’Adamo. James D’Adamo dopo essersi diplomato alla scuola naturopatica nel 1957, ha approfondito i suoi studi in Europa. In queste occasioni notò che alcune persone, pur seguendo scrupolosamente diete strettamente vegetariane e povere di grassi, non riuscivano a trarne sufficienti benefici. Anzi, alcuni sembravano addirittura peggiorare. James D’Adamo, dotato di acuto spirito di osservazione e di grandi capacità deduttive, giunse alla conclusione che dovevano per forza esistere delle “impronte biologiche” utilizzabili per stabilire le diverse necessità nutrizionali dei suoi pazienti. Egli partì da un concetto semplice: dato che il sangue è la principale fonte di nutrimento per i tessuti, è probabile che esso presenti aspetti che possono contribuire a identificare queste differenze. Per dimostrare la fondatezza di questa teoria, iniziò a suddividere i suoi pazienti in base alle caratteristiche del sangue, osservando poi le diverse reazioni che si manifestavano prescrivendo tipi di dieta differenti. Con il passare degli anni e dopo aver esaminato una lunga lista di pazienti, iniziarono ad emergere alcuni aspetti veramente interessanti. Egli notò che i soggetti con gruppo sanguigno di tipo A, sembravano reagire male alle diete ricche di proteine animali che includevano abbondanti porzioni di carne, mentre risultati migliori potevano essere ottenuti utilizzando proteine di origine vegetale come, per esempio, quelle contenute nella soia. In aggiunta, il latte e i latticini tendevano ad aumentare la produzione di muco nelle vie respiratorie e nei seni paranasali. Invitati ad aumentare il proprio livello di attività fisica, i soggetti di tipo A, mal tolleravano lo sforzo aggiuntivo, mentre dichiaravano di sentirsi molto meglio praticando attività leggere come lo yoga. Al contrario, i pazienti con gruppo sanguigno di tipo 0 reagivano ottimamente a una dieta ricca di proteine animali e si sentivano rinvigoriti da un’attività fisica particolarmente intensa, come gli sport aerobici e lo jogging. Con il passare del tempo e la prosecuzione dei suoi studi, James D’Adamo accumulò un numero crescente di conferme a sostegno delle sue teorie dove ognuno segue un sentiero proprio verso il benessere.
Nel 1980 pubblicò i risultati dei suoi studi nel libro intitolato One Man’s Food. In quell’anno il figlio Peter J. D’Adamo stava frequentando il terzo anno di studi naturopatici presso il John Bastyr College di Seattle. Appassionato dagli studi nell’ambito dei gruppi sanguigni condotti dal padre, volle portare sul banco di prova tali teorie per dimostrarne la validità scientifica. L’occasione si presentò nel 1982, durante l’ultimo anno di frequenza, quando per motivi di studio, iniziò ad esaminare le pubblicazioni mediche. Peter J. D’Adamo si pose l’obiettivo di scoprire se esistevano correlazioni tra malattie e gruppi sanguigni AB0 e, in caso positivo, se qualcuna di esse poteva rinforzare le teorie nutrizionali del padre. Dato che il suo libro si basava su intuizioni soggettive non era certo di riuscire a trovare evidenze scientifiche in grado di sostenere la sua ipotesi. Ma i risultati delle sue ricerche furono sbalorditivi. Il primo successo arrivò quando apprese che due delle principali malattie che colpiscono lo stomaco presentavano un’associazione con i gruppi sanguigni. La prima è l’ulcera peptica, condizione spesso legata a un’eccessiva produzione di acido da parte dello stomaco, più frequente nelle persone appartenenti al gruppo 0. Questa scoperta lo eccitò molto, visto che il padre aveva osservato che i suoi pazienti con sangue di tipo 0 si sentivano meglio seguendo una dieta ricca di proteine animali (carne, pesce ecc.), alimenti che per essere digeriti richiedono una buona produzione di acido cloridrico. Il secondo successo fu la scoperta dell’esistenza di una correlazione tra il gruppo sanguigno di tipo A e il cancro dello stomaco. Questa malattia è spesso associata a una scarsa acidità gastrica, alterazione presente anche nell’anemia perniciosa, un altro disturbo più frequentemente riscontrabile nei soggetti di tipo A. L’anemia perniciosa è conseguente a una grave carenza di vitamina B12. Quest’ultima, infatti, può essere assimilata solo se lo stomaco funziona a dovere. Studiando queste correlazioni, Peter J. D’Adamo comprese che appartenere al gruppo sanguigno 0 significava essere esposti a un maggior rischio di sviluppare malattie legate a un’acidità gastrica eccessiva, mentre le persone con emogruppo A erano invece esposte ai disturbi opposti. Aveva finalmente scoperto una base scientifica che sostenesse le osservazioni fatte dal padre. Iniziò così l’interesse per la biologia molecolare e l’antropologia dei gruppi sanguigni negli anni successivi, che lo portarono a postulare quattro semplici chiavi per entrare nei misteri della vita:
1. Il gruppo sanguigno a cui appartenete (0, A, B, AB) è un’impronta genetica che vi distingue dagli altri proprio come fa il DNA contenuto in ognuna delle vostre cellule.
2. Utilizzando le caratteristiche associate al vostro gruppo sanguigno come guida per scegliere l’alimentazione e lo stile di vita più adatti vi sentirete meglio, raggiungerete con maggiore facilità il peso ideale e contribuirete a rallentare i processi di invecchiamento.
3. Tra i vari parametri utilizzati per inquadrare un qualsiasi individuo (razza, cultura, luogo di provenienza), quello che consente un’identificazione migliore è proprio il gruppo sanguigno.
4. La chiave per interpretare il significato dei gruppi sanguigni può essere trovata nella storia dell’evoluzione dell’uomo: il tipo 0 è il più vecchio; il tipo A inizia la sua evoluzione con lo sviluppo dell’agricoltura; il tipo B fa la sua comparsa quando gli uomini cominciano a migrare verso i territori del nord, più freddi e inospitali; il tipo AB, infine, costituisce un fenomeno di adattamento relativamente moderno, il risultato di mescolanze tra gruppi diversi. La storia di questa evoluzione si correla direttamente con i fabbisogni nutrizionali caratteristici di ciascun gruppo sanguigno.