Domenica, 12 Luglio 2020 11:31

INFEZIONI DELL’ORECCHIO

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Le infezioni croniche dell’orecchio colpiscono principalmente i bambini con meno di sei anni. Il termine cronico indica la presenza di cinque o più episodi di otite nell’arco di una singola stagione, di solito l’inverno. Dato che nella maggior parte dei casi è anche presente un sottofondo allergico nei confronti di fattori ambientali e/o dietetici, la migliore soluzione è adottare immediatamente l’alimentazione specifica per il gruppo sanguigno. Di solito, le otiti batteriche vengono affrontate con gli antibiotici che spesso non riescono a dare risultati soddisfacenti nelle forme cronicizzate. Meglio, pertanto, combattere le cause che espongono il bambino alle infezioni ripetute. A questo scopo bisogna innanzi tutto rinforzare le difese dell’organismo, tenendo conto delle diverse suscettibilità ad ammalarsi caratteristiche di ciascun gruppo sanguigno. I bambini di tipo A e AB rischiano un’eccessiva produzione di muco quando seguono un’alimentazione inadatta e l’accumulo di secrezioni favorisce l’insediamento dei batteri. Pericolosi sono soprattutto il latte e i latticini per il gruppo sanguigno A, e latte, latticini e mais per il gruppo AB. In questi bambini le vie respiratorie e la gola risultano particolarmente vulnerabili alle infezioni che, da tali sedi, possono facilmente raggiungere l’orecchio. Poichè il sistema immunitario dei soggetti A e AB è tollerante nei confronti di uno svariato numero di batteri, la causa prima di tutti questi disturbi è una scarsa capacità difensiva. Numerosi studi hanno dimostrato che nelle secrezioni auricolari di bambini affetti da otiti batteriche ricorrenti manca una sostanza chiamata “complemento”, indispensabile per attaccare e distruggere il germe responsabile dell’infezione. Ma secondo quanto emerso da un altro studio, questa non sarebbe l’unica anomalia evidenziabile. Sembra infatti che nelle secrezioni auricolari manchi anche una lectina che ha il compito di attaccarsi al mannosio contenuto nella capsula batterica, provocando così l’agglutinazione dei germi e una più rapida eliminazione degli stessi. Sia il complemento sia la proteina legante il mannosio possono, nel tempo, raggiungere livelli adeguati e questo potrebbe spiegare perchè la frequenza delle infezioni auricolari tende a diminuire con la crescita. Oltre all’alimentazione, i bambini di tipo A e AB affetti da problemi di questo tipo dovrebbero seguire un programma per potenziare le difese immunitarie. Il metodo più semplice consiste nel ridurre drasticamente il consumo di zucchero. Sono infatti numerosi gli studi che hanno dimostrato come questo alimento renda i globuli bianchi più pigri e meno propensi ad attaccare gli intrusi. In aggiunta, può essere utilizzata l’echinacea purpurea, un blando immunostimolante utilizzato in tempi remoti dai nativi americani. I meccanismi immunitari stimolati da questo rimedio riescono a funzionare bene solo in presenza di adeguati livelli di vitamina C. Pertanto è consigliabile associare all’echinacea un estratto di rosa canina, che contiene una buona fonte di vitamina C. In molti casi l’otite è causata dalla chiusura della tromba di Eustachio, la struttura anatomica che collega l’orecchio medio alla faringe. Quando il condotto si ostruisce per processi infettivi, allergie o gonfiore dei tessuti circostanti, l’orecchio medio non riesce più a scaricare in modo adeguato le secrezioni che, accumulandosi, costituiscono un ottimo terreno per la proliferazione dei batteri. Il reale problema delle otiti, soprattutto se recidivanti, è la scarsa efficacia degli antibiotici, spesso dovuta alla presenza di batteri multiresistenti che impongono il ricorso a farmaci via via più potenti. Quando le cure mediche non danno risultati soddisfacenti bisogna ricorrere alla miringotomia, un intervento chirurgico che prevede l’incisione del timpano e l’inserimento di un minuscolo tubo che serve sia come drenaggio dei liquidi accumulati nell’orecchio medio, sia come condotto di ventilazione. Personalmente sono contrario ad affrontare le infezioni croniche dell’orecchio con massicce dosi di antibiotici, ancor più sapendo che essi possono risolvere il singolo episodio, ma non mettere al riparo dalle ricadute. Ritengo, invece, che sia più utile adottare l’alimentazione del proprio gruppo sanguigno associando antibiotici naturali. Peter D’Adamo ha avuto modo di curare numerosi bambini affetti da otite cronica e si è reso conto che in tutti i casi è possibile identificare una correlazione spesso evidente tra malattia e alimentazione, e spesso i cibi responsabili sono i favoriti dei piccoli pazienti. I bambini di tipo 0 e quelli di tipo B sembrano meno esposti alle infezioni auricolari e quando ne vengono colpiti di solito rispondono molto bene alle cure: spesso il cambio di alimentazione ha un effetto risolutivo. Nei bambini di tipo B il primo episodio di otite è frequentemente sostenuto da un virus che, in seguito, favorisce l’insediamento di un particolare batterio, chiamato Haemophilus, nei confronti del quale il gruppo sanguigno B è particolarmente suscettibile. In questi casi la cura alimentare prevede la drastica riduzione di pomodori, mais e pollo. Nei bambini di tipo 0, invece, le otiti potrebbero essere prevenute con l’allattamento al seno per circa un anno, in modo da consentire al sistema immunitario di svilupparsi completamente. Importante anche eliminare il frumento e i latticini. Infatti, sebbene i soggetti di tipo 0 siano raramente sensibili a questi alimenti nella prima infanzia, evitarli a favore di cibi ricchi di proteine come carne rossa e pesce contribuisce ad irrobustire il sistema immunitario. Mi rendo conto che imporre drastici cambiamenti alimentari a bambini sofferenti di otite cronica è oltremodo difficile perchè la malattia rende i genitori più inclini ad assecondare i gusti dei figli, come se il cibo fosse un compenso per le sofferenze patite. In questo modo, però, a poco a poco questi bambini tendono a restringere drasticamente l’ambito delle scelte alimentari che il più delle volte cadono proprio sui cibi che alimentano la malattia.

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