Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

07-01-2018

Frutta secca per dimagrire. Sembrerebbe un ossimoro viste le tante calorie, ma arriva una ricerca che conferma la sua utilità per ridurre l'aumento di peso. Noci o nocciole, mandorle o pistacchi: la frutta secca in casa non dovrebbe mai mancare, date le sue proprietà così benefiche. Dal sistema cardiovascolare a quello immunitario, dall’apparato digerente alla pelle: la frutta secca è un elisir di bontà e di benessere. E, in più, se mangiata con regolarità, ridurrebbe il rischio di sovrappeso e obesità.
Lo studio che lo sostiene è dalla Loma Linda University School of Public Health e dalla International Agency for Research on Cancer che, in collaborazione con 35 ricercatori, è arrivato a una conclusione: l’effetto saziante della frutta secca è di aiuto e può contribuire a ridurre l’aumento di peso. Pubblicata sulla rivista European Journal of Nutrition, la ricerca ha analizzato i dati dietetici e gli stili di vita di 373.000 persone europee tra i 25 e i 70 anni. I partecipanti provenivano da dieci distinti paesi, compresa l'Italia, e sono stati seguiti dal 1992 al 2000 in seno al programma European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition.
Coordinati dal professor Joan Sabaté, direttore del Centro per la Nutrizione, il Benessere e la Prevenzione delle Malattie dell’Università americana, i ricercatori hanno trovato che i partecipanti hanno preso in media 2,1 chilogrammi, ma chi mangiava la frutta secca non solo ha preso meno peso rispetto agli altri, ma ha mostrato anche un rischio ridotto del 5% di sviluppare sovrappeso e obesità. “Le noci sono cibo veloce creato dalla natura - ha affermato Sabaté. Potete conservarli a temperatura ambiente e portarli in tasca. Non vi faranno mettere chili di troppo come caramelle o un hamburger, ed è il cibo ideale da mangiare in qualunque momento, ovunque”.
Frutta secca da mangiare più spesso? Certamente: offre non solo energia e grassi buoni, ma anche proteine, vitamine e minerali. Mangiatene per esempio durante il vostro pasto principale, mettendola al centro del piatto per sostituire i prodotti animali, o come snack spezza-fame. Questi piccoli alimenti sono ricchi di nutrienti e saziano facilmente, oltre a essere grandi alleati per la propria forza fisica!

 

https://link.springer.com/article/10.1007/s00394-017-1513-0

07-01-2018

Il limone è un ingrediente davvero versatile in cucina e in casa, è noto inoltre per essere un rimedio naturale molto utile per la nostra salute in diverse circostanze. Associamo il suo profumo ad ambienti freschi, puliti e il suo caratteristico aroma agrumato è in grado di agire positivamente sul nostro umore. Una buona abitudine che possiamo prendere prima di andare a dormire è quella di mettere un limone tagliato a fette o in 4 parti vicino al letto. Perché? Ecco alcuni buoni motivi:

MEGLIO DEI PROFUMATORI PER AMBIENTI

L’odore del limone è generalmente gradito a tutti. Si tratta di una soluzione ottima e decisamente più ecologica dei profumatori per ambienti chimici (che tra l’altro sono dannosi per la salute) per rendere più piacevole l'aria della nostra stanza.

PURIFICA L’ARIA

Senza bisogno di utilizzare alcuna sostanza chimica o tossica, con un pò di limone non avrete solo nella vostra stanza un’aria più profumata ma anche più pulita. I principi aromatici presenti in questo frutto hanno infatti potere antisettico.

MIGLIORA IL SONNO

Avere un’aria migliore nella stanza dove si dorme è molto importante per migliorare la qualità del sonno e in questo modo agire anche positivamente sulle difese immunitarie del nostro organismo.

MIGLIORA LA RESPIRAZIONE

Soprattutto se si soffre di allergie o asma, mettere sul comodino del limone tagliato può aiutare a respirare meglio nel corso della notte.

GOLA FRESCA E TESTA ATTIVA

Dopo aver dormito un’intera notte a stretto contatto con l’aroma di limone probabilmente vi sveglierete con la gola fresca e la testa molto più attiva e concentrata del solito.

VIA ANSIA E DEPRESSIONE

L’aroma del limone è in grado di scacciare via ansia e depressione, agisce infatti in maniera molto forte sull’umore. Prendendo l’abitudine di dormire respirando il suo profumo potremmo godere di risvegli molto più sereni e rilassati.

Per avere un’aroma più forte si possono mettere anche più limoni tagliati affianco al letto (tutte le varietà di questo agrume vanno bene). Naturalmente i benefici elencati si ottengono anche diffondendo in casa o in camera da letto dell’olio essenziale di limone. Certo è però che quasi tutti abbiamo sempre in casa dei limoni e provare a sperimentare i benefici di questo rimedio naturale mentre dormiamo non ci costa poi molto!

Venerdì, 05 Gennaio 2018 05:53

TABS FATTE IN CASA PER PULIRE IL WC.

05-01-2018

Pulire il bagno di casa è una pratica spesso noiosa, ma necessaria per l’igiene delle persone. Una soluzione fantastica per ovviare al problema e averlo sempre fresco e profumato, arriva da semplicissimi prodotti che abbiamo in casa. Ecco cosa serve: 160 g di bicarbonato di sodio, 60 ml di succo di limone, 1/2 cucchiaio di aceto, 1 cucchiaio di perossido di idrogeno (3%, reperibile in farmacia), 15-20 gocce di olio essenziale profumato.
Ecco cosa fare: mettere il bicarbonato di sodio in una ciotola e unire il succo di limone. Quindi, procedere miscelando l'acqua ossigenata e l'aceto in un piccolo contenitore separato. Combinare quindi entrambi i composti miscelandoli goccia a goccia e, infine, aggiungere le gocce di olio essenziale profumato. Con l’ausilio di un cucchiaino, formate delle semisfere e adagiatale su un pezzo di carta da forno ad asciugare. Le piccole tabs create, impiegheranno almeno 4 ore per essiccare. Raccoglietele dentro un recipiente di vetro quando saranno completamente asciutte e tenete il recipiente vicino al WC. Quando sentirete cattivo odore, mettetene un paio ad agire e poi tirate lo sciacquone.

05-01-2018

Che non siano affatto salutari ormai lo sanno anche i bambini. Ma che le bibite gassate (light e non) siano dannose anche per la salute del nostro cervello è una novità. A dimostrarlo sono state due ricerche condotte dalla Boston University basandosi sui dati dello studio Framingham Heart (FHS). Gli scienziati USA hanno dimostrato che le persone che consumano più frequentemente bevande zuccherate e gassate hanno maggiori probabilità di avere una memoria più povera, volumi del cervello complessivamente più piccoli così come quelli dell'ippocampo, l'area del cervello che si occupa della memoria. Ma non solo. I ricercatori hanno anche scoperto che le persone che bevevano quotidianamente bevande “light” presentavano un rischio tre volte maggiore di sviluppare ictus e demenza rispetto a coloro che non ne consumavano. L'eccesso di zucchero ha effetti negativi sulla salute. Le bevande analcoliche light vengono spesso considerate come un'alternativa più sana rispetto alle “classiche”. Tuttavia, sia lo zucchero che il consumo di bevande artificialmente zuccherate sono state collegate a fattori di rischio cardiometabolici che aumentano il rischio di malattie cerebrovascolari e di demenza.
In questi studi sono stati esaminati circa 4.000 partecipanti con un'età media di 30 anni, utilizzando la risonanza magnetica (MRI) e test cognitivi per misurare la relazione tra l'assunzione di bevande e i volumi del cervello, nonché il pensiero e la memoria. Per 10 anni, i ricercatori hanno poi monitorato 2.888 partecipanti di 45 anni esaminando il rischio di un ictus e 1.484 partecipanti di età superiore ai 60 anni esaminando il rischio di demenza. Il primo studio ha scoperto che chi consumava più di due drink zuccherati al giorno (come bibite gassate o succhi di frutta) o almeno tre bevande in lattina a settimana, presentava un invecchiamento cerebrale precoce, problemi di memoria, riduzione del volume cerebrale e dell'ippocampo. Il secondo studio invece si è basato su chi presentava demenza legata all'Alzheimer o aveva avuto un ictus. Anche se apparentemente non sono state trovate correlazioni tra il consumo di bibite zuccherate e le due malattie, i ricercatori hanno sottolineato che chi solitamente ne beveva una light al giorno, presentava un rischio almeno tre volte più alto di avere un ictus o sviluppare demenza.
Secondo gli scienziati, condizioni preesistenti come malattie cardiovascolari, diabete e ipertensione non bastavano a spiegare i loro risultati. Ad esempio, le persone che più spesso consumavano bevande gassate avevano anche più probabilità di avere il diabete, che a sua volta aumenta il rischio di demenza. Tuttavia, anche dopo aver escluso i diabetici dallo studio, il consumo di queste bevande era ancora associato al rischio di demenza. “I nostri risultati indicano un'associazione tra l'assunzione di bevande zuccherate più elevate e l'atrofia cerebrale, incluso un minor volume del cervello e una memoria più povera”, ha spiegato Matthew Pase. Chiaramente, non si tratta di un rapporto causa-effetto ma certamente chi consuma questo genere di bevande ha uno stile alimentare e di vita poco salutare. Tutto ciò contribuisce a un maggiore rischio di malattie cardiovascolari e al cervello.

 

https://www.bumc.bu.edu/busm/2017/04/20/daily-consumption-of-sodas-fruit-juices-and-artificially-sweetened-sodas-affect-brain/

https://www.sciencedaily.com/releases/2017/04/170420162254.htm

http://www.bu.edu/today/2017/soda-bad-for-brain/

http://stroke.ahajournals.org/content/48/5/1139

http://www.alzheimersanddementia.com/article/S1552-5260(17)30050-X/fulltext

05-01-2018

Scatta l’allarme per i tatuaggi all’hennè che da anni ormai spopolano, soprattutto d’estate. La popolare decorazione sembrerebbe essere molto rischiosa secondo quanto afferma uno studio realizzato dall’Università degli Studi di Perugia, recentemente pubblicato sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health. I tatuaggi all’hennè scatenerebbero infatti pericolose dermatiti.
La pediatra Susanna Esposito, docente dell’università di Perugia e presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, racconta: “Questi tatuaggi sembrano innocui ma non lo sono. Da evidenze scientifiche emerge, infatti, che la sostanza chiamata para-fenilendiammina (PPD) che spesso viene aggiunta all’hennè naturale per ottenere un colore più scuro e duraturo, per le sue caratteristiche molecolari può indurre sensibilizzazione cutanea con varie manifestazioni cliniche alle ri-esposizioni, tra cui la più comune è la dermatite allergica da contatto. Nelle persone allergiche al composto, in particolare, il tatuaggio temporaneo può scatenare reazioni violente con gonfiore e rossore, mentre in chi ha una pelle molto sensibile e delicata può dare origine a una dermatite irritativa più lieve, ma altrettanto fastidiosa. Secondo i risultati della ricerca nel 50% dei casi presi in esame i tatuaggi all’hennè provocano manifestazioni cutanee come prurito, eritemi, vescicole e bolle, orticarie, o reazioni sistemiche come linfoadenopatie e febbre entro uno o due giorni dalla prima applicazione; nel restante 50%, invece, i sintomi compaiono solo dopo un ritocco fino a 72 ore dalla realizzazione del tatuaggio. La sensibilizzazione alla PPD è un fenomeno in crescita nei bambini e negli adolescenti. La causa più comune sembra essere proprio l’esposizione ai tatuaggi con hennè in cui la PPD può essere presente in concentrazioni sconosciute o alte. Dopo la sensibilizzazione, i pazienti possono sperimentare gravi sintomi clinici quando vengono ri-esposti a sostanze che contengono o reagiscono con PPD, e possono presentare un’ipopigmentazione persistente. Dato l’uso diffuso di questa sostanza, meglio essere cauti considerando che sono molti i giovani che acquistano kit venduti on line, privi di qualsiasi garanzia, oppure si affidano a tatuatori improvvisati sulle spiagge che usano materiali scadenti e potenzialmente rischiosi”.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28420106

05-01-2018

Gli integratori di zinco possono inibire in modo significativo la proliferazione delle cellule del cancro dell’esofago, secondo un nuovo studio condotto dall’Università del Texas. Studi precedenti hanno dimostrato che lo zinco è essenziale per la salute umana e protegge l’esofago dal cancro. Tuttavia, non è mai stato completamente compreso perché lo zinco ha la capacità di prevenire il cancro nell’esofago. In questo studio, un team guidato da Zui Pan, Professore all’UTA’s College of Nursing and Health Innovation e noto ricercatore sul cancro dell’esofago, ha scoperto che lo zinco inibisce in modo selettivo la crescita delle cellule tumorali, ma non le cellule epiteliali esofagee normali. Lo studio è stato pubblicato su The FASEB Journal.
Il cancro dell’esofago è la sesta causa principale di morte tumorale umana in tutto il mondo, secondo il National Cancer Institute. L’istituto stima che negli Stati Uniti ci siano stati circa 16.000 decessi di cancro esofageo nel 2016. Il tasso medio di sopravvivenza a cinque anni è inferiore al 20%. Questo studio potrebbe fornire un percorso per una migliore prevenzione e trattamento del cancro esofageo. “La carenza di zinco è stata riscontrata in molti pazienti affetti da tumore”, ha dichiarato Pan. “I dati clinici e gli studi sugli animali hanno dimostrato che questo minerale è molto importante per la salute del corpo e per la prevenzione del cancro. Lo zinco è un elemento importante in molte proteine e molti enzimi e l’assenza di zinco rende impossibile per le cellule, funzionare correttamente”, ha aggiunto il ricercatore. ”In precedenza non sapevamo perché le stesse concentrazioni fisiologiche dello zinco inibiscono la crescita delle cellule tumorali, ma non delle cellule normali. Il nostro studio, per la prima volta, rivela che lo zinco ostacola i segnali di calcio nelle cellule tumorali e quindi lo zinco inibisce selettivamente la crescita delle cellule tumorali. Ora sembra che lo zinco e il calcio possano avere un collegamento trasversale. Una quantità insufficiente di zinco può portare allo sviluppo di tumori e altre malattie. Ecco perché è importante seguire una buona dieta”, ha concluso il ricercatore.
Gli alimenti ricchi di zinco includono spinaci, semi di lino, manzo, semi di zucca, frutti di mare, gamberi e ostriche.

 

http://www.uta.edu/news/releases/2017/09/zui-pan-zinc-cancer-research.php

Giovedì, 04 Gennaio 2018 06:53

UN PISOLINO AL GIORNO TI SALVA LA VITA.

04-01-2018

Se non siete soliti concedervi un pisolino pomeridiano, forse, è il caso che iniziate subito! Sembra, infatti, che dormire 1 ora durante la giornata possa aiutare a vivere più a lungo e meglio. La conferma arriverebbe da un nuovo studio, presentato alla conferenza annuale dell’European Society of Cardiology, e condotto da alcuni ricercatori greci. Lo studio avrebbe sottolineato infatti l’importanza che può avere addormentarsi a metà giornata per un’ora o poco più: farlo contribuirebbe a mantenere sotto controllo la pressione e più “pulite” arterie e cuore.
La ricerca è stata condotta coinvolgendo 368 pazienti ipertesi con un’età media di circa 61 anni. Gli studiosi hanno osservato gli effetti che i sonnellini pomeridiani avevano sulla pressione arteriosa. Dai dati raccolti, è emerso che i livelli medi di pressione di coloro che erano soliti appisolarsi risultavano essere inferiori del 5% rispetto a quelli di chi non aveva mai avuto questa abitudine. Il Dr. Kallistratos, cardiologo presso l’Asklepieion Voula General Hospital di Atene, promotore della ricerca, ha spiegato che “nonostante sembri poca cosa, anche un modesto abbassamento di soli 2 mmHg in meno di pressione sistolica può ridurre del 10% il rischio di soffrire di disturbi cardiovascolari, di andare incontro ad infarto o ictus“.
Un’abitudine che già qualcuno ha dimostrato di apprezzare in passato. Come continua a spiegare Kallistratos: “Nonostante il poeta William Blake fosse convinto che bisognasse pensare al mattino, agire a mezzogiorno, mangiare la sera e dormire la notte, i riposini a metà giornata sembrano avere davvero dei benefici. Due importanti politici britannici erano grandi fan del pisolino. Winston Churchill diceva sempre che bisogna dormire un pò tra il pranzo e la cena. Mentre Margaret Thatcher non amava essere disturbata intorno alle 3 del pomeriggio. Secondo la nostra ricerca, entrambi avevano ragione: il pisolino a metà giornata riesce ad abbassare la pressione, agendo da antipertensivo naturale”. Purtroppo, non tutti hanno a disposizione un’ora al giorno da dedicare al riposino ristoratore. Chiunque può, comunque, dovrebbe cercare di trovare un piccolo spazio per la pennichella: ne gioverà in salute.

 

http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/health-news/a-nap-a-day-could-save-your-life-10478315.html

04-01-2018

Latte materno, preziosissimo anche contro i tumori. Se nutrivamo ancora delle perplessità sull'allattamento al seno, questa scoperta potrebbe fugarle del tutto. Il latte materno infatti contiene una molecola, chiamata Hamlet, risultata efficace contro diversi tipi di cellule tumorali. Una scoperta che risale a qualche anno fa ma che è tornata alla ribalta in questi giorni in occasione del Simposio Internazionale sull’allattamento che si è svolto a Firenze. Questa molecola si basa su una proteina naturale presente nel latte materno e ha grandi capacità antitumorali quando si lega ad alcuni lipidi. Questi ultimi sono molecole organiche come gli amminoacidi e i carboidrati, costituiti da carbonio e idrogeno, e aiutano a immagazzinare energia e formare membrane biologiche. Il complesso della molecola proteica-lipidica, è conosciuto come Hamlet, che sta per Human Alpha-lactabumin Made Lethal to Tumour cells. Secondo lo studio, essa ha dimostrato di essere sicura ed efficace poiché in grado di attaccare solo le cellule tumorali, lasciando intatte quelle umane sane.
Attraverso una serie di esperimenti, la molecola si è rivelata efficace contro il cancro al colon. Gli scienziati hanno anche identificato con successo e isolato le componenti specifici della molecola chiamate “peptide-oleate bound forms” (acido oleico con proteina alfa-lattoalbumina) che hanno proprio la capacità di distruggere i tumori. I peptidi sono gli aminoacidi a catena corta che si trovano comunemente nel corpo umano. “Studiando la proteina originale, abbiamo e continueremo a identificare le componenti chiave per fare un peptide sintetico, un aminoacido a catena corta che abbia le proprietà di Hamlet e che sia ancora più resistente rispetto al complesso proteico originale” ha spiegato il prof. Gerhard Gruber, della School of Biological Sciences della Nanyang Technological University. “Costruendo sinteticamente le componenti chiave, questo aiuta il peptide a essere molto più resistente e di 'sopravvivere' in diversi ambienti, come ad esempio nel corpo umano o nell'acqua potabile, un mezzo di trasporto ideale per raggiungere il suo obiettivo, il tumore”. Secondo gli scienziati, questo complesso antitumorale è capace di uccidere oltre 40 tipi di cellule tumorali in vitro. Essi sperano che nel corso del prossimo decennio si possa creare un farmaco a base di Hamlet per il trattamento del cancro. Il latte materno non finirà mai di stupirci.

 

https://www.sciencedaily.com/releases/2013/05/130521105604.htm

03-01-2018

7 milioni sono i biberon e le tettarelle che vengono sterilizzate con l’ossido di etilene. E 500.000 sono i bambini che ogni anno nascono in Italia rischiando la salute nei reparti neonatali nei primi giorni di vita. Un paradosso tutto all’italiana: proprio dove si dovrebbe tutelare la salute dei nostri figli, è lì che rischiano di ammalarsi di cancro. Ecco tutti i dettagli di questa vicenda agghiacciante.

COS’E’ L’OSSIDO DI ETILENE

L’etilene è un gas che viene utilizzato per la sterilizzazione. L’Unione Europea però nel 2007 ne ha vietato l’uso per la sterilizzazione di contenitori che entrano in contatto con gli alimenti (come ad esempio i contenitori delle mense). Secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il gas è infatti cancerogeno. L’etilene è un gas cosiddetto biocida. Uccide cioè qualsiasi microrganismo che possa contaminare il materiale che si vuole sterilizzare. L’Oms ha stabilito un rapporto diretto tra l’ossido di etilene e la leucemia. Nonché con tumori a vari organi: cervello, stomaco e pancreas. Secondo Marco Manservigi, intervistato da Report, la sostanza provoca mutazioni genetiche in quanto agisce a livello del DNA. Si possono avere danni legati all’apparato riproduttivo, che vanno ad influire sulla fertilità, sullo sviluppo delle gravidanze. Danni che, peraltro, possono essere anche trasmessi ereditariamente.
Il 95% delle strutture sanitarie italiane fa uso delle tettarelle e biberon monouso sterilizzate con etilene. L’acquisto viene predisposto dalle Asl coordinate dal Ministero della salute. Ci si aspetterebbe che al Ministero qualcuno si sia preoccupato di verificare che su questi prodotti non ci siano tracce di etilene, soprattutto visto l’uso a cui sono destinate. Ma come spiega a Report Guido Moro, neonatologo e presidente dell’associazione Banca del Latte, dopo il procedimento di sterilizzazione si dovrebbe procedere a un’areazione per eliminare i residui di gas. Cosa che in realtà non avviene, visto che sui campioni analizzati risultano residui di etilene. Residuo che può essere assorbito dal neonato attraverso il latte o il contatto con la mucosa orale.
Una domanda sorge spontanea. Possibile che il Ministero e le Asl lascino vincere gli appalti di fornitura ad aziende come la Lifetech Care (o Flormed), che sterilizzano con etilene quando c’è una legge che lo vieta espressamente? Questo succede grazie a un “dettaglio lessicale”. La tettarella e il biberon sono sì strumenti utilizzati per alimentare il bambino. Le aziende produttrici però li presentano nelle gare per gli appalti come “dispositivi medici”, termine con cui solitamente si definiscono bisturi, siringhe o altri strumenti per sala operatoria. Per questi ultimi, la legge consente che la sterilizzazione avvenga con etilene. Fatta la legge, trovato l’inganno. Classificare i biberon come dispositivi medici diventa una scorciatoia per aggirare il divieto. E, qualora si escludesse una ditta da una gara perché ha sterilizzato con l’etilene un prodotto presentato come dispositivo medico, avrebbe ragione in sede di ricorso. Infatti, come avalla Gaetano Privitera, direttore del reparto di igiene ed epidemiologia dell’Università di Pisa, “quel biberon non è usato per dare latte al neonato. Quel biberon è utilizzato per garantire un supporto nutrizionale terapeutico a un neonato”, quindi è a tutti gli effetti un dispositivo medico. Non è complicato leggere tra le righe una beffa che va ad aggiungersi al danno.

LE ALTERNATIVE ALL’ETILENE

La sterilizzazione con ossido di etilene è sostituibile con altre tecniche. Sempre Report ci mostra una fabbrica alle porte di Milano che produce tettarelle e biberon in silicone liquido, sterilizzati con i raggi beta. I raggi beta o fasci di elettroni sterilizzano allo stesso modo dell’etilene. C’è però una “sottile” differenza: non lasciano residui cancerogeni su biberon e tettarelle. Il Ministero ignora forse che esistono delle tecniche alternative e sicure per la sterilizzazione? O forse preferisce spendere 28 centesimi piuttosto che 50 per ogni tettarella (questa è la differenza di prezzo tra uso di etilene e raggi beta)?. Le aziende che meriterebbero di vincere gli appalti dunque non risultano concorrenziali: si preferisce un risparmio di 22 centesimi a discapito della salute di 500.000 bambini.

LA RISPOSTA DEL MINISTERO DELLA SANITA’ ITALIANA

Il ministero della Salute, a seguito dello studio del professor Privitera, ha tratto le sue conclusioni, racchiuse in un’email timbrata dalla direzione generale della prevenzione sanitaria e datata 7 gennaio 2016. Nel dettaglio si legge: “Vista la classificazione dell’ossido di etilene come agente cancerogeno per l’uomo, si raccomanda che tale sistema di sterilizzazione sia limitato esclusivamente a biberon e tettarelle destinati ai neonati prematuri o con gravi patologie”. Il ministero dunque vieta l’uso di biberon e tettarelle sterilizzate con etilene per i neonati sani e in normopeso, che rappresentano oltre l’80% dei nati in Italia. Eppure le Asl intervistate dichiarano di non aver ricevuto tali note del Ministero. La Lorenzin, interrogata da Report, rimanda la questione “troppo tecnica” per lei al suo ufficio tecnico, impegnandosi a far luce sulla vicenda al più presto. In fondo, si tratta solo della salute dei neonati.

ITALIA VS FRANCIA: SCOPRI LE DIFFERENZE

Uno scenario simile si è verificato in Francia, nel 2011. Oltralpe si scoprì che la maggior parte degli ospedali usava biberon e tettarelle sterilizzati a ossido di etilene. Il Ministero della salute avviò subito un’inchiesta, preoccupandosi dei rischi potenziali per i neonati. A distanza di sei anni non è più possibile acquistare in Francia biberon o tettarelle sterilizzate con etilene. I produttori sono inoltre sottoposti alla stretta sorveglianza delle autorità sanitarie. L’uso di questi prodotti è limitato negli ospedali con neonati in terapia intensiva. Per tutti gli altri, vanno usati biberon non sterilizzati. Quale sarà la situazione in Italia tra 5 anni?

Mercoledì, 03 Gennaio 2018 06:19

MAGNESIO CONTRO STRESS E ANSIA.

03-01-2018

Come noto, il magnesio è coinvolto in un’ampia varietà di processi cellulari, e il suo effetto per stabilizzare gli stati ansiosi o i disturbi depressivi è stato ampiamente documentato negli anni. Gli stati ansiosi sono tra i disturbi affettivi più diffusi, segnalati come i primi sintomi della sindrome premestruale (PMS). Nel maggio 2016 è stata condotta una ricerca sistematica sugli interventi clinici con magnesio, da solo o in combinazione fino a cinque ingredienti. Ne è nata una pubblicazione che analizza 18 studi, ognuno dei quali raccoglie i dati legati a sindrome premestruale (PMS), ansia leggera e ipertensione. Dal risultato degli studi analizzati, gli autori sono giunti a confermare che il magnesio allevia i sintomi dell’ansia, particolarmente quella legata alla sintomatologia della sindrome premestruale. Hanno inoltre documentato che, se somministrato insieme alla vitamina B6, la sua efficacia aumenta in misura significativa. Questi dati aprono a un ulteriore ambito di ricerca, considerando la capacità del magnesio di agire sull’asse ipotalamico-pituitario- surrenale; si affaccia pertanto la possibilità che questo catione possa influenzare gli stati ansiosi attraverso la moderazione della risposta allo stress.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28445426

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