Angelo Ortisi
ALOE VERA: 5 STUPEFACENTI PROPRIETA’ DI GUARIGIONE.
29-12-2017
Pianta perenne della famiglia delle liliacee, l’aloe vera è una preziosa alleata della nostra salute. Dalle sue foglie, si estrae un succo ricco di nutrienti, ma anche di proprietà curative e lenitive. Ad oggi, infatti, sono stati individuati 75 nutrienti nel gel della pianta di aloe. Sono presenti vitamine A, C, E, B1, B2, B3 (niacina), B6, colina, acido folico, alfa-tocoferolo e beta-carotene. Inoltre, gel di aloe ed estratti di foglie intere migliorano l’assorbimento di vitamina C e vitamina E. Questa pianta è stata utilizzata come medicina alternativa per centinaia di anni. Anticamente, veniva adoperata per il trattamento delle ustioni, la caduta dei capelli, le infezioni della pelle e i dolori gastrointestinali. Oggi, viene adoperata soprattutto come rimedio casalingo contro i problemi della pelle, la psoriasi, ad esempio, punture di insetto, infiammazioni. I suoi incredibili benefici includono proprietà antinfiammatorie, antibatteriche, antiossidanti, antivirali e antimicotiche. Ecco 5 dei più incredibili usi che possiamo fare di questa pianta.
1. INVECCHIAMENTO DELLA PELLE
L’Aloe è un rimedio topico molto diffuso per la cura della pelle. Secondo uno studio del 2009, condotto dal Dipartimento di Dermatologia di Seul, assumere gel di aloe vera come integratore potrebbe portare a una riduzione dei segni dell’invecchiamento cutaneo. I ricercatori hanno infatti scoperto che questa pianta aumenta la produzione di collagene che porta a un migliore supporto strutturale della pelle e meno rughe.
2. PSORIASI
Un gruppo di ricercatori svedesi ha scoperto che creme contenenti aloe vera sono efficaci per il trattamento della psoriasi. Gli studiosi hanno coinvolto nel loro esperimento 60 pazienti affetti da psoriasi. Una parte dei volontari è stata trattata con una crema contenete estratto di aloe vera, la restante parte, invece, con una crema placebo. Alla fine dello studio, la crema di aloe vera aveva guarito 25 pazienti su 30 affetti da psoriasi. Solo due dei 30 pazienti del gruppo di controllo erano riusciti invece a sconfiggere il disturbo.
3. CANCRO
Uno studio condotto presso l’Università di Belgrado ha scoperto che l’Aloe Vera e alcuni suoi componenti potrebbero inibire la proliferazione delle cellule che accompagnano il cancro della pelle. I ricercatori hanno scoperto che trattando i cheratinociti in vitro con l’aloe-emodina, un costituente dell’aloe, si riusciva a interrompere il processo di proliferazione. Ciò ha confermato il possibile beneficio dell’aloe nell’arrestare la progressione della formazione del tumore dopo l’esposizione al sole.
4. MALATTIA PARODONTALE
In uno studio condotto su 15 pazienti affetti da parodontite sono stati dimostrati dei notevoli miglioramenti nella formazione di placca e nella malattia parodontale. L’aloe vera può essere aggiunta al dentifricio o al collutorio, per poter godere di questi benefici e promuovere la salute generale del cavo orale. In realtà, il succo di aloe vera è utile anche nel trattamento di altri problemi dentali tra cui gengiviti, ulcere della bocca, condizioni infiammatorie.
5. MALATTIE INFIAMMATORIE DELL’INTESTINO
Assumere oralmente gel di aloe migliora i sintomi dell’intestino irritabile in appena quattro settimane.
Queste sono solo alcuni degli incredibili benefici che potete ricavare dall’aloe vera. Ricordate che questa pianta, inoltre, aiuta a rigenerare la pelle e a trattare piccole ferite e ustioni. Preparare un gel curativo, poi, è un procedimento davvero semplicissimo.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20548848
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8765459
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23089351
ANCHE ANNUSARE IL CIBO FA INGRASSARE.
29-12-2017
Spesso chi sta a dieta sostiene scherzosamente di ingrassare anche solo annusando del buon cibo. Quello che fino ad oggi era un simpatico modo di dire si è trasformato improvvisamente in una realtà scientifica! Chi ama mangiare lo fa utilizzando non solo il gusto ma anche gli altri sensi. L’olfatto gioca indubbiamente un ruolo fondamentale: “fiutare” il profumo del cibo ci fa pregustare le delizie che ci aspettano. Arriva però oggi un’amara sorpresa: l’odore del cibo fa ingrassare! A dirlo è un team di ricerca dell’University of California che ha realizzato uno studio scoprendo che anche l’olfatto contribuisce a far mettere su i chili. La ricerca, realizzata purtroppo su animali, ha analizzato quello che accadeva ad alcuni topi relativamente alla perdita di peso.
Ad un gruppo di topi obesi è stato azzerato il senso dell’olfatto gli altri due gruppi, invece, avevano rispettivamente un olfatto normale e un olfatto super sviluppato. Si è visto così che i topi che non potevano percepire gli odori perdevano peso rispetto agli altri a parità di calorie ingerite (tutti i gruppi seguivano una dieta ad alta percentuale di grassi). Gli altri invece, ovvero quelli che avevano l’olfatto ancora sviluppato, ingrassavano ulteriormente. I topi che percepivano maggiormente gli odori erano alla fine dell’esperimento ancora più grassi di quelli normali. Secondo la teoria che nasce da questi risultati, annusare i cibi spingerebbe il corpo a conservare le calorie e non a bruciarle. Gli esperti ritengono che questo studio potrebbe fare da apripista per ulteriori ricerche (questa volta compiute su umani) utili a capire se effettivamente, spegnere l’olfatto, possa essere un modo per aiutare le persone a perdere peso.
"Questo documento è uno dei primi studi che veramente dimostra che se manipoliamo l’olfatto possiamo in effetti alterare il modo in cui il cervello percepisce l'equilibrio energetico e come lo regola", ha affermato Céline Riera, del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles. Uno dei ricercatori, Andrew Dillin, sostiene inoltre che una volta confermato anche negli esseri umani il legame tra percezione degli odori e gestione del metabolismo questo potrebbe servire come punto di partenza per analizzare i meccanismi che sono alla base di disturbi alimentari come anoressia, bulimia e obesità.
http://www.cell.com/cell-metabolism/abstract/S1550-4131(17)30357-1
TINTURE PER CAPELLI AUMENTANO IL RISCHIO DI CANCRO AL SENO.
29-12-2017
Bisognerebbe non tingere i capelli più di sei volte in un anno e utilizzare soprattutto ingredienti naturali. Chi, infatti, fa uso di tinture per capelli di origine chimica avrebbe maggiore probabilità di ammalarsi di cancro al seno. Allarmismo o c’è davvero da preoccuparsi? A porre l’allerta è il chirurgo senologo londinese Kefah Mokbel del Princess Grace Hospital, che ha esaminato delle ricerche in cui si evidenzia che le donne che si tingono i capelli corrono il 14% di pericolo in più di cancro alla mammella. Per questo motivo le donne dovrebbero “ridurre l'esposizione” ai coloranti sintetici utilizzando piuttosto ingredienti come l’henné, la barbabietola o il rabarbaro e “sottoporsi a un controllo regolare del seno a partire dai 40 anni”.
Una notizia che, tuttavia, già trova riscontro in una ricerca recente in cui si esploravano i vari fattori di rischio del cancro al seno, compresi proprio i prodotti per capelli come tinture e trattamenti di condizionamento. Ma ora, come lo stesso Mokbel dichiara: “sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati”. E, come spiega Sanna Heikkinen, del Finnish Cancer Registry, per il momento “è stata solo osservata un’associazione statistica tra l’utilizzo della tinta per capelli e il rischio di cancro al seno, ma non è possibile confermare una reale connessione tra i due eventi. L’associazione osservata, potrebbe essere dovuta, ad esempio, al fatto che le donne che sono solite fare tante tinte per capelli in un anno usano anche altri cosmetici rispetto alle donne che non hanno l’abitudine di tingersi”.
Da incriminare, quindi, altre abitudini o stili di vita poco sani come fattori di rischio per il cancro al seno? Probabile, ma non è impossibile che la tinta per capelli rientri tra quelli. Quel che è certo è che nella direttiva 54 del 2007 la Commissione europea aveva vietato 22 sostanze contenute nelle tinte per capelli e per le quali le aziende produttrici non hanno fornito una scheda di sicurezza. Lo scorso anno con la definitiva entrata in vigore del decreto del 2/04/2008 alcune tinture per capelli sono state ritirate dal commercio per la presenza di sostanze vietate e riconosciute come cancerogene. In particolare, la sostanza ritenuta la principale responsabile di piccoli fenomeni allergici, come rossore, ma anche di più serie difficoltà respiratorie o di shock anafilattico, è la para-fenilendiammina (PPD), un allergene da contatto, che, insieme al toluene-2,5 diamina (PTD), viene classificato dalla recente disposizione dell’Unione europea come “prodotto allergenico fortemente sensibilizzante”, senza tuttavia imporne un divieto. La Commissione ha infatti soltanto ridotto le concentrazioni massime autorizzate a scopo precauzionale. Le tinture in commercio che comprendono queste sostanze devono riportare in etichetta che “i prodotti coloranti per capelli possono causare pesanti reazioni allergiche” e che "non sono adatti per persone sotto i 16 anni di età". Viene in buona sostanza scoraggiato il ricorso a tinture per capelli nel caso compaiano macchie sul viso, irritazioni cutanee o altre manifestazioni allergiche. Per il resto potrebbe essere tutto latente. È per questo che come al solito vi raccomando anche in questo caso di far ricorso il meno possibile alle tinture chimiche e di preferire le colorazioni naturali.
8 ALTERNATIVE NATURALI AL BOROTALCO.
27-12.2017
Il comune talco, conosciuto comunemente come borotalco in commercio, è stato utilizzato per anni come polvere assorbente dopo il bagno, la doccia o il bagnetto dei bambini. Ma è davvero sicuro? Lo scorso anno una sentenza storica pronunciata nel Missouri ha ordinato a Johnson & Johnson di pagare 72 milioni di dollari come risarcimento alla famiglia di Jackie Fox, una donna morta di cancro alle ovaie. La sua morte è stata correlata dalla Corte all’abitudine di usare quotidianamente il borotalco prodotto dall’azienda, anche se Johnson & Johnson sostiene che il legame tra uso del talco e cancro alle ovaie non sia mai stato dimostrato. Sono state presentate altre cause dove si accusa la multinazionale di conoscere i rischi del borotalco dagli anni Ottanta ma di aver continuato a mettere in vendita normalmente i propri prodotti senza mai aver avvertito i consumatori. Per fortuna, nel dubbio, esistono rimedi naturali e alternative molto più sicure, praticamente senza rischi, e adatte anche ai bambini.
1. AMIDO DI MAIS
L’amido di mais è un prodotto che possiamo trovare facilmente al supermercato con il nome di Maizena. È una polvere finissima che viene utilizzata in cucina per rendere le torte più leggere o per addensare le salse ma che trova usi anche per la bellezza, ad esempio come shampoo secco o nelle maschere per il viso.
2. AMIDO DI RISO
L’amido di riso viene messo in vendita comunemente come prodotto delicato da utilizzare per il bagnetto dei bambini, da applicare sulla pelle umida o al cambio del pannolino e più in generale per assorbire i cattivi odori.
3. FARINA DI TAPIOCA
Anche la farina di tapioca, la stessa che si utilizza per le pappe dei bambini, è una polvere finissima che ricorda il talco e che può essere utilizzata senza problemi sulla pelle dei più piccoli ma anche per i grandi, ad esempio come polvere per assorbire i cattivi odori dei piedi o nelle scarpe.
4. BICARBONATO DI SODIO
Il bicarbonato di sodio è uno degli ingredienti più noti da utilizzare in casa o sulla pelle per assorbire i cattivi odori. Va bene come deodorante in polvere da applicare sotto le ascelle, da solo o mescolato con l’amido di mais. Basta unire 1 cucchiaio di bicarbonato a 1 cucchiaino di amido di mais e mescolare bene.
5. FARINA DI AVENA
Anche la farina di avena oltre che in cucina viene utilizzata per la cura della pelle in particolare per preparare impacchi ma anche come aggiunta al pediluvio e a bagni allevianti, viste le sue proprietà lenitive.
6. FECOLA DI MARANTA
Ecco un ingrediente un pò meno comune ma comunque considerato tra le possibili alternative naturali al talco o come idea di prodotto da utilizzare come shampoo secco. La maranta è una pianta originaria del Brasile. Il prodotto si trova in vendita online o nei negozi di prodotti bio.
7. FECOLA DI PATATE
La fecola di patate ha proprietà lenitive e viene utilizzata come prodotto in polvere da applicare sulle scottature solari o per lenire la pelle arrossata dei bambini o ancora in caso di prurito o di punture di insetti.
8. BOROTALCO FATTO IN CASA IN 5 MINUTI
Con bicarbonato di sodio, amido di mais e oli essenziali potrete preparare in casa in 5 minuti il vostro borotalco personalizzato.
INGREDIENTI
- 50 g di amido di mais.
- 25 g di bicarbonato.
- 10 gocce di olio essenziale di arancio.
- Mixer, tazza e barattolo a chiusura ermetica.
PREPARAZIONE
- Prendete una tazza (oppure direttamente il bicchiere del mixer) e versate amido e bicarbonato. Miscelate ed aggiungere le 10 gocce di olio essenziale a scelta. Il mio preferito è quello alla lavanda, ma vanno benissimo anche al rosmarino o all’arancio.
- Polverizzate il composto con il mixer, non dovranno essere presenti i grumi.
- Prendete un barattolo a chiusura ermetica e versate al suo interno il composto ottenuto, aiuterà a conservare gli odori. Se notate dei grumi, date un’altra passata al mixer.
Ricordate di conservare il vostro borotalco casalingo in un luogo fresco e asciutto. Il borotalco si conserverà fino a tre mesi.
LA CANNELLA FA DIMAGRIRE.
27-12-2017
La cannella avrebbe la capacità di bruciare i grassi in eccesso. A scoprirlo è una ricerca presentata nel corso dell’incontro annuale dell’American Heart Association’s Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology di Minneapolis. Secondo quanto suggerito dallo studio diretto da Vijaya Juturu, ricercatore presso la OmniActive Health Technologies Inc di Morristown, nel New Jersey, l’assunzione di cannella durante il giorno ha l’effetto di ridurre la formazione di grasso corporeo, in particolare sull’addome. La spezia ha la capacità di attivare processi antinfiammatori e antiossidanti in grado di proteggere l’organismo. Il consumo regolare di cannella è associato a una riduzione della glicemia, dell’insulino-resistenza e di altre molecole coinvolte nel processo di immagazzinamento dei grassi.
Un altro studio del Nestlé Research Center di Losanna e dell'Università di Tokyo, pubblicato su Nature, giunge alle medesime conclusioni. Secondo i ricercatori, la cannella potrebbe contribuire alla riduzione del peso corporeo in particolare grazie all'azione dell'aldeide cinnamica, la sostanza che dona alla cannella il suo particolare aroma. L'aldeide cinnamica avrebbe l'effetto di aumentare i livelli di dispendio energetico e di ossidazione del grasso. Secondo gli esperti, ciò avviene «grazie alla stimolazione di un processo chiamato termogenesi, che consiste nella produzione di calore da parte dell'organismo, soprattutto nel tessuto adiposo e muscolare, favorendo così l'ossidazione del grasso e la conseguente diminuzione del peso». Si tratta di proprietà «analoghe a quelle del peperoncino. In questo caso è la capsaicina che, oltre a conferirgli il tipico sapore piccante, esercita un'attività anti-fame: è proprio questo principio attivo che fa aumentare il calore del corpo e il consumo di ossigeno fino a 20 minuti dopo il pasto», spiegano i ricercatori. «Realizzare ricette opportunamente speziate potrebbe rappresentare un vantaggio terapeutico», concludono gli scienziati. Oltre a un sapore più intenso, quindi, spezie come la cannella eserciterebbero anche un'azione benefica sulla salute.
http://newsroom.heart.org/news/cinnamon-may-lessen-damage-of-high-fat-diet-in-rats
LA DIETA OCCIDENTALE STA FACENDO ESTINGUERE I BATTERI BUONI DAL NOSTRO INTESTINO.
27-12-2017
La dieta occidentale sta causando un'altra incredibile estinzione: il microbioma del nostro intestino. La conferma in uno studio che la paragona alla semplice dieta degli Hadza, una piccola tribù della Tanzania. Cosa c’entrano gli Hadza con il nostro intestino? Semplice: la loro dieta tradizionale ed estremamente semplice li preserva da un’ultima incredibile estinzione, quella del microbioma. E da loro potremmo imparare molto. Se infatti il microbioma è quell’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali di tutti i microrganismi che colonizzano il nostro tratto digerente, la dieta occidentale lo sta mettendo via via a dura prova, facendo in modo che quella stessa raccolta di batteri che influenza metabolismo e sistema immunitario stia scomparendo. Gli Hadza sono una tribù di circa 1.300 cacciatori-raccoglitori, una delle ultime rimaste in Africa, proprio per questo sono stati svolti importanti studi e, in ultimo, è stata presa in esame da un testo pubblicato sulla rivista Science.
Già negli ultimi anni, gli scienziati di tutto il mondo hanno verificato che lo stile di vita occidentale sta modificando il nostro microbioma e, ora, come afferma Justin Sonnenburg, un esperto della Stanford University, negli intestini degli occidentali c’è una minore varietà di microbi. Il team di Sonnenberg ha analizzato 350 campioni di microbioma di persone Hadza, la cui dieta si basa su ciò che si trova nella foresta, tra cui bacche selvatiche, tuberi ricchi di fibre, miele e carne selvatica, per circa un anno. Poi hanno confrontato i batteri presenti negli Hadza con quelli che si trovano nelle persone di altre 17 culture in tutto il mondo, tra cui le comunità di cacciatori-raccoglitori del Venezuela e del Perù e di contadini che praticano un’agricoltura di sussistenza, in Malawi e in Camerun. Dai risultati è emerso che le persone che seguivano diete lontane da quella occidentale, avevano una maggiore varietà dei microbi nell’intestino. Le persone che vivono in Africa, Papua Nuova Guinea o Sud America, per esempio, posseggono i comuni microbi intestinali, quelli che ormai non ci sono più nel mondo industrializzato, composto da diete a basso contenuto di fibre e da alti livelli di zuccheri raffinati. La nostra dieta, in pratica, sta eliminando delle specie di batteri dai nostri intestini. Mangiare più fibre sarebbe la soluzione ideale? Magari sì, ma anche eliminare tutti i cibi raffinati ed estremamente lavorati, osservare una certa varietà nell’alimentazione ed eliminare del tutto il cibo spazzatura.
RISCHIO FERTILITA’ PER CHI VIVE VICINO A STRADE TRAFFICATE.
23-12-2017
Non solo i pesticidi in frutta e verdura, ma anche l’aria che respiriamo compromette la fertilità. La conferma viene da uno studio della Boston University pubblicato da Human Reproduction, secondo cui il rischio fertilità aumenta globalmente dell’11%. Secondo lo studio, le donne che vivono vicino alle principali autostrade, dove l’aria è inquinata dai gas di scarico del traffico, possono avere una probabilità maggiore di incorrere in problemi di rischio fertilità rispetto alle donne che vivono più lontano, dove l’aria è più pulita. Per confermare le loro teorie, i ricercatori hanno monitorato oltre 36mila donne dal 1993 al 2003, analizzando contemporaneamente i dati sull’inquinamento nelle aree di residenza. L’intenzione era quella di capire quanto l’inquinamento dell’aria incidesse sulla fertilità delle coppie. Nel periodo considerato, sono stati segnalati 2.500 casi di infertilità. Le donne che vivevano a meno di 200 metri dalle strade trafficate hanno fatto registrare l’11% in più di probabilità di essere a rischio fertilità.
Più nel dettaglio, scrivono gli autori, il rischio di infertilità primaria, di impossibilità cioè di concepire dopo un anno di tentativi, è risultato maggiore del 5%, una cifra troppo bassa per essere considerata statisticamente significativa. Mentre per quanto riguarda il rischio di infertilità secondaria, cioè la difficoltà ad avere una seconda gravidanza dopo la prima, la percentuale è salita al 21%. “In questo caso l’aumento è statisticamente significativo - spiegano gli autori -, e anche se a livello individuale può essere considerato non molto alto lo è a livello di una popolazione, perché le donne esposte sono molte“.
Per conoscere il legame esistente tra inquinamento atmosferico e il rischio fertilità, gli studiosi hanno esaminato i dati relativi al particolato, l’inquinante a maggiore impatto ambientale nelle aree urbane costituito da una miscela di particelle solide e goccioline liquide che possono includere polvere, sporcizia, fuliggine e fumo. Secondo i ricercatori, le coppie che presentano difficoltà a concepire devono prestare attenzione soprattutto se risiedono in aree con un’alta concentrazione di particolato. Trasferirsi in zone a bassa contaminazione è un’alternativa per ridurre la percentuale di rischio fertilità.
L’infertilità è solo uno dei tanti problemi di salute legati all’inquinamento atmosferico. Inquinamento che interessa sempre di più anche le nostre città italiane. Pensiamo ad esempio all’emergenza di pochi mesi fa, quando lo smog ha stretto in una terribile morsa soprattutto le città del Centro-Nord. In quell’occasione abbiamo visto un Vademecum utile per proteggersi dai rischi legati all’inquinamento. Ma da solo, ovviamente, questo non può bastare. È necessario prendere provvedimenti seri per evitare che smog e inquinamento continuino a ucciderci e condizionare le nostre vite.
http://www.reuters.com/article/us-health-fertility-airpollution-idUSKCN0UT2MF
CATTIVE NOTIZIE PER I VEGETARIANI: LE PIANTE SENTONO QUANDO VENGONO MANGIATE E SI DIFENDONO QUANDO ATTACCATE.
23-12-2017
La maggior parte delle persone non ci pensano, quando si mettono in un piatto l’insalata. Ma forse dovremmo essere un pò più attenti quando mangiamo una lattuga. Gli scienziati hanno scoperto che le piante in realtà rispondono sulla difensiva al fatto di essere mangiati. I ricercatori dell’Università del Missouri (MU) hanno trovato che le piante possono identificare i suoni nelle vicinanze, come il suono di mangiare, e poi reagire alle minacce nel loro ambiente. Nello studio, dei bruchi sono stati collocati su Arabidopsis, una piccola pianta fiorita simile al cavolo e senape. Utilizzando un laser e un piccolo pezzo di materiale riflettente sulla foglia della pianta, uno scienziato è stato in grado di misurare il movimento della pianta in risposta alla masticazione del bruco. “Abbiamo scoperto che ‘vibrazioni di alimentazione’ trasmettono un segnale nelle cellule vegetali, che creano prodotti chimici più difensivi. Ciò indica che le piante sono in grado di distinguere le vibrazioni dell’alimentazione da altre fonti comuni di vibrazioni ambientali. Più una pianta è sottoposta a stress, più forte è il segnale”.
IL SUCCO DI MIRTILLI AIUTA LA MEMORIA.
23-12-2017
La memoria può migliorare grazie al consumo regolare di succo di mirtillo. Lo rivela uno studio dell'Università di Exeter, nel Regno Unito, pubblicato sulla rivista Applied Physiology, Nutrition and Metabolism. I ricercatori britannici hanno seguito 26 persone di età compresa fra 65 e 77 anni, in buona salute. 12 di loro hanno consumato 30 ml di concentrato di succo di mirtillo una volta al giorno, vale a dire 230 grammi di frutto fresco, mentre altri 14 hanno ricevuto un placebo. La sperimentazione è durata 12 settimane, prima e dopo le quali gli scienziati hanno sottoposto i volontari a una serie di test cognitivi e hanno monitorato la loro funzione cerebrale grazie a una risonanza magnetica. Rispetto al gruppo di controllo, i soggetti che consumavano il supplemento di succo di mirtillo hanno mostrato un'attività cerebrale significativamente maggiore nelle aree del cervello legate alle prove cognitive e un migliore afflusso di sangue al cervello, oltre a un miglioramento della memoria di lavoro. Il merito principale di questo effetto positivo è dato dalla presenza dei flavonoidi, antiossidanti che si trovano in abbondanza soprattutto negli ortaggi e nei frutti arancioni, rossi e violacei, proprio come i mirtilli.
A queste conclusioni sono giunti anche i ricercatori del Brigham and Women Hospital e della Harvard Medical School di Boston, che hanno pubblicato su Annals of Neurology i dettagli di uno studio che ha analizzato gli effetti di mirtilli e fragole sulla memoria delle donne in particolare. «Abbiamo fornito la prima prova epidemiologica che le bacche possono rallentare la progressione del declino cognitivo nelle anziane», ha spiegato Elizabeth Devore, primo autore dello studio e ricercatrice al Brigham and Women Hospital. «Questi risultati possono produrre delle implicazioni potenzialmente molto importanti sulla salute pubblica», ha concluso Devore. L'assunzione di frutti di bosco, come mirtilli e fragole, rappresenta una modifica abbastanza semplice nella dieta quotidiana e quindi potrebbe costituire un test diffuso negli adulti più anziani al fine di verificare l'effettivo mantenimento di migliori performance cognitive.
http://www.nrcresearchpress.com/doi/10.1139/apnm-2016-0550#.WL_lT_nhDIV
https://www.sciencedaily.com/releases/2017/03/170307100356.htm
http://www.exeter.ac.uk/news/featurednews/title_572581_en.html
MELISSA: UN RIMEDIO NATURALE UTILE NEGLI SBALZI ORMONALI.
22-12-2017
La melissa è una pianta spontanea, perenne, diffusa anche nelle nostre zone e molto nota per le sue proprietà rilassanti. Il suo principale uso, infatti, è per preparare infusi o decotti sedativi. I suoi benefici, però, non si esauriscono qui. Le sue foglie vengono generalmente raccolte a maggio e i fiori in piena estate. Una volta essiccati, sono poi pronti per essere adoperati come rimedio naturale.
Le proprietà rilassanti della melissa la rendono un ottimo rimedio naturale per combattere l’insonnia, ma anche per liberarsi delle tossine in eccesso presenti nel nostro organismo. Non solo. Tra le piante rilassanti, la melissa è tra le più indicate per trattare anche i disturbi digestivi che dipendono dalla fame nervosa e tutte quelle somatizzazioni, causate in genere dall’ansia, che creano disturbi all’apparato gastrointestinale. Questa pianta agisce infatti come antinfiammatorio e antispastico, alleviando i crampi addominali, ma anche i dolori legati al ciclo mestruale. Ciò che molti non sanno della melissa è che è una pianta eccezionale anche per combattere gli squilibri ormonali e i disturbi a essi collegati. Pensiamo soprattutto agli effetti prodotti sull’emotività, come crisi nervose, ansia, ma anche all’emicrania e ai dolori mestruali. In tutti questi casi, la melissa si rivela un valido aiuto. I principi attivi, contenuti nel suo olio essenziale, agiscono sul cervello, sul cuore, sull’apparato digestivo.
Un ottimo infuso digestivo e calmante del sistema nervoso può essere preparato lasciando macerare per circa 10 ore 10-15 g di fiori e foglie in un litro di acqua. Filtrate e bevetene una tazza, dopo i pasti principali.
CONTROINDICAZIONI
Come avviene per tutti i rimedi naturali, i principi attivi sono sostanze che agiscono più o meno intensamente sul nostro organismo. A patto che ne facciamo buon uso, consumandole nelle giuste dosi. L’utilizzo della melissa presenta ad esempio alcune controindicazioni legate soprattutto all’attività della tiroide. Se da una parte, infatti, può essere un valido aiuto contro chi soffre di ipertiroidismo, nei soggetti con ipotiroidismo può arrecare danni anche gravi. Il suo uso è sconsigliato durante la gravidanza e l’allattamento e anche se si soffre di glaucoma.