Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

17-12-2016

Tribunale di Cagliari

Respira grazie a una macchina, mangia attraverso un sondino e quest'anno compirà sette anni. Ma da quando ne aveva uno il suo corpo non cresce più. Camilla (è un nome di fantasia dato alla bambina per proteggere la sua identità) vive costretta sul letto della sua cameretta e combatte ogni giorno contro la leucodistrofia. Una malattia che, secondo i genitori, loro figlia non avrebbe mai dovuto conoscere e che sarebbe stata contratta dalla piccola soltanto in seguito al secondo vaccino al quale fu sottoposta a poco più di 12 mesi. È questo in estrema sintesi il contenuto dell'esposto presentato in Procura dall'avvocato Valeria Aresti nell'interesse della coppia. Una denuncia che ha portato all'apertura di un'inchiesta a carico di ignoti coordinata dal pubblico ministero Maria Grazia Genoese.

17-12-2016

C'è chi non inizia la giornata senza berne almeno una tazzina, ma ora un recente studio condotto a Padova getta qualche ombra sul caffè espresso ottenuto dai preparati monodose. "Abbiamo visto che quello in cialde o in capsule di plastica o alluminio è un potenziale veicolo di interferenti endocrini". Lo spiega all'AdnKronos Salute Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia all'Università degli Studi di Padova e presidente della Fondazione Foresta Onlus. "Gli ftalati - ricorda - sono agenti chimici aggiunti alle materie plastiche per aumentarne la flessibilità. Sono ovunque, ma non ce ne accorgiamo. E svolgono un'azione simil-estrogenica nel nostro organismo. Secondo recenti ipotesi, aumenterebbero l'incidenza di patologie andrologiche osservata negli ultimi venti anni. In diverse specie animali gli ftalati modificano il funzionamento del sistema riproduttivo e sono ritenuti anche per l'uomo tra quei contaminanti che possono agire negativamente sulla fertilità". Ebbene, un recente studio del gruppo di ricerca guidato da Foresta, in collaborazione con il CNR, ha valutato il contenuto di ftalati in una delle bevande più diffusa al mondo: il caffè. In particolare, i ricercatori hanno rivolto l'attenzione a quello ottenuto dai preparati commerciali predosati. Sorprendentemente "tutti i prodotti testati, dalle capsule in alluminio a quelle in plastica e materiale biodegradabile, si sono rivelate capaci di rilasciare gli ftalati nel caffè". "Non vogliamo demonizzare nulla - precisa Foresta - anche perché le concentrazioni riscontrate sono nell'ambito dei range consentiti. Ma dev'essere considerato che, anche attraverso questa contaminazione, si contribuisce al raggiungimento dei valori soglia segnalati come nocivi dalle autorità sanitarie nazionali ed internazionali". I risultati della ricerca, aggiunge lo specialista, "pongono importanti interrogativi sui criteri indicati per valutare il valore soglia quando non è ancora nota la reale diffusione di queste sostanze che nei singoli casi rientrano nel range, ma è difficile comprendere la globalità dell'assunzione". "Noi siamo, di fatto, la somma di queste esposizioni. Quindi sarebbe importante cercare di capire se, nell'arco della giornata, si superano i limiti dell'assunzione, quantificando i valori medi di esposizione. Una ricerca che aiuterebbe anche a decidere in che modo eventualmente limitare l'esposizione", conclude Foresta.

17-12-2016

Se vi capita di prendere una distorsione alla caviglia, e volete/dovete fare un bendaggio rigido, ma non sapete come fare, un rimedio naturale efficace viene in vostro aiuto. Prendete una garza per bendaggi, e iniziate a metterla sulla caviglia infortunata, cercando il più possibile di creare una sorta di X nell’incrocio della stessa. Una volta che la benda è stata ben stesa e la caviglia vi sembra “fermata” nel modo migliore, prendete un uovo, dividete il bianco con il rosso e ponete il bianco in modo uniforme su tutta la benda. Fate asciugare il bianco dell’uovo, senza toccare la caviglia. Il bianco dell’uovo dopo un pò di tempo creerà una sorta di “gesso”, facendo diventare il bendaggio rigido.

17-12-2016

MELA

Una mela al giorno aiuta contro l’Alzheimer e mantiene la perdita di memoria a bada. La mela aumenta le funzioni del cervello soprattutto quando si consuma cruda. Secondo uno studio del 2004 della Cornell University, le mele sono ricche di quercetina, un potente antiossidante che protegge il tessuto delle cellule cerebrali dallo stress ossidativo. I ricercatori hanno esposto gruppi di cellule cerebrali di ratto isolate in capsule di Petri, a varie concentrazioni di quercetina. Queste cellule sono state poi bagnate con acqua ossigenata per simulare lo stress ossidativo. Un gruppo separato di cellule cerebrali di ratto è stato esposto al perossido di idrogeno, senza trattamento antiossidante preventivo. Le cellule che sono stati trattate con quercetina avevano significativamente meno danni ossidativi rispetto alle cellule non trattate. I ricercatori hanno concluso che la quercetina ha offerto una protezione superiore contro la neurotossicità. Un precedente studio dell’Università di Philadelphia del 2000, è stato il primo a collegare le malattie degenerative del sistema nervoso come il Parkinson e l’Alzheimer, al danno ossidativo in cellule nervose. La quercetina si trova prevalentemente nella buccia della mela e le mele rosse contengono più quercetina delle altre. Se siete preoccupati per la perdita di memoria o altre malattie degenerative del cervello o semplicemente volete proteggere e persino aumentare la vostra memoria, le mele biologiche dovrebbero essere nella vostra lista della spesa. Avvertimento: mangiare solo mele coltivate biologicamente prive di pesticidi.

MIRTILLI

Steven Pratt, autore di Superfoods Rx: Quattordici alimenti hanno dimostrato di cambiare la tua vita, chiama i mirtilli “brainberries”. La ricerca indica che i mirtilli proteggono il cervello dallo stress ossidativo e quindi, proteggono dagli effetti di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer o demenza. In uno studio, i ratti invecchiati sono stati alimentati con mirtilli e poi sottoposti a prove di memoria. I ratti più anziani che sono stati alimentati con i mirtilli, hanno dimostrato gli stessi risultati dei ratti più giovani che non sono stati alimentati con i mirtilli. Gli antociani di cui sono ricchi i mirtilli, migliorano la memoria e la fluidità mentale. Gli antociani sono potenti flavonoidi presenti nella buccia di alimenti vegetali scuri e sono ricchi di antiossidanti, con proprietà antinfiammatorie. Gli antociani sono facilmente assorbiti nel flusso sanguigno e facilmente attraversano la barriera emato-encefalica e penetrano una regione del cervello nota come striato, per favorire la memoria e le funzioni motorie. Lo striato è di particolare interesse per coloro che soffrono di malattia di Parkinson. Una dieta ricca di mirtilli ha dimostrato la protezione contro la perdita di cellule cerebrali, deficit di memoria, capacità di apprendimento e coordinazione motoria. I mirtilli stimolano la crescita di nuove cellule nervose e facilitano una migliore comunicazione tra le cellule nervose attraverso un processo noto come trasduzione.

AVOCADO

L’avocado è un frutto simile ai mirtilli nel promuovere la salute del cervello, secondo l’esperto di nutrizione Steven Pratt ed il neuroscienziato Daniel G. Amen, autore del best seller “Cambia il tuo cervello, cambia la tua la vita”, che sostiene che l’avocado è uno degli alimenti migliori per un cervello sano e che può aiutare a prevenire la malattia di Alzheimer. L’avocado è ricco di vitamina E, vitamine del gruppo B, acido folico e acidi grassi omega-3, che contribuiscono alla salute del cervello. La rivista Alzheimer Disease and Associated ha riferito che alte dosi di vitamina E, invertono la perdita di memoria nei pazienti affetti da Alzheimer, rallentano la progressione della malattia e possono anche invertire i sintomi della fase precoce di Alzheimer. Questo frutto è ricco di acido oleico, un acido grasso che serve per creare e mantenere la mielina, il tessuto circostante i nervi che proteggono i neurotrasmettitori e accelerano le neurotrasmissioni. Abbondante mielina sana è necessaria per il flusso di informazioni rapide tra i neuroni. In realtà, la mielina consente alle informazioni di viaggiare a velocità fino a 200 chilometri l’ora, mentre i neuroni senza mielina comunicano ad una velocità molto più bassa. La materia bianca del cervello è carica di mielina. Il trasporto fluido e veloce delle informazioni è essenziale per l’apprendimento e il funzionamento cognitivo ottimale. Quindi, si può smettere di contare le calorie, ignorare la vecchia cattiva stampa sull’avocado e godere di questo super food.

17-12-2016

Tumore al polmone e smog sono correlati. Lo si sospettava e le prove vi erano tutte, ma fino alla pubblicazione sulla rivista di settore Lancet Oncology di una ricerca condotta ufficialmente da diversi centri di studi, non si possedeva ancora una relazione causa-effetto tra le due cose. L’Italia ha partecipato con i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, coordinati dal dottor Vittorio Krogh. Statisticamente il tumore al polmone rappresenta la prima causa di morte nei paesi “industrializzati” e maggiore è il numero di polveri sottili e agenti inquinanti nell’aria, più alte sono le possibilità di sviluppo del cancro polmonare. Purtroppo per noi, l’Italia è uno dei paesi più inquinati. Lo studio in questione si è basato su un campione di oltre 300 mila persone residenti in nove diversi paesi europei. Ed è proprio la grandezza della partecipazione a rendere così importante, ma soprattutto affidabile questa ricerca. I volontari erano persone di età compresa tra i 43 ed i 73 anni, di entrambi i sessi provenienti da Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia. Nel nostro paese le città prese in considerazione sono state Torino, Roma, Varese. Tutti sono stati reclutati nell’ultimo decennio del 1900 e sono state seguite per circa 13 anni, spostamenti di residenza compresi. Sulla totalità del campione, 2095 persone hanno sviluppato poi un cancro ai polmoni. Per smog ed inquinamento ovviamente si intende in particolare quello dovuto all’inquinamento delle polveri sottili tossiche presenti nell’aria dovuto ai motori delle auto, agli impianti di riscaldamento e alle industrie. Nello specifico, analizzando i dati dello studio, gli scienziati hanno verificato che per ogni incremento di particolato pari a 10 microgrammi, si registra un aumento del 22% delle probabilità di sviluppo della patologia. Pericolosità che raddoppia se l’individuo non si sposta mai dal proprio “inquinato” luogo di residenza portando addirittura ad una triplice possibilità di rischio di adenocarcinoma.

 

https://consumer.healthday.com/cancer-information-5/lung-cancer-news-100/smog-tied-to-higher-risk-of-lung-cancer-heart-failure-678119.html

http://health.usnews.com/health-news/news/articles/2013/07/10/smog-tied-to-higher-risk-of-lung-cancer-heart-failure

16-12-2016

Il Prof. Joseph L. Biederman, professore di psichiatria presso la Harvard Medical School e direttore dell’Istituto di Psicofarmacologia pediatrica presso il Massachusetts General Hospital di Harvard, uno dei più autorevoli sostenitori al mondo della terapia a base di psicofarmaci sui bambini per problemi della Condotta e Deficit di Attenzione ed Iperattività (ADHD), è a libro paga di una multinazionale farmaceutica. A lui si deve in larga misura se a bambini di due anni è stata fatta diagnosi di disturbo bipolare e se sono stati trattati con un potente cocktail di farmaci, molti dei quali mai approvati per tale patologia dalla Food and Drug Administration (FDA) e nessuno dei quali autorizzato per minori di dieci anni. L’esperto, sui cui lavori scientifici si basano anche in Italia molte strategie terapeutiche sui minori, pubblicava studi clinici in teoria “indipendenti” sull’efficacia dei farmaci, e contemporaneamente incassava denaro per consulenze private da parte dei produttori dei farmaci. L’autorevole quotidiano americano New York Times ha diffuso la notizia secondo la quale il Dott. Joseph Biederman, uno dei massimi esperti mondiali sul disturbo bipolare, aveva presentato i risultati dei propri trials clinici sull’efficacia del Risperidone a esponenti della Johnson & Johnson, azienda produttrice dell’antipsicotico “Risperdal”, prima ancora di iniziarli. L’esperto, che ha redatto molte delle linee guida a livello internazionale che regolano la somministrazione di antipsicotici ai bambini, utilizzati anche su bambini iperattivi e distratti, citava apertamente e con certezza - in via anticipata - il fatto che le sperimentazioni di questa molecola sui minori avrebbero dato esito positivo. Gli inquirenti hanno inoltre esibito email e documenti interni della multinazionale farmaceutica che dimostrano come la società intendesse servirsi del suo rapporto privilegiato con il dottor Biederman per aumentare le vendite degli psicofarmaci, incluso il famoso “Concerta” (metilfenidato, stesso principio attivo del Ritalin), psicofarmaco per la sindrome “ADHD” (Iperattività e Deficit di Attenzione), con studi pilotati atti a ridimensionare i pericoli di effetti collaterali sui piccoli pazienti. Il medico, che è al centro di una vera e propria bufera mediatica e giudiziaria, anche per non aver saputo spiegare in modo convincente la provenienza di ingenti somme in dollari sui propri conti bancari personali, ha tardivamente redatto una lettera di scuse e di assunzione di responsabilità, firmata con altri due colleghi coinvolti nell’inchiesta, che sta circolando in ambiente medico. Come afferma Andrea Bertaglio, autore di Medicina Ribelle. Prima la salute poi il profitto, “Dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti, negli Stati Uniti, il numero delle malattie psichiche diagnosticate è passato da 26 a 395, e ormai ai bambini si danno psicofarmaci come caramelle. Oltreoceano hanno superato l’impressionante numero di 14 milioni quelli in terapia con psicofarmaci per il controllo delle più svariate sindromi del comportamento: dal miglioramento delle performance scolastiche, al controllo dell’iperattività sui banchi di scuola, alle lievi depressioni adolescenziali. E non è un problema solo americano. In Germania sono stati rilasciati lo scorso anno i dati dei bambini diagnosticati iperattivi e quindi probabilmente destinati a terapie farmacologiche: sono 750.000. In Francia, invece, quasi il 12% dei bimbi inizia la scuola elementare avendo già assunto una pastiglia di psicofarmaco. Vi sembra normale? Big Pharma (l’appellativo dato all’industria farmaceutica) impiega un terzo dei ricavi e un terzo del personale per collocare nuovi medicinali sul mercato. Solo negli Stati Uniti, tra il 1996 e il 2001 il numero dei venditori di farmaci è cresciuto del 110%, passando da 42.000 a 88.000 agenti. Non solo, per promuovere i suoi nuovi prodotti questo settore spende ogni anno da 8.000 a 13.000 euro per ogni singolo medico. Per quanto riguarda la vendita di psicofarmaci, visto che ne abbiamo parlato poco fa, secondo alcune stime i loro produttori hanno una fetta di mercato da cui incassano 80 miliardi di dollari ogni anno: sono più di 150.000 dollari al minuto. Domandiamoci se veramente questi medicinali hanno fatto o stanno facendo bene ai nostri bambini. E fare bene non significa anestetizzare.

 

http://www.nybooks.com/articles/2009/01/15/drug-companies-doctorsa-story-of-corruption/

16-12-2016

Le salviettine umidificate, sono diventate un mezzo molto comune per la cura del bambino nei primi anni ’70. Oggi questo settore è cresciuto smisuratamente sia per bambini, adulti ma anche per pulizia in generale. Sebbene pubblicizzate come biodegradabili, non lo sono e stanno intasando i sistemi fognari in tutto il mondo, causando milioni di dollari di danni. La carta igienica non è l’alternativa che si potrebbe pensare; un bidet dà la sensazione di freschezza e pulizia senza l’impatto ambientale negativo e può essere molto redditizia.

 

http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/features/soaring-sales-of-wet-wipes-have-contributed-to-increase-in-debris-on-beaches-and-fatbergs-10118017.html

http://www.theatlantic.com/science/archive/2016/10/are-wet-wipes-wrecking-the-worlds-sewers/504098/

http://www.consumerreports.org/cro/news/2013/12/think-twice-about-flushing-wet-wipes/index.htm?video_id=22783507001

15-12-2016

Gli oli essenziali sono dei rimedi naturali molto potenti e concentrati, e hanno un effetto davvero rapido sul nostro organismo. E’ molto importante saper utilizzare gli oli essenziali in modo corretto e nelle giuste dosi, sia perché così risulteranno davvero efficaci come rimedi naturali, sia per evitare rischi di sovradosaggio. Per questo motivo in caso di qualsiasi dubbio sull’utilizzo degli oli essenziali è bene rivolgersi ad un esperto di fiducia che saprà indicarvi con precisione i metodi, il tempo e le quantità di somministrazione degli oli essenziali in base alla problematica di salute di cui vorreste prendervi cura. Le indicazioni sulle dosi degli oli essenziali che vi riporto qui di seguito sono basate sui consigli della farmacista francese Daniéle Festy, esperta di rimedi naturali, piante e omeopatia nota a livello internazionale.

COSA SONO GLI OLI ESSENZIALI

Possiamo descrivere gli oli essenziali come la parte odorosa volatile estratta dalle piante. Gli oli essenziali possono provenire da diverse parti di un vegetale, ad esempio dai fiori, dai frutti, dalle scorze, dalle foglie o dalle cortecce. Tra gli oli essenziali più famosi e utilizzati troviamo l’olio essenziale di lavanda e l’olio essenziale di tea tree. Ogni olio essenziale è caratterizzato da proprietà specifiche che lo rendono utile per applicazioni diverse, dall’aromaterapia per favorire il buonumore ai suffumigi per il raffreddore, dal trattamento del mal di testa ai massaggi per rilassare i muscoli e molto altro ancora.

DOSI PER UTILIZZARE GLI OLI ESSENZIALI

Bastano poche gocce di oli essenziali ben selezionati per ottenere rimedi naturali efficaci alle diverse problematiche che ci ritroviamo ad affrontare nella nostra vita quotidiana, dal mal di testa improvviso alla nausea durante un viaggio fino alla cattiva digestione. Le applicazioni e gli utilizzi degli oli essenziali sono davvero numerosi. Vi segnalo gli usi più importanti degli oli essenziali, specificando le dosi di impiego. Le informazioni qui riportate sono comunque puramente indicative e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico o del farmacista. Prima di utilizzare gli oli essenziali come rimedi naturali rivolgetevi ad un esperto che vi sappia consigliare al meglio.

DIFFUSIONE DEGLI OLI ESSENZIALI

Possiamo utilizzare gli oli essenziali in un diffusore per ambienti per profumare le stanze della casa, per creare un’atmosfera rilassante o energizzante oppure per purificare l’aria e prevenire le malattie. Bastano 4 o 5 gocce di olio essenziale da versare su un piattino che appoggerete vicino al termosifone o a una fonte di calore. Potrete anche versare le gocce di oli essenziali nel contenitore del diffusore insieme ad una piccola quantità d’acqua (seguite le istruzioni relative al vostro diffusore).

SUFFUMIGI CON GLI OLI ESSENZIALI

Per fare i suffumigi in caso di raffreddore o naso chiuso versate 6 gocce di olio essenziale in una pentola o in una ciotola di acqua bollente e respirate i vapori. L’inalazione di oli essenziali è sconsigliata agli asmatici.

OLI ESSENZIALI SUL FAZZOLETTO

I suffumigi con gli oli essenziali sono inalazioni umide, mentre quando versiamo gli oli essenziali su un fazzoletto abbiamo un’inalazione a secco. Basta versare 2 o 3 gocce di olio essenziale su un fazzoletto e respirare profondamente, anche più volte al giorno.

OLI ESSENZIALI PURI SULLA PELLE

Meglio applicare gli oli essenziali puri sulla pelle solo in caso di emergenza e quando abbiamo bisogno di un effetto rapido. La quantità di oli essenziali da applicare puri sulla pelle non supera le 3 o 5 gocce da massaggiare sul polso, nell’incavo del gomito o sotto la pianta del piede, dove la pelle è più sottile. In questi punti gli oli essenziali entrano rapidamente nella circolazione sanguigna.

IMPACCHI DI OLI ESSENZIALI

Gli impacchi di oli essenziali si preparano immergendo una garza in acqua calda o in acqua fredda e aggiungendo sulla garza stessa da 3 a 6 gocce di olio essenziale. Il tempo di applicazione dell’impacco, la scelta dell’acqua calda o fredda e della tipologia di oli essenziali variano in base al problema da trattare. Gli impacchi di oli essenziali sono utili per dolori, infiammazioni, orticarie, punture di insetti, herpes.

MASSAGGI CON GLI OLI ESSENZIALI

Per fare i massaggi con gli oli essenziali si diluiscono da 4 a 6 gocce dell’olio essenziale prescelto in 2 cucchiaini da caffè di olio vegetale (ad esempio olio di mandorle dolci). I massaggi con gli oli essenziali sono utili soprattutto per stanchezza muscolare, dolori muscolari, cellulite, problemi circolatori e necessità di rilassarsi. Tra gli oli essenziali per massaggi rilassanti più indicati troviamo lavanda, maggiorana, mandarino e camomilla romana.

BAGNO, DOCCIA E PEDILUVIO CON GLI OLI ESSENZIALI

Aggiungere oli essenziali all’acqua della vasca da bagno o del pediluvio è uno degli utilizzi più comuni per questi rimedi naturali. Ecco le giuste dosi:

- Per il bagno: 10 gocce di olio essenziale mescolate a 1 cucchiaio di olio vegetale o di bagnoschiuma (meglio se poco profumato o senza profumo).
- Per il pediluvio: 6 gocce (per gli adulti) o 4 gocce (per i bambini) di olio essenziale in un cucchiaino da caffè di detergente liquido o di olio vegetale.
- Per la doccia: 1 o 2 gocce di olio essenziale in una normale dose di gel doccia da misurare con la mano.

VARIAZIONI DELLE DOSI

Le dosi degli oli essenziali possono variare sia in base alla tipologia di olio essenziale prescelto, sia in base alla problematica da trattare. Il consiglio è di acquistare sempre oli essenziali di alta qualità da utilizzare sotto la guida di un esperto. Per approfondire l’utilizzo e le dosi degli oli essenziali vi consiglio la lettura del libro “La mia Bibbia degli oli essenziali” (Sonda Edizioni) scritto dalla farmacista francese Danièle Festy.

Giovedì, 15 Dicembre 2016 11:15

GHIANDOLA PINEALE: COME RIATTIVARLA IN 6 MOSSE.

15-12-2016

Molti attribuiscono alla ghiandola pineale il risveglio spirituale. Lo stesso Cartesio la considerava la sede principale dell’anima. La perdita con il proprio io interiore, l’istinto e il divino sarebbe da collegarsi alla calcificazione di questa ghiandola. L’unica via per ripristinare il nostro equilibrio è riattivarla. Di seguito, 6 consigli per riuscirci.

COS’E’ LA GHIANDOLA PINEALE

È una ghiandola endocrina che si trova tra i due emisferi cerebrali, nascosta in una scanalatura su cui aderiscono i due corpi dell’ipotalamo. Ha le dimensioni di una nocciolina, e la sua forma assomiglia a una pigna. La ghiandola pineale corrisponde al terzo occhio, ovvero al sesto chakra situato in mezzo alle sopracciglia. Produce melatonina, derivato della serotonina, una sostanza che influenza il ciclo sonno-veglia e le funzioni dei modelli stagionali.

COSA CAUSA LA CALCIFICAZIONE DELLA GHIANDOLA PINEALE

La calcificazione è il problema più grande che affligge la ghiandola pineale. Sarebbe causata principalmente dal calcio e fluoro inorganici. Il fluoruro infatti si accumula nella ghiandola pineale più che in ogni altra parte dell’organismo e produce cristalli di fosfato che la induriscono. Ciò provoca una riduzione della melatonina che la ghiandola riesce a produrre.

1. ELIMINATE IL FLUORO

Gli esperti dell’argomento suggeriscono però alcuni rimedi per riattivare la ghiandola, e invertire il processo di calcificazione. In primo luogo, è necessario eliminare il fluoro. Utilizzate un dentifricio senza fluoro e preferite acqua a basso residuo fisso, evitate tutti i cibi e le bevande che lo contengono. Inoltre, consumate della curcuma e del tamarindo, perché entrambi aiutano a espellere il fluoro dal corpo.

2. ESPONETEVI AL SOLE

Se vi esponete al sole, favorite la produzione di serotonina e stimolate la mente. La ghiandola pineale è attivata da qualsiasi tipo di esposizione alla luce, diretta o indiretta. Inoltre l’esposizione al sole favorisce la produzione di vitamina D, senza la quale il calcio non diventa biodisponibile e calcifica nei tessuti umani, compresa la ghiandola.

3. DORMITE NELLA COMPLETA OSCURITA’

La melatonina viene prodotta al buio. Dormire quindi senza fonti di luce, soprattutto quelle artificiali di tablet, pc, o cellulari, aiuta la ghiandola pineale a produrre sufficiente melatonina per garantirvi un efficace sonno ristoratore. Il Dott. Walter Pierpaoli, autore del libro “La Chiave della Vita”, spiega che tale produzione inizia alle 21, raggiunge il picco all’una e si esaurisce all’alba.

4. RIDETE DI GUSTO

Avete mai provato lo yoga della risata? È una combinazione di respirazione ed esercizi della risata: può essere un valido strumento per la riattivazione della ghiandola pineale. I ricercatori giapponesi hanno scoperto infatti che ridere di sera incoraggia il corpo a produrre più melatonina. Hanno misurato i livelli di melatonina nel latte prodotto dalle donne, prima e dopo aver mostrato ad alcune dei video comici e ad altre le previsioni del tempo. Le prime hanno mostrato una concentrazione maggiore di melatonina nel latte. Quindi film divertenti, yoga della risata e serate in buona compagnìa fanno solo bene alla ghiandola pineale.

5. INNALZATE LA TEMPERATURA CORPOREA

La melatonina contribuisce a regolare la temperatura interna del corpo. Quando il nostro corpo è approssimativamente sui 35,5° o sui 36°C significa che la pineale non sta funzionando come dovrebbe. È quindi necessario aumentare la temperatura. La bassa temperatura corporea infatti inibisce la secrezione della ghiandola pineale, favorendo gli ormoni dello stress e della tensione. Secondo il medico giapponese Masashi Saito, autore del libro “Aumenta la Temperatura del Corpo e Recupera la Salute”, la temperatura corporea ideale per far funzionare la ghiandola pineale è 36,8°- 37,1°. Suggerisce di fare esercizio fisico, bagni caldi, sauna e consumare zuppe e bevande calde.

6. ORGASMO E PIACERE

Durante il rapporto sessuale e l’orgasmo, il cervello rilascia una serie di sostanze, tra cui l’ossitocina e la vasopressina, collegate al rilascio della melatonina. Infatti, dopo il sesso ci si sente stanchi e si riesce a dormire profondamente, perché appunto è stata prodotta molta melatonina. Il sesso è benefico anche per il rilascio di endocannabinoidi, connessi alla ghiandola pineale. Non a caso, in molte pratiche come il tantra, la sessualità diventa uno strumento per espandere la coscienza e mettersi in contatto con il divino.

Giovedì, 15 Dicembre 2016 11:10

I 5 MAGNIFICI BENEFICI DELLE PERE.

15-12-2016

Esistono infinite varietà di pere, distinguibili in base ai colori della buccia, dalla durezza, dal gusto. Tutte le specie, in linea generale però, vantano le seguenti proprietà.

1. FANNO BENE ALLE OSSA

Le pere contengono una buona quantità di calcio e potassio, che aiutano a mantenere sane le nostre ossa e le nostre articolazioni. Questo le rende dei preziosi alleati nella nostra battaglia contro l’osteoporosi. Infatti, sembra addirittura che le pere ostacolino il processo di rarefazione del tessuto osseo, dovuto alla progressiva perdita di minerali nel nostro corpo. Le proteine contenute, inoltre, fortificano i nostri muscoli.

2. AIUTANO IL CERVELLO

Il boro è un altro degli elementi essenziali per il nostro organismo, contenuti all’interno di questi frutti. Alleato del cervello, il boro aiuta a migliorare la prontezza di riflessi e la capacità di immagazzinare informazioni. Non solo, ci rende più vigili, migliora la memoria e aiuta il corpo a modulare l’energia proveniente dai grassi e dagli zuccheri.

3. REGOLARIZZANO L'INTESTINO

Le pere contengono molte fibre. Pensate che solo due pere bastano a coprire il 32% del fabbisogno giornaliero di queste sostanze. La maggior parte delle fibre, però, è contenuta nella buccia. Tra le più importanti contenute nelle pere, troviamo la pectina e la lignina. La prima si lega nel nostro intestino al colesterolo, favorendone l’evacuazione, la seconda, assorbe una gran quantità di acqua favorendo il transito delle feci e prevenendo la stipsi e la formazione di emorroidi.

4. ALLEATI NELLA GRAVIDANZA

Quante vitamine volete, tante ne contengono le pere! Questo frutto, infatti, è ricco di vitamine A, B1, B2, C ed E, ma anche di sorbitolo e acido folico. L’acido folico, in particolare, è molto importante durante il periodo della gravidanza, perché fornisce il suo contributo nello sviluppo del condotto neurale, prevenendo il verificarsi di alcune malformazioni del sistema nervoso dei neonati.

5. SONO POTENTI ANTIOSSIDANTI

Eh si, anche le pere posseggono delle proprietà antiossidanti che contrastano l’azione dei radicali liberi. Non solo ci aiutano a mantenere l’elasticità della pelle, ma aiutano anche a prevenire ipertensione e ictus. La pera, infatti, è particolarmente indicata per coloro che devono tenere sotto controllo la pressione sanguigna.

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