Angelo Ortisi
UNO STUDIO AMERICANO ASSOCIA I PESTICIDI AL MORBO DI PARKINSON.
25-06-2015
Alcuni ricercatori statunitensi hanno scoperto che le persone che hanno usato due tipi di pesticidi presentavano 2,5 volte più probabilità di sviluppare il morbo di Parkinson. I pesticidi in questione sono il paraquat e il rotenone, che non sono approvati per uso domestico e in giardino. La ricerca sugli animali aveva già legato il paraquat al Parkinson. Secondo Yahoo News: “Il rotenone inibisce direttamente la funzione dei mitocondri, la struttura responsabile della produzione di energia nella cellula…il paraquat aumenta la produzione di certi derivati dell’ossigeno che possono danneggiare le strutture cellulari. Le persone che hanno usato questi pesticidi o altri con un simile meccanismo d’azione hanno una maggiore probabilità di sviluppare il morbo di Parkinson“.
La cosiddetta soluzione al morbo di Parkinson di Big Pharma non è molto confortante. Didier Jambart ha citato a giudizio la GlaxoSmithKline, affermando che il Requip, un farmaco assunto per curare i suoi sintomi del Parkinson, lo ha trasformato in un giocatore d’azzardo, sesso-dipendente. Il Requip è un “agonista della dopamina”, destinato ad alleviare i sintomi motori, quali tremori, rigidità e lentezza attivando i recettori della dopamina. Tuttavia, ci sono segnalazioni di persone che sviluppano effetti collaterali come ipersessualità, gioco d’azzardo e shopping eccessivo. Secondo ABC News: “Circa il 17 per cento delle persone con malattia di Parkinson che assumono agonisti della dopamina, esibiscono un disturbo del controllo degli impulsi, secondo uno studio del 2010, pubblicato negli Archives of Neurology”.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1761054/pdf/nihms12138.pdf
QUAL E’ IL METODO CORRETTO PER ASCIUGARE LE MANI?
25-06-2015
Una nuova ricerca dell’University of Westminster, commissionata da ETS, European Tissue Symposium, suggerisce che la carta usa e getta è il modo più igienico per asciugare le mani nei bagni pubblici, nonostante “la moda” degli asciugatori elettrici ad aria calda. Lo studio è stato condotto dal microbiologo Keith Redway che si è focalizzato sulla potenziale contaminazione microbica derivante dall’asciugatura delle mani e sui potenziali rischi di diffusione dei microbi, soprattutto in caso di mani asciugate in modo improprio. Procedendo alle comparazioni tra la carta usa e getta, asciugamani in tessuto, asciugatore elettrico normale e ad aria calda si è scoperto che l’asciugatore elettrico diffonde i batteri fino a 1,5 metri di distanza rispetto agli altri metodi e che “la carta usa e getta è il metodo che diffonde di meno i microbi tra tutti quelli presi in esame.”
UNO STUDIO DIMOSTRA CHE I SONNIFERI SONO COLLEGATI AD UN AUMENTO DI RISCHIO DI MORTE E CANCRO.
24-06-2015
I risultati di uno studio hanno rivelato che le persone che prendono sonniferi non solo sono a maggior rischio di alcuni tipi di cancro, ma hanno anche quasi quattro volte più probabilità di morire rispetto a coloro che non li usano. I sonniferi generalmente aumentano la quantità di tempo di sonno solo di una manciata di minuti, e si è ben lontani da un risveglio riposato, nonché si può compromettere l’attività del giorno dopo, lasciando anche meno attenti e più disorientati. Altri effetti collaterali strani legati ai sonniferi includono allucinazioni, sonnambulismo, colpi di sonno durante la guida, amnesia e depressione. I sonniferi inoltre non risolvono per nulla le cause dei problemi del sonno e rendono persino dipendenti.
LIQUIRIZIA ALLEATA DEL SORRISO: HA UNA SOSTANZA ANTICARIE.
24-06-2015
Buone notizie per gli amanti della liquirizia. Nuove ricerche suggeriscono, infatti, che questa radice contiene una sostanza chimica naturale, che uccide i batteri della bocca e previene la formazione della placca. Esperimenti in laboratorio, riferisce il ‘Telegraph’, mostrano che un composto collegato a quello presente nella liquirizia – il trans-chalcone – blocca l’azione di un enzima chiave, che consente ai batteri di prosperare nelle cavità orali.
I batteri metabolizzano gli zuccheri di cibi e bevande, cosa che porta alla produzione di placca e acidi e può aprire la strada alla carie. I ricercatori hanno scoperto che, bloccando l’attività di questo enzima – con la sostanza presente nella liquirizia – si previene la formazione del biofilm batterico, che apre la strada alla placca e alle carie. E’ quanto emerge da una ricerca pubblicata su ‘Chemical Communications’. A questo punto il team di Dominic Campopiano dell’University of Edinburgh e colleghi sostiene che prodotti per l’igiene orale che contengono sostanze chimiche simili, possono migliorare la pulizia e la salute del sorriso. Lo studio è il primo a mostrare che il trans-chalcone previene la formazione dei biofilm batterici.
http://www.sciencedaily.com/releases/2015/05/150520100023.htm
IBUPROFENE E ASPIRINA POSSONO ESSERE UNA COMBINAZIONE MORTALE.
23-06-2015
Il comune antidolorifico ibuprofene potrebbe amplificare la probabilità di problemi cardiaci in pazienti ad alto rischio con osteoartrite. I ricercatori hanno esaminato la salute cardiovascolare di più di 18.000 pazienti affetti da osteoartrite di età superiore ai 50. I pazienti stavano partecipando al Therapeutic Arthritis Research and Gastrointestinal Event Trial (TARGET) e stavano assumendo dosi elevate di lumiracoxib, un inibitore delle COX-2, ibuprofene, o naprossene. I pazienti il cui rischio di malattia cardiovascolare era stato ritenuto basso durante lo studio sono rimasti tali senza riguardo al loro regime farmacologico. Ma il 10 per cento era considerato ad alto rischio di attacco cardiaco o ictus; alcuni di questi pazienti stavano prendendo aspirina a basse dosi per questo problema. Quando questi pazienti ad alto rischio iniziavano ad assumere sia aspirina che ibuprofene, avevano nove volte più probabilità di avere attacchi cardiaci o ictus nell’arco di un anno di terapia esattamente come quelli che assumevano lumiracoxib. Gli studi precedenti hanno suggerito che l’ibuprofene interferisce con gli effetti dell’aspirina. Fra i pazienti ad alto rischio senza aspirina, il tasso di attacchi cardiaci o ictus era più alto per quelli che assumevano inibitori COX -2 e ibuprofene rispetto a quelli in cura con naprossene.
COMMENTO
Circa 56.000 persone si presentano al Pronto Soccorso ogni anno per abuso di acetaminofene (Tylenol o Tachipirina) ed è realmente la causa più comune di insufficienza epatica, e non l’epatite C come potreste credere. Qualche anno fa la FDA ha pubblicato uno studio che i fumatori che hanno usato antidolorifici OTC per almeno sei mesi hanno più che raddoppiato le loro probabilità di morire per un attacco cardiaco o ictus. E, come per i farmaci di prescrizione, gli OTC possono anche interagire con gli alimenti, altri farmaci e le problematiche mediche esistenti e causare alcuni problemi importanti. Visto che ibuprofene e aspirina peggiorano anche il rischio di sviluppare cancro al seno di circa il 50 per cento credo che sia una buona idea cercare terapie alternative più sicure per risolvere i problemi legati alle ossa.
http://www.sciencedaily.com/releases/2007/04/070404203744.htm
http://www.eurekalert.org/pub_releases/2007-04/bsj-imb040407.php
http://www.reuters.com/article/2007/04/05/us-ibuprofen-idUSFLE57429720070405
PRUGNE SECCHE PER LA SALUTE DELLE OSSA.
23-06-2015
Le prugne secche sono un valido aiuto contro l'osteoporosi e per la salute delle ossa. Lo dice un nuovo studio presentato all’International Symposium on Nutritional Aspects of Osteoporosis (ISNAO) di Montreal, in Canada, che dimostra come un piccolo aiuto quotidiano possa venire dalle prugne della California, che contribuiscono al mantenimento in salute delle nostre ossa e alla massimizzazione del potenziale di massa ossea. "Sono davvero curioso di sapere di più su questa ricerca riguardante le prugne e il modo in cui possono realmente contribuire al miglioramento della salute ossea. È sempre un bene condividere con il pubblico le migliori strategie per ridurre la perdita ossea”, ha affermato Connie Weaver, direttrice dell’International Symposium on Nutritional Aspects of Osteoporosis (ISNAO), ricercatrice e professoressa eminente, capo del dipartimento di Scienze Alimentari della Purdue University.
Il nuovo studio, che sostanzia la decisione della U.S. National Osteoporosis Foundation (NOF) di includere le prugne secche nella lista degli alimenti che fanno bene alla salute delle ossa, è stato condotto negli Stati Uniti e commissionato dal California Prune Board (il consorzio dei produttori di prugne della California) come parte del suo impegno a lungo termine nella ricerca nutrizionale, che ha già portato all’approvazione di un claim salutistico nell’Unione Europea, che riconosce le prugne come l’unico frutto secco intero ad avere un effetto benefico per la salute dell’apparato digerente, se il loro consumo quotidiano è pari a circa 100 grammi.
I NUOVI STUDI
1. Le prugne secche contribuiscono all’aumento della massa ossea sia nei topi maschi giovani che in quelli anziani. Bernard Halloran, ricercatore e professore di Medicina presso l’Università della California, San Francisco, ha presentato un nuovo studio all’ISNAO. Basandosi sulla precedente ricerca, che ha dimostrato come le prugne secche siano in grado di contrastare la perdita ossea nei topi anziani, Halloran ha cercato di capire come le prugne potessero davvero favorire il raggiungimento del picco di massa ossea durante la crescita. Halloran ha scoperto che includere prugne secche nella dieta può contribuire all’aumento del volume osseo sia nei topi giovani, che ancora devono crescere, che in quelli adulti. “Questa straordinaria scoperta suggerisce che le prugne della California possano migliorare la salute delle ossa fin dalla giovane età”, ha commentato Halloran.
Precedenti studi dimostrano come le prugne secche possano contribuire a migliorare la densità minerale ossea, riducendo i marcatori di infiammazione che aumentano la velocità con cui le cellule ossee riassorbono o si riprendono dalle fratture ossee. Halloran ha aggiunto che la sua ricerca è particolarmente interessante al momento in quanto l’osteoporosi legata all'età è un serio problema di salute pubblica sia per gli uomini che per le donne. Nonostante i significativi progressi della medicina per il trattamento dell'osteoporosi, l’accettazione della malattia da parte del paziente, gli effetti collaterali, i costi e l'efficacia a lungo termine sono rimasti gli stessi. Le prugne secche sono quindi uno spuntino pratico ed economico e un ingrediente culinario per cui vale la pena di compiere altri studi.
2. Una porzione al giorno di prugne rallenta la perdita ossea nelle donne in post-menopausa. Precedenti studi hanno scoperto che mangiare 100 grammi di prugne secche al giorno (due porzioni circa 8-12 prugne secche) per un anno è in grado di favorire l’aumento della densità minerale ossea (BMD) e di migliorare gli indici di turnover osseo nelle donne in post-menopausa. Durante le sessioni sia all’ISNAO che all’Experimental Biology Conference di Boston negli Stati Uniti, Shirin Hooshmand, ricercatore e professore associato del Dipartimento di Science Motorie e Scienze Alimentari della San Diego State University, ha presentato una nuova ricerca che ha comparativamente esaminato l'efficacia di una più piccola dose di 50 grammi di prugne secche (una porzione, circa 5-6 prugne secche) sulle donne più anziane e affette da osteoporosi da più di 6 mesi. I risultati hanno evidenziato che una porzione di prugne secche può essere davvero utile per la salute delle ossa, rallentando la perdita ossea. “Si tratta di una scoperta incredibile”, ha affermato Hooshmand, “che dimostra come le prugne, un frutto secco gustoso che costituisce anche un comodo spuntino, possano essere d’aiuto alla salute delle ossa”.
L’osteoporosi sta diventando un problema di salute sempre più serio. Secondo l’International Osteoporosis Foundation (IOF), una donna su tre e almeno un uomo su cinque riporterà una frattura nel corso della sua vita a causa dell’osteoporosi. Attualmente si stima che 22 milioni di donne e 5,5 milioni di uomini soffrano di osteoporosi nell'Unione Europea, che causa 3,5 milioni di fratture all’anno. Solo in Italia, si stima che il costo dell’osteoporosi diventerà di € 8.644 milioni entro il 2025 (con un incremento del 23% rispetto al 2010, quando il suo costo era pari a € 7.032 milioni).
COME L’ASPARTAME DANNEGGIA IL VOSTRO CERVELLO.
23-06-2015
Secondo una revisione degli scienziati dell’università di Pretoria e dell’università di Limpopo, consumare abbondanti quantità di aspartame può inibire la capacità degli enzimi presenti nel cervello di funzionare normalmente. La ricerca ha evidenziato che dosi elevate del dolcificante possono condurre a neurodegenerazione. Precedentemente era già stato trovato che il consumo di aspartame poteva causare disturbi neurologici e del comportamento in individui sensibili. Specificamente, la ricerca ha trovato un certo numero di cambiamenti diretti e indiretti che si verificano nel cervello come conseguenza di un consumo elevato di aspartame. Fra questi ricordiamo:
• Il metabolismo degli amminoacidi.
• Struttura e metabolismo delle proteine.
• Integrità degli acidi nucleici.
• Funzione dei neuroni.
• Equilibrio endocrino.
Inoltre, il catabolismo dell’aspartame causa un’eccessiva stimolazione dei nervi, che può condurre indirettamente ad un alto tasso di depolarizzazione del neurone. Malgrado queste crescenti preoccupazioni, né l’European Food Safety Authority (EFSA) né la Food and Drugs Administration degli Stati Uniti (FDA) hanno cambiato le loro idee per quanto riguarda la sicurezza dell’ingrediente o i consigli per la sua assunzione.
COMMENTO
L’aspartame è un veleno che non è presente naturalmente nel vostro corpo! Tuttavia, questa sostanza tossica è consumata da oltre 200 milioni di persone nel mondo ed è presente in più di 6.000 prodotti. Qualsiasi cosa, dalla soda (bibite) alla gomma da masticare, ai dessert, allo yogurt e perfino in alcune vitamine e gocce per la tosse, lo contiene. Quando per esempio bevete una lattina di soda dietetica zuccherata con aspartame, cosa state realmente consumando? Ecco tre prodotti chimici che compongono l’aspartame: gli amminoacidi acido aspartico e fenilalanina e metanolo.
1. ACIDO ASPARTICO (40 per cento dell’aspartame)
Nel vostro cervello l’aspartato funge da neurotrasmettitore, facilitando la trasmissione delle informazioni da neurone a neurone. Troppo aspartato nel cervello uccide determinati neuroni permettendo l’afflusso di troppo calcio nelle cellule. Questo afflusso innesca un’eccessiva produzione di radicali liberi, che uccidono le cellule. I danni delle cellule neurali che possono essere causati dall’eccesso di aspartato spiegano perchè il Dott. Russell Blaylock si riferisce ad esso come “eccitotossina”. Esso “eccita” o stimola le cellule neurali sino alla morte. Ora, quando si consuma acido aspartico, il suo livello ematico aumenta significativamente, e ciò provoca un aumento di quei neurotrasmettitori in varie zone del cervello dove cominciano lentamente a distruggere i neuroni. Le cellule del cervello potrebbero morire subito, ma probabilmente i sintomi non si manifesterebbero fino alla distruzione del 75 per cento dei neuroni. Solo allora, le seguenti malattie croniche, che possono essere causate da un’esposizione di lunga durata ai danni eccitotossici dell’amminoacido, potrebbero manifestarsi:
• Sclerosi a placche, Morbo di Parkinson e di Alzheimer.
• Perdita di memoria e della capacità uditiva.
• Problemi ormonali.
• Epilessia.
• Lesioni cerebrali.
• Disordini neuroendocrini.
2. FENILALANINA (50 per cento dell’aspartame)
La fenilalanina è un amminoacido presente normalmente nel nostro cervello, anche se alcuni individui affetti da fenilchetonuria genetica (PKU) non possono metabolizzarla. Ciò conduce a livelli pericolosamente elevati, a volte mortali, di fenilalanina nel nostro cervello. È stato dimostrato che ingerire aspartame, particolarmente con carboidrati, può portare a livelli eccessivi di fenilalanina nel cervello anche in assenza di PKU. Persino un’unica assunzione di aspartame incrementa i livelli ematici di fenilalanina. Qual è il rischio di tutto questo? I livelli eccessivi di fenilalanina nel cervello possono provocare una riduzione dei livelli di serotonina, provocando disordini emotivi come la depressione. Può anche causare schizofrenia o rendere più suscettibili all’ictus.
3. METANOLO (10 per cento dell’aspartame)
L’alcool metanolo è un veleno mortale e il suo assorbimento è accelerato considerevolmente quando è ingerito metanolo libero. Bene, il metanolo libero è generato dall’aspartame quando è riscaldato a 30 gradi. Ciò si verificherebbe quando un prodotto che contiene aspartame viene immagazzinato impropriamente (al sole, per esempio) oppure quando è leggermente riscaldato. Nel frattempo, nel vostro corpo, il metanolo è catabolizzato in acido formico e formaldeide, una neurotossina mortale. Anche l’Environmental Protection Agency degli Stati Uniti (EPA) dichiara che il metanolo “è considerato un veleno cumulativo a causa del basso tasso di escrezione una volta assorbito. Nel corpo, il metanolo è ossidato a formaldeide e acido formico; entrambi i metaboliti sono tossici”. Si suggerisce un limite di consumo di 7.8 mg/die, ma un litro di bevanda zuccherata con aspartame contiene circa 56 mg di metanolo. I grossi consumatori di prodotti contenenti aspartame, consumano fino a 250 mg di metanolo al giorno, 32 volte oltre il limite dell’EPA!
I sintomi di avvelenamento da metanolo sono numerosi e vari. Essi includono:
• Problemi visivi.
• Emicranie, ronzii uditivi, vertigini.
• Nausea e disturbi gastrointestinali.
• Debolezza, intorpidimento e dolori alle estremità
• Disturbi del comportamento.
• Perdita di memoria.
Credete ancora che l’aspartame è sicuro? Potrei andare avanti letteralmente per giorni a elencare i molti problemi connessi con questo dolcificante artificiale; sia i pericoli per la vostra salute sia le sporche manovre e le manipolazioni politico-commerciali che lo hanno spinto sul mercato. Esiste una vasta letteratura e libri al riguardo che varrebbe la pena consultare.
Signori, l’aspartame non è vostro amico. È realmente responsabile dell’80-85 per cento dei reclami per alimenti registrati dall’FDA! Oltre a danni che possono verificarsi al cervello, l’aspartame può causare il cancro. Uno studio di sette anni controllato, rivisto in doppio, ha scoperto che persino una piccola dose di 20 mg al giorno può causare cancro negli esseri umani. 500 cc. di diet-soda contengono circa 180 mg di aspartame: facciamo quattro conti sui rischi a cui andiamo incontro senza neanche rendercene conto? Se avete NutraSweet o confezioni analoghe di aspartame, vi invito caldamente ad eliminarle. L’unico buon uso per questi prodotti è per uccidere le formiche nella vostra cucina. E se state consumando alimenti o bevande dietetiche di qualunque genere, gettate pure quelle. La vostra salute ne risentirà molto positivamente.
http://www.foodnavigator.com/Science/Review-raises-questions-over-aspartame-and-brain-health
IL TE’ VERDE AIUTA A COMBATTERE LA DEMENZA.
23-05-2015
Non fa solo dimagrire. Il tè verde è conosciuto per la potente attività antiossidante che offre protezione contro alcuni tipi di tumore, gli effetti benefici sul peso corporeo, sulla pelle, sul controllo della glicemia e sul rischio cardiovascolare. Nello studio, apparso su Psychopharmacology, i ricercatori svizzeri prof. Christoph Beglinger e prof. Stefan Borgwardt dell’Ospedale Universitario di Basilea (CH), suggeriscono che il tè verde potrebbe essere un trattamento promettente in caso di disturbi cognitivi associati a patologie neuropsichiatriche, come la demenza. Ai partecipanti è stato somministrato estratto di tè verde o un placebo ed è stato chiesto loro di svolgere una serie di compiti di memoria di lavoro. Durante l’esperimento è stata misurata l’attività del cervello con l’imaging a risonanza magnetica, una metodica che permette una visione dettagliata delle strutture cerebrali.
È stato osservato nei partecipanti che avevano assunto l’estratto di tè verde un’attivazione del cervello, documentata dall’aumento della connessione tra lobo parietale destro superiore e corteccia frontale del cervello: questa attività è correlata al miglioramento delle prestazioni nei processi di memorizzazione. Alla luce di questi risultati, che suggeriscono un aumento dell’efficienza delle sinapsi a breve termine, il team di ricercatori ritiene utile poter testare l’efficacia del tè verde per il trattamento di lievi disturbi cognitivi.
SE DESIDERATE INVECCHIARE BENE NON MANGIATE QUESTO.
22-06-2015
Potete rallentare il vostro processo d’invecchiamento e aiutare a prevenire malattie cardiache, cancro e diabete. U.S. News & World Report offre alcune dritte su come farlo:
1. RADICALI LIBERI
I radicali liberi sono molecole chimicamente instabili che attaccano le vostre cellule e danneggiano il vostro DNA. Potete limitare la vostra esposizione a loro evitando le sigarette, i grassi trans, le carni troppo grigliate ed altre fonti. La frutta e le verdure biologiche inoltre limiteranno la vostra esposizione agli antiparassitari e ai diserbanti, che contengono le molecole nocive.
2. INFIAMMAZIONE
L’infiammazione è la causa più importante in molte malattie legate all’invecchiamento, compreso il cancro, il diabete, l’infarto e l’Alzheimer. Il modo di evitarle è di seguire una dieta priva di cereali e zuccheri. Altri alimenti fortemente antinfiammatori includono la curcuma e il cioccolato fondente. Il resveratrolo è il prodotto chimico antinvecchiamento. L’esercizio fisico è un altro grande modo per abbassare l’infiammazione.
3. GLICAZIONE
La glicazione è ciò che accade quando lo zucchero si mescola con le proteine e i grassi per formare molecole che promuovono l’invecchiamento. I risultanti prodotti finali della glicazione, o AGE, si pensano accelerino il vostro processo di invecchiamento producendo i radicali liberi e promuovendo l’infiammazione. Il modo di evitare ciò è di abbassare il calore quando cucinate. L’effetto della brunitura della cottura ad alta temperatura causa la formazione di queste molecole. Limitare inoltre l’assunzione di alimenti ricchi in zucchero in generale aiuterà a limitare il processo.
4. STRESS
Lo stress sollecita il rilascio di una varietà di ormoni che fanno aumentare la vostra frequenza cardiaca e causano l’aumento della vostra pressione sanguigna. L’ormone cortisolo, liberato per diminuire questi effetti, genera problemi quando rimane cronicamente elevato. Provate a esercitarvi nelle tecniche di rilassamento per contribuire a controllare lo stress e ottenere abbastanza sonno ogni notte.
http://www.theguardian.com/technology/2010/aug/01/aubrey-de-grey-ageing-research
COLLEGAMENTO FRA PARODONTITE E PSORIASI.
22-06-2015
Se le vostre gengive tendono spesso a sanguinare potreste avere anche un problema di psoriasi. Lo dice uno studio dell'Università di Oslo, secondo cui le persone che soffrono della malattia della pelle hanno più probabilità di sviluppare anche la parodontite, un disturbo a carico dei tessuti che sostengono i denti dalle conseguenze potenzialmente anche gravi come la perdita di uno o più denti. Nella maggior parte dei casi, la parodontite o piorrea è scatenata da un'infezione batterica. All'inizio si assiste a una gengivite, ovvero una semplice infiammazione della zona superficiale, che però può estendersi ai tessuti parodontali se non affrontata adeguatamente. Rasa Skudutyte-Rysstad, docente di Odontoiatria presso l'ateneo norvegese e autore dello studio pubblicato su BMC Oral Health, spiega: “si tratta in entrambi i casi di infiammazioni croniche. Inoltre entrambi i disturbi sono il risultato di una risposta esagerata del sistema immunitario a normali agenti patogeni e diverse ricerche hanno già messo in evidenza un legame fra le due malattie”.
L'analisi, realizzata su un campione di persone sane o malate di psoriasi, ha sottoposto i volontari a visite dal dentista e ai raggi X, scoprendo che i problemi gengivali erano molto più frequenti nelle persone che hanno a che fare con le lesioni cutanee. Il 24 per cento dei pazienti psoriasici mostrava una forma avanzata di parodontite, mentre i disturbi gengivali riguardavano solo il 10 per cento del campione di volontari senza psoriasi. Se si prende in considerazione la perdita di tessuto osseo, la differenza diventa ancora più evidente, 36 per cento contro il 13. Certo servono maggiori conferme, ma il legame è piuttosto evidente. Anche considerando altri possibili fattori di rischio per la malattia parodontale, come il fumo, la scarsa igiene orale o visite troppo sporadiche dal dentista, risulta comunque che chi soffre di psoriasi ha maggiori probabilità di avere problemi alle gengive, che compaiono solitamente in età adulta e avanzata.
http://www.biomedcentral.com/1472-6831/14/139
http://www.medpagetoday.com/resource-center/Psoriasis-psoriatic-arthritis/Periodontitis/a/50212