Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

19-06-2015

Le menomazioni dell'udito riguardano quasi un terzo degli adulti tra i 65 e i 74 anni. Questa percentuale sale al 50% per gli adulti di età compresa tra i 75 e i 79 anni. Gli integratori alimentari e botanici possono aiutare a prevenire o alleviare alcune menomazioni dell'udito. Si tratta, in particolare, di acido alfa lipoico, vinpocetina, ginkgo biloba, quercetina o magnesio. 5 milioni di italiani soffrono di disturbi dell'udito. Un'indagine condotta dall'INSERM (Istituto Nazionale della Sanità e della Ricerca Medica) riferisce che nella popolazione di età superiore ai 60 anni, una persona su tre presentava una condizione di udito normale, il 40% di loro presentava un lieve disagio e il 30% era affetta da disagio moderato o lieve. La perdita dell'udito può derivare da un malfunzionamento di una parte del sistema uditivo. Le cause comprendono anche malattie, esposizione al rumore, ototossicità (contatto con agenti tossici per l'orecchio interno) come alcuni antibiotici, lesione del nervo cocleare e del cervello. Negli anziani, il tipo più comune di perdita dell'udito è rappresentato dalla presbiacusia, un termine che descrive la perdita dell'udito legata all'invecchiamento, la cui causa specifica è ancora sconosciuta. La presbiacusia inizia verso i 30 anni, ma è soprattutto dopo i 50 anni che essa può diventare socialmente imbarazzante. Il presbiacusico con difficoltà di udito presenta essenzialmente una perdita sulle alte frequenze. La comprensione delle parole va peggiorando poiché l'abbassamento dell'udito interessa soprattutto i suoni acuti. 
La sordità è parziale, non copre tutte le frequenze e i neuroni inizialmente “specializzati” in una certa frequenza e che non sono più sollecitati a causa della perdita di udito, sono in grado di soddisfare le altre frequenze udibili. Vi è quindi una riorganizzazione funzionale cerebrale della lista delle frequenze al livello della corteccia, ben consolidata nell'animale. Inoltre gli acufeni, i ronzii, i sibili, i fischi nelle orecchie senza alcuno stimolo esterno, si verificano relativamente di frequente nelle persone anziane e colpiscono il 10% della popolazione. Questo rappresenta un problema importante per lo 0,5% di tali persone. Possono essere associati alla perdita dell'udito. Sebbene la loro causa sia sconosciuta, essi possono rappresentare i sintomi di un disturbo dell'orecchio come un'infezione, un blocco del condotto uditivo o della tuba di Eustachio, un'otosclerosi (escrescenza ossea nell'orecchio medio) o la sindrome di Ménière, che si traduce in vertigini associate agli acufeni.

L’ACIDO ALFA LIPOICO PROTEGGE DALLA PERDITA DELL’UDITO INDOTTA DAGLI ANTIBIOTICI E DALL’ESPOSIZIONE AL RUMORE

Nei laboratori di ricerca sull'udito dell'Università Duke, a Durham, nella Carolina del Nord, i ricercatori hanno esaminato quali effetti positivi potrebbe esercitare l'acido alfa lipoico sulle lesioni del tessuto cocleare dell'orecchio, provocate dagli antibiotici, come ad esempio gli aminoglicosidi. Recentemente, un certo numero di studi hanno dimostrato che la gentamicina (un antibiotico aminoglicoside ampiamente utilizzato per trattare le infezioni della cornea, del tratto urinario e altre tipologie di infezioni) stimola la produzione di radicali liberi, suggerendo fortemente che questo processo può ricoprire un ruolo importante nell'ototossicità indotta dagli aminoglicosidi. Sulla base del fatto che alcuni nutrienti possiedono la capacità di inattivare i radicali liberi, i ricercatori hanno studiato il potere dell'acido alfa lipoico per ridurre le lesioni dell'orecchio, quando esse risultano provocate da un antibiotico. I loro esperimenti hanno dimostrato che gli animali protetti dall'assunzione dell'acido alfa lipoico presentavano minori danni dell'udito rispetto agli animali che hanno ricevuto solo gli antibiotici. I ricercatori hanno pensato che l'acido alfa lipoico è risultato particolarmente adatto a proteggere l'orecchio poiché ampiamente distribuito sia nei tessuti acquosi sia in quelli grassi. Inoltre, esso attraversa rapidamente la barriera emato-encefalica e viene ben assorbito dai tessuti neurali. 
In un recente studio, l'acido alfa lipoico, associato alla vitamina E, protegge dall'esposizione agli impulsi di rumore ad alta energia causati da esplosioni, i quali possono provocare danni funzionali e strutturali degli organi cavi e, in particolare, del sistema respiratorio e uditivo. Utilizzando dei topi, i ricercatori hanno valutato se un breve periodo di integrazione con gli antiossidanti può proteggere dai danni provocati da un'esplosione. I ratti hanno ricevuto 800 UI di vitamina E o 1000 mg di vitamina C oppure 25 mg di acido alfa lipoico. Ogni sostanza nutriente è stata somministrata per tre giorni. Il quarto giorno, i ratti sono stati sottoposti a profonda anestesia ed esposti a una simulazione di esplosione. L'integrazione con vitamina E e acido alfa lipoico, ma non con vitamina C, ha invertito il processo di perdita dell'udito. La quantità di acido alfa lipoico è stata relativamente bassa rispetto alle quantità di vitamina E utilizzate. Le dosi usuali di vitamina E utilizzate negli esseri umani possono arrivare a 800 UI al giorno, quelle di acido alfa lipoico a 400 mg al giorno. I ricercatori hanno concluso che delle dosi relativamente basse di acido alfa lipoico possono contribuire a proteggere dai danni dell'udito. 
Sono state condotte numerose ricerche riguardo al glutatione e alla sua capacità di protettore cocleare naturale nella prevenzione dei danni dei radicali liberi. Alcuni studi hanno dimostrato che l'acido alfa lipoico aumenta i livelli di glutatione intracellulare fino al 70%. La sua capacità di rigenerare e aumentare i livelli di vitamina E e di vitamina C nell'organismo rappresentano alcuni dei benefici associati all'acido alfa lipoico rispetto alla protezione dell'udito. Queste vitamine rivestono un ruolo importante nel neutralizzare i radicali liberi. Dei lavori scientifici pubblicati qualche anno fa, hanno dimostrato che alcune vitamine ripristinano la perdita di udito recente e in particolare le perdite uditive legate alla sindrome di Menière. Tale malattia è caratterizzata da vertigini frequenti, acufeni e perdita progressiva dell'udito. La sua causa è sconosciuta. Il trattamento della perdita dell'udito comporta l'utilizzo di vitamine B12, B1, B5, uno steroide, un diuretico e l'acido alfa lipoico. Questa terapia “vitaminica” è stata confrontata con un trattamento descritto come convenzionale, il quale comportava l'utilizzo di uno steroide, della vitamina B, del destrano e di un anestetico locale. Sono state trattate 454 orecchie per la sordità improvvisa, 354 casi di ipoacusia indotta da altre cause. Entrambi i trattamenti si sono dimostrati ugualmente efficaci. Tuttavia, sui nuovi casi di perdita dell'udito, trattati per un periodo di quattro settimane successive alla sua comparsa, il metodo “vitaminico” ha mostrato risultati migliori. Allo stesso modo, nei casi di grave perdita dell'udito o di sintomi vestibolari (vertigini, perdita di equilibrio, nausea) il trattamento “vitaminico” è risultato più efficace. Lo stesso è avvenuto anche nel caso di pazienti affetti da sindrome di Ménière. È necessario sottolineare che il trattamento “vitaminico” conteneva dell'acido alfa lipoico alla dose di 200 mg.

LA VINPOCETINA RITARDA LA PERDITA DELL’UDITO E RIPRISTINA DETERMINATE FUNZIONI UDITIVE

La vinpocetina è stata somministrata a dosi comprese tra 15 e 35 mg in 18 soggetti affetti da un'ampia varietà di livelli di difetti della percezione uditiva. In 8 soggetti è stato constatato un significativo miglioramento della funzione uditiva (da 10 a 30 dB in quattro di loro e oltre 40 dB negli altri quattro soggetti). Questo significa che sono stati riscontrati miglioramenti misurabili nella comprensione delle parole, soprattutto in presenza di rumori consistenti intorno ai pazienti. I risultati sono migliorati a dosi più elevate. I ricercatori hanno osservato che potrebbero essere ottenuti significativi miglioramenti della funzionalità uditiva in modo particolare con i pazienti giovani o di mezza età. In numerosi studi, la vinpocetina ha migliorato i disturbi delle funzioni uditive associate a differenti alterazioni sensoriali nello stesso modo in cui ha migliorato la manifestazione delle vertigini. La perdita dell'udito legata all'invecchiamento, le alterazioni vascolari dell'udito e alcune perdite uditive di alte frequenze causate da aggressioni ambientali, sono state attenuate grazie al trattamento con la vinpocetina. Nella malattia di Ménière (vertigini accompagnate da acufeni), la vinpocetina ha dimostrato di essere più efficace rispetto agli altri vasodilatatori. 
La sordità percettiva è di solito una forma ereditaria di perdita dell'udito, ma può anche derivare da altre cause. Gli studi hanno mostrato l'efficacia della vinpocetina in alcune forme di sordità, oltre che in alcuni problemi otologici associati a vertigini e acufeni. Inoltre essa risulta utile nei casi di sordità vascolare, di perdita dell'udito legata all'età e di sordità improvvisa accompagnata da disfunzioni fisiologiche. Gli studi hanno anche dimostrato che la vinpocetina può contribuire a prevenire i danni legati all'ototossicità e in particolare quelli degli antibiotici, dell'aspirina e dei diuretici. La vinpocetina stimola i livelli intracellulari di guanosina monofosfato ciclica (un messaggero cellulare di comunicazione necessario alla produzione di ossido nitrico) e aumenta il rilassamento della muscolatura vascolare liscia. Essa può ridurre la resistenza delle cellule dei capillari delle orecchie e delle cellule cocleari, proteggere e promuovere l'aumento del flusso sanguigno. 
Uno studio condotto presso l'Università medica Semmelweis di Budapest in Ungheria ha dimostrato, in colture di cellule di porcellini d'India, che alcuni bioflavonoidi come l'ipriflavone e la quercetina possono esercitare un effetto benefico sull'otosclerosi. Tali bioflavonoidi portano a una riduzione dei processi di lesioni sclerotiche agendo in modo sinergico per stimolare la sintesi del collagene. Quando il collagene viene degradato, esso diventa un sito privilegiato per la formazione di lesioni. Poiché la quercetina possiede una maggiore idrofilia rispetto all'ipriflavone, i ricercatori pensano che probabilmente essa sarà più efficace nel controllare l'alterazione otosclerotica di rimodellamento dell'osso.

IL MAGNESIO CONTRO I DANNI DELL’UDITO CONNESSI AL RUMORE

Sono stati dimostrati i vantaggi del magnesio nel contribuire a proteggere l'udito delle aggressioni da parte dell'inquinamento acustico. In uno studio, 300 giovani soldati sani, che hanno seguito due mesi di formazione di base, sono stati ripetutamente esposti a elevati livelli di rumori inaspettati. All'inizio di ogni giornata, le reclute hanno assunto una dose di 167 mg di magnesio (sotto forma di aspartato di magnesio) oppure un placebo. Alla fine dello studio, i risultati sono risultati sorprendenti: le reclute che hanno ricevuto il placebo mostravano una perdita dell'udito permanente significativamente maggiore rispetto a quelle trattate con il magnesio. I danni sono stati notevolmente più frequenti e più gravi nel gruppo che ha assunto il placebo rispetto a quello che è stato trattato con il magnesio. Altri studi hanno mostrato effetti simili.

GINKGO BILOBA E ACUFENI

Nel 1986, uno studio dimostra l'efficacia del ginkgo biloba nel trattamento degli acufeni. I ronzii sono completamente scomparsi nel 35% dei pazienti testati, con un miglioramento percepibile a partire dal settantesimo giorno di trattamento. In seguito, 350 pazienti che soffrivano di difetti dell'udito provocati dall'invecchiamento, sono stati trattati con l'estratto di ginkgo biloba, registrando un rapporto di successo pari all'82%. Inoltre, uno studio di follow-up condotto su 137 pazienti appartenenti al gruppo originale, ha rivelato, 5 anni dopo, che il 67% dei soggetti trattati ha continuato a mostrare un miglioramento dell'udito. Recentemente, un giornale tedesco ha esaminato e valutato 19 studi clinici incentrati sugli effetti dell'estratto di ginkgo biloba sugli acufeni. I risultati di otto di questi studi controllati riguardo agli acufeni provocati da insufficienza cerebrovascolare o da altri disturbi, hanno in gran parte dimostrato la maggiore efficacia del trattamento con ginkgo biloba rispetto a quello con il placebo o con altri farmaci per periodi da uno a tre mesi. Degli studi aperti, alcuni dei quali che coinvolgono un gran numero di pazienti, hanno evidenziato notevoli miglioramenti mediante il trattamento con un estratto di ginkgo biloba. I successi terapeutici non sono direttamente correlati alla genesi o alla durata degli acufeni. Tuttavia, l'esame dei fattori di previsione indica che è possibile aspettarsi risultati migliori grazie a un trattamento precoce.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10082281

http://www.researchgate.net/profile/Guido_Haenen/publication/20013711_Interplay_between_lipoic_acid_and_glutathione_in_the_protection_against_microsomal_lipid_peroxidation/links/0deec53ce3ace76d00000000.pdf

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1842883

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0006291X98997625

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2216503

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7610825

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8135325

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11217680

18-06-2015

Nel 1985, il dottor Boyd Eaton è stato tra i primi a suggerire che il nostro genoma si è evoluto secondo le esigenze nutrizionali dell’uomo paleolitico, mentre i cambiamenti della dieta dei nostri giorni si sono verificati troppo rapidamente per consentire un adeguato adattamento genetico.
Il risultato è che la dieta attuale non assomiglia per nulla a quella dei nostri antenati, e questo squilibrio potrebbe essere uno dei motivi più importanti per spiegare lo sviluppo epidemico di alcune delle comuni “malattie della civilizzazione”, come ad esempio:

- Malattie cardiovascolari.
- Diabete Tipo 2.
- Malattie polmonari cronico-ostruttive.
- Ipertensione.
- Cancro (colon e polmoni).
- Obesità.
- Diverticolosi.
- Carie dentarie.

Ci sono molti esperti che ritengono che uno dei principali vantaggi di seguire una dieta di tipo paleolitico sia legato all’enorme quantità di antiossidanti che vengono consumati. L’uomo moderno ha ampiamente sostituito la frutta e la verdura con cereali, a scapito del nostro giro-vita e della nostra salute. Secondo il dottor Eaton, il nostro apporto di antiossidanti sarebbe 4,5 volte maggiore mangiando molti frutti e verdure come i nostri antenati, e quasi 7 volte superiore mangiando frutta e verdura selvatici.
Uno dei modi principali per migliorare la salute, il peso e ridurre il rischio di malattie croniche, è quello di limitare l’assunzione di fruttosio, tra cui quello che si trova nella frutta. Come raccomandazione standard, si consiglia vivamente di mantenere il consumo totale di fruttosio sotto i 25 grammi al giorno. Ma per la maggior parte della gente sarebbe anche opportuno limitare il fruttosio da frutta a 15 grammi o meno.
E’ importante sapere che ci sono diversi tipi di antiossidanti. Gli antiossidanti sono spesso accomunati in un’unica categoria di sostanze necessarie per proteggere le cellule dai radicali liberi, ma in realtà sono molto diversi. Per esempio, alcuni antiossidanti sono solubili in acqua, mentre altri sono liposolubili. Perché è importante? Perché l’interno delle cellule e il fluido tra di esse sono composti principalmente da acqua, mentre le membrane cellulari sono fatte in gran parte da grasso.
I radicali liberi possono colpire sia l’interno delle cellule che la membrana cellulare, quindi è necessario consumare sia antiossidanti idrosolubili sia liposolubili. Se si consumano solo antiossidanti idrosolubili, come antocianosidi, polifenoli e resveratrolo, le membrane cellulari saranno ancora vulnerabili dai danni dei radicali liberi. Allo stesso modo, se si consumano solo antiossidanti liposolubili, come astaxantina o ubichinolo, l’interno delle cellule sarà ancora vulnerabile.

18-06-2015

Anche i medici inglesi lanciano l'allarme sulle infradito. Poche settimane fa era stata la volta dei podologi americani, che avevano ricordato che sarebbe meglio evitare di indossare le infradito come calzature abituali per evitare di rovinare i piedi e di alterare la postura. Secondo i medici inglesi, le infradito possono causare una fascite plantare o un'infiammazione del tendine d'Achille. Il riferimento è in particolare all'uso continuativo delle ciabatte infradito, sia in plastica che in pelle. Il problema principale è presto detto. Il fatto che si debbano trattenere le infradito stringendo le dita dei piedi mentre si cammina causa una forte tensione dell'arco plantare. Gli sfregamenti possono causare tagli e vesciche tra alluce e secondo dito del piede ma anche crepe sul tallone. I medici non vi chiedono di buttare via le infradito, ma di cercare di non indossarle tutti i giorni e molto a lungo e di alternarle con scarpe con tacco medio o basso. Secondo Tariq Khan, esperto dell'University College Hospital di Londra, le infradito sono comunque le scarpe peggiori che potremmo indossare.
A suo parere, le scarpe ideali dovrebbero avere un tacco di circa 3 centimetri. Sollevare i talloni in questo modo permette di proteggerli dai disturbi e dalle infiammazioni legate ai piedi. Inoltre i medici inglesi ricordano di non indossare le infradito alla guida, perché questa cattiva abitudine è responsabile di 1,4 milioni di incidenti stradali ogni anno. In particolare, ad 1 automobilista su 9 sarebbe rimasta incastrata l'infradito sotto un pedale. Guidare con le infradito non è vietato dalla legge, ma è altamente sconsigliato. Tra le conseguenze negative di indossare le infradito troviamo squilibrio della postura, andatura goffa, rischio di inciampare, talloni sovraccarichi, esposizione a germi e batteri, formazione di calli e vesciche. Il consiglio utile per chi comunque non vuole rinunciare alle infradito? Indossarle un pò meno spesso e fare ginnastica con una pallina sotto l'arco plantare.

 

http://www.courier.co.uk/Flip-flops-damaging-feet-high-heels/story-26656176-detail/story.html

18-06-2015

Il morbo di Parkinson può essere collegato all’H. pylori, un genere di batterio che causa anche le ulcere peptiche. I ricercatori hanno scoperto che eliminando l’H. pylori sono migliorate significativamente le capacità fisiche dei malati neurologici. Una ricerca precedente aveva suggerito un rapporto fra morbo di Parkinson e ulcere peptiche, ma la natura del collegamento era ancora sconosciuta. Gli scienziati hanno studiato il collegamento fra le due patologie confrontando lo stato fisico di sette pazienti con Parkinson che hanno ricevuto un trattamento per H. pylori contro 11 pazienti che hanno preso un placebo. I pazienti che hanno ricevuto il trattamento hanno avvertito una riduzione della rigidità dei muscoli anteriori dell’avambraccio e un miglioramento maggiore nel camminare. I sintomi della malattia del Parkinson includono tremiti, rigidità muscolare, movimento ritardato e problemi d’equilibrio.

COMMENTO

Questo studio è logico da un punto di vista di salute naturale, considerando che una nutrizione migliore può invertire i segni precoci del Parkinson. Un modo sicuro e sano per sradicare l’H. pylori causa anche di bruciori di stomaco: mangiare uno o due spicchi di aglio crudo quotidianamente. Altri punti per evitare il Parkinson includono:

• Esercizio regolare. Questo è uno dei modi migliori per proteggersi dai sintomi iniziali del morbo di Parkinson.

• Evitare l’esposizione a insetticidi e antiparassitari (così come l’esposizione ad altre tossine ambientali come i solventi).

• Mangiare più verdure, che sono ricche in acido folico.

• Assicurarsi che il corpo abbia dei livelli normali di ferro (nè troppo nè troppo poco).

• Considerare il coenzima Q10, che può contribuire a combattere la malattia.

 

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1523-5378.2005.00329.x/abstract

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2006/03/04/can-h-pylori-and-parkinsons-be-linked.aspx

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16104942

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16104943

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16104944

 

18-06-2015

Tra le piante aromatiche più adoperate in cucina, la salvia è un ricettacolo di proprietà benefiche per la salute, capace di trattare diversi disturbi dell’organismo. Ad oggi, infatti, erboristi e naturopati la usano per alleviare il gonfiore, il dolore dovuto alle distorsioni, le ulcere ecc. Sotto forma di tè o infuso, questa pianta è adoperata anche per trattare la febbre, migliorare la digestione e il benessere generale dell’organismo. Ecco alcune delle sue migliori proprietà.

MIGLIORA LA MEMORIA E LE FUNZIONI CEREBRALI

Secondo uno studio condotto dall’università di Newcastle, in Inghilterra, la salvia potrebbe essere un utile alleato per la memoria. Il merito sarebbe da attribuire ad alcuni suoi composti, capaci di inibire un enzima che a sua volta degrada un composto chiamato acetilcolina, molecola fondamentale per il funzionamento del cervello che risulta diminuita nei malati di Alzheimer.

È UN OTTIMO ANTIOSSIDANTE E ANTINFIAMMATORIO

La salvia contiene molti composti antiossidanti e antinfiammatori. Come il rosmarino, contiene anche acido rosmarinico, che viene facilmente assorbito e controlla la risposta infiammatoria del corpo. Foglie e stelo, inoltre, conterrebbero sostanze capaci di impedire lo stress ossidativo, tra i principali responsabili della presenza di malattie croniche.

POTREBBE PREVENIRE IL DIABETE

Gli studi a riguardo sono stati condotti per lo più su modello animale in laboratorio, ma dai risultati, sembra che l’estratto di salvia sia in grado di bloccare il rilascio di glucosio immagazzinato dal fegato, abbassando i livelli di zucchero nel sangue degli animali. Alla pianta sarebbero quindi attribuiti effetti ipoglicemizzanti.

RIDUCE I SINTOMI DELLA MENOPAUSA

La salvia è una pianta alleata delle donne e utile a gestire i disturbi che possono comparire ogni mese in concomitanza del ciclo mestruale. Non solo: aiuta ad alleviare i sintomi della menopausa. Il merito sarebbe da attribuire all’azione di alcuni flavonoidi in essa contenuti, capaci di riequilibrare il sistema ormonale. In menopausa, il suo aiuto più prezioso è nell’alleviare le vampate di calore e le emicranie.

È AMICA DELL’UMORE

Secondo uno studio condotto dalla Northumbria University Newcastle, la salvia non solo fa bene alla mente, ma aiuta anche l’umore. La ricerca ha infatti dimostrato che i volontari che assumevano l’estratto di foglie di salvia prima di una prova erano meno ansiosi, più felici e attenti durante l’esecuzione della stessa.

CONTROINDICAZIONI

La salvia è una pianta con notevoli benefici per l’organismo, ma è necessario prestare attenzione durante la sua assunzione. Innanzitutto, se si assume in concomitanza ad alcuni farmaci, è sempre necessario rivolgersi a un esperto per valutare la presenza di particolari interazioni.
Non va assunta in gravidanza o se si soffre di pressione alta o epilessia. Chi soffre di diabete deve monitorare costantemente i livelli di zucchero e rivolgersi a uno specialista prima dell’assunzione degli estratti di questa pianta. Non va assunta prima di un intervento chirurgico. Per le dosi di estratti, tinture, capsule, oli essenziali, rivolgetevi sempre a un naturopata o erborista.

METODO DI CONSERVAZIONE

La salvia è una delle piante curative che possiamo facilmente coltivare in casa. Il suo principio attivo si ricava dalle foglie, che possono essere raccolte nei mesi primaverili ed estivi.
Le infiorescenze vanno messe a essiccare in luoghi ombrosi e conservate in sacchetti di tela o carta. Quando sono pronte, vanno riposte in piccoli vasi di vetro, a riparo dalla luce.

 

http://nrl.northumbria.ac.uk/3635/

17-06-2015

Le donne non diplomate alla scuola superiore tendono maggiormente a vaccinare i loro bambini rispetto alle donne laureate. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno esaminato i dati del National Immunization Survey, un ente di controllo nazionale delle vaccinazioni infantili che include informazioni su origine etnica e condizione socioeconomica, su quasi 12.000 famiglie americane. I bambini di madri meno istruite avevano un 16 per cento in più di vaccinazioni aggiornate. Il principale autore dello studio ha presupposto che il motivo potrebbe essere la polemica per quanto riguarda la sicurezza delle vaccinazioni e una maggior consapevolezza di questo fra le donne istruite.

COMMENTO

Mi rendo conto che il tema delle vaccinazioni è abbastanza controverso ed è una delle pietre miliari “della prevenzione” nella medicina convenzionale. Chiunque si opponga è osservato come un folle pericoloso. Ciò è esattamente quel che pensavo diversi anni fa. Tuttavia, dopo 11 anni di pratica naturopatica e di riscontro di centinaia di effetti collaterali da vaccini sono giunto ad una conclusione differente. Vi consiglio fortemente di rivedere i dati prima di esporre i vostri bambini a queste iniezioni potenzialmente pericolose. Sono convinto che i loro discutibili benefici sono di gran lunga superati dai loro effetti secondari. Il suddetto studio dimostra che molti genitori istruiti sono d’accordo apparentemente con questa posizione.
Evitare le vaccinazioni ai vostri bambini è la scelta migliore. I vaccini somministrati ai neonati contengono un insieme di prodotti chimici potenzialmente tossici compreso formaldeide, mercurio, fosfato di alluminio (tossico e cancerogeno), antibiotici, fenoli (corrosivi per la pelle e tossici), virus vivi e vari altri componenti. Prima di decidere di vaccinare i vostri bambini, esaminate i molti rischi ed effetti secondari connessi con i vaccini comuni dell’infanzia. Fare questo può significare letteralmente la differenza fra la vita e la morte. Ci sono metodi alternativi notevolmente più sicuri di protezione contro le malattie cominciando da una dieta sana, conforme alle proprie caratteristiche genetico-sanguigne individuali. Naturalmente, le ditte farmaceutiche ed il governo, che ha comprato i vaccini, sperperando i nostri soldi, non desiderano che si diffonda che gli alimenti consumati e le abitudini adottate siano la soluzione primaria per ottimizzare l’immunità, combattere le malattie e vivere più a lungo. Ciò che vogliono è che voi crediate che i loro prodotti farmaceutici, compreso i vaccini, siano essenziali per la vostra esistenza e per i vostri bambini.

 

http://www.nytimes.com/2007/01/16/health/16immu.html

Mercoledì, 17 Giugno 2015 05:55

LA SALUTE DIPENDE ANCHE DAL MESE DI NASCITA.

17-06-2015

Il mese in cui si nasce non è affatto secondario quando si parla di salute. Lo rivela uno studio della Columbia University di New York realizzato su un vasto campione di oltre 1 milione e 700mila persone. Gli scienziati, che hanno pubblicato i risultati sull'American Medical Informatics Association, hanno scoperto una serie di legami fra il mese dell'anno in cui si nasce e la predisposizione a contrarre alcune malattie. Secondo i dati, i soggetti più protetti da ogni tipo di malattia sono quelli nati nel mese di maggio, mentre i più cagionevoli sarebbero quelli nati a ottobre. In particolare, questi ultimi sono più a rischio di insorgenza di malattie mentali come l'ADHD, ovvero la sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Per chi nasce a marzo, invece, il rischio maggiore è quello delle malattie cardiovascolari, mentre i nati a dicembre dovrebbero stare attenti al loro apparato respiratorio. Le analisi sono state condotte grazie a un particolare algoritmo che ha calcolato le coincidenze esistenti fra le date di nascita del campione preso in esame e la presenza di quasi 1.700 malattie diverse.
Una ricerca simile ha suggerito un legame fra il mese di nascita e lo sviluppo di una patologia specifica, la sclerosi multipla, contraddicendo in un certo senso i risultati della prima analisi. Lo studio, pubblicato su Jama Neurology, è firmato da ricercatori della Queen Mary University, dell'Università di Londra e di quella di Oxford, che hanno decretato che i bambini più fortunati da questo punto di vista sono quelli nati a novembre. Il motivo sarebbe l'esposizione più o meno intensa ai raggi solari nel corso della gravidanza e quindi, conseguentemente, livelli più o meno alti di vitamina D nell'organismo dei neonati. Gli scienziati londinesi hanno analizzato campioni di sangue provenienti dal cordone ombelicale di 50 bambini nati a Londra nel mese di novembre e di altri 50 bambini nati a maggio, fra il 2009 e il 2010. Il sangue è stato analizzato per verificare i livelli di vitamina D e delle cellule T autoreattive. Le cellule T agiscono nell'organismo alla stregua di un servizio d'ordine, identificando ed eliminando le minacce esterne. Tuttavia, le cellule T possono anche aggredire altre cellule dell'organismo attivando il meccanismo autoimmune. Stando ai risultati, è emerso che a rischiare di più erano i bambini nati a maggio, quelli con livelli più bassi di vitamina D e livelli più alti di cellule T autoreattive rispetto ai piccoli nati a novembre.
Uno degli autori della ricerca, Sreeram Ramagopalan, “dimostrando che il mese di nascita ha un impatto misurabile nello sviluppo del sistema immunitario in utero, questo studio fornisce una possibile spiegazione biologica per l'effetto mese di nascita nella sclerosi multipla. Livelli più elevati di cellule T autoreattive potrebbero spiegare perché i bambini nati in maggio sono a più alto rischio di sviluppare la malattia. Occorrono studi a lungo termine per valutare l'effetto dei supplementi di vitamina D nelle donne in gravidanza e il conseguente impatto sullo sviluppo del sistema immunitario e sul rischio di sclerosi multipla e altri malattie autoimmuni”.

 

http://jamia.oxfordjournals.org/content/early/2015/06/01/jamia.ocv046

http://newsroom.cumc.columbia.edu/blog/2015/06/08/data-scientists-find-connections-between-birth-month-and-health/

http://consumer.healthday.com/general-health-information-16/biology-and-anatomy-news-24/babies-birth-month-may-affect-ms-risk-study-675205.html

Mercoledì, 17 Giugno 2015 05:54

L’APPENDICE E’ PROPRIO INUTILE?

17-06-2015

La vostra appendice, lungamente denigrata dai medici per non avere uno scopo apparente, ha un una sua funzione di base. I chirurghi e gli immunologi della scuola medica della Duke University ritengono che l’appendice produca e protegga i batteri benefici intestinali. Ci sono più batteri nel vostro corpo che cellule e molti di essi sono sfruttati per aiutare a digerire gli alimenti. Tuttavia, se i batteri benefici muoiono, come per esempio in caso di colera o dissenteria, sembra che l’appendice ristabilisca il livello di questi batteri nell’intestino. Secondo gli autori dello studio, l’appendice si comporta come “una fabbrica di batteri” che “coltiva germi benefici“. Hanno precisato che questa funzione non è tanto necessaria nella società industrializzata, perché, in caso di distruzione della flora intestinale si può facilmente ripopolare con varie fonti di germi. In passato, tuttavia, l’appendice era fondamentale quando le epidemie interessavano intere regioni e i batteri benefici non erano facili da trovare.
Nei tempi moderni, l’appendice può ancora essere utile nei paesi meno sviluppati. Se l’appendice si infetta, può condurre alla morte, e questo è il motivo per cui i chirurghi le hanno rimosse regolarmente per generazioni. Anche con questa nuova teoria i ricercatori hanno specificato di rimuovere l’appendice in caso di una sua infiammazione.

COMMENTO

E’ scioccante che qualcuno creda che l’appendice non abbia uno scopo. Vi assicuro che c’è uno scopo per ogni organo del corpo umano, persino per quello che la medicina moderna non riesce a considerare. Per cui non cadete mai nell’errore di farvi convincere a rimuovere un organo “perché non ha scopo”. Pochi decenni fa, analizzando la fisiologia umana con un altro punto di vista (elettrico e fisico), l’ingegnere svizzero Martinelli dimostrava come la funzione dell’appendice fosse necessaria per attivare il transito intestinale. Egli la paragonava ad una piccola elica che con i suoi movimenti facilitava il passaggio fecale nel colon. Perciò, mettendo insieme queste informazioni coi dati della nuova ricerca, direi che la funzione dell’appendice per la salute dell’intestino sia molto importante. Non sono inoltre d’accordo con le conclusioni dei ricercatori riguardo all’inutilità dell’appendice nei paesi sviluppati per via della facilità a reperire batteri benefici attraverso i supplementi. La flora batterica amica è giornalmente assalita da antibiotici, acqua clorata, pillola anticoncezionale, stress, zuccheri e da una miriade di altri fattori ambientali. 
Nel migliore dei casi, il vostro intestino dovrebbe contenere un 85 per cento di batteri benefici ed un 15 per cento di batteri non-favorevoli, ma i fattori che ho elencato sopra hanno realmente invertito questo rapporto in molta gente. C’è chiaramente una scarsità di batteri benefici in molta gente, e questo è il motivo per cui suggerisco spesso di usare un probiotico di alta qualità in modo che il corpo sia equilibrato a livello dei batteri intestinali, specialmente se non conducete uno stile di vita non perfettamente sano. Per quanto riguarda l’asportazione dell’appendice conosciamo almeno un effetto secondario negativo: un aumento del rischio di morbo di Crohn.  L’appendicectomia è stata lungamente una chirurgia discutibile specie quando fatta in modo elettivo. È possibile, infatti, che il 30 per cento degli interventi sia inutile. Altri interventi spesso inutili includono:

• Parto cesareo.
• Isterectomia.
• Tonsillectomia.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17936308

http://www.nbcnews.com/id/21153898/ns/health-health_care/t/scientists-may-have-found-appendixs-purpose/#.VXl-oy9myis

Mercoledì, 17 Giugno 2015 05:52

LA LATTUGA ROSSA COMBATTE I RADICALI LIBERI.

17-06-2015

Quanto più è rossa, tanto più efficace sarà la sua azione antiossidante. Parliamo della lattuga, che mostra le sue proprietà nei confronti degli agenti responsabili dell'invecchiamento e del danno cellulare. A studiarne le caratteristiche è stato un team dell'Università di Pisa in collaborazione con scienziati dell'Università dei Paesi Baschi e del CNR dello stesso capoluogo toscano. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Agricultural and Food Chemistry. Annamaria Ranieri, docente dell'ateneo pisano e coordinatrice dello studio, spiega: “la lattuga è ricca di composti che presentano ‘attività antiradicalica' come i fenoli, tra i quali le antocianine, e vitamine come la A e la C. Tuttavia, come abbiamo dimostrato, più la pigmentazione è rossa e più aumenta la presenza di antiossidanti caratterizzati da un'alta velocità di reazione nei confronti dei radicali liberi, con il risultato che l’attività antiossidante totale risulta maggiore nella lattuga a foglia rossa rispetto a quella verde-rossa e verde”.
L'analisi ha riguardato tre diverse varietà di lattuga: la Batavia dal colore verde, la Marvel of Four Seasons, che è verde-rossa, e la Oak Leaf, completamente rossa. Le tre lattughe sono state analizzate grazie a nuove tecniche di risonanza definite EPR, ovvero Electron Spin Resonance. Per la prima volta è stato dimostrato un nesso fra il comportamento cinetico degli estratti di lattuga, differentemente pigmentata, e la relativa composizione in metaboliti antiossidanti. “Ma attenzione, la diversa velocità nell’azione di contrasto dei radicali liberi non significa che alcuni antiossidanti siano preferibili ad altri e infatti, a seconda della loro solubilità nella matrice organica e alla diversa capacità detossificante, gli antiossidanti veloci, come le cianidine, sono capaci di reagire rapidamente con i radicali proteggendo le cellule dall’ossidazione, mentre quelli ad azione lenta, come i carotenoidi, possono avere un’azione più prolungata nel tempo a livello del nostro organismo”, ha precisato la prof.ssa Ranieri.


http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/jf503260v

16-06-2015

L’infezione renale, nota come pielonefrite, di solito è causata da un’infezione batterica che si espande dal tratto urinario alla vescica attraverso l’uretra e infine ai reni. Può interessare un rene o entrambi. Le donne, in particolare le donne in stato di gravidanza, hanno un più alto rischio di infezione renale rispetto agli uomini. I fattori che aumentano il rischio di sviluppare questa condizione, comprendono l’ostruzione del tratto urinario, indebolimento del sistema immunitario, effetti collaterali di alcuni trattamenti, l’uso prolungato di catetere urinario, calcoli renali. Alcuni dei sintomi più comuni dell’infezione renale, sono dolore nella parte bassa della schiena, dolori addominali, nausea e vomito, febbre, dolore o sensazione di bruciore durante la minzione, la necessità di urinare spesso, dolore localizzato sopra l’osso pubico e cambiamento del colore delle urine. Se non curata in tempo, l’infezione del rene può portare a gravi complicazioni e danneggiare in modo permanente i reni. E’ necessario consultare un medico per la diagnosi ed il trattamento di questa condizione. Alcuni rimedi naturali, tuttavia, possono ridurre i sintomi e favorire la guarigione. Di seguito alcuni rimedi naturali per il trattamento dell’infezione urinaria:

1. AUMENTARE L’ASSUNZIONE DI LIQUIDI

Aumentare l’assunzione di liquidi quando si soffre di una infezione renale può aiutare a ridurre i sintomi e promuovere il recupero rapido. L’assunzione di liquidi contribuirà ad eliminare i batteri, i rifiuti e prodotti tossici dai reni e tenerli puliti e sani.

- Bere almeno 8-10 bicchieri di acqua al giorno.
- Si possono anche bere 1-2 bicchieri di acqua con limone.
- Bere succhi di frutta e verdura in modo che il vostro corpo possa ottenere tutte le vitamine e i minerali necessari per combattere l’infezione.

Nota: Evitare caffè e bevande alcoliche fino a quando l’infezione viene eliminata.

2. IMPACCHI DI ACQUA CALDA

Il dolore nel basso addome, schiena e fianchi è molto comune quando si soffre di un’infezione renale. È possibile applicare impacchi di acqua calda per ridurre il dolore, rilassare i muscoli dell’addome e alleviare la pressione dalla vescica. L’impacco contribuirà inoltre a ridurre l’infiammazione.

- Preparare una borsa di acqua calda e mettere sulla zona addominale inferiore, schiena e fianchi per alcuni minuti. Ripetere se necessario.

3. SUCCO DI MIRTILLI

Il succo di mirtilli offre potenti benefici per la salute dei reni: è utile nel trattamento delle infezioni del tratto urinario e può anche prevenire le infezioni renali. Il succo di mirtilli infatti, rende l’urina più acida. Questo impedisce ai batteri di prosperare sulla parete della vescica e quindi riduce il rischio di infezione. Bere un bicchiere di succo di mirtillo senza zucchero, al giorno. Non bere questo succo in grandi quantità o per periodi di tempo prolungati in quanto può causare effetti indesiderati. Bere più di 1 litro di succo al giorno per un lungo periodo di tempo, può aumentare la probabilità di sviluppare calcoli renali perché contiene ossalato.

4. YOGURT

Lo yogurt che contiene antiossidanti e probiotici può aiutare a curare un’infezione renale e anche evitare la sua recidiva. I batteri vivi nello yogurt inibiscono l’adesione dei batteri alle cellule epiteliali del tratto urinario. Inoltre, lo yogurt aiuta a stimolare il sistema immunitario.

- Mangiare 2-3 tazze di yogurt bianco con fermenti vivi, al giorno.
- È inoltre possibile aggiungere frutta ricchi di fibre come mele o fare un gustoso frullato e bere 1 o 2 volte al giorno.

5. AUMENTARE L’ASSUNZIONE DI VITAMINA C

La vitamina C aiuta il sistema immunitario a combattere le infezioni.

- Mangiare 1-2 arance, pompelmi o altri agrumi, al giorno.
- Mangiare cibi ricchi di vitamina C, come broccoli, kiwi, peperoni, patate, fragole, cavoli e pomodori.
- Si possono anche assumere integratori di vitamina C una volta al giorno, preferibilmente con la colazione. Consultare un esperto per il corretto dosaggio.

6. ALTEA

Un popolare rimedio a base di erbe per le infezioni renali è la radice di altea. Ha proprietà diuretiche che incoraggiano l’aumento del flusso di urina, in modo che le tossine e i prodotti nocivi possono essere eliminati dal corpo. Inoltre, la radice di altea può facilmente combattere gli organismi patogeni. Le sue proprietà antiossidanti proteggono le cellule lungo il tratto urinario dai danni dei radicali liberi.

- Aggiungere 1 cucchiaio di radici di altea secche o foglie, in una tazza di acqua calda. Lasciare riposare per 8 a 10 minuti, poi filtrare. Bere 2-4 tazze di questa soluzione ogni giorno fino a quando l’infezione non migliora.

Nota: le donne in stato di gravidanza o in allattamento e le persone che hanno il diabete, non devono assumere l’altea.

7. PREZZEMOLO

Il succo di prezzemolo funziona come un detergente per i reni, promuovendo un aumento del flusso di urina. Ciò significa che può aiutare a eliminare le tossine nocive e microrganismi presenti nei reni.

- Aggiungere 1 cucchiaio di prezzemolo tritato fresco ad una tazza di acqua bollente. Lasciar riposare per 5 minuti e poi filtrare. Bere due volte al giorno per un paio di settimane per combattere un’infezione renale.
- Si può anche mescolare ¼ di tazza di succo di prezzemolo, ½ di tazza di acqua e un pò di miele e succo di limone. Bere 2 volte al giorno per 1-2 settimane.

Nota: Il prezzemolo può aiutare a ridurre i sintomi e promuovere il recupero da un’infezione renale, ma si consiglia di consultare un esperto prima di utilizzare questa erba perchè potrebbe interferire con alcuni farmaci.

8. ACETO DI MELE

L’aceto di mele contiene acido malico, che ha proprietà antibatteriche che possono aiutare nel trattamento di infezioni renali. Inoltre, favorisce l’equilibrio dei livelli di pH nel corpo e previene la diffusione dell’infezione.

- Mescolare 1 cucchiaio di aceto di mele biologico e 2 cucchiaini di miele in un bicchiere di acqua tiepida. Bere 2 volte al giorno per un paio di settimane.

9. AGLIO

Le proprietà naturali antibiotiche dell’aglio aiutano anche a combattere le infezioni renali. Inoltre, l’aglio ha proprietà diuretiche e aiuta i reni ad eliminare le tossine e microrganismi dannosi dal corpo.

- Mangiare 3 spicchi d’aglio crudo al giorno a stomaco vuoto per risolvere un’infezione renale.

10. MELE

Le mele sono ricche di fibre e proprietà antinfiammatorie, e, quindi, contribuiscono a trattare le infezioni renali. Le mele possono mantenere le urine più acide ed evitare che i batteri nocivi possano crescere. Il consumo regolare di questo frutto può anche ridurre il rischio di problemi legati ai reni.

- Mangiare una mela biologica ogni giorno per mantenere la corretta funzione dei reni.

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