Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

16-06-2015

La US Food and Drug Administration (FDA) ha inviato una lettera di avvertimento alla Diamond Foods per dimostrare la veridicità delle informazioni diffuse riguardo agli effetti sulla salute dei grassi omega-3 presenti nelle noci. Poiché le informazioni citavano indicazioni sul fatto che i grassi omega-3 nelle noci potevano prevenire o proteggere contro la malattia, la FDA ha dichiarato che le noci dovevano considerarsi alla stregua di “nuovi farmaci” e come tali avrebbero richiesto una New Drug Application per essere approvate dalla FDA. In base all’attuale normativa FDA, se un integratore alimentare naturale ha un efficacia medica, viene automaticamente classificato come un farmaco. I regolamenti attuali vietano che i produttori di integratori dietetici o i produttori di alimenti associno qualsiasi riferimento a studi scientifici che documentino una potenziale azione curativa per una qualsiasi condizione patologica dei loro prodotti, punibile con multe molto salate e anche il carcere, anche se i dati scientifici risultassero completamente credibili e veri.

 

http://www.thenewamerican.com/usnews/health-care/item/1906-walnuts-are-drugs-says-fda

16-06-2015

La stanchezza oculare è una sindrome caratterizzata da un insieme di sintomi che provocano un disagio della vista che si manifesta con arrossamento, prurito, secchezza, sensazione di sabbia sotto le palpebre, vista sfuocata, instabile e sdoppiata. L’esposizione prolungata a monitor di computer e le problematiche annesse (dimensione dei caratteri, variazione frequente della distanza della messa a fuoco, durata del lavoro, luminosità e altro) costituiscono una delle cause più diffuse per una sollecitazione dell’apparato oculare. Alcuni ricercatori giapponesi hanno condotto uno studio per valutare l’effetto dell’estratto di mirtillo nero sull’affaticamento oculare indotto da un’esposizione acuta a video terminali. Lo studio, condotto in modalità doppio cieco in una struttura ospedaliera giapponese dall’agosto 2012 al febbraio 2013, ha reclutato 80 impiegati 20-40enni che utilizzavano computer. I lavoratori sono stati divisi in due gruppi assegnando loro giornalmente 480 mg di estratto di mirtillo o un placebo per 8 settimane. Sono stati valutati con un questionario alcuni parametri visivi e sintomi oggettivi di affaticamento oculare prima dell’inizio dello studio, e dopo 4 e 8 settimane di supplementazione con l’estratto o il placebo. I risultati hanno mostrato una minore sintomatologia soggettiva (affaticamento, dolore, pesantezza e disagio oculari) nel gruppo degli impiegati che avevano assunto l’estratto di mirtillo rispetto al placebo. Il mirtillo nero è una pianta che cresce spontanea nelle zone montuose dell’Europa e dell’America del Nord. Le sue bacche sono ricche di antocianidine, sostanze ad azione antiossidante e antinfiammatoria che svolgono effetti protettivi in particolare sul processo visivo e sul tono venoso. Il mirtillo nero mostra anche effetti benefici su alcuni parametri cardiometabolici (ipertensione, glicemia, obesità).

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25923485

15-06-2015

Molti malati di cancro hanno riferito di aver superato la malattia adottando una dieta chetogenica, che prevede l’eliminazione dei carboidrati, la loro sostituzione con grassi sani e proteine. Vari studi su animali hanno dimostrato che i topi nutriti con una dieta priva di carboidrati sono sopravvissuti a un tumore metastatico molto aggressivo molto meglio di quelli trattati con chemioterapia. Le cellule normali hanno una flessibilità metabolica tale da adattarsi a utilizzare i corpi chetonici al posto del glucosio. Le cellule tumorali non hanno questa flessibilità metabolica per cui, quando si eliminano i carboidrati, che si trasformano in zuccheri, le cellule tumorali muoiono di fame.
Mangiare i grassi non è dannoso per il cuore specialmente se si utilizzano “grassi benefici” che includono olio di cocco, burro (possibilmente non pastorizzato), uova biologiche, avocado e frutta secca non trattata. La maggior parte delle persone ha bisogno di ben 50-70 per cento di grassi salutari nella dieta per ottimizzare la salute.

 

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2013/03/10/ketogenic-diet.aspx

15-06-2015

Non c’è donna al mondo che non ami i tacchi alti: slanciano, sono eleganti e danno quel tocco di sensualità che fa impazzire gli uomini. Peccato però che indossarli significa mettere a dura prova i piedi con vesciche, gonfiori e, nei casi peggiori, anche slogature e stiramenti. Uno studio condotto presso l’University of Alabama ha analizzato quali sono i rischi a cui si va incontro quando si indossano dei tacchi vertiginosi. La ricerca si basa sui dati relativi agli incidenti provocati dall’uso delle scarpe alte, raccolti in alcuni pronto soccorso americani in 10 anni, dal 2002 al 2012. In questo lasso di tempo sono state 123.355 le americane che, mentre indossavano i tacchi alti, hanno danneggiato la loro salute con lesioni alle caviglie o ai piedi. Stando ai dati della ricerca, le più colpite da problemi del genere sono le giovani di un’età compresa tra i 20 e i 29 anni, e, a dispetto di quanto ci si potrebbe aspettare, gli incidenti si sono verificati in casa e non in discoteca. Indossare tacchi di 10 centimetri almeno 3 volte a settimana, dice la statistica, significa che gli effetti sulla salute potrebbero essere devastanti: metatarsalgie, alluce valgo, neuroma di Morton, riduzione della motilità dell’articolazione sono solo alcuni dei possibili problemi. Ma perché le scarpe alte fanno così male? Semplice, la base di appoggio è ridotta e di conseguenza è molto facile avere dei traumi mentre si cammina.

 

http://www.jfas.org/article/S1067-2516(15)00122-2/abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25977152

http://www.medicaldaily.com/high-heels-causing-more-ankle-and-foot-injuries-particularly-among-women-their-20s-334754

15-06-2015

Uno studio recente ha dimostrato che la chirurgia artroscopica del ginocchio per lesioni meniscali degenerative non da benefici. Quattro studi nel corso dell’ultimo decennio gettano dubbi se la chirurgia artroscopica del ginocchio stia offrendo reali benefici a chi soffre di dolore al ginocchio.
Esercizio adeguato è la chiave per prevenire e alleviare la maggior parte del dolore al ginocchio, rafforzando l’articolazione e le sue strutture di supporto, migliorandone la flessibilità, e contribuendo a ottimizzare il peso corporeo. Un certo numero di integratori sono particolarmente utili, come la vitamina D, MSM, astaxantina, curcuma, e molti altri.

 

http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1305189?query=featured_home

http://www.npr.org/sections/health-shots/2013/12/26/257350215/common-knee-surgery-may-help-no-more-than-a-fake-operation

http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1301408

http://www.nytimes.com/2013/12/26/health/common-knee-surgery-does-very-little-for-some-study-suggests.html?_r=1&adxnnl=1&adxnnlx=1388347589-A+B2f/oWSeehQpJhoPTM/A

http://www.scientificamerican.com/article/placebo-effect-a-cure-in-the-mind/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19678780

 

15-06-2015

Secondo i dati Istat, la fotografia della fertilità nel nostro paese solleva qualche preoccupazione: sono circa 64 mila i bambini nati in meno tra il 2008 e il 2013. Una coppia su cinque non riesce ad avere figli in modo naturale. Solo vent’anni fa la percentuale era la metà. L’infertilità riguarda nel 40% dei casi gli uomini, nel 40% le donne, e nel 20% entrambi. Nella donna, come spiega Andrea Lenzi, nuovo presidente della Società italiana di endocrinologia, “tra i 10 e i 15 anni le patologie femminili che più danneggiano la fertilità sono i disturbi del comportamento alimentare e le infezioni genitali, oltre alle alterazioni ormonali. Quando si cresce, tra i 20 e i 40 anni, le malattie che mettono a rischio la fertilità sono i disturbi ovulatori, l’ovaio policistico, le infezioni genitali, i fibromi“. Ma i fattori che alterano la fertilità, sia maschile che femminile, sono vari. Ultimamente, ad esempio, abbiamo visto una ricerca che mostra una relazione diretta tra gli alimenti contaminati e la qualità degli spermatozoi.
Eccone 10 che possono influenzare la fertilità nelle donne.

1. OBESITA’

Sono diversi gli studi che collegano l’infertilità all’obesità femminile. Uno di questi risale a qualche anno fa ed è stato condotto dai ricercatori americani della Johns Hopkins University di Baltimore (Maryland). Secondo gli scienziati, nelle donne obese l’ipofisi risponde ai livelli troppo elevati di insulina (sovraprodotta nelle persone a livelli patologici di sovrappeso) innescando una serie di disfunzioni ormonali che bloccano la funzione delle ovaie e danneggiano la fertilità. Un altro studio condotto nel 2009 ha trovato che le donne che soffrono di obesità a 18 anni hanno una probabilità maggiore di sviluppare la sindrome dell’ovaio policistico e problemi futuri di fertilità.

2. ESSERE TROPPO MAGRE

Proprio come un peso eccessivo può influire sulla fertilità femminile, anche essere troppo magri può generare problemi. Qualche anno fa, i ricercatori dell’Advanced Fertility Center of Chicago (Usa) hanno esaminato i dati di 2.500 donne che avevano fatto ricorso alla fecondazione in vitro nel corso di 8 anni. Dopo averle divise in tre gruppi di peso - molto magre, normali e sovrappeso o obese, gli studiosi hanno incrociato i dati con il numero di bambini nati rilevando che, mentre nel gruppo delle normo-peso il tasso di nascita era pari al 50%, nel gruppo delle obese era il 45% e in quello delle “molto magre” era il 34%.

3. PRODOTTI CHIMICI PER LA CASA

Non solo cattive abitudini alimentari, ma anche i prodotti che utilizziamo per la pulizia delle nostre case possono compromettere la fertilità di una donna. L’esposizione a sostanze inquinanti, pesticidi e composti industriali, infatti, può diminuire la capacità di una coppia di avere figli fino al 29%. Non solo: secondo uno studio della Washington University, 15 prodotti chimici comuni, tra cui ftalati e pesticidi, potrebbero essere associati con la menopausa precoce.

4. FUMO

Fumare rende meno fertili. Le fumatrici, infatti, hanno tassi di infertilità più alti, una fecondità ridotta, e impiegano più tempo a concepire. La dannosità del fumo, che incide direttamente sulle ovaie femminili, è direttamente correlata a quante sigarette si consumano quotidianamente. L’impatto sembra essere dovuto all’interferenza delle sostanze tossiche contenute nel fumo con la maturazione degli ovociti. Secondo l’American Society for Reproductive Medicine, il fumo sarebbe responsabile fino al 13% di tutti i casi di infertilità. Inoltre, ha conseguenze negative anche sull’andamento della gravidanza e sul benessere del feto e del neonato.

5.TROPPO ESERCIZIO FISICO

Troppo esercizio e stress fisico può avere un impatto negativo sull’ovulazione. L’attività fisica, se praticata correttamente, ha degli ottimi benefici sulla salute in generale dell’organismo. Anche sulla fertilità. Al contrario, esagerare può provocare dei cambiamenti nell’andamento del ciclo mestruale.

6. MALATTIE DELLA TIROIDE

Secondo un recente studio, le malattie della tiroide possono avere effetti significativi sulla salute riproduttiva delle donne, oltre che sull’andamento delle gravidanze. Gli ormoni tiroidei controllano il metabolismo attraverso la produzione di due ormoni, triiodotironina e tiroxina. Questi ormoni hanno un ruolo chiave nella crescita e nello sviluppo. Cambiamenti nella funzione della tiroide possono avere un grande impatto sulla funzione riproduttiva, prima, durante e dopo il concepimento.

7. STRESS

Lo stress altera i livelli ormonali e l’ovulazione. Secondo uno studio pubblicato su Human Reproduction, anche piccoli livelli di stress possono essere causa di infertilità.

Oltre a questi 7 elementi che possono influenzare la fertilità femminile, ne esistono altri che naturalmente non possono essere ignorati, come ad esempio particolari condizioni mediche (ovaio policistico, endometriosi, fibromi uterini), o malattie sessualmente trasmissibili, come clamidia e gonorrea, che se non adeguatamente trattate possono causare problemi di fertilità.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2010-09/cp-aml083110.php

http://news.health.com/2009/10/19/obesity-may-affect-fertility-young-women/

http://www.dailymail.co.uk/health/article-2051512/Being-skinny-damages-fertility-obesity.html

http://ehp.niehs.nih.gov/1205301/

https://www.rcog.org.uk/en/news/tog-release-new-review-looks-at-the-effect-of-thyroid-disorders-on-reproductive-health/

http://humrep.oxfordjournals.org/content/early/2014/03/06/humrep.deu032.abstract?sid=57cf1974-2f55-4eec-8f3e-a266c781ffde

14-06-2015

Gli integratori a base di soia hanno fama di evitare le vampate, sudorazione notturna, e altri sintomi della menopausa. Ma una serie deludenti studi hanno dimostrato che gli integratori di soia in realtà non hanno alcuno di tali effetti ed inoltre non riducono l’invecchiamento legato alla perdita di massa ossea che può portare all’osteoporosi. Durante la menopausa, il corpo di una donna produce meno estrogeni e progesterone. Le proteine della soia erano considerate un possibile trattamento avendo i ricercatori osservato che le donne in Asia tendono ad avere tassi più bassi di perdita ossea e osteoporosi. Secondo la CNN: “Quindi, se la soia non è vantaggiosa, quali opzioni rimangono alle donne? Per evitare la perdita di tessuto osseo, le donne dovrebbero ottenere abbastanza calcio e vitamina D, e regolare esercizio fisico“.

COMMENTO

Concordo pienamente con i lavori effettuati sui derivati della soia in quanto, vista la molteplicità di sostanze negative presenti in esso, bisognerebbe bandire questo alimento dall’alimentazione umana. Tuttavia non sono neppure d’accordo con il commento della CNN perché è ormai risaputo che il calcio non risolve proprio un bel niente e, anzi, ogni giorno aumentano i lavori che dimostrano la sua pericolosità come supplemento. Le sostanze necessarie per problemi legati alla menopausa e osteoporosi sono molteplici e dovrebbero essere assunte con regolarità in questo periodo della vita. Il progesterone naturale è un fattore fondamentale di riequilibrio ormonale e del metabolismo del calcio, così come l’uso di vitamina D3 e, ancor di più, vitamina K2, magnesio e boro.

 

http://edition.cnn.com/2011/HEALTH/08/08/soy.bone.loss.flashes/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21824950

14-06-2015

Una sostanza nutriente trovata nel cacao, tè verde e uva, potrebbe avere un impatto significativo sui danni delle cellule del cervello che porta al morbo di Alzheimer, secondo i risultati di uno studio condotto da scienziati del Kings College di Londra (Regno Unito). Un gruppo di ricerca guidato dal dottor Robert Williams, uno scienziato del Wolfson Centre for Age Related Diseases, ha esaminato gli effetti dell’epicatechina, un nutriente trovato in abbondanza nei tre alimenti, in un modello di malattia di Alzheimer e ha valutato l'efficacia potenziale che potrebbe avere nel rallentare i segni di deterioramento portato dalla malattia. Si pensa, che la malattia di Alzheimer sia causata da un accumulo di proteine adesive nel cervello chiamate “placche amiloidi”. I risultati hanno rivelato che l’epicatechina può impedire la loro formazione. "Abbiamo scoperto che l’epicatechina protegge le cellule cerebrali dai danni. Questo è interessante perché l’epicatechina è uno dei pochi flavonoidi noti per accedere al cervello, suggerendo che ha il potenziale per essere bioattiva negli esseri umani", ha detto il dottor Williams. "I nostri risultati supportano il concetto generale che l'assunzione di cibi ricchi di flavonoidi, o integratori, potrebbe avere un impatto sullo sviluppo e la progressione della demenza". 
Un altro studio pubblicato sul Journal of Alzheimer suggerisce che una combinazione di vitamina D e curcumina, il componente principale della spezia curcuma, può eliminare le placche amiloidi dal cervello nei soggetti già affetti dalla malattia. Gli scienziati della David Geffen School of Medicine presso l'Università della California, Los Angeles, hanno scoperto che le due sostanze nutrienti possono stimolare il sistema immunitario in modo tale che al corpo viene richiesto di rimuovere l'accumulo tossico. Attraverso una serie di esperimenti, i ricercatori sono stati in grado di determinare che la curcumina e la vitamina D intervengono sulle placche amiloidi attraverso un meccanismo d'azione comune. La curcumina ha dimostrato di aiutare i globuli bianchi ad attaccarsi alle placche, mentre la vitamina D ad aumentare la velocità con cui le cellule sono in grado di fagocitarle.
"Ci auguriamo che la vitamina D e la curcumina, entrambe sostanze presenti in natura, possano offrire nuove possibilità di prevenzione e di trattamento per la malattia di Alzheimer", ha detto l'autore dello studio il dottor Milan Fiala. La curcumina è stata studiata per diversi anni in relazione alla prevenzione della malattia di Alzheimer. Recenti ricerche suggeriscono anche che bassi livelli di vitamina D rappresentano un fattore di rischio per la malattia. Tuttavia, questo è il primo studio che collega direttamente ad un possibile trattamento per la condizione.

 

http://www.telegraph.co.uk/news/health/news/5793300/Plant-chemicals-keep-Alzheimers-at-bay-study-finds.html

http://hbri.org/NewsandEvents_files/VitaminDArticleCashmanFialaJAD.pdf

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2746037/

14-06-2015

Fino agli anni ‘70, la maggior parte dello zucchero era saccarosio derivato dalle barbabietole da zucchero o dalla canna da zucchero. Ma lo zucchero da cereali, particolarmente lo sciroppo di amido ricco in fruttosio (HFCS), ora è più popolare perché è molto meno costoso da produrre. Inoltre contiene quasi due volte il fruttosio degli zuccheri che sono venuti prima di esso. Fra il 1980 e il 1994 negli USA, il consumo medio di fruttosio è aumentato da 39 libbre all’anno a 83 libbre all’anno. Il fruttosio non contiene enzimi, vitamine o minerali ed esso favorisce l’eliminazione di micronutrienti dal corpo. Il fruttosio non legato, trovato in grande quantità nell’HFCS, può interferire con l’utilizzo da parte del cuore di minerali quali magnesio, rame e cromo. Il fruttosio inoltre riduce l’affinità dell’insulina per i suoi recettori, che è la principale caratteristica del diabete di tipo 2. L’HFCS è implicato nell’incremento dei livelli di colesterolo ematico ed è un inibitore dell’attività dei globuli bianchi del sistema immunitario.

COMMENTO

Questo interessante rapporto ha collegato una miriade di problemi di salute che si sono sviluppati nel tempo, come risultato dell’incremento d’uso dello sciroppo di amido ricco fruttosio nella maggior parte dei alimenti industriali. Mentre un certo numero di “esperti” ancora sta dibattendo sul valore nutritivo dello sciroppo d’amido ricco in fruttosio, esistono un gran numero di prove che dicono il contrario, cominciando dall’epidemia di obesità in gran parte provocata dalle bevande zuccherate tipo soda. Il consumo di sciroppo d’amido ricco in fruttosio aggrava non soltanto l’obesità, ma nuoce anche ad organi come il fegato e il pancreas, favorisce l’osteoporosi, l’anemia e patologie del cuore, per citarne appena alcuni. Così, quando sentite gli annunci pubblicitari per prodotti alimentari che affermano la “naturalità” del prodotto, ricordatevi che lo sciroppo d’amido ricco in fruttosio è tutto tranne che biologico o naturale.

 

http://www.westonaprice.org/health-topics/the-double-danger-of-high-fructose-corn-syrup/

 

14-06-2015

Uno studio olandese durato 15 anni e pubblicato sulla rivista Heart ha rilevato che tra 27,939 donne professioniste della salute, sane, dell’età media di 54 anni, che hanno ricevuto random 100 mg di aspirina ogni giorno o un placebo, il rischio di sanguinamento gastrointestinale ha superato il beneficio che si poteva ricevere nella prevenzione del cancro del retto e di malattie cardiovascolari, nei soggetti sotto i 65 anni di età. Le promesse di un apporto benefico per la salute a lungo termine dovuto all’aspirina stanno crollando in picchiata. Per fortuna, sono note delle alternative naturali, più sicure ed efficaci rispetto a questo farmaco sintetico!

ARTIGLIO DEL DIAVOLO

L’artiglio del diavolo è una pianta di origine sudafricana, popolare anche in Europa da almeno due secoli. Questo prodotto si è dimostrato efficace come antinfiammatorio per l’artrite, la tendinite e i dolori muscolari. La commissione sanitaria tedesca l’ha approvato come farmaco naturale da somministrare senza prescrizione.

ZENZERO

Introdurre questa piccola radice nella dieta quotidiana può davvero aiutare nel combattere la nausea, ma anche per scongiurare le infiammazioni. Lo zenzero è di uso comune da anni nelle terapie asiatiche, indiane e arabe che trattano l’infiammazione associata all’artrite e alla colite ulcerosa. Lo zenzero si può assumere fresco, in capsule o in tisane.

CURCUMA

La curcuma è un ingrediente comune in molti piatti. Questa spezia viene utilizzata da migliaia di anni per combattere l’infiammazione. Se ne può aggiungere un pò alle uova, alle zuppe, ai condimenti per l’insalata, ai sughi e a molti altri piatti. Questa spezia non solo può ridurre l’infiammazione, ma supporta anche la digestione. Si può aggiungere anche un pò di pepe di Cayenna per permettere all’organismo di assimilare al meglio la curcuma.

CILIEGIE

Le sostanze chimiche che donano alle ciliegie il loro colore rosso sono in grado di alleviare il dolore meglio dell’aspirina e possono fornire una protezione antiossidante paragonabile agli integratori disponibili in commercio, come la vitamina E, secondo i ricercatori della Michigan State University. I nuovi risultati suggeriscono che il consumo di ciliegie potrebbe avere il potenziale di ridurre le malattie cardiovascolari o croniche nell’uomo (come artrite e gotta). Esse inibiscono anche gli enzimi noti come cicloossigenasi 1 e 2, obiettivi dei farmaci antinfiammatori, a dosi di più di dieci volte inferiori rispetto all’aspirina. Sono efficaci come l’ibuprofene e come molti farmaci antinfiammatori non steroidei.

PICNOGENOLO

Il picnogenolo è un potente antiossidante estratto dal pino marittimo francese. Nel 1999 un importante studio pubblicato sulla rivista Thrombotic Research ha messo in evidenza come il picnogenolo fosse superiore (ed efficace ad un dosaggio più basso) rispetto all’aspirina nell’inibire la coagulazione del sangue correlata al fumo, senza il significativo (e potenzialmente mortale) tempo di sanguinamento associato all’utilizzo dell’aspirina. E’ anche in grado di ridurre la pressione del sangue ed ha un effetto antinfiammatorio.

CORTECCIA DI SALICE BIANCO

La corteccia del salice comune è fonte di una vasta gamma di glicosidi fenolici, di cui la salicina è la più importante. Come l’aspirina, le indicazioni per utilizzare la corteccia di salice bianco sono stati febbrili di media entità, disturbi reumatici acuti e cronici, lievi mal di testa e dolori causati dall’infiammazione.

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