Angelo Ortisi
DORMIRE SUL FIANCO SINISTRO PUO’ AIUTARE LA DIGESTIONE.
10-06-2015
I monaci buddisti,dopo i pasti, sono solito coricarsi soltanto per dieci minuti e lo fanno solo sul lato sinistro. Almeno questo è ciò che si dice. Resta il fatto che posizionarsi sul lato sinistro del loro corpo facilita l’intero processo digestivo. La ragione si trova nella stessa fisionomia del corpo umano. Il sistema linfatico, infatti, pende sul lato sinistro per cui posizionandosi su questo lato il fegato, lo stomaco, il pancreas e la vescica lavorano meglio (perché “più comodi”) neutralizzando acidi e grassi. Quindi a differenza di quanto si possa credere, per sentirsi più leggeri dopo i pasti basterebbe una pennichella - sul lato sinistro - di dieci, massimo quindici minuti. Stessa cosa vale per la sera: posizionarsi sul fianco sinistro quando ci si corica, può aiutare il processo di digestione, soprattutto dopo un pasto abbondante.
LE RAGAZZE ORA COMINCIANO LA PUBERTA’ ALL’ETA’ DI 9 ANNI.
10-06-2015
Sempre più ragazze stanno raggiungendo la pubertà prima dei 10 anni. Il fenomeno potrebbe essere collegato all’obesità o all’esposizione a prodotti chimici presenti nel ciclo alimentare. Ciò sta mettendo le ragazze ad un rischio aumentato di cancro al seno a lungo termine. Uno studio ha rivelato che lo sviluppo del seno ora comincia tipicamente ad un’età media di 9 anni e 10 mesi, un anno intero in anticipo rispetto a quanto trovato da uno studio simile effettuato nel 1991. Il Times riferisce: “gli scienziati avvertono che ragazze così giovani non sono preparate a far fronte allo sviluppo sessuale. Iniziare la pubertà troppo presto può significare un’esposizione più lunga agli effetti degli estrogeni, che sono un fattore nel cancro al seno. Esiste inoltre un rischio maggiore di malattie cardiache”.
http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2010/07/10/girls-now-begin-puberty-at-age-9.aspx
http://www.thesundaytimes.co.uk/sto/news/uk_news/Health/article316180.ece
http://www.telegraph.co.uk/news/health/7827533/Why-are-girls-reaching-puberty-younger.html
IL FLUORO NELL’ACQUA POTABILE POTREBBE CAUSARE IPOTIROIDISMO.
10-06-2015
Secondo una ricerca condotta in Inghilterra, bere acqua potabile con aggiunta di fluoro aumenterebbe notevolmente il rischio di sviluppare ipotiroidismo. L’ipotiroidismo è uno dei disturbi che interessa la tiroide, la ghiandola situata alla base del collo, che si occupa di produrre particolari ormoni importanti per molte delle funzioni del nostro organismo. I sintomi sono abbastanza chiari: la bassa funzionalità della tiroide genera stanchezza, aumento di peso, stipsi, dolore, pelle secca, diradamento dei capelli. Secondo uno studio condotto in Inghilterra, il fluoro aggiunto all’acqua potabile risulterebbe associato a una più alta incidenza (ben il 30% in più) di ipotiroidismo diagnosticato. L’articolo è stato pubblicato sul Journal of Epidemiology e Community Health. Lo studio è stato condotto da Steven Peckham dell’University of Kent. Nello studio, i ricercatori hanno esaminato i livelli di fluoro nella fornitura di acqua potabile in Inghilterra. Circa il 20% della popolazione inglese vive in aree dove c’è acqua che, naturalmente o artificialmente, contiene circa 1 milligrammo di fluoro per litro. Gli esiti delle indagini hanno portato a supporre che nelle aree con livelli superiori a 0,3 mg per litro di fluoro, il tasso di casi di ipotiroidismo fossero superiori alla norma del 30%. Una notizia che è stata accolta male, soprattutto negli Stati Uniti, dove questa sostanza viene aggiunta in circa il 75% delle risorse idriche comunali, per prevenire la carie, e dove il limite raccomandato di fluoro nell’acqua è di 0,7 mg/l, circa due volte in più di quello raccomandato in Inghilterra. Ma non sarebbe l’unico problema. Il fluoro, in grandi quantità, è una sostanza pericolosa per la salute umana. Grazie a uno studio di revisione condotto nel marzo del 2014, questa sostanza è stata inserita all’interno della lista delle sostanze sostanze neurotossiche pericolose per il cervello nel periodo dello sviluppo.
I risultati di quest’ultima ricerca condotta dall’Università del Kent non fanno altro che completare un quadro di riferimento che mette in dubbio l’utilizzo di questo supplemento. I dati hanno spinto i ricercatori a chiedere una revisione della politica sanitaria pubblica inglese, che attualmente favorisce la fluorizzazione dell’acqua per proteggere la salute dei denti dei cittadini. Il principale vantaggio attribuito al fluoro è quello di contribuire a ridurre il rischio di carie. Una cosa che ha portato le industrie di mercato ad aggiungerlo in molte marche di dentifricio e, in alcune zone, alla rete idrica. Anche se l’efficacia e sicurezza di questo supplemento non sarebbero poi così sicuri. Eppure non tutti sono d’accordo con gli esiti della ricerca condotta da Peckham. Sembra, infatti, che la Sanità pubblica inglese abbia respinto lo studio, aggiungendo che “decenni di ricerca ci dicono che la fluorizzazione dell’acqua è una misura sicura ed efficace per la salute pubblica, e non mostra alcuna associazione con una funzione tiroidea ridotta“. La comunità scientifica e l’opinione pubblica appaiono divise sui rischi e i vantaggi dell’uso di questa sostanza, eppure, sono molti i Paesi che stanno rimuovendo il fluoro dall’acqua potabile. In Europa la pratica della fluorizzazione, ad esempio, è cessata nel 97% dei Paesi che ne fanno parte.
http://jech.bmj.com/content/early/2015/02/09/jech-2014-204971.abstract
http://www.huffingtonpost.com/2014/02/14/chemicals-brain-development_n_4790229.html
http://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(13)70278-3/abstract
VI SIETE MAI CHIESTI COME MAI I NOSTRI NONNI NON SOFFRISSERO DI ALLERGIE ALIMENTARI?
09-06-2015
Vi siete mai chiesti come mai i nostri nonni non soffrissero di allergie alimentari, o comunque perché questo disturbo non fosse così frequente come oggi? Le allergie alimentari stanno diventando una preoccupazione per quasi ogni famiglia e sono in netta crescita. Oltre a rendere difficile la vita a coloro che soffrono di questa moderna epidemia, questo produce un ulteriore costo sia per il sistema sanitario che per le tasche di tutti. Ogni 3 minuti una reazione allergica alimentare manda qualcuno al pronto soccorso, che in un anno significa 200.000 visite al pronto soccorso. Secondo uno studio pubblicato nel 2013 dal CDC, le allergie alimentari tra i bambini negli Stati Uniti sono aumentate di circa il 50% tra il 1997 e il 2011. E in Italia le cose non vanno meglio. Sembra che l’allergia al latte sia la più diffusa, probabilmente perché nel prodotto si trovano diversi ormoni della crescita e i residui di antibiotici di cui si abusa negli alimenti intensivi. C’è dunque qualcosa di estraneo nel cibo di oggi che prima non c’era? Assolutamente sì.
Gli alimenti industriali in generale possono contribuire a provocare le allergie per una serie di ragioni diverse. I cibi elaborati contengono una varietà di coloranti, aromi, conservanti e altri additivi che possono avere un grande impatto. I nostri nonni non avevano le allergie alimentari per un motivo molto semplice: mangiavano cibo senza conservanti e non elaborato. Gli alimenti provenivano dalle aziende agricole e dai mercati, se non dal proprio orto. I bambini venivano nutriti con il latte materno. In quei giorni, la parola dieta non esisteva: non ci si abbuffava come facciamo oggi e il cibo non causava gonfiore e obesità perché non era elaborato con sostanze chimiche, additivi, stabilizzanti, conservanti, aromi e tutto ciò che troviamo oggi negli alimenti. Le carni provenivano da animali che non erano imbottiti di ormoni. Si mangiava fuori sporadicamente e anche in quei casi si consumavano piatti tradizionali, cucinati in casa con ingredienti freschi. I nostri nonni, inoltre, non restavano chiusi in casa a giocare con il computer e lo smartphone, ma uscivano sull’erba, scalavano gli alberi e si divertivano in armonia con madre natura. Non correvano dal medico per le più piccole inezie. Quando avevano la febbre, aspettavano che passasse. Quando si sentivano male, mangiavano minestre, zuppe, brodi e riposavano molto. Non facevano uso di farmaci per qualsiasi piccolo disturbo per accelerare la guarigione. Il cibo era la loro medicina, che ne fossero consapevoli o meno.
La dieta e lo stile di vita hanno un impatto importante sul nostro organismo. Ogni cellula del nostro corpo necessita di una corretta alimentazione per funzionare correttamente, mentre cattiva alimentazione e stile di vita sbagliato ne comprometteranno l’integrità, provocando una particolare sensibilità a certi alimenti. Sembra che le allergie alimentari possano essere un sottoprodotto imprevedibile di numerosi fattori ambientali, che erano in gran parte sconosciuti fino ad un paio di generazioni fa. Di questo passo, ci si domanda quale sarà il futuro della nutrizione, visto che sempre più tossine vengono introdotte negli alimenti.
http://www.realfarmacy.com/grandparents-didnt-food-allergies/
FARMACI ANTITUMORALI TROVATI NELL’ACQUA DEL RUBINETTO.
09-06-2015
Tracce di farmaci chemioterapici e psichiatrici sono state trovate nell’acqua del rubinetto in Gran Bretagna, secondo un rapporto di 100 pagine commissionato dall’ispettorato dell’acqua potabile (DWI). Malgrado i vasti trattamenti di purificazione applicati dalle aziende dell’acqua, tracce di bleomicina, un farmaco chemioterapico per il cancro e di diazepam, un sedativo, sono state trovate nell’acqua potabile. Benchè gli esperti dicano che i livelli dei farmaci siano troppo bassi per comportare un rischio diretto per la salute, c’è preoccupazione per l’esposizione ai farmaci delle donne in gravidanza, in grado di nuocere al nascituro.
Uno studio del Centre for Ecology and Hydrology in Wallingford, Oxfordshire ha inoltre rivelato che i farmaci chemioterapici vengono scaricati nei fiumi della Gran Bretagna. Il rapporto ha valutato che un adulto che beve più di 750 cc di acqua al giorno riceverebbe ogni settimana dosi di farmaci da 300 a 30.000 volte superiori rispetto ai livelli di sicurezza. Eppure, alcuni esperti sono preoccupati. “Non c’è prova che possa dimostrare che il trattamento dell’acqua potabile rimuova tutti questi farmaci, per cui sebbene non si voglia allarmare la gente, sarebbe insensato presupporre che non ci sia rischio,” ha detto lo scienziato Andrew Johnson, che ha condotto lo studio di Wallingford.
COMMENTO
Questa è una conseguenza non intenzionale del paradigma di una sanità dipendente da farmaci che affligge molti paesi. Come se non ci fossero già abbastanza tossine ambientali,”l’inquinamento farmaceutico”, il numero sempre maggiore di farmaci e di prodotti per la cura personale, sono riusciti a penetrare nei rifornimenti dell’acqua potabile. I farmaci si depositano nell’acqua potabile attraverso due vie. Una, attraverso l’escrezione. I farmaci che assumete, o che sono dati al bestiame, non diventano inerti nel vostro corpo. Alcuni dei componenti attivi non sono assorbiti per cui si depositano nei centri di trattamento delle acque sporche che da sempre si disinteressano della rimozione dei farmaci di prescrizione. I farmaci eliminati dal bestiame penetrano nella falda acquifera sotterranea e finalmente nella nostra acqua potabile. L’acqua è ottima perchè le analisi al riguardo sono praticamente inesistenti. Chissà se il dott. Cacciari (ex Sindaco di Venezia) che aveva indetto una campagna per favorire l’acqua del rubinetto a quella minerale, era al corrente di questo problema? Faccia pure un brindisi con tale acqua alla nostra salute! La seconda via riguarda i farmaci di prescrizione inutilizzati che sono buttati nel water o depositati nelle discariche dagli ospedali e dalle ditte farmaceutiche, per poi finire nuovamente nell’ambiente.
ECCO ALCUNI DEI POTENZIALI PROBLEMI
• Alcune persone sono ora esposte contemporaneamente a più residui farmacologici, oltre che ad altri metalli e prodotti chimici nocivi presenti nell’acqua.
• Molti farmaci presenti nell’acqua si sa che producono effetti secondari pericolosi quando assunti alle dosi normali di prescrizione.
• Farmaci studiati solo per uso topico esterno saranno ora ingeriti e viceversa.
• Alcuni individui sono allergici ai farmaci presenti nel rifornimento idrico.
• La gente è esposta a combinazioni di farmaci che non dovrebbero essere mai associati fra loro.
Non credete che sia ora di fare qualcosa per ridurre l’inquinamento ambientale da farmaci? Il modo migliore è quello più semplice e più evidente: controllate la vostra salute riducendo l’utilizzo di farmaci. La vasta maggioranza dei farmaci è pericolosa ed inutile e interviene solo sui sintomi senza mai correggere le cause dei problemi di salute. Naturalmente, per porre freno all’uso di farmaci si dovrà notevolmente ridurne l’uso per il bestiame d’allevamento. In questo modo ridurremmo anche un’altra esposizione farmacologica dovuta a questi alimenti.
http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2008/02/02/cancer-drugs-found-in-tap-water.aspx
10 METODI NATURALI CONTRO LE SCOTTATURE.
09-06-2015
Abbronzarsi in maniera sicura e senza incorrere in pericolose scottature è fondamentale per la salute della nostra pelle. Ma se non avete prestato molta attenzione su come evitarle, forse non avete scelto una protezione (preferibilmete biologica priva di sostanze tossiche) con fattore superiore a 15, o, peggio, non l’avete applicata per niente e la scottatura è puntualmente arrivata. Per fortuna, la natura sta per arrivare in vostro soccorso. Qualunque sia il motivo della vostra mancanza, mantenete la calma: ecco 10 metodi naturali per lenire dolore e prurito, per far passare l’antiestetico rossore e rigenerare la pelle.
PER LENIRE IL DOLORE
1. ALOE
Questa pianta è nota per le proprietà antinfiammatorie ed immunomodulanti. Se si sceglie di acquistare un prodotto a base di aloe, controllate che non contenga coloranti o profumi. Meglio ancora se il composto è “fai-da-te”, creato direttamente dalla pianta.
2. LATTE FRESCO
Immergere un panno (pulito) nel latte fresco e applicarlo alla superficie bruciata per 20 minuti. Assicurarsi di utilizzare il latte intero, perché sono proprio i grassi a offrire l’effetto calmante. Riapplicare ogni 2 o 4 ore.
3. BICARBONATO DI SODIO
Si utilizza per deodorare il frigorifero, pulire frutta e verdura e cuocere i dolci, ma avreste mai immaginato che sarebbe stato un valido alleato per lenire il dolore delle scottature? Basta scioglierne un cucchiaio in acqua e fare degli impacchi “rinfrescanti”.
4. ACETO
Che sia di mele o di vino bianco, l’aceto è un rimedio popolare contro le scottature. Immergere un panno o un tovagliolo in una soluzione di metà acqua e metà aceto e applicarla sulla zona interessata.
5. ERBE NATURALI
Calendula, menta, lavanda, timo e chiodi di garofano, favoriscono la rigenerazione dell’epidermide e del derma, stimolando la microcircolazione, e hanno un’azione antinfiammatoria e antidolorifica. Preparare un infuso, lasciarlo raffreddare e, con dei batuffoli di cotone, tamponare la zona interessata.
PER RIPARARE IL “DANNO” E RIGENERARE LA PELLE
6. BERE MOLTO
La disidratazione è un grave effetto collaterale delle scottature solari. Bevendo molta acqua è possibile reidratare la pelle e combattere la sua secchezza. Ma occhio a non esagerare: lo sapevate che anche l’acqua può generare dipendenza?
7. MIELE
Un sottile strato di miele “grezzo” applicato sulla zona interessata può ridurre l'infiammazione e aiutare a combattere i radicali liberi.
8. POLLINE D’API
Non solo miele: le api ci forniscono anche un altro valido alleato per combattere i danni provocati dalle scottature. Il polline d’api è un concentrato vitaminico importante, dalle proprietà rigeneranti e antiossidanti. E può aiutare anche a combattere il caldo.
9. VITAMINE
Una porzione “abbondante” di frutti antiossidanti aiuterà il vostro corpo a ripararsi in maniera più rapida. Via libera quindi a integratori o, meglio, al consumo di frutta e verdura (anche se dovrebbe essere una regola): carote, spinaci e peperoni rossi sono ricchi di vitamina A; agrumi e verdure a foglia verde scuro per la vitamina C; avocado e mandorle sono pieni di vitamina E.
10. PESCE
Gli omega-3 contenuti nel salmone, nelle sardine, nelle aringhe e nelle acciughe possono aiutare a ridurre l'infiammazione e a favorire la guarigione dei tessuti dall'interno verso l'esterno. Occhio però a come lo cucinate. Non siete fans del pesce? Provate con le alghe o anche con noci, nocciole e semi e olio di lino. Tutti alimenti ricchi di acidi grassi essenziali.
Insomma, mai demordere: c’è sempre una via di fuga. Meglio ancora se naturale e sempre a portata di mano. D’altro canto però, prevenire è meglio che curare: sarebbe meglio non imbattersi per niente in questi problemi e tenere sempre bene a mente che le creme solari biologiche e prive di sostanze tossiche sono fondamentali, così come una corretta esposizione al sole, per la salute della nostra pelle.
COME L’AVOCADO PUO’ AIUTARE NELLA REGOLAZIONE DEL PESO.
08-06-2015
L’avocado è ricco in grassi monoinsaturi che possono essere facilmente bruciati per produrre energia. Esso fornisce circa 20 nutrienti essenziali per la salute, tra cui potassio, vitamina E, vitamine del gruppo B e acido folico, e consente all’organismo di assorbire in modo più efficiente nutrienti liposolubili presenti in altri alimenti. Secondo un recente studio, mangiare solo la metà di un avocado fresco a pranzo può saziare coloro in sovrappeso, e ciò aiuterà a prevenire inutili spuntini durante il giorno. Anche se l’aggiunta di avocado ha aumentato l’apporto calorico dei partecipanti, non ha causato un aumento dei livelli di zucchero nel sangue. La ricerca precedente ha scoperto che l’avocado può aiutare a ridurre i livelli di colesterolo nell’arco di una settimana. La maggiore concentrazione di carotenoidi benefici è nella parte verde scuro del frutto, ovvero quella più vicina alla buccia.
IL VACCINO PER L’HPV PUO’ PREDISPORRE A CEPPI PIU’ GRAVI.
08-06-2015
Il sessanta per cento delle donne che si sono sottoposte al vaccino Gardasil ha sviluppato un rischio maggiore di infezione per un altro ceppo di papillomavirus umano (HPV). Le donne non vaccinate avevano tassi più bassi di infezione da questi ceppi di HPV. La maggior parte delle infezioni da HPV non portano al cancro ma, invece, passano da sole entro due anni.
http://www.cbsnews.com/news/women-who-received-hpv-vaccine-may-need-another-shot/
http://www.livescience.com/50563-hpv-vaccine-infections-prevalence.html
http://atlanta.cbslocal.com/2015/04/22/study-women-who-got-vaccinated-for-hpv-may-need-another-shot/
IL GINSENG ALLUNGA LA VITA DEGLI UOMINI.
08-06-2015
Negli anni 1960 e 1970, il ginseng era il rimedio per l'energia e la resistenza, per prevenire le malattie e aumentare la libido. Da quel momento in poi i consumatori occidentali hanno sbiadito la consapevolezza e l’interesse per la salute naturale. Ma la storia delle capacità del ginseng di infondere energia, resistenza, aumento della libido, e longevità risalgono a 4.000-5.000 anni fa in medicina cinese. Ora pare, che una nuova ondata di interesse, grazie alle ricerche sul ginseng, può sensibilizzare il pubblico. Un ampio studio epidemiologico coreano, a lungo termine, pubblicato nel 2009 sul Journal of Alternative and Complementary Medicine è stato portato avanti per determinare se ci fosse un’associazione tra assunzione di ginseng e longevità. Questo studio coreano è iniziato nel 1985 con 6.282 soggetti che avevano un’età media di 55 anni. Tra di loro c'erano maschi e femmine che assumevano o meno il ginseng. Lo studio è stato completato alla fine del 2003, e sono state utilizzate tutte le misure statistiche per questo tipo di studio, escludendo le variabili irrilevanti. Il risultato ha mostrato una riduzione significativa della mortalità totale (morte per tutte le cause) tra i maschi, ma non nelle femmine. Tuttavia, le donne che hanno assunto il ginseng avevano una significativa riduzione della mortalità per cancro.
Un altro studio cinese sui topi è stato portato avanti per determinare gli effetti del Polisaccaride del Panax Ginseng (PGP) sul metabolismo energetico e la protezione mitocondriale. Entrambi questi meccanismi, in particolare la protezione mitocondriale, promuovono l’antinvecchiamento e la longevità. Questo studio è stato pubblicato nel 2009 sull'American Journal of Chinese Medicine. La sperimentazione ha mostrato che il PGP ha inibito la lesione mitocondriale in modo dose-dipendente, aumentando così la produzione di adenosina trifosfato (ATP), adenosina difosfato (ADP) e adenosina monofosfato (AMP), tutti vitali per l'energia metabolica cellulare. I Polisaccaridi del Panax Ginseng (PGP) hanno anche inibito la formazione di malondialdeide (MDA), un composto prodotto dallo stress ossidativo, nel cervello dei topi presi in esame. Questa proprietà sembra offrire una protezione legata alla demenza senile.
Un altro studio, condotto alla Boston University, è stato pubblicato nel 2009 in Evidence-based Complementary and Alternative Medicine. I ricercatori hanno riferito che anche se ci sono prove della capacità del ginseng di aumentare la produzione di insulina, riesce comunque a diminuire la morte delle cellule beta del pancreas e a ridurre il glucosio nel sangue nei pazienti con diabete di tipo 2. I ricercatori non sono stati in grado di comprendere appieno i meccanismi di come questo accade. Il gruppo di Boston riferisce la necessità di ulteriori ricerche per determinare meglio i meccanismi degli effetti del ginseng sull’iperglicemia per poter determinare applicazioni pratiche per i diabetici. In generale, la maggior parte dei naturopati e degli erboristi consigliano di prendere il ginseng per 2 o 3 settimane con intervalli di una o due settimane. Mentre alcuni medici di medicina cinese consigliano l'assunzione di ginseng senza pause, altri invece suggeriscono che non va mai preso quotidianamente per oltre tre mesi. Naturalmente, esistono alcune controindicazioni e/o interazioni con altri prodotti o farmaci, che bisogna conoscere consultando un esperto.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19678784
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19938222
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2781779/
http://www.naturalnews.com/041669_ginseng_longevity_natural_medicine.html
IL CRESCIONE HA PROPRIETA’ ANTICANCRO.
07-06-2015
Sapevamo che gran parte della verdura avesse diverse proprietà antitumorali, ma ora una ricerca irlandese ci svela qualcosa di più preciso. C’è un particolare tipo di insalata che può contribuire notevolmente a ridurre la possibilità di sviluppare svariate forme di carcinoma: il crescione. Secondo gli scienziati della Ulster University, come riporta il quotidiano inglese “The Times”, questa varietà sarebbe in grado di tagliare del 22,9% i danni causati dalle cellule cancerose ai globuli bianchi. Non solo: il crescione può alzare i livelli di antiossidanti capaci di assorbire i radicali liberi (le molecole che l’organismo produce come scorie e che sono responsabili dell’invecchiamento). Da segnalare la posizione scettica di un altro quotidiano inglese, il “Financial Times”, secondo cui la notizia andrebbe presa con le pinze: poiché lo studio è stato finanziato dalla Watercress Alliance, un’associazione a sostegno del crescione, c’è il sospetto che l’intera operazione potrebbe essere soltanto un modo per sollevare artificiosamente le vendite.
http://www.naturalnews.com/021646_anti-cancer_foods_watercress.html
http://www.theguardian.com/science/2007/feb/16/cancer.medicineandhealth
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/d8b66af4-bd5d-11db-b5bd-0000779e2340.html#axzz3cPCpCMLM