Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

03-06-2015

Gli anziani che assumono regolarmente l’aspirina per prevenire l’ictus potrebbe invece realmente aumentare il loro rischio. Negli anziani in buona salute, l’aspirina può fare più danno che beneficio. I ricercatori hanno esaminato i dati sugli ictus emorragici intracerebrali verificatisi fra il 1981 e 1985 e fra il 2002 e 2006. Il numero di ictus causati da ipertensione sanguigna sono calati del 65 per cento in questo periodo. Ma nella persone oltre i 75 anni, si sono verificati molti più ictus negli individui in terapia con anticoagulanti come l’aspirina o il warfarin, conosciuti come antitrombotici, rispetto al tasso generale di ictus rimasto lo stesso. Fra i due periodi studiati, la percentuale di pazienti colpiti da ictus in terapia con farmaci antitrombotici è aumentata dal 4 al 40 per cento.

COMMENTO

Da molto tempo i medici continuano a raccomandare l’assunzione di aspirina come saggio metodo preventivo per i problemi cardiovascolari. Leggendo però le ricerche inglesi e americane si capisce benissimo che questo è semplicemente un protocollo difettoso e che in nessun modo, cerca di risolvere la causa sottostante del problema. L’articolo definitivo è stato pubblicato sul British Medical Journal oltre cinque anni fa ma nonostante ciò molti “esperti” continuano a suggerire l’aspirina. Non ha alcun senso. Gli anziani sani che ogni giorno prendono ancora una bassa dose d’aspirina per prevenire complicanze cardiovascolari dovrebbero essere informati che la dose “sicura”, accettata ampiamente, non è sicura affatto. Potrebbe essere la causa, piuttosto che prevenire, di un ictus emorragico intracerebrale. Fortunatamente, non sono necessari farmaci per impedire ictus e malattie cardiovascolari. Il metodo più sicuro ed efficace è quello di mangiare gli alimenti ideali per la vostra tipologia genetico-sanguigna e riequilibrare i vostri grassi omega-3 prendendo un supplemento.

 

http://www.theguardian.com/science/2007/may/01/medicineandhealth.health

http://news.bbc.co.uk/2/hi/health/6610713.stm

03-06-2015

Bere latte a bassa percentuale di grassi o senza grassi può aumentare nell’uomo il rischio di cancro prostatico, mentre l’assunzione di vitamina D e calcio sembra avere poca o nessuna correlazione, secondo due nuovi studi. Il primo, che ha valutato oltre 82.000 uomini fra i 45 e 72 anni, ha dimostrato che, durante un periodo di otto anni di follow up, nè il calcio nè la vitamina D da qualsiasi fonte hanno aumentato il rischio di cancro della prostata. Tuttavia, ulteriori analisi dei ricercatori dell’University of Hawaii sui gruppi alimentari e sul consumo di latticini hanno trovato che bere latte a bassa percentuale di grassi o senza grassi ha aumentato il rischio di tumori localizzati o di tumori non-aggressivi, mentre il latte intero ha fatto diminuire questo rischio. 
Un secondo studio dei ricercatori del National Cancer Institute at the National Institutes of Health ha studiato il rapporto fra calcio e vitamina D e cancro della prostata in quasi 300.000 uomini. Dopo un periodo di sei anni di follow up, il latte scremato è stato collegato al cancro avanzato della prostata, mentre il calcio da alimento non caseario è stato collegato ad un rischio ridotto di cancro non-avanzato della prostata. I latticini sono stati a lungo collegati al cancro prostatico e la teoria più popolare sul perchè di questa correlazione è perché il calcio, a livelli elevati, può alterare la funzione dell’enzima che converte la vitamina D nella sua forma attiva 1.25 diidrossivitamina D. Così, nel tempo, consumando troppo calcio, si potrebbe realmente depletare l’organismo di vitamina D ad azione antitumorale. La prova che i latticini pastorizzati contribuiscono al cancro della prostata è ragionevolmente notevole. Per esempio:

• A livello mondiale, gli uomini sembrano molto più predisposti al cancro prostatico nei paesi in cui il consumo di latticini è elevato.

• In uno studio durato dieci anni su quasi 21.000 medici maschi, coloro che consumavano almeno 2.5 porzioni di latticini al giorno avevano un 30 per cento di probabilità in più di sviluppare cancro della prostata rispetto ai medici che consumavano meno della metà delle porzioni.

Se siete dei sostenitori della medicina naturale probabilmente vi state domandando quale tipo di latte sia stato preso in considerazione nello studio, in quanto c’è una notevole differenza fra latte grezzo e pastorizzato. Mi piacerebbe conoscere l’effetto del latte non pastorizzato sul rischio di cancro prostatico e ritengo che sarebbe preventivo. Il latte intero ed il latte pastorizzato sono due alimenti completamente differenti, con il primo promotore di salute. Uno studio del Dott. Loren Cordain ha citato 25 pubblicazioni che evidenziavano come l’aumento del tasso di cancro bevendo latte pastorizzato fosse dovuto alla betacellulina, un fattore di sviluppo trovato nella frazione del siero del latte. Quando passa nel tratto digestivo dell’adulto intatta, la betacellulina viene in contatto con recettori e la circolazione che stimola lo sviluppo di cellule cancerogene nel corpo. 
Il fattore che rende il latte crudo una scelta più sana in termini di protezione da cancro è la presenza di acido linoleico coniugato (CLA). Il CLA blocca l’effetto cancerogeno della betacellulina e ha impedito il cancro in vari studi di laboratorio, specialmente se associato con grassi saturi. In ogni caso, l’assunzione di latte crudo dipende dalla tipologia genetico-sanguigna. Per alcune persone il latte crudo è ideale, mentre per altri no.

 

http://aje.oxfordjournals.org/content/166/11/1270.abstract

http://www.medscape.com/viewarticle/567465

03-06-2015

Cosa sono per voi le verdure? Un semplice contorno che mangiate perchè dovete o un’importante piatto che mangiate di gusto? Siamo abituati da sempre a mangiare le verdure a fine pasto o per lo più mescolate con altro cibo. Questa nostra pratica è però sbagliata ed i motivi di questo errore sono tanti. Prima di elencarveli vi consiglio vivamente di preferire la verdura cruda a quella cotta poichè la prima mantiene tutti i preziosi principi nutritivi che essa contiene. Meglio, poi, consumare verdura di stagione e possibilmente biologica. Perchè mangiare le verdure ad inizio pasto?

1. Si riduce il meccanismo della “leucocitosi digestiva”, cioè l’aumento del numero di leucociti (globuli bianchi) che avviene in seguito all’ingestione di cibi cotti (studi di C. Lusignani dell’università di Parma ed in seguito di Paul Kouchakoff, premio Nobel russo). La leucocitosi digestiva è una risposta ad uno stato di stress da parte del nostro corpo: è come se quest’ultimo quando mangiamo cibi cotti li considerasse degli agenti stressanti. D’altronde l’uomo, come qualsiasi altro animale, è originariamente crudista e solo dalla scoperta del fuoco ha iniziato ad introdurre cibi cotti.

2. Si assorbono meglio i nutrienti contenuti nella verdura perchè il nostro stomaco è vuoto e pronto ad accoglierli. Se mangiamo la verdura a fine pasto, invece, i principi nutritivi contenuti nella verdura dovranno fare a lotta con ciò che abbiamo mangiato in precedenza.

3. La digestione viene facilitata poichè mangiare verdura, principalmente cruda, fornisce enzimi che facilitano la scomposizione del cibo e l’assimilazione da parte del nostro organismo e farlo prima di ogni pasto contrasta il rallentamento digestivo causato dai grassi successivamente assunti.

4. Ci si sazia prima. In questo modo si dà la preferenza ad un cibo sano e non si rischia di mangiare più del dovuto. Uno studio pubblicato sul Jama Internal Medicine ha dimostrato che si tende a mangiare di più il primo cibo presentato a tavola durante un pasto: in questo modo mangeremo più verdura che cibi più elaborati. Di conseguenza si resta in forma ed in salute!

5. Il gonfiore addominale diminuisce poichè le verdure nel nostro intestino non rimangono a lungo e quindi non fermentano troppo.

6. Essendo le verdure ricche di fibre i picchi glicemici vengono rallentati. Le fibre dei vegetali infatti formano come una barriera in grado di ridurre la velocità di assorbimento degli zuccheri di pasta, pane e similari.

7. Mangiate verdure prima di ogni pasto: in questo modo ne consumerete molte di più. Ricordate che le porzioni di frutta e verdura consigliate durante l’intero arco della giornata dovrebbero essere almeno 7.

Provate oggi stesso: iniziate con una carota cruda oppure una piccola insalata di stagione o ancora un delizioso pinzimonio di verdure crude prima della pasta o del riso: vedrete che giorno dopo giorno il vostro corpo ve ne chiederà una quantità sempre maggiore.

 

02-06-2015

Ricercatori di Harvard hanno scoperto che centinaia di germi presenti nel terreno divorano letteralmente gli antibiotici e prosperano grazie ai farmaci unica loro fonte alimentare. Che i batteri possano sopravvivere utilizzando strani “alimenti” non è una sorpresa; alcuni batteri possono metabolizzare gli scarti di olio industriale, ad esempio e già si sa che batteri presenti nel terreno possono sostenere alcuni antibiotici. Tuttavia, ciò che ha sorpreso i ricercatori è che tanti batteri potevano non soltanto sopravvivere, ma fiorire, quando alimentati con 18 differenti, comuni antibiotici, alcuni a livelli 50-100 volte superiori a quelli somministrabili ad un paziente umano.
Ora gli scienziati stanno cercando di analizzare come i batteri divorino gli antibiotici, poiché germi più pericolosi che affliggono la gente potrebbero potenzialmente sviluppare la stessa abilità aumentando il problema crescente di microrganismi resistenti agli antibiotici. Un fattore positivo di scoperta, tuttavia, è che i germi contribuiscono ad impedire accumuli di antibiotici nel terreno, malgrado il loro uso molto diffuso per il bestiame e gli esseri umani.

COMMENTO

Mai sentito parlare del termine “biorimedio“? Ebbene lo si usa nel mondo per ripulire alcuni terreni estremamente tossici e alla sua base ci sono i batteri. Questi piccoli organismi possono disintossicare alcune delle tossine più tremende, compresi gli idrocarburi, antiparassitari, diserbanti, residui dell’azoto e metalli come piombo, mercurio e cromo. La domanda è se questi batteri del terreno, in gran parte inoffensivi, possano trasferire un giorno il loro amore per gli antibiotici a organismi patogeni. Nel qual caso avremmo un bel problema da risolvere a meno che non si cominci a ridurre il continuo ricorso agli antibiotici entro breve.

ANTIBIOTICI: PANACEA O VELENO?

In varie circostanze, gli antibiotici sono necessari e molto efficaci. Tuttavia, credo che se ne faccia un grande abuso, al punto che forse soltanto il 5 per cento di quelli prescritti sono veramente necessari. In primo luogo, gli antibiotici provocano notevoli effetti secondari, compreso un rischio aumentato di cancro mammario, asma, allergie e danno al sistema nervoso. Inoltre depauperano l’intestino dei relativi batteri naturali e salutari, indebolendo il vostro sistema immunitario potendo predisporre a un gran numero di malattie. L’uso indiscriminato per cose come raffreddore, tosse, tracheiti, dolori all’orecchio e influenza, che non necessitano di antibiotici, ha già condotto ad aumenti allarmanti di resistenza antibiotica. 
Per avere un’idea della grandezza del problema, uno studio pubblicato in ottobre 2007 sul Journal of the American Medical Association (JAMA) ha scoperto circa 100.000 casi di infezioni invasive di MRSA (resistenti agli antibiotici) negli Stati Uniti nel 2005, che hanno provocato più di 18.600 morti. Per comprendere meglio questo numero, l’HIV/AIDS in quell’anno aveva ucciso 17.000 persone. Nel frattempo, parecchi antibiotici comuni sono diventati meno efficaci a causa dell’aumento di batteri resistenti al farmaco. Di essi ricordiamo:

• Amoxicillina.
• Cefalosporina (usata per le infezioni toraciche).
• Trimetoprim (usato per trattare infezioni dell’apparato urinario).

Che cosa significa tutto ciò? Significa che dobbiamo aver maggior cura di noi stessi alimentandoci in un modo più sano e mantenendo migliori abitudini di vita per avere il sistema immunitario in salute in modo da poter combattere più facilmente virus e batteri patogeni a cui siamo esposti senza usare queste risorse farmacologiche.

 

http://www.sciencemag.org/content/320/5872/100

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18388292

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2008/04/24/these-germs-eat-antibiotics-for-breakfast.aspx

02-06-2015

Due porzioni la settimana di soia o di cibi a base di questo legume possono compromettere la fertilità maschile. È il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica "Human Reproduction” e coordinato tra il 2000 e il 2006 dal dottor Jorge Chavarro, della Harvard School of Public Health di Boston. La ricerca - la più dettagliata analisi del rapporto fra consumo di fitoestrogeni (molecole vegetali ad azione estrogenica) e qualità del liquido seminale – ha dimostrato che una dieta in cui la soia sia troppo presente riduce in modo significativo la conta degli spermatozoi. “Abbiamo verificato che gli uomini che consumavano la maggiore quantità di alimenti a base di soia presentavano minore concentrazione di sperma rispetto a quelli che non assumevano soia”, ha spiegato Chavarro. 
Tra i cibi presi in esame, tofu, latte, formaggio e yogurt alla soia, hamburger di soia, drink e barrette energetiche in cui è presente soia. La quantità che comincia a essere dannosa è mezzo bicchiere di latte di soia o mezza porzione di tofu al giorno. La differenza salta agli occhi: gli uomini che assumevano soia in quantità avevano 41 milioni di spermatozoi in meno per millilitro di sperma, rispetto agli altri. Una conta di spermatozoi normale è compresa tra gli 80 e i 129 millilitri.

 

http://humrep.oxfordjournals.org/content/23/11/2584.full

http://consumer.healthday.com/vitamins-and-nutritional-information-27/food-and-nutrition-news-316/soy-linked-to-low-sperm-count-617728.html

http://www.sciencedaily.com/releases/2008/07/080723201241.htm

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2008-07/esfh-sfa072208.php

02-06-2015

Uno studio ha dimostrato che l’uso frequente di ultrasuoni (ecografie) provoca anomalie cerebrali nei feti di ratto in sviluppo. Un piccolo numero, ma significativo, di neuroni nel cervello embrionale di ratto non migra nella giusta posizione nella corteccia cerebrale se vengono usati ultrasuoni spesso e prolungatamente. I neuroni devono migrare in una posizione che determina la loro funzione dopo lo sviluppo. Una migrazione impropria può portare ad una funzionalità anomala della corteccia. A più di 300 topi sono stati iniettati speciali markers per definire il loro sviluppo neuronale. L’esposizione ad ultrasuoni ha fatto sì che un certo numero di neuroni rimanesse disseminato in alcuni strati corticali inappropriati. Saranno necessari ulteriori studi sui primate per poter stabilire se questo possa essere un problema anche per i feti umani.

COMMENTO

Le ecografie ad ultrasuoni, introdotte negli anni ’60, sono state sempre considerate un metodo sicuro per valutare la salute del nascituro. Dagli anni ’60 ad oggi, il numero di donne gravide che utilizza in Europa l’ecografia è passato da poche centinaia di analisi a virtualmente tutte le donne gravide.
E’ giunto il momento, però, di interrompere il loro uso di routine. Questo studio si aggiunge ad altri precedenti che avevano già dimostrato la possibilità di provocare danni cerebrali nei feti umani. L’esposizione del feto agli ultrasuoni incrementa il rischio di sviluppare problematiche che vanno dai disturbi dell’apprendimento all’epilessia. La morale dello studio è quella di evitare tutte le ecografie non necessarie.

 

http://usatoday30.usatoday.com/tech/science/discoveries/2006-08-07-ultrasound-baby-brains_x.htm

http://www.pnas.org/content/103/34/12903.full

01-06-2015

I risultati di uno studio, segnalano che bere bevande zuccherate (dolcificate con zucchero o dolcificanti artificiali) è associato ad un aumento di rischio di sviluppare depressione. Individui che hanno bevuto al giorno più di quattro lattine o bicchieri di bevande tipo soda dietetiche o dolcificate artificialmente, avevano un rischio quasi del 30 per cento in più di sviluppare depressione rispetto a coloro che non consumano bevande dietetiche. I bevitori regolari di soda avevano un rischio aumentato del 22 per cento. I potenziali meccanismi attraverso cui l’assunzione di zucchero potrebbe esercitare un effetto tossico sulla salute mentale includono eccessiva produzione di insulina e resistenza alla leptina. Viene inoltre soppressa l’attività di un ormone chiave chiamato BDNF, che è troppo basso nei pazienti depressi, e la promozione di infiammazione cronica, che si pensa sia un causa primaria della depressione. Precedenti studi hanno inoltre dimostrato che l’aspartame ha un effetto negativo sulla funzione cerebrale, neurologica, cognitiva, comportamentale e sulla salute in generale.

 

http://www.bbc.com/news/health-20943509

01-06-2015

Il farmaco tiroideo Synthroid (levotiroxina sodica), come suggerisce il nome, è tutt’altro che naturale. Non è bioidentico all’ormone naturale tiroxina, ma è invece un prodotto sintetico, sostanza simil-ormonale con proprietà molto diverse. La terapia medica convenzionale per l’ipotiroidismo, considera un trattamento di successo riportare le variabili ematiche in un intervallo considerato “normale” grazie all’introduzione di sostanze chimiche di sintesi. Purtroppo, la qualità della vita del paziente può peggiorare effettivamente in quanto le sostanze chimiche di sintesi competono con gli ormoni naturali che ancora continuano a essere prodotti dalla tiroide. Secondo Green Med Info: “Sappiamo che l’esposizione a sostanze chimiche, come ad esempio il perclorato, intolleranze alimentari comuni (ad esempio grano e latticini), affaticamento delle surrenali e carenze nutrizionali sono cause di ‘ipotiroidismo’ nella maggioranza dei casi. Quindi torniamo al lavoro per capire come affrontare il problema in modo naturale”.

 

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2011/08/01/are-synthetic-thyroid-drugs-like-synthroid-actually-making-your-condition-worse.aspx

Lunedì, 01 Giugno 2015 17:13

INCREMENTIAMO LE SPEZIE PER LA SALUTE.

01-06-2015

Secondo uno studio dei ricercatori dell’University of Western Ontario le vostre marinate favorite possono fornire una fonte notevole di antiossidanti naturali. Dopo avere analizzato sette popolari marche di miscele per marinare contenenti erbe e spezie come loro ingredienti primari, i ricercatori hanno trovato ” quantità molto buone” di antiossidanti anche dopo cottura e marinatura. Anche se marinare la carne riduceva i livelli degli antiossidanti del 45-70%, c’era ancora un buon beneficio rispetto alla cottura della carne senza la marinata. Science Daily segnala che “gli alimenti ricchi in antiossidanti svolgono un ruolo essenziale nell’impedire malattie cardiovascolari, cancro, malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, infiammazione e problemi connessi con l’invecchiamento cutaneo”.

QUALI SPEZIE SONO LE PIU’ SALUTARI?

Ogni spezia ha un insieme unico di benefici da offrire, ma uno studio, pubblicato sul Journal of Medicinal Foods, ha trovato una correlazione diretta fra il contenuto antiossidante in fenoli di molti estratti di spezie ed erbe e la loro capacità di inibire la glicazione e la formazione di residui AGE, facendole diventare potenti mezzi preventivi contro malattie cardiache e invecchiamento prematuro.
Secondo questo studio, le 10 principali erbe e spezie più potenti sono:

1. Curcuma.
2. Chiodi di garofano.
3. Cannella.
4. Peperoncino.
5. Origano.
6. Maggiorana.
7. Salvia.
8. Timo.
9. Rosmarino.
10. Coriandolo.

L’ Huffington Post recentemente ha prodotto una pratica lista di erbe in base alle loro doti salutari:

• Cumino e salvia per la loro azione contro la demenza.
• Rosmarino e basilico per la loro azione antinfiammatoria.
• Peperoncino di Caienna e cannella per la loro azione contro l’obesità.
• Coriandolo e cannella per la loro azione di regolatori dello zucchero.
• Citronella, noce moscata e zafferano per i loro effetti calmanti sull’umore.
• Curcuma per la relativa azione anticancro.
• Origano per la relativa azione antifungina.
• Aglio, semi di senape e cicoria per la loro azione sul cuore.
• Basilico e timo per la loro azione sulla pelle.
• Curcuma, basilico, cannella, timo, zafferano e zenzero per la loro azione di incremento delle difese immunitarie.
• Coriandolo, rosmarino, peperoncino di Caienna, pimento e pepe nero per la loro azione antidepressiva.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2010/03/100323121803.htm

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0889157510000086

30-05-2015

Stephen Cherniske è uno scienziato che ha trascorso 10 anni della sua vita studiando approfonditamente gli effetti della caffeina sull’organismo umano. Da questa sua analisi è nato un documento importantissimo: il libro “Caffeine Blues” (“Depressione da caffeina”). Cherniske scrive: “La caffeina non fornisce energia, solo stimolazione chimica. L’energia che si percepisce viene dallo sforzo del corpo di adattarsi all’aumentato livello nel sangue di ormoni dello stress. L’uso del caffè per migliorare l’umore è una benedizione di breve durata ed una maledizione di lunga durata. Mentre l’iniziale stimolo dell’adrenalina può procurare un provvisorio sollievo anti-fatica, l’effetto finale della caffeina è di una depressione, leggera o profonda. I pubblicitari e le “istituzioni” del caffè hanno nascosto all’opinione pubblica questo aspetto della caffeina…”.
Le persone che bevono caffè non ricevono energia da esso ma al contrario vi è un dispendio di forze vitali messe in moto dall’organismo per adattarsi allo scombussolamento fisico generato dal caffè stesso. L’unico modo per avere sana e autentica energia è il riposarsi. Ma forse nella nostra società il riposo è considerato una perdita di tempo e non rappresenta un guadagno da parte di nessuno. Chi non ha mai sentito dire che la caffeina è dannosa solo se consumata in modo eccessivo? Cherniske risponde che un veleno rimane un veleno, anche se assunto in minime quantità. A pag. 17 di “Caffeine Blues” si legge: “Il caffè è una droga “leggera” contenente un vasto assortimento di sostanze tossiche. In aggiunta alla caffeina, il caffè contiene centinaia di sostanze volatili inclusi più di 200 acidi. Il corpo le deve espellere attraverso un grande dispendio di energia, che è quella strana stimolazione percepita come “energia”.
La caffeina è un veleno biologico usato per le piante come pesticida. La caffeina dà al fogliame e ai semi un sapore amaro, che scoraggia il loro consumo agli insetti e agli animali. Se i predatori persistono nel mangiare le piante irrorate di caffeina, la caffeina può causare la distruzione del loro sistema nervoso centrale e perfino avere aspetti letali. Molti infestanti imparano presto a lasciar stare le piante”. E a pag. 53 leggiamo: “Ricordiamoci che il caffè contiene un gran numero di sostanze chimiche, non solo caffeina, tra cui un gruppo di composti estremamente tossici noti come Idrocarburi Aromatici Policiclici (PAH). Possiamo ricordarli come gli agenti cancerogeni isolati nella carne cotta al barbecue”.
Ma quali sono i danni creati dalla caffeina?

- Problemi di digestione con conseguenti rischi di malattie gastrointestinali.

- Disturbi del sonno.

- Carenze nutrizionali (perdita di vitamina B attraverso le urine, perdita di calcio, potassio, magnesio ed altri minerali).

- Stipsi (si legge a pag. 173 del libro di Cherniske: “…molte persone richiedono la caffeina perchè le aiuta a mantenere una normale regolarità intestinale, ma è come essere dipendenti dai lassativi. In ciascun caso, si usa una droga per indurre movimento intestinale, e alla fine molti bevitori di caffè diventano dipendenti da questa azione lassativa. Senza lo stimolo della caffeina, essi provano ciò che è conosciuto come “costipazione di rimbalzo”).

- Mal di testa: “La persona con il mal di testa non sa che esso è stato causato o scatenato dalla caffeina, cosicchè ricorre ad un antidolorifico (analgesico). Gli studi mostrano che, nel 95% dei casi, i medicinali analgesici contengono caffeina. Così l’antidolorifico lavora, specialmente se il mal di testa è causato dall’astinenza dalla caffeina, ma la caffeina contenuta alla fine scatena un altro mal di testa. In definitiva, lo sfortunato che soffre diventa dipendente dall’antidolorifico per avere un briciolo di sollievo, ma il mal di testa aumenta in frequenza e in intensità. Ciò può andare avanti per diversi anni, creando un ciclo di dolore e depressione che distrugge la qualità della vita”. (Caffeine Blues, pag. 185).

Il caffè è la maggior coltura del mondo: 70 milioni di acri dedicati solo al caffè e l’uso di pesticidi in questo ambito è massiccio.
A pag. 276 di “Caffeine Blues”si legge a tal proposito: “Per le piantagioni di caffè si usano enormi quantità di pesticidi che inquinano la terra, i fiumi, distruggono le piante e la vita animale attorno ad esse. I semi vengono presi dal mercato, ma cosa succede alla polpa del caffè e all’acqua di lavorazione? Questa acqua, caricata da pesticidi, fungicidi e residui azotati, va direttamente nei corsi d’acqua locali, nei fiumi e nei laghi. Senza essere filtrata o depurata, questa acqua inquinata danneggia la vita acquatica così come la salute delle persone che vivono accanto a queste masse d’acqua. E la polpa del caffè? Viene posta in immense, putride discariche, sprigionando la sua elevata carica azotata nell’acqua del sottosuolo e col tempo nelle stessi inquinati corsi d’acqua”.

E oltre al risvolto ambientale ricordiamo anche quello umano: nelle piantagioni di caffè è diffuso lo sfruttamento dei lavoratori.
Tutti questi aspetti negativi solo per mantenere in vita il caffè, un non-cibo che però fa guadagnare fior fiore di quattrini alle multinazionali. Non vale forse la pena eliminarlo dalla nostra alimentazione?

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