Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

02-03-2018

Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di ricerca biomedicina (IRB) affiliato all’Università della Svizzera italiana (USI), dimostra che la L-arginina, un aminoacido che si consuma attraverso la dieta, può aumentare l’attività di un particolare tipo di cellule del sistema immunitario, chiamate cellule T. Lo studio ha dimostrato che quando sono aumentati i livelli di L-arginina, il metabolismo di queste cellule T si è riorganizzato e le cellule sono sopravvissute più a lungo e sono diventate più efficaci nella lotta contro i tumori. I risultati della ricerca sono pubblicati nella rinomata rivista scientifica Cell e aprono la strada a nuove strategie per migliorare le terapie con le cellule T contro il cancro. Le cellule T svolgono un ruolo cruciale nella difesa immunitaria contro virus, batteri e cellule tumorali. Un obiettivo degli immunologi è di adattare l’attività e l’efficacia delle cellule T al fine di modulare la risposta immunitaria. Per esplorare la possibilità che l’attività delle cellule T può essere regolata da componenti della nostra dieta, i ricercatori hanno analizzato sistematicamente le fluttuazioni di vie metaboliche nelle cellule T, seguenti l’attivazione. Per questo, Roger Geiger, un borsista post-dottorato del laboratorio di Antonio Lanzavecchia (IRB Bellinzona) ha collaborato con i gruppi di ricerca di Nicola Zamboni (ETH Zurigo) e Matthias Mann (MPI Monaco) che sono specializzati nelle tecnologie di spettrometria di massa per l’analisi di centinaia di metaboliti e migliaia di proteine all’interno di una cellula. Sulla base di questa analisi ad alta risoluzione, il metabolismo dell’arginina è stato identificato come potenziale punto di intervento terapeutico. Questa possibilità è stata testata nel laboratorio di Federica Sallusto (IRB Bellinzona) e ha portato alla scoperta che L-arginina somministrata per via orale, ha dotato le cellule T di una capacità di sopravvivenza più elevata e di una maggiore efficacia contro i tumori. Per comprendere il meccanismo molecolare alla base, i ricercatori hanno collaborato con un altro team guidato da Paola Picotti (ETH Zurigo), che ha sviluppato un metodo per l’identificazione di proteine che interagiscono con i metaboliti. Usando questo approccio, sono state identificate tre proteine che aumentano i livelli di L-arginina e partecipano al rimodellamento delle cellule T verso un aumento della sopravvivenza.

COMMENTI DEI RICERCATORI:

- Roger Geiger, autore dell’articolo dice: “E’ davvero affascinante che un singolo metabolita può influenzare le proprietà delle cellule T in modo così drastico”.

- Federica Sallusto, co-autore dello studio, dice: “Abbiamo ottenuto prova di principio che le cellule T con concentrazioni elevate di L-arginina possono funzionare meglio nella lotta contro i tumori. Questa scoperta potrebbe portare a un miglioramento delle immunoterapie cellulari”.

- Antonio Lanzavecchia, direttore dell’IRB e Professore presso l’ETH di Zurigo, dice: “Questo studio dimostra come l’analisi globale di proteine e metaboliti nelle cellule del sistema immunitario è in grado di generare ipotesi che aprono la strada a nuove strategie per migliorare la risposta immunitaria contro il cancro”.

 

http://www.irb.usi.ch/dietary-intake-arginine-can-enhance-immune-response-against-cancer

01-03-2018

Fare pulizie in casa o fumare 20 sigarette al giorno provocherebbero lo stesso danno ai polmoni. Tra detersivi e detergenti chimici, chi dà di straccio quotidianamente tra le mura domestiche - e le donne sono di più - arrecherebbe danni al sistema respiratorio non di poco conto. Sotto accusa da parte di alcuni ricercatori norvegesi dell’Università di Bergen sono soprattutto gli spray e i detergenti liquidi. La ricerca da loro condotta, conferma che le donne che lavorano come addette alle pulizie o usano regolarmente spray detergenti o altri prodotti per la pulizia a casa avrebbero un maggiore declino della funzione polmonare rispetto alle donne che non puliscono così frequentemente. Il motivo è presto detto: le particelle contenute nei detergenti irritano i polmoni, causando danni critici alle vie respiratorie.
I ricercatori hanno analizzato i dati di 6.235 partecipanti al sondaggio sulla salute delle vie respiratorie della Comunità Europea denominato “Cleaning at Home and at Work in Relation to Lung Function Decline and Airway Obstruction”. I partecipanti, la cui età media era di 34 anni quando si sono iscritti, sono stati seguiti per più di 20 anni, per valutare un impatto a lungo termine. “Temevamo che tali prodotti chimici, causando costantemente un piccolo danno alle vie aeree giorno dopo giorno, anno dopo anno, potessero accelerare il declino della funzione polmonare che si verifica con l’età”, spiegano gli studiosi.
Ebbene, la ricerca ha rilevato conseguenze negative soprattutto nelle donne che fanno pulizie e non negli uomini. Confrontando le donne che non facevano pulizie con coloro che le facevano con regolarità (e considerando anche altri fattori come eventuale vizio del fumo, l’indice di massa corporea e l’educazione), il volume espiratorio forzato a un secondo (Fev1), cioè la quantità di aria che si può espirare forzatamente in un secondo, era ridotto di 3,6 millilitri (ml)/anno più velocemente nelle donne che si dedicavano alle pulizie di casa e di 3,9 ml/anno più velocemente nelle addette alle pulizie. La capacità vitale forzata dei polmoni (cioè la quantità totale di aria che una persona può espirare forzatamente), è emersa ridotta invece di 4,3 ml/anno e di 7,1 ml/anno più velocemente. Un vero e proprio declino della funzione polmonare che, secondo gli autori, è “paragonabile a fumare un pò meno di 20 sigarette al giorno per un anno” e che può essere dovuto all’irritazione delle mucose che rivestono le vie respiratorie causata dalla maggior parte delle sostanze chimiche contenute nei prodotti di pulizia, che nel tempo causano cambiamenti persistenti nelle vie aeree e nel rimodellamento delle vie aeree.
Questo livello di compromissione polmonare è stato inizialmente sorprendente, ha detto il principale autore dello studio Øistein Svanes, “tuttavia, quando pensi di inalare piccole particelle di detergenti che servono per pulire il pavimento e non i polmoni, forse non è così sorprendente, dopo tutto”. I limiti dello studio includono il fatto che la popolazione presa a campione includeva pochissime donne che non pulivano a casa o non facevano questo per lavoro. Queste donne, scrivono gli autori, potrebbero “costituire un gruppo socioeconomico selezionato”. Anche il numero di uomini che lavoravano come addetti alle pulizie professionali era piccolo e la loro esposizione ai detergenti era probabilmente diversa da quella delle donne che lavoravano come addette alle pulizie.
In ogni caso, “il messaggio da portare a casa è che a lungo andare le sostanze chimiche molto probabilmente causano un danno piuttosto consistente ai polmoni”, conclude Øistein Svanes. Ed è pure vero! Spesso i prodotti chimici non sono necessari: un panno in microfibra, pochi prodotti mirati come acido citrico o percarbonato di sodio, sono più che sufficienti per la maggior parte degli scopi.

 

http://www.thoracic.org/about/newsroom/press-releases/journal/women-who-clean-at-home-or-at-work-face-increased-lung-function-decline.php

https://www.sciencedaily.com/releases/2018/02/180216084912.htm

01-03-2018

Gli oli vegetali sono delle sostanze preziose per la nostra salute e molto utili anche per prenderci cura della nostra bellezza. Ve ne presento 10 in grado di migliorare l'aspetto di pelle, unghie o capelli in pochi giorni. Dalla spremitura a freddo di alcuni semi e piante, oppure dalla macerazione dei fiori, si ottengono dei rimedi naturali sotto forma di olio che si possono utilizzare su pelle, capelli, denti o altre parti del corpo evitando così di spalmarsi addosso prodotti che contengono sostanze chimiche potenzialmente dannose. Chi vuole migliorare il proprio aspetto può provare ad utilizzare i seguenti oli in maniera costante per almeno una settimana. Si possono usare soli oppure aggiunti a creme neutre o balsami, alcuni di essi tra l’altro (ad esempio l’olio di mandorle dolci o l’olio di semi di lino) possono essere anche assunti per via orale, devono però essere specificatamente approvati per quest’uso (leggete sulle confezioni).

1. OLIO DI SESAMO PER I DENTI

L’olio di sesamo aiuta ad avere denti bianchi e sani oltre che a rigenerare i tessuti delle gengive e della lingua. Questo rimedio naturale è composto da una grande quantità di vitamine e oligoelementi, benefici per la salute dell'intero cavo orale. Se ne utilizza un cucchiaio per effettuare sciacqui ogni giorno, provate ad esempio la pratica dell’oil pulling.

2. OLIO DI IBISCO PER ACCELERARE LA CRESCITA DEI CAPELLI

Per le persone con capelli molto fini e fragili l'olio di ibisco è una buona soluzione. Grazie al suo contenuto di vitamina C è in grado di produrre un aumento di collagene. Inoltre la presenza al suo interno di aminoacidi aiuta a nutrire e rafforzare le radici. Utilizzarlo con costanza sui capelli li aiuta dunque ad avere più corpo e volume.

3. OLIO DI RICINO PER SOPRACCIGLIA E CIGLIA

L'olio di ricino è perfetto per le sopracciglia e le ciglia. L'uso continuato del prodotto naturale protegge queste zone del corpo da possibili secchezze, così come dal calore e dal sole ed evita la caduta dei piccoli peli di cui sono composte.

4. OLIO DI SEMI DI LINO PER LA REGOLARITA’ INTESTINALE E IL BENESSERE DEI CAPELLI

L’olio di semi di lino si può assumere per bocca in modo da favorire la regolarità intestinale, depurare l’organismo dalle sostanze nocive ma anche fare il pieno di acidi grassi Omega-3. Si può usare anche come idratante e per la salute dei capelli effettuando degli impacchi con regolarità.

5. OLIO DI OLIVA PER PIEDI MORBIDI

Per avere piedi morbidi si può sperimentare l’utilizzo dell’olio di oliva, perfetto in realtà anche per idratare la pelle del viso e del corpo, così come i capelli e le unghie. Si può usare da solo oppure aggiunto ad altri prodotti cosmetici (sceglieteli sempre naturali e con buon INCI).

6. OLIO DI MANDORLE DOLCI PER IDRATARE IL CORPO E LE UNGHIE

L'olio di mandorle dolci è una buona scelta sia per idratare il corpo (utilizzatelo tutte le volte dopo aver fatto la doccia) che per le unghie e le cuticole. Perfetto anche per evitare la comparsa di smagliature in gravidanza e per sfruttarne il potere cicatrizzante.

7. OLIO DI AVOCADO PER LA PELLE SECCA E PER PREVENIRE L’INVECCHIAMENTO

L'olio di avocado ha un buon potere antiossidante ed è in grado di nutrire e ammorbidire la pelle grazie all’alto contenuto in fitosteroli e vitamina A, D ed E. Tutto ciò lo rende un ingrediente ideale per la cura della pelle secca e per prevenire l’invecchiamento cutaneo.

8. OLIO DI CALENDULA PER IL TRATTAMENTO DELLE CICATRICI

L'olio di calendula è ottimo per il trattamento delle cicatrici sulla pelle. La calendula è ricca di fitosteroli, saponine e beta-carotene ha quindi proprietà antisettiche e cicatrizzanti. Va bene anche come idratante e lenitivo in caso di rossori o pruriti alla pelle.

9. OLIO DI ARGAN CONTRO LE RUGHE

Grazie alla presenza di Vitamina E e altri principi attivi, quest’olio aiuta a ricostruire lo strato superiore della cute e ad attivare la produzione di collagene. Si rivela dunque particolarmente utile come antirughe naturale da applicare sul viso ogni mattina e la sera prima di andare a dormire.

10. OLIO DI IPERICO CONTRO LE IRRITAZIONI DELLA PELLE

Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, quest’olio è un prezioso rimedio naturale da tenere sempre a portata di mano in caso di problemi dermatologici come psoriasi, couperose, dermatiti ma anche scottature, macchie della pelle o smagliature. Favorisce infatti la rigenerazione cellulare.

01-03-2018

Volete migliorare la memoria e vivere una vita più felice? Provate ad aggiungere un pò di curcuma alla vostra dieta. Dalle accertate proprietà antitumorali e qualità antiossidanti, prezioso rimedio naturale contro i dolori articolari e l’influenza, ed eccezionale anche per dimagrire, la curcuma ha dalla sua un’altra fantastica proprietà: coccola memoria e umore e potrebbe essere un valido alleato per contrastare gli effetti dell’Alzheimer. A dirlo sono i ricercatori dell’Università della California di Los Angeles che, in uno studio pubblicato sull’American Journal of Geriatric Psychiatry, parlano in particolare delle proprietà del curry e di come la curcumina, principio attivo della curcuma, che dà al curry indiano il suo caratteristico colore brillante, vada direttamente a beneficio del cervello. Gran parte dei benefici dovuti al consumo di curry sono merito della curcumina, principale componente biologicamente attiva proprio della curcuma (circa il 5% del peso della radice secca).
Per arrivare a queste conclusioni, gli studiosi hanno suddiviso 40 adulti, di età compresa tra i 50 e i 90 anni e con lievi disturbi alla memoria, in due gruppi. Uno ha ricevuto un placebo, mentre all’altro sono stati somministrati 90 milligrammi di curcumina due volte al giorno per 18 mesi. Tutti i soggetti sono stati poi sottoposti a valutazioni cognitive standardizzate all’inizio dello studio e successivamente ogni sei mesi. Inoltre, circa 30 dei soggetti sono stati sottoposti a scansioni PET (Positron Emission Tomography) a caso per misurare la loro attività cerebrale. Dopo aver analizzato i risultati, hanno scoperto che coloro che avevano ingerito curcumina registravano “miglioramenti significativi nella memoria e nelle capacità di attenzione” rispetto a quelli che non l’avevano assunta. Infatti, i test di memoria per chi aveva assunto la sostanza erano migliori del 28%. E non solo: quelli che avevano assunto la curcumina hanno riferito di essere di umore migliore.
Quest’effetto, spiegano i ricercatori americani, “potrebbe essere dovuto alla sua capacità [della curcumina] di ridurre l’infiammazione cerebrale, che è stata collegata sia al morbo di Alzheimer che a una depressione maggiore. Questi risultati suggeriscono che l’assunzione di questa forma relativamente sicura di curcumina potrebbe fornire benefici cognitivi significativi nel corso degli anni”. Insomma, ancora una volta è chiaro che assumere queste spezie fa bene, ma fate sempre attenzione a non esagerare con le dosi. Il troppo stroppia anche in questo caso e non solo: le persone che soffrono di calcoli biliari meglio che stiano lontane da curcuma e curry, perché potrebbero peggiorare il decorso della malattia.

 

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1064748117305110?via%3Dihub#

http://www.wbli.com/news/national/want-better-memory-and-happier-life-eat-more-curry-study-says/OrxArjFlpA8FVteg5Zz4xI/

01-03-2018

Un recente studio ha comparato gli effetti della somministrazione di omega-3 su 60 pazienti con emicrania cronica (diagnosi allineata ai criteri dell’International Classification of Headache Disorder). I soggetti, uomini e donne tra i 19 e i 50 anni di età, sono stati suddivisi in due gruppi: il gruppo A ha ricevuto 400 mg di EPA e 350 mg di DHA, il gruppo B un placebo, due volte al giorno prima dei pasti, per 60 giorni. Dai risultati è emerso che quasi il 70% dei pazienti del gruppo che ha assunto EPA e DHA ha beneficiato di una riduzione di oltre l’80% nel numero dei giorni con mal di testa mensili (da 30 a 5 giorni circa), mentre nel gruppo di controllo questo miglioramento è stato riscontrato in poco più del 30% dei pazienti. Alla luce di questi risultati, gli autori concludono che l’integrazione con i grassi acidi polinsaturi omega-3 associati alla profilassi di emicrania può incidere nella riduzione della quantità e dell’intensità degli attacchi nei pazienti cronici.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28056704

28-02-2018

Un tipo di cipolla potrebbe aiutare a combattere l’antibiotico resistenza nei casi di tubercolosi, secondo uno studio condotto dalla UCL e dalla Birkbeck. I ricercatori ritengono che le proprietà antibatteriche dello scalogno persiano potrebbero aumentare gli effetti del trattamento antibiotico esistente. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, è stato diretto dal Dr. Sanjib Bhakta e dal Professor Simon Gibbons. Quando un paziente ha un’infezione batterica, può essere trattato con un antibiotico. Nel caso della tubercolosi, verrà probabilmente trattato con un cocktail di quattro antibiotici tra cui isoniazide e rifampicina, ma sempre più spesso i patogeni nelle infezioni batteriche stanno sviluppando una resistenza agli antibiotici. Ciò significa che il farmaco perde la sua capacità di controllare efficacemente o uccidere i batteri nocivi che sono liberi di crescere e causare ulteriori danni al paziente. Pertanto, vi è una pressante necessità di sviluppare nuove classi di antibatterici per combattere la resistenza agli antibiotici che è l’obiettivo di questa ricerca.
Il team ha studiato gli estratti di bulbi di Allium Stipitatum noto anche come scalogno persiano e utilizzato come parte essenziale della cucina iraniana, per verificare i suoi effetti antibatterici. I ricercatori hanno sintetizzato i composti chimici presenti in queste piante al fine di comprendere meglio e ottimizzare il loro potenziale antibatterico. Hanno testato quattro diversi composti sintetizzati, ognuno dei quali ha mostrato una significativa riduzione della presenza dei batteri nella tubercolosi resistente ai farmaci e il candidato più promettente, con il più alto indice terapeutico, ha inibito la crescita delle cellule TB isolate di oltre 99,9%. Il team ha concluso che i composti chimici possono funzionare come modelli per la scoperta di nuovi trattamenti farmacologici per combattere i ceppi di tubercolosi che hanno precedentemente sviluppato resistenza ai farmaci antibatterici.
Il Dr. Bhakta, del Dipartimento di Scienze Biologiche di Birkbeck, ha dichiarato: “Nonostante uno sforzo globale concertato per prevenire la diffusione della tubercolosi, nel 2016 sono stati segnalati circa 10 milioni di nuovi casi e 2 milioni di morti. Al momento circa 50 milioni di persone hanno la tubercolosi resistente ai farmaci, il che significa che è vitale sviluppare nuovi antibatterici. Nella ricerca di nuovi antibatterici, tendiamo a concentrarci su molecole abbastanza potenti da sviluppare commercialmente come nuove sostanze farmaceutiche da sole, ma in questo studio dimostriamo che inibendo le principali proprietà di resistenza intrinseca della tubercolosi, si possono aumentare gli effetti del trattamento antibiotico esistente e invertire la tendenza della resistenza ai farmaci“.
Il Professor Gibbons, Responsabile di chimica farmaceutica e biologica della UCL, ha dichiarato: ”I prodotti naturali di piante e microbi hanno un enorme potenziale come fonte di nuovi antibiotici: la natura è un chimico incredibilmente creativo ed è probabile che piante come lo scalogno persiano producano queste sostanze chimiche come difesa dai microbi nel loro ambiente. Il Dr. Bhakta e io dedicheremo la nostra ricerca alla scoperta di nuovi antibiotici e alla comprensione di come funzionano. Crediamo che la natura sia la chiave per nuovi chemiotipi antibiotici“.

 

https://www.nature.com/articles/s41598-017-18948-w

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 06:26

NOCE MOSCATA: 10 SORPRENDENTI BENEFICI.

28-02-2018

Dall’albero sempreverde originario delle isole indonesiane e botanicamente noto con il nome di Myristica fragrans, si ricava la noce moscata, un seme utilizzato come spezia. Attualmente viene coltivata nei Caraibi, in altre zone tropicali del mondo e anche nell'India meridionale nello stato del Kerala. Si tratta di una spezia delicata, leggermente dolce, ampiamente utilizzata (ma a piccole dosi) nelle cucine di tutto il mondo. L'albero è anche molto apprezzato per via degli oli essenziali che si ricavano dalle foglie, estremamente benefici per la salute e spesso cari alla medicina alternativa. Anche se si utilizza a piccole dosi, la noce moscata può comunque avere un impatto sulla salute in molti modi, principalmente grazie alla sua ricchezza in vitamine, minerali, fibre e altre sostanze. Ma scopriamo adesso i 10 principali benefici che offre la noce moscata.

ALLEVIA IL DOLORE

Uno dei principi attivi della noce moscata ha proprietà antidolorifiche naturali. Aggiungendola come spezia agli alimenti è possibile dunque ridurre il dolore che deriva da ferite, lesioni, infiammazioni croniche e condizioni come l'artrite.

FACILITA LA DIGESTIONE

Anche macinando la noce moscata e riducendola in polvere, questa mantiene il suo contenuto in fibre e di conseguenza può stimolare il processo digestivo promuovendo la peristalsi intestinale. Induce inoltre la secrezione dei succhi gastrici e intestinali che facilitano ancora di più il processo digestivo.

MIGLIORA LA SALUTE DEL CERVELLO

Uno dei benefici meno noti della noce moscata è dovuto alla presenza di due composti, la miristicina e il macelignan, che hanno dimostrato la capacità di rallentare il declino cognitivo delle persone con demenza senile o Alzheimer. Gli studi hanno dimostrato che questi due principi attivi mantengono il funzionamento del cervello a un livello normale e sano.

DISINTOSSICA IL CORPO

La noce moscata agisce come un tonico e favorisce quindi la salute generale del corpo. Più specificamente, può aiutare fegato e reni a smaltire le tossine accumulate dal corpo. Inoltre i principi attivi presenti nella spezia aiutano a dissolvere i calcoli renali e ad aumentare la funzionalità generale e l'efficienza di reni e fegato.

IGIENE ORALE

Nella medicina popolare la noce moscata era considerata la regina delle spezie quando si trattava di salute orale. I componenti antibatterici attivi presenti in essa aiutano infatti ad uccidere i batteri e combattere condizioni come l'alitosi. Questo è il motivo per cui la noce moscata e i suoi estratti si trovano comunemente nei dentifrici e nei collutori, soprattutto nelle versioni erboristiche e biologiche.

TRATTA L’INSONNIA

Per generazioni la noce moscata è stata utilizzata come rimedio casalingo per l'insonnia, basta aggiungerne un pizzico nel latte caldo. Ha un alto contenuto di magnesio, un minerale essenziale che riduce la tensione dei nervi e stimola il rilascio di serotonina, ormone che il cervello trasforma in melatonina (fondamentale per favorire il sonno).

ANTICANCEROGENA

Tra le qualità meno conosciute della noce moscata vi anche il suo potenziale utilizzo contro le cellule cancerose. Alcuni studi hanno dimostrato che determinati composti presenti nella spezia e il suo olio essenziale possono effettivamente indurre la morte cellulare (apoptosi) delle cellule leucemiche, bloccando così la diffusione di questa tipologia di cancro.

PER LA SALUTE DELLA PELLE

Le medicine tradizionali utilizzano da tempo la noce moscata per migliorare l'aspetto e la salute della pelle. Viene comunemente applicata una pasta composta da questa spezia, acqua e miele per aiutare a ridurre l'infiammazione e l'irritazione della pelle.

REGOLA LA PRESSIONE SANGUIGNA

Il potassio presente nella spezia è un vasodilatatore che rilassa i vasi sanguigni riducendo così la pressione e lo sforzo sul sistema cardiovascolare.

MIGLIORA LA SALUTE DELLE OSSA

Il calcio presente nella noce moscata può migliorare la salute delle ossa contribuendo alla loro riparazione e crescita, alleviando tra l'altro i sintomi dell'osteoporosi.

COME CONSUMARLA PER OTTENERE BENEFICI

La parola chiave quando si assume noce moscata è cautela. Consumarla in grosse quantità, infatti, può provocare addirittura un avvelenamento. Dosi eccessive di questa spezia possono avere effetti psicotropi, allucinatori e narcotici sulle persone oltre che provocare convulsioni, palpitazioni cardiache irregolari e vomito.
Come fare dunque ad ottenere il massimo dei benefici dal suo consumo senza rischiare nulla? È bene prenderla a piccole dosi e non superare mai i 2 grammi al giorno. Sconsigliato il consumo di questa spezia in gravidanza perché può provocare aborti, da evitare anche in caso di epilessia o problemi di tipo neurologico.

 

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0009279714001380

Martedì, 27 Febbraio 2018 05:47

LE LENZUOLA VANNO CAMBIATE OGNI SETTIMANA.

27-02-2018

Voi ogni quanto tempo cambiate le lenzuola? Un microbiologo esperto suggerisce di farlo abbastanza spesso, in caso contrario infatti il nostro letto "ospiterà" non solo noi ma anche molti batteri e funghi! A dare questo importante suggerimento è Philip Tierno, microbiologo dell'Università di New York che ricorda a tutti l’importanza di cambiare le lenzuola ogni settimana. Cosa succede se non seguiamo il suo consiglio? Il nostro letto diventerà una coltura perfetta per batteri e funghi e di conseguenza avremo una maggiore possibilità di contrarre infezioni e ammalarci. Stando a stretto contatto con cuscini e lenzuola, infatti, inaliamo questi microrganismi e ci potremmo così trovare alle prese con raffreddore, mal di gola e altro.
Mantenere l’igiene tra le lenzuola è dunque importante, non c’è da sottovalutare infatti che un terzo della nostra vita lo trascorriamo proprio a letto (e volete mettere il piacere di coricarsi in mezzo a delle lenzuola pulite!). Può darsi anche che andare a dormire in un letto pulito e profumato abbia ripercussioni positive sul problema dell’insonnia. Considerate che tra cuscini e coperte ognuno di noi produce in media 26 litri di sudore e sarebbe proprio questo a permettere una maggiore proliferazione dei funghi. Una ricerca di qualche anno fa ha scoperto in proposito che nei nostri cuscini, dopo un anno e mezzo dal primo utilizzo, si possono trovare addirittura 17 tipi di funghi diversi, generalmente innocui ma che potrebbero peggiorare i sintomi di chi già soffre di asma o sinusite. C’è da dire poi che non è un problema solo di sudore ma anche di normale cambio di cellule dell’epidermide che finiscono nel letto, di secrezioni vaginali e anali che possiamo perdere sulle lenzuola o di starnuti e colpi di tosse che seminano virus e batteri sul nostro letto. Altri fattori esterni che "sporcano" le nostre lenzuola sono gli acari della polvere e poi, se si hanno animali in casa, i peli di cane o gatto.
Ma rifare il letto ogni mattina è altrettanto importante? Secondo una ricerca di cui vi ho già parlato no. Anzi! Sembra al contrario, che avere il letto sfatto abbia dei vantaggi in termini di salute. Alcuni esperti londinesi sono convinti che il letto scoperto è un terreno poco appetibile per gli acari della polvere che quindi tenderebbero a concentrarsi di meno tra le lenzuola e sui cuscini con evidenti vantaggi per la nostra salute. E per quanto riguarda il pigiama? Anche la nostra biancheria da notte, secondo gli esperti, andrebbe cambiata una volta a settimana.

 

http://en.brinkwire.com/2000/how-often-you-should-wash-your-bed-sheets-according-to-a-microbiologist/

https://www.researchgate.net/publication/7406800_Fungal_contamination_of_bedding

27-02-2018

I nostri polmoni sono spesso provati dal fumo, dallo smog e da tante altre sostanze che purtroppo respiriamo nei vari ambienti che frequentiamo. La natura può venirci in aiuto anche per depurare questi organi tanto importanti in modo da espellere la maggior parte delle tossine. La ricetta naturale che vi presento è particolarmente consigliata a coloro che stanno smettendo di fumare o l’hanno fatto da poco tempo. Questo rimedio consente infatti di smaltire, almeno in parte, le sostanze tossiche accumulate grazie alla presenza di ingredienti dal potere antiossidante e antinfiammatorio ma in grado anche di facilitare l’eliminazione del muco. Quali sono questi ingredienti?

- Cipolle (400 grammi).
- Curcuma (2 cucchiaini).
- Zenzero (3 centimetri di radice fresca).
- 1 litro di acqua.
- 400 grammi di zucchero di canna o 2/3 cucchiai di miele.

E’ importante conoscere il ruolo di ogni ingrediente presente nella ricetta e nello specifico perché fa bene ai polmoni:

• Zenzero: elimina l'accumulo di muco favorendone l’espulsione. Ha doti antibatteriche, antisettiche e antinfiammatorie. Ottimo anche in caso sia presente tosse e mal di gola.

• Curcuma: ha proprietà antibatteriche, antivirali e antisettiche. Purifica inoltre il sangue, prevenendo eventuali infiammazioni. Il suo principio attivo più importante, la curcumina, riduce lo stress infiammatorio ossidativo dei polmoni e protegge da alcune patologie respiratorie.

• Cipolla: ha proprietà antitumorali ed è ottima per combattere problemi respiratori. Nello specifico la cipolla agisce come un mucolitico e broncodilatatore ed ha potere antinfiammatorio.

• Zucchero e miele: il primo ingrediente ha il solo scopo di rendere la bevanda più gradevole mentre se si sceglie il miele questo garantirà delle proprietà in più al rimedio naturale autoprodotto. Ha infatti doti antibiotiche, antinfiammatorie e antiossidanti ed è un sedativo della tosse.

COME PREPARARE LO SCIROPPO

Innanzitutto bisogna portare l’acqua ad ebollizione insieme allo zucchero (se utilizzate il miele inseritelo solo a fine preparazione in modo che non perda le sue qualità nutrizionali e proprietà). A questo punto aggiungete le cipolle tritate, la radice di zenzero grattugiata e i 2 cucchiaini di curcuma e lasciate cuocere a fuoco basso girando di tanto in tanto. Una volta che l’acqua si è ridotta di circa la metà rispetto al quantitativo iniziale, spegnete il fuoco, filtrate il tutto e conservate la soluzione in un barattolo o bottiglia di vetro. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente e poi mantenete in luogo fresco e asciutto o, se la temperatura non lo consente, in frigorifero. Questo rimedio naturale per purificare i polmoni andrebbe preso due volte al giorno, la mattina a digiuno e qualche ora dopo aver consumato la cena (o a metà pomeriggio), nella dose di due cucchiai. Non lasciatevi spaventare dall’odore molto forte, il sapore infatti è decisamente meno sgradevole di quanto si possa pensare.

27-02-2018

Avete mai pensato che l'assunzione di diverse bevande alcoliche corrisponda a differenti reazioni all’interno del nostro organismo? Secondo gli esperti il vino, la vodka, la birra ecc., hanno ripercussioni molto diverse sul nostro corpo in quanto ad emozioni. Secondo uno studio, condotto in collaborazione tra la Bangor University e il King's College di Londra, il vino rilassa e rende più amorevoli, la vodka aumenta l’energia ma stimola anche l’aggressività (così come il whisky) e la birra invece favorisce la fiducia in se stessi. La ricerca, che ha analizzato i questionari relativi a 30 mila persone (ragazzi dai 18 ai 34 anni di 21 paesi), ha riscontrato che coloro che sono soliti assumere bevande alcoliche hanno risposte emotive significativamente differenti a seconda della tipologia di alcol assunto. Il vino rosso avrebbe la capacità di far sentire le persone sexy e rilassate ma allo stesso tempo anche di aumentare la stanchezza e di predisporre alle lacrime mentre quello bianco provocherebbe un effetto simile ma meno pronunciato. La birra, invece, si è visto che aumenta sia la sensazione di rilassamento che la fiducia. I superalcolici tendono purtroppo ad aumentare l’aggressività. Come ha sottolineato il professor Mark Bellis della Bangor University: "Per secoli, la storia del rum, del gin, della vodka e di altri spiriti è stata intrisa di violenza. Questo studio globale suggerisce che anche oggi il consumo di alcolici è più probabile che provochi sentimenti di aggressività rispetto ad altre bevande”.
C’è da sottolineare poi che i superalcolici sono spesso consumati più rapidamente, anche lontani dai pasti e hanno concentrazioni di alcol molto più elevate. Ciò significa che l’effetto stimolante sul corpo è più forte e rapido così come l’aumento dei livelli di alcol nel sangue. Vino e birra, invece, spesso si consumano più lentamente e magari associati a del cibo. C’è poi da considerare un’altra cosa fondamentale: i preconcetti delle persone riguardo alle bevande hanno un ruolo anche nella risposta emotiva all’assunzione di alcolici e superalcolici. Ad esempio, se le persone bevono vino rosso per rilassarsi, probabilmente finiscono per rilassarsi davvero mentre se bevono vodka ad una festa probabilmente si sentiranno piene di energia. Anche il marketing gioca su questo ed è la promozione delle bevande stesse a convincere le persone che, assumere quel determinato alcolico, produrrà delle risposte emotive positive.
Ma qual è davvero l’importanza che può avere una ricerca come questa? Gli autori, scrivendo sulla rivista Open di BMJ (che ha pubblicato i risultati dello studio), sostengono che: "Comprendere le emozioni associate al consumo di bevande alcoliche è fondamentale per affrontare il problema dell'abuso di alcol, fornendo informazioni su quali emozioni influenzano la scelta delle bevande tra diversi gruppi nella popolazione”.

 

http://bmjopen.bmj.com/content/7/10/e016089

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