Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

11-07-2017

Dall’olio di menta piperita e cannella un rimedio naturale per aiutare la guarigione delle ferite. A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulla rivista ACS Nano. Lo studio, coordinato dall’American Chemical Society, si è concentrato sulla guarigione di ferite croniche. I batteri infettivi che si sviluppano sulle ferite croniche si raggruppano in placche chiamate “biofilm”, difficili da eliminare con gli antibiotici tradizionali. Nei casi più gravi di infezione, i medici spesso consigliano il taglio della parte infetta, con gravi conseguenze per la salute e il benessere del paziente. Da tempo la ricerca si è concentrata sull’uso di oli essenziali e altri composti naturali per ridurre o eliminare la quantità di batteri patogeni, ma difficilmente le sperimentazioni sono state trasformate in trattamenti efficaci.
I ricercatori dell’American Chemical Society hanno messo a punto un composto di antimicrobici di menta piperita e cannella, in grado di eliminare gradualmente il biofilm. I ricercatori hanno utilizzato l’olio di menta piperita e la cinnamaldeide, il composto organico che da alla cannella il suo sapore e il suo odore caratteristico. È un liquido di colore paglierino e dall’apparenza viscosa, che si trova nella corteccia degli alberi di cannella ed è usato in agricoltura come fungicida. Il composto di menta piperita e cannella è stato poi mescolata con nanoparticelle di silice, realizzando delle capsule da ingoiare. Secondo i dati forniti dai ricercatori, questo tipo di trattamento è risultato efficace contro quattro diversi tipi di batteri, tra cui un particolare ceppo dotato di antibiotico-resistenza. Il composto ha inoltre promosso la crescita dei fibroblasti, un tipo di cellule fondamentali per la guarigione delle ferite. Grazie a questi risultati, il composto potrebbe essere utilizzato come trattamento topico, con funzione antibatterica e disinfettante.

 

https://www.acs.org/content/acs/en/pressroom/presspacs/2015/acs-presspac-july-8-2015/peppermint-oil-and-cinnamon-could-help-treat-and-heal-chronic-wounds.html

http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/acsnano.5b01696

 

25-10-2014

Il Framingham Heart Study Offspring è uno studio che ha coinvolto uomini e donne statunitensi di età compresa tra 26 e 81 anni, figli dei partecipanti al primo storico Framingham Study. In un gruppo di oltre 2500 persone appartenenti a questa coorte sono state valutate le variazioni del metabolismo glucidico nel corso dei 7 anni di follow up e la composizione della dieta con particolare attenzione ai livelli di assunzione di magnesio, che sembra essere uno dei fattori maggiormente coinvolti nella regolazione del metabolismo del glucosio. La popolazione allo studio è stata ripartita in quintili in base ai livelli di assunzione di magnesio, ottenuti sia con la dieta che con integratori (da 227 a 395,7 mg/die).
Al termine dello studio il consumo più elevato di magnesio è risultato protettivo nei confronti del rischio di pre-diabete (-37%) nei soggetti sani, vale a dire senza alterazioni dell’omeostasi del glucosio e dell’insulina all’inizio del periodo di osservazione. Tuttavia l’associazione tra magnesio e riduzione del rischio di Diabete di tipo 2 è risultata significativa soprattutto per i soggetti con iperinsulinemia e insulino-resistenza all’inizio dello studio e, in minor misura, per coloro che, sempre all’inizio dello studio, presentavano Iperglicemia e alterata risposta glicemica. Queste osservazioni supportano il ruolo dell'apporto di alti livelli di magnesio nella popolazione generale, ma soprattutto nei soggetti a rischio elevato di sviluppare Diabete di tipo 2.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Hruby+A%2C+Meigs+JB%2C+O%27Donnell+CJ%2C+Jacques+PF%2C+McKeown+NM.+Diabetes+Care

 

01-05-2016

Il Fucus vesiculosus è un’alga marina bruna, appartenente al genere Laminaria, che vive in prossimità delle coste rocciose dell’oceano Atlantico e del Pacifico. In particolare quest’alga viene utilizzata per il suo alto contenuto di iodio, sia come iodio inorganico che legato a proteine, o come componente di aminoacidi ioduriati. Il fucus contiene, oltre allo iodio, anche mucillagini (acido alginico, fucoidina e laminarina), nonché polifenoli ad azione antibiotica; è ricco di proteine, minerali (calcio, fosforo, ferro, potassio, manganese, zinco) e in particolare di vitamina B-12 (0,5-1 mcg per 100 g). Il fucus stimola il metabolismo, promuovendo gli scambi cellulari e una migliore eliminazione delle scorie; riduce il livello degli zuccheri, del colesterolo e della pressione e protegge le mucose digestive. Mostra una blanda attività lassativa dovuta ai polisaccaridi che hanno la capacità di assorbire acqua e di stimolare meccanicamente la peristalsi intestinale. L’assunzione di Fucus vesiculosus è in grado di riportare i livelli di iodio nell'organismo ai valori ottimali, con il conseguente miglioramento delle condizioni generali del soggetto, dovute in particolar modo al corretto funzionamento della ghiandola tiroidea, nonché al migliorato processo metabolico nel quale lo iodio svolge importanti funzioni, come la conversione dei carotenoidi in vitamina A. Lo iodio svolge un ruolo importante nel metabolismo dei principali nutrienti e di conseguenza nell'accrescimento e nella funzionalità neuromuscolare. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il fabbisogno giornaliero di iodio per un adulto è di 150 mcg/die, mentre aumenta a 200 mcg/die nella donna durante la gravidanza e l’allattamento. Nei bambini con meno di 1 anno di età occorrono 50 mcg/die e nei bambini da 1 a 10 anni 90-120 mcg/die. La carenza di iodio nell'organismo si riscontra con problemi ricorrenti ai seni paranasali legati ad abbondanti secrezioni di muco, palpitazioni, stanchezza, caduta dei capelli, ipercolesterolemia, aumento di peso. L’organismo contiene mediamente solo 14 mg di iodio: questo elemento traccia è indispensabile per la formazione di tiroxina, a sua volta necessario per il mantenimento di un normale metabolismo di tutte le cellule.

SOVRAPPESO

Si ritiene che l’incremento dell’apporto di iodio determini un incremento della produzione degli ormoni tiroidei e, di conseguenza, un aumento del metabolismo basale, fattore che stimola l’organismo a bruciare i grassi di riserva. Le preparazioni a base di fucus vengono attualmente impiegate nel trattamento del sovrappeso e dei disturbi digestivi.

PROTEZIONE ANTICANCRO DEL FUCUS

Secondo alcune ricerche il fucus, grazie alla presenza di un principio chiamato fucoidina, sembra essere in grado di inibire la carcinogenesi chimica nei ratti. Altri ricercatori della Harvard School of Public Health, ipotizzano che possa essere considerato un alimento anticancro (in particolare per quello alla mammella); in questa azione sembra essere implicato il potenziamento del sistema immunitario.

PROTEZIONE AGENTI INQUINANTI

L’assunzione di fucus esplica attività protettiva contro i danni provocati dall'inquinamento nucleare e dai raggi X.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11829654

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11041247

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/0306987781900049

http://www.pacificharvest.co.nz/news/health-benefits-test-blog-post/

Lunedì, 03 Luglio 2017 07:06

UNO SPUNTINO NUTRIENTE: LA FRUTTA SECCA.

03-07-2017

FICHI.

Aiutano a mantenere robusto lo scheletro perchè contengono più calcio del latte (186 contro 119 mg per etto), in un ottimo rapporto con il fosforo. In questo modo, il calcio si fissa più facilmente nelle ossa. I fichi sono ricchi anche di potassio, essenziale per la salute del cuore, per prevenire l'ipertensione arteriosa e aiutare l'organismo ad e liminare correttamente i liquidi, prevenendo così i ristagni nei tessuti. E' interessante anche il livello di vitamina B1, indispensabile per una buona assimilazione degli zuccheri a livello cellulare e, quindi, per l'efficienza del metabolismo nel suo complesso. E' meglio scartare i fichi che hanno macchie scure e sapori anomali: sono indice di cattiva conservazione.
Il colore dei frutti, in genere tendente al marrone molto chiaro, è spesso ottenuto sottoponendo i fichi ancora freschi all'azione di vapori di zolfo, innocuo. La presenza di un colore bianco all'esterno del frutto non deve preoccupare: è dovuto all'alta percentuale di zuccheri (circa il 20%) naturalmente presenti nel frutto, che tendono a emergere in superficie con il passare del tempo.

ALBICOCCHE

Grazie al buon contenuto di fibre, le albicocche secche aiutano a depurare l'organismo. Hanno, poi, un ottimo contenuto di ferro e di potassio utile per contrastare la cellulite. Basta mangiarne 5 per assicurarsi i 700 microgrammi di betacarotene necessari ogni giorno a un adulto. Se hanno un colore molto vivace, significa che sono trattate con anidride solforosa. Meglio quelle naturali, di colore marrone, come quelle da agricoltura biologica.

PRUGNE

Grazie al processo di essicazione che riduce drasticamente la presenza di acqua, contengono una maggiore concentrazione di sostanze nutritive e di zuccheri facilmente assimilabili; contengono fibre, buone quantità di minerali come potassio, zinco e magnesio. Non solo. La prugna secca contiene inoltre una buona percentuale di sostanze antiossidanti in grado di arginare l'azione dannosa dei tanto temuti radicali liberi.
Il dipartimento dell'agricoltura degli Usa ha messo a punto una tecnica per misurare l'efficacia delle sostanze antiossidanti degli alimenti al fine di valutare la loro efficacia nel combattere i radicali liberi. Nei test effettuati su frutta e verdura le prugne secche della California hanno raggiunto il primo posto, seguite a lunga distanza dall'uva passa. Le prugne sono principalmente note per le loro proprietà lassative ma possiedono anche proprietà toniche, energetiche, e depurative dell'organismo. La vitamina A presente nella prugna apporta benefici alle unghie ai capelli e alla pelle rallentandone l'invecchiamento.

UVETTA

E' al secondo posto (dopo le prugne secche) nella graduatoria degli alimenti con il più alto grado ORAC, che misura la capacità antiossidante dei cibi. Infatti, è ricca di sotanze antinvecchiamento. Concentra le proprietà dell'uva fresca: mantiene gli acidi organici, come l'acido tartarico, che hanno un effetto depurativo del sangue e aiutano ad eliminare le sostanze di scarto, come l'acido urico. Prima di utilizzarla è meglio sciacquarla e lasciarla in ammollo per qualche minuto: non solo per farla reidratare, ma anche per perdere una parte delle sostanze (come alcuni oli) usate per conservarla.

DATTERI

Sono una miniera di magnesio, fondamentale per molte funzioni dell'organismo, come la trasmissione degli impulsi nervosi. La presenza di zuccheri semplici, ferro e vitamine del gruppo B li rende un alimento utile per ritrovare il buonumore, perchè ha un lieve effetto antidepressivo.

Lunedì, 03 Luglio 2017 06:55

PROPRIETA’ ANTICANCEROGENE DELLA PROPOLI.

25-12-2014

Il propoli è stato usato per migliaia di anni dagli antichi Egizi, Greci e Romani per le sue molteplici proprietà medicinali, mentre la scienza solo di recente ha iniziato a riscoprire il suo potente potenziale di guarigione. Le api raccolgono il propoli dalle gemme e dalla corteccia delle piante ed è noto per contenere una varietà di composti chimici con un significativo potenziale antiossidante, come flavonoidi e acidi fenolici. La composizione del propoli nei vari composti dipende dall'area geografica e dai diversi tipi di piante da cui sono raccolti. Uno dei composti molto studiati del propoli è l'estere di acido caffeico fenile (CAPE). Questa sostanza ha grandi proprietà medicinali, ma la sua capacità anticancro è di particolare interesse. Uno studio condotto dal "Journal of Radiation Research", mostra che entro i 2 giorni dopo il trattamento con CAPE, il 46% delle cellule tumorali del polmone era stato distrutto e la crescita del tumore è stata ridotta del 60%. Tre giorni dopo il trattamento il 67% delle cellule tumorali erano morte. Uno studio simile pubblicato sulla rivista "Anticancer Drugs" nel 2006 ha rilevato che CAPE impedisce la moltiplicazione delle cellule tumorali del colon e induce la morte cellulare programmata delle cellule maligne senza intaccare le cellule sane. Questi impressionanti risultati sono stati replicati in altri tipi di cellule tumorali, come seno, stomaco, pelle, pancreas, e cellule di glioma, un tipo di cancro al cervello inoperabile. I dati disponibili mostrano che CAPE può fermare selettivamente il ciclo cellulare e distruggere le cellule tumorali, prevenire l'angiogenesi e bloccare la crescita del cancro. Per fortuna, non è solo CAPE ad avere questa capacità impressionante. Le stesse proprietà anticancro sono anche più pronunciate e superiori nel propoli come alimento completo.
Forse la scoperta più emozionante circa l'effetto curativo di propoli e CAPE viene da un recente studio pubblicato sulla rivista "Cancer Science and Therapy" nel 2014, il che dimostra che il trattamento con propoli può effettivamente cambiare l'espressione del DNA. Propoli e CAPE hanno un effetto importante sugli enzimi specializzati (chiamati istoni deacetilasi), che sono responsabili per la regolazione dell’espressione del DNA, impedendo modifiche epigenetiche. Per cambiamenti epigenetici si intende una serie di alterazioni dell’espressione del DNA senza modificarne la sequenza, e quindi in assenza di mutazioni. La modifica degli enzimi (istoni deacetilasi) può spegnere intere regioni del DNA e bloccare l'espressione dei geni. Questo ha dimostrato di essere un potente mezzo per interrompere il normale metabolismo cellulare e provocare la replica incontrollata, che è certamente coinvolto nella crescita tumorale e metastasi. Per evitare questi problemi, tutte le cellule hanno nei loro geni DNA specializzati, chiamati geni soppressori del tumore, che dovrebbero essere attivati se una cellula diventa cancerosa e sia per promuovere la guarigione o indurre la morte cellulare programmata, se i danni genetici sono al di là della riparazione. Opportunamente, questi geni protettivi di solito sono disattivati nelle cellule tumorali, permettendo loro di bypassare i meccanismi di sicurezza incorporati nel DNA. E’ qui esattamente dove agisce il propoli, ripristinando le funzioni del DNA e riattivando la capacità della cellula di combattere la malignità regolandone la replicazione, e quindi bloccando la crescita tumorale. Secondo gli autori, questo studio dimostra che “CAPE e propoli possiedono agenti terapeutici epigenetici”.
Le implicazioni scientifiche e commerciali di queste scoperte sono così importanti che una domanda di brevetto internazionale su questa scoperta è stata pubblicata nel gennaio 2013 dal gruppo, Omene C, O'Connor OA e Frenkel K. Questo modo di agire è stato imitato con successo da alcuni farmaci per i tumori che non rispondono ai trattamenti convenzionali. Inibitori degli istoni deacetilasi sono una classe di farmaci designati come agenti epigenetici che modulano l'attività dei geni oncosoppressori. Questi farmaci sono stati inizialmente utilizzati per i disturbi dell'umore, epilessia e malattie neurodegenerative. Tuttavia, dal 2006 sono stati approvati (Vorinostat e Istodax) per i linfomi specifici che non rispondono ad altri trattamenti. Uno studio pubblicato sulla rivista "Experimental Hematology" del 2005 riferisce che questi farmaci possono "profondamente diminuire la proliferazione delle linee cellulari tumorali linfoidi umane". Proprio come il propoli fa naturalmente con molti altri tipi di cellule tumorali.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Journal+of+Radiation+Research+CAPE

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24466386

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16926625

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15304968

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21537887

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15661398/

01-11-2014

I ricercatori hanno segnalato il loro studio, il primo ad esplorare in modo completo la relazione tra bassi livelli di vitamina D e anemia nei bambini, in una recente pubblicazione on line sulla rivista Journal of Pediatrics. I risultati della ricerca evidenziano la complessa relazione tra vitamina D ed emoglobina, la proteina che trasporta ossigeno nei globuli rossi. L’anemia è definita come una riduzione della capacità di trasporto dell’ossigeno da parte del sangue ai tessuti e nella maggior parte dei casi, tutto ciò consegue alla diminuzione dei globuli rossi. I ricercatori suggeriscono che bassi livelli di vitamina D potrebbero essere collegati ad anemia attraverso diversi meccanismi, ad esempio, il collegamento potrebbe essere determinato dal modo in cui la vitamina influenza la produzione di globuli rossi nel midollo osseo, oppure potrebbe essere determinato dal ruolo della vitamina D nella regolazione della risposta immunitaria all’infiammazione, nota per innescare l’anemia. La condizione interessa circa il 20% dei bambini a un certo punto della loro vita e diversi studi di grandi dimensioni stimano che quasi 7 su 10 bambini non hanno abbastanza vitamina D e circa 1 bambino su 10 soffre di carenza grave.
Per lo studio, il team ha cercato collegamenti tra la vitamina D e l’emoglobina nei campioni di sangue di più di 10.400 bambini e adolescenti (di età compresa tra 1 e 21 anni) che hanno partecipato al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) dal 2001 al 2006. I ricercatori hanno trovato che i bambini con bassi livelli di emoglobina avevano costantemente più bassi livelli di vitamina D, rispetto ai bambini che avevano normali livelli di emoglobina. I bambini i cui livelli di vitamina D erano al di sotto di 30 nanogrammi per millilitro (ng/ml), ossia con lieve carenza di vitamina D, avevano quasi il doppio del rischio di anemia rispetto ai bambini con livelli normali di vitamina D. Il Dr. Meredith Atkinson, nefrologo pediatrico presso il Centro pediatrico della Johns Hopkins, dice: “Anemia cronica e carenza di vitamina D possono portare a una serie di conseguenze per la salute, compresi i danni d’organo, deformità ossee e frequenti fratture, così come lo sviluppo precoce di osteoporosi, più tardi nella vita”. Gli autori fanno notare che, oltre ad essere importante per la salute delle ossa, vi è anche la prova che la vitamina D svolge altri ruoli. Studi recenti hanno trovato che bassi livelli di questa vitamina sono collegati a cancro, malattie cardiache e repressa immunità. 

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24112861

 

23-10-2014

In questi giorni è uscito uno studio a cura dell’Università della California a San Francisco (UCSF) in cui si suggerisce che una dieta vegetariana è salutare per l’organismo e che potrebbe anche rallentare l’invecchiamento – grazie al buon contenuto in sostanze antiossidanti. Tuttavia, non tutti operano questa scelta – che sia per motivi etici o per altri – che prevede l’esclusione della carne dalla propria dieta. Per chi non vuole passare al vegan non ci sono dunque speranze di rallentare l’invecchiamento? E solo gli antiossidanti combattono l’invecchiamento? Secondo un altro nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’ETH di Zurigo, la risposta si trova nella niacina, altrimenti detta vitamina B3. Il team internazionale di ricercatori guidati dal prof. Michael Ristow, ha scoperto che la vitamina B3, e il suo metabolita chiamato “nicotinamide” ha prolungato di dieci volte la vita dei modelli utilizzati per lo studio. La ricerca si è concentrata in particolare sugli effetti della niacina e il nicotinamide su un tipo di ascaridi scoprendo che, al contrario di quanto comunemente ritenuto, le specie reattive all’ossigeno (i cosiddetti radicali liberi) possono promuovere la salute. E’ infatti opinione comune che le specie reattive all’ossigeno, oltre a promuovere la formazione di radicali liberi, siano implicate nei processi d’invecchiamento dell’organismo e nello stress ossidativo. Nello studio in questione, invece, Ristow e colleghi hanno dimostrato che negli ascaridi queste sostanze prolungano la vita, anziché il contrario. Se pertanto molti scienziati ritengono che gli antiossidanti siano benefiche per la salute, gli autori dello studio sono convinti che piccole quantità di specie reattive dell’ossigeno e lo stress ossidativo possono, per contro, innescare un impatto di promozione della salute.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Michael+Ristow+vitamin+b3

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4076143/

30-06-2015

Anche la Natura può fare la sua parte nella lotta al cancro. In particolare, contro quello del colon-retto. In un nuovo studio, pubblicato su BMC Complementary and Alternative Medicine, si è infatti esaminato l’effetto dell’olio essenziale di Pino koraiensis sulle cellule tumorali, la loro proliferazione e migrazione. In questo studio, i dottori Sun-Mi Cho, Eun-Ok Lee, Sung-Hoon Kim e Hyo-Jeong Lee del Cancer Preventive Material Development Research Center, College of Korean Medicine, Kyung Hee University in Corea, hanno voluto indagare il meccanismo anticancro dell’olio essenziale di Pinus Koraiensis (EOPK) nelle cellule tumorali del colon-retto HCT116. L’olio essenziale di EOPK è un composto biologicamente attivo ottenuto dalle foglie di P. koraiensis. Nei test condotti in laboratorio, è stata valutata la proliferazione cellulare HCT116 utilizzando due specifici metodi: il Crystal Violet Assay e il BrdU Cell Proliferation Assay Kit. Per invece valutare gli effetti dell’EOPK sulla migrazione cellulare, i ricercatori hanno eseguito il test Wound-Healing Assay.
Oltre a questo, gli autori hanno valutato l’impatto dell’olio essenziale sulla soppressione della proteina PAK1 – coinvolta nella migrazione delle cellule tumorali – nei segnali extracellulari regolati dalla chinasi (ERK) e l’espressione di AKT (una proteina chinasica B o PKB). Per fare ciò, i ricercatori hanno utilizzato un metodi chiamato siRNA-mediated PAK1 knockdown. Le modifiche all’espressione e la fosforilazione di PAK1 e suoi effettori (modulatori di molecole) sono stati determinati mediante la tecnica biochimica Western Blot, detta anche immunofissazione, che si utilizza per identificare una specifica proteina in una miscela di proteine. Le modifiche all’Actina del citoscheletro cellulare sono state determinate eseguendo un saggio (assay) di immunofluorescenza. I risultati finali dello studio hanno mostrato che EOPK ha diminuito in modo significativo la proliferazione delle cellule HCT116 e la loro migrazione. In più ha indotto l’arresto di G1 senza intaccare le cellule normali. Inoltre, l’olio essenziale di Pino ha soppresso l’espressione di PAK1, ridotto ERK e la fosforilazione di AKT nelle cellule HCT116. Infine, EOPK ha soppresso la beta-catenina (una sub-unità del complesso proteico), la ciclina D1 (un’importante componente della regolazione del ciclo cellulare) e l’espressione CDK4/6 (la ciclino-dipendente K). A conclusione dello studio, Cho e colleghi ritengono che l’olio essenziale di Pino sia in grado di ridurre in modo significativo la proliferazione e la migrazione delle cellule tumorali del colon-retto. Inoltre, «EOPK ha soppresso l’espressione di PAK1 in modo dose-dipendente, e questa soppressione di PAK1 ha portato all’inibizione di ERK, AKT e l’attività della beta-catenina. I nostri risultati suggeriscono che EOPK esercita la sua attività antitumorale mediante l’inibizione dell’espressione PAK1, suggerendo che potrebbe essere un potente agente chemioterapico per il tumore colorettale».

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25074784

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4138364/

 

11-08-2015

Le donne con colesterolo alto possono trarre beneficio dal consumo di carne di pollo. In essa si trova infatti la taurina, aminoacido in grado di proteggere dalle malattie cardiovascolari. Questa l’ipotesi di una ricerca in corso della New York University School of Medicine, diretta dal dottor Yu Chen e pubblicata sul “European Journal of Nutrition”. Obiettivo degli esperti, fare luce sulle conseguenze del consumo di taurina, ad oggi poco chiari. Gli scienziati si sono così basati sui dati presenti nel NYU Women’s Health Study, che tenne sotto controllo dal 1985 al 1991 14.000 donne, età 34-65 anni, inserite in un progetto di monitoraggio del cancro al seno. Chen e compagni hanno potuto esaminare cartelle cliniche, questionari sull’alimentazione e sullo stile di vita in generale. Risultato, l’effetto della taurina dipendeva dai livelli di colesterolo delle pazienti. Se le donne consumavano taurina ed avevano livelli di colesterolo elevati, il nutriente riduceva il rischio cardiovascolare. Se però i livelli di colesterolo erano modesti, l’effetto della taurina era limitato. Al momento, gli studiosi stanno programmando esami di approfondimento: come spiega Chen, se questi andranno a buon fine “potremmo essere in grado di suggerire alle persone con il colesterolo alto di mangiare più pollame, in particolare le carni scure”. Tuttavia, pollo a parte, la taurina è abbondante anche in alcuni crostacei e frutti di mare.

 

https://www.sciencedaily.com/releases/2012/03/120301113353.htm

http://www.newswise.com/articles/nutrient-found-in-dark-meat-of-poultry-some-seafood-may-have-cardiovascular-benefits

01-02-2016

La spirulina è un’alga verde-blu, fotosintetica, filamentosa, spiraliforme e monocellulare. Ricca di sali minerali e della maggior parte degli oligoelementi (ma praticamente priva di iodio), contiene numerose vitamine, tra le quali spicca la B-12, difficilmente reperibile negli alimenti vegetali, e i carotenoidi. Il contenuto proteico della spirulina varia tra il 50 e il 70% del suo peso secco, percentuale da considerare eccezionale tra i microrganismi. Dal punto di vista qualitativo, le proteine della spirulina sono complete, poiché sono presenti tutti gli aminoacidi, che formano il 47% del peso totale delle proteine. Recentemente è stata riscontrata anche la presenza di acido gamma-linolenico (GLA) e di acido eicosapentaenoico (EPA). L’importanza di questi acidi grassi è dovuta al loro sviluppo biochimico: sono infatti precursori di prostaglandine, leucotrieni e trombossani, mediatori chimici delle reazioni infiammatorie e immunitarie.

COADIUVANTE NEL CONTROLLO DEL PESO CORPOREO

L’assunzione di un grammo di spirulina corrisponde a 3,9 calorie e mostra un alto grado di digeribilità (95%). Nei programmi di controllo del peso, la spirulina ha le funzioni di rispondere all’incremento del fabbisogno proteico e di indurre un senso di sazietà. La spirulina mantiene il glucosio ematico a livelli adeguati, grazie alla presenza di polisaccaridi facilmente utilizzabili, che prolungano la sensazione di sazietà. Inoltre, il contenuto aminoacidico, in particolare la presenza di fenilalanina e di tirosina, che contribuiscono a influenzare i meccanismi che regolano l’appetito, favorisce la perdita del peso e una migliore tolleranza dei programmi dietetici. La spirulina è la più ricca fonte nutrizionale di provitamina A e vitamina B-12. La presenza di ferro, selenio, metionina, manganese, delle vitamine del gruppo B (B-1, B-12, B-3, B-6, B-12) e della vitamina E fornisce un importante sostegno per l’organismo durante i programmi di riduzione del peso corporeo.

AZIONE IPOCOLESTEROLEMICA E CARDIOPROTETTIVA

Alcuni studi hanno mostrato che il consumo di spirulina per 4 settimane riduce i livelli di colesterolo nell'uomo del 4,5% e diminuisce in maniera significativa il peso corporeo dopo 4 settimane. Questi studi non riportano variabili biochimiche (ematocrito, leucociti, tasso di sedimentazione) ed effetti collaterali. La riduzione del tasso di colesterolo sembra parzialmente dovuta all'alto contenuto in acido gamma-linolenico. In un recente studio condotto su soggetti anziani, è stato documentato che la spirulina ha un effetto favorevole su profilo lipidico, variabili immunitarie, nonchè capacità antiossidanti. In un altro studio sull'uomo condotto su 36 soggetti, la supplementazione di spirulina per 6 settimane ha mostrato un effetto ipolipemizzante, in particolare sulle concentrazioni di trigliceridi e di colesterolo LDL, ma indirettamente sui valori di colesterolo totale e HDL. Ha mostrato anche di ridurre pressione sanguigna sistolica e diastolica. In uno studio clinico è stata documentata una diminuzione nel rapporto LDL-HDL in 15 pazienti diabetici a cui era stata somministrata spirulina.

AZIONE ANTIVIRALE E IMMUNOSTIMOLANTE

Alcuni ricercatori hanno valutato l’attività antivirale dell’estratto secco di spirulina su diversi ceppi virali che ha mostrato un’effettiva azione inibitoria nel 50% dell’Herpex simplex virus di tipo 2 e del citomegalovirus umano. L’infezione da Herpex virus è stata inibita agli eventi iniziali del ciclo virale (Hernandez-Corona, 2002). E’ ben documentato che la spirulina abbia proprietà antinfiammatorie mediante l’inibizione del rilascio di istamina dai mastociti. In un recente studio in doppio cieco, la somministrazione di spirulina ha mostrato la riduzione dei sintomi (muco nasale, starnuti, congestione e prurito nasale) in pazienti con rinite allergica.

AZIONE EPATOPROTETTIVA E DETOSSICANTE

Studi messicani riportano gli effetti positivi di quest’alga in caso di compromissione dell’attività epatica da agenti tossici (per esempio abuso d’alcol), o da patologie quali l’epatite. Alcuni ricercatori hanno integrato la dieta di alcune cavie con spirulina, alle quali erano stati precedentemente indotti disturbi epatici con simvastatina, diete ipercolesterolemiche e alte dosi di alcol. Dopo 2 settimane di somministrazione, è stata osservata una riduzione del 40% dei lipidi totali e del 50% dei trigliceridi. Oltre all’effetto protettivo, la somministrazione dell’alga ha prodotto un significativo aumento, circa il 45%, del colesterolo HDL (Ble-Castillo JL, 2002). In uno studio placebo-controllo su 41 pazienti con intossicazione cronica da arsenico, la somministrazione di estratto di spirulina (250 mg) più zinco (2 mg) 2 volte al giorno ha mostrato il miglioramento delle manifestazioni cutanee e la riduzione del contenuto di arsenico nelle urine e nei capelli.

 

http://agris.fao.org/agris-search/search.do?recordID=US8706945

https://lipidworld.biomedcentral.com/articles/10.1186/1476-511X-6-33

https://www.zentrum-der-gesundheit.de/pdf/spirulina-gruende-einnahme-ia-14.pdf

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12406511

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18714150

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