Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Sabato, 13 Gennaio 2018 06:02

4 MASCHERE ANTIRUGHE FAI DA TE.

13-01-2018

Gli anni passano un pò per tutti e le antiestetiche rughe cominciano a venir fuori allo specchio. A volte, però, le rughe appaiono anche abbastanza precocemente. Questo fastidioso problema infatti, non è legato solo all’età, ma anche al tipo di pelle, alla sua elasticità o perché non abbiamo usato la crema viso adatta. Anche se le rughette sono ormai apparse, questo non è un buon motivo per trascurarci. Bisogna sempre prendersi cura del proprio viso, così da mantenere intatta la sua luminosità e rallentare il processo di invecchiamento. Ecco 4 maschere antirughe che potete realizzare in casa, in modo semplice e con ingredienti naturali.

1. MASCHERA ANTIRUGHE DI PATATE

Per questa maschera vi occorrono una patata bella grossa e uno yogurt naturale. Lessate la patata in acqua bollente con tutta la buccia. Una volta cotta, eliminate la buccia e schiacciatela in modo da formare una purea. Unite alla purea due cucchiai di yogurt e amalgamate bene. Spalmate il tutto sul viso e tenetelo in posa per circa 30 minuti. Dopo di che risciacquate con acqua tiepida. Questa è una maschera adatta ad essere fatta la sera, prima di andare a dormire. Bisogna ripeterla per 5 giorni di seguito per vedere ottimi risultati.

2. MASCHERA ANTIRUGHE ALL’UOVO

Per fare questa maschera vi occorre;

- un tuorlo di uovo;
- purea di mela (buccia compresa);
- 1 cucchiaio di miele.

Separate l’albume dal tuorlo, e unitelo alla polpa di una mela e ad un cucchiaio di miele. La purea di mela realizzatela triturando il frutto senza togliere la buccia. Spalmate la maschera sul viso e tenetela in posa per 15 minuti. Poi sciacquate il tutto con acqua tiepida. L’azione antirughe sarà immediatamente visibile.

3. MASCHERA ALLA ZUCCA

Questa maschera antirughe naturale ha bisogno di un pezzo di zucca gialla e un vasetto di yogurt. Lessate e rendete in purea la zucca e poi mescolatela a un vasetto di yogurt naturale. Lasciate in posa per circa 30 minuti e poi lavate il viso con acqua tiepida.

4. MASCHERA ANTIRUGHE AL MIELE

Il miele è l’ingrediente principe delle maschere al viso per le sue proprietà addolcenti e nutrienti. Per realizzare questa maschera dovrete amalgamare un albume con un cucchiaio di miele. Spalmate la mistura sul viso e tenetela su finché non indurisce. Poi sciacquate via il tutto con acqua tiepida. Per una pelle molto matura, aggiungete anche delle noci tritate e un cucchiaio di olio di mandorla.

Tutte queste ricette danno degli ottimi risultati e soprattutto sono naturali e non contengono sostanze testate su animali.

13-01-2018

Birra contro il mal di testa? Possibile. Secondo un nuovo studio, per alleviare un dolore bere due birre sarebbe più che prendere antidolorifici e paracetamolo. Ciò non significa che alla prima avvisaglia è bene scolarci un paio di pinte: l’alcol in generale va sempre e in ogni caso assunto con moderazione. Un team di ricercatori dell’Università di Greenwich, insomma, ha scoperto che la birra avrebbe un effetto antidolorifico migliore del paracetamolo. Non solo, quindi, utile al colesterolo buono, l’alcol contenuto in un birra sarebbe un analgesico naturale capace di fornire riduzioni clinicamente significative nei punteggi di intensità del dolore. Nel corso di 18 studi, i ricercatori inglesi hanno scoperto che consumare due pinte di birra può ridurre un disagio fisico di un quarto. Alzando il contenuto di alcol nel sangue a circa lo 0,08%, si aumenta la soglia del dolore riducendo leggermente la sua intensità. “I risultati suggeriscono che l'alcol è un analgesico efficace - spiegano gli studiosi - che fornisce riduzioni clinicamente significative nei punteggi di intensità del dolore, il che potrebbe spiegare l'abuso di alcol in coloro che hanno un dolore persistente, nonostante le potenziali conseguenze per la salute a lungo termine”.
Non è tuttavia chiaro se l’alcol riduca la sensazione di dolore perché colpisce i recettori del cervello o perché è in grado di abbassare la tensione e rilassare. “L’alcol può essere confrontato con farmaci oppiacei come la codeina e l'effetto è più potente del paracetamolo”, afferma il dottor Trevor Thompson, che ha condotto lo studio all’Università di Greenwich. Ma attenzione! Stiamo parlando di alcol e bere troppo, si sa, può causare seri problemi a lungo termine. È sempre meglio consultare il proprio medico e prendere simili ricerche con le dovute pinze: l’alcol è uno dei principali fattori di rischio di malattie e si può annoverare tra le prime cause di mortalità prematura e di disabilità.

 

http://www.jpain.org/article/S1526-5900(16)30334-0/fulltext

http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/two-pints-beer-paracetamol-painkillers-pain-relief-study-university-greenwich-a7708991.html

13-01-2018

L’uso a lungo termine di inibitori della pompa protonica (PPI), una classe di farmaci comunemente usati per trattare il reflusso acido, è legato a più del raddoppio del rischio di sviluppare il cancro allo stomaco, secondo ricerche pubblicate online nella rivista Gut. I risultati dimostrano che il rischio di cancro allo stomaco è aumentato in linea con la dose e la durata del trattamento dopo l’eliminazione dell’Helicobacter pylori, i batteri implicati nello sviluppo del cancro allo stomaco. Eliminare l’H. pylori dallo stomaco riduce significativamente il rischio di una persona di sviluppare il cancro allo stomaco. Ma una parte sostanziale di coloro che hanno successo nel trattamento continuano a sviluppare la malattia, la terza causa principale di morte tumorale nel mondo.
La ricerca pubblicata in precedenza ha trovato un’associazione tra l’uso di PPI e il rischio di cancro allo stomaco, ma non è riuscita a dimostrare il ruolo potenziale dell’ H. pylori stesso, compromettendo così la forza dei risultati. Per cercare di ottenere questo obiettivo, i ricercatori hanno confrontato l’uso di PPI con un altro tipo di farmaco utilizzato per ridurre la produzione di acido chiamato antagonista del recettore H2 (H2 bloccanti) di istamine in 63.397 adulti trattati con tripla terapia: una combinazione di farmaci PPI e di due antibiotici per uccidere l’H. pylori per più di 7 giorni, tra il 2003 e il 2012. I partecipanti sono stati successivamente monitorati fino a quando non hanno sviluppato il cancro allo stomaco, sono morti o lo studio è terminato (fine dicembre 2015). Il periodo di monitoraggio medio è durato 7,5 anni.
Durante questo periodo, 3.271 (5%) persone hanno assunto PPIs per una media di quasi tre anni e 21.729 hanno assunto H2 bloccanti. In totale, 153 (0,24%) persone hanno sviluppato il tumore allo stomaco dopo la terapia tripla. Nessuno è stato trovato positivo all’H. pylori al momento, ma tutti avevano gastrite permanente. L’assunzione di PPI è stata associata ad un rischio maggiore di raddoppiare (2,44) il rischio di sviluppare il cancro allo stomaco, mentre l’assunzione di bloccanti H2 non è stata associata a un tale rischio aumentato. Il tempo medio tra la tripla terapia e lo sviluppo del cancro allo stomaco era poco meno di 5 anni. L’uso più frequente di PPI è stato associato a un rischio maggiore di cancro allo stomaco, con un uso quotidiano legato ad un rischio più che quadruplicato (4,55), rispetto all’uso settimanale. E più a lungo i farmaci PPI sono stati utilizzati, maggiore è risultato il rischio di sviluppare il cancro allo stomaco, salendo a 5 volte dopo più di un anno, a più di 6 volte dopo due o più anni, e a più di 8 volte dopo tre o più anni.
“Questo è uno studio osservazionale, quindi non si possono trarre conclusioni solide sulla causa e l’effetto e i farmaci PPI sono generalmente considerati sicuri”, dicono i ricercatori. “Ma la ricerca recente ha collegato il loro uso a lungo termine a vari effetti indesiderati, tra cui polmonite, attacchi cardiaci e frattura ossee. I PPI sono noti per stimolare la produzione di gastrina, un potente fattore di crescita”, aggiungono i ricercatori. La “chiara risposta della dose e la risposta del tempo” nell’uso dei PPI e del rischio di cancro allo stomaco suggerisce che i medici “dovrebbero prestare cautela quando prescrivono i PPI a lungo termine anche dopo la riuscita eradicazione dell’H. pylori “.

 

http://gut.bmj.com/content/early/2017/09/18/gutjnl-2017-314605

Venerdì, 12 Gennaio 2018 06:35

I CAROTENOIDI RALLENTANO L’INVECCHIAMENTO.

12-01-2018

I ricercatori, analizzando dati raccolti dal 1999 al 2002 di 3.660 partecipanti al NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey), hanno scoperto che la percentuale di carotenoidi nel sangue è legata alla lunghezza dei telomeri (sequenze di DNA poste alla fine dei cromosomi). Durante ogni replicazione del DNA i telomeri si accorciano, e quando sono totalmente consumati le cellule vanno incontro a morte programmata. I telomeri sono particolarmente suscettibili allo stress ossidativo e la loro lunghezza può essere considerata un marker dell’invecchiamento biologico. I radicali liberi infatti danneggiano molte molecole (DNA, proteine, lipidi), incrementando il rischio di patologie croniche e legate all’invecchiamento. I carotenoidi sono in grado di esercitare un’azione antiossidante eliminando i radicali liberi dell’ossigeno e di contrastare l’infiammazione. Lo studio pubblicato su European Journal of Nutrition suggerisce che i carotenoidi abbiano un effetto protettivo sull’accorciamento dei telomeri e che un aumento del loro intake potrebbe rallentare i processi d’invecchiamento e proteggere dalle patologie legate all’età.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26818530

12-01-2018

Cioccolato per il cuore! Il consumo di quantità moderate di cioccolato porterebbe a un rischio significativamente più basso di essere colpiti da fibrillazione atriale (AF), un'alterazione del ritmo cardiaco (aritmia) che ha origine dagli atri del cuore. Consumare 6 volte in una settimana una porzione di cioccolato può infatti prevenire l'aritmia, un disturbo cardiaco che consiste nell'irregolarità del battito cardiaco. A confermarlo è un grande studio condotto su uomini e donne in Danimarca guidato dai ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health.
Studi precedenti avevano già suggerito che gli alimenti contenenti cacao, in particolare il cioccolato fondente, o quelli che hanno un contenuto di cacao superiore al cioccolato al latte, conferiscono benefici cardiovascolari, molto probabilmente grazie al loro elevato contenuto di flavanoli, che possono favorire la funzionalità dei vasi sanguigni. Non solo rende più intelligenti e migliora la memoria, il cioccolato, soprattutto se fondente e se consumato in piccole quantità quotidianamente, ha anche effetti benefici sul cuore e in più è un toccasana contro lo stress e rilassa.
Ma quanto all’associazione tra il cioccolato e il verificarsi di AF - che colpisce milioni di persone in tutto il mondo ed è legata ad un più alto rischio di ictus, insufficienza cardiaca, declino cognitivo, demenza e morte - solo ora si hanno ricerche certe. Lo studio, chiamato “Danish Diet Cancer and Health”, ha avuto una durata di 13 anni e si è svolto in Danimarca interessando un campione molto ampio di 55.000 volontari tra uomini e donne. Nel corso di questi anni, i ricercatori hanno analizzato le abitudini e lo stile di vita di tutti i partecipanti e parametri come l'indice di massa corporea, la pressione, il livello del colesterolo, l'eventuale presenza di patologie cardiovascolari o diabete. Hanno in questo modo individuato 3.300 casi di fibrillazione atriale, ma nel caso veniva introdotto nella dieta del cioccolato, il rischio di fibrillazione atriale si riduceva complessivamente del 17%. Negli uomini si arrivava anche al 20% con il consumo di 6 pezzi di cioccolato in una settimana, mentre nelle donne, per ottenere benefici, non si doveva superare il limite del consumo di una barretta in sette giorni. Conclusione è che consumare piccole quantità di cacao può avere un effetto positivo sulla salute. Di contro, invece, mangiare elevate quantità di cioccolato non è indicato, per via dell’eccessiva quantità di zuccheri, calorie e grassi.
“Abbiamo osservato una significativa associazione tra il cioccolato e il rischio di AF che suggerisce che anche piccole quantità di consumo di cacao possono avere un impatto positivo sulla salute. Mangiare quantità eccessive di cioccolato non è raccomandato perché molti prodotti hanno troppe calorie dovute alla presenza di zucchero e grassi, che di contro potrebbero portare a un aumento di peso o ad altri problemi metabolici. Ma la moderata assunzione di cioccolato con elevato contenuto di cacao può essere una scelta sana”, afferma Elizabeth Mostofsky, docente al Dipartimento di Epidemiologia alla Harvard Chan School e autrice principale dello studio.

 

http://heart.bmj.com/content/early/2017/05/01/heartjnl-2016-310357

https://www.hsph.harvard.edu/news/press-releases/chocolate-irregular-heartbeat/

12-01-2018

Le mandorle sono dei gustosissimi semi provenienti dall’albero del mandorlo, tipico di molte zone del Sud Italia. Sono costituite per il 50% da grassi monoinsaturi e polinsaturi, e sono una preziosissima fonte di energia. Costituiscono un’ottima riserva di vitamina E, sali minerali, magnesio, ferro, calcio e fibre. Ecco 7 motivi per introdurle nella nostra alimentazione.

RITARDANO L’INVECCHIAMENTO

Da sempre utilizzate nella cosmetica per limitare l’insorgenza delle rughe e gli estetismi delle smagliature, questo frutto ci aiuta a combattere l’invecchiamento e il rilassamento cutaneo anche dall’interno del nostro organismo. Il loro punto di forza è costituito dalla presenza dei cosiddetti polifenoli, potenti sostanze antiossidanti, capaci di ostacolare i danni causati dalla formazione dei radicali liberi. Una piccola precisazione: queste sostanze sono per lo più presenti nella buccia, ecco perché è consigliabile mangiare le mandorle senza privarle della loro pellicina.

COMBATTONO IL COLESTEROLO

Grazie al loro contenuto di grassi “buoni”, le mandorle hanno la capacità di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. Il merito è da ricercarsi nei grassi polinsaturi che fanno parte dei loro principali costituenti. Per questa ragione, sono dei potenti alleati per la buona salute di arterie e vene.

ENERGIZZANTI

Le mandorle sono un alimento capace di sprigionare tantissima energia. Sono ricche di calcio, magnesio, ferro e vitamina E: ecco perché fungono da ottimi integratori nelle nostre diete. Sono utili per superare al meglio le giornate più fredde, ma anche quelle più intense e stressanti.

AIUTANO IL BENESSERE DELL’INTESTINO

Ecco un’altra importantissima proprietà delle mandorle, o per meglio dire, dell’olio di mandorle dolci: il loro potere lubrificante ed emolliente che le rende un toccasana per il benessere intestinale. Considerata un antinfiammatorio e un antisettico, la mandorla agisce positivamente nelle condizioni di infiammazione intestinale, renale, genito-urinarie e polmonari. Meglio però non esagerare con l’olio di mandorle dolci, perché contiene molti grassi ed è molto calorico.

CONTRO L’ANEMIA

Le mandorle hanno un importante contenuto di ferro e vitamine. Per questo loro elevato apporto nutritivo, aiutano a combattere l’anemia. Sono infatti tra i cibi suggeriti per chi ha carenze di ferro.

RAFFORZANO LE OSSA

Non solo ferro, ma anche tanto calcio. Ecco che diventano un prezioso alleato naturale per aumentare la densità minerale ossea. Per questo, sarebbe bene se il loro consumo venisse integrato nella dieta delle persone anziane e di chi è affetto o predisposto all’osteoporosi.

METTONO IL BUON UMORE

Infine, ma non per questo meno importante, sono un toccasana per l’umore. Indicate anche durante il periodo mestruale, contengono in sé delle proprietà antidepressive e antinfiammatorie. Le mandorle contengono tirosina e triptofano, due amminoacidi che insieme stimolano i neurotrasmettitori che influiscono sul buonumore. Consumarle ci fa sentire bene, più felici, più energici. Sempre senza esagerare comunque.

Quelle elencate sono solo 7 delle innumerevoli proprietà delle mandorle che, importante ricordare, vanno consumate con moderazione: non più di 8 al giorno, a causa del loro elevato contenuto calorico. Inoltre, per il loro contenuto di arginina-lisina, sono sconsigliate a chi è suscettibile all’herpes labiale o alle infezioni erpetiche.

Giovedì, 11 Gennaio 2018 05:55

IL MATRIMONIO CI CAMBIA E FA BENE ALLA SALUTE.

11-01-2018

Essere sposati conviene, perlomeno alla nostra salute. Un recente studio della Tilburg University, in Olanda, sostiene che il cambiamento indotto dal matrimonio abbia effetti positivi sulla nostra capacità di autocontrollo e sulla propensione al perdono. Gli scienziati olandesi hanno preso in esame 199 coppie sposate chiedendo ai due partner di valutare il loro grado di comprensione reciproca. Lo studio si è protratto per 4 anni, durante i quali i ricercatori hanno riscontrato miglioramenti nei due parametri considerati. Tuttavia, il matrimonio non è associato soltanto a effetti positivi di tipo psicologico.
A confermarlo è uno studio della Carnegie Mellon University di Pittsburgh pubblicato sulla rivista Psychoneuroendocrinology che ha rivelato, nell'organismo dei soggetti sposati, livelli inferiori di cortisolo, l'ormone dello stress. Gli scienziati hanno raccolto campioni di saliva da 572 adulti sani fra i 21 e i 55 anni, scoprendo che l'abbassamento dei livelli era costante nei tre giorni in cui hanno ripetuto l'esame. Le persone sposate hanno evidenziato un declino più veloce dello stress, con benefici complessivi sulla salute. «Questi dati forniscono informazioni importanti sul modo in cui le nostre relazioni sociali e intime possono influenzare la nostra salute», ha commentato Sheldon Cohen, coautore dello studio.
Del resto, sono tante le ricerche che sottolineano i vantaggi di un matrimonio stabile per la salute degli individui. Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of the American Heart Association, chi ha un matrimonio stabile beneficia di maggiori possibilità di sopravvivenza nello sfortunato caso in cui incorra in un ictus. Gli scienziati americani hanno valutato i dati di uno studio sulla salute di 2.351 adulti che hanno subìto un ictus fra il 1992 e il 2010, scoprendo che il rischio di decesso era del 71 per cento maggiore nei soggetti che non erano sposati. Anche un matrimonio alle spalle era d'aiuto, dal momento che divorziati e vedovi mostrano un rischio rispettivamente inferiore del 23 e del 25 per cento di morire a seguito dell'ictus rispetto a chi è stato sempre single. Inoltre, non sono emerse differenze sostanziali fra uomini e donne.
Secondo una ricerca della Yokohama City University realizzata su un campione di soggetti affetti da diabete di tipo 2, chi è single ha maggiori probabilità di essere in sovrappeso rispetto alle persone sposate. Inoltre, gli uomini sposati hanno anche minori probabilità di sviluppare una sindrome metabolica, vale a dire la combinazione di diabete, ipertensione e obesità che finisce per danneggiare irreparabilmente i vasi sanguigni. I ricercatori hanno analizzato 270 persone colpite da diabete di tipo 2, con un'età media di 65 anni. 180 di essi erano sposati, mentre gli altri 90 erano single. Dopo aver misurato altezza e peso dei soggetti, calcolato l'indice di massa corporea e misurato il contenuto di grasso del loro corpo, gli scienziati hanno scoperto che il gruppo degli sposati aveva meno del 50 per cento delle probabilità di essere in sovrappeso. I volontari mostravano anche livelli più bassi di grasso corporeo, cioè 18,9 chili contro i 23,5 dei single. «Questi risultati suggeriscono che è necessario offrire assistenza e supporto sociale per aiutare i pazienti single con diabete di tipo 2 a gestire il loro peso corporeo», hanno concluso i ricercatori.
Anche uno studio del Langone Medical Center, presso la New York University, firmato da Carlos Alviar conferma indirettamente tali conclusioni. Lo studio, presentato durante l'American College of Cardiology, ha valutato la salute di oltre 3 milioni e mezzo di persone attraverso una serie di esami atti a verificare la funzionalità delle arterie in vari siti dell'organismo, dalle gambe al cuore e al cervello. L'età media era di 64 anni e il 63 per cento del campione era rappresentato da donne. Dai dati è emerso che, esclusi altri possibili fattori che possono influenzare il rischio cardiovascolare, i soggetti sposati di entrambi i sessi mostravano una possibilità di problemi cardiaci ridotta rispetto alla media. Al contrario, essere divorziati o vedovi aumenta il rischio più dell'essere sposati o single. Il matrimonio, inoltre, mostra tutta la sua efficacia protettiva quanto più giovani sono i due coniugi.
Anche un altro studio dell'Università di Cardiff pubblicato sul British Medical Journal sostiene la stessa tesi. Secondo i ricercatori gallesi, la stabilità della vita di coppia favorisce l'equilibrio psicologico delle donne e induce gli uomini a rispettare uno stile di vita più salutare, soprattutto dal punto di vista alimentare. «Le persone sposate hanno un tasso di mortalità del 10-15 per cento più basso rispetto alla media - commentano i ricercatori -. Affinché Cupido possa fare bene alla salute, tuttavia, è richiesto un certo grado di maturità». La passione provata per i rapporti adolescenziali è sicuramente coinvolgente e fa raggiungere al cervello livelli intensi di dopamina, ma sono spesso associati a sintomi depressivi, mentre nei rapporti più maturi prevale l'ormone dell'attaccamento, l'ossitocina.
Secondo i medici, l'età migliore per impegnarsi in una relazione lunga è 25 anni per gli uomini e 19 per le donne, ma attenzione perché, come ricordano i due Gallacher «non tutte le relazioni fanno bene alla salute, i rapporti tesi e difficili hanno un impatto negativo sull'equilibrio mentale e la loro rottura produce effetti benefici. Molto meglio allora tornare a essere single».
Se qualcuno ha ancora dei dubbi sul fatto che sposarsi sia un vero toccasana, la conferma arriva anche da uno studio americano, condotto su un gruppo di 289 gemelli maschi, da cui emerge che chi si sposa migliora nel carattere e nella personalità. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Usa “Archives of General Psychiatry” ed è stata realizzata dai ricercatori della Michigan State University. Lo studio ha monitorato per 12 anni gli uomini che all'inizio del lavoro avevano tutti tra i 17 ed i 29 anni. Tra i 289 gemelli quelli che nel corso degli anni sono convolati a nozze sono risultati essere, al termine dei test, più gentili, socievoli e sani rispetto a chi è single. Non solo, i tratti negativi della personalità, come aggressività, tendenza a mentire e anche a commettere atti criminali, risultano meno marcati. La differenza è risultata ancora più evidente tra i gemelli omozigoti. Seppure i gemelli presentassero personalità simili all'inizio dello studio, sono stati riscontrati, al termine dello stesso, comportamenti più gentili e socievoli nei fratelli sposati rispetto ai single. 
Altri studi avevano già dimostrato gli effetti positivi della fede al dito per il genere maschile. Una ricerca condotta da Hendrik Schmitz, studioso della Germany's Ruhr Graduate School in Economics, presentata dal quotidiano inglese Daily Mail solo pochi mesi fa, diffondeva buone notizie per gli ammogliati. Innanzitutto, gli uomini sposati si sottopongono con più frequenza ai controlli medici; in secondo luogo, la pressione psicologica della moglie, che desidera un marito più attivo fisicamente, produce effetti positivi sull'organismo degli uomini che ne seguono le indicazioni. Come spiegava l'autore dello studio, se una donna va dal dottore, la probabilità che anche il suo partner si faccia fare un controllo aumenta di 6 punti percentuali. Un individuo che ha una relazione vuole di solito che il partner sia in buona salute perché ci si prende cura l'uno dell'altro.
Confermano le ipotesi del dott. Schmitz anche i risultati di un altro studio, secondo cui il matrimonio costituirebbe una protezione nei confronti di forme depressive, ansia e potenziale dipendenza da alcool, psicofarmaci e stupefacenti. Lo studio in questione, condotto da un'equipe neozelandese in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'Università americana di Harvard, ha preso in esame un campione assai ampio di persone, circa 35.000, la cui esperienza ha portato all'attenzione dei medici il pericolo che una separazione o un divorzio costituiscono per la salute mentale dei coniugi. La coordinatrice della ricerca, la psicologa Kate Scott dell'Università di Otago a Wellington, ha dichiarato: «Esistono precedenti ricerche internazionali sull'impatto che la vita matrimoniale ha sulla salute mentale degli uomini e delle donne. Ma questo studio fornisce conclusioni più precise e dettagliate».
In effetti, altre ricerche avevano provato gli effetti benefici del matrimonio sulla salute degli sposi: il vincolo nuziale tiene bassa la pressione e protegge il cuore, funziona da scudo contro il cancro e l'Alzheimer, ha un'azione antidepressiva, combatte l'influenza e cicatrizza le ferite. Virtù terapeutiche che, unite all'effetto longevità, rappresentano 8 buoni motivi per pronunciare il fatidico sì. Controindicazione delle nozze, valida soprattutto per gli uomini, è che dopo sposati si ingrassa di due chili e mezzo in media. Questo è quanto stima il Department of Health and Human Services americano.

 

http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-4850452/Marriage-increases-levels-forgiveness-self-control.html

http://www.psyneuen-journal.com/article/S0306-4530(16)30805-8/abstract

https://newsroom.heart.org/news/marital-history-linked-to-stroke-survival

http://www.medicaldaily.com/type-2-diabetes-married-patients-less-likely-be-overweight-single-patients-398179

https://nyulangone.org/press-releases/married-people-less-likely-to-have-cardiovascular-problems-according-to-large-scale-study-by-researchers-at-nyu-langone

https://www.eurekalert.org/pub_releases/2011-01/bmj-mig012611.php

http://www.dailymail.co.uk/news/article-1262179/Married-men-live-longer-wives-nag-visit-GP.html

http://www.otago.ac.nz/news/news/otago006366.html

11-01-2018

Nina Evans ha 50 anni e abita a Londra. Dopo il primogenito, ne desiderava un secondo, ma nonostante cinque anni di impegno non è mai rimasta incinta. I medici, dopo una serie di analisi, le hanno diagnosticato miomi multipli all’interno del suo utero (i miopi sono dei tumori benigni che si sviluppano nell’utero delle donne intorno ai cinquant’anni). I miomi erano tanti e quindi avrebbe dovuto fare un intervento impegnativo. Secondo i medici, Nina non avrebbe più potuto avere figli sia per l’età che per i tumori benigni. La donna non si è fatta scoraggiare dalle diagnosi degli esperti e ha messo in pratica una tecnica casalinga. Nina, è originaria della Lituania, e nel suo Paese le sanguisughe vengono spesso utilizzate per guarire dalle malattie. La donna, infatti, si è inserita nella vagina 500 sanguisughe per purificare il suo utero. Questi animaletti, oltre a far scomparire i miomi, le hanno prolungato gli orgasmi durante i rapporti sessuali con il marito.
La donna ha vissuto per otto mesi con le sanguisughe addosso perché erano terapeutiche: ”I benefici si sono vista già dopo un mese, avevo più energia grazie alle sanguisughe che succhiavano il sangue malato sul mio collo dell’utero” - ha raccontato al The Sun Nina. La donna si sentiva meglio e i rapporti sessuali con il marito erano migliori. Un giorno si è accorta di avere un ritardo, per questo è corsa dai medici e le hanno detto che era incinta. Le sanguisughe avevano fatto il loro lavoro e la donna non ha più potuto stare senza di loro. Durante il parto gli animaletti le strisciavano sulla schiena perché le riducevano il dolore. Nina ha anche stimolato la produzione di latte con le sanguisughe. Questi animaletti, mentre succhiano il sangue, con la loro saliva rilasciano una serie di sostanze che vanno a stimolare il cervello. Nina è uno dei primi pionieri femminili che utilizza la terapia delle sanguisughe. La donna, con la sua testimonianza, ha anche aiutato la “British Association of Hirudotherapy“ ad ottenere il riconoscimento del governo per poter usare con altri pazienti questa terapia.

 

http://metro.co.uk/2016/03/11/woman-put-leeches-in-her-vagina-to-get-pregnant-and-got-better-orgasms-5747258/

https://www.thesun.co.uk/archives/news/1080589/meet-the-mum-who-claims-500-leeches-got-her-pregnant-destroyed-cancer-cells-and-improved-her-orgasms/?CMP=spklr-_-Editorial-_-FBPAGE-_-TheSun-thesun-_-20160310-_-Features-_-391074824-_-Imageandlink

Giovedì, 11 Gennaio 2018 05:51

11 RIMEDI NATURALI ANTIACNE.

11-01-2018

L’acne è causata da una produzione di sebo eccessivo, una cattiva detersione o perchè si utilizzano cosmetici artificiali e non biologici. Ma non solo. Le cause possono essere ricondotte anche a una cattiva alimentazione o squilibri ormonali. E spesso si tende ad aggravare il problema provando a grattar via il brufolo, così che anche le zone vicine ne restano infettate. La natura ci offre 11 soluzioni antiacne che possono aiutarci a risolvere il problema. Vediamo insieme quali:

1. AGLIO

L’aglio si rivela essere un ottimo rimedio antiacne. Provate a strofinare un pezzetto di aglio crudo sul brufolo, più volte al giorno. Sentirete il prurito e il dolore ridursi e l’acne sparire velocemente.

2. ALOE VERA

L’aloe vera è utilizzato da sempre come detergente per la pelle, ideale per eliminare ogni impurità o traccia di trucco. Inoltre la polpa della pianta aiuta a contrastare l’infezione e accelera il processo di guarigione. Non serve comprarla, potete procurarvela da soli. Dividete una foglia in due e strofinate la polpa direttamente sulla pelle. Ma attenzione. Per godere a pieno delle proprietà dell’aloe, è necessario che la pianta abbia almeno 5 anni.

3. AMARANTO

Provate ad utilizzare un infuso a base di semi di amaranto come tonico. La proporzione è due cucchiai di semi ogni tre bicchieri di acqua. Tenete l’infuso a bollore per circa 10 minuti e lasciate riposare altri 30. Una volta freddo, sarà un ottimo rimedio antiacne.

4. NEEM

L’utilizzo della pianta Neem come soluzione antiacne ci arriva direttamente dalla medicina ayurvedica, che ne sfrutta le sue proprietà curative antibatteriche, antimicotiche e antivirali. Se vi compare qualche brufolo sul viso, consumatene 5 foglie al mattino e li vedrete sparire velocemente.

5. LIMONE

Il limone è un rimedio antiacne preventivo. Piuttosto che combattere i brufoli, ne previene la comparsa. Provate a tamponare la pelle con un batuffolo di ovatta intrisa di succo di limone. Pulirete ben bene i pori della pelle e la renderete più luminosa. Attenzione a non esporvi al sole subito dopo però, perché il limone è fotosensibile e potrebbe causarvi delle macchie.

6. CORIANDOLO

Nel caso del coriandolo, l’infuso va preparato per un uso interno (invece che esterno come per l’amaranto). Preparate un tè con 1/2 cucchiaino di coriandolo, 1/2 di cumino e 1/2 di finocchio. Bevete una tazza di infuso dopo ogni pasto e vedrete che differenza farà per la vostra pelle.

7. BASILICO

Anche l’infuso a base di basilico è un buon rimedio antiacne. Mettete a macerare 2-4 cucchiaini di foglie secche di basilico in una tazza d’acqua bollente per 15 minuti. Una volta freddo, usatelo come tonico.

8. CETRIOLO

Il cetriolo può essere utilizzato per un uso sia esterno che interno. Provate a frullare un cetriolo e ad utilizzarne il succo come tonico. Inoltre, aiutate il vostro organismo dall’interno, bevendo 2-3 tazze di centrifugato di cetriolo al giorno per una settimana. Purificherete il sangue e il sistema linfatico e la pelle risulterà più chiara e luminosa.

9. UVA

Altro rimedio naturale antiacne è il succo d’uva. Si rivela un ottimo antibatterico, antiossidante e migliora il tono della pelle. Tamponate la cute con un batuffolo di ovatta bagnato con un pò di succo d’uva, ripetendo l’operazione 2-3 volte al giorno.

10. CECI

Provate a pulire il viso con una pastella fatta con farina di ceci impastata con acqua. Si rivela un ottimo detergente soprattutto in caso di acne. Si utilizza questo rimedio anche per purificare i capelli, soprattutto se avete utilizzato shampoo non bio.

11. BARBABIETOLA

Altro rimedio antiacne ad uso interno è bere un succo fatto con radice di barbabietola, carota e acqua. Stimola il fegato e ripulisce il sangue. Provate a berne una tazza tutte le mattine prima di colazione per una settimana. Vedrete che risultati.

10-01-2018

Niente liquirizia in gravidanza! Se non volete mettere in pericolo la salute del feto, dovreste evitare di consumare liquirizia. A confermarlo è uno studio condotto all’University of Helsinki e pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, secondo cui troppa liquirizia durante i nove mesi di gestazione potrebbe influenzare il cervello di un bambino. Secondo la ricerca, infatti, i bambini le cui madri avevano mangiato molta liquirizia durante la gravidanza avevano un QI più basso rispetto ai bambini le cui madri avevano mangiato poco o per niente liquirizia nei nove mesi di attesa. Inoltre, le bambine nate da madri che avevano fatto “abuso” di quella pianta hanno raggiunto la pubertà prima di quelle nate da madri che non ne hanno mangiata troppa o non ne hanno mangiato affatto. Per giungere a tale conclusione, gli esperti hanno messo a confronto un campione di 378 giovani di circa 13 anni, le cui madri avevano consumato "grandi" o "piccole” quantità di liquirizia durante la gravidanza. Insomma, i bimbi esposti a grandi quantità di liquirizia nel grembo materno avrebbero poi ottenuto risultati più scarsi nei test di ragionamento cognitivi effettuati da uno psicologo. In più, coloro che sono stati esposti alla liquirizia avrebbero ottenuto peggiori risultati nei compiti eseguiti per valutare la capacità di memoria e, secondo le stime dei genitori, avrebbero avuto anche un maggior numero di sintomi simili a quelli causati dal disturbo del deficit di attenzione.
“I risultati suggeriscono che le donne in gravidanza devono essere informate che il consumo di liquirizia e altri prodotti alimentari contenenti la sostanza chimica chiamata 'glicirrizina' può essere associato ad un danno per la loro prole in via di sviluppo”, hanno scritto i ricercatori dello studio, che è stato condotto da Katri Raikkonen, un professore di psicologia presso l'Università di Helsinki, in Finlandia. Tuttavia, un certo numero di organizzazioni per la salute, tra cui gli Stati Uniti Food and Drug Administration e l'Organizzazione Mondiale della Sanità, non mette in guardia contro la liquirizia o contro l’assunzione di glicirrizina durante la gravidanza, anche se nel 2016 l'Istituto Nazionale per la Salute e il benessere in Finlandia ha aggiunto liquirizia nella categoria dei “non raccomandati” per le donne incinte. Per il resto, per chi non aspetta pargoli, la liquirizia come radice o come ingrediente base di caramelle, se assunta in quantità moderate, ha anche numerosi benefici per la salute.

 

https://academic.oup.com/aje/article/doi/10.1093/aje/kww172/2967089/Maternal-Licorice-Consumption-During-Pregnancy-and

http://www.livescience.com/57771-pregnant-women-should-avoid-licorice.html

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