Angelo Ortisi
IL POTENTE CONCENTRATO NATURALE PER VIVERE PIU’ A LUNGO.
08-11-2016
Succo di carota, zenzero, mela e limone per vivere più a lungo. Bere succo di carota ogni giorno può fare la differenza ed incidere positivamente sulla nostra salute. Le proprietà contenute in questo potente succo sono numerosissime, e tutte ideali per godere di una buona salute. Di seguito ti suggerisco un’interessante ricetta, a base di succo di carota, per preparare una bevanda ricchissima di proprietà e benefici. Lo zenzero, uno degli ingredienti di questo succo, è ideale per ridurre il colesterolo, combattere i batteri presenti nello stomaco, alleviare il mal di testa e il mal di stomaco e depurare l’organismo. Possiede proprietà antinfiammatorie ed è utile per trattare artrite e osteoartrite. La carota è ottima per la salute di denti, gengive e cuore. Ci protegge dalle malattie cardiovascolari, migliora la vista e previene il cancro. Inoltre, la carota possiede proprietà utilissimi per la salute della pelle, rendendola più morbida e luminosa. La mela è un frutto ricco di antiossidanti, molto efficace nel rinforzare il sistema immunitario e farci perdere peso, favorendo le funzioni di reni, fegato e bile. Anche le mele sono utili per proteggerci dalle malattie cardiache, riducono stress, insonnia e stanchezza. Il limone è senza dubbio ideale per abbassare la pressione, disintossicare l’organismo da tossine e combattere le infezioni. Possiede antiossidanti naturali con fattori antisettici ideali per trattare problemi di stomaco e digestivi. Per preparare questo succo hai bisogno di: 4 carote, 3 mele, 1 radice di zenzero e il succo di mezzo limone. Versa tutti gli ingredienti in un frullatore e frulla fino ad ottenere una bevanda omogenea. Bevi prima di fare colazione, appena pronto per godere di tutti i benefici dei suoi potenti ingredienti.
LA MIGLIOR CURA DI BELLEZZA PER IL VISO: L'OLIO.
07-11-2016
Quando sentiamo parlare di “olio”, la prima associazione mentale che facciamo è quella di un qualcosa di unto. Se poi, associamo questo termine a un altro, come “viso”, allora l’immagine che si forma è quella di un volto caratterizzato da un’antiestetica pelle untuosa, lucida. Però, queste sono solo associazioni mentali e non rispondenti alla realtà: l’olio infatti non promuove gli inestetismi a esso associati come lucidità della pelle, ostruzione dei pori e magari anche acne. Al contrario, è l’opzione ideale per la cura della pelle del viso, e non solo. A sostenere la causa sull’uso dell’olio in cosmetica e per la cura della propria pelle in modo semplice, economico ed efficace è il dottor Dendy Engelman, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Dermatologica dell’Ospedale Metropolitan di New York City. L’esperto, ha riassunto per Essence.com i benefici dell’olio per la pelle, ricordando che l’olio (o il sebo) è naturalmente presente sulla pelle. L’olio dunque non ostruisce i pori, ribadisce Engelman, e non causa l’acne poiché questa si manifesta quando i pori si occludono a causa delle cellule morte del sebo. Ma l’uso di grassi a livello topico sul viso non peggiora il processo. Se il problema è proprio l’acne o comunque la presenza episodica di brufoli, l’utilizzo di olio sul viso può aiutare a riequilibrare la pelle e migliorarne l’aspetto, anzichè no. Gli oli, ribadisce il dermatologo, possiedono infatti un’elevata concentrazione di principi attivi che sono benefici per la pelle. Non a caso, oli specifici sono l’ingrediente di prodotti idratanti della pelle.
Il vantaggio di usare direttamente l’olio anziché i prodotti cosmetici è che nell’olio tal quale i principi attivi sono presenti in maggiori concentrazioni, e dunque più efficaci, sottolinea Engelman. Tra gli oli più adatti alla pelle del viso, per mantenerla idratata, giovane e luminosa, c’è l’olio di argan, o l’olio di semi d’uva e di semi di ribes, spiega il dermatologo. Questi oli sono molto leggeri e ne bastano una o due gocce per tutto il viso. Gli oli sono ricchi di sostanze antiossidanti, tra cui vitamina C e vitamina E. Proteggono dai danni dell’ossidazione e dai radicali liberi. Inoltre fanno da filtro per i raggi UV dannosi. Altro elemento di notevole importanza, spiega l’esperto, è con il passare degli anni la produzione naturale di olio da parte del nostro organismo diminuisce, per cui la pelle invecchia: ecco così apparire le rughe, diminuire la luminosità e l’elasticità. Ma anche a questo possono rimediare gli oli vegetali, rendendo la possibilità alla pelle di rigenerarsi e ritrovare l’idratazione perduta. Insomma, l’olio non è un “untore”, ma un toccasana per la pelle.
http://www.essence.com/2013/10/15/beauty-myth-debunked-oil-bad-your-face
TACHIPIRINA NATURALE.
07-11-2016
Come rimedio naturale in sostituzione della tachipirina possiamo usare argilla verde ventilata, che solitamente possiamo trovare in erboristeria. Quando utilizziamo l’argilla è fondamentale non utilizzare oggetti di metallo. Procediamo mettendo in una terrina di vetro, quattro bicchieri di argilla (nel caso di un bambino, dimezzare la dose) ed aggiungere circa altrettanti bicchieri di acqua, lasciando che il composto si uniformi autonomamente nel lasso di tempo di una-due ore (nel caso in cui avete poco tempo, miscelare dolcemente con l’ausilio di un mestolo di legno) fintanto che il composto assomigli come densità ad una crema di cioccolata. Preparare un foglio della grandezza approssimativa dell’addome su cui andrà messo l’impacco ricavato da un foglio A4, oppure dalla carta che solitamente usiamo per trasportare il pane. Stendervi sopra l’argilla con uno spessore di circa 1 cm, anche 1 cm e mezzo e coprire il tutto uniformemente con della garza, di modo ché nel momento in cui venga tolto l’impacco, non rimangano residui sulla pelle. Nel caso in cui l’ammalato sia piccolino, scaldare l’impacco fintanto che al tocco l’argilla risulti tiepida uniformemente. Apporre l’impacco sull’addome (dallo stomaco fino alle pelvi) con dolcezza ma con decisione, e lasciarlo agire per almeno 30 minuti-un’ora, passati i quali, nel caso la febbre perdurasse, ripetere il procedimento. Nei casi più ostinati servono anche 3 impacchi, soprattutto nelle persone cui in precedenza hanno fatto ricorso ad antibiotici o tachipirine, e il cui organismo è saturo di tossine. Perchè è importante trovare un’alternativa alla tachipirina? Spesso rappresenta anche uno dei pochi farmaci che si possono assumere in gravidanza o che possono assumere i bambini piccoli, eppure una ricerca correlata dallo scienziato Julian Crane spiega come farmaci con il paracetamolo (tachipirina ed efferalgan) possano creare rischio di asma e allergie per i bambini. La scoperta principale è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilità in più di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare i sintomi come l’asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo. Interessanti studi scientifici evidenziano come l’assunzione di paracetamolo in determinati casi aumenta la probabilità dei bambini piccoli di ammalarsi di autismo. Quello che per noi è inquietante è che malgrado tutto ciò è un farmaco che viene ancora consigliato da medici, dal SSN e questo principalmente nei bambini, nei neonati che hanno appena fatto la vaccinazione, a volte anche senza la necessità che si manifesti nessun malessere o sintomo, a priori ne viene prescritta l’assunzione.
I 10 FANTASTICI BENEFICI DEI SEMI DI FINOCCHIO.
07-11-2016
I semi di finocchio sono considerati una spezia da utilizzare in cucina per arricchire di sapore i nostri piatti e come ingredienti nella preparazione casalinga di pane, crackers e grissini. Il loro sapore è piuttosto dolce e ricorda quello dell’anice. A scopo curativo vengono utilizzati soprattutto per la preparazione di tisane adatte a ridurre i gonfiori e a stimolare la diuresi. Quali sono i benefici per la salute dei semi di finocchio? Ecco i principali.
1. PREVENZIONE DEL CANCRO
Gli antiossidanti presenti nei semi di finocchio possono contribuire a ridurre il rischio di cancro associato con i danni provocati dai radicali liberi alle cellule e al DNA. Inoltre sono considerati un alleato per la prevenzione del cancro al colon, in quanto essi contribuiscono, insieme alle fibre vegetali, alla rimozione delle tossine dall’intestino, preservandone la salute.
2. PROPRIETA' ANTINFIAMMATORIE
Gli antiossidanti presenti nei semi di finocchio non sono soltanto utili nella prevenzione del cancro, ma vengono ritenuti salutari per l’organismo per via delle loro proprietà antinfiammatorie. Il loro impiego potrebbe essere utile nel trattamento di disturbi come l’artrite e il morbo di Crohn, sebbene siano necessarie ulteriori ricerche scientifiche per poterne dare conferma.
3. CONTENUTO DI FIBRE
I semi di finocchio sono ricchi di fibre. Le fibre sono presenti unicamente negli alimenti vegetali e sono assenti nei cibi di origine animale. Le fibre sono fondamentali per favorire il transito degli alimenti di cui ci nutriamo lungo l’intestino e per permettere l’eliminazione delle tossine. Le fibre, in generale, sono utili per migliorano la digestione.
4. COLESTEROLO
L’accumulo di colesterolo nelle arterie e l’aumento della sua produzione da parte del fegato è una delle principali cause di patologie come ictus, infarto e ipertensione. Il colesterolo può essere tenuto sotto controllo grazie ad un’alimentazione ricca di cibi vegetali e quindi di fibre. Le fibre contenute nei semi di finocchio riducono le possibilità di accumulo del colesterolo sulle pareti delle arterie e prevengono così le patologie cardiocircolatorie.
5. PRESSIONE ALTA
Esiste un sale minerale fondamentale nella regolazione della pressione sanguigna. Si tratta del potassio, una sostanza presente in numerosi alimenti vegetali, compresi i semi di finocchio. Il potassio contribuisce a mantenere stabile la pressione sanguigna e, di conseguenza, a regolare il battito cardiaco.
6. PROPRIETA' DIURETICHE
I semi di finocchio presentano proprietà diuretiche e drenanti. Per questo motivo vengono utilizzate per la preparazione di tisane che possono favorire la diuresi, oltre che attenuare i gonfiori addominali. La tisana viene preparata sotto forma di infuso, lasciando riposare in 200 millilitri d’acqua bollente per 10 minuti 1 cucchiaino di semi di finocchio, per poi filtrare e bere senza dolcificare.
7. PROPRIETA' ANTIOSSIDANTI
I semi di finocchio sono ricchi di flavonoidi. Si tratta di un gruppo di antiossidanti ritenuto in grado di ridurre lo stress ossidativo dell’apparato cardiocircolatorio e di proteggere l’organismo dai danni neurologici. I flavonoidi contribuiscono inoltre a prevenire l’invecchiamento precoce, contrastando i radicali liberi.
8. DIGESTIONE
I semi di finocchio contribuiscono a migliorare la digestione. Le proprietà digestive di questi piccoli semi sono note ormai da secoli e vengono sfruttate dalle medicine popolari soprattutto per la preparazione di tisane e di decotti da bere a fine pasto per rendere la digestione meno lunga e pesante. Le tisane di finocchio sono di solito considerate adatte come rimedio naturale digestivo anche per i bambini.
9. FONTE DI CALCIO
I semi di finocchio sono una ricca fonte di calcio da tenere in considerazione. Il calcio è presente in numerosi alimenti vegetali, compresa la frutta secca, come le mandorle, le verdure a foglia verde, come gli spinaci, e i semi, con particolare riferimento al sesamo.
10. GLOBULI ROSSI
La produzione di globuli rossi da parte del nostro organismo viene favorita dai cibi che introduciamo attraverso l’alimentazione. I semi di finocchio presentano un elevato contenuto di rame, un minerale fondamentale per la formazione delle cellule del sangue, con particolare riferimento ai globuli rossi.
COME IL DISPIACERE FA AMMALARE DAVVERO.
07-11-2016
Come un dispiacere può diventare malattia. Se stiamo male dentro ci ammaliamo fuori, perché il nostro organismo somatizza i conflitti interiori, i problemi di cuore, le ansie, le preoccupazioni, insomma tutto ciò che attiene al nostro spirito. Si sostiene da anni, anche in base ad alcuni studi scientifici, che il sistema immunitario risente in maniera significativa dello stato mentale, e per stato mentale si intende, appunto, lo stato emotivo, le ansie, il modo di affrontare i problemi, piccoli e grandi, di tutti i giorni. L’organismo, quando afflitto da una di queste cause, reagisce in maniera di volta in volta differente, a seconda del malessere interiore, e la salute di una persona può essere minata anche in maniera molto più che severa se il suo stato d’animo è negativo, e questa negatività si protrae nel tempo. Spesso si fa riferimento a eventi negativi della vita per giustificare il presentarsi di una malattia seria, come ad esempio un tumore. Per le malattie cardiovascolari è risaputo che lo stress è uno dei fattori di rischio perché induce dei mutamenti tali da mettere in serio pericolo la salute del cuore e dei vasi. Se si è ansiosi, infatti, se si deve convivere con lo stress tutti i giorni, inevitabilmente la pressione sanguigna aumenta, così come la frequenza cardiaca, e questo mette a rischio la salute dei vasi che poi influenzano direttamente anche la salute del muscolo cardiaco. Andando un pò più sullo specifico, la mancanza di affetto ha serie ripercussioni sulle difese immunitarie. Basta infatti un banale sbalzo di temperatura per far esplodere un raffreddore, così come la tristezza, il peso che questa fa avvertire nell’anima, può scatenare un mal di schiena che nulla ha a che vedere con altre cause. E ancora, se non si sopporta una persona, se questa è fonte di molto più che semplice fastidio, a risentirne è lo stomaco, per cui si manifestano acidità, problemi di digestione ed altri disturbi del genere. Se si è insoddisfatti, si tende ad ingrassare anche perché si cerca conforto nel cibo, in particolare negli alimenti dolci e ricchi di calorie, cosa che le persone depresse sanno benissimo. Di contro, se ci si sente logorato, esausto, svuotato, si tende a perdere peso. La stipsi è il sintomo tipico di chi ha bisogno di avere conforto per qualcosa, ma che non riesce a trovare chi possa ascoltarlo senza remore.
Al contrario, la diarrea è legata alla necessità di liberarsi di un problema assillante e anche improvviso, del resto vi sono espressioni abbastanza colorite che si è soliti utilizzare in questi casi. Se si è nervosi aumenta la frequenza respiratoria, si ha la netta sensazione come se mancasse l’aria, e si avverte anche dolore toracico e a volte anche emicrania. Insomma, il corpo grida tutta la sua frustrazione, il suo malessere, nella speranza di essere ascoltato e nella speranza che chi lo ascolta sia in grado di eliminare le cause che lo mettono in seria difficoltà. Imparare a conoscere se stessi, imparare ad ascoltarsi è importante, è il solo modo per trovare sollievo quando ci si trova in situazioni tali da rendere lo stato d’animo difficile da sopportare. Certo, su alcune cose è possibile intervenire e su altre no. Se il fastidio è dovuto alla presenza di una persona che non si sopporta, che fa avvertire un fastidio fisico, è meglio tenerla alla larga il più possibile, o almeno cercare di rendere i contatti più sporadici. Lo stress, le ansie e le preoccupazioni dovute ad eventi negativi indipendenti dalla propria volontà, sono certamente più difficili da gestire, a volte si è nell’impossibilità di farlo, tuttavia tentare di allentare la tensione è importante.
ATTENZIONE AL SALE: PUO’ UCCIDERE I VOSTRI FIGLI!
06-11-2016
In Inghilterra, un bimbo di tre mesi è morto per avvelenamento da sale. I suoi genitori, giovani e con pochi soldi, gli davano alimenti da adulti perchè non potevano permettersi alimenti da neonati. Lee, questo il nome del bambino, mangiava patate, sughi e fiocchi di cereali; a un certo punto cadde in coma e morì, dopo 5 giorni di terapia intensiva per i gravi danni subìti al cervello e al fegato. Il patologo stabilì che il piccolo aveva ingerito 9 grammi di sale in 24 ore, cioè 18 volte la quantità raccomandata per i bimbi della sua età. In effetti molti alimenti industriali contengono sale; il risultato è che ciascuno di noi mangia in media circa 9 grammi di sale al giorno. Gli esperti di igiene raccomandano vivamente di ridurre questo quantitativo di almeno un terzo e hanno calcolato che tale riduzione salverebbe almeno 70.000 persone all'anno nella sola Inghilterra. Circa il 70% del sale che ingeriamo proviene da alimenti lavorati: dalla carne al pane, ai cereali per la colazione mattutina.
IL VELENO NEL PIATTO.
06-11-2016
Non era mai successo prima. Nella lunghissima storia plurimillenaria l’uomo è sempre stato immerso nella natura cercando con tutti i limiti del caso, di rispettarne il ruolo basilare per la vita stessa. Oggi invece, ci siamo così allontanati dalla Natura che viviamo completamente immersi nella chimica di sintesi, cioè nell’anti-natura per antonomasia. Nel giro di poco più di un secolo, oltre 105.000 sostanze chimiche diverse sono state immesse nell’ambiente dalle industrie. Moltissime di queste sono cancerogene, creano malformazioni nei feti e danni al DNA. Le respiriamo, beviamo, mangiamo ogni giorno, e come se non bastasse, ce le fumiamo e spalmiamo sulla pelle. Qual è il risultato di questa pazzia? Crescita esponenziale di tutte le patologie cronico-degenerative, tumorali e autoimmunitarie. La spesa sanitaria nazionale, cioè il mercato dei farmaci, cresce ogni anno a vista d’occhio: nel giro di pochi anni ha raggiunto la ragguardevole cifra di 26,3 miliardi di euro, oltre 50.000 miliardi delle vecchie lire. Ogni cittadino italiano quindi, spende all’anno di media, 434 euro, per avvelenarsi. Idem per i tumori: nel 2015 nel nostro paese sono stati diagnosticati 360.000 nuovi casi di tumori maligni, cioè 1.000 nuovi tumori al giorno, senza contare quelli epiteliali. Escludendo infatti questi ultimi, il tumore più frequente tra uomo e donna, risulta essere quello del colon-retto con quasi 50.000 nuove diagnosi all’anno. Pelle e intestino, sono gli organi più colpiti dal tumore. La pelle è il primo organo a diretto contatto con l’ambiente esterno e quindi con i veleni del mondo; il colon-retto è l’organo che accumula e dovrebbe espellere verso il mondo esterno, i veleni e le tossine autoprodotte con il nostro stile di vita. Secondo l’ISTAT, i decessi per tumore nel 2007 sono stati 172.000 (il 30%) degli oltre 572.000 decessi totali verificatisi quell’anno. I morti per cause cardiovascolari sono stati invece 223.000 (il 39%). Questi dati confermerebbero che la prima causa di morte sono i problemi cardiocircolatori. Ma non è così. Quando una persona, magari di una certa età, muore in ospedale, si certifica il decesso per arresto cardiocircolatorio e/o cardiorespiratorio, e questo fa gonfiare le statistiche. Se teniamo conto di questo artifizio matematico, oggi il cancro è la prima causa di morte almeno nel mondo occidentale. E’ chiaro come la luce del sole che la chimica in tutto questo gioca un ruolo fondamentale!
DIOSSINE NEL PIATTO
Nel 2006 un’analisi chimica eseguita su campioni di alimenti, provenienti da Gran Bretagna, Polonia, Svezia, Italia, Spagna, Grecia e Finlandia, ha rinvenuto in tutti i prodotti - chi più, chi meno - inquinanti vecchi e nuovi, comprese sostanze chimiche di tipo persistente e bioaccumulabile come il DDT e i PCB banditi da decenni perché riconosciuti cancerogeni. La ricerca, durata 10 anni, ha preso in esame 27 campioni di alimenti (tra cui latte, carne, pesce, pane, olio d’oliva e succhi d’arancia), di marche comuni e presenti normalmente nei supermercati e ha riscontrato la presenza di ben 119 contaminanti, tra cui le cancerogene diossine. Questa è solo una delle tante indagini che dimostrano, dati alla mano, come oggi, grazie alla mortifera industrializzazione della vita, mangiamo chili di sostanze chimiche deleterie e cancerogene ogni anno.
STORIA DEI PESTICIDI
I pesticidi sono i soli prodotti chimici concepiti dall’uomo e intenzionalmente liberati nell’ambiente per uccidere o danneggiare altri organismi viventi. Tutta la grande famiglia dei pesticidi, è identificabile dal suffisso “cida” (erbicida, fungicida ecc.), che deriva dal latino cœdere, che significa “uccidere” o “abbattere”. Quindi pesticidi, secondo l’etimologia sono dei sterminatori di “pesti” (dall’inglese pest: animale, insetto o pianta nociva e dal latino pestis che indica un flagello o una malattia contagiosa). Ecco perché nel mondo industriale, si evita accuratamente di parlare di pesticidi, preferendo la dicitura prodotti fitosanitari, o l’ancor più edulcorato, prodotti fitofarmaceutici. Sostituire il termine corretto e reale pesticidi con fitofarmaceutico non è solo un gioco di prestigio semantico che rassicura tutti, ma mira proprio ad ingannare prima i coltivatori e poi noi consumatori. L’impiego di pesticidi risale all’antichità, ma fino al Ventesimo secolo gli sterminatori di pesti, erano derivati di composti minerali o vegetali, di origine naturale (piombo, zolfo, tabacco o foglie di neem). Oggi invece usiamo derivati cancerogeni del petrolio. I pesticidi conobbero un primo balzo in avanti grazie alla chimica inorganica del XIX secolo, ma bisognerà attendere la Grande Guerra perché siano gettate le basi della loro produzione di massa, e questo grazie allo sviluppo della chimica organica e della ricerca sui gas bellici.
PESTICIDI, CHEMIO E GUERRA CHIMICA HANNO UN UNICO PADRE: FRITZ HABER
L’origine storica dei pesticidi e dei chemioterapici, è intimamente legata alla guerra chimica, la cui paternità è attribuibile al chimico tedesco Fritz Haber, i cui lavori sul processo di fissazione dell’azoto atmosferico, serviranno per la produzione dei famosissimi concimi chimici azotati, ma anche degli esplosivi. Allo scoppio della Guerra, Haber è alla direzione del prestigioso Kaiser Wilhelm Institute a Berlino, e il suo laboratorio viene sollecitato a partecipare allo sforzo bellico. La sua missione sarà quella di sviluppare gas irritanti per stanare dalle trincee i soldati nemici, e questo alla faccia della Dichiarazione dell’Aia del 1899 che vieta l’uso di armi chimiche. Tra tutti i gas studiati uno solo emerge per caratteristiche utili allo scopo: il cloro. Il cloro è un gas gialloverde (da cui il nome greco chloros che significa appunto verde chiaro), estremamente tossico, caratterizzato da un odore soffocante che penetra violentemente le vie respiratorie. Il 22 aprile 1915 l’esercito tedesco scarica 146 tonnellate di gas di cloro (detto dicloro o diossido di cloro) a Ypres in Belgio: le truppe francesi, britanniche e canadesi, prese alla sprovvista caddero come mosche, cercando di proteggersi le vie aeree con banali fazzoletti. Fritz Haber pagherà molto cara questa vittoria, perché qualche giorno dopo aver usato il gas, la moglie Clara Immerwahr, chimico pure lei, si suicida con un colpo di pistola direttamente nel cuore, usando l’arma di servizio del marito, promosso al grado di capitano. Ma come si sa: business is business, e il lavoro è lavoro, per cui Haber continua nella sua ricerca come se niente fosse successo.
Per gli Alleati, che nel frattempo si erano dotati di maschere antigas, il cloro non fu più un problema, per cui Haber mise a punto il fosgene, costituito da una miscela di dicloro e monossido di carbonio. Meno irritante per naso e gola del cloro stesso, ma rappresenta la più letale arma chimica preparata a Berlino, poiché attacca violentemente i polmoni riempiendoli di acido cloridrico. Questa arma chimica, il fosgene, continua ad essere largamente utilizzato come composto dei pesticidi, ed è uno dei componenti del sevin, l’insetticida all’origine della catastrofe ambientale e umanitaria di Bhopal nel dicembre 1984. Verso la fine della Guerra, quando le vittime dei gas si contano a decine di migliaia, Haber lancia l’ultimo ritrovato, il gas mostarda, detto anche iprite, che prende il nome dalla località in cui è stato sperimentato, come il gas cloro: le trincee di Ypres in Belgio. Gli effetti del gas mostarda sono terribili: provoca vastissime vesciche sulla pelle, brucia la cornea causando cecità permanente e attacca il midollo osseo inducendo la leucemia. Proprio la distruzione del midollo, darà lo spunto di partenza alla grande ricerca medica per sviluppare il prodotto principe dell’oncologia: la chemioterapia. I lavori di Fritz Haber, dopo l’armistizio, gli costarono l’iscrizione nella lista dei criminali di guerra e per questo si rifugiò in Svizzera fino a quando nel 1920 ricevette addirittura il Premio Nobel per la chimica. L’ironia della sorte è che Fritz Haber era ebreo, ed è stato pure l’inventore del Zyclon-B, il gas usato nei campi di concentramento. Muore il 29 gennaio 1934 e non saprà mai che una parte della sua famiglia morirà asfissiata dal gas che lui stesso ha inventato.
LA LEGGE DI HABER
Mentre sviluppava queste terribili armi, si dedicava anche a confrontare la tossicità dei gas formulando una legge che permettesse di valutarne l’efficacia, ossia la loro potenza letale. Questa legge, usata ancor oggi, ha preso il suo nome: “legge di Haber”, ed esprime la relazione tra la concentrazione di un gas e il tempo di esposizione necessario a provocare la morte di un essere vivente. La “legge Haber”, ha anche ispirato direttamente la creazione di uno degli strumenti più crudeli, dal punto di vista morale, e più assurdi da quello scientifico, per la valutazione e la gestione dei rischi chimici: la “Dose Letale-50” o semplicemente DL-50. Questo paradossale indicatore di tossicità, misura la dose di sostanza chimica necessaria per sterminare la metà degli animali usati nei laboratori.
ORGANOCLORATI E IL DDT
I lavori del chimico tedesco spianarono la strada alla produzione industriale degli insetticidi di sintesi, il più celebre dei quali è il DDT (diclorodifeniltricloroetano) che fa parte della famiglia degli organoclorati. Gli organoclorati, sono composti chimici in cui uno o più atomi di idrogeno sono stati sostituiti da atomi di cloro, formando una struttura stabile. Sintetizzato nel 1874 dal chimico austriaco Othmar Zeidler, il DDT è rimasto a dormire in un cassetto fino al 1939 quando il chimico svizzero Paul Muller, stipendiato dalla Geigy (oggi Syngenta) individua le sue proprietà insetticide. A tempo di record, nove anni dopo, per questa grande scoperta ricevette il Premio Nobel per la medicina. All’indomani della Seconda Guerra Mondiale il DDT è celebre in tutto il globo come l’insetticida miracoloso. Questo sarà la manna per l’industria chimica, in testa Monsanto e Dow Chemical che dal 1950 al 1980 riverseranno nel mondo 40.000 tonnellate. Solo nel 1963 la produzione tocca le 82.000 tonnellate. Prima del suo divieto, avvenuto nel 1972, gli USA saranno irrorati con 675.000 tonnellate di DDT. Nonostante sia classificato dall’OMS come “moderatamente pericoloso” i suoi effetti a lungo termine sono disastrosi: perturbatore endocrino, tumori, malformazioni congenite, disturbi della riproduzione ecc.
ORGANOFOSFORATI
Una seconda categoria di insetticidi fa la sua comparsa dopo la Seconda Guerra Mondiale: gli organofosforati, il cui sviluppo è legato sempre alla ricerca militare di nuovi gas bellici. Queste molecole sono concepite per attaccare il sistema nervoso degli insetti e presentano una tossicità molto più elevata degli organoclorati. In questa pericolosissima famiglia troviamo: parathion, malathion, diclorvos, clorpirifos, sevin e il sarin (gas sviluppato nei laboratori della nazista IG Farben, oggi considerato dalle Nazioni Unite “arma di distruzione di massa”). Agli inizi degli anni Quaranta, i ricercatori isolano l’ormone che controlla la crescita delle piante, riproducendone sinteticamente la molecola. Constatano che iniettando l’ormone in piccole dosi, si stimola la crescita delle piante, mentre in dosi massicce, provoca la morte della pianta. Così creano due diserbanti che danno il via ad una vera e propria “rivoluzione agraria”. Si tratta dell’acido 2,4-diclorofenossiacetico (2,4-D) e il 2,4,5-triclorofenossiacetico (2,4,5-D), due molecole che fanno parte dei clorofenoli. Per comprenderne la pericolosità, è bene sapere che una miscela dei due, origina il tristemente noto “agente arancio”, il defoliante usato dall’esercito americano nella Guerra in Vietnam. Dal 13 gennaio 1962 al 1971 sono stati sganciati qualcosa come 80 milioni di litri di defolianti.
OGGI IN EUROPA COME SIAMO MESSI?
Ogni anno vengono sparse nell’ambiente 220.000 tonnellate di pesticidi: 108.000 tonnellate di fungicidi, 84.000 tonnellate di erbicidi e 21.000 tonnellate di insetticidi. Se ci aggiungiamo le 7.000 tonnellate di “regolatori della crescita” questo equivale a mezzo chilo di sostanze attive per ogni cittadino europeo. L’80% delle sostanze irrorate riguarda solo quattro tipi di colture, che però rappresentano il 40% delle superfici coltivate: i cereali a paglia, il mais, la colza e la vite (uno dei prodotti dove si usa più chimica).
COSA PROVOCA NELLA SALUTE UMANA TUTTA QUESTA CHIMICA?
Dipende ovviamente dall’esposizione e dal tempo di esposizione. I più colpiti ovviamente sono le popolazioni agricole, soprattutto i coltivatori che maneggiano queste sostanze, senza una corretta protezione; poi veniamo noi consumatori. I disturbi osservati riguardano prevalentemente le mucose e l’epidermide, con irritazioni, ustioni, prurito o eczemi; l’apparato digerente, il sistema nervoso (malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson o le miopatie), alcuni tipi di cancro (cervello, pancreas, prostata, pelle e polmone) e quelli del sangue (leucemie e linfomi non Hodgkin). Questo tipo di linfoma, secondo l’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Bethesda (USA), in 18 dei 20 studi esaminati è associato agli erbicidi a base di acido fenossiacetico, i pesticidi organoclorati e organofosforici. Altri risultati, questa volta dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Rockville, indicano per i clorofenoli una super mortalità per quattro tipi di cancro: linfoma NH, tumore al cervello, alla prostata e all’intestino. Una trentina di studi epidemiologici hanno esplorato il rischio di tumore al cervello tra gli agricoltori e la maggioranza evidenzia un aumento del rischio del 30%. Il tumore al cervello è in crescita esponenziale, soprattutto a livello pediatrico, cosa questa inconcepibile solo qualche decennio fa.
IL GAUCHO E LE API
Il gaucho è un prodotto a base di imidaclopride ideato dalla Bayer che ha fatto “miliardi di vittime”. Si tratta di un insetticida sistemico che viene applicato sulle sementi e penetra nella pianta attraverso la linfa avvelenando i parassiti della barbabietola, del girasole o del mais. Ma purtroppo avvelena anche gli insetti pungitori-succhiatori come le api. Si stima che tra il 1966 e il 2000 solo in Francia siano spariti letteralmente 450.000 alveari.
DOVE FINISCONO I PESTICIDI?
Secondo David Pimentel, professore di Agricoltura e Scienze della vita alla Cornell University: “meno dello 0,1% dei pesticidi applicati per il controllo degli agenti nocivi raggiunge il bersaglio. Più del 99,9% dei pesticidi migra nell’ambiente, e qui aggredisce la salute pubblica, contaminando il suolo, l’acqua, e l’atmosfera dell’ecosistema”. Nel corso della stagione il ruscellamento porta via in media il 2% di un pesticida applicato al suolo, raramente più del 5% o 10%…In compenso si sono osservate perdite per volatilizzazione tra l’80-90% del prodotto applicato, alcuni giorni dopo il trattamento. Con i trattamenti aerei può essere portato via dal vento fino alla metà del prodotto. In conclusione, la stragrande maggioranza di questa chimica mortifera torna nell’ambiente e va ad inquinare pericolosamente il suolo, l’aria e l’acqua, entrando di conseguenza nella catena alimentare umana, minando la salute pubblica.
CANCRO: MALATTIA DELLA CIVILTA’
L’adozione della parola “cancro” è attribuita a Ippocrate, che osservando le ramificazioni che caratterizzano i tumori ne associò la forma a quella di un granchio (karkinos in greco). La parola karkinos è stata presa a prestito nel latino dal medico romano Celso all’inizio della nostra era. E’ al medico italiano Bernardino Ramazzini che si deve il primo studio sistematico sul rapporto tra cancro ed esposizione a inquinanti o a sostanze tossiche. Nel 1700 questo professore di medicina dell’Università di Padova pubblica il De morbis artificium diatriba (sulle malattie dei lavoratori e per questo considerato il padre della medicina del lavoro), opera in cui presenta una trentina di corporazioni esposte allo sviluppo di malattie professionali, in particolare il tumore al polmone. Sono a rischio tutti coloro che lavorano a contatto con il carbone, piombo, arsenico, o metalli, come i vetrai, pittori, doratori, vasai, conciatori, tessitori, chimici, speziali ecc.
AUMENTO DELLA MALATTIE CRONICHE E INVECCHIAMENTO
Ovviamente per le industrie l’aumento di tutte le patologie, in primis il cancro, non è dovuto alla chimica che loro stessi producono e spargono nel pianeta. Un argomento regolarmente avanzato per spiegare l’aumento delle malattie croniche è l’invecchiamento della popolazione. Certamente l’aspettativa di vita è cresciuta e quindi ci saranno più anziani che possono ammalarsi di cancro, ma quello che bisogna esaminare è l’evoluzione del tasso di incidenza dei casi di cancro o di malattie neurodegenerative nelle varie fasce di età. E qui constatiamo che il tasso di incidenza di certi tumori è raddoppiato tra le persone di più di 65 anni. L’invecchiamento della popolazione non spiega perché negli USA il numero delle donne e uomini che soffrono di tumore al cervello è 5 volte maggiore che in Giappone. Senza parlare dei tumori infantili, il cui aumento non può certo dipendere dall’allungamento dell’aspettativa di vita! L’aumento dell’incidenza del cancro si riscontra in tutte le fasce di età, soprattutto nelle più giovani, quindi non c’entra assolutamente nulla l’invecchiamento della popolazione. Per esempio, tra una donna nata nel 1953 e una nata nel 1913, il rischio di cancro al seno si è moltiplicato quasi per 3, mentre il rischio di cancro al polmone si è moltiplicato per 5. Tra un uomo nato nel 1953 e uno nato nel 1913, il rischio di cancro alla prostata si è moltiplicato per 12, mentre il rischio di cancro al polmone è rimasto uguale.
L’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC) con sede a Lione, ha analizzato 63 registri europei del cancro, e il risultato è che nel corso dell’ultimo trentennio, la crescita annua dell’incidenza è stata dell’1% per la fascia di età da 0 a 14 anni e dell’1,5% per gli adolescenti (15-19 anni). Il fenomeno si aggrava di decennio in decennio. Per i bambini il tasso aumenta dello 0,9% dal 1970 al 1980, ma del 1,3% tra il 1980 e il 1990. Per gli adolescenti la crescita è dell’1,3% tra il 1970 e il 1980 e del’1,8% tra il 1980 e 1990. Secondo il voluminoso rapporto di 889 pagine intitolato Cancers et Environnement, tenendo conto dei mutamenti demografici, e cioè aumento e invecchiamento della popolazione francese, l’aumento dei tassi di incidenza dal 1980 è stimato a +35% negli uomini e +43% nelle donne. Questa è la triste realtà. Nonostante i grandi e molto ben prezzolati esperti che in televisione continuano ad evangelizzare il gregge ripetendo che i tumori sono in diminuzione, e questo ovviamente grazie alla medicina e soprattutto agli screening di massa, la realtà è ben diversa: negli ultimi trent’anni i tumori sono costantemente aumentati! Per essere ancora più precisi, 9 sono i tumori la cui incidenza non ha cessato di crescere nel corso degli ultimi 25 anni: il cancro ai polmoni, i mesoteliomi, le emopatie maligne, i tumori cerebrali, il cancro al seno, alle ovaie, ai testicoli, alla prostata e alla tiroide.
CANCRO E STILE DI VITA
Secondo i nostri calcoli - dice il direttore dello IARC, il dottor Christopher P. Wild - tra l’80 e il 90% dei tumori sono legati all’ambiente e allo stile di vita”. Questo è ciò che risulta dagli studi sulle persone che migrano da una regione del mondo a un’altra: dove l’esposizione agli inquinanti chimici e lo stile di vita variano, i soggetti adottano per così dire il modello cancerogeno delle regioni in cui si stabiliscono. Non è il loro patrimonio genetico a cambiare, ma il loro ambiente, quindi si potrebbe parlare di epigenetica. Il risultato indica che l’ambiente svolge una funzione primaria nelle cause del cancro! Non ci sono ormai più dubbi che la chimica sta lentamente avvelenando la Natura e noi stessi.
CHI CONTROLLA CHIMICA E FARMACEUTICA?
A livello mondiale i giganti che controllano il settore della chimica e agrosementiera (Big Agro) sono: Basf Agro SAS, Bayer CropScience, Dow AgroScience, DuPont, Monsanto e Syngenta. Big Pharma oggi è rappresentata da Pfizer, Glaxo Smith Kline, Johnson & Johnson, Merck, Novartis, Astra Zeneca, Roche, Bristol-Myers Squibb, Wyeth (Pfizer), e Abbott Labs. Con il termine Big Pharma s’intendono le prime 10 corporazioni della chimica e farmaceutica, cioè le industrie che a livello mondiale controllano la produzione e vendita di veleni legali: farmaci, vaccini e droghe. Quello che non tutti sanno è che Big Pharma e Big Agro sono tra loro interconnesse e gestite dalle medesime figure, dai medesimi banchieri internazionali. Da una parte ci avvelenano lentamente con la chimica di sintesi, predisponendoci a tutte le malattie possibili e immaginabili, e dall’altra ci curano sempre con la chimica di sintesi…
Follia? No, il risultato è che siamo sempre più ammalati rispetto al passato e non moriamo più di vecchiaia, ma per patologie degenerative e tumorali. In tutto questo folle (per noi, ma non per loro) sistema, le industrie guadagnano migliaia di miliardi di dollari. Non c’è alcun interesse da parte delle industrie, degli enti sovranazionali di controllo e salvaguardia della salute (FDA, EMEA, EFSA, OMS ecc.), e ovviamente dei politici (beceri e squallidi camerieri dei banchieri), a cambiare l’attuale tendenza. Dobbiamo essere noi i fautori del cambiamento, e questo è un dovere morale nei confronti dei bambini, di noi stessi e della Natura in genere.
Tratto dal libro: “Il veleno nel piatto: i rischi mortali nascosti in quello che mangiamo", di Marie Monique Robin, ed. Feltrinelli.
COME NON FAR VACCINARE I PROPRI FIGLI SENZA RITORSIONI.
06-11-2016
Cari amici, mentre incalza in ogni angolo del Paese la guerra per aumentare a forza la copertura vaccinale della popolazione, con lauti premi in denaro ai medici pediatri “virtuosi”, sono numerose le famiglie che mi scrivono ultimamente per avere ragguagli su come manifestare alle autorità sanitarie il dissenso alle vaccinazioni pediatriche per i propri figli. Premesso che tale pratica è ormai del tutto legittima, in forza della mutata sensibilità collettiva nei confronti di tale tematica per i dettagli; anche l'obbligo scolastico può essere tranquillamente assolto dai non vaccinati, eccovi un vademecum per poter esercitare il diritto alla obiezione vaccinale in modo corretto, e senza conseguenze giuridiche di rilievo [a parte una possibile mini multa, che molte Regioni ormai nemmeno applicano o hanno abolito...]. Prima di tutto, è necessario che il dissenso alle vaccinazioni sia scritto e motivato. Quando arriva la comunicazione dell’incontro fissato per le vaccinazioni, rispondete al mittente (per raccomandata e ricevuta di ritorno) dichiarando, entrambi i genitori, la volontà di non voler vaccinare i propri figli, per le ragioni che seguono:
1. Mancata allegazione dei foglietti illustrativi [i cosiddetti bugiardini] dei vaccini, oltre che mancata precisa indicazione dei lotti vaccinali completi di tutti i dati identificativi dei farmaci che si intenderebbero utilizzare.
2. Come conseguenza di 1, mancata indicazione precisa dei rischi alla salute e delle comuni reazioni indesiderate legati ai vaccini, e mancata promozione della conoscenza della legge 210 del 1992 in materia di danno da vaccino, che deve essere obbligatoriamente portata a conoscenza delle famiglie prima della profilassi vaccinale.
3. Impossibilità oggettiva per la ASL di adempiere alla normativa nazionale sulle vaccinazioni obbligatorie, perché sprovvista delle dosi monovalenti degli unici vaccini obbligatori nel nostro Paese, ossia antipolio, antiepatite B, antidifterica ed antitetanica.
4. Mancata effettuazione di test preventivi di tipo genetico, immunitario, allergologico e di ricerca di intolleranze alimentari su genitori e bambino, indispensabili per verificare una possibile idiosincrasia ai vaccini dell’organismo del soggetto ricevente.
Ovviamente, non dovete presentarvi all’incontro indicato nella comunicazione della ASL, né firmare alcun modulo o prestampato, ma limitarvi a spedire la vostra lettera raccomandata. In alcune Regioni e territori ci sono specifiche normative a tutela degli obiettori, ma questa procedura ha valore per tutto il territorio nazionale. Sperando di avervi reso un servizio utile, porgo un saluto cordiale a tutti.
Avv. Saverio Crea
NON SCHIACCIATE BRUFOLI O PUNTI NERI IN QUESTO PUNTO DEL VISO: PUO’ ESSERE MORTALE!
06-11-2016
Schiacciare brufoli e punti neri non è una buona abitudine e può comportare il rischio di infezioni. Secondo i dermatologi si dovrebbe evitare perché potrebbe causare la morte. ll cosiddetto “triangolo del pericolo” è qualcosa che non va sottovalutata quando si tratta di cura della persona. Si tratta di un’area che copre parte degli occhi, il ponte del naso, gli angoli della bocca e il labbro superiore, e se esposta ad infezione potrebbe causare gravi conseguenze. Come riporta il sito Independent, i vasi sanguigni in questa zona fungono da scarico per la parte posteriore della testa e sono una linea diretta con il cervello, questo significa che tutte le infezioni che si sviluppano in questo settore potrebbero confluire direttamente al centro nevralgico. Anche se è molto raro, in caso di infezione potrebbe verificarsi una perdita della vista, paralisi permanente o addirittura la morte. Se lo stimolo è troppo, però, e si inizia a notare un’infezione, è bene contattare immediatamente il proprio medico.
9 ALIMENTI CHE RIDUCONO IL SENSO DI FAME.
05-11-2016
Per ridurre il senso di fame è necessario seguire un'alimentazione corretta ed equilibrata, non saltare mai i pasti principali e cercare di orientarsi verso alcuni cibi che potrebbero essere d'aiuto per la regolazione dei livelli di zuccheri nel sangue, in modo da evitare di avventarsi su snack ben poco salutari a causa della fame improvvisa.
1. ZENZERO
Per secoli lo zenzero è stato considerato un alimento dalle spiccate proprietà digestive. Lo zenzero può essere utilizzato sia per la preparazione di infusi o decotti, sia come condimento, nella sua forma fresca o essiccata. Esso è parte del mix indiano di spezie conosciuto in Occidente come curry. E' proprio per via delle sue spiccate proprietà digestive che lo zenzero, oltre ad essere un alimento stimolante ed energizzante, favorisce il senso di sazietà.
2. MANDORLE
Una sola manciata di mandorle può essere considerata come una buona fonte di antiossidanti, di magnesio e di vitamina E. Le mandorle sono ritenute tra gli alimenti in grado di favorire il senso di sazietà, oltre che di contribuire al mantenimento del peso corporeo, secondo uno studio presentato in occasione dell'Obesity Society Annual Scientific Meeting del 2006. Le mandorle possono dunque essere considerate uno snack spezzafame salutare.
3. MELE
Le mele, di qualsiasi varietà, sono ritenute in grado di sopprimere il senso di fame per alcune ragioni ben precise. In primo luogo, esse risultano ricche di fibre solubili e di pectina, che contribuisce ad aumentare il senso di sazietà. In secondo luogo, le mele regolano i livelli di glucosio nel sangue ed incrementano le nostre energie. Infine, mangiare una mela richiede lunghi tempi di masticazione, un'evenienza che contribuisce a dare all'organismo un tempo maggiore per comprendere come non si sia più affamati.
4. SPINACI
Altri alimenti in grado di contribuire a ridurre il senso di fame sono gli spinaci ed in generale tutte le verdure a foglia verde scuro, tra le quali possiamo trovare i cavoli e le bietole. Si tratta di cibi altamente nutrienti che proprio per via di tale caratteristica ci aiutano a sentirci sazi per ore. Sono tutti ricchi di fibre e possono essere consumati crudi, oppure cotti, leggermente saltati in padella con olio extravergine d'oliva.
5. WASABI
Vi potrebbe essere capitato di assaggiare la salsa wasabi durante una cena giapponese. Si tratta di una salsa preparata a base di rafano, dal sapore piuttosto forte e piccante. E' proprio a causa di tale sapore e della sua composizione che la salsa wasabi è considerata in grado di alleviare il senso di fame, oltre ad essere ritenuta un antinfiammatorio naturale prezioso per il nostro organismo.
6. AVOCADO
L'avocado è un frutto ricco di fibre e di grassi monoinsaturi considerati salutari per il cuore. Esso è considerato in grado di ridurre l'appetito, se consumato con moderazione. Infatti, proprio i grassi benefici che in esso sono contenuti si rivelano in grado di contribuire all'invio di segnali al cervello che rendono noto ad esso come il nostro stomaco sia pieno e come non si avverta dunque il bisogno di introdurre altro cibo.
7. PEPE DI CAYENNA
Secondo una recente ricerca pubblicata all'interno della rivista Physiology & Behavior, sarebbe sufficiente mezzo cucchiaino al giorno di pepe di Cayenna per accelerare il metabolismo e permettere al corpo di bruciare 10 calorie extra. Per coloro che non consumano abitualmente alimenti speziati, l'aggiunta di pepe di Cayenna potrebbe contribuire ad un taglio pari a 60 calorie nel corso del prossimo pasto. In questo modo si potrebbe riuscire a perdere peso quasi senza accorgersene, con una riduzione, nello stesso tempo, del senso di fame.
8. CANNELLA
La cannella è ritenuta una delle spezie più importanti per quanto concerne il controllo dell'appetito. La sua azione riguarderebbe in maniera particolare la regolazione dei livelli degli zuccheri nel sangue. Un'azione simile è svolta sia dallo zenzero che dai chiodi di garofano. Evitare i picchi glicemici contribuisce ad alleviare i momenti di fame improvvisa e a tenere sotto controllo l'appetito.
9. TE’ VERDE
Il tè verde è considerato una bevanda utile ad allontanare la tentazione frequente di concedersi uno spuntino fuori pasto di troppo. Secondo gli esperti, la catechina contenuta nel tè verde contribuisce ad inibire il trasporto del glucosio verso le cellule adipose, il che rallenta l'innalzamento dei livelli degli zuccheri nel sangue e previene i picchi di insulina ed il successivo accumulo di grassi. Quando i livelli di zucchero sono più stabili, anche la fame lo è.