Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Domenica, 13 Novembre 2016 07:50

DSM E LE DIAGNOSI INVENTATE.

13-11-2016

Gli psichiatri hanno da sempre agognato il riconoscimento ufficiale da parte della medicina affinché la loro fosse considerata vera e propria scienza. La medicina moderna per effettuare le proprie diagnosi ha esami quali TAC, ecografia, risonanza ecc., nonché esami di laboratorio quali analisi di sangue, urine, biopsie che evidenziano, come prova dell’esistenza di una malattia, degli aspetti materiali. La psichiatria in realtà non ha nulla di materiale che possa comprovare una malattia, non ha nessun esame fisico che dimostri o provi l’esistenza del disagio psichico. La domanda posta dal mondo accademico rimaneva sempre questa: senza esami specifici, che possono confermare la presenza o meno di un disturbo mentale, come può funzionare la diagnosi psichiatrica? Qui entra in gioco il valore, accettato oramai come assoluto, del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), il testo pubblicato dall’A.P.A. (Associazione Psichiatrica Americana) che rappresenta la bibbia degli psichiatri di tutto il mondo. Esso é nato dal desiderio degli psichiatri e psicologi dell’epoca per essere accettati dalla comunità scientifica e solamente come mezzo per far sembrare il tutto scientifico. Nonostante il titolo però, il testo non contiene alcuna statistica. Quasi tutti i concetti clinici, usati ai giorni nostri, hanno avuto origine in quel periodo e l’attuale moderno approccio di classificare i disturbi psichiatrici risale ancora al XIX secolo. Il padre della cosiddetta classificazione psichiatrica fu lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin, che cercò di classificare gli stati mentali alla stregua di stati patologici. All’epoca si ritenevano essere malattie “biologiche” del cervello la demenza precoce, malattie maniaco-depressive, psicosi paranoide, tre disturbi che si ritrovano anche nell’odierno DSM,
Kraepelin cercò di classificare anche i vari stati mentali alla stregua di questi tre e tra le malattie psichiatriche da lui individuate compaiono: il criminale nato, i bugiardi, i truffatori patologici e la masturbazione. Kraepelin era direttore della Reale Clinica Psichiatrica di Monaco e fu lui il vero padre del “morbo di Alzheimer”. La storia riconosce la paternità al dottor Alois Alzheimer, da cui ha preso il nome, ma fu Kraepelin a coniare ufficialmente il termine malattia di Alzheimer (Alzheimer Krankheit). Inventando di sana pianta l’Alzheimer, Kraepelin aveva conquistato un territorio diagnostico molto importante e, secondo alcuni storici, nel consolidare l’esistenza della malattia giocò un ruolo importante la diatriba tra lui e Sigmund Freud. A quel tempo la teoria di Freud rivoluzionò lo studio delle nevrosi attribuendo i sintomi delle malattie psichiatriche all’inconscio, ipotizzandone la cura tramite la psicoanalisi. Queste teorie erano però in netto contrasto con la concezione organicistica delle malattie mentali sostenuta da Kraepelin e Alzheimer: per loro le malattie avevano una base organica che poteva essere accertata scientificamente. Si venne a creare una profonda divisione tra psichiatria a base organica e psichiatria freudiana poiché ognuna di queste correnti cercava il proprio riconoscimento medico: la posta in gioco era elevatissima.
La determinazione di Kraepelin, affinché la malattia di Alzheimer fosse classificata come patologia organica, è il tentativo strategico di conquistarsi quel riconoscimento, oltre naturalmente a non perdere il proprio orgoglio di scienziato e la fama di studioso. Quando Kraepelin incluse l’Alzheimer nel suo testo Psychiatrie, diede l’avvio a una storia che, col tempo é diventata molto lunga. Da un paziente singolo infatti, bollato in modo approssimativo del morbo di Alzheimer, oggi si é arrivati a contare svariate decine di milioni! Kraepelin dedicò l’intera sua vita per dimostrare questa ipotesi senza mai però riuscirci, tanto che alla fine concluse che “era quasi impossibile distinguere scientificamente la persona normale da quella malata di mente”. Nonostante tale onesta presa di coscienza, il sistema di Kraepelin divenne molto famoso e prese piede rapidamente in Germania, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e fu solo grazie a questo, se finalmente fu possibile parlare di pazienti poiché, fino a quel momento nessuno, in modo concorde, poteva parlare in questi termini. Fu nel 1952 che venne redatto il primo DSM in cui la parola disturbo viene usata solo come eufemismo per indicare una malattia mentale. In questo libro vengono catalogate malattie mentali per le quali però non è mai stata scoperta alcuna alterazione medica biologica. La prima edizione era composta da 130 pagine ed elencava 112 disturbi mentali , basati non su esami scientifici riproducibili, ma su voti apposti in una scheda di votazione inviata per posta al 10% dei soci psichiatri dell’A.P.A. Venivano definiti anormali aspetti e comportamenti di vita come:

- trattenere il fiato;
- mangiarsi le unghie;
- ciucciarsi il pollice;
- sonnambulismo;
- scarsa efficienza;
- timidezza (definita “S.A.D., Disturbo da Ansietà Sociale”);
- omosessualità.

Osservando tutto ciò si può ben affermare come la psichiatria, classificando un comune comportamento come disturbo mentale, stesse cercando in realtà d’impossessarsi della stessa vita! Nel 1968 viene redatto la nuova edizione, il DSM-II, ampliata e aggiornata a 145 disturbi. Inoltre per elevarla e portarla a livello internazionale, questa edizione fu allineata all’I.C.D. (Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Connessi). Quest’ultima è una classificazione molto usata in Europa e nel mondo, che, oltre alle diagnosi psichiatriche, elenca reali patologie di natura medica. Divenne così il primo importante passo compiuto dalla psichiatria per essere accettata nell’ambito medico in concomitanza, strano caso, con l’ondata di popolarità dei primi psicofarmaci messi in commercio in quel periodo, tra i quali il Miltown e soprattutto il Valium. Al DSM-II però mancava ancora la scientificità: non esistevano ancora delle spiegazioni biologiche. La soluzione fu trovata tramite la pubblicazione di un manuale che potesse definire i disturbi mentali in modo ancora più preciso: nacque così nel 1980 il DSM-III, a cura dello psichiatra Robert Spitzer. Da questo momento in poi le diagnosi diventarono di natura puramente biologica e le definizioni vennero gonfiate fino a raggiungere il numero 259. Ma ancora non bastava. Per far accettare al mondo l’idea che la psichiatria fosse una vera scienza medica il tutto doveva venir arricchito anche tramite una teoria che suonasse scientifica. Fu ripresa allora a tale scopo la nozione dello “squilibrio chimico” (chemical balance), una teoria ipotizzata dallo psichiatra Joseph J. Schildkraut nel 1965, per cercare di spiegare in tal modo la depressione. Per lui la vera causa dei disturbi psichiatrici era causata dallo squilibrio chimico dei neurotrasmettitori nel cervello. La realtà è che non esistono squilibri chimici misurabili; non esistono esami di laboratorio che dimostrano un qualsiasi squilibrio nel cervello; e quindi non c’è verso di misurare tale squilibrio. 

“Nessuno ha mai misurato, dimostrato o creato un test, per mostrare uno squilibrio chimico nel cervello. Punto e basta”. 

(Dottor Thomas Szasz)

Schildkraut non fu mai in grado di provare tale squilibrio chimico ma oramai la comunità psichiatrica e le lobbies del farmaco avevano adottato la sua teoria come “plausibile spiegazione medica per i disturbi mentali”. Nonostante lo squilibrio chimico fosse un termine usato come marketing pubblicitario, dal D.S.M.-III in poi gli psichiatri e l’industria farmaceutica hanno iniziato ad adottare e promuovere tale termine perché suonava “molto scientifico”. Con questa nuova aura di scientificità la psichiatria poteva iniziare ora a far parte della medicina.La glicemia di una persona può essere misurata mediante uno specifico esame del sangue assolutamente riproducibile e quindi, per conseguenza é accettabile come prova scientifica. Premesso questo, secondo le teorie psichiatriche la depressione sarebbe causata dalla carenza di una sostanza chimica chiamata serotonina, e per regolarizzarne il livello, la cura consisterebbe nella somministrazione di uno psicofarmaco. Numerosi studi hanno dimostrato invece che il livello misurabile della serotonina non ha nulla a che vedere con squilibri e depressione. Rimane allora ancora senza risposta la domanda di quale sia la causa vera della depressione. Anche i bambini etichettati come iperattivi (ADHD) avrebbero uno squilibrio chimico nel cervello secondo tale modo di cercare le cause delle malattie in sostanze chimiche. A tutt’oggi anche tale squilibrio, come per la depressione, non viene evidenziato da nessun esame conosciuto. Definire malattia l’ADHD deriva, come tantissime altre definizioni, da una arbitraria e totalmente soggettiva interpretazione degli psichiatri. La creazione di nuove malattie prosegue e nel 1994 viene pubblicato il DSM-IV, un tomo arricchito di quasi 886 pagine del peso di 2 chili e mezzo, che elenca 374 definizioni di disturbi mentali. A questo punto da semplice manuale diventa, a tutti gli effetti, una vera e propria industria. Non tutti però sono d’accordo con tali creazioni. “Non esiste una definizione di disturbo mentale. E’ una stronzata!”. Così ha dichiarato il dottor Allen Frances, il capo redattore del DSM-IV. “Al momento non conosciamo le cause di praticamente nessun disturbo mentale.”, rincara Darrell Regier, direttore delle ricerche dell’A.P.A. Due tra le massime autorità a livello mondiale della psichiatria affermano che “non esiste una definizione di disturbo mentale” e che “non conosciamo le loro cause”. Questa affermazione, oltretutto in modo incongruente, viene confermata dallo stesso DSM che nell’introduzione riporta: “Sebbene in questo manuale venga definita una classificazione dei disturbi mentali, si deve ammettere che nessuna definizione specifica adeguatamente i confini precisi del concetto del disturbo mentale”.
Nonostante questa ammissione, rimane il fatto che quanto maggiori sono le definizioni di disturbi mentali riportate nel DSM, quanto maggiori sono le etichettature, cioè le cosiddette diagnosi, tanto maggiori diventano le prescrizioni di farmaci. Per ogni comportamento che potrebbe essere considerato al massimo come strano, la psichiatria ha un nome, una definizione e dietro al nome di una diagnosi ci sarà, sempre pronta, una pillola per quel disturbo. I DSM hanno lo scopo dunque di fornire una diagnosi e quindi una giustificazione per poter somministrare uno psicofarmaco al paziente. Grazie al DSM ogni anno vengono compilate quasi 600 milioni di ricette di psicofarmaci. I dati parlano da soli: nel 98-99% dei casi, le persone entrate in uno studio psichiatrico, riceveranno una diagnosi specifica che giustificherà l’uso di uno psicofarmaco, che é una vera e propria droga. Ma tutto questo ancora non basta. La Quinta edizione del DSM è uscito nel maggio 2013. Agli attuali 374 disturbi ne sono stati aggiunti alcuni nuovi che allargheranno gli orizzonti delle diagnosi e delle prescrizioni e andranno a rimpinguare le sempre più floride casse delle lobbies farmaceutiche. Eccone alcune proposte nel nuovo manuale:

- “Disturbo da accumulo”: si è malati quando qualcuno ha qualche difficoltà ad eliminare e/o buttare via le cose, gli effetti personali.

- “Disturbo da abbuffata compulsiva”, se qualcuno mangia troppo.

- “Disturbo di stuzzicarsi la pelle”, se qualcuno si gratta e/o graffia la pelle.

- “Disturbo del temperamento irregolare”. Questo comportamento include tutti quei bambini i cui capricci non rientrano nel disturbo bipolare, condizione questa di buona parte dei giovani.

- “Disturbo da dipendenza da internet”, presentato come una spiritosaggine nel 1997. Oggi circa 25 milioni di navigatori incalliti rischiano la pillola.

- “Sindrome di rischio di psicosi” o anche “Sindrome di sintomi psicotici attenuati”. In questo caso si vogliono includere tutte quelle persone, in realtà assolutamente equilibrate, le quali secondo la psichiatria potrebbero essere in futuro a rischio di sviluppare una malattia mentale. Cosa significa questo?
Significa che gli psichiatri sanno anticipatamente che una persona sana avrà un grave disturbo mentale e senza bisogno di alcun tipo di esame. Risulta più che mai evidente come il fatto di poter addirittura identificare persone pre-psicotiche, sia un’industria enorme e soprattutto illimitata.

- “Disturbo dello shopping compulsivo”.

- “Disturbo dell’apatia”.

- “Sindrome di estraniazione da genitori”.

- “Disturbo delle relazioni”.

- “Disturbo dell’esplosione intermittente”.

Questo però é solo una parte dell’elenco delle nuove categorie di malattie in attesa di essere curate, naturalmente, con psicofarmaci. Secondo lo psichiatra Allen Frances, l’introduzione di nuovi disagi psichiatrici potrebbe includere tutta la popolazione mondiale. Solo in Italia potrebbero essere classificati nella categoria di ansia mista e depressione, almeno 3 milioni di potenziali pazienti grazie al DSM-V. Si pensi che perfino un “dolore da lutto”, quindi una reazione del tutto normale, verrà diagnosticata come depressione. Al pari di una vorace piovra ad ogni edizione il DSM allarga a dismisura il proprio mercato di potenziali pazienti-clienti.

 

13-11-2016

La Coca Cola sta tentando di ripulirsi la coscienza (o meglio, di ricostruirsi un pò la facciata) con prodotti pseudo light e green. Negli Stati Uniti ha esordito di recente una pubblicità, promossa da quest’ultima, che punta a far apparire il gruppo Coca Cola interessato alla tutela della salute dei consumatori. Lo spot in questione vorrebbe sensibilizzare le persone su un problema come quello dell’obesità, una malattia molto diffusa nel mondo e in particolare nell’America del nord. Chiediamoci il perché. La multinazionale delle bibite gassate è stata più volte accusata da nutrizionisti e medici di commercializzare prodotti che causano gravi problemi alla salute: ricchi di zuccheri e caffeina provocano alterazioni metaboliche, malattie cardiovascolari, diabete e obesità. Nel tentativo di ripulire immagine e coscienza, ha ideato questo spot che non fa altro che sfruttare un grave problema di salute, per cui le persone passano una vita terribile e muoiono anche, per lanciare nuove bibite dietetiche contenenti zero zuccheri in modo da apparire più etica e non perdere clienti tra le persone sovrappeso o che addirittura soffrono di obesità. L’ennesima vile mossa di mercato per incrementare le vendite, poco importa se i profitti che ne derivano sono fatti sulla pelle delle persone. Le grandi corporazioni in generale ci hanno dimostrato più volte di commettere azioni tra le più ignobili pur di aumentare i propri guadagni. Ma giocare così spudoratamente con patologie che condizionano la vita di una persona, oltre che essere un comportamento da condannare, è anche sintomo di disperazione da parte della Coca Cola, che evidentemente teme un crollo delle vendite. La strategia di mercato che sta cercando di attuare punta ad accaparrarsi quelle persone che la compagnia stessa ha contribuito a fare ammalare…ma alle bibite dietetiche, senza zuccheri e caffeina, vengono aggiunte sostanze dal dubbio effetto:

• Aspartame: già al centro di numerose accuse, usato appunto in molti alimenti ritenuti dietetici, aumenta il rischio di contrarre tumori, linfomi, leucemie;

• Ciclamato di Sodio: sospetto cancerogeno, vietato in America, ma il cui utilizzo in Italia è ancora permesso;

• Acesulfame K (edulcorante): un altro dolcificante artificiale che può causare diabete e iperglicemia.

Nelle bevande classiche, invece, oltre a caffeina, coloranti, conservanti, vi è la concentrazione di queste quantità di zuccheri:

• Lattina: 38 g di zucchero, pari a 140 Kcal;

• Bottiglia da 1 litro: 102 g di zucchero, pari a 374 Kcal;

• Bottiglia da 2 litri: 217 g di zucchero, pari a 780 Kcal.

I governi non si impegnano nella tutela della salute del cittadino, anzi, spesso lasciano piena libertà alle azioni delle multinazionali. I pericoli dell’assunzione di Coca Cola (Light, classica o di altri tipi) non dovrebbero essere denunciati solo e solamente da blog e articoli che girano su internet. Una scelta molto semplice che ogni persona può fare per se stessa e per il Pianeta è quella di evitare certi marchi, certi prodotti. Non consumando bevande del gruppo Coca Cola ne guadagnerà la tua salute e quella dell’ambiente che ci circonda. Finanzia questi ultimi due aspetti e non una multinazionale che lucra sulla pelle della gente! Le bevande del gruppo Coca Cola vendute in Italia sono:

SPRITE - FANTA - BURN - NESTEA - MINUTE MAID - POWERADE - BELTÉ - AQUARIUS - ACQUE LILIA- SOLARIA – VIVIEN – SVEVA - TOKA (Gruppo Fonti del Vulture).

12-11-2016

Una nuova ricerca, presentata all’International Early Psychosis Association (IEPA) a Milano il 20-22 ottobre 2016, dimostra che bassi livelli di vitamina D sono associati ad un aumento dei sintomi depressivi nei disturbi psicotici. La ricerca è stata condotta dalla Dr.ssa Mari Nerhus del NORMENT Research Centre, Institute of Clinical Medicine e University of Oslo, Norvegia, e colleghi. Ci sono indicazioni che bassi livelli di vitamina D sono associati ad un aumento della gravità della malattia nei disturbi psicotici. In questi nuovi studi, gli autori hanno cercato di capire se bassi livelli di vitamina D sono associati ad uno specifico profilo dei sintomi e se la carenza di vitamina D è associata a deficit cognitivi nei giovani con un disturbo psicotico. Allo studio sono stati arruolati pazienti provenienti da strutture di cura e controlli sani. Al primo studio hanno partecipato 358 pazienti con sintomi valutati con strumenti chiamati Positive and Negative Syndrome Scale e Calgary Depression Scale for Schizophrenia. Il secondo studio ha incluso 225 pazienti e 159 controlli, valutati da test cognitivi sulla velocità di elaborazione, apprendimento verbale, memoria verbale e test sulla funzionalità esecutiva.
La modellazione statistica avanzata è stata effettuata per consentire il controllo di altri fattori che avrebbero potuto influenzare i risultati. Bassi livelli di vitamina D sono risultati significativamente associati ad un aumento di sintomi depressivi dopo il controllo per le differenze di genere, livello di istruzione, stato di degenza ed etnia. Gli autori sono stati anche in grado di dimostrare un’associazione tra carenza di vitamina D e disturbi cognitivi nella velocità di elaborazione e fluenza verbale. Gli autori concludono: “Le associazioni tra bassi livelli di vitamina D e un aumento dei sintomi negativi e depressivi e una diminuzione della velocità di elaborazione e fluenza verbale, sono buoni argomenti per la pianificazione su larga scala di studi randomizzati e controllati al fine di giungere a conclusioni circa la vitamina D ed il suo potenziale beneficio nei disturbi psicotici”. Sono attualmente stati avviati studi che valutano la potenziale associazione tra livelli di vitamina D e le strutture cerebrali.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27595553

https://www.eurekalert.org/pub_releases/2016-10/iepa-ssl101716.php

12-11-2016

Vestiti tossici contenenti sostanze chimiche in grado di provocare cancro e disturbi ormonali, prodotti in Cina e altri paesi in via di sviluppo. Zara, Benetton, Calvin Klein, Levi’s, Marks and Spencer, Diesel, H&M, Armani, C&A, Gap, Esprit e altre griffe internazionali sono sotto accusa dopo la pubblicazione delle analisi di Greenpeace nell’ambito della campagna Detox 2012. Grazie alla campagna Detox 2012 di Greenpeace arriva la conferma che anche i principali brand e le multinazionali della moda confezionano "vestiti tossici", contenenti sostanze chimiche in grado di provocare cancro e disturbi ormonali. L’associazione ambientalista ha condotto l’indagine monitorando 20 marchi tra i più diffusi al mondo e acquistando capi di abbigliamento prodotti in Cina e altri paesi in via di sviluppo. Il risultato? Più di 2/3 dei capi analizzati è stata rilevata la presenza di alchilfenoli, ftalati e nonifenoli etossilati, sostanze chimiche cancerogene e in grado di produrre alterazioni ormonali (responsabili di femminilizzazione dei neonati, disturbi nello sviluppo sessuale, danni ai reni, al fegato, ai polmoni). L’uso di queste sostanze ha ricadute negative anche sull’ambiente e contribuisce all’inquinamento dei corsi d’acqua sia laddove i tessuti vengono prodotti, sia nel lavaggio domestico. Non si tratta di un aspetto secondario dal momento che le industrie tessili risultano essere la prima causa di inquinamento delle falde acquifere. Forse non sarà possibile quantificare le conseguenze di questa intossicazione quotidiana e silenziosa. In assenza di una risposta certa l’unica possibilità che abbiamo è quella di modificare sin d’ora le nostre vecchie abitudini, anche per quanto riguarda l’abbigliamento.

Sabato, 12 Novembre 2016 10:32

L’IDRAULICO LIQUIDO AL NATURALE.

12-11-2016

La pulizia dei sifoni dei lavandini, dovrebbe essere una cosa da fare spesso, almeno una volta al mese. Se ve la sentite, svitate il sifone, mettendo un catino prima di smontarlo. Se invece non ve la sentite di smontare il sifone per una pulizia profonda, ecco che arriva il rimedio naturale. Come creare un idraulico liquido fatto in casa:

INGREDIENTI

• 100 g di bicarbonato di sodio.
• 100 g di sale da cucina.
• 100 ml di aceto di vino bianco.
• 2 litri di acqua bollente, meglio riutilizzare l’acqua che usate per la pasta.

PROCEDIMENTO

1. Mischiate 30 g di bicarbonato, 30 g di sale e 20 ml d’aceto;

2. Versate nella tubatura da disincrostare 40 ml d’aceto;

3. Versate metà composto di bicarbonato sale e aceto;

4. Lasciate agire 30 secondi e versate due bicchieri d’acqua (bollente);

5. Versate quindi 35 g di sale (per tubatura);

6. Subito dopo 35 g di bicarbonato;

7. Lasciate agire per 15 minuti;

8. Versate 1 litro d’acqua bollente per ogni scarico.

Sabato, 12 Novembre 2016 10:32

MORIRE DI ASPIRINA.

12-11-2016

Chi non ha in casa una scatola di Aspirina? L’Aspirina è il farmaco più comunemente utilizzato e venduto, tanto da essere un farmaco da banco, cioè che non necessita di ricetta medica. Il farmaco prodotto dalla Bayer, viene usato anche per un comunissimo raffreddore, ma è sicuro? Le case farmaceutiche per aumentare i loro profitti minimizzano sempre le possibili e “rare” reazione avverse, esaltandone i benefici. Ma ogni farmaco rappresenta un pericolo e non è raro che a distanza di anni dopo aver procurato irreversibili danni viene ritirato dal commercio. Salvo poi rimettere sul mercato lo stesso farmaco per altre indicazioni. I profitti della Bayer sul farmaco Aspirina sono inimmaginabili, farmaco consigliato persino a titolo preventivo per svariate patologie, come infarto e addirittura tumore. Eppure, le controindicazioni e i rischi degli effetti collaterali ci sono, come per ogni farmaco. Ma un ragazzo è morto per aver preso un Aspirina all’Ospedale di Macerata. Un ragazzo di soli 19 anni, con tutta una vita davanti, David Carelli è morto nel 2013 per aver preso un’aspirina, una giovane vita stroncata per un comunissimo farmaco da banco.
Il ragazzo dopo aver assunto l’Aspirina, è stato ricoverato in reparto di rianimazione all’Ospedale di Macerata a seguito di un arresto cardiaco durato 6 minuti e, ripreso il battito, sarebbe stato indotto il coma farmacologico. Da quel giorno David ha avuto al capezzale l’affetto della sua famiglia e dei suoi amici che hanno pregato e sperato nella guarigione, ma purtroppo non si è più ripreso. Dopo sette giorni di ricovero, i medici hanno dichiarato la morte cerebrale, nonostante un paio di giorni prima si fosse riscontrata una lieve attività del cervello. E’ stato tenuto collegato ai macchinari, fino alla procedura della donazione degli organi voluta dai genitori, una tragedia assurda. Però, sia pure nel massimo rispetto del dolore e del lavoro dei medici, delle domande le vorrei fare: è giusto prelevare organi da una vita a cuore battente? Ci sono stati tantissimi casi in cui soggetti sono usciti dal coma anche a distanza di anni, come fa la scienza ad escludere che ciò accada? E infine un’altra domanda, è giusto vendere farmaci al supermercato come se fossero caramelle e farne anche pubblicità? Assolutamente no! Ed è giusto che tutti non siano consapevoli che ogni farmaco può essere pericoloso e che dietro ogni farmaco prima di tutto esiste principalmente un grande business?

11-11-2016

Il resveratrolo, un composto naturale presente nel vino rosso e nell’uva, può contribuire a ridurre uno squilibrio ormonale nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), una delle principali cause di infertilità, secondo un nuovo studio pubblicato nel Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. Il the Hormone Health Network stima che circa 5-6 milioni di donne negli Stati Uniti soffrono della sindrome dell’ovaio policistico, una delle condizioni endocrine più comune nelle donne in età fertile. Le donne affette da questa condizione producono leggermente maggiore quantità di testosterone e di altri ormoni androgeni rispetto alle donne sane. Anche se questi ormoni riproduttivi sono tipicamente associati agli uomini, anche le donne ne hanno piccole quantità. I livelli di questi ormoni nelle donne affette da PCOS possono causare un ciclo mestruale irregolare o assente, infertilità, aumento di peso, acne o peli in eccesso sul viso e sul corpo. Queste donne hanno anche un rischio maggiore di sviluppare altri problemi di salute, come il diabete. Il resveratrolo appartiene ad un gruppo di composti vegetali noti come polifenoli. Oltre al vino rosso e l’uva, si trova anche nelle noci ed ha proprietà antinfiammatorie.
“Il nostro studio è il primo studio clinico a dimostrare che il resveratrolo riduce in modo significativo i livelli di testosterone e deidroepiandrosterone solfato (DHEAS), un altro ormone che il corpo può convertire in testosterone, nelle pazienti affette da sindrome dell’ovaio policistico”, ha detto l’autore dello studio, Antoni J. Duleba, dell’University of California, San Diego a della Jolla University, in California. “Questo composto può aiutare a moderare lo squilibrio ormonale che è una delle caratteristiche della PCOS”. Trenta donne con sindrome dell’ovaio policistico hanno partecipato ad uno studio in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, condotto presso la Poznan University of Medical Sciences a Poznan, Polonia. Le donne sono state assegnate in modo casuale ad assumere un supplemento di resveratrolo o una pillola di placebo al giorno, per tre mesi. Alle partecipanti sono stati prelevati campioni di sangue all’inizio e alla fine dello studio per determinare i livelli di testosterone e altri ormoni androgeni. Le donne inoltre hanno subìto un test di tolleranza al glucosio all’inizio e alla conclusione dello studio, per misurare i fattori di rischio per il diabete.
I ricercatori hanno trovato che i livelli di testosterone totale sono diminuiti del 23,1% nelle donne che hanno ricevuto il supplemento di resveratrolo. In confronto, i livelli di testosterone sono aumentati del 2,9% nel gruppo placebo. DHEAS è diminuito del 22,2% nel gruppo a cui è stato somministrato il resveratrolo, mentre il gruppo placebo ha sperimentato un aumento del 10,5% nei livelli di DHEAS. Oltre a moderare gli ormoni androgeni, le donne che hanno ricevuto il resveratrolo hanno mostrato un miglioramento dei fattori di rischio del diabete. Nel gruppo del resveratrolo, a digiuno, i livelli di insulina sono diminuiti del 31,8% durante lo studio di tre mesi. I ricercatori hanno anche trovato che le donne che hanno ricevuto il resveratrolo nel corso dello studio sono diventate più sensibili all’insulina. “I risultati suggeriscono che il resveratrolo è in grado di migliorare la capacità del corpo di utilizzare l’insulina e potenzialmente ridurre il rischio di sviluppare il diabete”, ha detto Duleba. “Il supplemento può anche contribuire a ridurre il rischio di problemi metabolici comuni nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico”.

 

http://press.endocrine.org/doi/10.1210/jc.2016-1858

11-11-2016

Da sempre la medicina popolare ha riconosciuto a questa pianta il potere di stimolare le funzioni epatiche, ma è stata la fitoterapia moderna a confermare questa proprietà tramite prove pratiche di laboratorio e cliniche che hanno evidenziato sia l’aumento della contrazione della cistifellea (azione colagoga) sia l’aumento della secrezione biliare (azione coleretica). Il tarassaco presenta inoltre una potente attività diuretica superiore rispetto alla maggior parte delle altre droghe epatiche. L’azione lassativa è blanda. Tutte queste proprietà ne giustificano l’utilizzo come pianta depurativa e di drenaggio. Il drenaggio è una tecnica terapeutica che permette infatti l’eliminazione delle tossine da parte dell’organismo, attraverso quelli che possono essere considerati gli emuntori naturali: fegato, reni, intestino, pelle. In fitoterapia ed in gemmoterapia si parla molto di drenaggio in quanto esso è visto come momento molto importante dell’atto terapeutico. Poiché l’uomo viene considerato nella sua totalità, le malattie di cui è vittima si sviluppano su un terreno reso fragile dal rallentamento degli organi di eliminazione - gli emuntori - e dall’accumulo di un pool di sostanze tossiche, di metaboliti mal degradati, di sostanze di rifiuto. Condotto con piante medicinali o gemmoderivati, a seconda dell’indirizzo terapeutico prescelto, il fine ultimo è quello di assicurare l’eliminazione di tutte le tossine, comprese quelle prodotte dal metabolismo delle sostanze introdotte con l’alimentazione. Il risultato finale di un buon drenaggio consiste in un aumento della diuresi e delle secrezioni biliari grazie ad un’attività coleretica e colagoga assai modulata, in un blando aumento del transito intestinale, in un aumento della secrezione delle ghiandole sudoripare e nella regolazione della secrezione sebacea. Se il drenaggio è effettuato correttamente il paziente avvertirà allora una sensazione di benessere accompagnata da una diminuzione del senso di fatica. Il tarassaco può quindi essere considerato in virtù di quanto esposto un’ottima pianta da utilizzare per effettuare la tecnica del drenaggio. Non a caso il tarassaco rientra da sempre nelle formulazioni impiegate per le cosiddette “cure depurative”.
La stimolazione della cellula epatica e la decongestione del fegato rendono ragione dei successi che si ottengono nell’ambito digestivo con l’utilizzo di questa pianta. Non solo, ma la stimolazione della diuresi, unitamente all’incremento della funzionalità epatica, portano ad un’azione sul ricambio generale che si traduce in un’aumentata eliminazione di scorie da parte dell’organismo e quindi ad un alleggerimento del distretto epatorenale. La capacità di influenzare il ricambio fa del tarassaco un tonico generale impiegato nelle “cure primaverili” da aprile a maggio ed in autunno. Ottimo è associarlo con le foglie in insalata, le quali possono essere definite un medicamento-alimento. Se ne gioveranno soprattutto le persone che soffrono d’artrosi attuando cure di sei settimane in primavera-autunno, in quanto otterranno un beneficio a livello della funzionalità articolare e una minore tendenza a nuovi attacchi. Clinicamente la pianta trova indicazione nelle alterazioni del flusso biliare, nel trattamento della disappetenza e nei disturbi dispeptici quali senso di pienezza, disturbi digestivi e flatulenza e nel favorire la diuresi. E’ stato segnalato che le persone predisposte alla litiasi biliare possono utilizzare preventivamente la radice di tarassaco: occorrerà allora proseguire il trattamento per un periodo prolungato (cicli di due mesi su tre). L’attività si basa sulla stimolazione della funzione cellulare e del metabolismo in generale. Comunque è bene sottolineare che la radice possiede proprietà preventive e non può quindi dissolvere i calcoli già presenti.

Venerdì, 11 Novembre 2016 07:23

CAROTA: UN AUTENTICO ALIMENTO CURATIVO.

11-11-2016

La carota è in assoluto (insieme alle foglie dell’erba medica) l’alimento più ricco di provitamina A, qualità che ne fa un vero alimento curativo. La carota contiene una piccola ma rilevante quantità di proteine (1,03%), la metà circa della patata. I grassi sono praticamente assenti (0,19%) e i carboidrati costituiscono il 7,14% del suo peso. E’ una buona fonte di vitamine del gruppo B e anche delle vitamine C ed E. Tutti i minerali e gli oligoelementi, compreso il ferro (0,5 mg per 100 g), sono presenti. I tre principali componenti della carota sono:

- Carotenoidi, tra cui soprattutto il beta-carotene, che il nostro organismo trasforma in vitamina A e che sono indispensabili per il buon funzionamento della retina, specialmente per la visione notturna o con poca luce. I carotenoidi favoriscono anche la salute della pelle e delle mucose.

- Fibre vegetali: circa il 3%, di cui la maggior parte è formata da pectina. Facilitano il passaggio delle feci e ammorbidiscono la mucosa intestinale.

- Olio essenziale: è attivo contro i parassiti intestinali.

La carota è molto utile contro le malattie della retina e degli occhi in generale; i disturbi della pelle; le gastriti e l’eccesso di acidità; le coliti; e nella prevenzione del cancro.

PREPARAZIONE E USO

1. Cruda: si serve in insalata, intera o a fettine e condita con limone. Si consiglia ai bambini per rinforzare i denti.
2. Cotta: la carota prende un sapore più dolce e lega molto bene con le patate e con altri ortaggi. Il suo alto contenuto di beta-carotene resiste alla cottura.
3. Succo: ideale come bibita saporita e nutriente. Ha un sapore che lega bene con il succo di mela e di limone.

Giovedì, 10 Novembre 2016 13:35

I 4 PERCHE'...

10-11-2016

PERCHE' NO ALLA MEDICINA ALLOPATICA

- Non ha nulla di naturale (sostanze artificiali di sintesi o semi-sintesi, mancanza di compatibilità biochimica, effetti collaterali, altamente tossica per l'organismo).
- Non ha basi scientifiche (farmaci, vaccini, chemioterapia, radioterapia, radiografie ecc.)
- Non cura la malattia (tratta soltanto i sintomi e gli effetti di una patologia).
- E' stata creata dall'uomo.

PERCHE' SI ALLA MEDICINA NATUROPATICA.

- E' una scienza naturale (sostanze presenti in natura, altissima compatibilità biochimica, hanno pochi effetti collaterali, non è tossica per l'organismo).
- Ha basi scientifiche (è la medicina più antica sulla Terra, è stata tramandata dai nostri avi e le scritture ne sono un esempio).
- Cura le cause delle malattie.
- E' stata creata da Dio.

Nulla è meno scientifico di ciò che non si può spiegare. "Scientifico" non vuol dire dimostrare il tutto in una stanza chiamata "laboratorio". Anche perchè sarebbe impossibile. La teoria quantistica ne è un esempio!

 

Bonus William Hill
Bonus Ladbrokes

Copyright © 2014-2024 Naturopata Angelo Ortisi - Tutti i diritti riservati.

Powered by Warp Theme Framework
Premium Templates