Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Mercoledì, 23 Novembre 2016 09:00

LO YOGURT E' UN EFFICACE TRATTAMENTO ANTIULCERA.

23-11-2016

Dal momento che la maggior parte delle ulcere è di origine batterica, il trattamento di routine consiste nel somministrare alte dosi di antibiotici, ma è dimostrato che i batteri responsabili dell'ulcera si possono tenere sotto controllo con dosi abbondanti di yogurt con lattobacilli vivi. Quando si mangia yogurt, i batteri benefici si insediano nell'apparato digerente ed entrano in concorrenza con quelli nocivi che provocano le ulcere, ostacolandone la riproduzione. Inoltre lo yogurt contiene uno zucchero naturale, il lattosio, che durante la digestione si trasforma in acido lattico, il quale contribuisce a riequilibrare l'ambiente intestinale. Se soffrite di ulcera gastrica, provate a mangiare da 1 a 3 yogurt bianco al giorno. L'unico accorgimento necessario è accertarsi che si tratti di yogurt contenente fermenti lattici vivi.

22-11-2016

Uno dei gesti più familiari per i possessori di cani, farsi dare un bacio o una leccatina, cela rischi da non sottovalutare. A scriverlo è l’autorevole quotidiano Usa “New York Times”, che ha ospitato una tavola rotonda di medici e veterinari che hanno altamente sconsigliato tali pratiche per l’elevato rischio di infezioni. La bocca del nostro amico a quattro zampe, è un ricettacolo di virus e batteri potenzialmente pericolosi per l’uomo. In particolare tra i più rischiosi vi sono la salmonella e l’escherichia coli. I pericoli di essere infettati sono rari, in alcuni casi però è possibile arrivare alla setticemia: un’anziana la contrasse dal suo levriero e finì addirittura in terapia intensiva. I casi di questo tipo sono generalmente molto isolati, solo duecento sono quelli accertati in tutto il mondo. Uno dei veterinari intervenuti alla tavola rotonda del New York Times ha infatti rassicurato: “Il rischio di contrarre malattie in questo modo c’è solo se abbiamo delle ferite, mentre è minimo con la pelle integra”. Opinione che però non trova tutti favorevoli, come un virologo inglese: “Non mi farei mai leccare in faccia da un cane. Passano la vita infilando il muso ovunque, nella sporcizia e anche nelle feci di altri cani che contengono batteri e virus”.

 

Martedì, 22 Novembre 2016 10:08

PULIRE LE SCARPE IN MODO NATURALE.

22-11-2016

Fortunatamente, ci sono diversi modi per pulire le scarpe. Molti di questi rimedi sono naturali e casalinghi, semplici da utilizzare ed efficaci per tutti i tipi di sporco, anche resistente.

SCARPE DI TELA:

Innanzitutto si possono lavare in lavatrice per togliere lo sporco più ostinato con un normale detersivo per lavatrice autoprodotto. Durante il lavaggio, aggiungere dell’aceto bianco che servirà a sgrassare le macchie più ostinate. Se le scarpe sono di colore chiaro o bianche, è utile aggiungere anche del borace o del bicarbonato di sodio per sbiancarle.

SCARPE DI PLASTICA O SIMILPELLE

Numerosi tipi di sandali, infradito e scarpe ecologiche sono realizzate con questo materiale. Il modo più semplice di pulire queste scarpe è quello di lavarle a mano con acqua calda e sapone vegetale di Marsiglia. Strofinare con uno spazzolino da denti i punti più sporchi e/o le zone difficili.

LUCIDO PER SCARPE

L’olio di oliva con qualche goccia di succo di limone può diventare un ottimo lucido per scarpe in similpelle.
Può essere applicato con un panno di cotone spesso o una spugna. Lasciare agire il prodotto per qualche minuto, pulire e lucidare con un panno pulito.

PER ELIMINARE I CATTIVI ODORI

Una volta pulite, basta mettere nelle scarpe un paio di gocce di olio essenziale che si preferisce. Io utilizzo spesso la lavanda anche nell’armadietto delle scarpe poichè ha un profumo fresco e dura a lungo.

Lunedì, 21 Novembre 2016 08:56

CURARE I SINTOMI NON FA BENE ALLA SALUTE.

21-11-2016

I medicinali che fanno passare la febbre, che alleviano il mal di testa, le infiammazioni alla gola o alle articolazioni, ma anche quelli che decongestionano le vie respiratorie o l’intestino e che calmano la tosse e persino la rimozione chirurgica di tonsille, appendice e cisti, sono tutte cure dei sintomi. Questi sono solo alcuni esempi delle pratiche più comuni per i fastidi più banali, ma la lista sarebbe lunghissima e comprenderebbe patologie ben più gravi. In pratica potremmo dire che tutta la moderna medicina (o quasi) si occupa esclusivamente della cura sintomatica e non si preoccupa minimamente della prevenzione o della rimozione dei problemi alla radice. Anche quando si parla di esami preventivi in realtà si tratta di esami diagnostici che trovano o meno un determinato male o presunto tale (solo su quest’ultima affermazione si potrebbe parlare molto a lungo ma rischierei di andare un pò fuori tema). Curare i sintomi quindi non solo non migliora lo stato di salute, ma per assurdo potrebbe anche aggravarlo, anzi meglio togliere il condizionale: curare i sintomi aggrava la salute!
Questo accade per vari motivi il più semplice ed immediato è il seguente: curando i sintomi, non proviamo più un certo fastidio o dolore e quindi non ascoltiamo più il nostro corpo che attraverso quel determinato dolore/sintomo voleva comunicarci qualcosa che non andava. Quindi noi prendiamo la pillolina, il dolore passa e così possiamo riprendere la nostra vita, comprese le nostre cattive abitudini che ci hanno portato alla cosiddetta malattia, ancora più non curanti del male che ci stiamo facendo. A questo punto però è necessaria qualche definizione. Innanzitutto bisogna dire che la cosiddetta malattia non è altro che una crisi tossiemica cioè un eccessivo accumulo di tossine (scarti metabolici). La produzione di tossine è un fenomeno naturale risultante da diverse funzioni metaboliche. In condizioni ideali, queste tossine vengono eliminate dagli organi emuntori (intestino, reni, fegato, polmoni e pelle). Finché l’apporto di tossine resta nei limiti delle capacità di smaltimento di questi organi, facciamo esperienza di uno stato di buona salute. Quando per diversi fattori fisici (dovuti all’ambiente, allo stile di vita, all’alimentazione), psicologici (stress) o emozionali si arriva ad una perdita della capacità di smaltimento (indebolimento), le tossine si accumulano e c’è la comparsa dei sintomi della malattia. Quindi la malattia potremmo anche definirla come l’estremo tentativo dell’organismo di liberarsi delle tossine in eccesso. In pratica quella che consideriamo malattia è in realtà un processo di autoguarigione. 
Dunque cosa succede quando noi con un farmaco blocchiamo i sintomi e quindi il tentativo estremo del nostro sistema immunitario di liberarsi delle tossine in eccesso? Le tossine non vengono più eliminate e cosa peggiore non vengono eliminate le cattive abitudini (fisiche, psicologiche ed emozionali) che hanno causato l’indebolimento. Quindi le crisi si ripeteranno fino a diventare croniche e degenerare in qualcosa di peggio. Infine, ma non meno importante, la cura dei sintomi delle cosiddette malattie con farmaci o con interventi invasivi, genera un considerevole numero di effetti collaterali conosciuti e non, dovuti all’immissione nel corpo di sostanze sintetiche estranee (farmaci) o a vere e proprie mutilazioni (chirurgia). L’unica medicina veramente utile rimane quella di primo soccorso, quella traumatologica e poco altro. La vera prevenzione invece sarebbe avere un’alimentazione sana, condurre uno stile di vita sereno, vivere in un ambiente il più salubre ed arieggiato possibile, fare lunghe passeggiate ed un attività fisica leggera, riposare, fare esercizi di respirazione, meditare, rilassarsi ecc. In caso di crisi acute di eliminazione di tossine (cosiddette malattie) lasciare che il tempo e la natura facciano il loro corso riposando, mangiando il meno possibile e soprattutto non ostacolando l’autoguarigione. Concludo con questa bella e provocatoria frase di A. Furetière che secondo me si addice molto alla realtà attuale: “Un medico è un uomo che viene pagato per raccontare fandonie nella camera del malato, sino a quando la natura non l’abbia guarito o i rimedi non l’abbiamo ucciso”.

Lunedì, 21 Novembre 2016 08:55

TRATTAMENTO NATUROPATICO PER LA CATARATTA.

21-11-2016

Questo problema affligge molte persone anziane ed è la conseguenza di alterazioni del metabolismo dei carboidrati come il diabete, carenze nutrizionali (vitamina B12 e triptofano), esposizione a tossine chimiche (come dinitrofenolo e naftalene), farmaci (corticosteroidi e fenotiazine), ossidanti (come i raggi ultravioletti), che danneggiano il cristallino creando radicali liberi. I nutrienti antiossidanti, sia assunti con l'alimentazione sia sotto forma di integratori, aiutano a prevenire la cataratta. E' noto che la vitamina C nell'occhio agisce da antiossidante e protegge il cristallino e che ha una modesta azione protettiva nei confronti della perossidazione degli acidi grassi del cristallino. Anche la vitamina E protegge il cristallino dall'ossidazione dei lipidi. Alcuni studi recenti indicano che integrare la dieta con vitamina C ed E fa diminuire il rischio di cataratta del 50-70%. Il glutatione, un enzima presente in alte concentrazioni nel cristallino, potrebbe essere ancora più importante nella prevenzione della cataratta, poichè partecipa a una serie di reazioni che aiutano a neutralizzare il perossido di idrogeno e i radicali liberi e può ridurre i disolfuri proteici (una forma di proteine danneggiate nel cristallino). La concentrazione di glutatione cala bruscamente con la formazione della cataratta.
I ratti nutriti con una dieta povera di selenio (l'oligoelemento necessario per l'enzima) presentano cataratta nella seconda generazione. Oltre ai radicali liberi, anche l'iperglicemia può provocare la cataratta perchè il glucosio si lega con le proteine del cristallino formando disolfuri proteici opachi. Il glutatione aiuta a prevenire il legame del glucosio con le proteine e quindi la formazione delle proteine opache. Il glutatione cala quando l'esposizione alle tossine è elevata, in quanto è un nutriente fondamentale in diversi processi di detossicazione epatica. Anche la dieta è importante. I ricercatori del Nurses Health Study hanno scoperto che gli spinaci proteggono contro la cataratta più di qualsiasi altro alimento, compresi quelli contenenti molti antiossidanti. Il rischio di cataratta è del 50% più basso per chi mangia spinaci cinque o più volte alla settimana rispetto a chi li mangia raramente. Particolarmente importanti per la protezione del cristallino sono le antocianidine che si trovano nei mirtilli. E' stato dimostrato che la somministrazione di 80 mg tre volte al giorno (l'equivalente di circa 250 g di mirtilli freschi al giorno) e vitamina E ha permesso di prevenire la formazione di cataratta nel 97% di 50 pazienti.

Lunedì, 21 Novembre 2016 08:53

VARI TIPI DI CANCRO PROVOCATI DAL LATTE.

21-11-2016

- Cancro del rene.
- Cancro della vescica.
- Cancro della prostata.
- Cancro del colon.
- Cancro del polmone.
- Cancro delle ovaie e dell'utero.
- Cancro del retto.
- Linfoma non Hodgkin.
- Mieloma multiplo.
- Neuroblastoma.
- Cancro del fegato.
- Cancro del pancreas.
- Cancro del cervello.
- Cancro della cistifellea.

I cancri del rene, della vescica e della prostata sono dovuti a calcoli e a secrezioni molto tossiche. Il cancro al colon è dovuto alla putrefazione delle proteine, a stitichezza cronica, dissenteria, coliti ed emorroidi. I cancri del polmone e del cervello sono dovuti a un eccesso di deposito di muco e a calcificazione. I cancri delle ovaie, dell'utero e della cervice sono dovuti a cisti, fibromi, deposito e blocco di muco. Il cancro del fegato e della cistifellea è dovuto a calcoli derivanti da un consumo eccessivo di grassi e a uno squilibrio ghiandolare causato da un abuso di latticini. I linfomi sono dovuti ad avvelenamento da tossine e acidosi.

Lunedì, 21 Novembre 2016 08:52

ZUCCA NELLA PREVENZIONE DEL CANCRO.

21-11-2016

La zucca contiene tre delle sostanze vegetali che secondo le più recenti ricerche scientifiche esplicano la maggiore azione anticancerogena: beta-carotene, vitamina C e fibre vegetali. E' piuttosto difficile incontrare in un solo alimento questi tre fattori molto efficaci nella prevenzione del cancro, perciò la famiglia delle zucche insieme a quella dei cavoli, costituisce l'alimento dalla maggior azione anticancerogena. Zucche e cavoli non dovrebbero mai mancare sulla tavola di chi, per motivi ereditari o fattori ambientali, è esposto a un alto rischio di cancro. Ma il consumo di zucca può portare benefìci anche alle persone a cui è stato già diagnosticato un tumore o a chi sta seguendo una cura per combattere la malattia. Una ricerca compiuta nel Hyogo College (Giappone) ha dimostrato che le cavie, a cui erano state somministrate sostanze cancerogene, nutrite con un particolare tipo di zucca, detto zucca di San Rocco o "con il collo" (Yugao-melon, in inglese), presentavano la metà dei casi di cancro al colon rispetto a quelle nutrite con una dieta normale. Questo esperimento conferma la capacità di alcuni alimenti vegetali, come questo tipo di zucca, di neutralizzare l'azione delle sostanze cancerogene.

20-11-2016

Una recente ricerca ha rivelato che i mirtilli possono combattere le infezioni. I ricercatori in Canada hanno dimostrato che l’estratto di mirtilli, ricco di un particolare tipo di composto, ha interrotto con successo la comunicazione cellulare nei batteri responsabili di infezioni difficili da trattare. Il team della McGill University di Montreal e INRS-Institut Armand-Frappier a Laval, in Canada, ha riportato la scoperta sulla rivista Scientific Reports. Studi precedenti hanno già dimostrato che i mirtilli contengono proantocianidine (PAC), una classe di composti con varie proprietà antibatteriche. Ad esempio, possono impedire ad alcuni batteri di attaccarsi alla parete della vescica e causare un’infezione del tratto urinario. Il nuovo studio ha cercato di scoprire se i composti presenti nei mirtilli sono in grado di controllare la virulenza dei batteri e quindi ridurre la gravità di un’infezione. I risultati della ricerca non solo offrono nuovi indizi su come i mirtilli combattono i batteri, ma potrebbero anche portare a nuovi approcci per il controllo delle infezioni. Per il loro studio, il team ha utilizzato i moscerini della frutta, un modello utile per studiare infezioni umane a livello cellulare e molecolare. I ricercatori hanno scoperto che la gravità delle infezioni batteriche è stata ridotta nei moscerini della frutta alimentati con estratto di mirtillo rosso ricco di PAC, rispetto ai moscerini della frutta che non sono stati trattati. Inoltre, i moscerini alimentati con estratto di mirtilli sono vissuti più a lungo. Ulteriori indagini hanno rivelato che i composti PAC presenti nei mirtilli interrompono un processo di comunicazione cellulare chiamato “quorum sensing”, che costituisce un anello essenziale di una catena di eventi coinvolti nella diffusione e gravità delle infezioni batteriche croniche.
La ricerca si è concentrata su un batterio chiamato Pseudomonas aeruginosa, che può causare infezioni in pazienti ricoverati in ospedale e nelle persone con un sistema immunitario debole. Le infezioni da Pseudomonas sono generalmente trattate con antibiotici. Tuttavia, a causa della crescente resistenza agli antibiotici, queste e altre infezioni batteriche nosocomiali stanno diventando sempre più difficili da trattare. Negli Stati Uniti, ci sono circa 51.000 casi di infezioni nosocomiali da P. aeruginosa, ogni anno. Di questi, circa il 13 per cento sono multi-farmaco resistenti e circa 400 morti sono dovute a queste infezioni. Nel loro documento, i ricercatori discutono la rilevanza dei loro risultati rispetto al problema della resistenza ai farmaci. Essi hanno scoperto che i composti PAC presenti nei mirtillo interrompono il “quorum sensing batterico”, ma non uccidono le cellule, semplicemente interrompono la loro comunicazione e diffusione. I ricercatori suggeriscono che questo potrebbe essere importante perché uno dei motivi per cui gli antibiotici convenzionali portano alla resistenza ai farmaci è perché uccidono i batteri. Tuttavia, gli autori sottolineano anche che sarebbe “ingenuo presumere” che, interrompendo il quorum sensing si possa superare la pressione selettiva che potrebbe portare alla resistenza contro i farmaci che agiscono utilizzando questo meccanismo. Tuttavia, i risultati sono utili, nel senso che “espandono le nostre strategie per la lotta contro la resistenza dei patogeni attraverso l’individuazione di nuovi agenti antimicrobici e antivirulenza”, aggiunge il ricercatore. “Questo significa che i mirtilli potrebbero essere utilizzati per gestire le infezioni e, potenzialmente, ridurre al minimo la dipendenza da antibiotici nella popolazione globale”, conclude il co-autore senior Prof. Nathalie Tufenkji,della McGill University.

 

http://www.nature.com/articles/srep30169

Sabato, 19 Novembre 2016 14:52

LA BATATA AIUTA A COMBATTERE IL DIABETE.

19-11-2016

Se le patate vanno consumate con moderazione, le batate sembrano invece un alleato dei pazienti affetti da diabete. Lo spiega la nutrizionista Serena Missori ad Adnkronos: «La batata o patata dolce, nonché patata americana, è una radice tuberosa appartenente alla famiglia delle Convolvulaceae, originaria dell'America del Sud, ed è arrivata a noi tramite Cristoforo Colombo. Non contiene solanina come le patate, appartenendo ad un’altrafamiglia, anche se ne ricorda l’aspetto». La batata contiene più calorie della patata, ma è anche assai più ricca dal punto di vista nutrizionale. Al suo interno si trovano infatti vitamina A, vitamina C, potassio, magnesio, calcio, ferro, flavonoidi e antociani. Inoltre, contiene il Cajapo, una sostanza che si è rivelata in grado di controllare i livelli di glicemia. «Questo tubero ha ottenuto il punteggio più alto in una classifica sui vegetali più salutari grazie all’elevata concentrazione di principi attivi benefici anche nella buccia e può essere consumata anche crudo», spiega Missori. «Uno studio clinico ha dimostrato che il Cajapo riduce la glicemia, i valori di HbA1C (emoglobina glicosilata) e l’insulino-resistenza in pazienti affetti da diabete di tipo 2 dopo 5 mesi di assunzione giornaliera di 4 grammi di Cajapo». «La batata è un alimento molto utile da consumare con frequenza per ottenere un effetto antiaging e antiossidante, un miglior controllo glicemico, la riduzione di elevati valori di insulina, la riduzione del fenomeno chiamato “glicazione enzimatica”, un miglioramento della Sindrome metabolica. La batata può essere consumata cruda con tutta la buccia (se ben lavata), sia in insalate sia da sola oppure cotta al forno o in padella nonché in tegame», conclude la nutrizionista.

19-11-2016

L’aggiunta di uova intere ad un’insalata colorata aumenta la quantità di vitamina E che il corpo assorbe dalle verdure, secondo la ricerca condotta dalla Purdue University. “La vitamina E è una vitamina liposolubile con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie ed è anche la meno assunta dalla dieta”, ha detto Wayne Campbell, Professore di scienza della nutrizione. “Ora i consumatori possono facilmente migliorare la loro dieta con l’aggiunta di uova ad un’insalata che vanta una varietà di verdure colorate”. Jung Eun Kim, un ricercatore post-dottorato presso il Dipartimento di Scienza dell’Alimentazione della Purdue University, ha aggiunto: “Abbiamo scoperto che l’assorbimento di vitamina E era da 4 a 7 volte superiore quando tre uova intere sono state aggiunte ad un’insalata. Questo studio è molto importante perché abbiamo misurato l’assorbimento di vitamina E da cibi reali, piuttosto che dagli integratori, che contengono megadose di vitamina E“. La vitamina E, che viene assorbita con i grassi alimentari, si trova spesso negli oli, semi e noci. Le uova, un alimento ricco di sostanze nutritive che contengono aminoacidi essenziali, acidi grassi insaturi e vitamine del gruppo B, contengono anche una piccola quantità di vitamina E. Questo studio ha determinato il totale di vitamina E che viene assorbita dagli alimenti che sono stati consumati con le uova. La ricerca suggerisce un modo per aumentare l’assorbimento della vitamina E presente negli alimenti a basso contenuto di grassi. Inoltre, evidenzia come un alimento può migliorare il valore nutrizionale di un altro alimento quando vengono consumati insieme.
La presente ricerca è un’estensione di uno studio che Campbell e Kim, insieme a Mario Ferruzzi, Professore alla North Carolina State University, hanno condotto nel giugno 2015 e che ha dimostrato che l’aggiunta di uova ad un’insalata, favorisce un maggiore assorbimento complessivo di carotenoidi presenti nelle verdure. Nello studio del 2015, l’assorbimento dei carotenoidi - tra cui alfa-carotene, beta-carotene, luteina, zeaxantina e licopene - era da 3 a 8 volte superiore quando l’insalata comprendeva tre uova rispetto ad un’insalata senza uova. Precedenti ricerche condotte da Campbell e Ferruzzi hanno anche dimostrato che più carotenoidi sono assorbiti quando una grande quantità di insalata viene consumata in un unico pasto, rispetto a piccole quantità di insalata consumate in due pasti durante il giorno. La ricerca di Campbell si concentra anche sulla comprensione di come le proteine alimentari e l’esercizio fisico influenzano la salute degli adulti.

 

http://jn.nutrition.org/content/early/2016/09/20/jn.116.236307

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