Angelo Ortisi
FARE SESSO FA MANGIARE DI MENO E AIUTA A DIMAGRIRE.
25-07-2016
Se volete dimagrire, fate l’amore! Proprio così: pare che darsi da fare tra le lenzuola sia un ottimo rimedio per dimenticarsi la pappa e non mettere su chili di troppo. Se ci pensate, la nuova eclatante scoperta è quanto in realtà abbiamo sempre saputo, o quanto meno ognuno di noi potrà dire che il sesso può aiutare a ridurre la fame nervosa e quella necessità di trovare un conforto nel cibo che spesso fa fallire una dieta. Questa volta sono i ricercatori della York University di Toronto a confermarcelo: se proprio volete perdere peso è più sesso che dovete fare. Gli studiosi canadesi sono infatti arrivati alla conclusione (gli esiti dello studio sono stati presentati al convegno della Società per lo Studio del Comportamento Alimentare in Portogallo) che soddisfare il proprio appetito sessuale e condividere col proprio partner gioie libidinose ci tenga lontano da grandi abbuffate, grazie alla produzione dell’ossitocina, chiamata “ormone dell’amore”, che viene generato dal nostro organismo per esempio anche dopo l’orgasmo, per favorire una sensazione di benessere.
I ricercatori hanno preso in esame la quantità di ossitocina nel sangue di un campione di individui di età compresa fra 27 e 50 anni. I partecipanti sono stati poi sottoposti a un esame del DNA per analizzare le variazioni del gene del recettore dell’ossitocina (OXTR). È venuto così fuori che, a seconda del tipo di gene presente nel DNA di una persona, l'ossitocina lavora in maniera più o meno efficiente: gli individui che hanno un gene OXTR più attivo, cioè che risponde meglio all'ossitocina, sono più al riparo dalle mangiate esagerate e meno inclini a cedere alle tentazioni dolci. I ricercatori sono allora giunti alla conclusione che, se un aumento di ossitocina è capace di diminuire l’appetito e conferire più autocontrollo a tavola, stimolarne il rilascio naturale da parte dell'organismo potrebbe significare avere un’arma in più contro i problemi alimentari. E l'attività sessuale potrebbe essere, appunto, la via ideale.
http://www.medicaldaily.com/binge-eating-sexual-appetite-love-hormone-392090
PRUGNE CONTRO IL TUMORE.
25-07-2016
Il succo di prugna è ricchissimo di composti fenolici antiossidanti che forniscono la protezione contro le malattie cardiache e in generale aiutano a proteggere la salute. Questo frutto ha un potere particolare contro il tumore al colon, grazie ai suoi antiossidanti. Oltre a questi benefici è anche un ottimo aiuto per le ossa, specialmente alle donne in menopausa perchè aiuta a preservare la densità ossea, infatti da alcune ricerche fatte è emerso che mangiando almeno dodici prugne al giorno per tre mesi alla fine si è ottenuto un buon risultato osseo, ma non solo, aiuta anche a combattere il colesterolo “cattivo” e a regolare la pressione sanguigna. Inoltre, aiuta nella regolazione dello zucchero nel sangue, perciò va bene anche per i diabetici.
Il potere di quella secca è quasi il doppio di quella fresca, perchè la sua essiccazione preserva gran parte delle sostanze attive e ne crea di nuove dalle capacità antiossidanti. Anche sulla bellezza della pelle del viso (specialmente per chi ha qualche ruga), la prugna ha i suoi effetti usando una maschera fatta in casa, che adesso vi spiegherò come si prepara: mescolate prugne frullate, un cucchiaino di olio vegetale, come quello di mandorla dolce, di oliva o di rosa mosqueta, e in caso di rughe applicate il preparato sul viso e lasciate agire 15-20 minuti e risciacquate con acqua fresca. I risultati saranno visibili sin da subito.
ASMA E CANDIDA: LA STRANA COPPIA.
25-07-2016
Nella mia attività di naturopata ho riscontrato che circa il 60% dei pazienti asmatici sono ipersensibili ai vari ceppi di Candida o a lieviti analoghi (tipo l'Aspergillum) e che una volta bonificato il terreno biologico individuale con opportune misure anticandidosiche quali aminoacidi, magnesio ed elevati dosaggi di vitamina B12 e vitamina C, si sono riscontrati casi di guarigione rapidi ed eloquenti, riscattando dalla schiavitù farmacologica pazienti spesso giovanissimi. In conclusione posso affermare che il paziente asmatico è spesso un paziente portatore di una precedente o attuale candidosi. Curate la candida e l’asma scomparirà come per magia!
COSA PUO' RIVELARE LO SPECCHIO.
25-07-2016
- Rughe orizzontali marcate sulla fronte rivelano un intestino debole.
- Rughe verticali tra le sopracciglia sono il segnale di debolezza del fegato.
- Le borse sotto gli occhi possono indicare disturbi renali o allergie.
- Solchi obliqui nel lobo dell'orecchio fanno sospettare disturbi cardiaci.
- Un solco sull'estremità del naso può indicare una debolezza cardiaca.
- Una piega orizzontale sopra il labbro superiore indica debolezza degli organi sessuali.
IL BURRO? NON FA MALE: GLI ESPERTI SPIEGANO PERCHE’.
24-07-2016
Nel corso dei secoli, il burro è stato al centro di tante controversie: fa bene? Fa male? Inoltre, sono nate più scuole di pensiero sul burro che sulle religioni. Tuttavia i dubbi sulla sua possibile “pericolosità” sono cresciuti soprattutto negli anni ‘50, quando il burro non veniva utilizzato solo per fini alimentari, ma grazie al suo particolare grasso di latte, veniva utilizzato come lubrificante degli ingranaggi dei mulini a vento. Oggi finalmente abbiamo ricevuto una risposta (si spera definitiva), e come accade in questi casi, alcuni saranno d’accordo, altri resteranno della propria idea, altri ancora la cambieranno, tuttavia aldilà delle conclusioni che ognuno si pone, una regola dovrebbe valere per tutte le situazioni, soprattutto quando si tratta di alimentazione. Non abusare mai degli alimenti, anche quando sono dei cibi semplici e naturali.
Il burro è stata una grande scoperta, un prodotto semplice ed essenziale, tra gli alimenti è sicuramente nei primi 3 come utilizzo quotidiano. Tuttavia è un prodotto ricco di grassi e per decenni abbiamo avuto la convinzione che potesse essere dannoso per il nostro organismo. Il burro, anche se in maniera moderata può essere dannoso per la salute, non bisogna abusarne, questo è il concetto che tutti abbiamo assimilato nel corso degli anni: il burro può alterare alcuni parametri importanti, come il colesterolo, i trigliceridi e contribuire a patologie cardiovascolari e a mettere “ciccia” in eccesso, e ancor peggio aiutare l’insorgenza del diabete. Insomma le solite raccomandazioni quando si tratta di alimenti con ricco contenuto di grassi.
Dunque questo burro “fa male” realmente oppure no? Oggi grazie ad una ricerca americana, in parte viene riabilitato, pare infatti che il burro abbia solo una minima percentuale di “complicità” con i decessi, sicuramente non ha nessuna correlazione con le malattie cardiovascolari, e secondo gli esperti potrebbe addirittura avere un minimo effetto di protezione nei confronti del diabete. Lo studio è stato eseguito dalla Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University, negli Usa, e pubblicata sulla rivista scientifica Plos One. La ricerca è stata eseguita su larghissima scala, sono stati analizzati 9 precedenti studi, che hanno coinvolto più di 635.000 persone. Ai partecipanti è stato consentito di consumare una quantità pari a circa 14 grammi di burro, da poter abbinare a pane, biscotti, marmellate. Durante il periodo nel quale i partecipanti sono stati attentamente seguiti e monitorati dai ricercatori si sono verificati 28.271 decessi, 9.783 casi di malattie cardiovascolari e 23.954 casi legati al diabete. In tutti i casi di decessi, gli studiosi non hanno riscontrato nessuna correlazione causata dal burro, o quantomeno è stata riscontrata in rari casi, allo stesso modo, anche in questo caso raramente, è stato riscontrato come il burro abbia avuto un effetto protettivo contro il diabete. Secondo i ricercatori, potrebbe essere legato alla presenza di grassi del latte.
http://journals.plos.org/plosone/article?id=info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0158118
POLLO ALL'ARSENICO.
24-07-2016
Non bastavano gli antibiotici usati in maniera diffusa negli allevamenti intensivi, ora nel pollo c’è anche l’arsenico. A sostenerlo sono i ricercatori del John Hopkins Center for a Livable Future, che hanno pubblicato un interessante studio sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives secondo cui esistono rischi per la salute umana associati all’uso dell’arsenico negli allevamenti animali. Lo studio ha analizzato campioni di petto di pollo acquistati nei negozi di 10 cittadine americane; la carne è risultata contenere arsenico inorganico, noto cancerogeno associato inoltre a disturbi cardiovascolari, diabete di tipo 2, deficit cognitivo e disturbi in gravidanza. Già negli anni ’40 i produttori di questo tipo di carne avevano iniziato a usare l’arsenico per favorire la crescita dei polli, trattare le malattie e migliorare la pigmentazione della pelle. La pratica divenne standard; si stima che nel 2010 all’88% di tutti i polli allevati per consumo umano negli Stati Uniti sia stato somministrato un farmaco a base di arsenico, il roxarsone della Pfizer. L’azienda lo ha tolto volontariamente dal mercato americano nel 2011 ma è ancora acquistabile in altre nazioni. La FDA non ne ha proibito l’utilizzo, quindi non si può escludere che ricompaia sul mercato Usa prima o poi. Inoltre la Pfizer sta continuando a commercializzare il nitarsone, altro farmaco a base di arsenico. E l’arsenico non svanisce nel nulla; tracce di questa sostanza si trovano nelle deiezioni dei polli e visto che negli allevamenti ce ne sono migliaia, si fa presto ad avere una contaminazione del suolo e delle acque di superficie. Tracce restano anche nella carne. Ecco cosa è emerso dallo studio:
- La carne convenzionale ha livelli maggiori di arsenico inorganico rispetto a quella biologica o priva di antibiotici.
- Nei campioni contenenti rotarsone, l’arsenico inorganico era 4 volte maggiore rispetto al pollo biologico e 2-3 più alto degli standard proposti dalla FDA nel 2011.
- L’arsenico non scompare con la cottura.
- Sulla base dei livelli di arsenico trovati, i ricercatori hanno stimato che l’uso industriale di prodotti a base di arsenico potrebbe causare in media ogni anno 124 casi di cancro.
UN'ALTRA RAGIONE PER CUI GLI ANZIANI DOVREBBERO EVITARE L'ASPIRINA.
24-07-2016
Gli anziani che assumono regolarmente l’aspirina per prevenire l’ictus potrebbe invece realmente aumentare il loro rischio. Negli anziani in buona salute, l’aspirina può fare più danno che beneficio. I ricercatori hanno esaminato i dati sugli ictus emorragici intracerebrali verificatisi fra il 1981 e 1985 e fra il 2002 e 2006. Il numero di ictus causati da ipertensione sanguigna sono calati del 65 per cento in questo periodo. Ma nella persone oltre i 75 anni, si sono verificati molti più ictus negli individui in terapia con anticoagulanti come l’aspirina o il warfarin, conosciuti come antitrombotici, rispetto al tasso generale di ictus rimasto lo stesso. Fra i due periodi studiati, la percentuale di pazienti colpiti da ictus in terapia con farmaci antitrombotici è aumentata dal 4 al 40 per cento.
COMMENTO
Da molto tempo i medici continuano a raccomandare l’assunzione di un quinto d’aspirina tre volte la settimana come saggio metodo preventivo per i problemi cardiovascolari. Leggendo però le ricerche inglesi e americane si capisce benissimo che questo è semplicemente un protocollo difettoso e che in nessun modo, cerca di risolvere la causa sottostante del problema. L’articolo definitivo è stato pubblicato sul British Medical Journal oltre cinque anni fà ma nonostante ciò molti “esperti” continuano a suggerire l’aspirina. Non ha alcun senso.
Gli anziani sani che ogni giorno prendono ancora una bassa dose d’aspirina per prevenire complicanze cardiovascolari dovrebbero essere informati che la dose “sicura”, accettata ampiamente, non è sicura affatto. Potrebbe essere la causa, piuttosto che prevenire, di un ictus emorragico intracerebrale. Fortunatamente, non sono necessari farmaci per impedire ictus e malattie cardiovascolari. Il metodo più sicuro ed efficace è quello di mangiare gli alimenti ideali per la vostra tipologia genetico-sanguigna e riequilibrare i vostri grassi omega-3 prendendo un supplemento.
IPERTENSIONE ARTERIOSA: NON SEMPRE E' COLPA DEL SALE.
24-07-2016
Nel pensiero popolare, contestare il collegamento del sodio all’ipertensione arteriosa è equivalente a chiedersi se la terra è rotonda. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che il sale non fa salire la pressione sanguigna in tutte le persone, ma solo in quelle che sono “sale sensibili”. Solo il 10 per cento della popolazione è sensibile al sale, secondo i biomarcatori del professor William Evans e il dottor Irwin H. Rosenberg. Certo, molto più del 10 per cento di noi soffre di ipertensione, il che significa che se questi esperti affermano teorie corrette, l’assunzione di sale non può essere l’unico fattore che contribuisce all’alta pressione sanguigna. Secondo il libro di Gayle Reichler, Benessere attivo, solo la metà delle persone con ipertensione arteriosa, ha la pressione alta a causa dell’assunzione di sale. Gli scienziati sono ancora incerti sul perché i corpi di alcune persone rispondono al sale più drasticamente di altri, tuttavia, la maggior parte delle teorie si concentrano sull’interazione di sodio con potassio, magnesio e calcio. In effetti, alcuni esperti ritengono che questi nutrienti svolgono più di un ruolo sulla sensibilità al sale. Carenze di questi minerali complementari, possono in realtà, essere la causa di ipertensione.
“E’ altrettanto probabile che la causa sia la carenza di potassio, calcio e magnesio”, sottolinea Alice Feinstein in Guarire con le vitamine. Molti esperti concordano sul fatto che si farebbe bene a consumare sodio in equilibrio con il potassio, per mantenere sana la pressione del sangue, ma sono ancora incerti su come questo meccanismo funziona. Alcuni esperti ritengono che il potassio abbassa la pressione sanguigna rilassando i vasi sanguigni piccoli, mentre altri pensano che funziona aiutando il corpo ad espellere l’eccesso di sodio e acqua. Un’altra interessante teoria afferma che queste persone in realtà hanno l’ipertensione a causa di carenza di calcio, piuttosto che di un eccesso di sodio. Tuttavia, come spiega Jean Carper in Cibo: la medicina miracolo: “Una teoria è che tali individui trattengono l’acqua quando mangiano troppo sodio e che il calcio agisce come un diuretico naturale per aiutare i reni nel rilascio di sodio e acqua, riducendo così la pressione sanguigna. Un’altra, spiegazione più complessa è che il calcio funziona impedendo il rilascio dell’ormone paratiroideo che può aumentare la pressione sanguigna“. Un semplice test per stabilire se si ha un basso livello dell’enzima renina, vi mostrerà se siete sensibili al sale, secondo Reichler. Naturalmente, un modo ancora più semplice è quello di ridurre l’apporto di sodio per alcuni mesi - sotto la guida di un esperto - e vedere se la pressione del sangue scende. Se i numeri vanno giù, allora siete sensibili al sale, altrimenti è necessario adottare misure supplementari per capire la causa della vostra ipertensione.
LO ZENZERO PROTEGGE L’APPARATO DIGERENTE.
22-07-2016
Lo zenzero, Zingiber officinalis, è una pianta originaria dell’Asia, utilizzata come spezia aromatizzante di cibi e bevande e per le sue proprietà digestive, diuretiche, circolatorie e antibatteriche. Queste caratteristiche sono state osservate in numerosi studi clinici, che hanno dimostrato una buona corrispondenza con l’uso tradizionale. Nella moderna fitoterapia lo zenzero è consigliato per il trattamento di disturbi dispeptici quali eruttazione, bruciori di stomaco, flatulenza e nausea. Il fitocomplesso comprende oli essenziali (zingiberene, beta-bisabolene, geraniale, bisabolo), oleoresine contenenti chetoni aromatici e gingerolo, molecola responsabile del sapore pungente dello zenzero. Numerosi studi sono stati effettuati sui suoi componenti con test sia in vitro che in vivo che hanno mostrato l’effetto isotropo positivo e antitrombotico, con proprietà antiossidanti e antilipidemiche. Negli studi in vivo è stato osservato l’aumento della secrezione salivare, dei succhi gastrici e della bile.
ATTIVITA’ ANTIEMETICA
I gingeroli sono le molecole responsabili dell’azione antiemetica, il cui meccanismo non sarebbe da ricercare a livello del sistema nervoso centrale, ma in un’azione a livello locale. Si ritiene che questa funzione, infatti, sia dovuta a un miglioramento della motilità intestinale. In uno studio clinico condotto su 120 donne sottoposte a intervento chirurgico, si è confrontata l’azione antiemetica di un preparato a base di zenzero, di un placebo o di metocloropiramide. L’incidenza di nausea e vomito (la stessa nei soggetti trattati con zenzero e metocloropiramide), è risultata dimezzata rispetto alle pazienti che avevano assunto il placebo. Alcuni studi hanno dimostrato che lo zenzero è più efficace dei trattamenti convenzionali nel ridurre la nausea post-operatoria. In uno studio è stato valutato l’effetto di estratto secco di zenzero (1.000 mg/die) sulla nausea post-operatoria in 80 donne operate di laparoscopia ginecologica. Rispetto al gruppo placebo, i sintomi si sono manifestati nel 30% dei soggetti (contro il 57,5); inoltre, le donne che avevano assunto zenzero hanno mostrato un’intensità e durata degli episodi di vomito minori.
AZIONE ANTICINETOSI
L’assunzione dello zenzero è indicato ai soggetti che soffrono di nausea e vomito durante gli spostamenti con i mezzi di trasporto (automobile, aereo, nave). E’ stato condotto uno studio per valutare l’azione anticinetosi dello zenzero su 80 cadetti navali. La somministrazione di 1 g/die di zenzero ha mostrato la capacità di ridurre vomito e sudori freddi in misura maggiore rispetto ai soggetti placebo. Accanto a questa azione è stata inoltre osservata un’attività ansiolitica e anticonvulsiva.
AZIONE ANTINFIAMMATORIA
La modesta azione antinfiammatoria è attribuita all’inibizione della ciclossogenasi e della 5-lipossigenasi, che comporta una riduzione della sintesi di leucotrieni e prostaglandine, importanti fattori della risposta infiammatoria. Questa potrebbe essere la spiegazione dell’utilizzo dello zenzero come coadiuvante nella cura di alcuni disturbi infiammatori quali artrite, emicrania e mialgia.
AZIONE GASTROPROTETTIVA
È stata osservata in vivo un’azione protettiva sulla mucosa gastrica. È stata inoltre evidenziata un’azione inibitoria sull’Helicobacter pylori, noto fattore causale responsabile di gastrite e ulcera.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12576305
CHI HA UN COLON PULITO NON TEME ALCUNA MALATTIA.
22-07-2016
Conosco parecchie persone maniache dell’ordine e della pulizia. Non vedi un granello di polvere nella loro casa. Si fanno la doccia e si profumano anche due volte al giorno. Non sanno però (anche perché nessun medico allopatico lo insegna) che il loro grado di sporcizia interno è a livelli tragici. Se ci pensate è grottesco, perché avere un colon pulito e tutti i canali di escrezione in ordine è molto più importante del lavarsi le manine con il sapone al muschio bianco. Eppure la gente mangia per il 95% cibi che stagnano, intossicano, imputridiscono e fermentano ritrovandosi così un colon incrostato di veleni prodotti da chili di materia fecale. Gente che va in bagno una o due volte al giorno pensando che sia un fatto normale mentre invece sta avvelenando, giorno dopo giorno, il sangue, i tessuti, il sistema linfatico senza riuscire più a nutrire le cellule.