Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

08-07-2016

1. CURA L’EMICRANIA

I dottori in California riportano di essere stati in grado di curare più di 300.000 casi di emicrania grazie alla marijuana medicinale. Il 25% delle donne soffrono di emicrania almeno una volta nella loro vita. L’8% degli uomini soffrono di emicrania almeno una volta nella loro vita.

2. RALLENTA LA CRESCITA DEI TUMORI

L’associazione americana per la Ricerca sul Cancro ha scoperto che la marijuana serve effettivamente a rallentare considerevolmente la crescita dei tumori ai polmoni, al seno e al cervello.

3. ALLEVIA I SINTOMI DELLE MALATTIE CRONICHE

Ricerche dimostrano che la marijuana può aiutare la cura dei sintomi di malattie croniche come la sindrome dell’intestino irritabile e il Morbo di Crohn, poiché può curare la nausea, il dolore addominale e la diarrea. L’ingrediente principale psicoattivo della marijuana, il tetraidrocannabiolo (THC), è stato approvato dall’FDA nel 1985 per l’uso nel trattamento della nausea, il quale è stato messo sul mercato con il nome di marca Marinol e formulato sinteticamente in olio di sesamo sotto forma di capsule di gelatina da prendere oralmente. Nel 1989 sono state prescritte circa 100.000 dosi.

4. PREVIENE L’ALZHEIMER

Nel 2006, l’Istituto Scripps ha dimostrato che il THC derivante dalla marijuana serve alla prevenzione dell’Alzheimer bloccando i depositi nel cervello che sono la causa di questa malattia. 5.3 milioni di persone negli USA hanno l’Alzheimer.

5. CURA IL GLAUCOMA

Alcuni studi suggeriscono che l’uso della marijuana medicinale aiuta a diminuire la pressione oculare negli occhi dei pazienti affetti da glaucoma.

6. PREVIENE LE CONVULSIONI

La marijuana è un rilassante per i muscoli e possiede qualità “antispasmodiche” le quali si sono dimostrate essere molto efficienti nella cura delle convulsioni.

7. AIUTA CHI E' AFFETTO DA ADD (ATTENTION DEFICIT DISORDER) E ADHD (ATTENTION-DEFICIT/HYPERACTIVITY DISORDER OVVERO SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA')

Uno studio ben documentato dell'USC nel 2009 ha mostrato che la marijuana non solo è un’alternativa perfetta al Ritalin ma tratta la malattia senza alcun effetto collaterale negativo, come causato invece dal farmaco. ADHD colpisce circa il 4,1% degli adulti, di età compresa 18-44, in un dato anno.

8. PUO' TRATTARE I SINTOMI DELLA SCLEROSI MULTIPLA

La marijuana agisce fermando gli effetti neurologici e gli spasmi muscolari che derivano dalla sclerosi multipla proteggendo i nervi contro le lesioni causate da questa malattia letale.

9. AIUTA AD ALLEVIARE I SINTOMI DELLA SINDROME PREMESTRUALE

Un riscontro evidente suggerisce che l’uso della cannabis possa ridurre il dolore in gravi casi di sindrome premestruale. Ben il 75% delle donne con mestruazioni hanno dei sintomi della sindrome premestruale.

10. AIUTA A CALMARE CHI E' AFFETTO DALLA SINDROME DI TOURETTE E DA DISTURBI COMPULSIVO-OSSESSIVI

Allo stesso modo in cui la marijuana tratta gli spasmi e la sclerosi multipla, gli effetti della marijuana rallentano i tic in coloro che soffrono della sindrome di Tourette e rallenta i sintomi neurologici ossessivi nelle persone affette da disturbi compulsivo-ossessivi. Approssimativamente 3,3 milioni di persone negli USA hanno disturbi compulsivo-ossessivi. 272.000 persone negli USA hanno la sindrome di Tourette.

Lunedì, 04 Luglio 2016 19:39

CREME SOLARI: L’AMARA VERITA’.

04-07-2016

Le percentuali del melanoma hanno cominciato a salire nel 1970, con un aumento del 200 per cento tra il 1975 e il 2013. Anche se si consiglia la protezione solare per ridurre l’invecchiamento della pelle e il rischio di cancro della pelle, molti prodotti hanno solo l’effetto opposto in quanto filtrano solo i raggi UVB e non i più pericolosi UVA. Alcuni filtri solari utilizzano sostanze chimiche che possono aumentare il rischio di cancro della pelle e possono contenere sostanze che alterano gli ormoni. La protezione migliore dal sole viene da cappelli, occhiali da sole, abbigliamento, ossido di zinco e astaxantina. Una giusta esposizione è salutare e permette di produrre un’ottima quantità di vitamina D.

 

http://www.motherjones.com/environment/2016/05/sunscreen-best-uva-skin-cancer-protection-2016

http://www.ewg.org/enviroblog/2016/05/worst-scoring-sunscreens-kids

http://www.healio.com/hematology-oncology/melanoma-skin-cancer/news/online/%7Ba66237b6-f04b-4f75-b474-910c69dd0003%7D/lower-vitamin-d-levels-associated-with-worse-outcomes-in-melanoma

http://www.rodalewellness.com/health/most-toxic-sunscreen

04-07-2016

Nuovi nessi tra calvizie precoce e cancro alla prostata: l’uomo che ne soffre dovrà preoccuparsi di qualcos’altro oltre che della sua ferita vanità. La potenziale correlazione tra calvizie e aumentato rischio di cancro alla prostata è da tempo al centro dell’attenzione dei ricercatori che, finora, sono giunti a conclusioni discordanti. Uno studio recente condotto sugli afroamericani, che hanno due volte più probabilità di morire di cancro alla prostata, tuttavia, va a supportare i risultati di un precedente studio su soggetti caucasici. Pubblicata su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention, la ricerca ha coinvolto 318 uomini con carcinoma della prostata e 219 individui pressochè coetanei, già oggetto dello studio Study of Clinical Outcomes, Risk and Ethnicity (SCORE) tra il 1998 e il 2010.
Le domande riguardavano una diagnosi di cancro alla prostata e il tipo specifico di perdita di capelli a 30 anni: nessuna, calvizie frontale o calvizie apicale. Nel complesso, gli uomini con ogni tipo di calvizie avevano un rischio 69% maggiore di cancro alla prostata, e giovani uomini con calvizie frontale avevano 6 volte più possibilità di diagnosi di un cancro della prostata a 60 anni. La calvizie frontale è associata al più elevato rischio: è questa la sostanziale novità rispetto alle evidenze precedenti . Massima allerta dunque sui livelli ormonali, responsabili di entrambi i fenomeni, uno di questi, a titolo di esempio, il diidrotestosterone (DHT). I risultati così drammatici sugli afroamericani suggerirebbe un nesso squisitamente genetico e razziale ma in attesa di ulteriori studi a conferma di questi risultati, questo nuovo elemento sarà prezioso nella campagna di prevenzione.

 

http://cebp.aacrjournals.org/content/9/3/325.long

04-07-2016

Farmaci, vitamine e minerali possono interagire tra loro in modo da produrre effetti potenzialmente dannosi o impedire che gli uni o gli altri svolgano l'azione prevista.

- ANTIACIDI: gli antiacidi contenenti alluminio, che non richiedono prescrizione medica, possono depauperare le riserve di calcio presenti nelle ossa del nostro scheletro.

- ANTICONVULSIVI: la fenitoina (Dilantin), il fenobarbitolo e il primidone, possono interferire con l'assimilazione dell'acido folico e delle vitamine D e K.

- ASPIRINA (E ALTRI ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI): può interferire con l'assorbimento e l'azione della vitamina C, dell'acido folico e del ferro.

- CONTRACCETTIVI ORALI: possono interagire ostacolandone l'assimilazione con la piridossina (vitamina B6) e l'acido folico.

- CREME SOLARI PROTETTIVE: le creme solari con fattore di protezione superiore a 8 inibiscono la produzione di vitamina D nella pelle. Chi ne fa uso aumenti l'apporto di vitamina D consumando maggiori quantità di cibi che ne sono ricchi o prendendo integratori a base di questa vitamina.

- DIURETICI: possono interferire con l'assimilazione del potassio, del magnesio e dello zinco e provocarne carenze più o meno accentuate.

- FARMACI CONTRO L'IPERCOLESTEROLEMIA: il questran può depauperare le riserve di vitamina A, B12, D, E, K, di acido folico e di calcio; il clofibrato (Atromid-S) quelle di vitamina B12 e ferro e il colestipol (Colestid) quelle di vitamina A, D, E, K, acido folico e calcio.

- FIBRE ALIMENTARI: i prodotti a base di fibre come il Metamucil sono utilizzati come lassativi naturali per abbassare il tasso di colesterolo, controllare la glicemia nei diabetici e favorire il dimagrimento. L'uso prolungato di questi prodotti può depauperare le riserve dell'organismo di zinco, ferro, manganese, rame, beta-carotene e vitamina B2 (riboflavina).

- LASSATIVI: l'uso prolungato di lassativi come il Colace può depauperare le riserve di vitamina A e D, mentre l'uso prolungato dell'olio di vaselina può provocare carenze di vitamine A, D, E, e K.

- STEROIDI: l'uso frequente di steroidi cortisonici può provocare la scomposizione delle proteine contenute nel nostro scheletro e l'insorgere di fenomeni simili all'osteoporosi. In tal caso è necessario assumere dosi integrative di calcio.

 

Domenica, 03 Luglio 2016 16:31

LA MUSICA CLASSICA ABBASSA LA PRESSIONE.

03-07-2016

I soggetti ipertesi possono beneficiare dell'ascolto della musica classica, in particolare quella di Mozart e Strauss. Lo hanno evidenziato i ricercatori dell'Università della Ruhr di Bochum pubblicando uno studio su Deutsches Ärzteblatt International. Gli scienziati hanno coinvolto 120 persone, metà delle quali hanno ascoltato musica per 25 minuti e l'altra metà ha semplicemente riposato. I soggetti che hanno ascoltato musica sono stati divisi a loro volta in tre gruppi: il primo ha ascoltato Mozart, il secondo Strauss e il terzo il gruppo pop svedese Abba. I ricercatori hanno misurato a tutti i partecipanti la pressione, il battito cardiaco e i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress. Quest’ultimo si è abbassato in tutti i gruppi, mentre negli altri parametri c'erano delle differenze. La musica di Mozart è stata in assoluto quella più efficace, riuscendo a ridurre di 4,7 millimetri di mercurio la pressione sistolica - cioè la massima - e di 2,1 la diastolica, ovvero la minima. La musica di Strauss ha prodotto rispettivamente una riduzione di 3,7 e 2,9 millimetri, mentre nessun effetto è stato registrato dopo l'ascolto degli Abba. Anche uno studio dell'Università di Oxford segnala l'efficacia della musica classica per la salute del cuore. Gli studiosi inglesi hanno verificato l'effetto della musica di Beethoven e Verdi sulla frequenza cardiaca e sulla pressione sanguigna, entrambe ridotte grazie alle note dei grandi compositori classici.
Non tutta la musica classica è uguale, però. Dopo aver preso in esame diversi lavori scientifici basati sull'indagine degli effetti prodotti dai vari tipi di musica, i ricercatori inglesi sono giunti alla conclusione che per ridurre la pressione e la frequenza cardiaca è necessaria la musica classica che segue un particolare ritmo (10 secondi). I ritmi più veloci, come ad esempio le Quattro Stagioni di Vivaldi, non producono effetti benefici sul cuore. Peter Sleight, autore dello studio e cardiologo presso l'ateneo inglese, spiega: «La musica si usa già come terapia rilassante, ma questo lavoro ha revisionato gli studi sull'argomento e controllato la loro efficacia. Abbiamo fornito una migliore comprensione di come le note di brani classici molto famosi e soprattutto determinati ritmi possano avere precisi effetti sul cuore e sui vasi sanguigni. Ma sono necessari ulteriori studi - conclude - che potrebbero ridurre lo scetticismo, ancora imperante, sul ruolo terapeutico della musica».

 

https://www.aerzteblatt.de/int/archive/article?id=179298&src=search

03-07-2016

Uno studio che fa scalpore. Un gruppo internazionale di ricercatori ha realizzato una metanalisi sul legame tra il rischio di eventi cardiovascolari e livelli eccessivi di colesterolo nel sangue. La ricerca, pubblicata su Bmj Open, ha preso in esame 19 studi precedenti per un totale di 68mila soggetti coinvolti. Secondo i ricercatori, l'assunzione delle statine sarebbe sostanzialmente inutile perché non ci sarebbe un collegamento reale fra i valori del colesterolo LDL e l'insorgenza delle malattie cardiache. «La nostra revisione richiede una rivalutazione delle linee guida per la prevenzione cardiovascolare e, in particolare, sui benefici delle statine», spiegano i ricercatori. Il cardiologo Aseem Malhotra ha spiegato: «Le prove scientifiche rivelano che dobbiamo smettere di fare allarmismo quando si tratta di colesterolo e malattie cardiache, e fare invece particolare attenzione alla resistenza all'insulina, il fattore di rischio più importante come precursore di molte malattie croniche». Sherif Sultan, docente presso l’University of Ireland, ha dichiarato: «Abbassare il colesterolo con i farmaci come prevenzione cardiovascolare primaria in chi ha più di 60 anni è uno spreco di tempo e risorse».

03-07-2016

Ho scelto di includere “Big Pharma” nel titolo perché questa è esattamente la realtà. Ci sono stati innumerevoli esempi di manipolazione della ricerca pubblicata nelle mani delle aziende farmaceutiche negli ultimi anni. Il dottor Richard Horton, redattore capo di “The Lancet”, ha recentemente dichiarato che gran parte della letteratura scientifica pubblicata oggi è semplicemente falsa. E’ il motivo per cui il Dr. Marcia Angell, ex redattore capo di“The New England Journal of Medicine”, ha detto che “l’industria farmaceutica ama descrivere se stessa come un’industria basata sulla ricerca, come fonte di farmaci innovativi. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità”. Ed è il motivo per cui John Ioannidis, epidemiologo presso la “Stanford University School of Medicine”, ha pubblicato un articolo intitolato “Perché la maggior parte dei testi pubblicati sono falsi?”, in seguito divenuto l’articolo più ampiamente accessibile nella storia della “Public Library of Science”. Mark e il suo team hanno pubblicato diversi articoli che dimostrano come il digiuno due volte alla settimana potrebbe ridurre significativamente il rischio di sviluppare sia il morbo di Parkinson che l’Alzheimer. “È noto da tempo che i cambiamenti nella dieta abbiano effetti sul cervello. Anche i bambini che soffrono di crisi epilettiche sembrano avere meno problemi quando sottoposti a restrizione calorica o digiuni. Si ritiene che il digiuno protegga il cervello dai segnali sovraeccitanti cui incorrono le persone che soffrono di epilessia”. Molti studi sulla restrizione calorica mostrano come gli individui che la praticano sviluppino una maggiore capacità di combattere le malattie croniche. “La restrizione calorica allunga la vita e ritarda le malattie croniche legate all’età in una varietà di specie, tra cui ratti, topi, pesci, mosche e vermi. Il meccanismo o meccanismi attraverso i quali ciò si verifica non sono ancora chiari”.
Il digiuno fa cose buone per il cervello. Migliora la funzione cognitiva, aumenta i fattori neurotrofici, aumenta la resistenza allo stress e riduce le infiammazioni. L’assenza di cibo è una sfida per il tuo cervello, il quale risponde ai cambiamenti che si verificano durante il digiuno, imitando i cambiamenti che si verificano durante l’esercizio fisico. Entrambi aumentano la produzione di proteine nel cervello (fattori neurotrofici), che a sua volta promuove la crescita di neuroni, la connessione tra i neuroni, e la forza delle sinapsi. “Le sfide per il cervello, che si tratti di digiuno intermittente o di attività fisica intensa, sono sfide cognitive. Quando questo accade, i neuro-circuiti si attivano, i livelli di fattori neurotrofici aumentano, promuovendo la crescita di neuroni e la formazione e il rafforzamento delle sinapsi”. Il digiuno può anche stimolare la produzione di nuove cellule nervose dalle cellule staminali presenti nell’ippocampo. Sembra che il digiuno stimoli anche la produzione di chetoni e che possa favorire l’aumento dei mitocondri nei neuroni, migliorando anche la capacità di apprendimento e di memorizzazione. Uno studio pubblicato dai ricercatori dell’University of Southern ha mostrato che i cicli di digiuno prolungato proteggono dai danni al sistema immunitario e, inoltre, inducono la rigenerazione dello stesso. Il digiuno uccide le cellule immunitarie vecchie e danneggiate inducendo il corpo a produrne di nuove completamente sane. “Non potevamo prevedere che il digiuno prolungato avrebbe avuto un effetto così notevole nel promuovere la rigenerazione a base di cellule staminali. Quando si rischia di morire di fame, il sistema tenta di risparmiare energia ed una delle cose che può fare per risparmiare energia è quella di riciclare cellule immunitarie non necessarie, in particolare quelle danneggiate. Il numero di globuli bianchi scende con il digiuno prolungato; quando poi si inizia a rialimentarsi, le cellule del sangue tornano ai loro valori iniziali”.

03-07-2016

Il Glifosato è un famosissimo diserbante chimico che uccide i vegetali con un meccanismo di azione molto efficace. Dopo essere stato assorbito dalle foglie, penetra nell’interno della pianta impedendone la possibilità di utilizzare i sali minerali e provocandone la morte nello spazio di pochi giorni. Il trattamento con Glifosato elimina quindi dal terreno tutti i vegetali; le piante da coltivare, successivamente seminate, si trovano senza competitori, crescono meglio e danno maggiori rese produttive. Quando pensiamo all’ambiente e all’inquinamento, pensiamo principalmente ai pesticidi, all’impiego quindi di agrofarmaci per la lotta antiparassitaria, e ci preoccupiamo dei residui che possono trovarsi negli alimenti, inquinare i terreni e finire nelle falde. Ma l’altro tipo di inquinamento che dovrebbe renderci più preoccupati è proprio dall’uso ormai spropositato di diserbanti chimici dispersi nel terreno, ai bordi delle strade e nei parchi. Questa è una pratica agricola che consente di ridurre i costi delle lavorazioni del terreno ed eliminare le erbacce. Il glifosato può accumularsi e persistere nel terreno per anni. Questa è una brutta notizia, perché detto erbicida non solo distrugge i microrganismi utili nel terreno ed essenziali per la vita delle piante, ma promuove anche la proliferazione di agenti patogeni che causano le malattie delle piante. Quando il vegetale trattato finisce nel nostro intestino, dove risiede l’80 per cento del sistema immunitario, altera la microflora presente e abbassa le nostre difese contro le malattie.
Mentre a Bruxelles si cerca la risposta, nuovi dati allarmanti arrivano dai ricercatori argentini che hanno studiato gli effetti del Glifosato effettuando nuovi studi sui ratti. Lo studio ha dimostrato come il Glifosato alteri lo sviluppo dell’utero dei ratti femmina esposti alla sostanza per 7 giorni dopo la nascita. L’erbicida ha causato una proliferazione di cellule e alcuni cambiamenti strutturali negli uteri delle cavie, nonostante non ci fosse alcun segno di tossicità né alcuna differenza di peso nei cuccioli di ratti considerati. Inoltre i ricercatori fanno notare come il loro studio sia il primo a mostrare gli effetti del glifosato sul sistema riproduttore dei ratti in età prepubere e come il diserbante possa essere un rischio per il sistema endocrino. Inoltre, secondo lo studio, la dose tossica identificata è di 2 mg/kg di peso corporeo al giorno. Il glifosato altera la fertilità, la funzionale differenziazione uterina, promuovendo l’insorgenza di neoplasie.

03-07-2016

Le ciliegie, un frutto apprezzato in tutto il mondo, sono ricche di antiossidanti, polifenoli e fitosteroli che promuovono la salute. Sono anche buone fonti di fibra alimentare, potassio, proteine e vitamine A e C. Inoltre, contengono rame, manganese, magnesio, ferro, calcio, fosforo e zinco. Di seguito, un elenco di benefici per la salute derivati dal consumo di ciliegie:

1. DOLORE E INFIAMMAZIONE

Le persone che soffrono di dolore, come dolore da artrite, dovrebbe aggiungere le ciliegie alla loro dieta. Le ciliegie contengono alti livelli di flavonoidi e antocianine che hanno proprietà antinfiammatorie che aiutano a ridurre il danno ossidativo che aumenta il dolore e l’infiammazione nel corpo. Il consumo di ciliege riduce anche l’infiammazione diminuendo la quantità di proteina C-reattiva prodotta dal corpo. Uno studio del 2012 pubblicato in Medicine and Sports Science riporta che le ciliegie hanno potente proprietà antiossidante e antinfiammatoria con effetti sulla prevenzione, trattamento e recupero di lesioni dei tessuti molli. Inoltre, aiutano a ridurre l’eccesso di acido urico nel sangue che può causare gonfiore e infiammazione che portano a dolori lancinanti.

2. SONNO

Le ciliegie contengono melatonina, una sostanza che aiuta a regolare il ciclo sonno-veglia. L’ aumento esogeno di melatonina nel corpo è utile per migliorare la durata e la qualità del sonno. Uno studio del 2010 pubblicato dal Journal of Medicinal Food suggerisce che il succo di ciliegie può modestamente migliorare il sonno negli anziani con insonnia. In seguito, uno studio del 2012 pubblicato sulla rivista European Journal of Nutrition ha riportato che il consumo di succo di ciliegie è utile per migliorare la durata e la qualità del sonno negli uomini e nelle donne sane. Questo studio suggerisce inoltre, che il consumo di ciliegie può essere utile nella gestione dei disturbi del sonno. Se si hanno problemi di sonno, bere da ½ a 1 tazza di succo di ciliegie due volte al giorno.

3. INDOLENZIMENTO MUSCOLARE

Le ciliegie aiutano a combattere il dolore muscolare. Sono ricche di proprietà antiossidanti e antinfiammatorie e sono di grande beneficio per le persone che soffrono di dolori muscolari, artrite o fibromialgia e possono anche ridurre i danni muscolari e il dolore durante l’esercizio fisico intenso. Uno studio del 2010 pubblicato dal Journal of International Society of Sport Nutrition riporta che l’assunzione di 250 g di succo di ciliegie per sette giorni prima e durante un evento di corsa, può aiutare a ridurre il dolore muscolare post-esercizio. Un altro studio pubblicato dalla rivista Scandinavian Journal of Medicine and Science in Sports nel 2010 rileva che le ciliegie favoriscono la ripresa della funzione muscolare dopo un intenso esercizio fisico, aumentando la capacità totale antiossidante e riducendo l’infiammazione e la perossidazione lipidica.

4. GOTTA

Le ciliegie sono utili nel trattamento della gotta grazie alle loro proprietà antiossidanti. Uno studio del 2003 pubblicato sul Journal of Nutrition dimostra che il consumo di ciliegie riduce l’urato nel plasma nelle donne sane e sostiene l’efficacia anti-gotta del frutto. Un altro studio del 2012 pubblicato su Arthritis & Rheumatism ha dimostrato che i pazienti con la gotta che hanno consumato ciliegie per un periodo di due giorni hanno mostrato un rischio del 35 per cento più basso di attacchi di gotta rispetto alle persone che non hanno consumato il frutto. Inoltre, lo studio suggerisce che il rischio di gotta è del 75 per cento più basso quando l’assunzione di ciliegie è combinata con l’assunzione di farmaci per la riduzione dell’acido urico. Per i pazienti affetti da gotta, è raccomandato consumare da 15 a 20 ciliegie al giorno.

5. GRASSO ADDOMINALE

Il grasso addominale è il grasso più ostinato del corpo è più difficile da ridurre. Includere ciliegie alla dieta aiuta a ridurre il grasso addominale. Esse hanno alte concentrazioni di composti antiossidanti chiamati antocianine che aiutano a regolare i geni coinvolti nel metabolismo dei grassi e del glucosio. Inoltre, le ciliegie contengono fibre, che aumentano la sensazione di pienezza e riducono la fame. Contengono molte vitamine del gruppo B come la tiamina, riboflavina e vitamina B6, che aumentano il metabolismo e aiutano a convertire il cibo in energia. Uno studio del 2008 dell’University of Michigan Health System riporta che nei ratti obesi, l’aggiunta di ciliegie liofilizzate ad una dieta ricca di grassi per 90 giorni, ha ridotto il grasso retroperitoneale, un tipo di grasso della pancia che è stato associato con elevato rischio cardiovascolare e infiammazione nell’uomo. Inoltre, questi topi avevano livelli ematici di colesterolo e trigliceridi significativamente più basi rispetto ai ratti che non sono stati alimentati con l’aggiunta di ciliegie alla dieta.

6. SALUTE DEL CUORE

Le ciliegie forniscono anche benefici cardiovascolari che derivano dall’elevata quantità di antiossidanti, noti come antociani, in esse presenti. Le antocianine aiutano a regolare i geni coinvolti nel metabolismo dei grassi e glucosio e di conseguenza, aiutano a ridurre il rischio di malattie cardiache. Inoltre, le ciliegie sono molto ricche di potassio, che aiuta a regolare la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna e riduce il rischio di ipertensione. Uno studio del 2013 dell’University of Michigan Health System suggerisce che le ciliegie forniscono benefici cardiovascolari simili ai farmaci prescritti e riducono il rischio di ictus, se assunte in combinazione con le opzioni farmaceutiche. Un altro studio pubblicato dalla rivista Circulation nel 2013 suggerisce che i composti bioattivi presenti in questo frutto possono ridurre il rischio di infarto nelle donne giovani e di mezza età.

7. MEMORIA

L’elevata quantità di antiossidanti presenti nelle ciliegie, migliora la memoria. Gli antiossidanti svolgono un ruolo fondamentale nella memoria, apprendimento e varie altre funzioni cognitive. Essi proteggono il cervello dai radicali liberi, che possono danneggiare i tessuti sani e sono associati con il declino della memoria. Le ciliegie forniscono anche una protezione contro i disturbi cognitivi legati all’età come l’Alzheimer e il Parkinson. Uno studio del 2015, pubblicato dalla rivista European Journal of Nutrition riporta che il consumo di cibi ricchi di antociani come le ciliegie per 12 settimane, ha determinato un miglioramento della memoria e della cognizione in adulti anziani con demenza da lieve a moderata. Consumare una manciata di ciliegie al giorno per mantenere la memoria al riparo dai danni dell’invecchiamento.

8. INVECCHIAMENTO

La capacità del corpo di combattere il danno ossidativo rallenta l’invecchiamento. Poichè le ciliegie hanno un alto livello di antiossidanti, possono aiutare l’organismo a combattere i radicali liberi. Uno studio del 2009 pubblicato dal Journal of Nutrition dimostra che il succo di ciliegie diminuisce lo stress ossidativo negli uomini anziani sani e donne e può contribuire a compensare i segni dell’invecchiamento. Poichè le ciliegie contengono una grande varietà di antiossidanti, tra cui antociani e melatonina (un antiossidante efficace), cercare di bere almeno 1 bicchiere di succo di ciliegia al giorno.

9. GLICEMIA

Le ciliegie aiutano anche a controllare i livelli di glucosio nel sangue. Il frutto non aumenta in modo significativo i livelli di zucchero nel sangue ed è sicuro per le persone diabetiche. In uno studio del 2004 pubblicato in American Chemical Society Journal of Agricultural and Food Chemistry, i ricercatori hanno scoperto che nelle cellule pancreatiche degli animali, gli antociani aiutano ad aumentare la produzione di insulina del 50 per cento. Un altro studio del 2008 pubblicato su Nutrition & Food Science riporta che il consumo di 40 g al giorno di succo concentrato di ciliegie aiuta a perdere peso, riduce la pressione sanguigna e migliora i livelli di lipidi nel sangue in pazienti diabetici con iperlipidemia. Inoltre le ciliegie aiutano a combattere le malattie cardiache, cancro e altre malattie comuni tra le persone con diabete. Se siete diabetici, consumate ½ tazza di ciliegie al giorno.

10. RISCHIO DI CANCRO

Le ciliegie contengono buone quantità di antociani e quercetina che aiutano a proteggere dal cancro. Gli antociani impediscono alle cellule cancerose di proliferare. Questo frutto contiene anche numerose sostanze fitochimiche e nutrienti che possono contribuire a ridurre il rischio di tumori. Inoltre, l’alto contenuto di fibra alimentare presente nelle ciliegie riduce il rischio di cancro del colon-retto. La fibra aiuta anche a mantenere un sano peso corporeo. Questo è importante per ridurre il rischio di cancro, poichè il grasso corporeo in eccesso aumenta il rischio di diversi tumori. Uno studio del 2003 pubblicato su Cancer Letters dimostra che le antocianine presenti nelle ciliegie inibiscono lo sviluppo del tumore nei topi e riducono la proliferazione delle cellule tumorali del colon umano.

26-06-2016

Microplastiche nei cosmetici: è giunto il momento che le multinazionali rendano noti i danni che stanno causando all’ecosistema marino e a tutto il Pianeta per via dell’inquinamento provocato dalle particelle di plastica. Nel Regno Unito le maggiori aziende del settore sono state accusate di nascondere ai consumatori la verità sulle microplastiche dato che hanno rifiutato di presentarsi in Parlamento per rispondere ufficialmente a delle domande sull’impatto dei loro prodotti cosmetici sugli ecosistemi di mari e oceani. La Commissione Ambiente del Regno Unito si sta attivando per approfondire la questione, ma Procter & Gamble, Reckitt Benckiser, L’Oreal, Unilever e Johnson & Johnson per il momento hanno rifiutato l’invito a collaborare. L’incontro si svolgerà comunque ma le aziende non saranno presenti. A rappresentarle ci saranno John Chave, direttore generale di Cosmetics Europe, e Chris Flower, direttore della Cosmetics, Toiletry and Perfumery Association.
Johnson & Johnson, L’Oreal e Unilever hanno affidato alle associazioni che le rappresenteranno una documentazione scritta sull’argomento. Gli Stati Uniti si stanno già occupando della messa al bando delle microplastiche nei prodotti cosmetici e due terzi dei cittadini britannici supportano questa decisione. Le microplastiche vengono utilizzate soprattutto sotto forma di microsfere in dentifrici e prodotti esfolianti, ma molte aziende hanno già trovato delle alternative sostenibili per sostituirle. Alcune aziende hanno già messo al bando le microplastiche o hanno fissato una data da cui prenderà il via il divieto di inserirle nei prodotti. Secondo Kerry McCarthy, segretario ombra all’ambiente in UK, le microplastiche andrebbero subito messe al bando perché stanno inquinando le acque nazionali e internazionali. A suo parere le microplastiche nei cosmetici non servono a nulla, le aziende ne possono fare a meno ed è arrivato il momento di entrare in azione.
Nel frattempo Johnson and Johnson ha promesso di rimuovere tutte le microplastiche dai propri prodotti a livello mondiale entro la fine del 2017. Reckitt Benckiser completerà la messa al bando delle microplastiche entro la fine del 2018. Unilever ha messo al bando le microsfere di plastica dagli scrub nel 2014. Eppure il problema continua. Evidentemente le microplastiche sono presenti in più prodotti cosmetici di quanto pensiamo e il loro utilizzo è ancora molto diffuso. In attesa che le multinazionali e i Governi intervengano davvero per arginare il problema, nel dubbio meglio non acquistare scrub, dentifrici e altri prodotti con microgranuli in plastica.

 

https://www.theguardian.com/environment/2016/apr/19/microplastics-which-beauty-brands-are-safe-to-use

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