Angelo Ortisi
HELICOBACTER PYLORI CAUSA DI MOLTE MALATTIE.
26-06-2016
L’Helicobacter pylori non causa solo ulcera e gastriti, ma anche patologie che non hanno a che fare con il tratto digerente. A dirlo è uno studio dei ricercatori dell’Università Cattolica di Roma che ha analizzato le potenzialità negative del batterio che ha reso celebri i suoi scopritori, Barry Marshall e Robin Warren, premiati con il Nobel nel 2005. Il dott. Francesco Franceschi e il prof. Antonio Gasbarrini dell’Istituto di Medicina Interna e Geriatria del Policlinico A. Gemelli di Roma spiegano: “tre patologie sono già state ufficialmente riconosciute come causate da tale batterio: la piastrinopenia autoimmune (ITP), l'anemia sideropenica idiopatica e la carenza di vitamina B12. I meccanismi d’azione, diversi nelle varie patologie, si possono comunque riassumere in fenomeni di reazione anticorpale crociata. Cioè gli anticorpi anti-Helicobacter colpirebbero non solo il microrganismo, ma anche alcuni tipi di cellule sane a causa dellE somiglianze tra proteine batteriche e umane. Ciò è stato dimostrato nell’Itp, nella preeclampsia e nell’aterosclerosi coronarica".
L’Helicobacter pylori potrebbe essere la causa anche di sindromi coronariche acute e di alcune malattie neurodegenerative. “L'Helicobacter pylori colpisce maggiormente i soggetti di 50 anni che hanno contratto l'infezione durante l'età infantile quando il batterio non era ancora conosciuto'', spiega il dott. Franceschi. “In futuro questo studio potrà essere esteso ad altri batteri che compongono la flora intestinale, con potenziali metodi di cura di molte malattie'', ha concluso il ricercatore. "Le scoperte degli ultimi anni sul ruolo dell'Helicobacter nelle patologie non gastriche stanno rivoluzionando le conoscenze sulle cause di molte malattie", commenta Gasbarrini. "È verosimile che in certe condizioni frammenti di microbiota intestinale, microbi innocui e spesso utili presenti nell'apparato digerente, passino in circolo attivando sia una risposta infiammatoria sistemica sia un’infiammazione locale dovuta a una risposta immune verso tessuti specifici dell'ospite".
CIPOLLE CONTRO I DISTURBI CARDIOVASCOLARI.
26-06-2016
Che le cipolle facciano bene al cuore lo hanno dimostrato, alcuni anni fà, i grandi mangiatori di cipolle che parteciparono a un innovativo studio scientifico nei Paesi Bassi. Nel corso di questo lavoro, poi diventato famoso, i ricercatori scoprirono che gli uomini che consumavano 1 cipolla al giorno, oltre a una mela e tre tazze di tè verde, avevano un rischio di morire di un attacco cardiaco pari a un terzo rispetto agli uomini che consumavano quantità minori di questi alimenti. Che cos'hanno di così importante le cipolle? Nascoste sotto la loro buccia sottile ci sono decine di sostanze che aiutano a ridurre il colesterolo, fluidificare il sangue e prevenire l'indurimento delle arterie, il che può fare molto per prevenire le cardiopatie. Il primo gruppo di sostanze benefiche per il cuore contenute nelle cipolle è costituito dai flavonoidi, sostanze vegetali che hanno notevoli proprietà antiossidanti, cioè aiutano a prevenire le malattie eliminando quelle molecole di ossigeno nocive, dette radicali liberi, che si accumulano spontaneamente nell'organismo.
In particolare uno dei flavonoidi delle cipolle, la quercetina, combatte le malattie cardiache in due modi: prima di tutto impedendo al colesterolo LDL di ossidarsi e quindi di aderire alle pareti delle arterie, e in secondo luogo impedendo alle piastrine del sangue di aggregarsi formando pericolosi coaguli. Un secondo gruppo di sostanze protettive, che è anche quello che fa piangere gli occhi quando si tagliano le cipolle, è costituito dai composti solforati che aumentano il tasso di colesterolo buono o HDL impedendo alla placca di aderire alle pareti delle arterie e nello stesso tempo abbassano il livello dei pericolosi trigliceridi nel sangue; in questo modo il sangue risulta più fluido e la pressione rimane entro valori di sicurezza. Non occorre rimpinzarsi di cipolle per assicurare al cuore il necessario apporto di sostanze protettive. Da più di uno studio risulta che per ottenere gli effetti benefici delle cipolle basta consumarne una di media misura al giorno, cotta o cruda.
I RISCHI DELLA PILLOLA CONTRACCETTIVA.
26-06-2016
Negli anni 60, a cominciare dal mercato americano, si introdusse la “rivoluzionaria” pillola anticoncezionale. Ma i contraccettivi orali hanno degli effetti negativi sulla salute. La relazione tra la pillola e i rischi di trombi e infarti è ben documentata e questo rischio aumenta se una donna fuma, soprattutto se ha più di 35 anni. In aggiunta, ricerche degli ultimi anni hanno trovato che l’uso della pillola anticoncezionale:
• diminuisce la formazione dei muscoli in giovani donne;
• aumenta il rischio di cancro al seno in donne in pre-menopausa;
• aumenta il rischio di cancro alla cervice.
La pillola può interferire con una proteina che inibisce il testosterone per i bisogni fisiologici della donna, causando così problemi di salute a lungo termine, incluse disfunzioni sessuali. Dal 2000, è aumentato il tasso di mortalità in donne tra i 35 e 44 anni. Tutti gli altri gruppi di età, invece, hanno visto un declino. Ricerche fatte in questo campo citano l’aumento significativo nell’uso della pillola anticoncezionale come un fattore che può contribuire a questo dato. Il dr. Mercola condivide l’estremo fattore rischio nell’uso della pillola: "La sua assunzione per lunghi periodi aumenterà inevitabilmente serie malattie croniche. Eppure molti ginecologi ancora la passano come se fosse una caramella costosa, con ben poca attenzione ai suoi potenziali e negativi effetti a lungo termine. La cosa più importante da considerare è che questo tipo di contraccettivi sono ormoni sintetici e non è sano per una donna assumerli. Raramente, se non mai, la pillola è benefica o necessaria".
Abbiamo già visto sopra in sintesi quali sono i seri rischi della sua assunzione. In aggiunta a questi, molte donne riportano subito questi effetti collaterali:
• emicranea e nausea;
• aumento di peso e sbalzi di umore;
• emorragie irregolari.
Nonostante la lunga lista di rischi, molti medici raccomandano la pillola perché delle ricerche hanno dimostrato che potrebbe diminuire il rischio di cancro alle ovaie e utero e migliorare i disturbi della sindrome premestruale. Se state usando la pillola non come contraccettivo ma per regolare i vostri cicli mestruali o trattare delle perdite irregolari, cisti o endometriosi, non state trattando la disfunzione che è alla base, ma state semplicemente coprendola con una medicina potenzialmente dannosa. In questi casi è essenziale equilibrare le vostre ghiandole surrenali, poiché i livelli di cortisolo modulano e controllano gli ormoni femminili, specialmente il progesterone. La pillola tratta solo i sintomi anziché il malessere e causa degli effetti collaterali poiché il vostro corpo continua a restare in uno stato non sano.
PRIMA DI RICOVERARVI IN UN OSPEDALE DOVETE SAPERE CHE...
26-06-2016
Entrando in ospedale i pazienti rinunciano al diritto di ricevere un trattamento equo, diventano automi e devono obbedire a tutti gli ordini o rischiano di cadere in disgrazia di fronte alle potenze responsabili. Oltre a privare i pazienti della propria identità, queste potenze somministrano loro sostanze che fanno in modo che ritornino presto all'ospedale. L'american Medical Association e L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano di non superare la percentuale del 30% di grassi e proteine alimentari. Ebbene, inchieste condotte in alcuni ospedali in diverse parti del mondo hanno dimostrato che i pasti che essi servivano contenevano grassi e proteine in una percentuale dal 34 al 44%.
Il colesterolo alimentare non deve superare i 300 mg al giorno. Le percentuali minori si situavano tra i 350 e i 530 mg al giorno. L'apporto quotidiano di calcio deve essere pari a 1.200 mg. Le percentuali di calcio variavano dai 450 ai 1.000 mg. La razione giornaliera di sodio non deve superare i 1.200 mg. Nei pasti serviti negli ospedali le percentuali oscillavano tra i 2.600 e i 3.400 mg. Si raccomanda un apporto quotidiano di fibre dai 20 ai 25 g, contro i 7-9 g al giorno che gli ospedali forniscono ai propri pazienti. Il cinque per cento dei pazienti ricoverati in ospedale, vi si trova a causa di una cura sbagliata. Il cinque per cento dei pazienti lascia l'ospedale con una malattia che non aveva al momento del ricovero. Il dieci per cento dei degenti è colpito da infezioni di diverso tipo. Il tre per cento riceve cure inadeguate.
NESPOLA: UN FRUTTO MIRACOLOSO PER IL FEGATO.
24-06-2016
La cura di nespole (che consiste nel mangiare come alimento principale 1-2 kg al giorno di nespole, per 2-3 giorni) si è rivelata efficace contro le malattie epatiche croniche, come epatite, degenerazione grassa del fegato e cirrosi. La cura si può ripetere ogni due o tre settimane. Con la cura di nespole si riesce a decongestionare il fegato e a ridurne il volume quando è ingrossato (epatomegalia). Allo stesso modo riduce l'ascite (liquido sieroso nella cavità addominale), che di solito si presenta nelle malattie epatiche. Non si conosce ancora quale sia il componente della nespola che esercita l'azione favorevole sul fegato, ma si spera che i ricercatori riescano a identificarlo.
IL CONSUMO DI NOCI MIGLIORA LA SALUTE DEL COLON.
24-06-2016
Mangiare noci cambia il microbioma intestinale e riduce la crescita del cancro del colon, secondo i ricercatori dell’Università del Connecticut. Un team di ricercatori ha scoperto che i topi che assumevano il 7-10,5 per cento delle loro calorie totali dal consumo di noci, hanno un rischio più basso di sviluppare tumori del colon. L’effetto è stato più pronunciato nei topi maschi, che avevano 2,3 volte meno tumori se alimentati con le noci come parte di una dieta simile a quella tipica americana che equivale al consumo umano di circa 28 g di noci al giorno. “I nostri risultati mostrano per la prima volta che il consumo di noci può ridurre lo sviluppo del tumore del colon”, ha detto il ricercatore leader, il Dr. Daniel W. Rosenberg. “Ci sono prove che mangiare noci può offrire una varietà di benefici per la salute. Questo studio dimostra che le noci possono anche agire come un probiotico: rendono il colon sano e offrono una protezione contro i tumori del colon”.
Le noci sono ricche di composti noti per essere importanti dal punto di vista nutrizionale. Sono ricche di acidi grassi polinsaturi, hanno alti livelli di acidi grassi omega-3 e omega-6 e alti livelli di una forma di vitamina E con proprietà anticancro. Sono un alimento completo oltre il loro significativo potenziale contro il cancro del colon, il terzo tumore più comune nel mondo. Altri studi infatti, hanno dimostrato che le noci possono scongiurare malattie legate alla dieta e stile di vita, tra cui le malattie cardiache, diabete e disturbi neurologici. Rosenberg, un ricercatore specializzato nella ricerca sul cancro e Professore di Medicina presso la UConn e il Dott Masako Nakanishi, ricercatore associato presso il Centro di Medicina Molecolare della UConn, hanno testato le potenzialità delle noci di prevenire il cancro. Per la ricerca sono stati utilizzati i topi nutriti con due diete differenti. Un gruppo di topi ha consumato cibo con profilo nutrizionale di una dieta occidentale, mentre l’altro gruppo ha consumato una dieta con il profilo nutrizionale tipico della dieta americana. Sottoinsiemi di entrambi i gruppi sono stati integrati con le noci. È interessante notare che i topi maschi alimentati con la dieta occidentale fortificata con il 10.5% di noci, ha mostrato il più grande calo di tumori del colon rispetto ai topi non nutriti con le noci.
Per capire questi effetti delle noci, il team della UConn ha collaborato con il Dr. George Weinstock e colleghi del Jackson Laboratory. I ricercatori hanno analizzato campioni di feci dei topi e le comunità di batteri del loro apparato digerente. Essi hanno scoperto che il consumo di noci tendeva a spingere il microbioma intestinale verso un’ecologia che era potenzialmente protettiva contro il cancro. Non è chiaro tuttavia, come questo si verifica anche se ci sono già diversi indizi. Ad esempio, la ricerca precedente ha dimostrato che alcuni batteri intestinali trasformano la fibra in composti con proprietà antinfiammatorie che possono ridurre lo sviluppo del tumore. L’analisi del microbioma dei topi, riflette anche interessanti differenze tra maschio e femmina. I maschi nutriti con diete senza noci tendevano ad avere meno flora intestinale rispetto alle femmine. L’aggiunta di noci alle diete dei topi maschi ha portato il loro microbioma ad avvicinarsi alla composizione di quello dei topi di sesso femminile. Se questo cambiamento contribuisce alla tutela contro il cancro osservata nei topi maschi, resta ancora da determinare. Dato che gli studi sono stati effettuati solo sui topi, ulteriori test devono essere fatti sugli esseri umani prima di poter raccomandare le noci come un agente anticancro. Tuttavia, Rosenberg dice: ”In attesa di ulteriori prove sugli esseri umani, cerco di mangiare noci ogni giorno”. E aggiunge: “Siamo entusiasti di eseguire studi futuri per poter vedere come questi risultati si applicano agli esseri umani”.
http://www.eurekalert.org/pub_releases/2016-06/uoc-wmi060216.php
LE CIABATTE CROCS? PROVOCANO TENDINITI E FANNO MALE AI PIEDI.
24-06-2016
Colorate, leggere e celeberrime, ma... fanno male ai piedi! Le Crocs, le famosissime ciabattone in gomma che mezzo mondo (compresi i Vip) indossa, danneggerebbero gli arti inferiori. A dirlo è una serie di podologi, pronti a giurare che le Crocs possono portare a tendinite, peggiorare le eventuali malformazioni dei piedi e provocare problemi alle unghie, oltre a calli e duroni. È per questo che ne raccomanderebbero solo un uso sporadico. Che sia nei vostri gusti o no, lo zoccolone multi-color ha iniziato a spopolare nel 2002. Da allora il Signor Crocs ha registrato vendite pari a più di 300 milioni di scarpe vendute in ben 90 Paesi. Ad oggi, in molti considerano le Crocs delle scarpe adatte più che altro a persone con problemi di deambulazione, ma, d’altro canto, il fior fior dei personaggi illustri continua orgogliosamente a sfoggiarle.
Ora, però, alcuni podologi americani hanno lanciato dei messaggi non proprio incoraggianti. Megan Leahy, per esempio, podologa di Chicago presso l’Illinois Bone and Joint Institute, ha dichiarato che non fa bene usare le Crocs tutti i giorni e che questo tipo di scarpe non fissa bene il tallone. Anzi, l’instabilità del tallone determinerebbe una non buona posizione delle dita, l’infiammazione dei tendini, il peggioramento delle malformazioni dei piedi e problemi alle unghie, calli e duroni. “La stessa cosa che – continua la Leahy – capiterebbe anche indossando di continuo un paio di infradito”.
Anche il dottor Alex Kor, Presidente dell’American Academy of Podiatric Sports Medicine, afferma che le patologie legate al tallone sono le principali conseguenze degli abituali utilizzatori di Crocs. Nonostante ciò, Kor è pronto a sostenere che ci sono molte persone che dalle stesse Crocs possono trarre beneficio: è il caso di chi ha un arco alto o soffre di edema alle gambe e alle caviglie. In buona sostanza, le scarpe Crocs sono adatte per brevi intervalli di tempo, non devono essere indossate per lunghe passeggiate e non dovrebbero essere indossate per 8-10 ore al giorno.
http://www.huffingtonpost.com/entry/are-crocs-bad-for-you_us_574de531e4b02912b241081f
LA FRUTTA ACIDA E’ CANCEROGENA 10 VOLTE PIU’ DELLA CARNE.
24-06-2016
Questo studio è stato pubblicato su PubMed, che è praticamente la Biblioteca Mondiale di Medicina. E’ stato analizzato il contenuto di poliammine (putrescina, cadaverina, spermina) in quantità cancerogena e cancerocinetica nei cibi e in cima alla lista spicca la frutta acida (tutti gli agrumi, kiwi, ananas). Gli agrumi a livello poliamminico sono decine di volte più cancerogeni della carne con il picco di 31 volte dell’arancia: il succo di arancia ha una quantità di 44,4 nmol e le fibre dell’arancia hanno una quantità di 17,6 quindi l’agrume in questione ha un totale di 44,4 + 17,6 = 62 rispetto all’appena 2,1 della carne. Il dato rilevante di questa ricerca è che non riguarda solo una categoria di cibi ma il picco poliamminico delle arance è rilevato rispetto a tutti i cibi del mondo. Questo esperimento eseguito dal Dott. Julien Laupie, Presidente dell’Associazone francese per la salute orodentale, dimostra l’altissimo livello di demineralizzazione del succo di arancia.
CARTILAGINE: QUALI ALIMENTI AIUTANO A RIGENERARLA.
21-06-2016
Con il termine cartilagine ci si riferisce al tessuto connettivo specializzato che agisce come una sorta di cuscino tra le ossa, proteggendole durante il movimento. Purtroppo, col passare degli anni, può andare incontro a una sorta di deterioramento, assottigliandosi e non assolvendo più la sua funzione. Quando danneggiata, la cartilagine ha scarse capacità di rigenerarsi. La sua riparazione avviene mediante la formazione di tessuto connettivo, le cui cellule possono in seguito trasformarsi in cellule cartilaginee, ma non è un processo così scontato o automatico come lo è, ad esempio, il rimarginarsi di una ferita. L’assottigliamento di questo tessuto connettivo lascia scoperte le ossa che, a seguito del normale movimento, iniziano a sfregare tra di loro e a far male. Il consumo della cartilagine può riguardare soprattutto le ginocchia e le anche. Ciò che in genere i medici consigliano di fare in questa situazione è ricorrere a degli antidolorifici e cercare di favorire la rigenerazione del tessuto attraverso alcuni integratori. Nei casi peggiori, si ricorre all’intervento e all’inserimento di una protesi che, in sostituzione del tessuto consumato, dovrebbe consentire una migliore mobilità degli arti e un minor fastidio.
Come ho appena detto, tra le terapie segnate dai medici c’è la prescrizione di integratori che possono favorire la rigenerazione della cartilagine. La crescita di questo tessuto, o semplicemente il rallentamento del suo deterioramento, può essere favorita da alcune sostanze presenti anche nei più comuni alimenti. Uno degli aminoacidi più importanti a cui è attribuita una rapida rigenerazione della cartilagine è la lisina, che si incarica di assorbire il calcio e produrre collagene per la riparazione del tessuto danneggiato. La lisina è contenuta in diversi alimenti, tra cui:
- Uova.
- Carne (manzo, pollo e tacchino).
- Baccalà, Merluzzo, Sardine.
- Fagioli.
- Frutta secca.
- Albicocche, Pere e Mele.
Ma non è solo la lisina la sostanza importante per la rigenerazione della cartilagine. Molto importante, infatti, è il contributo dato dalla vitamina C, in grado non solo di aumentare le difese immunitarie dell’organismo e di contrastare l’azione dei radicali liberi, ma anche di sostenere la produzione di collagene. Tra i cibi più ricchi di vitamina C abbiamo il kiwi, le arance, le fragole, il limone, il pompelmo, ma anche broccoli e cavoli. La rigenerazione della cartilagine è stimolata anche da curcumina e resveratrolo. E a proposito di resveratrolo, una ricerca condotta dagli scienziati della Texas Woman’s University (TWU) e presentata all’Experimental Biology di San Diego ha dimostrato che i volontari a cui veniva somministrata una dieta arricchita con uva presentavano un miglioramento del metabolismo della cartilagine, determinato da un elevato fattore di crescita (IGF-1) rispetto ai soggetti trattati con placebo. Cosa non osservata però nelle donne.
CONSUMARE POCO SALE POTREBBE AUMENTARE IL RISCHIO DI INFARTO E ICTUS.
21-06-2016
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Lancet, poco sale fa male alla salute e potrebbe alzare il rischio di infarto e ictus. Il consumo ideale è di 4-5 grammi al giorno. Secondo l’autore dello studio, Andrew Mente, solo chi soffre di ipertensione e mangia troppo sale deve limitarne l’uso e non gli altri individui. La ricerca ha coinvolto oltre 130.000 persone di 49 diversi paesi in sei continenti. Gli scienziati hanno confrontato il rischio di infarto e ictus di persone con diversi consumi di sale. Lo studio mostra che mentre c’è un limite (3 g al giorno) al di sotto del quale consumare poco sodio fa male alla salute, consumare tanto sodio (7 grammi o più al giorno) sembra far male solo agli ipertesi e non alla popolazione generale.
http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(16)30467-6.pdf