Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

21-04-2016

Secondo un recente studio mangiare salmone due volte a settimane durante la gravidanza potrebbe mettere al riparo il bebè dall’asma. La ricerca è stata condotta dal professor Philip Calder dell’University of Southampton presentata durante il Congresso “Experimental Biology” a San Diego. Gli esperti hanno seguito un gruppo di donne in dolce attesa chiedendo a metà di loro di consumare salmone fresco due volte a settimana a partire dalla 19esima settimana di gravidanza. Dopo il parto, i bebè sono stati monitorati per il rischio allergie ed asma fino al compimento del terzo compleanno. Dallo studio è emerso che i bambini, le cui mamme avevano mangiato salmone due volte a settimana risultano presentare un rischio minore di asma rispetto ai bimbi le cui mamma non lo avevano mangiato. Questo studio evidenzia un legame importante tra la nutrizione della donna in gravidanza e la futura salute del bebè.

 

https://www.sciencedaily.com/releases/2016/04/160406074751.htm

http://www.southampton.ac.uk/news/2016/04/philip-calder-award.page

21-04-2016

L’avocado è un frutto molto benefico per la salute, ricchissimo di grassi buoni che non fanno ingrassare e anzi aiutano a tornare al peso forma. Ricco di vitamine, minerali, antiossidanti se aggiunto alle nostre insalate o come salsa per i nostri piatti permette di assorbire meglio i nutrienti dei cibi, permettendoci di colmare eventuali carenze e soprattutto evitare sintomi di intolleranza alimentare. Tuttavia, sebbene siano sempre più persone a consumare questo frutto esotico, tutti buttano via il seme pensando che non sia mangiabile. In realtà è proprio il contrario. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Scientific World Journal ha dimostrato che il seme di avocado è completamente sicuro per la salute e non ha mostrato nessuna attività tossica. Infatti, viene anche ricordato nello studio, il seme di avocado è stato usato nella medicina tradizionale per curare una vasta serie di disturbi dato che ha un contenuto di antiossidanti, fibre, fenoli, triterpeni, fitosteroli, glucosidi e principi attivi molto maggiore della polpa. Il delizioso avocado è ricco di acido folico, vitamina B e contiene un’elevata quantità di grassi sani. Ma in verità il seme è altrettanto buono ed è molto curativo in quanto è una fonte di sostanze fitochimiche bioattive come proantocianidine (proprietà antitumorali) e flavonoidi. I semi di avocado contengono quasi il 70% degli antiossidanti dell’avocado. Vediamo innanzitutto le proprietà del seme e poi come mangiarlo per gustarne i benefici.

8 BENEFICI DEL SEME DI AVOCADO

1. RAFFORZA IL SISTEMA IMMUNITARIO: I semi di avocado hanno forti proprietà antiossidanti. Infatti, i semi contengono più del 70 percento degli antiossidanti presenti nel frutto intero. Gli antiossidanti stimolano il sistema immunitario e tengono al sicuro da infezioni batteriche, virali e fungine. Uno studio del 2004 condotto presso l’Università Nazionale di Singapore e pubblicato in Food Chemistry conclude che i semi di avocado, tra gli altri semi di frutta come quelli di mango e tamarindo, hanno un livello ancora maggiore di attività antiossidante rispetto alle parti più comunemente mangiato dei frutti. E’ ideale da consumare durante la stagione fredda per tenere alla larga l’influenza.

2. ABBASSA IL COLESTEROLO ALTO: La polpa di avocado è una buona fonte di grassi monoinsaturi che aiutano a ridurre i livelli elevati colesterolo LDL (colesterolo cattivo) e aumentare il colesterolo HDL (colesterolo buono). Anche i semi possiedono proprietà ipocolesterolemizzanti dato che contengono un olio in grado di abbassare i livelli elevati di colesterolo. Inoltre, i semi sono una delle migliori fonti di fibra solubile, ottime per la salute generale del cuore. Uno studio del 2008 pubblicato su Current Atherosclerosis Reports mette in evidenza gli effetti positivi di fibra alimentare solubile sul colesterolo LDL e il rischio di malattia coronarica e altre malattie cardiovascolari. Uno studio del 2013 pubblicato su Current Pharmaceutical Design osserva che i semi di avocado sono una buona fonte di sostanze fitochimiche bioattive che possono aiutare abbassare il colesterolo alto e ipertensione arteriosa, nonché aumentare la propria immunità.

3. COMBATTE IL CANCRO: I semi di avocado contengono flavonoli, una classe di flavonoidi che includono composti come la quercetina, kaempferolo e miricetina, che funzionano come potenti antiossidanti per aiutare a prevenire e ridurre escrescenze tumorali. Inoltre, il grasso sano nei semi di avocado può spazzare via le cellule staminali della leucemia, lasciando le cellule sane illese. In uno studio del 2013 pubblicato in Pharmaceutical Biology, i ricercatori hanno scoperto che l’estratto del frutto e semi di avocado ha indotto le cellule leucemiche ad autodistruggersi. Uno studio del 2015 pubblicato su Cancer Research osserva che l'avocatin B, un lipide derivato dal frutto di avocado, è un nuovo composto con attività citotossica nella leucemia mieloide acuta (AML). Aiuta a ridurre primaria vitalità delle cellule AML senza alcun effetto sulle normali cellule staminali del sangue periferico. Uno studio del 2011 pubblicato sul Journal of Experimental Therapeutics & Oncology ha dimostrato che l’avocado colpisce selettivamente le linee cellulari precancerose arrestandone il ciclo cellulare, inibendone la crescita e inducendo l’apoptosi.

4. STIMOLA IL PESO FORMA: I semi ricchi di antiossidanti aiutano a bruciare i grassi depositati nel corpo e aiutare la perdita di peso. Il loro contenuto di fibre solubili riduce l’appetito e fornisce una sensazione di pienezza per diverse ore. Ciò aiuta a ridurre il desiderio di zuccheri, la principale causa di sovrappeso e obesità. Inoltre, il seme contiene calcio, magnesio e potassio che supportano la salute generale, il recupero muscolare e la perdita di peso. Per dimagrire fare un frullato con ½ di un seme di avocado (più avanti è spiegato come usarlo), 1 mela verde, il succo di 1 limone, ½ banana, e 1 cucchiaio di zenzero grattugiato.

5. RIDUCE L’INFIAMMAZIONE: Gli antiossidanti come catechine e procianidine presenti nei semi di avocado aiutano a ridurre il dolore, gonfiore e rigidità causati dall'infiammazione. Oltre ad avere buone proprietà antiossidanti, i semi sono anche ricchi di proprietà anti-infiammatorie. Perciò i semi sono benefici per la riduzione delle malattie infiammatorie all'interno del corpo, tra cui l’acne, asma, sinusite, l’aterosclerosi, la malattia celiaca, febbre da fieno, malattie infiammatorie intestinali, colite ulcerosa, morbo di Crohn, l’artrite reumatoide, la cistite interstiziale, e persino il cancro. Mangiare circa 1-2 cucchiai di polvere di semi di avocado al giorno. È anche possibile utilizzare l’olio di semi di avocado per massaggiare le articolazioni doloranti o per ridurre il dolore ai muscoli.

6. ABBASSA LA PRESSIONE SANGUIGNA: Le persone che soffrono di pressione alta, o ipertensione, non dovrebbero mai buttare via il seme dopo aver mangiato un avocado. I semi di avocado sono molto ricchi di potassio, che è un buon vasodilatatore. Questo nutriente aiuta a rilassare la tensione dei vasi sanguigni e arterie, riducendo così la pressione arteriosa alta. Il potassio riduce anche l’effetto del sodio, che a sua volta regola la pressione sanguigna. Uno studio del 2005 pubblicato su Hypertension rivela che una maggiore assunzione di alimenti ricchi di potassio ha l’effetto di riduzione sulla pressione sanguigna. Quando la pressione sanguigna è ad un livello ottimale, riduce indirettamente il rischio di malattie cardiache e ictus.

7. MIGLIORA LA DIGESTIONE: Gli antiossidanti e le fibre presenti nei semi sono utilissimi per il sistema digestivo. La polvere di semi di avocado può aiutare a prevenire e alleviare la stitichezza in modo naturale. E ‘anche utile per le ulcere gastriche, diarrea e altri problemi digestivi. Includi la polvere del seme di avocado nella tua dieta per aiutare il tuo apparato digerente e favorendo il corretto funzionamento del pancreas, del fegato e della cistifellea.

8. MANTIENE GIOVANI E RITARDA LE RUGHE: I semi di avocado possono ritardare il processo di invecchiamento grazie ai potenti antiossidanti che combattono i radicali liberi responsabili dei danni alle cellule della pelle e di tutto l’organismo. Sia assumerlo internamente che usarlo per uso esterno, ci permette di ritardare molto l’invecchiamento della pelle, la formazione delle rughe e le macchie dell’età.

COME MANGIARE IL SEME DI AVOCADO

- Rimuovi la pellicina marrone attorno al seme di avocado.
- Metti il seme in un sacchetto di plastica e poi schiaccialo con un martello. I pezzettini poi possono essere aggiunti al frullato o al centrifugato.
- In alternativa, anziché schiacciarlo, puoi grattugiare il seme nelle tue insalate, zuppe, stufati ecc. Il seme di avocado avendo proprietà antibatteriche ed antifungine permette di conservare i cibi più a lungo.
- Un altro modo per beneficiare del seme di avocado è farne la tisana: fai bollire per 30-40 minuti il seme di avocado a pezzi, poi filtra e bevi.

RICETTA DI FRULLATO CON IL SEME DI AVOCADO

- 1/2 seme di avocado.
- 1/2 avocado.
- 1 tazza di bevanda di mandorle o acqua.
- 1 pera matura (morbida e dolce).
- 1/2 mela.
- 1 pezzo di zenzero (3-4 cm).

Lava bene tutti gli ingredienti (eccetto l’avocado e il seme), taglia a pezzettini lo zenzero (meglio se grattugiato), schiaccia il seme di avocado, e aggiungi tutti gli ingredienti nel frullatore: frulla finché tutto diventa omogeneo e gustati questo delizioso frullato.

VARIANTE DEL FRULLATO

- 1/2 seme di avocado.
- 1/2 avocado.
- 1 tazza di bevanda di mandorle o acqua.
- 1 pera matura (morbida e dolce).
- 1 mango.
- 3 cucchiai di semi di lino macinati.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3835709/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18937894

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23448442

http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.3109/13880209.2013.842599#.Vs7o2fnhDIU

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26077472

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22070054

 

Mercoledì, 20 Aprile 2016 06:33

RIMEDI NATURALI CONTRO LE RADIAZIONI.

20-04-2016

Quando si tratta di radiazioni nucleari, siamo tutti cavie in un esperimento rischioso. Ecco alcune idee che possono aiutarci contro le radiazioni. Dobbiamo ricordare che nulla è garantito al 100%. Esistono diversi alimenti che possono aiutare i nostri corpi a tollerare meglio gli effetti dell’inquinamento da radiazioni. Tenere presente che i reni sono i primi ad essere “toccati” dalle radiazioni.

• Il grano saraceno, aiuta a proteggere contro le radiazioni e stimola il funzionamento del midollo.

• Le alghe (spirulina, kelp, arame, kombu, nori, dulse, clorella, lattuga di mare, wakame, hiziki) impediscono l’assorbimento di stronzio radioattivo 90, bario, cadmio e radio, collegandosi ad essi ed eliminandoli poi dal corpo (effetto chelante). Le verdure di mare hanno anche un alto contenuto di iodio naturale, che può stimolare la tiroide affinché la radiazione non venga assorbita. Mangiarne due cucchiai al giorno, favorisce la propria protezione. È importante assicurarsi che l’alga provenga da acque pulite e purtroppo molte di queste provengono proprio dai mari del Giappone.

• Alimenti ricchi di clorofilla, quali spirulina ed erba d’orzo rafforzano le cellule trasportando l’ossigeno, aiutano a disintossicare il sangue e il fegato e a neutralizzare elementi inquinanti, stimolano inoltre la produzione di RNA.

• Verdure ricche di zolfo della famiglia delle Brassicaceae, come cavolo, ravanelli, broccoli, cavolini di Bruxelles, rucola, cavolo-rapa e senape verde aiutano a prevenire gli effetti dei radicali liberi. Sono inoltre ricchi di zolfo: aglio, cipolle e fagioli.

• Alimenti ricchi di pectina come carote, semi di girasole e mele.

• Alimenti ricchi di beta-carotene (ad esempio, verdure a foglia verde, carote, zucca e patate dolci).

• Le radiazioni possono portare allo sviluppo di anemia e la barbabietola rossa favorisce la rigenerazione del sangue.

• Il lievito di birra, ricco di vitamina B assorbe e rimuove i metalli pesanti dal corpo.

• Gli alimenti ricchi di acidi nucleici: spirulina, clorella, lievito alimentare e polline d’api.

• Aloe vera e radice di bardana aiutano a neutralizzare ed eliminare le tossine dal corpo. Durante la rivoluzione industriale, la bardana veniva raccomandata come medicina per aiutare le persone a fronteggiare l’aumento dell’inquinamento.

• Il tarassaco migliora il processo di smaltimento dal nostro corpo.

• La radice di ginseng aiuta a ridurre gli effetti collaterali delle radiazioni e un recupero rapido.

• Le foglie di tè verde e nero sono antiossidanti, stimolano l’immunità e contengono agenti radioprotettori.

• I semi di cardo mariano (silybum marianum) consentono di proteggere il corpo in caso di esposizione a sostanze chimiche, malattie ambientali e indebolimento del fegato.

• L’ortica pulisce e rafforza i reni.

• Le foglie di menta (mentha piperita) possono ridurre la nausea dall’esposizione alle radiazioni.

• I fiori del trifoglio violetto (trifolium pratense) migliorano la salute in generale, aiutando tutti gli organi nella loro funzione.

• Il fungo Reishi (Ganoderma lucidum) aiuta il sistema immunitario dopo l’esposizione alle radiazioni.

• La vitamina C fornisce una valida protezione contro una vasta gamma di sostanze inquinanti, riduce i sintomi allergici, migliora i tempi di guarigione e aiuta nella disintossicazione. La vitamina D è utile.

• Il selenio aiuta a proteggere dall'elevata tossicità (si trova in noci del Brasile, aglio, tè verde e nero).

• Lo zinco è necessario per la produzione di cellule B e T, aiuta anche nella rimozione di alluminio, cadmio, rame e piombo dal corpo.

• Il glutatione protegge contro gli inquinanti ambientali e trova impiego come tampone nei casi di avvelenamento da metalli pesanti (mercurio, cadmio, piombo, ecc.), dato che sposta gli ioni tossici formando dei solfuri (coniugati) più facilmente eliminabili dall'organismo. La L-cisteina aiuta il fegato ad eliminare le sostanze chimiche.

• Il calcio aiuta a proteggere il corpo dall'assorbimento di materiale radioattivo.

• Il polline d’api è estremamente utile e riduce gli effetti collaterali di radio e cobalto 60.

• La zeolite e l’argilla verde ventilata aiutano ad eliminare metalli pesanti e radiazioni.

 

20-04-2016

Una ricerca indica che il consumo regolare di pere può migliorare la pressione sanguigna e la funzione vascolare negli uomini e nelle donne di mezza età con sindrome metabolica (SM), un gruppo di importanti fattori di rischio altamente associati allo sviluppo di malattie croniche, come le malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2. Lo studio clinico, randomizzato e controllato con placebo ha valutato gli effetti antipertensivi del consumo di pere negli uomini e nelle donne di mezza età con sindrome metabolica. Cinquanta uomini e donne di età compresa tra 45 e 65 anni, con tre delle cinque caratteristiche della sindrome metabolica, sono stati assegnati in modo casuale a ricevere o 2 pere medie (178 g) o 50 g di placebo al giorno per 12 settimane. Analisi preliminari di 36 partecipanti mostrano che dopo 12 settimane di consumo di pere, la pressione sanguigna era significativamente più bassa rispetto ai livelli basali, mentre non ci sono stati cambiamenti nel gruppo di controllo. Sono necessarie tuttavia ulteriori ricerche per confermare gli effetti antipertensivi delle pere, nonché per valutare il loro impatto sulla funzione vascolare.
“Questi primi risultati sono molto promettenti”, ha detto la Dr.essa Sarah A. Johnson, autore principale dello studio e ora Professore e Direttore del Functional Foods & Human Health Laboratory presso il Department of Food Science and Human Nutrition alla Colorado State University. ”Riteniamo che sia importante esplorare il potenziale degli alimenti come le pere per migliorare i fattori di rischio cardiovascolari negli adulti di mezza età. La pressione sanguigna elevata è un fattore di rischio cardiovascolare. La disfunzione vascolare legata all'età, aumenta negli individui con sindrome metabolica e contribuisce all'aumento della pressione sanguigna“. Le pere sono un’ottima fonte di fibre e una buona fonte di vitamina C, con solo 100 calorie per porzione. Una pera media fornisce il 24 per cento del fabbisogno quotidiano di fibra. Inoltre, le pere sono prive di sodio, di colesterolo e di grassi, e contengono 190 mg di potassio. Una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura, che include anche le pere, fornisce micronutrienti benefici, vitamine, fibre alimentari, potassio, sostanze fitochimiche e altro ancora.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2016-04/epr-nrf040816.php

20-04-2016

Chi ne soffre è consapevole: i disturbi ai denti, come ad esempio gengive infiammate, ascessi o carie possono diventare una vera e propria tortura. Il mal di denti può diventare insopportabile, si sa, ma anche la gengivite non scherza. Arrossamento, gonfiore, sanguinamento e in alcuni casi alito pesante sono alcuni dei sintomi più comuni delle gengive infiammate. Le cause della gengivite possono essere varie e vanno ricercate soprattutto nella scarsa igiene orale che porta alla formazione della placca sui denti. Altre cause possono essere lo stress, carenze nutrizionali, ma anche particolari malattie e l’utilizzo prolungato di farmaci. Vediamo alcuni dei rimedi naturali che possono aiutarci a combattere il problema delle gengive infiammate.

1. OIL PULLING: L'oil pulling è un’antica pratica della medicina ayurvedica, utile a migliorare la salute della bocca e, in generale, di tutto l’organismo. È una tecnica molto semplice da praticare e dovrebbe entrare nella routine di igiene quotidiana. Consiste nell'effettuare sciacqui e gargarismi mattutini con olio vegetale, in modo da liberare la cavità orale da placca e tossine, senza danneggiare denti e gengive.

2. SCIACQUI CON BICARBONATO DI SODIO: Il bicarbonato di sodio può avere diverse applicazioni, tra cui l’igiene orale. Per combattere le gengive infiammate, basta effettuare degli sciacqui mescolando un cucchiaino di bicarbonato in un bicchiere d’acqua. In alternativa, potete creare una sorta di pasta (basta mettere meno acqua), applicare il composto sulle gengive, lasciare in posa per un paio di minuti e risciacquare con acqua tiepida. Il bicarbonato ha proprietà antisettiche che aiutano a trattare e prevenire le infezioni. Anche quelle del cavo orale.

3. ALOE VERA: Anche l’aloe vera ha diverse applicazioni, in genere legate alla cura e bellezza della pelle. Può essere adoperata, però, anche per le gengiviti grazie alle sue proprietà curative, antinfiammatorie e antibatteriche. Applicate il gel sulle gengive infiammate e massaggiate. In alternativa, potete applicarlo semplicemente sulla zona arrossata, lasciare agire per circa mezz'ora e poi risciacquate.

4. CHIODI DI GAROFANO: In genere utilizzati per combattere il mal di denti, i chiodi di garofano possono rivelarsi un toccasana anche in caso di gengive infiammate, grazie alle loro proprietà antisettiche, antinfiammatorie e analgesiche. Potete strofinare delicatamente le gengive con olio di chiodi di garofano o tenere un chiodo di garofano in bocca, sulla parte dolorante.

5. INFUSO DI MALVA: L’infuso di malva ha proprietà lenitive, calmanti ed emollienti, per questo può offrire sollievo in caso di gengive infiammate. Fate un infuso, lasciate raffreddare ed effettuate degli sciacqui.

6. CAMOMILLA: La stessa cosa detta per l’infuso di malva vale naturalmente anche per la camomilla, utile per alleviare irritazioni gengivali e mal di denti. Utilizzatela anche in questo caso per effettuare degli sciacqui. Al limite, potete riciclare anche le bustine e appoggiarle sulla parte interessata da gonfiore e rossore.

7. TEA TREE OIL: Il tea tree oil è un rimedio naturale fantastico, adatto veramente quasi a tutto, anche a placare i disturbi derivanti dalle gengive infiammate. Aggiungetene 1 goccia al vostro dentifricio, evitando di adoperarlo puro o, al limite, applicate un gel specifico a base di tea tree.

 

20-04-2014

Le vaccinazioni in verità non hanno diminuito la % di morte per malattie infettive e non hanno neppure accelerato la curva di discesa delle stesse. In America per esempio (ove le vaccinazioni sono obbligatorie) le epidemie colpiscono il 100% delle persone vaccinate, mentre al contrario, non vi fu più epidemia di Morbillo tra i soggetti non vaccinati appartenenti ad una comunità religiosa tra il 1970 ed il 1988. In Svezia non vaccinano più i bambini contro la Pertosse perchè il vaccino è stato riconosciuto come molto pericoloso ed inefficace, sia dalla loro comunità scientifica, sia dai loro più sensibili uomini di governo. Vi sono infine alcune forme atipiche di Morbillo, che compaiono in soggetti comunque vaccinati, che spostano l’infezione virale verso organi vitali e questo accade nel 50% dei soggetti vaccinati con il 12-15% di mortalità.

POLIO: QUELLO CHE NON E’ STATO MAI DETTO

La Poliomielite, è ben documentato, è stata provocata dalle vaccinazioni. Il virus della Polio è generalmente innocuo, vale a dire che un sistema immunitario in ordine, consente una buona risposta difensiva. Infatti un primo caso di Polio di cui si ha memoria, pur essendo già presente il virus sul Pianeta, fu nel 1887; e tutte le epidemie successive, sono state intensificate dopo le vaccinazioni (strano!! non è vero?). Negli anni '50 ci fu una diminuzione spontanea di casi di Polio ed introducendo il vaccino (obbligatorio) si manifestarono invece molti più casi di meningite virale, paralisi cerebrale e sindrome di Guillain Barrè. Molti vaccini antipolio contaminati, furono somministrati a milioni di bambini in tutto il mondo, nei primi anni '60 e contenevano virus di scimmia, SV40 che si sa essere causa di cancro negli animali e di mutazioni cellulari nei tessuti umani in cultura.

LE VACCINAZIONI CI PROTEGGONO O CI UCCIDONO?

E’ noto che le vaccinazioni indeboliscono il sistema immunitario trasmesso per via placentare alla nascita; e queste vaccinazioni polivalenti, compresa quella per Epatite B, hanno trasformato innocue malattie infantili in serie e gravi affezioni morbose, tra la popolazione dei vaccinati. La pertosse aveva avuto un declino in America, sino a quando la vaccinazione fu resa obbligatoria nel 1978 ed ha avuto un incremento tale da essere oggi triplicata. Nel 1975, il Giappone cessò di vaccinare i bambini sotto i due anni e subito passò dal 17esimo posto, ad essere uno dei paesi nel mondo in cui vi era la più bassa percentuale di mortalità infantile. Ma, purtroppo, questa buona classificazione, si è invertita dal 1988 in poi, anno in cui fu deciso di vaccinare i bambini nei primi tre mesi di vita. Uno scienziato, il Dr. Viera Scheibner, attraverso l’uso di uno speciale monitor per valutare le incipienti improvvise morti neonatali, trovò un'alta % di “morti nel sonno” di neonati che erano stati vaccinati ed è bene sapere che governi quali per esempio, l’America e Giappone sono costretti a rifondere Milioni di dollari sia per ferite da incidenti stradali, sia per le morti neonatali nel sonno. L’immunodeficienza, oggi così largamente diffusa, può dipendere anche dalla compromissione del sistema immunitario indotta dai vaccini. E’ interessante sapere che in Australia, gli allevatori di cani non usano più vaccini perchè interferiscono con l’immunità e la fertilità.

COSA DIRE DELL'USO DEL VACCINO ANTI-EPATITE B?

Questo vaccino, se somministrato intorno ai 6 anni di vita, può causare difficoltà respiratorie molto simili alla pertosse e malattie autoimmunitarie (artrite reumatoide) o croniche. E non dobbiamo considerare strana l’ipotesi di alcuni ricercatori, che le vaccinazioni possano in qualche modo essere chiamate in causa per predisporre l’organismo all'infezione da Epatite B e sue conseguenze, invalidando, come dimostrato, il sistema immunitario. E’ opportuno comunque ricordare che è pericoloso vaccinare quando:

1. sia stata vista una precedente reazione ad un vaccino, anche se minima;
2. se si è a conoscenza di un'alterazione qualsiasi del sistema immunitario;
3. se vi è un qualsiasi stato di debilitazione fisica o se siano presenti raffreddore o influenza.

CHE COSA CONTENGONO I VACCINI?

I vaccini contengono batteri o virus vivi (con virulenza attenuata) o morti; contengono un illimitato non conosciuto numero di virus da animali (si sa infatti che le colture sono spesso allestite su organi di animali) e solo pochi virus conosciuti vengono testati. Contengono inoltre endotossine batteriche, tossine ad alto livello, antibiotici, proteine eterologhe, materiale genetico e tessuti provenienti da uova di pollo, da reni di cani o di scimmie, da cervello di coniglio, da mucche, da maiali e da feti umani abortiti. Contengono inoltre mercurio, formaldeide, alluminio in percentuale dello 0,25% per ogni dose vaccinica ed è ben nota la loro tossicità.

ALCUNE REAZIONI ED EFFETTI DA VACCINAZIONE.

- danni cerebrali, paralisi, meningiti, encefaliti;
- shock, febbre alta, diarrea, mal di testa;
- vomito, crisi respiratorie, irritabilità e crisi di pianto continuo;
- crisi violente con urla, sonno eccessivo, otiti, morte nel sonno.

EFFETTI COLLATERALI A LUNGO TERMINE BEN DOCUMENTATI

Tali effetti sono generalmente ritardati ed il loro sviluppo è insidioso ma sono collegati alle vaccinazioni. Essi possono essere frequenti (asma, infezioni ricorrenti), meno frequenti (autismo) e rari (lupus).
In dettaglio:

- Debolezza immunitaria, asma, allergie, eczemi e vasculopatie.
- Alterazioni del comportamento, difficoltà di apprendimento e paralisi.
- Tonsilliti frequenti, otiti, reumatismo articolare.
- Sordità, cecità.
- Morbo di Crohn, leucemia, cancro, sclerosi multipla, sindrome da fatica cronica, lupus.
- Problemi psichiatrici, autismo, ritardo mentale, epilessia, parkinsonismo, sindrome di Guillan-Barrè.
- Insufficienza epatica, renale e cardiaca.

19-04-2016

Volete migliorare la qualità dei vostri spermatozoi? Bastano dei semplici accorgimenti, come ad esempio indossare i boxer invece che gli slip e dormire senza biancheria intima. Basterebbe infatti già solo questo per migliorare la qualità degli spermatozoi fino al 25%. Ad affermarlo è uno studio dell’università della California presentato al meeting dell’American Society for Reproductive Medicine di Baltimora. I ricercatori hanno condotto ricerche su 501 uomini che cercavano di avere un bambino, e li hanno monitorati per un anno, analizzando il loro liquido seminale e investigando sulle abitudini nell'abbigliamento intimo. I soggetti che indossavano biancheria più comoda, e non la indossavano per niente di notte, hanno mostrato un livello inferiore del 25% di danni al DNA negli spermatozoi rispetto a quelli con abbigliamento più stretto. Un effetto simile era stato notato ad esempio negli uomini che tengono il notebook sulle ginocchia. Il motivo, spiega al Daily Mail Katherine Sapra, uno degli autori, potrebbe essere che la biancheria più stretta aumenta la temperatura dei testicoli. “C’e’ una associazione chiara tra l’abbigliamento - sottolinea - e la qualità degli spermatozoi”.

19-04-2016

In alcuni Paesi dell’Europa centrale esiste ancora la tradizione di far dormire chi soffre di nervosismo o di insonnia su materassi riempiti con paglia di avena. Forse questo uso non è del tutto infondato: l’avena, infatti, contiene un alcaloide che esercita effetti sedativi sul sistema nervoso. Ma l’avena è stata usata soprattutto per l’allevamento del bestiame e così è stato fino ad alcuni decenni fa, quando l’industria alimentare scoprì le importanti proprietà di questi piccoli chicchi. In alcuni paesi, come la Scozia e il Galles, questa graminacea è invece usata da secoli per nutrire la popolazione. Il porridge è il piatto forte della tipica colazione scozzese, mentre nella vicina Inghilterra con l’avena si alimentavano gli animali; forse è per questo che in Gran Bretagna si dice: “La Scozia produce gli esemplari umani più belli e l’Inghilterra i più bei cavalli”! L’avena è il cereale più ricco di sostanze nutritive. Rispetto al grano, contiene più del doppio di grassi, più proteine e più carboidrati. Contiene altresì fosforo, ferro e vitamina B1. L’avena è ricchissima di carboidrati; queste sostanze nutritive, grazie alla particolare struttura del chicco, sono facilmente assimilabili e vengono assorbite lentamente, fornendo così energia anche molte ore dopo averle ingerite. L’avena contiene soprattutto:

- Amido e prodotti della sua decomposizione: destrina, maltosio e glucosio, sostanze ben assimilabili, che l’organismo trasforma facilmente in energia.

- Fruttosio: è presente in notevole quantità, insieme ad altri carboidrati. Ha la caratteristica di non aver bisogno dell’insulina per penetrare nelle cellule e venirne utilizzato, perciò l’avena è molto indicata per i diabetici.

- Mucillagini: sono carboidrati di consistenza gelatinosa, che trattengono i liquidi e costituiscono un tipo speciale di fibre solubili, che lubrificano e ammorbidiscono l’interno del condotto digerente. L’avena è quindi particolarmente indicata in caso di gastrite e di colite.

- Fibre vegetali: si trovano soprattutto nella pellicola che riveste il chicco e che rimane nei fiocchi integrali. Si possono consumare anche separatamente, come crusca di avena. La loro componente principale è il beta-glucano, un derivato solubile della cellulosa. Esercitano un blando effetto lassativo, ma soprattutto riducono notevolmente il livello di colesterolo, perché sono in grado di assorbire gli acidi biliari che si formano nell'intestino e che costituiscono la materia prima per la produzione di colesterolo nell'organismo.

L’avena è inoltre ricca di proteine (16,9%) facilmente digeribili, che contengono tutti gli aminoacidi essenziali, anche se non nella proporzione ideale. E’ invece relativamente povera di lisina e di treonina, mentre contiene metionina in eccesso. Al contrario, i legumi (ceci, lenticchie o fagioli) sono assai ricchi di lisina e treonina, ma poveri di metionina. Saper combinare i cereali e i legumi è molto importante, perché le proteine di questi differenti alimenti si completano, arrivando a formare una proteina completa. Pertanto, l’avena si combina particolarmente bene con i ceci e anche con le proteine del latte.
Anche i grassi dell’avena sono molto nutrienti e sono formati da:

- Acidi grassi insaturi (80%), soprattutto quello linoleico, e saturi (20%). La prevalenza di grassi insaturi esercita un effetto regolatore sulla sintesi di colesterolo.

- Avenasterolo: è un fitosterolo, cioè una sostanza vegetale simile al colesterolo, che ne impedisce l’assorbimento nell'intestino e quindi ne riduce il livello nel sangue.

- Lecitina; è un fosfolipide che, per quanto presente in piccole quantità, svolge un ruolo molto importante per il funzionamento del sistema nervoso. La lecitina contribuisce anche a ridurre il livello di colesterolo nel sangue.

Pur essendo il cereale più ricco di grassi, l’avena è dunque un alimento molto indicato per chi desidera abbassare il livello di colesterolo nel sangue. Grazie alle sue grandi virtù nutritive e alla facile digeribilità, l’avena rappresenta un alimento fondamentale della dieta umana, e può essere consumata ogni giorno.
Per le diverse proprietà dietoterapiche che possiede, l’avena è particolarmente indicata nei seguenti casi:

1. Malattie del sistema nervoso: l’avena fornisce le sostanze nutritive più importanti per il buon funzionamento dei neuroni: glucosio (liberato dall'amido), acidi grassi, fosforo, lecitina e vitamina B1. La particolare composizione dell’avena tonifica e riequilibra il sistema nervoso e favorisce l’attività intellettuale. L’avena contiene anche piccole quantità di avenina, un alcaloide non tossico che esercita un blando effetto sedativo. Il consumo regolare di avena, preparata in qualsiasi modo (anche sotto forma di acqua di avena), è indicato nei seguenti casi: nervosismo, affaticamento o esaurimento mentale, insonnia e depressione. E’ un alimento che non dovrebbe mancare nella dieta degli studenti, specialmente nel periodo degli esami.

2. Malattie gastriche: grazie al loro contenuto di mucillagini e alla buona digeribilità, i fiocchi di avena esercitano un’azione emolliente (calmante). Cotti con latte o brodo di verdure, sono molto consigliati in caso di gastrite, ulcera gastroduodenale o di malattie intestinali come la diverticolosi o di colite causata da microrganismi, sostanze tossiche, medicinali o intolleranza a certi alimenti. In tutti questi casi, l’avena può costituire il piatto principale o l’unico per tre o anche cinque giorni, finchè non cessa la fase acuta e le cellule della mucosa gastrica si rigenerano.

3. Celiachia: questa malattia è causata da intolleranza alla gliadina, la proteina del glutine presente nel grano e in altri cereali. Si manifesta con diarrea e gravi stati di denutrizione. Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato che l’avena contiene pochissima gliadina ed è tollerata benissimo dai soggetti celiaci.

4. Diabete: nonostante il suo notevole contenuto di carboidrati, l’avena è tollerata benissimo dai diabetici, specialmente se presa sotto forma di fiocchi integrali, che contengono crusca. Questo avviene grazie al suo contenuto di fruttosio e soprattutto di beta-glucani, che si trovano specialmente nella crusca dell’avena. I beta-glucani sono fibre vegetali solubili che, come è stato dimostrato da uno studio compiuto dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, agiscono in modo che il glucosio liberato dall'amido dell’avena durante la digestione sia meglio tollerato dai diabetici.

5. Aumento di colesterolo: la composizione dei grassi dell’avena favorisce l’abbassamento del colesterolo, effetto che può essere potenziato dall'azione del beta-glucano, una sostanza che si trova soprattutto nella crusca. Il beta-glucano trattiene ed elimina gli acidi biliari dell’intestino e inoltre diminuisce l’assorbimento di grassi. Gli acidi biliari sono la materia prima con cui il nostro organismo sintetizza il colesterolo perciò, favorendone l’eliminazione con le feci, l’avena riduce anche la produzione endogena di colesterolo. Questa proprietà è stata confermata da molti studi, perciò il suo consumo, crusca compresa, è molto indicato per chi ha problemi di colesterolo.

6. Arteriosclerosi e ipertensione: consumare regolarmente avena comunque sia preparata, almeno una volta al giorno, produce ottimi risultati per curare e prevenire queste malattie.

18-04-2016

Sfrenata ingordigia? Assolutamente no! Se davanti un pacco di patatine non riusciamo proprio a resistere e la voglia di mangiarle tutte ci assale irrefrenabilmente, tanto da non riuscire a smettere, la colpa non è assolutamente additabile alla nostra ghiottoneria, bensì al grosso quantitativo di sale presente all’interno delle patatine. A dimostrarlo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori australiani dell’università di Deakin e pubblicato sul Journal of Nutrition. La ricerca oltre che a sottolineare quanto il sale faccia male alla salute del nostro corpo, ha sfatato anche il mito secondo cui i cibi ricchi di grassi sarebbero i più appetitosi. Infatti ciò che rende veramente gustoso i cibi calorici sarebbe proprio l’aggiunta di sale o di zucchero.
La ricerca australiana ha preso in considerazione un campione di 48 persone sane , alle quali è stato chiesto di mangiare una volta a settimana per circa un mese un piatto di pasta sempre uguale , ma con un dosaggio di sale differente. Al termine del pasto i ricercatori hanno misurato le reazioni dei commensali in base a: piacere, fame e sazietà. L’esperimento ha condotto gli studiosi ad affermare che l’aggiunta di sale al piatto aumenta nelle persone il senso di piacere e incrementa notevolmente gli stimoli della fame, tanto da spingere le persone a mangiare di più, circa un 11% in più. Una percentuale molto alta a detta degli esperti, che comporta innumerevoli rischi per la salute.

18-04-2016

La curcuma è davvero la spezia delle meraviglie. Le ricerche scientifiche trovano sempre nuovi campi d’azione della curcumina, il principio attivo costitutivo di questa pianta. Oggi vi parlo di una ricerca condotta presso il Medical College di Bhavnagar in India e pubblicata sulla rivista “Phytotherapy Research”, che ha scoperto come la curcuma sia in grado di trattare la depressione meglio del Prozac. Il team del dipartimento di Farmacologia ha voluto confrontare gli effetti, ma anche la sicurezza, di un estratto a base di curcuma (1.000 mg) e di Prozac (fluoxetina 20 mg) usati insieme e singolarmente per 6 settimane su 60 pazienti con diagnosi di MDD, ovvero disturbo depressivo maggiore. “Abbiamo osservato che la curcumina è stata ben tollerata da tutti i pazienti. La proporzione di reazione come misurato dalla scala HAM-D17 (scala di Hamilton per la valutazione dello stato depressivo) è stata maggiore nel gruppo di combinazione (77,8%) rispetto alla somministrazione di fluoxetina-Prozac (64,7%) da sola e la curcumina (62,5%) da sola nei gruppi”, hanno dichiarato i ricercatori. Positivi effetti sullo stato depressivo sono stati quindi riscontrati praticamente a pari merito tra sola assunzione di prozac e sola assunzione di curcumina, mentre il risultato maggiore si è visto nella combinazione tra i due rimedi. C’è da considerare però un fatto importante: l'uso della curcuma non comporta effetti collaterali come invece avviene per il farmaco che in alcuni casi può risvegliare addirittura pensieri suicidi e altri disturbi psicotici. Quindi anche se l’effetto della curcuma ad alte dosi è simile a quello del Prozac, l’estratto naturale ha il vantaggio in più di agire contro la depressione senza creare scompensi e problemi aggiuntivi al paziente. Si tratta di uno studio piccolo ma che ha dato risultati interessanti, non resta ora che approfondirli con nuove ricerche. Chissà che la curcuma non possa diventare a tutti gli effetti l’antidepressivo naturale del futuro.

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