Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Martedì, 20 Ottobre 2015 07:16

LO ZUCCHERO NUTRE I TUMORI.

20-10-2015

I ricercatori dello Huntsman Cancer Institute, dell'Università dello Utah, sono arrivati a nuove prove sulla nozione che lo zucchero “nutre” i tumori. Prove che possono avere anche implicazioni per altre malattie come il diabete. La ricerca è pubblicata nel giornale Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). "E' noto fin dal 1923 che le cellule tumorali usano molto più glucosio che le cellule normali. La nostra ricerca aiuta a capire come questo processo ha luogo, e come può essere fermato per controllare lo sviluppo del tumore", dice Don Ayer, ricercatore al dipartimento di scienze oncologiche all'Università dello Utah. Durante la crescita delle cellule, sia quelle normali che quelle cancerose, ha luogo un processo che coinvolge sia il glucosio (zucchero) che la glutammina (un amminoacido). Glucosio e glutammina sono entrambi essenziali per la crescita cellulare ed è stato lungamente ritenuto che operassero indipendentemente, ma la ricerca di Ayer mostra che queste due componenti sono interdipendenti: ha scoperto che limitando la disponibilità di glutammina si ferma anche l'utilizzo del glucosio. "Essenzialmente, se tu non hai glutammina, la cellula va in corto circuito per mancanza di glucosio, il che ferma lo sviluppo delle cellule tumorali", spiega Ayer. "Se noi arriviamo a capire questo, potremo interrompere il ciclo dell'utilizzo del glucosio, il che potrà essere utile nel trattamento del cancro", conclude Ayer.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2009/08/090817184539.htm

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2009-08/uouh-dsf081309.php

 

Lunedì, 19 Ottobre 2015 06:57

DANNI AL CERVELLO CON IL CIBO SPAZZATURA.

19-10-2015

Secondo una ricerca condotta dalla Brown University il cibo spazzatura, il cosiddetto junk food, può agire direttamente sulle cellule del cervello contribuendo ad aumentare il rischio di demenza. Era già stato dimostrato che il junk food fosse in relazione con obesità e diabete e conseguentemente con la qualità dell’afflusso del sangue al cervello e quindi con sintomi di demenza. In questo caso la ricerca dimostra che il junk food, se consumato in maniera prolungata, può avere effetti direttamente sulle cellule del cervello in quanto inibirebbe la loro capacità di rispondere in maniera adeguata all’insulina. Tutti gli organi interni reagiscono con dei malfunzionamenti ad una quantità di cibi grassi e di dolci.
Secondo i ricercatori della Brown University la stessa cosa accade al cervello per cui se investito da un eccessiva quantità di insulina, il cervello smette di reagire alla sostanza, limitando la propria capacità di pensare e creare ricordi. I ricercatori della Brown University, guidati dal dottor Suzanne del Monte hanno eseguito un esperimento su modelli murini diminuendo la quantità di insulina che arriva al cervello. I topi sono apparsi confusi e incapaci di trovare l’uscita dal labirinto. Un analisi dei cervelli dei topi ha potuto individuare modelli simili alla malattia di Alzheimer, tra cui alti livelli di placca amiloide, che è uno dei componenti chiave della malattia.

 

http://www.medicaldaily.com/junk-food-rots-your-brain-increases-risk-dementia-242256

http://www.telegraph.co.uk/news/science/science-news/9506861/Alzheimers-triggered-by-type-three-diabetes.html

http://www.dailymail.co.uk/health/article-2195331/Can-dementia-eating-junk-food-Alzheimers-form-diabetes-say-scientists.html

19-10-2015

Baristi, infermieri, medici, operatori ecologici, metronotte, fornai, operai, controllori di volo, marinai: tutti mestieri diversissimi tra loro. Ma con un unico enorme denominatore: sono soggetti a turni. Ed espongono a molti rischi, come l’angina, l’infarto o l’ictus. I turni lavorativi fanno male e non solo, come era già risaputo, alla pressione o al colesterolo o all’insonnia, ma in generale al sistema cardiovascolare. Lo decreta uno studio internazionale, canadese e norvegese, pubblicato sul British Medical Journal, che ha a sua volta esaminato 34 precedenti ricerche, coinvolgendo un totale di 2.011.935 persone, rilevando che tra i due milioni e più di lavoratori si sono verificati 17.359 eventi coronarici, tra i quali 6.598 attacchi di cuore e 1.854 ictus, con un’incidenza nettamente più frequente tra i turnisti. Dalla ricerca è risultato che tra i lavoratori che seguono i turni si registra una crescita del 23 per cento dei rischi di infarto, un aumento del 24 per cento di eventi coronarici e un 5 per cento in più di incidenza di ictus rispetto ai lavoratori normali, che seguono orari diurni, prestabiliti e sempre uguali. Le condizioni peggiori riguardano chi pratica turni notturni, categoria nella quale il rischio di malattie cardiovascolari raggiunge il 41 per cento in più rispetto alla altre categorie. La notizia buona però è che la distribuzione degli orari lavorativi non sembra incidere sui tassi di mortalità. Alla fine l’unica arma per fronteggiare questa condizione lavorativa è la sensibilizzazione dei lavoratori (e magari anche dei datori di lavoro), che devono essere educati a gestire comunque al meglio possibile il proprio stile di vita, abituandosi a controlli frequenti. Inoltre è fondamentale imparare a riconoscere i sintomi preoccupanti, intercettandoli al volo.
Del resto che i turni di lavoro, intesi come orari serali, notturni, non regolari o spesso cangianti, non giovino alla salute era già noto ed è comprensibile anche seguendo il buon senso. L’aleatorietà degli orari e il frequente cambiamento dei ritmi quotidiani non possono far bene all’organismo: è infatti noto da tempo che lo stravolgimento del ritmo sonno-veglia e la mancanza di regolarità, anche dal punto di vista psicologico, aumentano naturalmente la pressione, il colesterolo e la propensione al diabete. E pare che esista un nesso significativo anche con alcune patologie tumorali. Nel 2007 l’International Agency for Research on Cancer definì il lavoro notturno come un possibile agente cancerogeno e precedenti ricerche evidenziarono come i turni lavorativi nelle donne siano collegati a una maggior propensione al tumore al seno: sballando il ritmo circadiano è infatti probabile un’interferenza sulla produzione di alcuni ormoni che potrebbe essere a sua volta all’origine di alcune forme tumorali.
Senza contare le pessime abitudini che chi lavora seguendo turni è spesso portato ad avere. Mangiare junk food, dormire poco e male, fare poco esercizio fisico sono solo alcune delle cattive abitudini dei turnisti, propensi a questi stili di vita per varie ragioni. Daniel Hackam, ricercatrice al Stroke Prevention & Atherosclerosis Research Centre (SPARC) dell’Ontario, richiama infatti l’attenzione sulla necessità di insegnare ai turnisti a controllare i propri valori cardiovascolari, intervenendo tempestivamente qualora ci fossero segnali sospetti: è naturale che chi segue certi regimi lavorativi sia più disordinato nelle abitudini e più nervoso, ma una corretta informazione può far la differenza.

 

http://www.dailymail.co.uk/health/article-2179572/Night-shifts-raise-risk-heart-attacks-strokes-40-cent.html

http://www.bmj.com/content/345/bmj.e4800

http://www.bbc.com/news/health-18996082

18-10-2015

Passare troppo tempo davanti al computer per navigare in rete ha l'effetto di alzare la pressione sanguigna. Lo dice uno studio pubblicato sul Journal of School Nursing da un team dell'Ospedale Henry Ford di Detroit. Secondo i medici che hanno analizzato le abitudini di 331 adolescenti fra i 14 e i 17 anni, l'uso di almeno 25 ore di Internet alla settimana causa un aumento dei valori pressori. Gli scienziati si sono serviti di un questionario per stabilire le abitudini dei ragazzi e di controlli regolari della pressione. I dati indicano che il 39 per cento delle ragazze e il 43 per cento dei ragazzi faceva un uso smodato della tecnologia, mentre la media di utilizzo si fermava a 15 ore alla settimana. Chi passava più tempo on-line mostrava anche un rischio maggiore di pressione alta e di obesità. Fra chi utilizzava Internet in maniera eccessiva il 19 per cento soffriva già di pressione alta, una percentuale molto alta rispetto alla media riscontrata in persone di quella età.

http://www.sciencedaily.com/releases/2015/10/151006111801.htm

http://jsn.sagepub.com/content/31/5/374

Domenica, 18 Ottobre 2015 07:00

ECCO COME PREVENIRE IL CANCRO AL SENO.

18-10-2015

Una pulizia e una disintossicazione costante delle ascelle sono un ottimo modo non solo per disintossicare il corpo dalle tossine, ma anche per ridurre il rischio di contrarre il cancro al seno. Sapevi che numerosi studi clinici hanno riscontrato un numero sproporzionato di tumori al seno sviluppati nel quadrante superiore ed esterno del petto? Si tratta dell’area dove si applicano prodotti cosmetici sotto le ascelle. Il tessuto mammario, essendo prevalentemente adiposo, è un luogo molto soggetto all’assorbimento delle tossine. I deodoranti più commerciali e altri prodotti per il corpo che utilizziamo quotidianamente contengono alluminio cloridrato, parabeni, glicole propilenico, triclosano, quaternium 18 e altre sostanze chimiche tossiche. Alcune di queste sostanze chimiche aumentano il rischio di contrarre il cancro al seno, imitando l’azione l’estrogeno. La maggior parte dei casi di cancro al seno si sviluppa inizialmente come cancro ormone-dipendente, dove la crescita e la progressione della malattia sono strettamente correlati con i livelli di estrogeno.
In uno studio del 2007 pubblicato sul Journal of Inorganic Biochemistry, dei ricercatori hanno analizzato dei campioni di seno da 17 pazienti malate di cancro al seno che avevano subito la mastectomia. Le donne che hanno usato antitraspiranti avevano depositi di alluminio nella parte più esterna del seno. Le concentrazioni di alluminio erano più alte nel tessuto vicino alle ascelle rispetto alla zona centrale del petto. Secondo molti esperti, i parabeni aumentano il rischio di contrarre il cancro al seno perché imitano l’azione degli estrogeni. Sono numerosissimi i casi di tumori al seno sottoposti ad autopsia in cui è stata trovata un’elevata quantità di parabeni al loro interno. E’ importante comprendere che la sudorazione è una funzione molto importante per il nostro corpo. Il sudore è un importante alleato nella lotta contro vari tipi di patologie. Ecco perché è di vitale importanza mantenere liberi i pori delle ascelle. Inoltre, sotto le ascelle, si trova un’elevata concentrazione di linfonodi, e conosciamo benissimo la loro importanza nella riposta del nostro sistema immunitario. Numerosi prodotti cosmetici (che contengono le sostanze chimiche sopra elencate e non solo..) applicati sulle ascelle, impediscono la normale rimozione delle tossine. Per questo motivo è necessario disintossicare e pulire le ascelle per eliminare tossine, residui chimici e liberare i pori.

Come prevenire il cancro al seno attraverso la disintossicazione e pulizia delle ascelle.

INGREDIENTI

- 1 cucchiaio di aceto di sidro di mele biologico;

- 3 gocce di olio essenziale di rosmarino;

- 5 gocce di olio essenziale di coriandolo;

- 1 cucchiaio d’argilla di bentonite.

ISTRUZIONI

• Mischia l’aceto di sidro di mele e l’argilla in una ciotola di vetro. Aggiungi gli oli essenziali. Il composto dovrebbe apparire liscio come una panna acida.

• Spalma un sottile strato di questa miscela sulla tua ascella e lasciala per qualche minuto.

• Sciacqua bene e ripeti ogni giorno fino a quando l’odore è molto più leggero o scompare del tutto. In caso usare solo deodoranti naturali al 100%.

• In caso di bisogno, ripetere la procedura.

Durante questo trattamento ti consiglio di bere molta acqua per aiutare il processo di disintossicazione.

Domenica, 18 Ottobre 2015 06:57

I MIGLIORI CIBI AFRODISIACI ANTI-FLOP.

18-10-2015

Dalla tavola alla stanza da letto. Da tempi immemori, l’uomo ha cercato di aumentare l’appetito sessuale, partendo da un altro tipo di appetito, quello culinario. Peperoncino, crostacei, cioccolato, sono solo alcuni dei cibi afrodisiaci maggiormente associati nell’immaginario comune all’aumento di desiderio sessuale. In questi giorni, un gruppo di esperti urologici, sessuologi e ginecologi, è tornato sull’argomento in occasione di un incontro tenutosi a Expo su sessualità e alimentazione. Dall’incontro sono nati spunti interessanti e alcune indicazioni per migliorare la relazione sessuale, a partire dalla tavola.
“Se finora sono le donne a essersi sempre occupate del cibo per ‘prenderlo per la gola’ – commentano gli specialisti – adesso tutto sta cambiando e una donna su due ama essere sedotta con una cenetta preparata da lui che, sempre più spesso, si cimenta ai fornelli per conquistarla“. Così, 350 grammi di asparagi e 15 grammi di zenzero a settimana, insieme a 30 grammi di mandorle al giorno, possono aiutare a creare una perfetta ‘ricetta anti-flop’ in camera da letto. Gli asparagi, sono “fonte di vitamina E, da consumare almeno 300-350 grammi a settimana anche cotti, perché stimolano la produzione di ormoni maschili potenziando la funzione sessuale e la fertilità, spiegano gli esperti. Le mandorle, invece, sono “ricche di antiossidanti e Omega 3 e 6: trenta grammi al giorno hanno un effetto positivo sulla capacità sessuale e riproduttiva dell’uomo“. Oltre, naturalmente a essere buonissime, è una fonte incredibile di energia. Lo zenzero, la spezia amica della linea e della salute, è “anch’esso ricco di antiossidanti nella dose massima consigliabile di 15 grammi a settimana, che favorisce la produzione ormonale endogena“. E ancora, fortemente consigliati sono: la cicoria (fonte di androstenedione, ne vanno consumati 250 grammi anche due volte a settimana) e l’aglio che, con il suo contenuto di allicina, aumenta il flusso sanguigno. 
Come spiegano gli esperti: “Due spicchi d’aglio al giorno, per tre mesi consecutivi, aiuterebbero a risolvere problemi di impotenza soprattutto nei soggetti che soffrono di colesterolo alto“. Conferma anche per i cibi afrodisiaci generalmente conosciuti da tutti, come cioccolato fondente, peperoncino, e ostriche. Attenzione invece a caffé, latticini, alcolici, insaccati e cibi fritti: “se consumati in quantità eccessiva possono avere un effetto potenzialmente infiammatorio, specie sulla prostata“.

Sabato, 17 Ottobre 2015 10:27

CAFFE’ DANNOSO PER I BAMBINI.

17-10-2015

Secondo l’American Association of Pediatrics e l’American KidsHealth, i bambini consumano elevate quantità di caffeina, ancor più che il valore minimo consigliato, poiché lo fanno non solo attraverso il caffè, ma anche bibite e prodotti vari che contengono questa sostanza. Secondo un rapporto dall’American Association of Pediatrics, bambini dai due ai cinque anni consumano una media di 10 milligrammi di caffeina al giorno, quelli dai sei-undici anni circa 23 milligrammi e 12-16 più di 63 milligrammi. L’effetto della caffeina nel corpo impatta nello stesso modo nel corpo di bambini e adulti, con la differenza che i bambini sono più vulnerabili. I “sintomi” di un consumo eccessivo di caffeina nei bambini sono: aumento della frequenza cardiaca, iperattività, mal di testa, aumento della pressione sanguigna, difficoltà a dormire. Inoltre, anche se non presentano sintomi, la caffeina in eccesso può esacerbare le malattie nervose o cardiache ereditate dai loro genitori, che inizieranno a essere rilevate anticipatamente. Il caffè ha calorie inutili, cioè senza i nutrienti che possono costituire un contributo per il corpo. Inoltre, la caffeina in eccesso conduce a disposizione eccessiva di liquidi che può portare ad un minore stato di disidratazione.

17-10-2015

Esiste già una bibliografia scientifica che dimostra come anche una bassa esposizione a metalli pesanti della madre possa influire sullo sviluppo del feto, ma una recente scoperta ha trovato correlazioni anche con i nipoti. Era già un assunto della scienza il fatto che anche basse esposizioni delle donne, in particolare al piombo, persino precedenti al periodo della gravidanza, influenzano il nascituro, che può assorbire queste sostanze tossiche dalla placenta e depositarle nelle ossa e negli organi. Le concentrazioni registrate nella madre possono inoltre andare a incidere anche sul funzionamento del cervello, in modo tale da portare a problemi di sviluppo durante la crescita e oltre. Dalla Wayne State University di Detroit arriva però la scoperta, pubblicata on line la scorsa settimana su Scientific Reports, che queste influenze riuscirebbero a farsi sentire anche nei nipoti, quindi a distanza di due generazioni. Quello che accade è la variazione della metilazione di alcuni gruppi metile all’interno della catena di DNA, ovvero del legame di questi gruppi con una base azotata. Si tratta di modificazioni epigenetiche, che creano cioè cambiamenti nel fenotipo senza influenzare il genotipo. Lo studio è stato guidato da Douglas Ruden, dottorando e professore presso il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia e presso l’Istituto di Scienze della Salute Ambientale e leader del Center for Urban Responses to Environmental Stressors, tutti facenti capo alla Wayne State University. Con il suo team ha rilevato cambiamenti nella metilazione del DNA in campioni di sangue essiccato anche nei nipoti di madri esposte al piombo. Come egli spiega però: “I profili di metilazione del DNA alterato del sangue dei nipoti si sono apparentemente normalizzati durante lo sviluppo postnatale. Inoltre, l’esposizione della linea germinale del feto al piombo, a quanto pare ha diverse conseguenze epigenetiche rispetto all’esposizione acuta durante l’infanzia”. I dati provenivano dalla Michigan Neonata Biobank, che contiene campioni essiccati del sangue di tutti i bambini nati in Michigan dal 1984 in poi. Ruden ha spiegato come questa sia la prima volta che viene dimostrata una correlazione che continua al di là delle generazioni e ritiene che la scoperta potrebbe essere interessante anche per l’identificazione di geni che facciano da biomarcatori per valutazioni di altri rischi simili in termini transgenerazionali.

17-10-2015

Uno studio canadese conclude che immunizzare il personale infermieristico non cambia il numero di casi confermati di influenza fra gli anziani residenti nelle case di riposo. In conclusione della più grande campagna di vaccinazione antinfluenzale nella storia canadese, la revisione degli studi precedenti ha dimostrato necessaria un’alternativa meno tecnologica per combattere il virus, come ad esempio un miglioramento del lavaggio della mani.
Il co-autore dello studio è il Dott. Tom Jefferson, un epidemiologo britannico che dirige la ricerca sui vaccini e che ha guadagnato una reputazione come dissidente scientifico per la sua franca critica alla vaccinazione antinfluenzale. Nelle interviste fatte qualche anno fa, il Dott. Jefferson ha affermato che “non può esserci alcun motivo” per vaccinare chiunque contro l’influenza. Tale vaccinazione non ha fatto nulla per salvare vite e la maggior parte degli studi pubblicati sono “spazzatura”.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20166073

Venerdì, 16 Ottobre 2015 19:27

OGM: QUALCOSA NON QUADRA.

16-10-2015

Non vi sembra strano che la BASF, una multinazionale della chimica, si metta a produrre patate? Beh, abituatevi perché questo è solo l'inizio del nuovo mondo degli OGM, un mondo dove tutto è possibile. Amflora, così si chiama la patata geneticamente modificata marchiata BASF, è stata da poco introdotta sul mercato europeo ed è solo il primo dei tanti cibi OGM che arriveranno sulle nostre tavole. L'approvazione è avvenuta in silenzio grazie all'energico intervento del Commissario Europeo alla salute e politica dei consumatori nonostante i cittadini europei (di cui dovrebbe proteggere appunto la salute) e molti Stati membri si siano più volte espressi contro le coltivazioni OGM. Ma cosa sono gli OGM? Si tratta di organismi in cui vengono introdotte caratteristiche genetiche non proprie per mutarne e migliorarne alcune prestazioni. In altre parole, sarebbe come se noi ci facessimo inserire alcuni geni di un pinguino per resistere meglio al freddo. Nonostante venga detto che gli OGM sono un miracolo della scienza che consentirà di sfamare il mondo in assoluta sicurezza, la verità è profondamente diversa: gli OGM sono un metodo sofisticato ma rischioso di alterare la natura utile fondamentalmente solo all'industria per aumentare i margini a scapito della salute del nostro pianeta e di noi stessi.
Le ragioni per dubitare degli OGM sono molte. Innanzitutto è impossibile isolare le coltivazioni OGM da quelle normali o biologiche. Non esistono barriere naturali in grado di garantire la separazione delle colture e quindi con il tempo si corre il rischio di trasformare tutta l'agricoltura in un business geneticamente alterato. Le coltivazioni OGM non arricchiscono la natura ma, al contrario, la impoveriscono perché attuano una "selezione" artificiale. I rischi per la salute umana sono ancora poco compresi e per questo occorre moltissima cautela. Si parla di nuovi allergeni e di resistenza agli antibiotici ma si tratta probabilmente solo della punta dell'iceberg. Ci vorranno anni, come sempre, per comprendere davvero gli effetti di un intervento così profondo su un elemento essenziale per la vita: il cibo. Fosse almeno vero che gli OGM servono a sfamare il mondo! I pochi dati disponibili dicono l'esatto contrario: da quando furono introdotti sul mercato i primi cibi OGM circa 15 anni fa, la fame nel mondo è costantemente aumentata, di pari passo con i fatturati miliardari delle multinazionali del cibo. Gli OGM fanno parte di una visione distorta del mondo e del mercato in cui il guadagno viene messo davanti a tutto e non rappresenta più un potenziale di sviluppo ma un rischio di distruzione. La medesima visione distorta e miope caratterizza il mondo medico dove tutto è sotto il controllo dell'industria farmaceutica che spesso condivide non solo gli ideali ma anche i capitali con le multinazionali del cibo. Viene il dubbio di essere ostaggi di un mercato che ci avvelena e ci ammala per dopo venderci la cura!

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