Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

28-09-2015

PRIMA FALSA IDEA: a partire da una certa età si può eliminare la carne.

Contrariamente ai bisogni energetici che possono diminuire parallelamente al calo dell'attività fisica, i bisogni di proteine non devono diminuire. Un calo dell'apporto proteico può rendere le persone anziane più fragili sul piano delle infezioni, mentre il bisogno di proteine resta invariato, se non addirittura superiore in alcuni casi. In effetti, la carenza di apporto porta ad una diminuzione del capitale proteico muscolare accentuando ancora la fonte della massa magra. Questa fragilità muscolare aumenta il rischio di cadute e quindi di fratture.

SECONDA FALSA IDEA: le materie grasse sono pericolose per la salute.

I grassi sono i costituenti del nostro corpo, sono dunque indispensabili. Il nostro cervello è composto per la metà di materie grasse. Costituiscono la nostra principale riserva energetica. I grassi apportano gli acidi grassi non sintetizzati per l'organismo così come le vitamine A, K, E. E' necessario evitare di ridurre il loro consumo nel corso dell'invecchiamento poichè l'apporto di acidi grassi essenziali resta necessario, persino ad un'età avanzata. Le materie grasse hanno delle proprietà nutrizionali differenti a seconda che si rivolgano al regno animale oppure a quello vegetale. Ma, in generale, sono complementari. E' necessario mangiare grassi animali, come quelli contenuti nella carne, nelle uova, nel pesce e anche i grassi vegetali come l'olio di girasole, di semi o d'oliva. Inoltre, le materie grasse rendono gli alimenti unti e sono eccellenti portatori di aromi.

TERZA FALSA IDEA: il colesterolo è pericoloso.

Il colesterolo è indispensabile, non solo per la costruzione delle nostre cellule, ma anche per la produzione di numerosi ormoni. La maggior parte del colesterolo è prodotto dall'organismo partendo dalle materie grasse assorbite. Infatti, l'alimentazione apporta solo da 300 a 700 mg di colesterolo al giorno, mentre il fegato ne sintetizza tra 700 e 1.250 mg al giorno. Se avere il colesterolo troppo alto aumenta il rischio cardiovascolare e coronario, un calo di colesterolo con l'età diventa fattore di morbilità.

QUARTA FALSA IDEA: passata una certa età si ha meno bisogno di mangiare rispetto a prima.

"Io mi muovo meno, quindi mangio meno". La diminuzione dell'attività fisica ha pochi effetti in realtà sui bisogni energetici dato che questi sono in maggioranza (70%) destinati al mantenimento di base delle funzioni vitali. Ciò nondimeno, è necessario conservare un'attività fisica per mantenere uno stato migliore di salute e conservare l'appetito così come la voglia di mangiare che fa spesso difetto alle persone anziane.
Le persone anziane hanno quindi bisogno di "mangiare per muoversi". Circa il 40% delle persone anziane hanno un apporto calorico inferiore passati i 75 anni, mentre il loro bisogno dovrebbe essere superiore per riuscire appena a coprire i bisogni di micro-nutrimenti.

27-09-2015

E’ incredibile quanta paura è capace di scatenare nelle persone la febbre. Ad essere colpiti da vero panico sono soprattutto i genitori e segnatamente le mamme, sempre troppo apprensive riguardo la salute dei propri piccoli. Il terrore per la febbre è uno dei motivi per cui d’inverno letteralmente si intasano i Pronto Soccorso. Fiumane di persone che si precipitano in ospedale per 38-39°C di febbre, terrorizzate dalle conseguenze di qualche pandemia del momento. Ma la febbre è una reazione biologicamente opportuna attraverso la quale il corpo reagisce verso aggressioni microbiche e tossiche. Il rialzo della temperatura mette nelle condizioni il sistema immunitario di reagire al meglio verso la malattia. Vediamo in sintesi le importanti funzioni della febbre:

- promuovere, con l’aumento energetico a disposizione, una risposta immunitaria efficace e rapida, sotto forma di produzione di anticorpi e di attivazione dei linfociti-T, nelle varie forme atte a neutralizzare con vari meccanismi virus e batteri che non possono sopravvivere a temperature di 38-39°C;

- in corso di infezioni batteriche gravi, la sopravvivenza appare inferiore nei soggetti con scarsa reazione febbrile. Uno studio prospettico eseguito in Nuova Guinea su 748 bambini con malnutrizione e polmonite ha dimostrato che la mortalità è più bassa nei bambini febbrili rispetto a quelli senza febbre;

- la febbre aumenta la resistenza dell’ospite alle infezioni;

- la febbre è un fattore protettivo verso lo sviluppo di allergie: nei primi anni di vita può contribuire ad orientare la risposta immunologica in senso Th1 (reazione verso i microbi) riducendo la comparsa di allergie negli anni successivi. (Oggi giorno, ci sono bambini letteralmente “allevati” ad antibiotici, nessuna meraviglia che le allergie, “intolleranze”, irritabilità del colon, sindromi da sensitività al glutine siano in aumento);

- la febbre è una risposta fisiologica “regolata” dal termostato ipotalamico e, per tale motivo, solo raramente supera la temperatura di 41°C: “E’ dannosa solo oltre i 41°C, ma questo valore è di solito causato da insulti cerebrali o colpi di calore e in tali casi non è responsiva al paracetamolo o all’aspirina”;

- che la febbre elevata possa determinare danni ai tessuti è un timore diffuso, ma mai dimostrato;

- non esiste un motivo urgente che imponga il trattamento di tutti gli stati febbrili, né la necessità di riportare sempre la temperatura corporea a livelli normali;

- l’aumento della temperatura, il valore che essa raggiunge, è indicativo delle forze di reazione del corpo: un indice delle sue capacità combattive. Le “infezioni rapidamente fatali” sono tali perchè non vi è alcuna forza combattiva, ed è sempre per questo motivo che le forze Vitali vengono talmente indebolite dall’infezione da non riuscire a sviluppare una febbre, o, al massimo, da svilupparne una molto bassa.

Riassumendo quanto abbiamo detto finora: LA FEBBRE E’ UN AUMENTO NECESSARIO DELLA TEMPERATURA CORPOREA, VOLTO A METTERE IL CORPO, O UNA SUA PARTE O PIU’ PARTI, NELLE CONDIZIONI DI AFFRONTARE IN MODO EFFICACE, E DI DISTRUGGERE, ALCUNI NEMICI DELLA VITA CHE MINACCIANO L’ORGANISMO NONCHE’ DIRETTO A PORRE RIMEDIO AD ALCUNI DANNI DA QUESTO SUBITI.

Il nostro organismo produce la febbre non solo come risposta alle aggressioni microbiche, ma anche per sbarazzarsi dalle tossine accumulate, in seguito ad un'alimentazione eccessiva o inappropriata, a periodi di stress e strapazzo psicofisico, sedentarietà, sovrappeso, ritenzione di cataboliti ecc. Il processo febbrile ha un’azione combustiva, dissipante, sciogliente e distruttiva sulle “tossine” accumulate e che indugiano nel nostro organismo sempre come un corpo estraneo dalle qualità fredde, collose, dense e pesanti (pensate al catarro, per esempio); non per niente nella Medicina Tradizionale si parla di queste tossine come qualcosa di “crudo” che deve essere appunto “cotto” per essere risolto. Quindi, qualche episodio di febbre all’anno, se ben sfruttato, può essere una straordinaria occasione per purificare il proprio organismo…e non solo. Certamente, dopo quanto si è detto, trovo quantomeno inopportuno l’atteggiamento di molti medici, e soprattutto dei pediatri, di somministrare gli antipiretici ogni 6 ore per mantenere sempre bassa la febbre.

FEBBRE E TUMORI

Abbiamo detto che la febbre mette i tessuti e tutto l’organismo nelle condizioni di reagire nel modo migliore possibile. Infatti, gli enzimi e molte altre sostanze di difesa prodotte dalle cellule funzionano solo in un ambiente acido e caldo. Ma c’è di più: mentre il nostro corpo reagisce verso un’infezione, contemporaneamente produce anche fattori antitumorali. “Raffreddare” in modo intempestivo l’organismo con farmaci antipiretici, antinfiammatori e antibiotici potrebbe non essere sempre una buona idea. Sulle lunghe, questo processo di calore non adeguatamente espresso potrebbe dar via a malattie più “fredde”, striscianti, poco sintomatiche, almeno inizialmente, come lo sono le malattie degenerative, sclerotiche e tumorali.

LA FEBBRE CI APRE LA PORTA DI UNA NUOVA VITA

La febbre cambia anche lo stato psichico in quanto muta il metabolismo ossidativo del cervello e la percezione del mondo dentro e fuori di noi. L’elevazione della temperatura corporea, se si mantiene nei limiti accettabili (39°C), ha effetti benefici non solo sul corpo (immunizzazione), ma anche sulla psiche. Infatti lo “sfebbrato” di un tempo nel quale non esistevano antibiotici e antipiretici, si sentiva “rigenerato” e come rinato, in quanto l’uscita dalla malattia segnava anche un ritorno a nuova vita.

Domenica, 27 Settembre 2015 05:28

PIU' CALCOLI RENALI CON BEVANDE ALLA COLA.

27-09-2015

Bere due o più lattine di bevande a base di cola al giorno, normali o dietetiche, espone ad un rischio doppio di contrarre malattie croniche renali e formare calcoli. Lo sostengono alcuni ricercatori del National Institutes of Health (Nih) che hanno pubblicato lo studio «Carbonated Beverages and Chronic Kidney Disease» su Epidemiology. Gli esperti hanno messo a confronto le abitudini alimentari di 932 soggetti del Nord Caroline, analizzando il periodo dal 1980 al 1982. La metà circa (465 persone) presentavano problemi renali cronici mentre 467 erano sane. Dall’analisi dei dati e dopo aver tenuto conto dei numerosi fattori di rischio che potevano portare ad eventuali problemi renali, è stato osservato che l’assunzione quotidiana di due o più lattine di bevande alla cola, anche dietetica, raddoppiava il rischio di contrarre malattie renali croniche e favoriva la formazione di calcoli renali.
Per capire perché questa associazione (cola-calcoli renali) l’attenzione si è rivolta all’acido fosforico, presente in gran quantità in queste bevande. Sembra infatti che l’acido fosforico, legando il calcio a livello delle ossa, oltre a provocare il deterioramento della struttura ossea, favorisca anche la formazione di calcoli quanto aumenterebbe la concentrazione e la precipitazione di cristalli prima e l’aggregazione poi, con la formazione di calcoli. I calcoli renali sono formati da calcio, ossalato, fosfati, acido urico e cistina. In meno del 2% dei casi si osservano calcoli di xantina, ipoxantina, colesterolo, acidi grassi e idrossiadenina. Spesso i calcoli di piccola dimensione vengono espulsi spontaneamente. Quelli che si arrestano nell’uretere causano dilatazione del rene, infezione e febbre, richiedendo un intervento endourologico per la sua estrazione, oppure il posizionamento di uno stent uretrale per consentire il passaggio delle urine e il successivo bombardamento del calcolo stesso con le onde d’urto.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3433753/

Sabato, 26 Settembre 2015 06:24

PERCHE’ LE DITA DIVENTANO RUGOSE IN ACQUA?

26-09-2015

Sarà capitato a tutti di restare ammollo in acqua per un certo periodo di tempo notando poi che i polpastrelli delle dita della mano sono diventati rugosi e raggrinziti. Perché succede? Si è sempre ritenuto che ciò fosse dovuto all’assorbimento dell’acqua, che faceva gonfiare i polpastrelli, invece, grazie a uno studio britannico pubblicato sulla rivista Biology Letters, gli scienziati della Newcastle University guidati dal biologo dell’evoluzione Tom Smulders hanno dimostrato che i polpastrelli grinzosi e rugosi favoriscono lo scorrimento dell’acqua e l’aderenza, aumentando la potenza della presa delle nostre mani su oggetti scivolosi e bagnati. Un piccolo accorgimento di cui necessitavano i nostri antenati per afferrare il cibo presente in acqua e aggrapparsi alle rocce: un retaggio evoluzionistico che ci portiamo dietro dai tempi più remoti della storia. Questo però non significa che le dita siano più forti, commenta lo studioso: "Le persone sono circa il 12% più rapide se le loro dita sono rugose. Ma al contempo le dita in queste condizioni potrebbero essere ferite più facilmente, o potrebbero alterare il tatto".

 

http://rsbl.royalsocietypublishing.org/content/9/2/20120999

http://www.nature.com/news/science-gets-a-grip-on-wrinkly-fingers-1.12175

http://www.bbc.com/news/science-environment-20951232

Sabato, 26 Settembre 2015 06:23

BERE MOLTA ACQUA: CHI L'HA DETTO CHE FA BENE?

26-09-2015

Chi l’ha detto che bere molta acqua fa bene alla salute? Nessuno! Questa la conclusione alla quale sono giunti due studiosi statunitensi dopo aver passato in rassegna tutti gli studi esistenti sui presunti (a questo punto tocca dirlo) benefici del consumare quotidianamente abbondanti quantità di acqua. Non esisterebbe alcuna prova infatti che bere oltre due litri di acqua al giorno, come raccomandato dagli esperti, sia una mano santa per l’ottenimento di effetti terapeutici e cosmetici. Eppure questa convinzione, della cui fondatezza, secondo gli studiosi di oltreoceano, non ci sono prove, è ormai talmente diffusa che l’elemento più semplice e prezioso di cui disponiamo in natura sembra diventato una sorta di panacea di tutti i mali. Quanti di noi infatti hanno trangugiato litri di acqua nella convinzione di depurare l’organismo, aiutare i reni a funzionare meglio, eliminare liquidi in eccesso, combattere la cellulite, idratare la pelle, favorire la motilità intestinale e persino dimagrire, solo per dirne alcune?
Quasi tutti, almeno un giorno nella vita, abbiamo tentato di tagliare l’agognato traguardo degli otto bicchieri d’acqua, spesso anche di malavoglia, perchè credevamo così di giovare alla nostra salute e al nostro aspetto fisico. Bene, secondo la ricerca dell’Università della Pennsylvania non è assolutamente provato che sia servito a qualcosa. Stanley Goldfarb, uno degli autori dello studio, definisce addirittura una leggenda metropolitana le benefiche virtù riconosciute al consumo massiccio di acqua. Certo però se nessuno degli studi esaminati è in grado di provare con assoluta certezza che bere molta acqua fa bene alla salute, neppure ne esiste qualcuno che possa affermare, o far sospettare, il contrario. In attesa di ulteriori ricerche, per non sbagliare, sarebbe meglio bere acqua solo quando si ha sete!

 

http://www.reuters.com/article/2008/04/03/us-water-health-idUSN0236679720080403

http://jasn.asnjournals.org/content/19/6/1041.full

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2008-04/ason-elo032808.php

Sabato, 26 Settembre 2015 06:22

LA MUSICA FA GUARIRE PRIMA E LENISCE I DOLORI.

26-09-2015

Ascoltare musica è un qualcosa che tutti, in misura maggiore o minore, facciamo. E’ un piacere per il corpo e la mente – quand’anche per lo spirito, se quella giusta. Ma, la musica, non si limita ad essere un piacere o uno svago: può infatti avere anche valenze terapeutiche, che si manifestano in modo evidente agendo perfino sul sistema immunitario e il sistema nervoso simpatico – quello deputato al controllo delle funzioni corporee involontarie. Che la musica possa pertanto essere come una specie di medicina è emerso da una revisione scientifica sistematica condotta dai ricercatori del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School di Boston (Usa).
Tra le tante azioni della musica sulla fisiologia umana, i ricercatori hanno scoperto che l’ascolto può ridurre i livelli circolanti dell’ormone cortisolo (il noto “ormone dello stress”). Il cortisolo è ritenuto giocare un ruolo chiave nell’aumentare l’attività metabolica e nell’interferire in negativo con l’azione del sistema immunitario. Questo stesso ormone, quando squilibrato, è stato per esempio associato a depressione e ansia. L’azione del cortisolo è strettamente collegata con l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, detto anche asse HPA, che è in sostanza un complesso in grado di influenzare le reazioni allo stress, regolando tra gli altri i processi digestivi, l’umore e le emozioni, la sessualità, l’energia e il suo immagazzinamento o spesa e, infine, il già citato sistema immunitario.
Lo studio revisionale pubblicato su Nutrition ha dunque inteso valutare gli effetti della musica nelle diverse situazioni cliniche. In alcune ricerche si è dimostrato che l’esporre all’ascolto della musica pazienti operati chirurgicamente riduceva in modo drastico i livelli di cortisolo, rinforzando la naturale capacità di guarire. Altri studi analizzati hanno mostrato come l’ascolto della musica riducesse l’incidenza dell’insufficienza cardiaca; fosse benefica per i neonati prematuri; stimolasse il sistema immunitario e la relativa immunità; promuovesse una migliore azione del sistema digestivo e, infine, riducesse la percezione del dolore. Quanto al dolore, diversi studi hanno dimostrato che la musica era in grado di far ridurre il ricorso agli antidolorifici, in particolare tra i pazienti chirurgici dopo un intervento. La musica dunque può divenire una sorta di medicamento, o aiuto al benessere agendo su diversi livelli e in diversi modi. E’ tuttavia chiaro che non tutta la musica può avere questo genere di effetti: deve essere infatti una musica armoniosa.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22858194

http://www.nutritionjrnl.com/article/S0899-9007(12)00077-9/fulltext

Sabato, 26 Settembre 2015 06:20

PERE CONTRO I POSTUMI DELLA SBORNIA.

26-09-2015

Mangiare pere contro i postumi della sbornia. Parola di uno studio di un istituto australiano di ricerca scientifica CSIRO che annovera tra gli effetti benefici di questo frutto la capacità di abbassare i livelli di alcol nel sangue. Attenzione, però, suggeriscono i ricercatori ad ABC News, è completamente inutile abbuffarsi del frutto, dopo aver alzato troppo il gomito. Basta bere una bella centrifuga di pere, ma rigorosamente prima di uscire.

 

http://www.abc.net.au/news/2015-07-27/pear-hangover-cure/6649948

24-09-2015

Che la stempiatura non sia sempre un dramma lo dicono gli scienziati dell'University of Washington School of Medicine di Seattle (USA) che hanno esaminato i dati di 2.000 uomini di età compresa tra 40 e 47 anni, la metà dei quali colpiti da cancro alla prostata. "Quello che abbiamo scoperto con nostra grande sorpresa - spiega Jonathan Wright, oncologo dell'ateneo USA - è che una calvizie precoce è associata con una riduzione del rischio di carcinoma prostatico che va dal 29% al 45%".

 

http://www.dailymail.co.uk/health/article-1258240/Good-news-bald-men-Hair-loss-halves-risk-prostate-cancer.html

Giovedì, 24 Settembre 2015 06:44

ATTENTI AI NUOVI TRATTAMENTI PER L’INFLUENZA.

24-09-2015

Una ricerca ha portato a quella che è forse la raccomandazione più ridicola per il trattamento dell’influenza: ancora e sempre le statine! I ricercatori hanno riportato che l’uso delle statine può ridurre il rischio di morte nei soggetti ricoverati per influenza. Ciò è particolarmente scandaloso, perché lo studio è gravemente lacunoso e progettato per rendere le statine utili per un’altra patologia. Per stabilire se le statine siano efficaci per l’influenza dovrebbero essere confrontati con un placebo. Invece, lo studio ha confrontato le statine con altri farmaci tossici, questa volta farmaci antivirali. Ciò che lo studio ha effettivamente dimostrato è che, molto probabilmente, i farmaci antivirali uccidevano le persone due volte più velocemente delle statine!
Nello studio pubblicato su The Journal of Infectious Disease, i ricercatori hanno esaminato i dati di 3.000 pazienti ricoverati con influenza. Il 33 per cento ha ricevuto le statine, mentre il resto ha ricevuto farmaci antivirali. I risultati hanno mostrato che le persone che non hanno ricevuto statine avevano doppia probabilità di morire. Uno degli autori dello studio è stato anche consulente di aziende farmaceutiche come Sanofi Pasteur, Novartis, Pfizer, Dynavax, e GlaxoSmithKline, mentre lo stesso studio è stato finanziato dall’Emerging Infections Program Cooperative Agreement of the U.S. Centers for Disease Control and Prevention (CDC), che ha anche preoccupanti legami con l’industria farmaceutica.

 

http://www.cbsnews.com/news/statins-reduce-flu-death-risk-by-half-study-shows/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22170954

24-09-2015

L’olio di oliva contiene, oltre all’acido oleico (monoinsaturo), anche molecole antiossidanti (specie nella versione extravergine), alle quali oggi si attribuisce gran parte delle proprietà preventive dell’extravergine sul rischio cardiovascolare e metabolico. Le evidenze sono relativamente chiare nelle popolazioni europee, soprattutto dell’area mediterranea, mentre i dati relativi alla popolazione statunitense sono meno numerosi. Il Nurses’ Health Study, condotto negli Stati Uniti coinvolgendo 116.671 infermiere di età compresa tra 37 e 65 anni, seguite per 22 anni, ha valutato anche l’assunzione quotidiana di olio di oliva, correlandolo con il rischio di sviluppo di diabete di tipo 2. È emerso che, tra le donne che assumevano uno o più cucchiai di olio di oliva al giorno (almeno 8 g/die), al posto di margarine, burro o maionese, il rischio di diabete di tipo 2 risultava significativamente ridotto (-10% circa, in analisi multivariata). L’effetto protettivo si osservava sia valutando l’effetto dell’olio di oliva utilizzato per condire l’insalata e sia considerando quello utilizzato per preparare i cibi, o consumato con il pane: dimostrando che l’olio non è semplicemente il marcatore di un adeguato apporto di vegetali crudi, ma svolgerebbe un reale effetto protettivo. Lo studio non ha tuttavia valutato separatamente l’effetto dei vari oli di oliva (normale, vergine o extravergine): sono quindi necessari ulteriori indagini al proposito.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26156740

Bonus William Hill
Bonus Ladbrokes

Copyright © 2014-2024 Naturopata Angelo Ortisi - Tutti i diritti riservati.

Powered by Warp Theme Framework
Premium Templates