Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Martedì, 18 Marzo 2014 19:09

PREDISPOSIZIONE GENETICA DEL GRUPPO A

Quella che lega lo sviluppo del cancro alle affinità strutturali dell’antigene del gruppo A è un’ipotesi solida e ben documentata in letteratura medica. Ci sono però altre caratteristiche biologiche del gruppo A che sembrano contribuire alla sua particolare vulnerabilità verso i tumori maligni. Forse il secondo fattore in ordine di importanza è il maggiore “spessore”, o viscosità, del sangue di questo gruppo, con una più pronunciata tendenza a formare coaguli.

Ecco l’ipotesi:

- Il fattore di von Willebrand e il fattore VIII. E’ stato osservato che quando avviano la metastasi, le cellule cancerose si legano spesso alle piastrine, entrando per questa via nella circolazione sanguigna. Come può succedere? Le cellule cancerose umane producono un recettore di una glicoproteina anomala delle piastrine, che favorisce lo sviluppo delle interazioni adesive necessarie per avviare la metastasi. Il fattore di von Willebrand (vWF) e il fattore VIII (proteine del siero) sono una sorta di colla molecolare utilizzata dalle piastrine per aderire alle proteine coagulanti disposte lungo le pareti dei vasi sanguigni. Di questa medesima colla si serve la glicoproteina delle piastrine per aderire alle cellule cancerose. Analizzando il plasma di persone con diffuse metastasi si sono riscontrati livelli del fattore di von Willebrand e del fattore VIII più elevati (per il vWF addirittura quasi doppi) rispetto ai soggetti sani, probabilmente a causa della carenza nei primi di quantitativi adeguati di un enzima necessario a ridurre i due fattori nella loro forma inattiva.

- Fibrinogeno. Come nei casi dello stress, delle cardiopatie e del diabete, le ricerche hanno dimostrato che i soggetti di gruppo A presentano livelli più alti di viscosità del sangue rispetto agli altri gruppi sanguigni. La ragione è semplice: nel loro sangue è presente in concentrazioni più elevate una sostanza coagulante, il fibrinogeno. Si tratta di una proteina che interviene in “casi di emergenza”, per rispondere rapidamente a patologie infiammatorie e guarire ferite. Presente in quantità massicce nel sangue di persone affetti da cancro, si è ipotizzato che contribuisca alla loro perdita di peso e ne abbrevi la sopravvivenza. Come il vWF e il fattore VIII, anche il fibrinogeno contribuisce ad innescare il processo di interazioni adesive attraverso il quale le cellule cancerose possono attaccarsi alle piastrine e alle pareti dei vasi sanguigni e dare il via alla diffusione delle metastasi. Nel sangue delle persone di gruppo A, il vWF e il fattore VIII sono presenti in concentrazioni maggiori che negli altri gruppi sanguigni, ed è probabilmente questa la ragione della sua maggiore viscosità. Poichè queste persone tendono anche a presentare livelli più alti di fibrinogeno, la combinazione dei due fattori di viscosità del sangue accresce ancora più la loro particolare vulnerabilità al cancro.

Martedì, 18 Marzo 2014 19:08

T E TN: GLI ANTIGENI DEL CANCRO

Molte cellule maligne (per esempio quelle presenti nel cancro del seno e in quello dello stomaco) sviluppano un marker tumorale noto con la denominazione di antigene di Thomsen-Friedenreich (o antigene T). Questo antigene, che generalmente è inibito nelle cellule sane, si attiva quando queste si trasformano in cellule cancerose. E’ talmente raro che l’antigene T si attivi nei tessuti sani, perchè il nostro organismo produce anticorpi specifici contro di esso; e ancora più rara è la presenza in cellule sane dell’antigene Tn (un antigene T non altrettanto sviluppato). La buona notizia è che tutti disponiamo per natura di anticorpi contro gli antigeni T e Tn, ossia di una risposta immunitaria automatica contro le cellule che recano questi marker. La generazione di questi anticorpi è principalmente stimolata dalla flora intestinale, ma anche in questo caso il gruppo sanguigno svolge un ruolo importante, perchè influisce sulla loro quantità e sul livello della loro attività contro gli antigeni T e Tn. Poichè gli antigeni T e Tn presentano alcune affinità strutturali con gli antigeni del gruppo A, non sorprende che gli appartenenti a tale gruppo disponga nei loro confronti della risposta immunitaria più debole. Il fatto è che gli antigeni T e Tn e quelli del gruppo sanguigno A sono, dal punto di vista immunologico, molto simili, in quanto hanno in comune lo zucchero terminale della catena (per tutti e tre è la N-acetilgalattosammina). I ricercatori sono giunti a concludere che l’antigene Tn è, in senso ampio, un antigene affine a quello del gruppo A. L’ipotesi ha ovvie conseguenze: disponendo di meno anticorpi contro gli antigeni T e Tn e di un sistema immunitario disorientato e poco incline ad attaccarli, è evidente che le persone di gruppo A si trovano in una posizione immunologicamente svantaggiata quando devono fronteggiare cellule che portano quei marker tumorali. In una situazione ideale il sistema immunitario sarebbe per natura predisposto a combattere contro cellule dotate di strutture incomplete o anormali, proprio come farebbe nel caso di un’invasione virale di qualunque genere. Ma in questo caso le persone dei gruppi A e AB partono già con uno svantaggio immunologico, poichè il loro sistema immunitario non riesce a riconoscere con chiarezza il pericolo incombente. Alcuni dei tumori più aggressivi si sviluppano in concomitanza con livelli bassi dell’anticorpo anti-Tn, come è stato osservato in particolare per il cancro del seno. Gli antigeni T e Tn sono presenti in grandi quantità anche nelle cellule cancerose dello stomaco. E’ curioso notare che circa un terzo dei giapponesi presentano l’antigene T in tessuti dello stomaco apparentemente sani; il fatto è anomalo, ma ci può aiutare a comprendere come mai la frequenza del cancro dello stomaco in Giappone sia tra le più alte del mondo. Poichè i succhi gastrici sono normalmente ricchi di antigeni del gruppo sanguigno, non è azzardato supporre che le persone dei gruppi A e AB abbiano difficoltà a riconoscere gli antigeni T come marker tumorali e non siano in grado di scatenare contro di loro una risposta immunitaria particolarmente efficace. L’abbondante secrezione di antigeni A nel cancro dello stomaco non è prerogativa esclusiva dei soggetti di gruppo A, tant’è vero che grandi quantità di questo antigene sono state individuate anche in tumori dello stomaco, peraltro meno comuni, di persone appartenenti ai gruppi B e 0. Sembra che lo sviluppo delle cellule cancerose dello stomaco comporti necessariamente una mutazione del gene AB0, che si riflette nella produzione di antigeni A anche quando la persona colpita è di un altro gruppo sanguigno. Naturalmente disporre di antigeni del gruppo 0 o del gruppo B, capaci di attaccare sostanze strutturalmente simili all’antigene A, come quelle contenute nelle cellule cancerose, offre a questi gruppi sanguigni un vantaggio considerevole. Sembra inoltre che le cellule precancerose e cancerose dello stomaco e dell’intestino tendono a perdere gli antigeni dei gruppi 0 e B, rendendo ancora più agevole il loro riconoscimento da parte del sistema immunitario di questi gruppi sanguigni.

La diffusione del cancro in parti distanti del corpo è chiamata metastasi, un fenomeno complesso che si sviluppa attraverso una serie di fasi successive:

- invasione dei siti primari;

- ingresso nel sangue o nei vasi linfatici;

- trasporto;

- migrazione dai vasi sanguigni ai tessuti e crescita nei siti target.

Alcune ricerche hanno evidenziato che la presenza di certi tipi di antigeni - carboidrati nelle cellule cancerose è in stretta relazione non solo con il meccanismo della diffusione delle metastasi e con la loro distribuzione nei diversi organi, ma anche con la prognosi della malattia. La metastasi per via linfatica è stata posta in relazione con la presenza di carboidrati a base di mucine (antigene Tn e antigeni affini al Tn), mentre non sono state riscontrate somiglianze significative tra i carboidrati relativi alle metastasi di origine ematica nei diversi tipi di tumori. In questi casi una valida indicazione per la prognosi sembrava essere la presenza degli antigeni dei gruppi sanguigni, benchè la correlazione individuata variasse a seconda del tipo di tumore considerato. I risultati di queste ricerche indicano che almeno in una certa misura, le molecole adesive e/o i carboidrati sono fattori determinanti per lo sviluppo delle metastasi e di riflesso per la prognosi dei tumori. L’annullamento o la riduzione degli antigeni nei gruppi A e B si correla con malignità e potenziale metastatico, in quanto denuncia la scomparsa delle caratteristiche adesive che le cellule cancerose registrano quando perdono gli antigeni del gruppo sanguigno. Quando le cellule perdono l’antigene sembrano smarrire anche la capacità di produrre molte delle proteine che fanno aderire le cellule tra di loro, come le integrine, che normalmente presentano sui loro recettori un antigene simile a quello adibito al controllo del movimento della cellula. Poichè per produrre i recettori delle integrine che tengono unite le cellule è necessaria la presenza degli antigeni dei gruppi sanguigni, la loro mancanza rende le cellule tumorali capaci di muoversi e migrare liberamente attraverso l’organismo. Nei tumori maligni la perdita dell’antigene del gruppo sanguigno e la migrazione cellulare che ne consegue sono le fasi del processo che chiamiamo metastasi. Gli organi e i tessuti che in condizioni normali non producono antigeni si comportano in modo opposto: quando diventano cancerosi, acquisiscono gli antigeni dei gruppi sanguigni. A volte, come è stato osservato nel caso della tiroide e del colon, i cambiamenti che concernono l’espressione dell’antigene del gruppo sanguigno in un certo organo influenzano ciò che avviene in un altro organo.

Martedì, 18 Marzo 2014 19:06

CANCRO E LECTINE

Shakespeare scrisse: “Anche nelle cose diaboliche c’è qualcosa di buono”. Questa affermazione, per qualche aspetto, si adatta ai farmaci utilizzati contro il cancro i quali svolgono la loro azione tossica a fini benefici. L’impiego delle lectine in campo oncologico trova una sua giustificazione nel fatto che queste sostanze sono in grado di agglutinare le cellule cancerose; così facendo, esse agiscono come una sorta di catalizzatore delle funzioni immunitarie che si mettono in moto per proteggere le cellule sane. Ma come può avvenire tutto questo? In circostanze normali, la cellula è in grado di produrre gli zuccheri di superficie in modo specifico e controllato. Nelle cellule tumorali, invece, il rimaneggiamento del materiale genetico fa sì che questi meccanismi di controllo vadano perduti e, pertanto, gli zuccheri presenti nella membrana cellulare vengono prodotti in quantità eccessive. E’ proprio per questo che le cellule degenerate sono cento volte più sensibili agli effetti agglutinanti di specifiche lectine. Se si allestiscono due colture, una contenente cellule normali, l’altra cellule maligne, e vi si aggiunge un’eguale dose di lectina appropriata, nella prima si osserverà una reazione di agglutinazione modesta, mentre nell’altra l’aggregazione sarà imponente. Gli ammassi formati da centinaia o migliaia di cellule cancerose attivano il sistema immunitario il quale invia in circolo cellule con la funzione di ricognitori che hanno il compito di scovare il nemico e distruggerlo. La letteratura scientifica è ricca di informazioni relative alle lectine, largamente impiegate in campo oncologico per studi di biologia molecolare: esse infatti funzionano come sonde che aiutano a identificare la struttura di antigeni posseduti solo dalle cellule cancerose. A parte questo, il loro impiego è assai limitato. Un vero spreco, se si considera la grande varietà di lectine reperibile nei comuni alimenti. Utilizzando queste potenzialità ancora inespresse, e correlandole a tutto ciò che sappiamo sui gruppi sanguigni, è possibile aiutare gli ammalati di cancro ad aumentare le loro possibilità di sopravvivenza.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:33

ANTIBIOTICI E CURE DENTALI

Le persone con difetti a carico delle valvole cardiache devono assumere antibiotici prima di sottoporsi ad interventi odontoiatrici. Si tratta di una misura preventiva per impedire che i batteri insediati a livello dei denti ammalati vadano a localizzarsi sulla valvola difettosa, creando seri problemi al cuore. Certi dentisti, soprattutto nei paesi anglosassoni, hanno esteso questa indicazione anche alle persone che non hanno difetti valvolari e tendono ad utilizzare sempre la profilassi antibiotica. Se per qualsiasi motivo non volete assumere antibiotici, o se siete allergici e volete evitare complicazioni, provate ad usare l’idraste, un rimedio erboristico dotato di una certa attività antistreptococcica.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:32

GLI ANTIBIOTICI PER IL TIPO B E AB

Le persone di tipo B e AB dovrebbero evitare di assumere antibiotici appartenenti alla classe dei fluorchinolonici come la norfloxacina, la ciprofloxacina, l’enoxacina e la pefloxacina. Se queste precauzioni non fossero praticabili, sorvegliate attentamente le reazioni del vostro fisico, pronti a cogliere i primi segni di effetti indesiderati come, per esempio, disturbi della vista, confusione, capogiri o insonnia. In questi casi avvertite immediatamente il vostro medico curante. Non tutte le persone di tipo B e AB in cura con fluorchinolonici svilupperanno effetti indesiderati: semplicemente in questi gruppi sanguigni si riscontrano con una frequenza superiore.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:32

GLI ANTIBIOTICI PER IL TIPO A

Le persone di tipo A reagiscono molto bene agli antibiotici appartenenti alla classe delle cefalosporine e, in molti casi, anche alle penicilline e ai sulfamidici. Questi antibiotici sono preferibili alle tetracicline e ai macrolidi più recenti. Quest’ultimi, infatti, potrebbero provocare disturbi digestivi e interferire con il metabolismo del ferro. Se fosse proprio necessario ricorrere a un macrolide, meglio orientarsi su prodotti più vecchi come, per esempio, l’eritromicina.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:31

GLI ANTIBIOTICI PER IL TIPO 0

Il sistema immunitario delle persone di tipo 0 è molto sensibile agli antibiotici appartenenti alla classe delle penicilline, che andrebbero quindi evitate, mentre i sulfamidici possono a volte determinare la comparsa di arrossamenti cutanei transitori. Tra gli antibiotici poco adatti ci sono anche i macrolidi come, per esempio, l’eritromicina, la spiramicina e la claritromicina che possono accentuare la tendenza al sanguinamento, ancor più se contemporaneamente si assumono farmaci anticoagulanti. Gli antibiotici appartenenti alla classe delle cefalosporine, hanno un meccanismo d’azione simile alle penicilline, ma con minori effetti collaterali, e pertanto, sono meglio tollerati.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:31

PRO E CONTRO DEGLI ANTIBIOTICI

L’uso indiscriminato degli antibiotici costituisce uno dei problemi più seri della medicina perché responsabile della selezione di ceppi di batteri resistenti. E pensare che seguendo un’alimentazione appropriata ed evitando lo stress sarebbe possibile ridurre drasticamente il ricorso a questi farmaci. Quando un germe penetra nel nostro organismo deve passare un pò di tempo prima che il sistema immunitario si metta in moto. E’ un pò come chiamare il 118 in situazioni d’emergenza: tutti sappiamo benissimo che i soccorritori non arriveranno immediatamente. Gli antibiotici, invece, raggiungono i responsabili dell’infezione in un batter d’occhio, ma al tempo stesso tolgono la comunicazione con il 118 del nostro organismo: il sistema immunitario. In pratica questi farmaci “spengono” la risposta immunitaria perchè non ne hanno bisogno: possono combattere l’infezione da soli. Non appena la temperatura sale oltre i 38 gradi molti si affrettano a smorzare la febbre con gli antibiotici, dimenticando che il rialzo termico è un segno estremamente utile poichè indica che l’organismo sta spendendo una grande quantità di energia per debellare il nemico (in altre parole, il rialzo termico è un mezzo di autodifesa del nostro organismo). Molti studi hanno dimostrato che la maggior parte delle persone sono in grado di affrontare e vincere le infezioni più comuni senza bisogno degli antibiotici. Questi farmaci, infatti, immobilizzano o uccidono gran parte dei responsabili del disturbo, ma il colpo di grazia lo danno al sistema immunitario. Permettendo invece all’organismo di affrontare la battaglia con le proprie armi egli riesce a memorizzare con grande efficacia le caratteristiche antigeniche del nemico e ad elaborare anticorpi estremamente specifici che, in caso di nuovo assalto, entreranno rapidamente in funzione. Spesso l’uso prolungato di antibiotici altera il normale equilibrio della flora batterica intestinale, provocando diarrea oppure facilitando lo sviluppo di infezioni da lieviti. L’uso di integratori a base di Bifidobatteri e Lattobacilli contribuiscono a prevenire questi disturbi. Ovviamente ci sono battaglie che devono per forza essere combattute con gli antibiotici. In questo caso è facile che vi venga prescritta anche l’assunzione di bromelina, enzima che aiuta l’antibiotico a penetrare meglio nei tessuti infetti. Visto che la bromelina viene estratta dall’ananas, anzichè assumere altri farmaci che la contengono, potete aiutarvi mangiando o bevendo il succo di questo frutto. Un altro aspetto molto importante riguarda il tipo di antibiotico più adatto nel singolo caso: non tutte le infezioni possono essere trattate con i medesimi farmaci perchè ogni antibiotico ha uno spettro d’azione abbastanza specifico (lo spettro d’azione dipende molto dalla grandezza della molecola, più è grande, minore sarà lo spettro d’azione). Tuttavia, all’interno di queste limitazioni, bisogna tener conto anche di altri fattori tra i quali, in prima linea, va ricordato il gruppo sanguigno. Resta comunque il fatto che solo il medico possiede gli strumenti necessari per compiere queste scelte: in tema di terapia con antibiotici è sicuramente da bandire ogni autoprescrizione.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:30

INTEGRATORI ERBORISTICI PER IL TIPO AB

Gli integratori erboristici per il tipo AB sono gli stessi del tipo A. Qui la componente genetica del tipo A, prevale su quella B, pertanto i fattori di rischio sono uguali a questo gruppo sanguigno.

 

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