Angelo Ortisi
GLI ORMONI DELLO STRESS
Il momento critico nella risposta allo stress si presenta quando le ghiandole surrenali iniziano a rilasciare gli ormoni dello stress. Ce ne sono di due tipi, le catecolammine e il cortisolo, entrambi strettamente legati al gruppo sanguigno. Reagendo allo stress, le ghiandole surrenali immettono in circolo due catecolammine: l’epinefrina, più nota come adrenalina, e la norepinefrina, detta anche noradrenalina. Entrando nella circolazione sanguigna queste due potenti sostanze chimiche innescano immediatamente una catena di fenomeni fisiologici: aumenta il ritmo cardiaco, sale la pressione sanguigna, calano le capacità digestive e crescono eccitazione e attenzione, in conseguenza di uno spostamento complessivo delle risorse personali verso la lotta, la fuga, l’azione o qualche altra forma di attività fisica. Il cortisolo è invece un ormone metabolico che ha il compito di demolire i tessuti muscolari per convertire rapidamente le proteine in energia. Le ghiandole surrenali di fronte a una situazione traumatica, immettono in circolo consistenti quantitativi di cortisolo: ciò succede, per esempio, per esposizione al freddo, alla fame, alle emorragie, alle operazioni chirurgiche, alle infezioni, alle ferite, al dolore e persino in seguito a un’attività fisica eccessivamente intensa. L’aumento della concentrazione di quest’ormone nell’organismo è innescato anche dagli stress emotivi e psicologici. Senza cortisolo non potremmo sopravvivere, dal momento che è grazie a esso che siamo capaci di trovare la via per districarci da situazioni pericolose. Però è un’arma a doppio taglio: se ai giusti livelli riduce le infiammazioni, attenua le tendenze allergiche e aiuta a guarire danni a tessuti o ferite, a livelli eccessivi provoca l’effetto contrario. Così ulcere, pressione sanguigna elevata, malattie cardiache, perdita di tono muscolare, invecchiamento della pelle, aumento del rischio di fratture ossee e insonnia sono solo alcune delle conseguenze più comuni di un’intossicazione da cortisolo. Se poi la sovrapproduzione di cortisolo diventa cronica, allora viene gravemente danneggiato anche il sistema immunitario e l’organismo diventa estremamente vulnerabile alle infezioni virali. Alti livelli di cortisolo sono responsabili dell’annebbiamento mentale durante la giornata, conosciuto anche come disfunzione cognitiva diurna. E’ noto d’altronde che i soggetti affetti da morbo di Alzheimer e demenza senile presentano livelli di cortisolo cronicamente elevati.
I MECCANISMI DELLO STRESS
Sotto l’effetto di circostanze stressanti a livello sia fisiologico sia emotivo, il nostro corpo si difende invertendo le polarità, vale a dire, modificando l’equilibrio relativo del sistema nervoso autonomo (o automatico). Esso, in realtà, è formato dall’insieme di due sistemi distinti: il sistema nervoso simpatico è responsabile della risposta iniziale di “lotta o fuga”, mentre quello parasimpatico ha il compito di rilassare il sistema nervoso una volta che l’evento che ha fatto scattare l’allarme si è esaurito. Il funzionamento appropriato di entrambi i sistemi è uno dei fattori fondamentali per la salute dell’intero organismo. Insieme, i due rami del sistema nervoso comunicano con il sistema endocrino e gli organi interni per assicurare che tutto funzioni al meglio per rispondere adeguatamente a un’ampia gamma di potenziali pericoli. La chiave per il funzionamento corretto del sistema nervoso è l’equilibrio: i problemi nascono quando una delle due componenti del sistema assume un ruolo predominante per periodi di tempo prolungati. Lo stress cronico ha un effetto paragonabile a quello di un peso posto su uno dei piatti della bilancia: fa pendere la bilancia in favore del sistema simpatico a spese di quello parasimpatico. Ma poichè molte delle attività del nostro organismo associate alla salute sono determinate dall’azione del sistema parasimpatico, se la bilancia resta squilibrata troppo a lungo l’organismo inevitabilmente si inceppa. Il meccanismo normale di risposta allo stress coinvolge l’azione sincronizzata di tre ghiandole endocrine: ipotalamo, ipofisi e surrenali. Chiameremo questa azione congiunta con il nome di asse HPA. In condizioni normali, i controlli e gli equilibri incorporati in questo anello di feedback interrompono l’asse HPA non appena si conclude l’evento stressante. Purtroppo però, condizioni di stress prolungato impediscono il buon funzionamento dell’asse e dell’anello di feedback, sicchè l’ipotalamo diventa meno sensibile alle segnalazioni che lo avvertono che è arrivato il momento di interrompere la produzione dell’ormone messaggero.
INSORGE LO STRESS
- L’ipotalamo, una ghiandola posta nel cervello, rilascia un messaggero molecolare chiamato corticotropina, un ormone di rilascio.
- L’ormone messaggero avverte l’ipofisi di rilasciare l’ormone adrenocorticotropo (ACTH).
- L’ACTH segnala alle ghiandole surrenali di immettere in circolo gli ormoni dello stress, cioè l’adrenalina e il cortisolo.
TERMINA LO STRESS
- L’ipotalamo viene avvertito di cessare la produzione dell’ormone messaggero.
- Viene ristabilita l’omeostasi, cioè l’equilibrio.
IL RAPPORTO STRESS/ESERCIZIO FISICO NEL TIPO AB
I soggetti di tipo AB hanno un rapporto stress/esercizio fisico del tutto simile ai soggetti appartenenti al gruppo sanguigno A. Per conoscere l’attività fisica più consona per voi, occorre guardare il profilo di questi soggetti, che sono simili a voi per quanto riguarda le reazioni allo stress e il programma settimanale di esercizi fisici.
IL RAPPORTO STRESS/ESERCIZIO FISICO NEL TIPO B
Le persone di tipo B mostrano la loro tendenza a ricercare sempre una condizione di equilibrio anche nella risposta allo stress che, infatti, consiste in una via di mezzo tra l’iperattività mentale del tipo A e l’aggressività fisica del tipo 0. I motivi di questo comportamento sono insiti, come al solito, nel materiale genetico ereditato dai nostri antenati, più precisamente nella necessità di adattarsi a una situazione ambientale estremamente variegata. I primi uomini di gruppo B dovevano avere il coraggio e la resistenza fisica indispensabili per conquistare nuovi territori, ma anche pazienza e spirito di collaborazione per insediarsi stabilmente. Non a caso, il gruppo sanguigno di tipo B si è sviluppato nel contesto di due popolazioni molto diverse: i conquistatori nomadi, e i contadini stanziali. Oggi queste persone riescono a gestire molto bene lo stress proprio perchè abituate da secoli a fronteggiare situazioni insolite. Sono in definitiva, meno portate alla contrapposizione rispetto al tipo 0, ma anche più caricate fisicamente rispetto al tipo A. L’attività fisica deve pertanto soddisfare queste opposte esigenze, essere cioè non troppo impegnativa nè sul piano fisico nè su quello mentale. E possibilmente, deve coinvolgere anche altre persone. Le escursioni a piedi o in bicicletta, le arti marziali meno violente, il tennis e gli esercizi aerobici rappresentano un ottimo sfogo allo stress. Da bandire, invece, gli sport troppo competitivi come il calcio o la pallacanestro. Il programma settimanale più adatto al tipo B comprende tre giorni dedicati all’esercizio fisico più intenso e due dedicati ad attività rilassanti.
Aerobica | 45-60 Min. | 3 volte la settimana | |||
Tennis | 45-60 Min. | 3 volte la settimana | |||
Arti marziali | 30-60 Min. | 3 volte la settimana | |||
Ginnastica ritmica | 30-45 Min. | 3 volte la settimana | |||
Escursioni a piedi | 30-60 Min. | 3 volte la settimana | |||
Escursioni in bicicletta | 45-60 Min. | 3 volte la settimana | |||
Camminare in fretta | 30-60 Min. | 3 volte la settimana | |||
Jogging | 30-45 Min. | 3 volte la settimana | |||
Sollevamento pesi | 30-45 Min. | 3 volte la settimana | |||
Golf | 60 Min. | 2 volte la settimana | |||
Tai Chi | 45 Min. | 2 volte la settimana | |||
Hata Yoga | 45 Min. | 2 volte la settimana |
IL RAPPORTO STRESS/ESERCIZIO FISICO NEL TIPO A
La reazione delle persone di tipo A al primo stadio dello stress (stadio di allarme), è di tipo intellettuale: l’adrenalina liberata nell’organismo stimola i centri nervosi producendo ansia, irritabilità e iperattività. A lungo andare, questa situazione mina l’efficienza del sistema immunitario lasciando la porta aperta alle infezioni, alle malattie cardiache e anche a varie forme di tumore. Per contrastare gli effetti dello stress cronico non c’è che una soluzione: adottare tecniche di rilassamento, come lo yoga o la meditazione, in modo da fuggire alla morsa della tensione. Il Tai Chi Chuan – i movimenti lenti e solenni che costituiscono la componente rituale della boxe cinese – e l’Hata Yoga – il sistema di stiramento muscolare adottato dagli indiani – raggiungono in pieno l’obiettivo. Anche alcuni esercizi isotonici leggeri (esercizi che determinano l’accorciamento del muscolo), come le escursioni a piedi, il nuoto e la bicicletta, possono essere di grande aiuto. Praticare attività ad azione rilassante non significa evitare qualsiasi tipo di sforzo fisico: il nocciolo della questione non è tanto la fatica in sè, quanto il coinvolgimento mentale nell’esercizio fisico. Gli sport molto competitivi, per esempio, esauriscono l’energia fisica, ma non quella mentale, che al contrario, è proprio quella che le persone di tipo A devono scaricare. Gli esercizi riportati nella tabella che segue sono tutti ottimi, basta rispettare la durata indicata per ciascun tipo di attività fisica. Per raggiungere un buon grado di distensione è necessario praticare uno o più esercizi tre o quattro volte alla settimana.
Tai Chi | 30-45 Min. | 3-5 volte la settimana | |||
Hata Yoga | 30 Min. | 3-5 volte la settimana | |||
Arti marziali | 60 Min. | 2-3 volte la settimana | |||
Golf | 60 Min. | 2-3 volte la settimana | |||
Camminata veloce | 20-40 Min. | 2-3 volte la settimana | |||
Nuoto | 30 Min. | 3-4 volte la settimana | |||
Danza | 30-45 Min. | 2-3 volte la settimana | |||
Sport aerobici (leggeri) | 30-45 Min. | 2-3 volte la settimana | |||
Stretching | 15 Min. | Ogni volta che fate un esercizio |
IL RAPPORTO STRESS/ESERCIZIO FISICO NEL TIPO 0
Il segreto per volgere in positivo gli effetti dello stress è racchiuso nel nostro gruppo sanguigno. Come già accennato precedentemente, il problema non è lo stress in sè, quanto il nostro modo di rispondere alle situazioni stressanti: ciascun gruppo sanguigno è capace di dominarle utilizzando reazioni istintive geneticamente programmate. Se siete di tipo 0, avrete una risposta allo stress di tipo prevalentemente fisico, molto simile a quello dei vostri antenati cacciatori. Gli effetti dello stress si concentreranno pertanto sui muscoli. Il vostro gruppo sanguigno è infatti programmato per reagire alle situazioni allarmanti con una vera e propria esplosione di energia fisica che, se correttamente indirizzata, può trasformarsi in un’esperienza oltremodo positiva. Praticando un’attività fisica regolare e intensa, il soggetto di tipo 0 in buone condizioni di salute potrà tenere sotto controllo il peso corporeo, equilibrare le reazioni emotive e rinforzare il senso di autostima. Chi desidera dimagrire deve optare per attività particolarmente onerose dal punto di vista fisico perchè sono proprio quest’ultime che aumentano l’acidità dei tessuti muscolari e incrementano la combustione dei grassi. Sappiamo che l’acidità muscolare è il risultato di una condizione chiamata chetosi, il segreto che consentì ai nostri antenati di sopravvivere. E sicuramente non ci furono mai uomini di Cro-Magnon in sovrappeso! Se la persona di tipo 0 non riesce a rispondere allo stress nel modo che le è più congeniale, rischia di rimanere travolta durante quello che viene definito “stadio di esaurimento”, quando cioè si esauriscono gli effetti della tempesta ormonale. Questa fase è caratterizzata dalla comparsa di manifestazioni psicologiche come depressione, affaticamento o insonnia, tutte legate al cospicuo rallentamento del metabolismo. A lungo andare, la cronica mancanza di uno sfogo fisico all’energia accumulata durante lo stress può rendervi più vulnerabili nei confronti di malattie infiammatorie e autoimmunitarie come l’artrite e l’asma, oppure di disturbi come il sovrappeso o addirittura l’obesità. Gli esercizi riportati nella tabella che segue sono tutti ottimi per il gruppo sanguigno 0. Ma dovete rispettare la durata indicata per ciascun tipo di esercizio perchè per stimolare il metabolismo è necessario aumentare la frequenza cardiaca. Potete scegliere, alternativamente, i diversi tipi di attività fisica inclusi nell’elenco, oppure decidere di dedicarvi a una sola; l’importante è praticarla per il tempo e la frequenza settimanale consigliata.
Aerobica | 40-60 Min. | 3-4 volte la settimana | |||
Nuoto | 30-45 Min. | 3-4 volte la settimana | |||
Jogging | 30 Min. | 3-4 volte la settimana | |||
Sollevamento pesi | 30 Min. | 3 volte la settimana | |||
Tapis-roulant | 30 Min. | 3 volte la settimana | |||
Arti marziali | 60 Min. | 2-3 volte la settimana | |||
Sport di contatto | 60 Min. | 2-3 volte la settimana | |||
Ginnastica ritmica | 30-45 Min. | 3 volte la settimana | |||
Bicicletta o cyclette | 30 Min. | 3 volte la settimana | |||
Danza | 40-60 Min. | 3 volte la settimana | |||
Pattinaggio sul ghiaccio | 30 Min. | 3-4 volte la settimana | |||
Calcio | 90 Min. | 3 volte la settimana |
IL RAPPORTO STRESS/ESERCIZIO FISICO
Il cibo non è l’unico responsabile del nostro stato di benessere. E’ importante anche il modo con cui il corpo utilizza le diverse sostanze nutritive. E a questo proposito, vale la pena parlare dello stress, un problema di grande attualità. Frasi come “Oggi sono veramente stressato”, oppure “Il mio vero problema è lo stress”, sono all’ordine del giorno. Certo, è vero che lo stress incontrollato può favorire la comparsa di molti disturbi, ma pochi sanno che in realtà ciò che indebolisce il sistema immunitario non è tanto lo stress in sè quanto la nostra reazione nei confronti di una situazione stressante. Questa reazione accompagna l’uomo sin dalla sua comparsa sulla terra. E’ un mezzo che il nostro organismo utilizza per rispondere ai pericoli. Immaginate di essere un uomo primitivo. Giacete nella notte fonda accanto ai vostri compagni che dormono. Improvvisamente un’enorme belva balza in mezzo a voi. E’ vicinissima e potete sentire il suo fiato caldo sulla pelle. L’amico che dorme accanto a voi viene afferrato e dilaniato. Come vi comportate? Brandite un’arma e affrontate la belva? Oppure scattate in piedi e fuggite a gambe levate per salvare la vostra vita? La risposta dell’organismo allo stress si è evoluta e raffinata nell’arco di millenni. Ma sostanzialmente, è un riflesso, un istinto animale, un meccanismo che ha consentito all’uomo di fronteggiare situazioni estremamente gravi. Quando avvertiamo un pericolo inneschiamo, senza saperlo, una serie di meccanismi biologici che culminano in una reazione di attacco o fuga. Essa ci consente di affrontare o evitare situazioni intollerabili, dal punto di vista sia fisico sia psichico. Immaginate adesso un altro scenario. State dormendo tranquillamente nel vostro letto. Tutto è tranquillo e silenzioso. Improvvisamente la notte è squarciata da un boato. I muri, le finestre e perfino il vostro letto iniziano a tremare. Vi siete svegliati, non è vero? E come vi sentite? Probabilmente terrorizzati e con il cuore che batte all’impazzata. Messe in allarme, l’ipofisi e le ghiandole surrenali hanno rilasciato nel sangue il loro carico di ormoni ad azione eccitante. Le pulsazioni cardiache sono aumentate di frequenza. Il respiro diventa affannoso perchè i polmoni devono incamerare più ossigeno per rifornire i muscoli pronti a scattare. Il livello di zuccheri nel sangue si eleva per consentire all’organismo di attingere ad una fonte di energia prontamente disponibile. I processi digestivi rallentano. La sudorazione aumenta. All’organismo basta un istante per scatenare tutte queste risposte innescate dallo stress. Esse hanno come unico obiettivo quello di prepararvi a combattere o fuggire, proprio nello stesso modo dei vostri antenati. Quando il momento cruciale è passato e il pericolo cessa, nel nostro corpo si realizzano altri cambiamenti. Nel secondo stadio dello stress, chiamato “di resistenza”, la tempesta chimica si placa. Questo succede quando ciò che ha provocato la reazione d’allarme è stato identificato e accettato. In definitiva, quindi, se la causa dello stress viene risolta, l’organismo rientra subito in una condizione di normalità. Tuttavia, se il fattore che ha provocato lo stress si prolunga nel tempo, l’organismo non riesce a sostenere a lungo questo sforzo immane. E va in tilt. A differenza dei nostri antenati costretti a fronteggiare situazioni di pericolo in modo intermittente, noi viviamo in una società in cui il tempo sembra non bastare mai, che ci obbliga a rincorrere i nostri numerosi impegni favorendo la comparsa di uno stato di stress cronico. Anche se la risposta a questo tipo di stress non è accentuata come quella dei nostri antenati, il fatto di verificarsi in continuazione provoca danni considerevoli. Secondo gli esperti essa è responsabile, almeno in parte, di molti dei disturbi che affliggono le società economicamente più progredite dove si sono instaurati ritmi e stili di vita innaturali. Ci siamo lasciati sopraffare da stimoli e contesti artificiali, e a poco a poco ci siamo abituati a sopprimere e contrastare le nostre risposte più naturali. Ormai gli ormoni che lo stress libera nell’organismo sono più di quanti ne possiamo utilizzare. Che cosa succede allora? Ebbene, basti considerare che i disturbi correlati allo stress cronico entrano in gioco nel 50-80 per cento di tutte le malattie oggi note. Sappiamo bene quanto profondamente il cervello sia in grado di influenzare il corpo e quanto quest’ultimo, a sua volta, influenzi la mente. La vasta gamma di queste interazioni tuttavia deve essere ancora studiata. Tra i disturbi che vengono esacerbati dallo stress, i più noti sono l’ulcera gastrica e duodenale, la pressione alta, le malattie cardiovascolari, l’emicrania e il mal di testa, l’artrite e altre malattie infiammatorie, l’asma e i problemi respiratori in genere, i disturbi del sonno, l’anoressia e altri problemi del comportamento alimentare, e infine, una grande varietà di disturbi cutanei che vanno dall’orticaria all’herpes, dall’eczema alla psoriasi. Un certo tipo di stress, come quello legato all’attività fisica o creativa, produce però uno stato emozionale molto piacevole che il corpo recepisce in modo positivo, cioè come un accrescimento dell’esperienza, sia essa fisica o psichica. Sebbene ciascuno di noi reagisca allo stress in modo peculiare, nessuno è immune dai suoi effetti, specie se sono prolungati nel tempo. Ma non bisogna dimenticare che molte delle risposte biologiche allo stress sono come antiche melodie che vengono rispolverate e suonate dal nostro organismo: un ricordo dell’enorme pressione ambientale che ha condizionato l’evoluzione dei diversi gruppi sanguigni. Gli sconvolgimenti climatici e alimentari hanno impresso nella memoria genetica di ciascun gruppo sanguigno questi modelli di stress che ancora oggi ci influenzano. James D’Adamo ha dedicato trentacinque anni di studio, elaborando programmi di esercizi fisici creati su misura per i profili biologici dei diversi gruppi sanguigni. Lungo questo difficile cammino, egli ha avuto modo di seguire migliaia di pazienti, adulti e bambini, e anche grazie a loro, le sue osservazioni hanno acquistato una sempre maggiore consistenza. L’aspetto più interessante di questo lavoro è la scoperta che ciascun gruppo sanguigno necessita, per far fronte allo stress, di una particolare forma di esercizio fisico. Il programma di attività fisica comprende pertanto una descrizione del vostro modello di stress e degli esercizi che vi consentiranno di trasformare la tensione psicofisica in energia positiva. Tutti questi aspetti rappresentano un complemento indispensabile alla vostra alimentazione.
PERSONALITA’ DEL TIPO AB
Le persone di tipo AB che credono nell’analisi della personalità effettuata in base al gruppo sanguigno, amano sottolineare che Gesù Cristo aveva probabilmente il loro stesso sangue. Questa affermazione scaturisce dalle analisi condotte sulla Sacra Sindone. L’idea è certo di quelle che affascinano, ma solleva in me qualche dubbio, poichè Gesù Cristo visse circa mille anni prima che il gruppo AB facesse la sua comparsa. Nella personalità di tipo AB, l’ipersensibilità del tipo A si fonde con l’equilibrio del tipo B. Come risultato avremo persone a volte originali, nettamente orientate verso gli aspetti più spirituali dell’esistenza e con una scarsa propensione a valutare le conseguenze delle proprie e altrui azioni. Questi aspetti sono tanto radicati da poter essere osservati anche a livello biologico: il sistema immunitario di tipo AB, per esempio, ha un atteggiamento tanto tollerante da diventare quasi amichevole nei confronti di virus, batteri e altri parassiti. In pratica, mentre l’estremo opposto, cioè il tipo 0, ha dotato il proprio organismo di un sistema d’allarme sofisticato ed estremamente sensibile, il tipo AB, molto fiducioso, vive con la porta di casa perennemente aperta. Queste qualità naturalmente rendono il tipo AB molto popolare e ricercato: è facile fare amicizia con persone che vanno verso gli altri letteralmente a braccia aperte. Non meraviglia quindi che molti guaritori e maestri spirituali abbiano sangue di gruppo AB. Tutte le medaglie, però, hanno un rovescio e questo atteggiamento di indiscriminato consenso nei confronti degli altri potrebbe impedire lo sviluppo del senso di appartenenza alla famiglia, a una società e anche a una nazione. Il carisma di queste persone può diventare un peso tanto gravoso da essere motivo di profonda tristezza e angoscia.
PERSONALITA’ DEL TIPO B
Per sopravvivere, i nostri progenitori di tipo B dovevano per forza essere flessibili e creativi. Anche in questo caso, quindi, gli aspetti della personalità sono una via di mezzo tra l’ordine e il conformismo del tipo A e la determinazione esasperata del tipo 0. Dal punto di vista biologico il tipo B è dotato di una grande resistenza nei confronti delle malattie, soprattutto se conduce una vita all’insegna dell’equilibrio e segue l’alimentazione a lui più consona. Probabilmente la capacità di relazionarsi con gli altri è dovuta a una grande armonia genetica che lo rende meno incline ai cambiamenti e al confronto. Le persone di tipo B riescono ad esaminare ogni questione mettendosi anche nei panni degli altri e quindi vivono e agiscono all’insegna dell’empatia. Tra i cinesi, i giapponesi e le altre popolazioni asiatiche, il gruppo B è molto ben rappresentato. Quindi non è forse un caso che la medicina tradizionale cinese attribuisca un’importanza fondamentale all’equilibrio fisico, psichico ed emotivo. La gioia incontrollata, per esempio, non viene affatto ritenuta benefica, anzi, rompendo una situazione di equilibrio, essa può danneggiare il cuore. Anche tra gli ebrei il gruppo sanguigno B è molto diffuso e nella loro tradizione l’intelligenza, il senso della pace e la spiritualità si trovano a convivere con una struttura fisica forte e predisposta alla lotta. A molti questa potrebbe sembrare una contraddizione. In realtà non è altro che l’espressione delle armoniose energie che si sprigionano quando il tipo B entra in azione.
PERSONALITA’ DEL TIPO A
Le persone di tipo A si sono originariamente ben adattate a vivere in comunità affollate, una condizione che potrebbe aver favorito lo sviluppo di caratteristiche psicologiche peculiari. La qualità più importante che un individuo deve possedere per sopravvivere in queste condizioni è un forte spirito di collaborazione. I nostri antenati di tipo A, infatti, dovevano per forza essere socialmente accettabili, ordinati, rispettosi delle leggi e dotati di un buon autocontrollo. Nessuna società avrebbe potuto svilupparsi senza il rispetto nei confronti degli altri. Gli individualisti non riescono ad integrarsi bene nel gruppo. Se l’originario tipo 0 non si fosse evoluto e adattato alle esigenze imposte dalla società contadina, sarebbe scoppiato il caos e sarebbe stata la fine dell’umanità. Se oggi siamo qui, dunque, è grazie anche alla capacità di adattamento dei nostri antenati di tipo A. Essi dovevano essere intelligenti, sensibili, passionali e intuitivi per adattarsi ai cambiamenti imposti da uno stile di vita più complesso. Tutte queste qualità, però, erano incanalate in un alveo ben definito. Questa potrebbe essere la ragione che spiega come mai, anche oggi, le persone di tipo A sono quelle che tendono ad avere una struttura emotiva più forte. Riescono infatti a reprimere bene l’ansia e l’aggressività perchè è proprio questo che la vita sociale richiede. Ma attenzione: tutto ha un limite e le esplosioni possono avere effetti veramente dirompenti. Per contrastare quella che potrebbe rivelarsi una bomba ad orologeria, non c’è che un mezzo: le tecniche di rilassamento. Potrebbe sembrare che le persone di tipo A siano inadatte ad occupare le posizioni di comando tanto congeniali a quelle di tipo 0, ma non è affatto vero. Il tipo A, però, rifiuta di aderire agli standard per emergere e mantenere una posizione preminente, basati su un’aggressività esasperata. Egli può portare nel suo lavoro tutta la passione e l’intelligenza di cui è naturalmente dotato, ma quando l’ansia diventa troppo pressante la risposta allo stress è tale da autoescluderlo dal proprio ruolo.