Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Venerdì, 19 Aprile 2019 16:49

PERCHE' EVITARE IL GLUTINE?

20-04-2019

Il glutine è una molecola proteica che si trova in molti cereali come frumento, orzo, segale, farro e avena. Quindi lo si trova in quasi tutte le varietà di pane, pasta, pizza, e in tutti gli altri prodotti da forno. Vediamo perché il glutine andrebbe evitato:

• Il glutine è una colla a tutti gli effetti. Avrai notato che quando metti in bocca un pezzo di pane e lo mastichi, diventa appiccicoso proprio come una colla. Pensa ora cosa fa al tuo stomaco, specialmente al tuo colon: lo intasa totalmente, rallenta il sistema digerente, supporta la costipazione e si attacca alle pareti intestinali come una colla in modo abbastanza pericoloso.

• Il glutine contiene delle lectine (glicoproteine) molto irritanti per l’intestino e fitati che si legano così strettamente ai minerali che introduciamo tramite frutta e verdura da impedirne l’assorbimento. Quindi il glutine contenuto nei cereali impedisce l’assorbimento di minerali molto importanti per il nostro organismo.

• Nel glutine si trovano dei peptidi oppiodi, si tratta della droga che si trova nella morfina e in altre sostanze che creano dipendenza. Ed è questo il motivo perchè molte persone trovano difficile abbandonare pane, pasta o pizza. Inoltre è stato riscontrato un collegamento fra i peptidi oppioidi e l’autismo e i disturbi comportamentali, e si è visto che togliendo dalla dieta di un bambino che presenta queste condizioni il glutine (come anche la caseina) ci sono stati in molti casi dei miglioramenti comportamentali.

• Il glutine causa infiammazione intestinale: l’80% delle persone creano anticorpi contro le proteine del glutine, e attribuiscono i loro problemi di salute a qualcos’altro, non sapendo che si tratta del glutine.

• Il glutine può supportare la crescita di cellule tumorali: anche se non direttamente causa del cancro, comunque ne favorisce le basi perchè ostruisce il sistema, lo demineralizza ed impedisce l’assorbimento dei minerali, quindi mangiando tutti i giorni pane e pasta si indebolisce il sistema immunitario.

I prodotti a base di farina, pasta, pane, pizza, focaccia, dolci (da non dimenticare il seitan che è un estratto concentrato di glutine) saranno anche buoni, ma bisogna considerare che il glutine ha una struttura collosa che nell'intestino crea una situazione non ottimale per la digestione. Il mio consiglio è di evitare tutti i prodotti a base di glutine o comunque di limitare moltissimo il loro uso a favore di "cereali" che ne sono totalmente privi come grano saraceno, amaranto, quinoa, oppure miglio, mais, riso (integrale), e comunque privilegiare sempre la frutta e la verdura.

20-04-2019

La bellezza delle donne indiane è famosa nel mondo. Esse sono note per i loro capelli spessi e scuri. Allora, qual è il segreto? Sono 4 oli indiani che aiutano a far crescere i capelli lunghi, neri e spessi:

1. OLIO DI AMLA

L’amla, nota anche come uva spina indiana, è molto nutriente. È utile per la crescita dei capelli. L’olio di Amla serve come condizionante naturale e aumenta la pigmentazione scura di capelli.

2. OLIO DI COCCO

L’olio di cocco è conosciuto per essere il migliore olio per capelli. Esso aiuta a nutrire le radici con la sua incredibile ricchezza di acidi grassi omega-3 e dona spessore e resistenza ai capelli. Garantisce la crescita dei capelli in modo più veloce.

3. OLIO DI MANDORLE

Ricco di vitamina E, l’olio di mandorle è molto utile per la crescita dei capelli. È leggero e può essere utilizzato quotidianamente con poche gocce da massaggiare sulla cute dolcemente.

4. OLIO DI SESAMO

Questo è fondamentalmente un olio antiforfora. Cura tutte le infezioni dei capelli e la forfora. Funziona anche come coadiuvante per migliorare la crescita dei capelli. La forfora tende ad ostruire i pori sul cuoio capelluto e non permette alle radici dei capelli di respirare. L’applicazione di olio di sesamo fatta in modo regolare, aiuta la crescita dei capelli.

Venerdì, 19 Aprile 2019 16:45

IL BLUFF DELLA GENETICA.

20-04-2019

Non passa giorno che non esca su qualche quotidiano la "notizia" della scoperta di un nuovo gene: il gene della calvizie, dell'obesità e perfino quello dell'avarizia. Quanto siano attendibili questi redazionali a favore delle multinazionali dell'ingegneria genetica lo si può capire da un recente articolo di Repubblica, che spaccia per scoperta scientifica un ridicolo e improbabile studio che avrebbe "identificato" il gene dell'altruismo. A fornire il megafono all'industria dell'ingegneria genetica sono in genere pochi giornalisti, sempre gli stessi, che hanno il monopolio della divulgazione scientifica sulla grande stampa e che riportano come oro colato tutte le dichiarazioni, più o meno verosimili, necessarie ad alimentare il business della genetica applicata. A leggere i loro articoli si potrebbe così dare per certa l'esistenza di un gene responsabile per ogni caratteristica fisica o psicologica dell'essere umano. E che di conseguenza, grazie alle manipolazioni sul DNA, presto esisterà una cura per qualsiasi tipo di malattia o disfunzione.
Questa visione semplicistica è però ben lontana da qualsiasi realtà scientifica. Come ha spiegato Timothy Hunt, premio Nobel per la medicina 2001: "La scoperta del DNA e la ricostruzione del genoma umano non hanno ancora aiutato nessuno. Conosciamo dal 1954 la genetica dell'anemia falciforme e non sappiamo ancora curarla. Chiaramente capire una malattia non equivale automaticamente a curarla". L'ipotesi per cui ad ogni gene corrisponderebbe una determinata caratteristica è stata definitivamente sconfitta nel 2001 dai risultati del Progetto Genoma Umano. La scoperta che invece dei 100 mila geni previsti (in base al numero stimato delle proteine umane) i geni dell'uomo siano soltanto 30 mila, non molti di più che in una piantina di senape (26 mila), ha creato un grande imbarazzo nella comunità scientifica. Barry Commoner, scienziato americano direttore del Critical Genetics Project, lo ha affermato senza mezzi termini: "Il fatto che un singolo gene può generare una molteplicità di proteine distrugge i fondamenti teoretici di un'industria da molti miliardi di dollari, quella dell'ingegneria genetica". In effetti il Progetto Genoma, costato oltre 3 miliardi di dollari, si è rivelato una straordinaria catastrofe per quelli che lo avevano sponsorizzato e strombazzato negli anni passati. Dal punto di vista prettamente scientifico ha rappresentato la confutazione definitiva del "Dogma Centrale della Biologia molecolare", proposto nel 1953 da Watson e Crick, che era l'idea alla base di un eventuale sviluppo dell'ingegneria genetica. Così, mentre nel mondo della ricerca scientifica le possibilità di una medicina su base genetica sembrano sempre più allontanarsi verso un futuro immaginario, i nostri indefessi giornalisti non cessano la loro opera di sostegno (certamente ben retribuita) alle multinazionali dell'ingegneria genetica e al giro d'affari collegato: 73,5 miliardi di dollari nel mondo. Le vere notizie che possono turbare i sonni e i profitti degli azionisti, vengono invece abilmente nascoste o mascherate dietro una serie infinita di articoli spazzatura sul gene dell'obesità o quello della calvizie, con le inevitabili promesse di mirabolanti farmaci o ipotetiche "cure" che naturalmente, statene certi, arriveranno presto a salvarci la vita!

20-04-2019

Nella medicina ayurvedica l’aswaghandha (withania somnifera) occupa una posizione privilegiata come ansiolitico, tonico ed ipertensivo, raccomandata come specifico nelle nevrosi e nell'attenuare i deficit intellettivi nella popolazione anziana oltre che per aumentare l'apprendimento e la memoria. Viene riconosciuta anche attività antinfiammatoria per la quale è utilizzata anche nelle regioni ad ovest e sud del continente africano. La pianta contiene alcaloidi (ad esempio, withanina) ed un gruppo distinto di lattoni steroidei denominati withanolidi. Sui diversi withanolidi isolati si è sviluppata la gran parte degli studi farmacologici recenti. Altri componenti sono degli oli volatili, tannini ed acidi grassi.
I withanolidi possiedono effetti diversi sul sistema immunitario. La withaferina A, ad esempio, produce soppressione sull'artrite nei ratti indotta da un adiuvante e nella reazione linfocitaria indotta dalla reazione contro l'ospite studiata nei polli, come pure causa deplezione delle cellule spleniche murine in vitro sia in presenza che in assenza di stimolanti mitogenici. Attività immunosoppressive simili sono state riportate negli studi sull'attività antitumorale in vivo. D'altro canto l'estratto acquoso delle radici è stato dimostrato avere un effetto immunostimolante; questo lavoro sembra in contraddizione con quelli appena citati sull'attività immunosoppressiva ed è appunto con il termine adattogeno che si è cercato, per ora, di definire questa droga per la quale è stata descritta un'attività anabolica ed antistress per la quale non si sono ancora definiti in modo preciso i meccanismi d'azione immunomodulanti. 
La sospensione acquosa delle radici abolisce la neutropenia indotta da una singola dose di ciclofosfamide; il pretrattamento con withania riduce in modo significativo la mortalità dovuta alla sepsi. Gli animali trattati sviluppano un'importante leucocitosi e neutrofilia e dimostrano una significativa inibizione della mielodepressione da ciclofosfamide e prednisolone; negli animali trattati aumenta il titolo degli anticorpi fissanti il complemento suggerendo così attività immunostimolante generica. L'estratto si è dimostrato efficace come immunostimolante anche nella immunosoppressione indotta chirurgicamente nel topo. Altri autori (Ghosal ed altri) hanno identificato due glicosidi witanolidici, i sitoindosidi IX e X come i costituenti responsabili dell'attività immunostimolante della pianta. Alla dose di 100-400 mcg nel topo, i due composti producono una significativa mobilizzazione ed attivazione dei macrofagi peritoneali, la fagocitosi, ed incrementano l'attività degli enzimi lisosomiali secreti dai macrofagi attivati. I due composti alla dose di 50-200 mg producono anche effetto antistress in topi albini e ratti e aumentano l'apprendimento e la ritenzione mnemonica sia nei ratti giovani che adulti.

Mercoledì, 17 Aprile 2019 09:07

NEI BAMBINI LA VITAMINA E PREVIENE L'ECZEMA.

18-04-2019

I risultati di una ricerca scientifica indicano che i bambini che consumano una discreta quantità di prodotti alimentari contenenti vitamina E (tocoferolo), hanno una naturale prevenzione contro gli eczemi e il prurito. Il Dottor Okuda Masayuki, della Yamaguchi University di Ube (Giappone) e colleghi, hanno misurato i livelli di sostanze presenti nel sangue e da queste misurazioni risulta che il 67% dei bambini con alti livelli di vitamina E avevano avuto un rischio più basso di essere affetti da eczema. La dose giornaliera di vitamina E raccomandata è di circa 16 mg. Gli scienziati affermano che l’antiossidante (tocoferolo) ha importanti effetti immunostimolanti per la protezione della salute della pelle. La vitamina E è presente in: oli vegetali, noci, cereali integrali, semi; inoltre ne sono ricchi: burro, carne, pesce.

18-04-2019

I cani annusano i tumori e questa volta lo conferma la scienza. Se, infatti, finora si sono susseguiti nel mondo casi di persone salvate dalla degenerazione di un cancro grazie alla prontezza del loro amico a quattro zampe, ora, a riprova della super sensibilità di Fido, vi è un vero e proprio studio scientifico che apre un nuovo importante scenario di diagnosi precoce economica e non invasiva. Si tratta della ricerca portata avanti dagli esperti di BioScentDx guidati da Heather Junqueira, che verrà presentata alla riunione annuale dell’American Society for Biochemistry and Molecular Biology in corso a Orlando, in Florida. Dai dati emerge che i cani hanno recettori olfattivi ben 10 mila volte più precisi rispetto a quelli umani e per questo sono molto più sensibili nei confronti di alcuni odori che noi non siamo in grado nemmeno di percepire. Avrebbero quindi un autentico “super-naso” capace di scovare la presenza di tumori nei campioni di sangue umano con un’accuratezza del 97% circa.
Per arrivare a queste conclusioni, gli studiosi hanno usato una forma di addestramento con il clicker (un sistema di condizionamento positivo) per insegnare a quattro Beagles a distinguere tra sangue normale e sangue di pazienti con cancro polmonare maligno. Tra i quattro cani, tre hanno identificato correttamente i campioni “malati” nel 96,7% dei casi e i campioni normali nel 97,5% dei casi. “Anche se attualmente non esiste una cura per il cancro, la diagnosi precoce offre la migliore speranza di sopravvivenza – spiega Heather Junqueira. Un test altamente sensibile per la rilevazione del cancro potrebbe potenzialmente salvare migliaia di vite e cambiare il modo in cui viene trattata la malattia”. Ora la BioScentDx ha in mento di utilizzare il sistema di “rilevamento canino” per mettere a punto un sistema non invasivo di screening per il cancro e altre malattie potenzialmente letali. Come passo successivo, a novembre scorso l'azienda ha lanciato uno studio sul cancro al seno per analizzare la capacità olfattiva degli animali a partire dal respiro dei malati.

 

https://www.sciencedaily.com/releases/2019/04/190408114304.htm

https://www.telegraph.co.uk/science/2019/04/08/dogs-can-sniff-cancer-study-proves-leading-hopes-early-detection/

Mercoledì, 17 Aprile 2019 08:56

I 10 ALIMENTI AMICI DEL CUORE.

18-04-2019

Le patologie cardiache, con particolare riferimento all'infarto, rappresentano le maggiori cause di morte nel mondo occidentale. Secondo l'American Heart Association, negli Stati Uniti muore a causa di problemi cardiaci un individuo ogni 39 secondi. Accanto a scelte di vita salutari, che riguardano l'evitare la sedentarietà ed il praticare movimento, ciò che portiamo sulle nostre tavole può avere un importante effetto riguardo al miglioramento della salute del cuore. Ecco dieci dei cibi considerati amici del cuore.

1. UVETTA

Secondo una ricerca scientifica, il consumo di uvetta può contrastare lo sviluppo di batteri in grado di causare gengivite ed infiammazione. Le persone affette da gengivite sarebbero più esposte di altre a problemi cardiaci. Gli esperti hanno individuato l'infiammazione come punto in comune tra gengivite e problemi cardiaci. L'uvetta potrebbe contribuire a ridurla.

2. CEREALI INTEGRALI

Gli individui che consumano cereali integrali tendono ad essere maggiormente in forma e a presentare un minor rischio di incorrere in patologie cardiache. Ciò sarebbe dovuto al contenuto di antiossidanti, fitoestrogeni e fitosteroli, considerati come agenti protettivi nei confronti delle coronarie. Anche le fibre contenute nei cereali integrali sono correlate a benefici per il cuore. Secondo uno studio condotto da parte dell'Università di Harvard, il consumo di fibre vegetali è in grado di ridurre i rischi cardiaci del 40%. Le fibre solubili contribuiscono ad agevolare la digestione dei grassi e a diminuire i livelli del colesterolo LDL, nemico delle arterie.

3. LEGUMI

Inserire i legumi regolarmente nella propria alimentazione aiuta a proteggere la salute del cuore. Il consumo di legumi contribuisce ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e le fibre solubili presenti in essi permettono che il colesterolo (assente negli alimenti vegetali) non venga assorbito da parte dell'intestino. I legumi contengono inoltre sostanze benefiche come i flavonoidi, che agiscono riducendo il rischio di infarto e di ictus, contrastando la formazione di coaguli nel sangue.

4. OLIO DI SEMI DI LINO

Olio di semi di lino e semi di lino rappresentano le principali fonti vegetali di acido linoleico ed alfa linoleico, utilizzati dall'organismo per la formazione degli omega-3. Gli omega-3, presenti ad esempio anche nelle noci, per quanto riguarda il regno vegetale, contribuiscono a diminuire la pressione sanguigna e a prevenire variazioni del ritmo cardiaco. Aiutano inoltre ad abbassare i livelli di trigliceridi ed il rischio di formazione di trombi.

5. FRUTTA SECCA

Mandorle, noci, nocciole, pistacchi e pinoli sono alcuni rappresentanti della frutta secca considerata benefica per il cuore per via dell'elevato contenuto di grassi monoinsaturi e polinsaturi e della bassa presenza di grassi saturi. Secondo gli esperti, consumare frutta secca da due a quattro volte alla settimana può contribuire a diminuire l'incidenza delle patologie cardiache nella popolazione.

6. CIOCCOLATO

Consumare quantità moderate di cioccolato extra-fondente, ad alto contenuto di flavonoidi, può contribuire a migliorare la salute cardiovascolare ed il funzionamento del sistema immunitario, riducendo l'infiammazione. Il merito è dei flavonoidi, contenuti nel cacao, che hanno la capacità di svolgere un'azione protettiva nei confronti dei vasi sanguigni e del cuore. Il cacao sarebbe inoltre in grado di contribuire ad abbassare la pressione sanguigna.

7. POMODORI

I pomodori sono un eccellente fonte di vitamina A e di vitamina C, oltre che di potassio, fibre e licopene. Secondo gli esperti, l'insieme di nutrienti presenti nei pomodori può contribuire a prevenire le malattie cardiovascolari. La cottura dei pomodori può diminuire il loro contenuto di vitamina C, ma facilitare l'assorbimento del licopene, mentre l'attività degli antiossidanti rimarrebbe inalterata.

8. MELE

Il consumo di mele è stato associato ad una riduzione del rischio di morte sia dovuto a patologie coronariche che a fattori cardiovascolari, secondo quanto emerso dallo Women's Health Study, che ha valutato lo stato di salute di oltre 34 mila donne per quasi 20 anni. L'azione protettiva delle mele nei confronti del cuore, sia negli uomini che nelle donne, è dovuta al loro contenuto di antiossidanti, come flavonoidi e quercetina, i quali giocano un ruolo essenziale nel prevenire la formazione di placche nelle arterie, nell'inibire l'ossidazione del colesterolo LDL e l'infiammazione. La pectina contenuta naturalmente nelle mele contribuisce inoltre ad abbassare i livelli del colesterolo nel sangue.

9. MELOGRANO

Studi scientifici hanno dimostrato come il melograno possa contribuire a ridurre la formazione di placche nelle arterie e ad abbassare i livelli della pressione sanguigna. Gli esperti credono che i benefici dei melograni siano dovuti al loro contenuto di polifenoli, compresi gli antociani, contenuti anche in altri frutti, come i mirtilli, ed i tannini, presenti anche nel the. Secondo David Heber, direttore dell'UCLA Center for Human Nutrition, il succo di melograno contiene il maggior quantitativo di antiossidanti, rispetto al succo di mirtilli neri, al vino rosso ed al succo di mirtilli rossi.

10. BANANE

Una banana contiene in media 422 milligrammi di potassio, il 12% della dose raccomandata giornalmente. Il potassio contribuisce a mantenere le normali funzioni del cuore e a bilanciare la presenza di sodio e di acqua nell'organismo. Il potassio aiuta i reni ad eliminare il sodio in eccesso, permettendo il mantenimento di livelli salutari di pressione sanguigna. L'assunzione di potassio è fondamentale per coloro che assumono farmaci diuretici a causa di problemi cardiaci, in quanto attraverso l'urina, oltre al sodio ed ai liquidi in eccesso, viene eliminato il potassio stesso. Altre fonti di potassio sono rappresentate, ad esempio, dagli spinaci e dalle patate dolci.

Martedì, 16 Aprile 2019 12:22

I 3 COLORI CHE CALMANO LA MENTE.

17-04-2019

I colori sono utilizzati in cromoterapia per alleviare blande sintomatologie, per stimolare o per rilassare l’organismo. La cromoterapia si pratica proiettando fasci di luce sul corpo, oppure fissando o visualizzando mentalmente colori. Una cromoterapia ecologica consiste nell’immergersi e nel contemplare scenari naturali dominati da un colore: cielo, prati, tramonti… Gli scienziati coinvolti in un campo relativamente nuovo di studio chiamato psicologia del colore hanno determinato che il colore ha un forte impatto su come ci sentiamo, come pensiamo, come calmare la mente, e anche stimolante dell’appetito. In realtà la cromoterapia non è un’invenzione di oggi ma ha radici molto profonde nella storia e nelle civiltà. A qualsiasi latitudine infatti, dall’inizio dei tempi fino ad ora, i colori hanno giocato in modi diversi ruoli sempre importanti.
Gli antichi egizi ad esempio circa seimila anni fa, mettevano già in pratica terapie curative basate sugli effetti del colore, mentre nei loro templi la luce del sole che vi entrava veniva appositamente scomposta nei sette colori dell’iride e ogni suddito poteva immergersi nel colore che più si addiceva al suo stato di salute psico-fisico in quel dato momento. In un’epoca di stress, di malattie mentali e fisiche cerchiamo dei modi naturali per calmare la mente, il corpo e lo spirito, e il colore viene inserito come pratica innovativa. Anche se a ben pensarci questo è da sempre successo. In parole povere, benessere psicofisico e colore sono collegati da un processo scientificamente dimostrato: la nostra pelle infatti è sensibile alla luce e, come è in grado di filtrare i raggi solari, è in grado anche di filtrare le radiazioni differenti emesse da colori diversi; queste radiazioni vengono percepite dall’organismo il quale reagisce trasformandole in energia chimica e modificandosi quindi in determinate funzioni. Ecco spiegato perché alcuni colori hanno un effetto energizzante, altri rilassante, altri ancora ammorbante e che non solo la nostra mente ne sia positivamente o negativamente influenzata, ma anche che il nostro corpo reagisca di conseguenza, permettendo di sentirci più o meno in forma a contatto con un determinato colore. I colori stimolano la mente, ad esempio in un impianto industriale di Londra, ci sono stati meno incidenti sul lavoro e un più alto senso di soddisfazione del lavoro quando hanno usato vernice arancione per coprire la macchina grigia. I dipendenti di un’altra azienda hanno trovato che le “nuove” scatole verdi pesavano meno di quelle nere che erano abituati ad usare. Non erano scatole nuove bensì solo ridipinte, ecco il potere del colore. I 3 colori migliori per ridurre lo stress e calmare la mente sono il verde, il blu e il viola.

VERDE

Il verde è un colore che ispira pace e tranquillità. Un colore molto comune in natura – si trova nell’erba, negli alberi, nella vegetazione in genere – che ci fa sentire creativi, rilassati, calmi. Fissare a lungo un colore verde, non affatica gli occhi, rilassa la mente. La sensazione di calma e di equilibrio che ci regala la natura, quando siamo immersi nel suo colore principale, il verde, è impagabile. Il verde rappresenta anche una scelta eccellente per il business. I consumatori si sentono più rilassati quando sono circondati dal verde, ma anche i lavoratori sono più felici e produttivi quando lavorano in un ambiente nelle tonalità del verde. I ricercatori hanno trovato che l’immissione di una pagina verde trasparente sopra a del materiale di lettura ha accelerato la velocità di lettura degli studenti e il potere di apprendimento. I verdi naturali sono una scelta di colore molto rilassante nell’arredamento della casa, apprezzati da entrambi i sessi e chi si veste nei toni del verde si sente più riposato ed ottimista.

BLU

Il blu emette un senso di calma e benessere. Il colore dell’acqua e del cielo, il blu è identificato con le cose positive. Dipingere un bagno di blu moltiplica gli effetti di un bagno rilassante. Il blu può avere un effetto sedativo, calma la mente e può effettivamente ridurre la pressione sanguigna e la temperatura corporea. Circondare l’area di lavoro in diverse tonalità di blu può aiutare a concentrarsi e a memorizzare in modo migliore i dettagli. Specialisti delle risorse umane propongono il blu per un colloquio o primo incontro – che ispira fiducia, maturità e affidabilità. Il colore blu crea invece un effetto calmante anche sul nostro appetito. Uno studio ha provato che dipingere la cucina di blu può aiutare a diminuire il consumo di calorie del 30%.

VIOLA

Il viola in tutte le tonalità ha un effetto calmante mentale e aumenta il desiderio sessuale. I risultati della ricerca del Regno Unito ha dimostrato che il colore viola aumenta notevolmente l’attività sessuale delle coppie. Il viola si è dimostrato utile nel calmare la malattia mentale e i disturbi nervosi, utile per le persone in difficoltà, crea armonia ed equilibrio della mente, con un evidente beneficio. Il viola dovrebbe comunque essere usato in piccole dosi, in quanto è un colore che in ambienti naturali esiste raramente, e quindi tende in larga scala ad essere troppo artificiale a livello mentale.

17-04-2019

Il pomodoro può essere un efficace rimedio naturale contro l’acne in quanto ha molte proprietà che lo rendono “gradevole” alla pelle. I pomodori hanno qualità antiossidanti, possono prevenire i danni alla pelle a livello cellulare e possono anche stringere i pori della pelle, riducendo la probabilità della comparsa di acne. I pomodori sono ricchi di vitamina C e di vitamina A, che ne fanno un buon rimedio naturale contro l’acne. Ci sono molti modi per utilizzare i pomodori come parte del trattamento dell’acne.

1. Un modo molto semplice è quello di tagliare un pomodoro a metà e strofinare la parte tagliata sull’area interessata. Lasciare il succo sulla parte per alcuni minuti e risciacquare.

2. Un metodo più efficace è quello di fare una maschera con il pomodoro. Prendete un pomodoro maturo, immergetelo in acqua calda per qualche secondo. Questo vi permetterà di staccare la pelle. Tagliate il pomodoro a metà, eliminate i semi e poi schiacciate la polpa rimanente e usatela come una maschera. Lasciare in posa per un’ora prima di risciacquare.

3. Un’altra opzione è quello di mescolare 1 cucchiaio di succo di pomodoro fresco con qualche goccia di succo di lime e quindi applicare il composto sulle zone colpite da acne con un batuffolo di cotone. Anche in questo caso, lasciare il composto per qualche minuto prima di risciacquare con acqua tiepida.

4. Una variante alla maschera di pomodoro è mescolare insieme succo di pomodoro e succo di cetriolo, che è anche un buon rimedio naturale contro l’acne. In realtà quando si utilizzano i rimedi fatti in casa spesso è possibile combinare una varietà di alimenti. Infine, l’acne può lasciare sulla parte colpita, una sensazione di dolore. Potete provare questo rimedio naturale che rinfresca e lenisce anche la pelle. Utilizzate la polpa di un pomodoro come descritto in precedenza e poi mescolate con 2 cucchiai di yogurt. Diffondere questo composto sul viso e rilassatevi per 20 minuti.

16-04-2019

La pellagra, malattia da carenza di niacina, che è una comune conseguenza della povertà, della carestia e della fame, esiste purtroppo ancora oggi. Non nella sua forma più ovvia, con le dolorose chiazze sulla pelle, la lingua infiammata, i deliri e i gravi disturbi intestinali che possono portare alla morte, ma piuttosto in una forma subclinica, i cui sintomi son scambiati per malattia mentale. Secondo il rapporto di un noto psichiatra canadese, pubblicato sulla rivista Schizophrenia, sia il bambino iperattivo che non va bene a scuola, che lo schizofrenico ospedalizzato sono vittime di carenza di vitamina B3 (niacina). In effetti, soffrono di una forma di pellagra; la loro malattia differisce solo nel grado. Nel suo rapporto il dottor Abram Hoffer, pioniere nei primi anni ’50 della fortunatissima terapia a base di megadosi di vitamine per gli schizofrenici, dice: “sfortunatamente gli psichiatri non sono più abituati a riconoscere le manifestazioni cliniche della pellagra. Quando si consulta la letteratura medica passata sulla pellagra, risulta chiaramente che il miglior modello della schizofrenia è costituito dalla pellagra stessa. Questo modello è così valido che per molti anni i medici degli ospedali psichiatrici non potevano distinguerle. L’unico test diagnostico certo era quello terapeutico, usando la vitamina B3 cristallina, una volta che questa fu resa disponibile. Se il paziente psicotico si rimetteva nel giro di pochi giorni con un grammo o meno al giorno di vitamina B3, era catalogato come pellagroso, altrimenti era diagnosticato come schizofrenico. Quello che non è ben noto - continua il dottor Hoffer - è che molto prima di divenire psicotici i pellagrosi soffrivano di tensione, depressione, problemi della personalità, affaticamento…”. In altre parole, la pellagra subclinica può essere facilmente scambiata per malattia mentale. Molti anni fa è stato riportato su The Washington Post che la pellagra si era diffusa tra i ritardati e i malati mentali degli ospedali statali del Maryland. Dopo aver personalmente ispezionato lo Springfield State Hospital di Sykesville, il dottor Neil Solomon, allora segretario per la salute e l’igiene mentale, disse di aver trovato che “un incredibile numero di pazienti aveva la lingua gonfia e arrossata e lesioni nelle parti esposte del corpo”, una condizione ignorata dal personale dell’ospedale. Quando il dottor Solomon fece eseguire un’inchiesta, si trovò che le diete degli istituti erano carenti di niacina, proteine, ferro e calcio. Paradossalmente, uno dei più comuni effetti della pellagra, le turbe mentali, è proprio quello che gli ospedali dovrebbero curare. E’ chiaro che le persone che più facilmente mostrano sintomi di pellagra subclinica sono semplicemente quelli che non hanno un’alimentazione adeguata. E’ una condizione che si sviluppa con una certa facilità, anche per un’abbondanza di amidi nel cibo, se questo è povero dal punto di vista della nutrizione. Tuttavia, una dieta povera non sempre è la ragione di un’insufficiente razione di niacina. Autorità come il dottor Linus Pauling e altri ritengono che le vittime della pellagra subclinica o di malattie mentali possano soffrire di un squilibrio biochimico, per cui sono necessarie dosi anormalmente elevate di certe vitamine per mantenere la mente in buone condizioni. Notando che nel nostro organismo esiste una barriera sanguigna, che impedisce alle molecole o ad agenti contaminanti l’ingresso nel cervello, il dottor Pauling sostiene che “questa barriera può qualche volta impedire l’ingresso nel cervello anche alle molecole utili. Ho pensato che il valore della terapia megavitaminica per alcuni pazienti sia dovuto al fatto che essi possiedono una barriera ematica troppo efficace nei riguardi del cervello, in modo tale che, anche se nei tessuti periferici la concentrazione delle vitamine può essere sostanzialmente ottimale, possa tuttavia sussistere un’avitaminosi locale nel cervello stesso” (Schizophrenia, cit.). Mentre la pellagra è rara, tranne che nelle condizioni di grande povertà e ignoranza, i sintomi di pellagra subclinica non lo sono, e possono essere facilmente scambiati con sintomi similari di altre malattie. Mentre la chiave diagnostica è data dalle turbe percettive, altri sintomi della pellagra subclinica, come affaticamento, depressione, perdita di appetito, mal di testa, stordimento, debolezza e vari dolori sono comuni alla maggior parte delle malattie. Quali sono le probabilità che il medico di famiglia sia in grado di diagnosticare la pellagra subclinica in un paziente che si rivolge a lui? Molto dipende dal fatto che sappia porre le domande giuste. Il dottor Glen Green raccomanda che i medici chiedano a tali pazienti notizie sui mutamenti non di carattere fisico bensì di tipo percettivo, che riguardano i cinque sensi. Secondo il dottor Green, le principali domande da porre sono le seguenti:

1. Quando si guarda allo specchio, sembra che la sua faccia cambi?
2. Quando cerca di leggere, le sembra che le parole ballino?
3. Quando cammina, ha la sensazione che il terreno si muova?
4. Quando cammina, le sembra di avere i piedi per terra o no?
5. Se guarda delle figure, le sembra che si muovano?
6. Le sembra che qualcuno la chiami quando è solo?

Se i pazienti dicono di aver provato qualcuna o tutte queste sensazioni anche solo qualche volta, il dottor Green li sottopone al test Hoffer Osmond Diagnostic (HOD). Il test HOD è composto da 145 domande, alle quali si risponde vero o falso. Originariamente sviluppato da Abram Hoffer e Humphrey Osmond per la diagnosi della schizofrenia, mette in luce difficoltà percettive della vista, dell’udito, del gusto, dell’olfatto e dei movimenti. Il punteggio totale varia da 0 a 246. Quando è usato come metodo diagnostico psichiatrico, un punteggio di 40 o più può indicare che il paziente soffre di schizofrenia. Il dottor Green, tuttavia, ha adattato il test alla sua pratica medica e ha scoperto come un punteggio di 40 o più sia anche un indizio di pellagra subclinica. Il dottor Green, nella sua relazione, riferisce la storia di un caso per dimostrare la sua esperienza con la pellagra subclinica. Il 31 marzo 1969 una madre aveva portato la sua bimba di nove anni dal dottor Green, suo medico di famiglia. La bambina, che precedentemente era tra i primi della sua classe, ora arrivava appena alla sufficienza. Passava gran parte del tempo a letto e litigava costantemente con i fratelli e le sorelle. Un tempo allegra e attiva, era ora completamente infelice. Tuttavia, la ragione per la quale la madre l’aveva portata dal dottore era che la bambina lamentava dolori addominali costanti, nausea, dolori alle gambe e conati di vomito. Il dottor Green esaminò la bambina e non trovò spiegazioni fisiche per questi sintomi. Fortunatamente però non si fermò all’esame fisico, ma pose anche altre domande per determinare eventuali disturbi percettivi; fu questo che lo portò a una diagnosi e a una terapia efficace. Il dottor Green apprese che la paziente soffriva di disturbi visivi. Guardandosi allo specchio, vedeva un’immagine confusa che si ingrandiva quanto più intensamente la fissava. A scuola, le lettere sulla lavagna sembravano muoversi in tutte le direzioni, rendendo impossibile la lettura. Anche il terreno sembrava muoversi sotto i piedi quando camminava e sentiva voci anche quando nessuno era presente. Quando prendeva la cimosa per cancellare la lavagna, la sentiva increspata. Il senso del tatto e l’olfatto erano anche disturbati. Tutte queste cose l’avevano portata a uno stato di depressione e la bimba era spaventata senza conoscerne il motivo. Sottoposta al test HOD il 1° aprile, totalizzo 107 punti, vale a dire tre volte il punteggio limite. Il dottor Green cominciò a curarla con un grammo di niacina tre volte al giorno. Già dopo 15 giorni la bimba si sentiva meglio, anche se le percezioni innaturali erano ancora presenti. Il dottor Green riportò che il 30 aprile 1969 “le allucinazioni erano scomparse completamente, la paziente poteva leggere senza disturbi, guardare la televisione, il terreno aveva smesso di muoversi, non sentiva più voci, e così via. Il suo umore era allegro,le paure scomparse. Ebbe soltanto due attacchi di dolori addominali non gravi in tutto il mese. Sembrava diventata un’altra bambina”. Quando il 2 luglio il dottor Green la sottopose un’altra volta al test HOD, il punteggio risultò appena 37. Controllando con il test HOD due sue sorelle, le trovò sofferenti per la stessa causa, avendo totalizzato ciascuna rispettivamente 77 e 95. Trattate per tre mesi con la stessa dose di vitamina B3 della sorella, furono sottoposte di nuovo al test: stavolta i punteggi erano rispettivamente 10 e 5. I pazienti che totalizzano più di 40 al test HOD devono essere portati dallo psichiatra per essere curati come schizofrenici, ma non necessariamente secondo il dottor Green. Egli osservò che i suoi pazienti reagivano al trattamento con la vitamina B3 in modo sufficiente a fare scomparire le allucinazioni e ad alleviare i sintomi che normalmente giustificherebbero una cura di tipo psichiatrico. Il significato di questa scoperta è così sintetizzato dal dottor Green stesso: “nei vent’anni passati diagnosticavo questo tipo di pazienti come nevrotici, nevrastenici oppure affetti da mal di gola, influenze, lombaggini ecc., in mancanza di meglio. Certamente in quei vent’anni non mancavano pazienti con alterazioni percettive”. E prosegue: “in un periodo di sette mesi, dal novembre 1968, ho diagnosticato più di 100 casi di pellagra subclinica; nel 65% dei casi si trattava di pazienti sotto i sedici anni di età. Risposero tutti positivamente al trattamento con vitamina B3 (niacina o la sua ammide) nel giro di pochi giorni o settimane. Il criterio principale per la diagnosi è costituito dalla presenza o meno di alterazioni percettive”.

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