Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

07-04-2019

La circolazione sanguigna è leader del rinnovamento della vita e vitale per tutto il corpo. Se lei è in perfette condizioni, possiamo dire che la nostra salute ne trarrà dei grossi benefici. Ogni corpo ha bisogno di nutrienti forniti da cibo, aria e acqua e il sangue è il veicolo che trasporta ognuno di loro, verso le parti del corpo che ne hanno bisogno. Così da permettere al corpo di svolgere la sua attività e rendere ottimali le relazioni tra i vari organi del corpo e renderci una “macchina” perfetta. Alcuni tipi di frutta e verdura, nonché estratti di corteccia e baccelli promuovono una buona circolazione del sangue, così da aiutare a sciogliere i depositi grassi che induriscono le arterie.

SUCCHI DI FRUTTA CURATIVI

• Succo di guarigione per la circolazione # 1: Si tratta di un succo ricco di antiossidanti che possono migliorare il flusso sanguigno bloccando la formazione della placca dei grassi nelle arterie. Ingredienti: 1 fetta grande di melone – 1 tazza di succo d’uva – 4 foglie di menta- un pò d’acqua minerale. Procedimento: Mettere tutti gli ingredienti nel frullatore, miscelare per qualche secondo. Prendere 3 tazze a settimana.

• Succo di guarigione per la circolazione # 2: Il ravanello facilita la circolazione del sangue; possiede proprietà antiossidanti e riduce il colesterolo. Ingredienti: 2 rafani – 3 carote – 1 tazza di acqua. Preparazione: Lavare tutti gli ingredienti. Poi, grattugiare i ravanelli e tagliare le carote. Mettete gli ingredienti nel frullatore e frullare fino a quando non ci saranno più grumi. Bere un bicchiere, tre volte alla settimana.

• Succo di guarigione per la circolazione # 3: Questo succo elimina le tossine ed è efficace contro i problemi di circolazione, in quanto impedisce la formazione di placche di colesterolo nelle arterie. Ingredienti: 8 fragole – 150 g di uva (tritata) – acqua – 1 cucchiaino di miele – ghiaccio a piacere. Procedimento: Lavare tutti gli ingredienti. Tritare le fragole e mettete gli ingredienti in un frullatore. Frullare per qualche secondo. Servire con ghiaccio. Prendete un bicchiere, due o tre volte a settimana.

• Succo di guarigione per la circolazione # 4: Questo succo di guarigione non solo ci aiuta ad attivare il corpo, ma anche promuovere la circolazione del sangue. Ingredienti: 2 pere – 4 arance – 1 pezzo (2,5 centimetri) di radice di zenzero. Procedimento: Lavate tutti gli ingredienti; tagliare le pere e rimuovete i semi. Spremete le arance e frullate tutti gli altri ingredienti, miscelate i due succhi di frutta e servite. Prendete tre bicchieri di succo a settimana.

Venerdì, 05 Aprile 2019 12:10

CARENZA DI VITAMINA A E PERDITA DELL'UDITO.

12-12-2016

L'otosclerosi, un tipo di sordità degli anziani che blocca le onde sonore a livello del condotto uditivo, impedendo loro di penetrare all'interno dell'orecchio, è una delle cause principali dei difetti dell'udito. In questo processo, le ossa che racchiudono l'orecchio medio e interno tendono a indurirsi e ingrossarsi; ciò provocherà un'interferenza nella trasmissione delle onde sonore. Poichè l'otosclerosi è una malattia che fissa le ossa dell'orecchio medio, così che non possono più vibrare propagando il suono, qualche medico confida nella chirurgia per migliorare la situazione. Con una stapedectomia si rimuovono gli ossicini mal funzionanti (che sono poi sostituiti con acciaio inossidabile o plastica), oppure si liberano gli ossicini dell'orecchio medio dalle aderenze, in modo che possano vibrare normalmente. Anche una fenestrazione (operazione che consiste nel praticare col trapano un forellino nell'osso, così che le onde sonore possano raggiungere l'orecchio interno) può restituire l'udito al paziente. Una volta diagnosticata l'otosclerosi, l'intervento chirurgico sembra esser l'unico rimedio. Ma questo disturbo è inevitabile? Ricerche condotte da Edward Mellanby hanno dimostrato, con esperimenti su animali di laboratorio, che una mancanza di vitamina A può indebolire la trasmissione del suono. In un simposio sulle funzioni metaboliche della vitamina A, tenutosi al Massachusetts Institute of Technology, il dottor Oswald Roels della Columbia University riferì le sue scoperte sulla mancanza di vitamina A e il deterioramento delle membrane cellulari. Poichè la vitamina A regola la stabilità delle pareti delle cellule dei tessuti, il dottor Roels ne concludeva che la perdita di udito nella vecchiaia è dovuta in gran parte a carenza di vitamina A. In conclusione, sembrerebbe evidente che la vitamina A potrebbe impedire, in molti casi, il fenomeno dell’otosclerosi.

Venerdì, 05 Aprile 2019 12:05

ECCO PERCHE' GLI OGM SONO PERICOLOSI.

06-04-2019

I sostenitori dell’ingegneria genetica non fanno distinzione tra DNA transgenico e DNA naturale, affermando che il DNA è DNA, non importa come si ottiene. E aggiungono: abbiamo mangiato tanto DNA da quando è nata l’ingegneria genetica (circa 30 anni fa) e non siamo mai diventati né cavoli né mucche, perché dovremmo preoccuparci del DNA transgenico? Ci dobbiamo seriamente preoccupare perchè il DNA transgenico è artificiale ed è costruito con geni di virus e batteri, che causano malattie e sono messi insieme in combinazioni mai esistite in miliardi di anni di evoluzione mentre il DNA naturale è quello tramandato, per miliardi di anni, attraverso meccanismi naturali.
Per comprendere meglio questo problema è sufficiente conoscere come si ottiene il DNA transgenico: i geni per essere trasferiti da un individuo (donatore, per esempio: un pesce) ad un altro individuo (ospite, per esempio: fragola, la quale dopo il trasferimento diventa OGM) vengono inseriti in particolari unità, dette costrutti o cassette; in pratica, ciascun gene viene legato a due pezzi di DNA, il primo, detto promotore, segnala alla cellula di accendere il gene (start della trascrizione del DNA) ed il secondo, detto terminatore, spegne il gene (stop alla trascrizione) e fa sì che quanto trascritto possa essere tradotto in proteina. In questo processo, apparentemente naturale, l’anomalia sta nel fatto che ciascun pezzo del costrutto ha origine diversa, spesso virale e spesso prelevato da virus mortali; il gene stesso può essere composto da DNA di diversa origine e almeno una cassetta contiene il gene responsabile della resistenza ad antibiotici e medicine, che resta nell’organismo transgenico (OGM); inoltre, i legami che tengono insieme tutti i pezzi del costrutto sono deboli e quindi i costrutti sono instabili, rispetto al DNA naturale, tendendo alla rottura ed alla ricombinazione con altro DNA (dello stesso ospite). Questa instabilità e fragilità del DNA transgenico aumenta il trasferimento genico orizzontale (il trasferimento genico verticale è quello che avviene attraverso l’impollinazione) e la ricombinazione, con tutti i rischi che comporta: mutazioni geniche, inserzioni casuali, cancro, riattivazione di virus dormienti (provirus) e generazione di nuovi virus. L’ingegneria genetica aumentando notevolmente, da 10 a 10.000 volte, il processo che crea nuovi batteri e virus, causa malattie infettive e diffonde tra i patogeni la resistenza ad antibiotici e medicine, è di per sè un pericolo.
Il DNA transgenico, diverso da quello naturale, è pericolosissimo, ma nessun Paese ha una legislazione seria atta a prevenire la sua fuga o rilascio nell’ambiente. Questo argomento è spesso e volentieri ignorato. Il fatto che il DNA transgenico delle piante geneticamente modificate passa da una specie all’altra spiega perché la coesistenza tra piante transgeniche e non transgeniche è sinonimo di contaminazione sicura. Infatti, nel mondo vegetale la contaminazione non avviene solo attraverso trasferimento genico verticale (impollinazione), ma, in forma ancora più subdola, anche superando le barriere tra specie, attraverso il trasferimento genico orizzontale che normalmente avviene tra batteri che si scambiano tra loro dei geni. I responsabili non vogliono che si faccia ricerca mirata per timore che venga fuori la verità e, quando alcuni ricercatori la fanno, i poteri forti direttamente o indirettamente ne impediscono la divulgazione o pubblicazione dei risultati, a meno che non si accetti di taroccare i dati e giungere a conclusioni opposte a quelle che i dati suggerirebbero.

06-04-2019

È l'accessorio più amato dalle donne. Ma potrebbe anche essere il più pericoloso. Dentro le borsette di ogni donna secondo una ricerca inglese, si annidano batteri di ogni tipo ed anche escrementi. Sì perché, le donne, prima spendono i risparmi per comprarsi borsette all'ultima moda e poi le maltrattano usandole quasi come una discarica. Quello che emerge dalla ricerca è che le donne rischiano quotidianamente la salute proprio a causa delle borsette. Sul fondo di ogni borsa da donna, infatti, si celano microscopici e pericolosi nemici: Escherichia coli mortali, batteri velenosi e tracce di escrementi. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori britannici dopo aver prelevato dei tamponi dall'interno di borse, custodie dei computer portatili e borsoni da palestra. Tra i batteri c'è anche lo streptococco fecale, che può causare la meningite, e pseudomonas, un'infezione ospedaliera comune. Il tutto a causa della scarsa igiene. Tra le persone intervistate per svolgere lo studio una donna su tre ha ammesso che non ha mai pulito la borsa. In molti hanno ammesso che le usano per trasportare le scarpe o la biancheria intima sporca. La ricercatrice Claire Powley, ha dichiarato: "I nostri risultati sono scioccanti. Le persone sono del tutto ignare dei batteri nocivi che poi mettono in bocca".

 

https://www.dailymail.co.uk/femail/article-2421783/Whats-YOUR-handbag-Lipstick-diary-iPhone-plus-E-coli-bacteria-traces-excrement.html

Giovedì, 04 Aprile 2019 09:22

LETTERA PER I MEDICI.

05-04-2019

Molti medici mi scrivono tramite messaggi privati offendendo la naturopatia e considerandola una scienza da stregoni. Inoltre, per i link che pubblico, alcuni di questi sedicenti medici mi hanno pure minacciato e offeso personalmente. A molti di loro non ho risposto, perchè ritengo che sia inutile far capire a gente con la mente bacata tutto ciò che ruota attorno alla medicina naturopatica. Ma a distanza di tempo ad alcuni di loro ho risposto attraverso i miei post sempre più pesanti da digerire (per loro), ad altri ho deciso di rispondere con una lettera che pubblicai qualche anno fa e che ripropongo in tutto il suo splendore!

PREMESSA: Non è stato semplice concentrare attraverso poche righe tutto ciò che desideravo; tutti i miei pensieri; i miei dubbi; ma penso che i concetti espressi siano abbastanza chiari ed espliciti. Le parole qui di seguito (che poi sarebbero dei consigli) sono destinate ad alcuni medici, principalmente a quelli che praticano l’allopatia. Buona lettura!

Illustrissimi signori medici, all’alba del nuovo millennio sarebbero tante le cose che voi dovreste ancora chiarire. La medicina, da quando esiste l’uomo, è nata per servire le persone malate. Ma da circa 100 anni ho la sensazione che la medicina abbia come unico obiettivo quello di aumentare i fatturati delle multinazionali del farmaco. Come tra l’altro dimostrano i tanti arresti in tutto il mondo di medici e informatori scientifici corrotti. Dall’alto del vostro ego, dovreste imparare ad essere più umili, perché la vostra laurea non è sinonimo di conoscenza assoluta. Non siete DIO sulla terra! Ma dovreste imparare l’umiltà per meglio comprendere la motivazione della vostra scelta professionale: per missione o per denaro! Dovreste imparare l’umiltà soprattutto per accettare che gli omeopati, gli agopuntori, i naturopati e altri professionisti del benessere, ne sappiano molte volte più di voi. E a sostegno di questa tesi parlano chiaramente i fatti in tutto il mondo! Imparate a metabolizzare che non siete stati formati per conoscere le cause delle malattie, ma soltanto per trattare i loro sintomi attraverso la prescrizione di farmaci sulla base delle vostre diagnosi, spesse volte errate! Imparate quindi a non dire cavolate quando un paziente vi chiede le cause della sua malattia. Siate umili nel dire che non siete in grado di saperlo! Ammettete una buona volta che fate diagnosi di malattie di cui non conoscete nulla; che prescrivete farmaci che conoscete ancor meno; che li prescrivete a pazienti di cui non sapete nulla della loro vita! (Pardon, non si chiamano più pazienti, ma secondo il nuovo codice deontologico “assistiti”). Non offendete il lavoro di quei professionisti che si occupano di benessere e salute, perché non è un ruolo di vostra competenza. Non consideratele tecniche da stregoni o da ciarlatani, perché le vostre non sono da meno! Dimostrate la vostra intelligenza attraverso l’unica motivazione che vi ha spinto veramente ad occuparvi di medicina. Vi vantate di essere gli unici a risolvere i problemi della gente, senza rendervi conto che avete contribuito negli ultimi 30 anni a peggiorare la situazione. Per tutti questi motivi mi sento in dovere di ricordarvi 4 punti fondamentali:

1. Avete giurato in nome di Ippocrate, ma ben poco vi siete rispecchiati a colui che viene considerato il PADRE di tutta la medicina!

2. Associate la medicina alternativa alla stregoneria, alla ciarlataneria, al medioevo, ma dovreste ben osservare il vostro modo di fare medicina. Usate veleni, mutilazioni e radiazioni che neanche gli uomini di Neanderthal avrebbero mai utilizzato, considerandole tecniche da protoantropi!

3. La medicina alternativa nel mondo non ha mai causato morti (forse qualche caso rarissimo di dubbia veridicità), lo stesso purtroppo non si può dire della medicina allopatica che a tutt’oggi risulta essere la terza causa di mortalità nel mondo dopo le malattie cardiovascolari e i tumori!

4. Non considerate gli integratori a base di erbe come prodotti inutili o “acqua fresca”, perché offendereste la vostra stessa professione. Infatti, dimenticate spesso (e all’Università ve l’hanno insegnato) che 2/3 delle medicine che voi utilizzate sono costituiti da principi attivi di origine vegetale sintetizzati in laboratorio!

Ritengo che questi 4 punti siano più che sufficienti per invitarvi a riflettere prima di avventarvi a considerazioni poco intelligenti e professionali. Augurandomi di aver detto cose gradite, porgo cordiali saluti!

 

Naturopata-Ricercatore Angelo Ortisi

Giovedì, 04 Aprile 2019 09:15

ZENZERO: IL PICCANTE CHE RISANA.

05-04-2019

Non c’è Paese orientale che non conosca l’uso dello zenzero. E con ragione: è infatti una delle spezie più versatili sia in cucina che in fatto di salute. Ben lo sanno in Cina e in India che lo aggiungono spesso ai loro piatti, non solo per insaporirli, ma anche per promuovere il proprio benessere. Ma non solo; nel Nord America è usanza bere una sorta di soft drink denominato Ginger Ale che oltre a essere molto gustosa, aiuta a prevenire mal d’auto e problemi digestivi. Mentre in Giappone lo utilizzano più spesso nelle preparazioni caramellate insieme a pesce o molluschi. In qualunque modo si scelga di consumarlo, è certo che lo zenzero vanta numerose proprietà salutistiche. In Cina, per esempio, si usa tradizionalmente per prevenire malattie influenzali, ma è sfruttato in tutto l’oriente per le sue virtù digestive e antinausea. Quest’ultimo effetto sembra essere utile qualsiasi sia la sua origine: gravidanza, chinetosi, chemioterapia eccetera. Tuttavia, pare debba essere assunto con precauzione dalle persone che soffrono di ulcera gastrica e calcoli biliari. Marcato anche l’effetto antidiarroico, sfruttato soprattutto dalle popolazioni povere, ma utilissimo anche per noi. Gli impacchi di zenzero, invece, riducono dolori - compresi mal di testa e mal di denti - febbre, raffreddore, influenza e problemi circolatori. Per chi invece si sente sempre stanco e apatico, sembra essere d’aiuto una gustosa tisana a base di zenzero fresco. Tisana che, tra l’altro, aiuta anche in caso di pasti abbondanti o cibi difficili a digerire.
Secondo recenti studi condotti dal Laboratorio di Alimenti e Biodinamica della Nagoya University Graduate School of Sciences Bioagricultural del Giappone, gli effetti isolati di alcune specie di zenzero tra cui il gingerolo e la curcumina hanno mostrato un potente effetto citotossico contro alcuni tipi di tumori. Il Dipartimento di sperimentazioni terapeutiche presso l’Università del Texas ha messo in evidenza un ruolo neuroprotettivo attivo contro numerose malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, la malattia di Parkinson, la sclerosi multipla, il tumore cerebrale e la meningite. Questo spiega come mai nel subcontinente asiatico, dove il consumo di zenzero è particolarmente elevato, tali malattie siano in numero nettamente inferiore rispetto all’Occidente. Non da meno è lo studio condotto dal Department of Cell Biology and Anatomy, dell’Università dell’Arizona, che ha rilevato marcati effetti antinfiammatori dei composti derivati dal rizoma di zenzero, in particolare nell’inibizione della produzione di fattori implicati nella necrosi tumorale. Infine, ricordiamo l’azione protettiva sullo stomaco, rilevata attraverso uno studio condotto su modello animale. Ad alcuni ratti sono stati somministrati acido salicilico e altre sostanze nocive per lo stomaco in maniera da causare lesioni a livello gastrico. I ratti che assumevano lo zenzero hanno ottenuto una protezione marcata (circa l’85%) della mucosa dello stomaco. Ecco, quindi, come una semplice spezia, se utilizzata quotidianamente in cucina, oltre a rendere i piatti più gustosi può aiutare a prevenire tutta una serie di disturbi, più o meno seri.

 

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1002/ijc.20175

05-04-2019

Vi sono alimenti comunemente presenti nell'alimentazione occidentale che possono essere in grado di causare infiammazione o di peggiorarla se essa fosse già presente nel nostro organismo. È quanto afferma la dottoressa Michelle Schoffro Cook, esperta statunitense di alimentazione e medicina naturale, nota a livello internazionale per il proprio operato. Ecco quali sono gli alimenti ritenuti a suo parere come una possibile causa di infiammazione. Di cui se ne sconsiglia il consumo soprattutto quando l'organismo è già debilitato, magari durante febbre, influenza o infezioni localizzate.

1. PATATINE FRITTE E CIBO DA FAST FOOD

In questa categoria non viene fatto rientrare soltanto il classico hamburger con patatine, ma anche tutti gli alimenti confezionati e di preparazione industriale, ricchi di zuccheri, additivi alimentari, dolcificanti artificiali e oli di dubbia provenienza. Gli alimenti fritti, in particolare, insieme agli alcolici, vengono imputati da parte della dottoressa come in grado di causare irritazioni e peggiorare l'artrite.

2. GRASSI IDROGENATI E GRASSI TRANS

Grassi idrogenati e grassi trans possono essere presenti nella margarina, nello strutto, nei grassi utilizzati in pasticceria e negli alimenti realizzati impiegando tali ingredienti, con riferimento ai prodotti da forno sia dolci che salati, soprattutto se lavorati industrialmente. È necessario dunque prestare attenzione alle liste degli ingredienti degli alimenti da acquistare, quando sono presenti.

3. CARNE

Secondo la dottoressa Cook, la carne, con riferimento sia alla carne rossa che al pollame, tende a provocare infiammazione, per questo motivo non dovrebbe mai costituire l'alimento fondamentale dei propri pasti. A suo parere, una dieta basata completamente su cibi vegetali tende ad essere molto meno ricca di sostanze in grado di causare infiammazione rispetto ad una dieta che preveda il consumo di carne.

4. ZUCCHERO BIANCO E BIBITE GASSATE

Zucchero bianco e dolci, incluse bibite gassate e succhi di frutta zuccherati, dovrebbero essere considerati tra gli alimenti maggiormente in grado di causare infiammazione e dipendenza nell'organismo. La dottoressa Cook suggerisce in proposito di eliminarli gradualmente dalla propria alimentazione sostituendoli con della frutta fresca nel momento in cui si desidera gustare qualcosa di dolce.

5. DOLCIFICANTI ARTIFICIALI

Saccarina, aspartame ed altri dolcificanti utilizzati a livello industriale o in vendita come sostituti artificiali dello zucchero bianco dovrebbero essere evitati il più possibile a parere dell'esperta, in quanto causa di infiammazione al pari dello zucchero raffinato e potenzialmente collegati a varie patologie dalle ricerche scientifiche più recenti.

6. SALE DA CUCINA E SALE IODATO

Il comune sale da cucina non contiene altro che cloruro di sodio, mentre il sale iodato è sale raffinato con aggiunta artificiale di iodio. Entrambe le tipologie di sale raffinato andrebbero sostituite a parere dell'esperta con del sale marino integrale, che accanto al cloruro di sodio presenta minerali come potassio, calcio e magnesio, che rendono la sua composizione maggiormente equilibrata.

7. ADDITIVI ALIMENTARI

Coloranti, conservanti, solfiti e altri additivi alimentari sono presenti in numerosi alimenti confezionati, compresi svariati prodotti destinati ai bambini. Anch'essi sono purtroppo considerati causa di infiammazione e andrebbero dunque evitati il più possibile.

8. LATTICINI

Formaggi, yogurt, gelati, burro ed ogni latticino in generale è considerato da parte dell'esperta come una potenziale fonte di infiammazione per l'organismo, con particolare riferimento alle modalità di produzione di tali alimenti, che al giorno d'oggi non possono che presentare tracce di ormoni, antibiotici e altre sostanze potenzialmente nocive per il nostro organismo.

9. GLUTINE

Il glutine è presente, oltre che nel grano, in numerosi cereali, tra i quali possiamo individuare orzo, avena, kamut e farro. Per limitare il consumo di alimenti contenenti glutine, tali cereali possono essere sostituiti dal ricorso ad alimenti come riso, quinoa, grano saraceno e miglio, che ne sono privi.

10. ALCOL

L'alcol è ricco di zuccheri e considerato come un peso eccessivo per il nostro fegato. È causa di infiammazione e dovrebbe essere eliminato completamente dalla propria alimentazione oppure consumato con molta moderazione.

Mercoledì, 03 Aprile 2019 10:12

GLI INCREDIBILI BENEFICI DEL MANNOSIO.

04-04-2019

Il mannosio, uno zucchero semplice trovato nei mirtilli e altri frutti e verdure, ha dimostrato di ridurre le dimensioni dei tumori nei topi di laboratorio. Non solo il mannosio ha dimostrato di interferire con la capacità dei tumori di assorbire glucosio, ma ha anche aumentato l’efficacia di alcuni farmaci chemioterapici. In particolare, il mannosio ha rallentato la crescita dei tumori polmonari, pancreatici e della pelle. In forma di supplemento, il mannosio è comunemente usato per trattare le infezioni del tratto urinario (UTI) e l’infiammazione della vescica.
Alte concentrazioni di saccaridi mannani sono disponibili nel gel delle piante di aloe, contribuendo alle sue proprietà antitumorali. Un numero crescente di studi dimostra che il cancro, per progredire, ha bisogno dello zucchero che svolge un ruolo anche nella maggior parte delle malattie croniche. In genere, è bene eliminare lo zucchero raffinato dalla dieta. Si raccomanda anche di limitare il consumo di fruttosio per ragioni simili. Anche se consumato sotto forma di frutto intero, il fruttosio può essere dannoso per la salute se mangiato eccessivamente.
Mentre lo zucchero ha dimostrato di alimentare la crescita del cancro, un team di ricercatori europei, la maggior parte dei quali rappresenta il Beatson Institute for Cancer Research del Cancer Research UK presso l’Università scozzese di Glasgow, hanno trovato che il mannosio fa il contrario. In esperimenti con topi di laboratorio, Kevin Ryan, professore di biologia cellulare E molecolare presso l’Università di Glasgow, e i suoi colleghi, hanno scoperto che il mannosio:

• Rallentava la crescita di tumori multipli, inclusi polmone, pancreas e pelle, presumibilmente interferendo con la capacità dei tumori di assorbire glucosio.

• Riduceva le dimensioni dei tumori cancerosi.

• Aumentava l’efficacia dei farmaci antitumorali - in particolare cisplatino e doxorubicina, due dei più usati farmaci chemioterapici.

• Non influenzava il peso o la salute dei topi.

• Il mannosio ha anche aumentato la durata della vita di alcuni topi. I risultati della loro ricerca sono stati pubblicati nel numero di novembre 1998 della rivista Nature. Ad oggi, il mannosio è stato usato come trattamento naturale per la cistite (infiammazione della vescica) e le infezioni del tratto urinario (UTI).

Dopo che Ryan e il suo team hanno aggiunto mannosio all’acqua potabile dei topi affetti da cancro ai polmoni, al pancreas o alla pelle, hanno notato un rallentamento della crescita del tumore. Inoltre, non hanno notato effetti collaterali evidenti sui topi trattati con mannosio.
I tumori hanno bisogno di molto glucosio per crescere, quindi limitare la quantità che possono utilizzare dovrebbe rallentare la progressione del cancro. I ricercatori hanno dovuto trovare una dose di mannosio sufficiente a bloccare il glucosio in modo da rallentare la crescita del tumore, permettendo però ai tessuti normali di rimanere inalterati. Questa è la prima ricerca, ma si spera di trovare in futuro questo equilibrio perfetto, in maniera tale che il mannosio possa essere somministrato ai malati di cancro per migliorare la chemioterapia senza danneggiare la loro salute generale. Oltre ai tumori citati sopra, il team ha esposto cellule di altri tipi di cancro - tra cui ossa, intestino, leucemia e ovaie - al mannosio. Alcune cellule cancerose rispondevano bene al mannosio, mentre altre no. A proposito di ciò, una fonte ha osservato che il potenziale antitumorale del mannosio sembrava dipendere dal fatto che un enzima che scompone lo zucchero fosse presente nelle cellule.
In molti sanno che bere succo di mirtillo può lenire la cistite e l’UTI. Ora, la ricerca attuale sembra suggerire che possa essere usata per curare anche il cancro. Mentre l’uso del mannosio per trattare problemi alla vescica e alle vie urinarie è ben fondato, è consigliabile evitare il succo di mirtillo come trattamento medico. Questo perché bisognerebbe bere un sacco di succo, che è spesso carico di quantità tossiche di zucchero. Per qualsiasi condizione, è bene consultare un esperto per garantire una diagnosi accurata e quindi informarsi sul possibile uso di un integratore contenente mannosio. In secondo luogo, per quanto riguarda il trattamento del cancro e il mannosio, tenere presente che questa ricerca è preliminare e deve ancora essere testata sugli esseri umani. Sebbene questi risultati siano molto promettenti per il futuro di alcuni trattamenti contro il cancro, questa è una ricerca molto precoce e non è ancora stata testata sull’uomo. I pazienti non dovrebbero autoprescriversi mannosio in quanto vi è un rischio reale di effetti collaterali negativi che non sono stati ancora testati. È importante consultare uno specialista prima di cambiare drasticamente la dieta o assumere nuovi integratori.

COS’E’ IL MANNOSIO E COME FUNZIONA?

Come accennato, il mannosio è un monosaccaride che si trova nei mirtilli e altri frutti, tra cui mele, mirtilli, arance e pesche. Risiede anche in verdure come broccoli, cavoli e fagiolini. Si trova naturalmente anche in alcune cellule del corpo umano e si pensa che sia un prebiotico, perché il consumo di D-mannosio stimola e favorisce la crescita di batteri buoni nel tratto digestivo. Oltre alla sua presenza in cibi integrali e nel corpo, il mannosio appare anche comunemente sotto forma di supplemento sotto il nome di D-mannosio. Sebbene il mannosio sia chimicamente considerato uno zucchero semplice, strutturalmente, è simile al glucosio. Detto questo, viene assorbito più lentamente nel tratto gastrointestinale rispetto al glucosio, per cui presenta un indice glicemico inferiore. Riguardo a questo aspetto del mannosio, The Clinical Advisor osserva che, rispetto al glucosio reale, che è facilmente assorbito e ha un indice glicemico di 100, il mannosio deve prima essere convertito in fruttosio e poi in glucosio, riducendo in modo significativo la risposta all’insulina e riducendo il suo impatto sui livelli di zucchero nel sangue. Dopo che il mannosio viene assorbito dall’intestino, non viene immagazzinato nel fegato come il glucosio, ma viene filtrato dal corpo direttamente dai reni.
Per gli esperimenti in cui il mannosio è stato somministrato a topi da laboratorio affetti da tumori come ossa, intestino, leucemia e ovaia, il mannosio ha dimostrato di disturbare più facilmente le cellule che presentavano livelli più bassi di un enzima chiamato fosfomannosio isomerasi (PMI). Circa l’impatto della PMI, gli autori dello studio hanno dichiarato che le cellule con bassi livelli di PMI sono sensibili al mannosio, mentre le cellule con livelli elevati sono resistenti e, persino i livelli di PMI variano notevolmente tra i diversi pazienti e i diversi tipi di tumore, indicando che i livelli di PMI potrebbero essere utilizzati come biomarcatore per dirigere la somministrazione del mannosio. La somministrazione del mannosio potrebbe essere una terapia semplice, sicura e selettiva nel trattamento del cancro e potrebbe essere applicabile a più tipi di tumore.
Il D-mannosio ha dimostrato di essere di aiuto nel trattamento di una malattia rara chiamata sindrome da glicoproteina carente di carboidrati di tipo 1b (CDG 1b). Questa condizione è trasmessa geneticamente ed è caratterizzata da problemi epatici e digestivi associati a iperinsulinismo e trombosi incostante. Oltre a ciò, la condizione causa la diminuzione dei fattori di coagulazione del sangue del corpo umano. A proposito di CDG 1b e mannosio, gli autori di uno studio del 2009 hanno commentato che il mannosio somministrato per via orale almeno quattro volte al giorno non solo ha trasformato CDG 1b letale in una malattia curabile, ma ha anche migliorato le condizioni generali e i sintomi digestivi di tutti i pazienti tranne uno. 
Come accennato, il D-mannosio è comunemente usato per prevenire e trattare le infezioni del tratto urinario, che di solito sono causate dai batteri di Escherichia coli che passano dal tratto intestinale alle vie urinarie. Il D-mannosio è ottimo per le UTI perché si attacca ai batteri E. coli, facendoli aderire l’un l’altro invece di aggrapparsi alle pareti del tratto urinario. In queste condizioni, i batteri dannosi possono essere eliminati dal tuo corpo durante la minzione. Dati i crescenti casi di resistenza agli antibiotici, i rimedi naturali per le infezioni del tratto urinario sono imperativi. Uno studio del 2014 pubblicato sulla rivista World Journal of Urology ha rilevato che la polvere di D-mannosio è efficace quanto un antibiotico nel trattamento delle infezioni del tratto urinario ricorrenti nelle donne. Un totale di 308 donne sono state divise in tre gruppi:

- Il primo gruppo ha ricevuto 2 grammi (g) di polvere di D-mannosio in acqua ogni giorno per sei mesi.

- Un secondo gruppo ha ricevuto 50 milligrammi (mg) di antibiotico Nitrofurantoina al giorno.

- Il terzo gruppo era un gruppo di controllo e non ha ricevuto alcun trattamento.

Dei 98 pazienti che hanno avuto un IVU ricorrente, solo il 15% di essi ha assunto D-mannosio, mentre il 20% ha assunto l’antibiotico e il 61% non ha ricevuto alcun trattamento. Per quanto riguarda i risultati, gli autori dello studio hanno affermato che la polvere di D-mannosio ha ridotto significativamente il rischio di UTI ricorrenti, che non era diverso dal gruppo con l’antibiotico [Nitrofurantoina]. Saranno necessari ulteriori studi per convalidare i risultati ma i risultati iniziali mostrano che il D-mannosio può essere utile per la prevenzione delle UTI. In caso di UTI ricorrenti o infiammazione della vescica, in particolare e con la preoccupazione di produrre resistenza agli antibiotici, potrebbe essere il momento di parlare con il proprio medico per provare il D-mannosio. Generalmente è abbastanza efficace fino al 90 percento dei casi UTI. L’unica eccezione potrebbe essere l’IVU causata da un batterio diverso da E. coli; in tal caso, sarebbe meglio chiedere a un esperto degli integratori noti per interrompere il biofilm.

IL MANNOSIO CONTRIBUISCE ALLE PROPRIETA’ CURATIVE DELL’ALOE VERA

Probabilmente è risaputo che l’aloe vera è benefica per lenire le ustioni, migliorare la guarigione delle ferite e inibire l’infiammazione, ma pochi sanno che lo zucchero principale dell’aloe vera è il mannosio. In uno studio del 1994, i topi di laboratorio trattati con 300 mg/kg di mannosio-6-fosfato hanno mostrato una guarigione delle ferite rispetto a quelli trattati con sostanze saline. Gli autori di uno studio del 2004 hanno aggiunto che la polpa chiara, nota anche come gel interno, della foglia di aloe vera è ampiamente utilizzata in vari cosmetici e applicazioni nutraceutiche. Molti effetti benefici di questa pianta sono stati attribuiti ai polisaccaridi presenti nella polpa. Un’altra fonte afferma che alte concentrazioni di saccaridi mannani sono disponibili nel gel delle piante di aloe. Studi di laboratorio mostrano gli effetti dei segnali dei glucomannano saccaridi mentre attivano la risposta immunitaria attraverso l’aumento delle espressioni di interleuchina-1, interleuchina-6 e fattore di necrosi tumorale.
Sebbene si ritenga che il mannosio sia ben tollerato nella maggior parte delle persone, non raccomando di integrarlo in caso di gravidanza o allattamento al seno a causa della mancanza di ricerche che ne confermino l’uso sicuro. Detto questo, le mamme in gravidanza e che allattano dovrebbero mangiare alimenti contenenti mannosio ovviamente con moderazione. Gli effetti collaterali associati al mannosio possono includere gonfiore e feci molli. Oltre a ciò, dal momento che il mannosio potrebbe rendere più difficile la regolazione della glicemia se si soffre di diabete, bisogna usare cautela quando si assumono integratori D-mannosio se si è diabetici. Mentre le notizie sul mannosio come potenziale anticancro sono incoraggianti, è necessaria più ricerca, compresi gli studi clinici, per convalidarne l’efficacia. Per sicurezza, consultare sempre un esperto prima di assumere un nuovo integratore o di modificarne il dosaggio.

 

https://www.nature.com/articles/s41467-017-01019-z

http://cancerres.aacrjournals.org/content/76/1/24.abstract

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4061031/

https://www.medicalnewstoday.com/articles/320156.php

http://sugarscience.ucsf.edu/too-much-can-make-us-sick/#.XKSCJZgzbIU

https://www.express.co.uk/news/uk/1048769/cancer-fight-Sugar-cranberries-fight-cancer-Scottish-researchers

https://reliawire.com/mannose-slows-tumors/

https://www.nature.com/articles/s41586-018-0729-3

https://www.clinicaladvisor.com/home/features/alternative-meds-update/d-mannose-an-effective-antibiotic-alternative/

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0925443908002482

https://link.springer.com/article/10.1007/s00345-013-1091-6

https://kresserinstitute.com/treat-prevent-utis-without-drugs/

https://www.japmaonline.org/doi/abs/10.7547/87507315-84-2-77

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1567576904002218

https://www.4rhealthproducts.com/Aloe-Mannose-Molecules-s/1825.htm

04-04-2019

Si sente spesso parlare dell’importanza della vitamina D, ma c’è un’altra vitamina virtualmente equivalente alla vitamina D in termini di benefici, ma molto sottovalutata, la vitamina K. Si sa molto poco di questa vitamina e non le viene data abbastanza attenzione. Il Dr. Leon Schurgers ha fatto un grande lavoro sulla vitamina K. Ha cominciato la sua ricerca su questa vitamina 20 anni fa presso la Maastricht University in Belgio, ed è attualmente uno dei ricercatori leader su questa vitamina. Le Vitamine K - K1 e K2 - sono conosciute soprattutto per la loro funzione nella trombosi. Secondo il Dr. Schurgers tutte le vitamine K in realtà hanno più o meno la stessa funzione, che è legata alla prima parte della vitamina, che è chiamata struttura ad anello di naftochinone. Questa struttura ad anello è uguale per vitamina K1 e vitamina K2. Le due vitamine sono diverse solo nelle catene laterali.
La vitamina K1 è conosciuta soprattutto per la funzione di coagulazione del sangue, ma il Dr. Schurgers ha chiarito questo aspetto dicendo che entrambe, la vitamina K1 e la vitamina K2, attivano certi fattori di coagulazione. In modo specifico ci sono 4 fattori di coagulazione (fattori 2, 7, 9 e 10) che sono attivati dalle vitamine K1 e K2. Secondo il Dr. Schurgers, non c’è rischio di eccesso di coagulazione quando si assume la vitamina K. In altre parole, i tuoi fattori di coagulazione non saranno superattivi se prenderai alte dosi di vitamina K1 o K2. Quindi non ci sono rischi nell’attingere vitamina K dal cibo, se non stai prendendo un farmaco anticoagulante. Alle persone anziane con fibrillazione atriale (AF) o trombosi venosa o trombosi venosa profonda vengono spesso prescritti anticoagulanti, che sono antagonisti della vitamina K, e questo significa che bloccano il riciclo di vitamina K - non solo la K1 ma anche la K2. In questo caso bisogna fare molta attenzione. Secondo il Dr. Schurgers: “Se prendi anticoagulanti orali - Coumadin e Warfarin - devi fare attenzione alle vitamine K1 e K2. Negli Stati Uniti il consiglio che viene dato a chi assume questi farmaci è di evitare tutto ciò che contiene vitamina K, e questo è ciò contro cui vado. Perché se rinunci a tutta la vitamina K1 e K2 dalla dieta, ogni piccola interferenza - prendere una piccola quantità di vitamina K – può avere un effetto disastroso sui livelli di anticoagulanti. Invece, se hai un apporto costante di vitamina K1 o K2 o di entrambe, una piccola interferenza non farà così male. Quindi quello che consiglio è di attingere la vitamina K dalla dieta ogni giorno e di mantenere alto il livello di anticoagulanti. Tuttavia non c’è beneficio dal prendere vitamina K extra se stai assumendo coumadin, e non lo consiglio”.
La Vitamina K ha anche benefici che vanno al di là della coagulazione. Nel 1980, è stato scoperto che la vitamina K è necessaria per attivare la proteina osteocalcina, che si trova nelle ossa. Dieci anni fa o più, è stata scoperta un’altra proteina dipendente dalla vitamina K: la matrix Gla protein (MGP), trovata nel sistema vascolare. Senza la Vitamina K questa e altre proteine dipendenti dalla vitamina K resterebbero inattive, e non potrebbero attuare le proprie funzioni biologiche. Un’altra importante scoperta è stata che l’MGP è un forte inibitore della calcificazione. Se lo inattivi, avrai serie calcificazioni delle arterie e questo è il motivo per cui la vitamina K è così importante per la salute cardiovascolare. Prove suggeriscono che la vitamina K può anche far regredire la calcificazione delle arterie indotta da una carenza di questa vitamina. Secondo il Dr. Schurgers: “C’è un forte legame tra MGP e microcalcificazione. Si può dire che la carenza di vitamina K è causa di microcalcificazione, che dà inizio a una serie di processi a cascata che possono portare all’aterosclerosi”.
La differenza tra le vitamine K1 e K2 è stata evidenziata per la prima volta nel Rotterdam Study, a cui ha preso parte il Dr. Schurgers. Lui spiega: “L’abbiamo pubblicato nel 2004. Ho misurato una grande varietà di prodotti per valutare il contenuto di vitamina K…La K1 è presente nei vegetali a foglia verde - come spinaci, broccoli e cavoli. Ma l’assorbimento della vitamina K dal cibo è molto basso. Solo il 10% della vitamina K che si trova nei vegetali a foglia verde è assorbito dal corpo. E non ci sono variabili nel consumo che possono aumentare in modo significativo l’assorbimento. Allora ho cominciato a misurare la K2. Ho scoperto che è presente nel cibo fermentato. La vitamina K2 è prodotta dai batteri nel processo di fermentazione. La quantità totale di vitamina K2 nel formaggio è più bassa della K1 contenuta nei vegetali a foglia verde, ma viene quasi completamente assorbita”.
Lo studio Rotterdam ha scoperto che le persone che consumano più vitamina K2 hanno minori rischi di malattie cardiovascolari, calcificazione cardiovascolare e minori probabilità di morire per malattie cardiovascolari. Questa è stata una scoperta importante perché prima non esisteva una relazione vera e propria tra malattie cardiovascolari e vitamina K1. Altri studi hanno mostrato che mentre la vitamina K2 ha benefici in questo senso la K1 non li ha: “Se assorbi K1 e K2 è più probabile che la K1 vada nel fegato e resti lì”, dice il Dr. Schurgers, “ha una vita molto breve. Dopo 3 o 4 ore dall’aver assunto una certa dose di vitamina K dal cibo, viene presa dal fegato. Anche la K2 va nel fegato, ma da qui viene ridistribuita attraverso frazioni di lipoproteine LDL di colesterolo che la conduce a tessuti come ossa e vasi sanguigni. Sia la vitamina K1 che K2 sono solubili nei grassi, ma la K2 è più solubile, almeno in menaquinoni a catena lunga come l’MK7. L’MK7 viene più efficacemente trasportato ai vasi rispetto alla K1. Quindi possiamo ipotizzare che la K2 abbia più benefici nel sistema cardiovascolare e che la K1 è più presente nel fegato”.
Quindi oltre all’attivazione dell’MGP, che è un potente inibitore della calcificazione, la K2 aiuta anche a prevenire la calcificazione delle arterie trasportando calcio dalle zone in cui non dovrebbe esserci (nel rivestimento dei vasi sanguigni) alle zone in cui serve davvero (ad esempio nelle ossa). La vitamina K2 è importante anche per la circolazione vascolare al cervello. Dopo l’autopsia, in molti pazienti con Alzheimer sono state trovate degenerazioni vascolari, che si pensa siano le responsabili dei sintomi dell’Alzheimer. E sebbene la ricerca in quest’area sia ancora giovane, evidenze suggeriscono che la vitamina K2 possa aiutare a prevenire l’Alzheimer prevenendo la formazione di placche. Secondo il Dr. Schurgers, almeno uno studio ha evidenziato che la vitamina K2 ha una funzione nel trasferire energia cellulare ai pazienti con Parkinson, e potrebbe essere benefica nel trattamento di questa patologia.
Ottimizzare i livelli di vitamina K ha un grande potenziale per migliorare la salute, ed è molto semplice farlo. Non serve assumere supplementi, basta attingerla dal cibo. Mangia vegetali, soprattutto cavoli, spinaci, broccoli, cavoletti di Bruxelles e tutti i vegetali a foglia verde, che aumentano naturalmente l’apporto di vitamina K1. Cerca di consumare ogni giorno almeno 200 grammi di vegetali. Cibi ricchi di K2 sono derivati da latte crudo, burro crudo da animali nutriti a erba e vegetali fermentati come i crauti e il kefir.

03-04-2019

Ogni infiorescenza di girasole, costituita dall’unione di migliaia di piccoli fiori, produce un numero uguale di semi, molto nutrienti. Secoli prima che le loro proprietà dietoterapiche fossero scoperte in Occidente, gli antichi abitanti del Messico già li mangiavano tostati. I semi di girasole contengono fino al 50% di grassi e se ne ricava un eccellente olio da cucina; il 23% di proteine (quantità molto simile a quella della carne) e fino all’8,5% di carboidrati. Sono molto poveri di vitamine A e C, ma i semi di girasole sono uno degli alimenti più ricchi di vitamina E (superati solo dalle mandorle) e di vitamina B1 (superati solo dal lievito di birra e dal germe di grano). Sono ricchissimi di minerali, come magnesio, ferro, fosforo e calcio. Osservando la loro composizione, si contraddistinguono come uno degli alimenti naturali in cui si concentra una grandissima quantità di sostanze nutritive, specialmente di grassi, minerali e vitamine B1 ed E. Nonostante la loro ricchezza nutritiva, se si masticano bene, i semi sono facilmente digeribili.
I semi di girasole sono il frutto secco oleaginoso che contiene meno acidi grassi saturi, perciò sono molto adatti per ridurre il livello di colesterolo. Inoltre, sono ricchi anche di lecitina, un particolare tipo di grassi (fosfolipidi), anch’essi in grado di contribuire a ridurre il colesterolo nel sangue. Il consumo regolare di semi (senza sale, ovviamente), è particolarmente indicato nei seguenti casi:

ARTERIOSCLEROSI E MALATTIE CARDIACHE

l’indurimento e il restringimento delle arterie provocato dalla formazione di depositi di colesterolo sulle pareti interne è la principale causa di infarto del miocardio, di trombosi cerebrale e della mancanza di afflusso di sangue alle articolazioni. Gli acidi grassi essenziali dei semi (specialmente il linoleico) riducono il livello di colesterolo nel sangue e quindi ostacolano il progredire dell’arteriosclerosi. Inoltre, favoriscono la produzione di prostaglandina E1 nell’organismo, sostanza molto importante dal punto di vista fisiologico, che esercita le seguenti azioni benefiche:

- Dilata i vasi sanguigni.
- Riduce il rischio di trombosi e, quindi, la tendenza delle piastrine del sangue a raggrupparsi, formando coaguli.

I semi di girasole sono ricchi di vitamina E, un potente antiossidante che combatte l’ispessimento delle arterie, diminuisce la tendenza all’aggregazione delle piastrine ed esercita un’azione preventiva contro la trombosi e l’infarto del miocardio.

ECCESSO DI COLESTEROLO

I semi, specialmente quando sostituiscono altri alimenti grassi o ricchi di calorie, riducono notevolmente il livello di colesterolo. Lo stesso effetto si ottiene consumando oli odi semi di girasole biologico.

MALATTIE DELLA PELLE

L’acido linoleico e la vitamina E aumentano l’elasticità della pelle, perché proteggono le cellule contro gli effetti dell’invecchiamento (azione antiossidante). I semi di girasole sono consigliati in caso di eczemi, pelle rugosa o secca e dermatite in generale; rinforzano le unghie e i capelli, riuscendo a ridurre la canizie. C’è chi sostiene che un’emulsione di semi di girasole come sostitutivo del latte dia ottimi risultati per i lattanti che soffrono di eczemi infantili.

MALATTIE NERVOSE

I semi di girasole sono ricchi di vitamina B1 quanto il germe di grano e superano per contenuto tutti gli alimenti, ad eccezione del lievito di birra. Apportano anche fosforo, lecitina e acido linoleico, perciò sono un alimento molto consigliato per facilitare le funzioni del sistema nervoso e del cervello in particolare. Questi semplici semi possono aiutare anche chi soffre di stress, depressione, insonnia o nervosismo.

DIABETE

I semi di girasole sono tollerati molto bene dai diabetici e costituiscono un alimento nutriente che non dovrebbe mai mancare sulla loro tavola. Uno studio compiuto in Finlandia ha dimostrato che chi prende poca vitamina E, è esposto a un rischio quattro volte superiore di ammalarsi di diabete rispetto a chi ne prende in abbondanza. La ricchezza di vitamina E dei semi è un motivo ulteriore per consigliarli ai diabetici.

AUMENTO DELLE NECESSITA' NUTRITIVE

I semi di girasole sono un alimento ricchissimo di calorie e di sostanze nutritive essenziali, indicato per le donne durante la gravidanza o l’allattamento, per sportivi, anemici, convalescenti da malattie debilitanti e in generale per tutti quelli che hanno bisogno di un maggiore apporto nutritivo.

MALATTIE CANCEROGENE

Sono molte le ricerche di carattere epidemiologico e sperimentale che dimostrano come la vitamina E eserciti un’azione preventiva contro il cancro e forse, in certi casi, anche curativa. Grazie alla loro ricchezza di vitamina E e di sostanze molto nutrienti, come proteine e grassi di alto valore biologico, i semi sono un alimento ideale per chi sta lottando contro il cancro o è esposto al rischio di soffrirne. La loro ricchezza di minerali, come il ferro e il magnesio, contribuisce a renderli ancora più indicati in caso di tumore.

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