Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

30-03-2019

Il primo passo per proteggere il fegato dall'infiltrazione dei grassi riguarda l'alimentazione e consiste nel diminuire il consumo di grassi saturi (i quali aumentano il rischio di infiltrazione grassa e l'accumulo di bile nel fegato e nella cistifellea) e nell'aumentare la quantità di fibre alimentari, soprattutto di tipo idrosolubile (che favoriscono la secrezione biliare). È bene inoltre limitare il consumo di alcol, che in quantità eccessive favorisce l'accumulo di grassi nel fegato. Il passo successivo consiste nell'assumere una quantità sufficiente di fattori lipotropi, di cui il fegato ha bisogno per metabolizzare tossine, altri metaboliti e acidi grassi. 
I fattori lipotropi sono particolarmente indicati per le donne che prendono contraccettivi orali o in gravidanza e per chiunque sia a contatto con sostanze tossiche, soprattutto solventi organici e idrocarburi policiclici, quali pesticidi e diserbanti, che rappresentano un ulteriore carico per quei processi metabolici del fegato che dipendono dai fattori lipotropi. Tra le sostanze comunemente usate come agenti lipotropi ricordiamo colina, metionina, betaina, acido folico, carnitina e vitamina B12. Uno degli integratori migliori per proteggere il fegato dalle tossine, in particolare dell'alcol, è la carnitina.
La carnitina è una sostanza analoga alle vitamine che il nostro corpo ricava dall'alimentazione (soprattutto dalla carne) oppure sintetizza a partire da due aminoacidi, lisina e metionina, con l'aiuto di vitamina C, ferro, niacina e vitamina B6. Dal momento che normalmente facilita la trasformazione degli acidi grassi in energia, in caso di consumo di alcol, dieta molto grassa e/o esposizione a sostanze chimiche tossiche la carnitina deve essere presente in abbondanza nel fegato per far fronte alla maggiore quantità di acidi grassi che vi si accumula. La somministrazione di carnitina è una delle poche terapie in grado di far regredire significativamente le epatopatie dovute all'alcol. Il consumo cronico di etanolo, l'esposizione a sostanze chimiche e lo sforzo fisico intenso provocano carenza di carnitina. Grazie all'integrazione di L-carnitina, questo stato di carenza funzionale cessa, il trasporto degli acidi grassi si normalizza e l'infiltrazione di acidi grassi nel fegato si riduce. Una tossina molto nociva per il metabolismo della carnitina è il valproato, uno dei principali farmaci antiepilettici per uso pediatrico (Depakin). La somministrazione di carnitina annulla quasi completamente la tossicità che di solito è associata a questo farmaco. Un altro problema è il benzoato di sodio (E211), un conservante che si trova in molti cibi e bevande (controllate l'etichetta) e che interferisce con la sintesi della carnitina.

30-03-2019

Fondamentale per correggere le disfunzioni gastrointestinali è il ripristino di una flora batterica adeguata. I batteri benefici sono particolarmente importanti perchè impediscono lo sviluppo di quelli tossici e la loro reintroduzione nell'intestino si fa per mezzo di probiotici e prebiotici, che sono rispettivamente i batteri che si trovano negli intestini sani e le sostanze indigeribili che ne favoriscono la crescita. Le sostanze prebiotiche hanno anche la proprietà di aumentare la secrezione di S-IgA (Secretory Immunoglobulin A) nell'intestino, che a sua volta contribuisce a proteggerlo dai batteri e dagli allergeni alimentari.

PROBIOTICI

I principali microrganismi benefici che si usano per ricolonizzare l'intestino sono Lactobacilli e Bifidobacteria, che hanno molte funzioni importanti, tra cui quella cruciale di inibire lo sviluppo di batteri tossici, virus, miceti, saccaromiceti e parassiti. Questi batteri intestinali benefici favoriscono inoltre la digestione, sintetizzano vitamine (acido folico e altre vitamine del gruppo b, riducono i livelli di ammoniaca e di colesterolo nel sangue, neutralizzano le sostanze cancerogene e stimolano il sistema immunitario. Non è facile procurarsi prodotti efficaci a base di questi batteri così importanti per risanare l'intestino, innanzitutto perchè la maggior parte delle fonti tradizionali, ossia i prodotti fermentati come lo yogurt, il miso e alcuni formaggi, non contengono più lattobacilli da quando le industrie alimentari sono passate ad altri ceppi batterici, più adatti per la produzione industriale, ma purtroppo di scarso valore per la salute umana. La maggior parte dei prodotti reperibili sul mercato, inoltre, è ricavata da ceppi sbagliati oppure contiene così pochi batteri vivi da risultare praticamente priva di effetto.

PREBIOTICI

Per ricolonizzare l'intestino è importante anche assicurare ai batteri benefici il nutrimento necessario e uno dei modi migliori per farlo sono gli oligosaccaridi, in particolare i frutto-oligo-saccaridi (FOS), carboidrati a catena corta composti da tre a dieci molecole di zuccheri, almeno due delle quali sono di fruttosio. Quest'ultima molecola è indigeribile per l'uomo, ma i batteri intestinali buoni, Bifidobacteria e Lactobacilli, vivono e si moltiplicano soprattutto grazie ai frutto-oligo-saccaridi. I batteri tossici, invece, non sono in grado di utilizzare questi carboidrati a catena corta. I frutto-oligo-saccaridi impediscono inoltre ai batteri tossici e ai parassiti di aderire alla mucosa gastrointestinale. Tra gli alimenti più ricchi di frutto-oligo-saccaridi sono compresi cipolle, asparagi, banane e sciroppo d'acero. Oltre a contenere frutto-oligo-saccaridi, le banane contribuiscono a riparare la mucosa intestinale perchè contengono polisaccaridi idrosolubili, pectina e preziosi fosfolipidi.

30-03-2019

Il glutammato monosodico è un additivo alimentare utilizzato a livello industriale per insaporire i cibi confezionati e per la preparazione dei dadi da brodo, vegetali o di carne. È sufficiente controllare gli elenchi degli ingredienti presenti sulle varie confezioni per rendersi conto della sua onnipresenza. Il glutammato monosodico fa male alla salute? Le posizioni al riguardo sono molto diverse. Il suo consumo è stato correlato alla comparsa di obesità, intolleranze, allergie, sensibilizzazioni, sintomi momentanei e patologie degenerative molto gravi. Come nel caso di molti altri ingredienti alimentari, è possibile reperire in proposito studi, ricerche e pareri del tutto favorevoli o completamente contrari al suo consumo e impiego. 
L'European Food Information Council (Eufic), che lo considera del tutto innocuo, descrive il glutammato monosodico come il sale sodico dell'acido glutammico e come un amminoacido naturale presente in quasi tutti gli alimenti, con particolare riferimento a quelli molto proteici, come la carne, il pesce e i prodotti caseari, oltre che ad alcune verdure. Il glutammato monosodico utilizzato dall'industria alimentare non è però per nulla naturale. Mentre inizialmente veniva estratto da alcuni cibi, come le alghe, ora viene ottenuto completamente grazie alla sintesi chimica. Eufic afferma inoltre che il glutammato monosodico è una sostanza che può essere utilizzata per esaltare il gusto degli alimenti senza rischi per la salute. Non vengono indicati limiti di assunzione o quantità raccomandate. Ciò farebbe pensare ad un ingrediente del tutto innocuo. Ne siamo davvero sicuri? Per approfondire l'argomento consiglio la visione del servizio di Report che porta il titolo di “Il glutammato fa male?”, inserito nella puntata del 4 aprile 2001. L'argomento a distanza di anni è ancora molto dibattuto e i pareri contrastanti. Nel dubbio, preferiamo evitarlo. Come? Ecco qualche consiglio

1. LEGGERE LE ETICHETTE

Come evitare il glutammato monosodico? È necessario fare molta attenzione al momento della spesa. Bisogna controllare molto bene tutti gli ingredienti presenti in etichetta, non soltanto nel caso del dado, ma anche per quanto riguarda prodotti confezionati che possano essere stati preparati con brodo e sughi, o insaporiti con additivi artificiali. Sulle etichette alimentari andrete alla ricerca della dicitura "glutammato monosodico" o della sigla E621.

2. DADO FATTO IN CASA

Il dado è l'ingrediente culinario che più comunemente contiene glutammato monosodico. I dadi che troviamo in vendita al supermercato, siano essi in panetto o in polvere, vegetali o di carne, possono contenerlo. L'alternativa più semplice al dado commerciale, se si vuole avere a disposizione un insaporitore davvero naturale, è la sua preparazione casalinga. Autoprodurre il dado non è complicato e lo si può preparare in diverse versioni, da conservare in frigorifero, in freezer o in barattolo.

3. AUTOPRODUZIONE

Il glutammato monosodico non è presente soltanto nel dado. Può essere contenuto infatti anche in numerosi alimenti confezionati, insaporiti in modo artificiale, con particolare riferimento alle confezioni dei sughi e dei condimenti pronti, ai prodotti da forno confezionati e surgelati e ai piatti pronti già conditi e insaporiti, che necessitano soltanto di essere riscaldati in padella o nel microonde. Il glutammato monosodico è tipico dei cibi industriali ma può benissimo non rientrare nei piatti a base di ingredienti naturali preparati in casa. Meglio imparare a realizzare da sé salse sughi e condimenti.

4. ALTERNATIVE AL SALE

Alcune posizioni, più o meno condivisibili, ricordano che il glutammato monosodico contiene meno sodio rispetto al comune sale da cucina, e che dunque un suo impiego come condimento potrebbe contribuire a limitare l'apporto di sodio all'organismo attraverso l'alimentazione. Lo sostiene, ad esempio, l'European Food Information Council, che difende il glutammato monosodico a spada tratta, affermando che: "Il glutammato monosodico contiene circa un terzo del sodio contenuto nel sale da tavola e viene utilizzato in quantità minori. Se combinato ad una piccola quantità di sale da tavola, tale sostanza può contribuire a ridurre il quantitativo di sodio contenuto in una pietanza del 20 fino al 40%, mantenendone invariato il gusto". L'argomentazione, però, non ci convince del tutto. Esistono altri modi per insaporire le pietanze, al di là del glutammato monosodico e del comune sale da cucina: erbe, spezie, pepe, peperoncino, curry, semi aromatici (come i semi di coriandolo e di finocchio), olio aromatizzato, gomasio (un condimento a base di sesamo e sale marino integrale).

PERCHE' E' MEGLIO EVITARLO?

5. INGREDIENTE ARTIFICIALE

Il glutammato monosodico è un additivo artificiale. La sua produzione avviene ormai in modo del tutto industriale. Nel glutammato monosodico utilizzato dall'industria alimentare non vi è nulla di naturale. Riguardo a questo ingrediente, gli studi scientifici sono contrastanti, così come i pareri degli esperti. Chi segue un'alimentazione naturale, non basata soprattutto su alimenti confezionati, lo eviterà senza problemi, quasi senza rendersene conto. Ciò ci permette di comprendere come il suo ruolo non sia per nulla fondamentale nella nostra alimentazione.

6. INUTILE E INGANNEVOLE

Inutile e ingannevole, ecco come Altroconsumo, associazione che si batte in difesa dei consumatori, ha definito il glutammato monosodico, dopo averlo classificato come additivo sospetto. Pensiamoci bene. Questo additivo artificiale viene utilizzato dall'industria per aromatizzare alimenti che ormai hanno perso il loro sapore originario. Davvero un brodo di verdure o un sugo di pomodoro hanno bisogno di un esaltatore di sapore? Probabilmente, non sarebbe così se fossero preparati con ortaggi freschi e di stagione. L'impiego del glutammato monosodico è la conseguenza dell'impoverimento della qualità e delle caratteristiche organolettiche degli ingredienti utilizzati dalla grande industria per produrre i cibi confezionati. Molte persone, purtroppo, non sono più abituate ai sapori naturali. Il glutammato monosodico non fa altro che nasconderli, ingannando le papille gustative. Si rischia di andare alla ricerca di cibi sempre più saporiti e di giungere al punto di arricchirli con sale o dado in eccesso anche nelle preparazioni casalinghe. Dimentichiamo il glutammato monosodico e rieduchiamoci al gusto.

7. INTOLLERANZE E ALLERGIE

Nel corso degli ultimi anni assistiamo ad un aumento dei casi di intolleranze e di allergie, in concomitanza con la diffusione di un'alimentazione sempre meno naturale e di stili di vita ben poco salutari. La dietista Marina Saviozzi ha spiegato a Report come comprendere se si è particolarmente sensibili al glutammato monosodico. Dopo un pasto ricco di questo additivo, possono insorgere alcuni sintomi ben riconoscibili, come tachicardia, nausea, emicrania, dolore alla testa, sensazione di rigidità nella parte alta del corpo. A parere dell'esperta, è anche possibile che una persona non sensibile al glutammato possa diventarlo, data la sua onnipresenza negli alimenti confezionati.

8. SINDROME DA RISTORANTE CINESE

Era stata definita così una particolare sindrome che coglierebbe alcuni soggetti particolarmente sensibili dopo aver pranzato o cenato in un ristorante cinese. I sintomi avvertiti erano stati posti in correlazione con il contenuto di glutammato monosodico dei piatti presenti in questi ristoranti. Le ricerche condotte in proposito hanno in seguito smentito il ruolo del glutammato monosodico nella comparsa dei disturbi, ma i dubbi sono rimasti e la reale causa della sindrome non sarebbe stata ancora identificata. I sintomi comprendono mal di testa e arrossamenti, fino a delle vere e proprie crisi asmatiche, che potrebbero essere altrimenti legate a casi di allergia.

9. MALATTIE DEGENERATIVE

L'assenza di dati certi per quanto riguarda il legame tra glutammato monosodico e comparsa di malattie degenerative desta non pochi sospetti. La correlazione del suo consumo con il sopraggiungere di malattie come l'Alzheimer e il Parkinson sarebbe stata esclusa. Il legame tra consumo di glutammato monosodico e malattie è stato ipotizzato anche per quanto riguarda il diabete, l'autismo, la depressione, i disturbi del comportamento e dell'apprendimento. Nel dubbio, preferiamo evitarlo il più possibile, dato che il suo impiego come insaporitore non è per nulla indispensabile.

10. OBESITA'

Il Dottor Francesco Perugini Billi ricorda in un suo articolo la correlazione tra glutammato monosodico e obesità, di cui probabilmente non si parla abbastanza. Il glutammato monosodico verrebbe utilizzato nella sperimentazione animale, per rendere le cavie da sottoporre agli studi scientifici obese in tempi rapidi. A parere dell'esperto, gli esseri umani, e soprattutto i bambini, sono almeno 4 volte più sensibili a questa sostanza rispetto agli animali. Lo definisce come una vera e propria tossina, a cui i vari soggetti possono essere più o meno sensibili. Il glutammato sarebbe da considerare tra i responsabili dell'epidemia di obesità.

29-03-2019

Una delle tossine maggiormente sospettate di essere un fattore causale è l'alluminio, poichè le biopsie delle placche degenerative nel cervello dai malati evidenziano valori molto alti di questo minerale tossico. Se l'alta concentrazione si sviluppi in risposta al morbo di Alzheimer o se sia alla radice delle lesioni non è ancora stato accertato, ma molti dati dimostrano che l'alluminio contribuisce in maniera significativa all'insorgenza della malattia. Uno studio su 356 individui sani ha dimostrato che la concentrazione di alluminio nel sangue aumenta con l'aumentare dell'età. Nei malati di Alzheimer i valori sono molto superiori sia a quelli degli individui sani sia a quelli di individui affetti da altri tipi di demenza, per esempio da alcol, aterosclerosi o ictus. Eliminare l'alluminio è utile, ma una volta che il morbo si manifesta è troppo tardi.
Da dove viene l'alluminio? Purtroppo si trova nell'acqua che beviamo, nel cibo che mangiamo, negli antiacidi e nei deodoranti. L'alluminio presente nell'acqua potabile è in forma maggiormente biodisponibile e quindi potenzialmente tossica. Alcuni ricercatori hanno misurato l'assorbimento di alluminio dell'acqua del rubinetto aggiungendo una piccola quantità di alluminio solubile in forma radioattiva allo stomaco di alcuni animali e hanno scoperto che le tracce di alluminio assorbite in seguito a quell'unica esposizione entravano immediatamente nel tessuto cerebrale. Purtroppo l'alluminio non è presente nell'acqua solo naturalmente, ma anche come additivo (sotto forma di allume). Inoltre il calcio citrato assunto come integratore aumenta l'assorbimento dell'alluminio (ma non del piombo) da acqua e alimenti. Sono dati che fanno paura. 
Ma si può fare qualcosa? Certamente: evitare con scrupolo al limite del fanatismo ogni fonte di alluminio. Sebbene io non abbia trovato nessuno studio specifico al riguardo, è sconsigliato prendere antiacidi contenenti alluminio. Milioni di persone prendono antiacidi senza prescrizione medica contro bruciore di stomaco, mal di stomaco e ulcera. Dal momento che molti di questi farmaci contengono sali di alluminio per neutralizzare gli acidi gastrici (leggete il bugiardino), conviene non prenderli. Se in media assumiamo poco meno di 10 mg di alluminio al giorno da alimenti e acqua (molto di più nelle aree in cui l'acqua potabile è contaminata) prendere antiacidi contenenti alluminio equivale a decuplicare o addirittura centuplicare la dose. Altre fonti potenziali di allumino sono i deodoranti, l'argilla (sì, la tanto decantata argilla disintossicante è fatta di sali di alluminio, che dovrebbero essere inerti, ma non si sa mai), i cibi acidi cotti in pentole di alluminio o avvolti in fogli di alluminio (carta stagnola). C'è alluminio anche nei lieviti in polvere e nel sale da cucina, cui viene addizionato per evitare la formazione di grumi. Si può ridurre l'assorbimento di alluminio seguendo una dieta ricca di magnesio, poichè questo utile minerale compete con l'alluminio per l'assorbimento non soltanto a livello intestinale, ma anche della barriera ematoencefalica.

29-03-2019

La graviola è ampiamente apprezzata in molte regioni tropicali del mondo per il suo sapore deliziosamente dolce, ma leggermente acidulo, per il suo profilo marcato con forti essenze di fragola, ananas e agrumi come il limone e lime. Conosciuta anche come soursop o guanabana, la graviola rappresenta molto di più di un semplice potente “superfruit”: contiene composti nutrienti che sono migliaia di volte più efficace della chemioterapia nel trattamento di molti tipi di cancro. La ricerca scientifica, pubblicata sulla rivista Journal of Natural Products nel 1996 ha rivelato, forse per la prima volta in assoluto, che la graviola, e semi di graviola in particolare, contengono un composto citotossico che è letteralmente 10.000 volte più potente della chemioterapia comune, come il farmaco adriamicina, nel trattamento del cancro. E a differenza di questo e di altri farmaci chemioterapici tossici, la graviola non danneggia le cellule sane nel processo, ma mira solo le cellule maligne per distruggerle.
Frutto dalla buccia spinosa, che cresce spontaneamente nella foresta amazzonica, è abbastanza grande e simile a un avocado. All’interno, contiene una polpa bianca, carnosa che può essere consumata intera o preparata come succo. In Brasile, per esempio, il frutto della graviola è stato a lungo usato per fare succo di frutta fresca o mescolata con latte o preparata in sorbetto. Il frutto può anche essere essiccato e trasformato in polvere per la distribuzione nelle regioni più fredde dove non si trova. Le culture indigene hanno a lungo utilizzato la graviola per promuovere il rilassamento, combattere le infezioni, alleviare la depressione e prevenire le malattie croniche. Oggi, i frutti, le foglie, fusto e corteccia di graviola sono utilizzati in protocolli di trattamento naturale del cancro, con molto successo. 
Oltre ad essere un rimedio naturale per il cancro, la graviola ha un ampio spettro di agente antimicrobico per le infezioni sia batteriche che fungine, è efficace contro parassiti interni e vermi, abbassa la pressione alta e viene utilizzata per i disturbi della depressione, lo stress ed esaurimento nervoso. La ricerca dimostra che estratti di questa pianta miracolosa possono attaccare il cancro in modo sicuro ed efficace con una terapia tutta naturale che non causa nausea, perdita di peso e perdita di capelli. Proteggere il sistema immunitario ed evita le infezioni mortali, aumenta l’energia e migliora la vostra visione della vita. Non sorprende che l’industria farmaceutica ha ripetutamente cercato di sintetizzare e brevettare i composti che combattono le malattie che si trovano naturalmente nella graviola. Dati trapelati, rivelano che una casa farmaceutica in particolare, ha trascorso sette anni e speso centinaia di milioni di dollari cercando di replicare i composti innati della graviola, per rivendicarli come propri. Oltre a questo, c’è anche copiosa scienza pubblicata piena di prove che confermano ciò che questa azienda ha trovato nella graviola. Il National Cancer Institute, per esempio, ha scoperto nel 1970 che le foglie di graviola attaccano e distruggono le cellule tumorali maligne. E la ricerca condotta molti anni più tardi presso l’Università Cattolica in Corea del Sud ha trovato che i semi di graviola combattono ed hanno come bersaglio le cellule del tumore del colon e cellule tumorali del polmone.

 

Giovedì, 28 Marzo 2019 09:16

CONSIGLI NATUROPATICI PER L'IPOGLICEMIA.

29-03-2019

È un disturbo del metabolismo provocato dall'abbassamento del glucosio nel sangue al di sotto del livello indispensabile per garantire il buon funzionamento del cervello. Si manifesta con debolezza, sensazione di fame e nervosismo. Un abbassamento considerevole provoca anche sudore freddo, vertigini, palpitazioni, svenimenti e anche il coma. La causa più comune di ipoglicemia è un eccesso di insulina dovuto a:

- una dose elevata iniettata per curare il diabete;
- un'esagerata secrezione da parte del pancreas, come reazione a un brusco aumento della glicemia, causata dall'ingestione di zuccheri.

Un'alimentazione equilibrata, a ore regolari, può contribuire a prevenire l'ipoglicemia, ma in alcuni casi può essere necessario somministrare una discreta quantità di dolci o di zuccheri per aumentarne il livello.

ALIMENTI DA PREFERIRE

- CEREALI INTEGRALI: forniscono carboidrati complessi (amido), che si trasformano lentamente in glucosio durante la digestione. Le fibre contribuiscono a rallentare (da 4 a 5 ore) la digestione dei carboidrati dei cereali integrali. Mantengono quindi costante il livello di glucosio nel sangue ed evitano gli improvvisi sbalzi, sempre provocati dagli zuccheri presenti nei prodotti raffinati.

- LEGUMI: oltre alle proteine, forniscono carboidrati complessi, che liberano il glucosio in modo lento ma energico, evitando bruschi sbalzi del livello del glucosio nel sangue.

- FRUTTA SECCA: fornisce energia sotto forma di grassi, soprattutto insaturi, facilmente assimilabili. Non provoca variazioni nel livello di glicemia.

ALIMENTI DA ELIMINARE

- ZUCCHERI: passano rapidamente nel sangue, aumentando il livello di glucosio. Nelle persone predisposte, il pancreas reagisce sproporzionatamente e secerne troppa insulina per metabolizzare il glucosio. Di conseguenza, il glucosio scende sotto i livelli normali e causa ipoglicemia. Se si ricomincia a mangiare dolci, si instaura un circolo vizioso, che comporta improvvise oscillazioni del livello di glucosio nel sangue.

- LIEVITI INDUSTRIALI: i prodotti preparati con farina e zucchero raffinati si digeriscono più rapidamente dei cereali integrali o dei legumi e provocano un rapido aumento del livello di glucosio nel sangue. Nelle persone predisposte, la risposta del pancreas è esagerata e l'eccesso di insulina causa ipoglicemia.

- BEVANDE ALCOLICHE: l'alcol altera le funzioni del pancreas, sia la secrezione esocrina (produzione di succo pancreatico per la digestione), che quella endocrina (secrezione di insulina). Favorisce quindi un'eccessiva secrezione di insulina e le conseguenti oscillazioni improvvise del livello di glicemia, con episodi di ipoglicemia.

- BEVANDE STIMOLANTI: combattono la sensazione di spossatezza che si manifesta in caso di ipoglicemia, ma si tratta di un miglioramento soggettivo, non seguito da un apporto di sostanze nutritive energetiche. Cessato l'effetto iniziale, lo stato di esaurimento è ancora maggiore.

28-03-2019

Un nuovo studio ha dimostrato che bere una tazza di cacao ricco di flavonoidi ogni giorno può aiutare a ridurre l’affaticamento nelle persone affette da sclerosi multipla. Il consumo quotidiano della bevanda potrebbe essere un modo comodo e sicuro per alleviare la stanchezza che colpisce il 90% delle persone con sclerosi multipla, secondo i ricercatori. La sclerosi multipla è una condizione neurodegenerativa che colpisce più di 100.000 persone nel solo Regno Unito e l’affaticamento è uno dei sintomi più impegnativi della condizione. I flavonoidi, che sono gli antiossidanti presenti anche nella frutta, nella verdura e nel vino rosso, hanno dimostrato di avere proprietà antinfiammatorie e di scavenging dei radicali liberi. La ricerca ha anche collegato l’apporto di flavonoidi a benefici per la salute del cuore e dell’intestino e a una maggiore longevità. Inoltre, studi condotti su soggetti affetti da affaticamento cronico hanno suggerito che mangiare cioccolato fondente può aumentare i livelli di energia.
Per lo studio in corso, Paolo Ragonese (Università di Palermo) e il suo team hanno reclutato 40 pazienti recentemente diagnosticati con sclerosi multipla che sono stati alimentati con una tazza di cacao ricco di flavonoidi o una versione a basso contenuto di flavonoide da bere ogni giorno per sei settimane. Come riportato nel Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry, coloro che hanno bevuto la bevanda ad alto contenuto di flavonoidi hanno riportato un miglioramento del 45% nei livelli di vigilanza e un aumento dell’80% nella velocità di deambulazione, rispetto ai partecipanti a cui è stata somministrata la bevanda a basso contenuto di flavonoidi. I ricercatori hanno anche scoperto che coloro che bevono la bevanda ricca di flavonoidi hanno riportato una riduzione dei sintomi del dolore. Ragonese afferma che lo studio dimostra che gli interventi dietetici possono offrire benefici a lungo termine a supporto della gestione della fatica, migliorando la fatica e la resistenza: “L’uso di approcci dietetici per ridurre l’affaticamento e i fattori associati nelle persone con SM può essere un modo facile, sicuro ed economicamente efficace per avere un impatto sulla qualità della vita e l’indipendenza”, dice Paolo Ragonese. “Successivamente ci sarà una valutazione completa, comprendente una geografia più ampia e un follow-up più lungo”, conclude il ricercatore.

 

https://medicalxpress.com/news/2019-03-cocoa-curb-fatigue-typically-multiple.html

28-03-2019

La pillola anticoncezionale è entrata in uso a partire dagli anni Settanta. Le donne si sono sentite “liberate” dalla pillola, ma in realtà bisogna sapere che causa un’intera serie di problemi. I contraccettivi orali sono steroidi, e come tali possono provocare gravi effetti collaterali sul piano ormonale. Ellen Grant, autrice del libro “The Bitter Pill” (la pillola amara) che ha lavorato al Charing Cross Hospital di Londra, ha svolto studi approfonditi sulla pillola ed è preoccupata soprattutto della diffusissima pratica di prescrivere pillole a base di ormoni alle adolescenti, per problemi legati alle mestruazioni o come contraccettivo. Le giovani donne hanno una maggiore probabilità di sviluppare gravi problemi ormonali che nel lungo periodo possono portare a ipersensibilità multiple e a difficoltà riproduttive.
Gli steroidi abbattono il sistema immunitario. Questo favorisce le ipersensibilità e la crescita dei lieviti intestinali, che è un’ulteriore causa di allergie. Le donne che prendono la pillola e fumano aumentano ancora il rischio di sviluppare ipersensibilità alimentari. La manifestazione più comune delle ipersensibilità indotte dalla pillola è l’emicrania, ma l’ipersensibilità può prendere varie forme. È provato che molte donne smettono di avere emicranie e altri sintomi di ipersensibilità dopo aver sospeso la pillola. Chi prende la pillola tende ad avere più allergie, più infezioni e più malattie autoimmuni, ma questo fatto è tenuto nascosto per non preoccupare il pubblico. Le donne a cui la pillola provoca allergie alimentari possono scoprirsi ipersensibili a cibi comuni come cereali e uova, ma la lista può allargarsi ad ogni altro alimento e anche ai prodotti chimici inalabili. Inoltre la pillola altera l’equilibrio nutrizionale, quindi le donne possono essere carenti di zinco, magnesio, manganese o ferro.

28-03-2019

L'ulcera è un disturbo che si manifesta a livello gastrico con la presenza di una lesione a livello dello stomaco o del primo tratto intestinale. Tra le possibili cause dell'ulcera vi sono lo stress, uno stile di vita scarsamente sano ed un'alimentazione eccessivamente ricca di alimenti responsabili di infiammazione e di alcolici. Per proteggere lo stomaco e l'apparato digerente, e per alleviare i sintomi dell'ulcera, è bene conoscere alcuni rimedi naturali utili e quali siano gli alimenti da preferire o da evitare.

1. RADICE DI LIQUIRIZIA

Le radici di liquirizia sono state considerate a lungo come un efficace rimedio naturale per la cura delle ulcere duodenali e gastriche. La liquirizia è solitamente venduta sotto forma di bastoncini nelle erboristerie e da essa possono essere ricavati estratti fitoterapici per la preparazione di tisane utili da assumere in caso di ulcera.

2. SUCCO DI CAROTA E CAVOLO

Un rimedio naturale per la protezione dello stomaco in caso di ulcera consiste nella preparazione di succo fresco di carota da mescolare con succo fresco di cavolo. La modalità di somministrazione per questo succo è di due volte al giorno. Per la sua preparazione può essere utile ricorrere ad una centrifuga.

3. BEVANDA DI MANDORLE

Bere la bevanda di mandorle è considerato un rimedio utile in caso di ulcera in quanto esso sarebbe in grado di ridurre l'acidità a livello dello stomaco, fornendo allo stesso tempo un buon apporto proteico. La bevanda di mandorle può essere preparato in casa frullando semplicemente delle mandorle pelate con acqua in un mixer e filtrando il liquido ottenuto. Si utilizzano solitamente 100 grammi di mandorle per ogni litro d'acqua.

4. TISANA ALLA PASSIFLORA

L'ulcera gastrica può essere provocata dallo stress, imputato di causare un aumento della produzione di acidi a livello dello stomaco. Da questo punto di vista potrebbe risultare utile assumere una tisana benefica al fine di allentare le tensioni, come la tisana a base di passiflora.

5. ARTIGLIO DEL DIAVOLO

L'artiglio del diavolo è considerato un rimedio utile da assumere in caso di ulcera soprattutto nell'eventualità in cui essa si presenti in concomitanza con il cambio di stagione e risulti legata a situazioni di spossatezza o di ansia.

6. AGLIO

Come ben sappiamo, l'aglio è ritenuto un vero e proprio farmaco naturale. Si distingue in maniera particolare per la propria azione antinfiammatoria, che risulta utile da sfruttare in caso di ulcera. Gli effetti maggiori si ottengono mediante il consumo di aglio crudo o di preparati erboristici a base di estratti di aglio.

7. BANANE

Un ulteriore alimento il cui consumo viene ritenuto utile in caso di ulcera è rappresentato dalle banane, in quanto esse sarebbero in grado di agire al fine di ridurre il livello di infiammazione e di acidità presente nello stomaco. Le banane rappresentano inoltre un'ottima fonte di vitamine e di sali minerali che potrebbero essere utili da integrare in caso di stress e di spossatezza.

8. TISANA AL TIGLIO E FIORI D'ARANCIO

Una tisana curativa utile in caso di ulcera può essere preparata unendo fiori d'arancio, salvia, tiglio e camomilla, in piccole quantità. Si tratta di un insieme di erbe curative utili per proteggere le pareti dello stomaco, per contrastare l'eccessiva produzione di acidi e per rilassare il sistema nervoso.

9. YOGA

Lo yoga comprende alcune posizioni in grado di donare sollievo in caso di ulcera. Troviamo ad esempio tra di esse la posizione del cobra (bhujangasana), la posizione del pilastro (uttanpadasana) e la posizione embrionale (pavanamuktasana). Lo yoga interviene inoltre in aiuto con esercizi di respirazione a radici alternate (anuloma-viloma) e di respirazione controllata (pranayama).

10. ALIMENTI DA EVITARE

In caso di ulcera dovrebbero essere evitati tutti gli alimenti eccessivamente grassi o piccanti, considerati in grado di aumentare l'infiammazione presente a livello dello stomaco. Anche le bibite gassate, il caffè e gli alcolici dovrebbero essere evitati, così come il fumo, al fine di evitare di peggiorare la situazione già esistente. In caso di ulcera gastrica si consiglia di evitare le gomme da masticare, per non favorire la produzione non necessaria di succhi digestivi.

Martedì, 26 Marzo 2019 11:27

VITAMINA C PER ELIMINARE L'ASMA.

27-03-2019

Pare che gran parte degli asmatici presentino carenze di vitamina C: la somministrazione di questa sostanza in dosi consistenti può ridurre gli spasmi delle vie respiratorie tipici di questa affezione. Uno studio ha dimostrato che la somministrazione di 500 mg di acido ascorbico un'ora e mezza prima di un'intensa attività fisica attenua i sintomi dell'asma bronchiale in alcuni pazienti, mentre un altro studio ha verificato che 1 grammo di vitamina C al giorno attenua la sensibilità delle vie respiratorie degli asmatici agli stimoli esterni.

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