Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Lunedì, 18 Marzo 2019 13:13

COME RINFORZARE I CAPELLI NATURALMENTE.

19-03-2019

I capelli, si sa, hanno un ruolo fondamentale nel determinare la bellezza di una persona, esternamente ma anche interiormente. Quando una donna taglia i capelli, ad esempio, è perché ha bisogno di un cambiamento radicale nella propria vita. Avere una chioma curata, brillante e sana, dunque, non aiuta soltanto ad essere più belle fuori, ma anche a sentirsi meglio dentro. Ma come riuscire a curare i propri capelli in un contesto in cui lo stress eccessivo, lo smog e l’umidità attentano costantemente alla loro bellezza? Ecco di seguito alcuni utili e naturali rimedi che ci possono aiutare a farlo.

IL POTERE DEL CIBO

Per poter crescere forti e sani, i nostri capelli hanno bisogno dell’apporto di tutte le sostanze nutrienti, soprattutto vitamine, presenti in natura. Ognuna di esse contribuisce a diminuire il processo di invecchiamento e caduta del capello. Partiamo da un elemento essenziale per le nostre chiome: la biotina. Meglio conosciuta come vitamina B8 o H, la biotina è una sostanza fondamentale per rallentare la caduta dei capelli. Non solo: stimolando la produzione di cheratina, riduce anche la comparsa di capelli bianchi.
È contenuta in maggior quantità nei cereali integrali, come il riso, l’avena e i semi di girasole, ma anche nelle noci, nella soia e nei piselli verdi. Per rendere i capelli più forti e resistenti, invece, è consigliabile ricorrere all’assunzione di rame, selenio e zinco. Sono minerali presenti soprattutto nei legumi, nella frutta secca e in semi oleaginosi come i semi di zucca. Ancora, per evitare l’ invecchiamento dei capelli, ma anche della pelle, è possibile ricorrere a degli antiossidanti naturali come le verdure a foglia verde, i pomodori e tutta la frutta con la buccia di colore giallo o arancio.

UN AIUTO DALLA NATURA

Dopo aver visto come nutrire i nostri capelli dall’interno, vediamo invece come curarli e renderli più belli, in modo naturale, dall’esterno. Come per qualsiasi parte del corpo, una corretta ossigenazione dei tessuti consente alla pelle di assumere un aspetto più disteso ed elastico. Lo stesso vale per la nostra testa. Ma come si ossigenano i nostri capelli? Favorendo la circolazione sanguigna a livello di cuoio capelluto. Per questo, è sempre importante, prima di ogni shampoo, effettuare un massaggio alla nostra testa con degli oli vegetali. Particolarmente indicati sono l’olio di jojoba e quello di sesamo, ma in alternativa si può adoperare anche l’olio extravergine d’oliva. Quest’ultimo può essere usato, in aggiunta con oli essenziali come la lavanda, per effettuare degli impacchi nutrienti di alcuni minuti, su capelli umidi. Il risultato sarà una chioma più lucida e forte.

IL CONSIGLIO IN PIU'

Infine, ecco alcune indicazioni rapide per far apparire i capelli sani e luminosi. Per avere dei capelli brillanti, è consigliabile effettuare l’ultimo risciacquo aggiungendo in una brocca piena d’acqua delle gocce di limone. Si può fare anche con l’aceto, ma il limone ha un odore molto più delicato. Chi ha difficoltà a gestire capelli ricci e tendenti al crespo, può utilizzare una maschera creata con olio d’oliva e avocado, ancora meglio se si dispone di olio di argan. Per ravvivare i capelli scuri, invece, basta preparare un infuso versando due cucchiai di rosmarino in una tazza d’acqua. Dopo averlo fatto bollire a lungo, lasciate raffreddare e usatelo per il risciacquo finale, dopo lo shampoo.

18-03-2019

Fin dal 1960 si conosce l'effetto paradossale che il consumo di avocado esercita sul livello di colesterolo. Pur essendo ricchissimo di grassi, l'avocado fa diminuire il livello di colesterolo nel sangue. I primi studi furono compiuti da Grant, che nutrì 16 uomini, di età compresa tra i 27 e i 72 anni, con quantità variabili di avocado (da mezzo a uno e mezzo al giorno). Il risultato della ricerca dimostrò una diminuzione del livello di colesterolo tra l'8,7 e il 42,8% nella metà del campione e non fu registrato alcun caso di aumento. In tempi più recenti, nel 1992, è stato compiuto uno studio simile nell'Ospedale Generale di Morelia (Messico). In questo caso, la dieta somministrata conteneva circa il 30% delle calorie sotto forma di grassi, di cui il 75% era fornita dall'avocado. Dopo due settimane, si è registrata una diminuzione rilevante nel livello di colesterolo e anche una riduzione del livello plasmatico di trigliceridi.
E' curioso e quasi paradossale che, pur essendo uno dei frutti più ricchi di trigliceridi, l'avocado faccia abbassare il livello proprio di questo tipo di grassi nel sangue: è una delle piacevoli sorprese che gli alimenti vegetali ci possono offrire. L'azione ipolipemizzante (riduzione del livello dei grassi nel sangue) esercitata dall'avocado è dovuta probabilmente all'equilibrata distribuzione dei suoi acidi grassi e alla sua grande ricchezza di fibre vegetali ma, ovviamente, potrebbero esistere altre ragioni ancora sconosciute. Per questo, il consumo regolare di avocado è molto indicato per chi soffre di eccesso di colesterolo o di trigliceridi nel sangue o di qualsiasi altro tipo di iperlipemia.

Domenica, 17 Marzo 2019 12:12

DIARREA: 10 ALIMENTI BENEFICI.

18-03-2019

Come comportarsi in caso di diarrea? Assumere un medicinale potrebbe rappresentare per molti la scelta più scontata. I medicinali hanno l'effetto di fermare la diarrea nel giro di poco tempo, permettendo il rapido ritorno alle proprie attività quotidiane. In questo modo però l'organismo non potrà liberarsi di eventuali batteri o tossine che proprio grazie alla diarrea avrebbero potuto essere espulsi.
Tra le cause della diarrea vi possono essere: allergie, intossicazioni alimentari, disordini intestinali, effetti collaterali dei farmaci, indigestione ed eccessivo consumo di alcolici. La scelta di determinati alimenti benefici può contribuire a rendere più sopportabile e ad abbreviare il decorso della diarrea. Ne indico alcuni, ricordando che le reazioni dell'organismo agli alimenti in una condizione così delicata possono variare da persona a persona.

1. RISO INTEGRALE

Il riso integrale è consigliato in caso di diarrea per via del suo contenuto di vitamine del gruppo B, che contribuiscono a contrastare i sintomi di questo disturbo. Il riso sarà d'aiuto nell'eliminazione delle tossine da parte dell'organismo e potrà portare sollievo all'intestino in breve tempo.

2. BANANE

Le banane contribuiscono a reintegrare nell'organismo i sali minerali espulsi a causa della diarrea. Potranno inoltre assorbire una parte dei liquidi presenti nell'intestino, in modo da rendere meno fastidioso il disturbo. In generale, le banane favoriscono il transito intestinale e contribuiscono alla regolarità quotidiana.

3. YOGURT

Lo yogurt, sia esso tradizionale o vegetale, è solitamente considerato un alimento utile da assumere in caso di diarrea, al fine di riequilibrare la flora batterica intestinale. La scelta dello yogurt non è scontata. La sua assunzione potrà essere utile soltanto nel caso in cui esso contenga dei fermenti vivi ed attivi.

4. LIMONE

Il limone presenta proprietà curative in grado di influire positivamente sull'apparato digerente. In caso di diarrea il limone può essere consumato a spicchi, come un frutto vero e proprio, o sotto forma di bevanda da preparare fresca. Il succo di limone può essere diluito in acqua o in una tisana calda.

5. AGLIO

L'aglio è tra gli alimenti considerati alla stregua di veri e propri farmaci naturali, adatti alla protezione della nostra salute. L'aglio contribuisce a favorire l'espulsione da parte dell'organismo dei virus, batteri o parassiti che potrebbero essere i responsabili di disturbi come la diarrea.

6. CAROTE

Il consumo di carote è raccomandato in caso di diarrea per la loro ricchezza di vitamine, in modo da reintegrarle nell'organismo, e di pectina, utile per il funzionamento dell'intestino. Le carote possono essere consumate cotte, sotto forma di purea, oppure sotto forma di succo fresco da consumare a temperatura ambiente.

7. TISANE

Nelle situazioni di irritabilità ed irregolarità intestinale vi sono alcune piante officinali che si rivelano utili nella preparazione di tisane dall'effetto rilassante, in grado di agire proprio in tal senso sulla muscolatura dell'intestino, riportandolo al regolare funzionamento. Tra le piante officinali più utili in tal senso per la preparazione di tisane troviamo malva, camomilla, melissa e tiglio.

8. AVENA

L'avena è un cereale ricco di fibre solubili, considerate utili per calmare l'intestino e favorire il ritorno alla normalità delle sue funzioni. Le fibre solubili assorbono i liquidi in eccesso e permettono di alleviare dolori e fastidi in tempi brevi. L'avena può essere consumata sotto forma di fiocchi da reidratare o di chicchi da portare a cottura. Un altro cereale utile allo scopo è rappresentato dall'orzo.

9. MELE

Le mele sono un vero e proprio toccasana per la salute e risultano utili in caso di diarrea. Possono essere consumate sia crude che cotte, sono facilmente digeribili e, come l'avena, contengono fibre solubili, che contribuiscono a ristabilire il regolare funzionamento dell'intestino.

10. ZUPPE

Zuppe di cereali e verdure non eccessivamente bollenti possono costituire un alimento da assumere nel corso dei pasti principali in caso di diarrea. Il loro calore può contribuire a donare all'intestino una sensazione di rilassatezza e a riportare in equilibrio le sue funzioni. Le zuppe aiutano inoltre l'organismo a rimineralizzarsi ed arricchirsi di vitamine, oltre che a reintegrare i liquidi.

17-03-2019

Uno dei grandi problemi di salute pubblica è il micidiale super-batterio MRSA, ossia il bacillo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina. Questo batterio è causa di migliaia di morti ogni anno, in tutto il mondo, poiché al momento non esiste cura. Ora, un baldo quattordicenne australiano pare aver trovato la soluzione per combattere questo tipo d’infezione e uccidere il famigerato super-batterio.
Lo studente si chiama Zaynab Sheriffdeen, e avrebbe trovato nel miele la soluzione che mancava agli scienziati. Nella fattispecie, il miele di Manuka, già noto per essere stato oggetto di diversi studi in cui si è scoperto possedere molte proprietà benefiche per la salute, e non solo. Sheriffdeen ha dimostrato con una serie di test scientifici come questo miele, se miscelato alla penicillina, possa uccidere lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina. L’efficacia contro l’MRSA sarebbe dovuta alla sua capacità di legarsi ai tessuti, bloccando l’azione dei batteri. I test di laboratorio sono stati condotti presso il Victoria’s Infectious Disease Reference Laboratory.
Il miele di Manuka è prodotto dal nettare di un albero (Manuka) che cresce in tutta la Nuova Zelanda e parti dell’Australia e, come detto, è stato oggetto di numerose ricerche – tra cui un recente studio condotto presso la University of Technology di Sydney – che già avevano evidenziato la sua attività antibatterica e inibitoria della resistenza agli antibiotici. La ricerca tuttavia non si è fermata, poiché non era ancora stata trovata la soluzione definitiva: ora, quella scoperta dallo studente australiano, potrebbe divenire la cura più efficace che si abbia a disposizione al momento.
Sheriffdeen, dopo questa scoperta, ha detto di voler rivolgere la sua attenzione ad altre cure a base di miele. «Molte altre malattie possono essere trattati con la stessa cura – ha spiegato a Live Science – per esempio un eczema è guarito molto più velocemente con il miele in crema. Per tutte queste malattie c’è una cura, abbiamo solo bisogno di trovarla».

17-03-2019

La congiuntivite è un'infiammazione o infezione della congiuntiva, la sottile membrana trasparente che ricopre l’occhio. La causa è di solito un'infezione batterica o virale o una reazione allergica. Gli occhi diventano rossi, con prurito e lacrimazione eccessiva. La congiuntivite infettiva tende ad iniziare in un occhio e diffondersi all’altro, mentre la congiuntivite allergica può essere stagionale, come febbre da fieno o può essere dovuta a fattori scatenanti come gli acari della polvere e peli di animali domestici. Può verificarsi anche come reazione al trucco degli occhi o prodotti chimici nel collirio.

RIMEDI NATURALI

• Semi di coriandolo: Preparare un impacco da macerazione: 1 cucchiaino di semi di coriandolo in 1 tazza di acqua bollente per almeno 15 minuti. Scolare e raffreddare prima dell’uso. Questo è un ottimo eye-wash per la congiuntivite.

• Curcuma: Aggiungere un pò di curcuma in un pò di acqua pura. Immergere un fazzoletto pulito nella soluzione e lasciare asciugare. Poi usarlo per asciugare gli occhi interessati. Le proprietà antisettiche e antibiotiche naturali della curcuma, aiuteranno contro i batteri per facilitare la guarigione.

• Calendula: Aggiungere 2 cucchiai di calendula essiccati in 1 tazza di acqua bollente per almeno 15 minuti e filtrare. Immergere un fazzoletto pulito nella soluzione e strizzarlo leggermente. Applicare l’impacco caldo di calendula sulla zona interessata. La calendula ha proprietà antivirali e antibatteriche. Allevia il prurito e il disagio da congiuntivite.

• Latte: Il modo migliore per curare la congiuntivite nei bambini è quello di mettere una goccia di latte materno negli occhi.

• Tè: tenete da parte due bustine di tè che avete utilizzato, lasciatele raffreddare e applicatele sugli occhi arrossati per trovare un pò di sollievo.

COSA FARE

• Per la pulizia di occhi appiccicosi al mattino, usare un batuffolo di cotone pulito imbevuto in acqua tiepida e, con l’occhio chiuso, pulire delicatamente lungo le palpebre, dal naso verso l’esterno o viceversa nella stessa direzione, per rimuovere eventuali incrostazioni.

• Durante il giorno, bagnare gli occhi con acqua fredda per calmare il fastidio.

• Per la congiuntivite allergica, immergere un panno o un batuffolo di cotone pulito in acqua fredda, strizzarlo e metterlo sopra gli occhi per qualche minuto. Ripetere se necessario, utilizzando cotone pulito ogni volta.

COSA NON FARE

• Evitare un eccessivo consumo di cibi amidacei e zuccherati.

• Evitare l’esposizione a eventuali allergeni.

• Cercate di non strofinare gli vostri occhi per non peggiorare le cose.

• Evitare di indossare lenti a contatto.

• Non condividere asciugamani e cambiare il vostro asciugamano e federa ogni giorno.

28-08-2016

Ci fu un tempo, che il bambino non ancora nato era visto come qualcosa di alieno e inumano, un parassita sicuro e immune dagli stress del mondo esterno, che finalmente nasceva al mondo, intatto e coniato di fresco. Secondo il dottor Woollam, la tragedia del talidomide ha mutato la nostra visione: "noi oggi sentiamo e sappiamo che, dal momento dell'impianto e se non proprio da quello della fecondazione, l'embrione si trova in un ambiente che possiede potenzialmente per lui tutta la pericolosità di quello nel quale entrerà dopo la nascita". Abbiamo appreso che molti fattori ambientali possono determinare nel neonato difetti congeniti, una volta creduti esclusivamente conseguenza dell'ereditarietà. Di questi fattori ambientali, che hanno influenza sul nascituro, un'adeguata alimentazione della madre è un aspetto elementare e tuttavia vitale. Il consumo di riboflavina dovrebbe essere curato in modo particolare nel predisporre la dieta della gestante, in quanto esperimenti di laboratorio hanno mostrato come una carenza di riboflavina nei mammiferi causi malformazioni nella progenie. Questa scoperta è riportata nelle pubblicazioni scientifiche da oltre 70 anni. Scrivendo su Science nel 1940, Warkany e Nelson, descrivevano le malformazioni dei feti di topine nutrite con una dieta povera di riboflavina. Dal tempo di quel lavoro pionieristico, molte altre ricerche sono state condotte per meglio comprendere il modo con cui la riboflavina contribuisce al normale sviluppo dell'embrione e del feto. Il dottor Bruce Mackler e i suoi colleghi della scuola di medicina dell'University of Washington, Seattle, hanno tenuto in osservazione femmine di ratto gravide, che avevano diviso in quattro gruppi con altrettanto diversi gradi di carenza di riboflavina. In tutti i gruppi, una proporzione molto grande di feti, più del 95%, sviluppò grosse malformazioni. La maggior parte dei difetti, riferiva il dottor Mackler, erano costituiti da anomalie scheletriche, con un anormale sviluppo delle ossa. Particolarmente comuni erano gli sviluppi incompleti delle ossa delle estremità, anteriori e posteriori, un'ipotrofia della mascella inferiore. Il dottor Mackler menziona anche la fessurazione del palato (palatoschisi), come un esempio tra "un gran numero di altre anormalità", che si erano prodotte nei feti in condizioni di carenza di riboflavina.

26-08-2016

Le malattie articolari sono responsabili di numerose condizioni croniche in sportivi, anziani e persone in sovrappeso o colpite da traumi. Secondo recenti stime il 15% della popolazione mondiale soffre di malattie articolari, in particolare artrite, osteoartrite e artrosi. Per produrre una cartilagine sana l’organismo necessita di: acqua, collagene, proteoglicani e condrociti. Il collagene è la principale sostanza che forma il tessuto connettivo. Il collagene di tipo II è quello maggiormente presente nella cartilagine ialina (articolazioni sinoviali, sterno, tratto respiratorio): la sua configurazione specifica gli conferisce particolari proprietà elastiche. Il collagene, infatti, ha la capacità di aumentare o diminuire il suo volume in funzione al grado di compressione a cui è sottoposto. I proteoglicani (tra cui condroitin-solfato, cheratin-solfato e acido ialuronico), sono complesse molecole che si ritrovano per lo più nella cartilagine. La loro principale funzione è quella di garantire un corretto stato di idratazione, flessibilità ed elasticità cartilaginea. I condrociti hanno il compito di sintetizzare proteoglicani solforati e acido ialuronico, che si uniscono per formare la matrice amorfa della cartilagine. La condroitina solfato è un polimero (eteropolisaccaride) che si ritrova nella cartilagine (dove forma la sostanza base della matrice extracellulare del tessuto connettivo, ma anche in tessuto osseo, cornea, cute, pareti arteriose, tendini e legamenti). Condroitina solfato e acido ialuronico sono componenti vitali sia per la struttura della cartilagine, che per la sua funzione di assorbimento degli urti. Un’altra importante funzione della condroitina solfato è quella di attrarre l’acqua, mantenendo e controllando la pressione osmotica nella cartilagine: in questo modo, oltre a favorire l’idratazione di questo importante tessuto, aiuta il mantenimento della sua elasticità e flessibilità. La condroitina solfato possiede attività antidolorifica, di riduzione del dolore e di aumento dell’attività motoria dovute, fra l’altro, alla sua capacità di abbassare la concentrazione tissutale di fosfolipasi A-2, prostaglandine e ossido nitrico.

ATTIVITA’ ANTINFIAMMATORIA E ANTALGICA

Sperimentazioni cliniche multiple controllate già dal 1980 hanno esaminato l’uso della condroitina solfato nei pazienti affetti da osteoartrite delle ginocchia e altre zone del corpo (spina dorsale, anca, articolazioni delle dita). In sette studi in doppio cieco randomizzato che hanno coinvolto 702 pazienti con osteoartrite dell’anca o del ginocchio, la somministrazione di condroitina solfato ha riportato significativi benefici in termini di sintomi (riduzione del dolore), funzione (miglioramento della mobilità) e diminuita richiesta di farmaci antinfiammatori, dimostrando di agire meglio del placebo. Effetti collaterali sono stati riportati più frequentemente con il placebo che con la condroitina solfato. Recentemente sono state pubblicate le ricerche condotte dal NIH (National Institutes of Health) riguardanti lo studio GAIT (Glucosamin/chondroitin Arthritis Intervention Trial), forse il più vasto del genere, che aveva l’intento di valutare l’efficacia della somministrazione di glucosamina, condroitina solfato, una combinazione di glucosamina/condroitina e un farmaco antinfiammatorio (celecoxib) nel dolore articolare. I risultati dello studio hanno mostrato che la combinazione glucosamina/condroitina (1500 mg + 1200 mg 3 volte/die) è risultata efficace nel trattamento dell’artrite al ginocchio di grado moderato-grave. In alcuni studi la somministrazione di collagene di tipo II ha mostrato la capacità di alleviare alcuni sintomi dell’artrite reumatoide. In uno studio randomizzato in doppio cieco, a 60 pazienti affetti da artrite reumatoide fu somministrato 0,5 mg/die di collagene di tipo II per 3 mesi. Al termine dello studio fu osservata la riduzione dell’infiammazione e dell’indolenzimento mattutino e il miglioramento dell’elasticità dell’articolazione nei soggetti che avevano assunto collagene, contro il placebo che mostrarono un peggioramento della condizione. Secondo alcuni Autori, la somministrazione orale di piccole quantità di collagene può migliorare le manifestazioni cliniche dell’artrite reumatoide attiva, senza effetti collaterali.

TRAUMI SPORTIVI

L’assunzione di condroitina solfato favorisce il recupero del trofismo delle cartilagini. Nei soggetti che praticano sport spesso insorge dolore e infiammazione a carico delle articolazioni. La presenza di collagene contribuisce a mantenere in efficienza le cartilagini delle articolazioni e riparare i danni provocati dalle infiammazioni.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9743819

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10648040

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8378772

http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa052771?siteid=nejm&keytype=ref&ijkey=CWQQcspVDtdCs

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16495392

15-03-2019

C'è uno chef che da anni combatte contro la più famosa multinazionale dei Fast Food. E ora ha vinto la sua battaglia. Jamie Oliver, questo il nome del famoso cuoco, sostiene che la carne degli hamburger di McDonald's non sia adatta per il consumo umano. In particolare si scaglia contro quella ricavata da scarti di lavorazione e poi addizionata con idrossido d’ammonio e macinata per produrre quello che ha definito “pink slime”, la pasta di scarti con le quali McDonald's confezionava ad esempio le sue crocchette di pollo impanate.
Per mobilitare l'opinione pubblica Oliver ha anche diffuso un video in cui si documenta come vengono prodotti gli hamburger più famosi al mondo e che ha suscitato il disgusto di molti. Ora McDonald's ha annunciato che cambierà ovunque la ricetta, che già in alcune parti del mondo era stata abbandonata su pressioni delle autorità o dei consumatori, disgustati dalla visione del documentario. La tecnica di McDonald's, secondo quanto riportato da Oliver, rendeva commestibile scarti di animali che a fatica sarebbero stati destinati all’alimentazione dei cani e che dopo il trattamento diventavano l’ingrediente principale di alcuni prodotti della grande multinazionale.
L’uso dell’ammoniaca era già stato abbandonato sia dalla concorrenza, come Burger King e Taco Bell, che da tempo sottolineano l’innovazione a discapito del principale concorrente. L’ammoniaca serve ad uccidere i microbi e a rendere commestibile la carne altrimenti pericolosa per l’alimentazione umana, anche se a sua volta è tossica e non certo indicata per il consumo umano, anche se negli Stati Uniti, essendo considerata “parte del processo” di lavorazione, non deve neppure essere indicata tra gli ingredienti.

 

https://www.youtube.com/watch?v=II14yxN71Dk

15-03-2019

Ho già detto in diverse occasioni che il bicarbonato è un elemento che non deve mai mancare in casa. Oggi vi darò alcune dritte su come pulire la macchina con il bicarbonato. Un lavaggio completo che si evolve in quattro punti, dal lavaggio, al come profumare gli interni.

Punto Primo – Lavare la Macchina:
• 1 litro d’acqua (calda da rubinetto);
• 1 bicchiere di bicarbonato;
• Qualche goccia di detergente per l’auto

Sciacquare la macchina per bene con sola acqua. Passare il composto preparato, strofinare e sciacquare con cura.

Punto Secondo – Lucidare la Macchina:
• 1/2 kg di bicarbonato;
• Acqua quanto basta.

Amalgamare per bene l’acqua con il bicarbonato così da formare una pasta densa. Passare la pasta di bicarbonato su tutta la macchina utilizzando un panno morbido, sciacquare per bene e asciugare con panno di daino o di microfibra.

Punto Tre – Pulire gli interni della macchina:
• Bicarbonato 200 gr.;
• Scorze di limone o arancia secche.

Fate seccare, in forno a 50° per 1 h, le scorze di limone o arancia (dipende dai vostri gusti), tritatele per bene e unitele al bicarbonato. Cospargete posacenere, sedili e tappetini con il composto, lasciate agire per circa 20 minuti, aspirate con cura.

Punto quattro – profumare la macchina:
• 1 sacchetto di tela;
• 1 cucchiaio di sale grosso;
• 1 cucchiaio di bicarbonato;
• buccia secca di frutta a piacimento (mele, arancia, limone, pera ecc.).
• gocce di olio essenziale a piacimento (io preferisco il Pino).

Fate seccare, in forno a 50° per 1 h, le bucce del frutto scelto. Mettete la buccia seccata dentro una bacinella e mischiate con il sale e il bicarbonato. Prendete il composto e infilatelo nel sacchetto di tela, aggiungete 3-4 gocce di olio essenziale, chiudete con cura. Mettete il sacchetto in auto.

Ulteriore consiglio: l’auto va sempre lavata all’ombra. Se fumate in auto, mettete spesso qualche goccia di olio essenziale al pino nel portacenere.

15-03-2019

La cannella è una spezia utilizzata sia in cucina che in medicina. Le sue capacità di guarigione sono state riconosciute e utilizzate dagli antichi egizi, dai cinesi e nella medicina ayurvedica in India. È un potente antibatterico, antimicotico ed ha proprietà antinfiammatorie. Descritta da Plinio il Vecchio, la cannella è stata utilizzata fin dal 100 d.C. e valutata 15 volte più dell’argento. I romani la utilizzavano per i suoi poteri di guarigione spirituale, nonché per curare tosse e raffreddore. In cerimonie religiose, la cannella veniva bruciata per purificare l’aria e come offerta. Gli egiziani utilizzavano la cannella per imbalsamare i corpi e anche per asciugare e conservare la carne.
La forma più comune della spezia proviene dalla pianta Cinnamomum zeylanicum, nota come Cassia Cannella. Questo albero, originario di Ceylon, si trova ora in molti continenti e in molti paesi, dall’India all’Egitto e dal Vietnam al Brasile. Un’altra fonte di cannella è la Cannella di Ceylon. Questo tipo è noto come True Cannella. È più costosa della Cassia e può essere di colore più chiaro. La fonte della spezia è la corteccia secca dell’albero. Il suo principio attivo è una sostanza chimica chiamata cumarina. Questo composto è noto per fluidificare il sangue, e per questo motivo, le donne incinte sono invitate a non consumarla. 
Gli usi della cannella in medicina tradizionale cinese risalgono a quasi 3.000 anni fa. La medicina cinese registra l’uso della spezia, chiamata DWAI, per una vasta gamma di disturbi, tra cui raffreddore, diarrea e sindrome premestruale. In medicina Ayurvedica la cannella è utilizzata, comunemente aggiunta al tè, per aiutare la digestione e per curare il diabete. La medicina Ayurvedica utilizza anche l’olio di cannella per calmare i nervi. 
Recenti ricerche sul diabete e cannella, condotte da ricercatori in Svezia, hanno studiato le proprietà curative della spezia nel trattamento del diabete. Quattordici soggetti arruolati per la ricerca, hanno consumato budino di riso con aggiunta di cannella. Il gruppo di controllo ha consumato invece, budino di riso senza cannella. Lo studio è stato pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. Anche se questo studio ha avuto un piccolo gruppo di partecipanti, ulteriori ricerche hanno continuato a mostrare l’effetto della cannella sulla riduzione della glicemia. L’American Diabetes Association ha suggerito l’utilizzo di cannella per i diabetici già nel 2006. Una ricerca ha dimostrato che una piccola dose giornaliera di cannella, abbassa i livelli di glucosio nel sangue.

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