Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

01-03-2019

Per la salute del tuo cuore, avere un alto livello di omocisteina nel sangue, può essere più pericoloso che avere alti valori di colesterolo ossidato (LDL) il quale da solo non basta a predisporti al rischio di patologie cardiovascolari. Sin dagli anni ’90 nell’ambito medico scientifico, è noto come un’alta concentrazione di omocisteina predisponga a patologie ben più gravi. In questo articolo esamineremo le più importanti e scopriremo il nesso che le lega.

CHE COS’E’ L’OMOCISTEINA?

L’omocisteina è una sostanza chimica, che viene prodotta dal corpo durante la metilazione, il processo del metabolismo della metionina, un processo che è implicato anche nella conversione dei nutrienti attraverso le interazioni enzimatiche. È un prodotto di scarto che normalmente viene trasformato in una sostanza innocua utile all’organismo. Tutti abbiamo omocisteina nel sangue, ma il problema sorge quando non viene metabolizzata nel modo adeguato e si accumula all’interno dell’organismo creando il fenomeno dell’iperomocisteinemia. Si creano così dei sottoprodotti di scarto che portano ad un aumento dell’infiammazione e dello stress ossidativo e causano squilibrio nel sistema cardiovascolare, neurologico ed endocrino.

COME SI MISURA IL LIVELLO DI OMOCISTEINA?

Testare l’omocisteina è molto semplice: è sufficiente far inserire dal tuo medico la richiesta nel prelievo di sangue che fai di routine.

QUAL E’ IL NORMALE VALORE DI OMOCISTEINA NEL SANGUE?

Anche se ci sono variazioni tra un laboratorio e l’altro, in genere:

• un valore inferiore a 13 micromoli per litro è considerato normale;
• un valore tra 13 e 60 micromoli per litro è considerato moderatamente elevato;
• un valore maggiore di 60 fino a 100 micromoli per litro è considerato gravemente elevato.

LIVELLI ELEVATI DI OMOCISTEINA E PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI

L’omocisteina in eccesso si lega alle particelle di colesterolo ossidato formando l’anima della placca aterosclerotica (ateroma) con una conseguente riduzione dell’elasticità ed indurimento delle arterie. Oltre all’insorgere dell’aterosclerosi, ciò porta ad un aumento del rischio di coaguli di sangue nelle arterie e nelle vene che può causare, ictus, infarto del miocardio, embolia polmonare. Livelli elevati di omocisteina danneggiano il rivestimento delle arterie e favoriscono patologie cardiovascolari.

LIVELLI ELEVATI DI OMOCISTEINA E ALZHEIMER

Un recente studio effettuato dal Dipartimento di Geriatria del Centro di Salute Mentale di Qingdao, in Cina, ha dimostrato per la prima volta, come in pazienti affetti da Alzheimer, sia in presenza sia in assenza di disturbi comportamentali legati alla demenza (BPSD), sia emersa una concentrazione di omocisteina nel sangue più alta rispetto al gruppo di controllo formato da soggetti sani. Lo studio conclude affermando come l’iperomocisteinemia sia un fattore di rischio forte e indipendente per la demenza e l’Alzheimer. Un altro studio ha invece evidenziato una diminuzione delle concentrazioni di omocisteina in risposta all’aumento dell’assunzione di vitamine del gruppo B. La ricerca si è conclusa affermando che i risultati ottenuti, danno la speranza che la demenza e l’Alzheimer stessa, possano essere prevenute modificando la dieta.

LIVELLI ELEVATI DI OMOCISTEINA IN GRAVIDANZA

Studi hanno collegato e un alto livello di omocisteina una maggiore incidenza di problematiche della gravidanza, come il distacco prematuro della placenta e l’aborto spontaneo. È emersa anche una correlazione tra bambini nati sottopeso e alti livelli di omocisteina nelle loro mamme.

QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO CHE PORTANO AD AVERE ALTE CONCENTRAZIONI DI OMOCISTEINA?

Sono molteplici:

• Deficit di vitamine del gruppo B.
• Carenza di folati.
• Alimentazione scorretta.
• Patologie a carico dei reni.
• Psoriasi.
• Basso livello di ormoni tiroidei.
• Celiachia.
• Depressione.
• Sedentarietà.
• Alcuni tipi di farmaci che inibiscono l’assorbimento dei folati e delle vitamine del gruppo B e inducono un incremento di omocisteina nel sangue. Se hai un omocisteina alta ed assumi farmaci, discutene con il tuo medico.
• Eredità genetica dovuta alla mutazione del gene MTHFR.

LIVELLI ELEVATI DI OMOCISTEINA E MUTAZIONE MTHFR

Il 40/50% della popolazione italiana ha avuto in eredità dai propri genitori, questo errore di trascrizione. Una mutazione dei geni MTHFR è un problema associato ad una scarsa capacità da parte dell’organismo (dal 70 al 90% in meno) di:

• Produrre enzimi per convertire l’omocisteina in metionina attraverso la metilazione.
• Metabolizzare l’acido folico. Un malassorbimento che lo rende tossico. Più sei carente di enzimi, più tendi ad accumulare omocisteina nel sangue e ad incorrere in una carenza cronica di folati, che influisce su molteplici aspetti che vanno dalla salute cognitiva alla digestione.

PERCHE’ E’ MEGLIO EVITARE L’ACIDO FOLICO IN PRESENZA DI MUTAZIONE MTHFR

L’acido folico (vitamina B9) è una vitamina sintetica del gruppo B che si trova negli integratori e in molti alimenti fortificati, cioè resi più nutrienti con l’aggiunta di vitamine e minerali (cereali del mattino, succhi di frutta ecc.). Questa formula, rispetto a quella naturale (folato), che viene direttamente metabolizzato dall’intestino tenue, richiede l’assistenza di un enzima specifico chiamato ”diidrofolato reduttasi “, che di solito è presente solo nel corpo in piccole quantità. Alcune ricerche suggeriscono addirittura che le persone con mutazioni di MTHFR e dunque con carenza di enzimi, potrebbero avere difficoltà nel convertire l’acido folico nella sua forma biodisponbile (l-metilfolato) e veder peggiorare i sintomi a seguito dell’assunzione di integratori o alimenti che lo contengono. Questo perché l’acido folico non metabolizzato rimane nel flusso sanguigno e studi sospettano possa contribuire al manifestarsi di varie patologie, non escluso il carcinoma colorettale.

COME ABBASSARE UN LIVELLO ALTO DI OMOCISTEINA?

Dopo questa breve digressione sulla mutazione MTHFR, vediamo ora cosa suggeriscono le ricerche medico-scientifiche per abbassare in modo naturale, un’alta concentrazione di omocisteina nel sangue.

1. Migliora la dieta. Consuma soprattutto alimenti biologici e non processati. Un’omocisteina alta, non solo aumenta l’infiammazione, ma rende più difficoltoso per l’organismo disintossicarsi dalle sostanze chimiche, pesticidi, metalli pesanti e tossine. Evita il più possibile alimenti eccessivamente lavorati, cibi in scatola e confezionati.

2. Aumenta l’apporto di fibre. La fibra aiuta a proteggere le arterie e il cuore, migliora la digestione, regola l’appetito, riduce l’eccesso di cibo. Consuma soprattutto verdure a foglia verde, cotte in modo leggero.

3. Elimina tutti i cibi infiammanti. In base alle proprie caratteristiche genetico-sanguigne, puoi conoscere gli alimenti che consumati di frequente infiammano il tuo organismo. Li puoi conoscere acquistando i miei libri.

4. Aumenta il consumo di folati naturali. I folati aiutano il corretto assorbimento della vitamina B12 contrastandone la carenza, frequente in presenza di alti livelli di omocisteina, e sono naturalmente presenti nelle verdure a foglia verde, broccoli, spinaci, carni, frattaglie, pollo, avocado. Meglio evitare di assumere la forma sintetica (acido folico) mentre può essere utile ricorrere ad un’integrazione a base di l-metilfolato cioè la forma di acido folico già trasformata.

5. Aumenta l’apporto di vitamina B6 e B12. Entrambe aumentano le funzioni metaboliche dell’organismo, compresa la metilazione e facilitando dunque la corretta trasformazione dell’omocisteina impedendone l’accumulo. Contribuiscono inoltre all’assorbimento di altri nutrienti. Le migliori fonti di vitamina B12 sono gli alimenti di origine animale, latticini derivati da animali nutriti al pascolo, uova biologiche.

6. Pratica attività fisica in modo regolare. L’esercizio fisico aiuta a contrastare i problemi derivanti da un’omocisteina alta migliorando la funzione immunitaria, l’equilibrio ormonale, il livello di stress, la qualità del sonno, il controllo del peso e l’infiammazione.

7. Proteggi la salute del cuore con i giusti integratori naturali. Se hai un’omocisteina alta ed altri fattori che aumentano il rischio di problemi cardiaci, è utile assumere integratori che possono aiutare a migliorare il flusso sanguigno, il colesterolo e la pressione arteriosa:

• Magnesio.
• Acidi grassi omega-3.
• Coenzima Q10.
• Carotenoidi e altri antiossidanti.
• Selenio.
• Vitamine C, D ed E.

IN CONCLUSIONE

Anche se nessuno studio ha dimostrato che l’abbassamento dei livelli di omocisteina aiuta a ridurre ictus e infarti, è assodato che un alto livello rappresenta un rischio per le malattie cardiache. È buona norma monitorare i suoi livelli durante gli esami del sangue di routine per una prevenzione consapevole, adottare uno stile di vita sano, incrementare le buone abitudini alimentari e ricorrere all’integrazione ove necessario.

 

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17551129

01-03-2019

Se siete diabetici, il vostro fabbisogno di vitamina C è probabilmente maggiore rispetto ad altri individui, secondo l'opinione del dottor George V. Mann, della Vanderbilt University. Egli, in Perspectives in Biology and Medicine ha teorizzato che i diabetici mancano della possibilità di trasportare tutta la vitamina C che ingeriscono attraverso le membrane cellulari fino alle zone dove essa è necessaria. Ciò ha come conseguenza i gravi disturbi vascolari frequentemente associati con un diabete inguaribile. Se questa teoria è corretta, dosi supplementari di vitamina C potrebbero riuscire utili a impedire molte delle complicazioni che il diabete porta con sè col passare degli anni. Gli artritici e altri soggetti, che devono consumare regolarmente aspirina a causa dei loro dolori, privano anch'essi il loro organismo di vitamina C. Dopo avere scoperto che l'aspirina, nelle dosi comunemente usate (equivalenti a circa due compresse), blocca immediatamente l'assorbimento di vitamina C da parte delle cellule sanguigne umane, il dottor H. S. Loh e altri due ricercatori della Sezione di Farmacologia dell'Università di Dublino in Irlanda avvertirono che "ai pazienti sottoposti a terapie con aspirina dovrebbero venire somministrate dosi supplementari di acido ascorbico" (Journal of Pharmacology).
Altri ricercatori in campo medico hanno appurato che il prednisolone, uno steroide usato dagli artritici come medicinale, può causare danni allo scheletro dei bambini, a meno che non vengano somministrate forti dosi di vitamina C. Quanto più siete esposti ad agenti chimici e medicamenti, tanto più avete bisogno di vitamina C per minimizzare gli effetti dannosi sulla vostra salute. Quanta vitamina C in più? Lasciate che il buon senso sia la vostra guida, perchè per il momento non potete averne altra. Un calcolo ragionevole di un accresciuto fabbisogno potrebbe essere da 100 a 500 mg di vitamina C supplementare per ogni zona-problema, a seconda della gravità del disturbo. Ricordate che - sia che guardiate alla vitamina C come mezzo per prevenire il comune raffreddore, sia che la utilizziate per proteggervi dalle tossine ambientali - non esiste un unico dosaggio che vada bene per voi e per chiunque altro. Voi siete un individuo con specialissime e particolari necessità: dosate quindi in conformità il vostro quantitativo di vitamina C.

30-11-2016

L’ambliopia da tabagismo è rimasta per un certo tempo un enigma medico. Questo disturbo, per quanto raro e spesso misconosciuto, riduce l’acuità visiva e la discriminazione dei colori e può sfociare nella cecità. I medici sapevano da tempo che il fumo può causare una cecità parziale, o in qualche caso addirittura completa, ma non erano riusciti a scoprire perché. Come spesso avviene in medicina, si trovò prima una cura e poi, lavorando a ritroso, si è arrivati a spiegarne le cause. Secondo un editoriale del Canadian Medical Association Journal, l’ambliopia da tabagismo è dovuta alle quantità considerevoli di cianuro contenute nel tabacco. Questo veleno determina la degenerazione della mielina, la guaina lipoproteica che riveste i nervi. Sotto l’azione del cianuro, il primo nervo che va fuori uso è il nervo ottico. Se la demielinizzazione è troppo avanzata, la conseguenza è la cecità completa, ma se il trattamento inizia prima che si verifichi la degenerazione delle fibre nervose e dei gangli, sembra possibile una completa remissione. Il trattamento non è altro che la vitamina B12. Infatti, i redattori del Canadian Medical Association Journal ritenevano che la ragione della minore frequenza attuale dell’ambliopia da tabagismo in confronto al passato sia da ricercare nella maggiore ricchezza dell’alimentazione per quanto riguarda questa vitamina. Quindi, oltre a curare l’affezione, la vitamina B12 sembra capace anche di prevenirla. Il cianuro, mescolato all’idrogeno, forma quel gas letale che si usa nelle esecuzioni capitali. Non combinato con l’idrogeno, lo si trova anche nel nostro organismo. Le fonti sono il cibo, il tabacco e l’alcol, le ultime due suscettibili di fornirne in eccesso. 
“Nel nostro organismo - si legge sul Canadian Medical Association Journal - c’è una piccola riserva biochimica di cianuro metabolicamente attivo, che dà luogo alla presenza costante di tracce di cianuro nel sangue. Ciò è essenziale per l’azione inibitoria che questa sostanza esercita sugli enzimi respiratori”. Normalmente, l’eccesso di cianuro è escreto nell’urina dopo essere stato detossificato dal fegato, che lo trasforma in tiocianite di sodio. Tuttavia, “è dimostrato che nell’ambliopia da tabagismo c’è una relazione diretta fra consumo di tabacco da un lato e assorbimento di vitamina B12 e suo livello nel sangue dall’altro. L’ambliopia si verifica con scarso consumo di tabacco, se l’assorbimento di vitamina B12 è scadente, o il livello della vitamina B12 nel siero è basso. Per contro, quando il tasso di vitamina B12 è alto, è necessario un forte consumo di tabacco per produrre l’ambliopia. L’ipotesi quindi è che il tabacco fornisce una potente fonte esogena del radicale di cianuro, che per accumulo e potenziamento dà luogo all’intossicazione cronica da cianuro che si manifesta come ambliopia da tabagismo”. Il collegamento fra carenza di vitamina B12 e l’ambliopia da tabagismo non sembra davvero casuale, essendo nota da tempo l’azione di questa vitamina sul sistema nervoso e su vari disturbi degli occhi. Il dottor Barbro Bjorkenheim scriveva su Lancet che è importante riconoscere tempestivamente una perdita progressiva di acuità visiva, con atrofia del nervo ottico, perché un trattamento adeguato negli stadi iniziali può salvare la vista: “la neuropatia ottica è ritenuta un sintomo da carenza di vitamina B12 e molti autori citano i buoni risultati ottenuti con il trattamento mediante dosi massicce di vitamina B12”. L’ambliopia da tabagismo è reversibile solo se individuata e trattata nel primissimo stadio, cosa piuttosto improbabile. L’unica maniera fondata di affrontare la malattia è un’azione preventiva, prendendo le misure necessarie contro il rischio di carenza di vitamina B12 o meglio ancora smettere di fumare.

28-02-2019

Oltre ai probiotici (batteri vivi assunti attraverso cibi fermentati o integratori), un altro modo per proteggere i batteri amici nell’intestino è fornire loro i nutrienti di cui hanno bisogno per moltiplicarsi, attraverso i prebiotici, alimenti vegetali ricchi di fibre. La loro peculiarità è che non vengono digeriti. Si fanno strada attraverso lo stomaco senza essere scomposti dagli acidi gastrici o dagli enzimi digestivi. Passano attraverso l’intestino tenue, raggiungono il colon, dove vengono fermentati dalla microflora intestinale sana. Essenzialmente, i composti prebiotici diventano fonti nutritive, “carburante”, per i batteri benefici che vivono nell’intestino. L’inulina ne è la regina e alla fine dell’articolo capirai perché.

CHE COS’E’ L’INULINA

L’inulina è una fibra vegetale solubile presente in quantità elevate nella pianta di cicoria e in circa 36.000 altre piante! Non subisce dunque l’aggressione da parte dei succhi gastrici dello stomaco e anche lei, una volta arrivata nell’intestino, viene fermentata dalla microflora e trasformata in acidi grassi a catena corta (butirrato, acido acetico, acido propionico). L’inulina è presente nelle radici delle piante ed è un mezzo per immagazzinare energia e regolare la temperatura interna della pianta. Una sorta di riserva energetica da spendere durante la stagione fredda. Ha un alto peso molecolare e la capacità di assorbire un’alta quantità di liquidi. Queste sue caratteristiche fanno sì che quando la ingerisci:

• occupa molto spazio nello stomaco facendo sentirti più sazio e a perdere peso;
• l’acqua che assorbe contribuisce a formare la massa fecale;
• rende le feci più morbide e combatte la stipsi;
• porta via con sé le particelle di colesterolo ossidato e trigliceridi, aiutando a prevenire l’ipercolesterolemia e malattie cardiache.

RIDUCE LA STITICHEZZA

Esistono tre tipi di fibre alimentari: la fibra solubile, quella insolubile e l’amido resistente. L’inulina è una fibra solubile, la sua solubilità è considerata ancora più elevata rispetto a molti altri tipi di fibre, il che significa che assorbe l’acqua più facilmente delle altre. Grazie alla sua composizione chimica, quando viene miscelata con un liquido, l’inulina forma una sostanza gelatinosa che aiuta a formare le feci e le rende più morbide facilitandone il passaggio, alleviando problemi di costipazione in modo naturale. Il gel rende l’inulina simile ad un grasso che favorisce una buona lubrificazione di tutto l’apparato digestivo e riducendo il rischio della fuoriuscita e dell’infiammazione delle emorroidi.

CONTRASTA LE MALATTIE INFIAMMATORIE A CARICO DELL’INTESTINO

Dal punto di vista chimico, l’inulina è un oligosaccaride, composto cioè da diversi zuccheri semplici collegati tra loro per formare sostanze che vengono chiamate fruttani. Questa sua struttura molecolare la rende un prebiotico non digeribile che le consente di attraversare il tratto digestivo senza essere scomposto né assorbito. Durante questo processo, l’inulina naturalmente fermenta e nutre gli organismi batterici sani che popolano l’intestino. La fermentazione stimola i batteri a crescere, causando significativi cambiamenti positivi nella composizione della microflora intestinale e significative diminuzioni nel numero di lieviti, parassiti e specie batteriche potenzialmente nocive che vivono nel corpo e che causano infiammazione. Per questo motivo studi sull’inulina e altre categorie di fruttani, affermano che possono ridurre il rischio di carcinogenesi del colon e migliorare la gestione delle malattie infiammatorie intestinali.

AIUTA A TENERE SOTTO CONTROLLO IL PESO

L’inulina aggiunta all’acqua, forma una sostanza gelatinosa che si espande nel tratto digestivo. Questa rallenta il processo di svuotamento del cibo dallo stomaco, sollecita meno gli ormoni dell’appetito e ti fa sentire sazio più a lungo dopo aver mangiato. Ciò contribuisce ad avere meno “voglie” e a ridurre il ricorso a zuccheri e carboidrati, aiutandoti a perdere peso, se è questo un tuo desiderio, o a mantenerlo stabile.

PROTEGGE LA SALUTE DEL CUORE E RIDUCE I FATTORI DI RISCHIO LEGATI ALL’IPERCOLESTEROLEMIA

Durante il transito nel sistema digestivo, l’inulina, immune agli attacchi degli enzimi digestivi, raccoglie con sé tossine, grassi e particelle di colesterolo. Studi mostrano come alcune fibre solubili, compresa l’inulina, possono contribuire a ridurre il colesterolo ossidato nel sangue, il rischio di arteriosclerosi e mantenere stabili i livelli di glucosio. Possono inoltre ridurre il rischio di ipertensione, malattie cardiache e sindrome metabolica.

MANTIENE BASSI I LIVELLI DI ZUCCHERO NEL SANGUE

Un altro vantaggio dell’inulina è il fatto che non provoca secrezione di insulina e non aumenta i livelli di zucchero nel sangue poiché gli zuccheri di cui è composta, non possono essere metabolizzati. Può essere un aiuto nelle persone affette da diabete e dalle malattie correlate ad alti livelli di zucchero nel sangue.

AUMENTA L’ASSORBIMENTO DEL CALCIO

Alcuni studi hanno scoperto che l’inulina aiuta a migliorare l’assorbimento degli elettroliti, incluso il calcio e probabilmente il magnesio. Uno studio del 2005 pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, ha rilevato che nei soggetti ad alto rischio di carenza di calcio (ragazze adolescenti e donne anziane), l’uso di inulina della cicoria aiuta ad aumentarne il corretto assorbimento. Si è visto come il consumo giornaliero di una combinazione di fruttani prebiotici come l’inulina, abbia aumentato significativamente il livello di calcio e migliorato la mineralizzazione ossea durante la crescita puberale. L’inulina quindi potrebbe offrire una buona prevenzione e protezione contro disturbi come l’osteoporosi.

COME USARLA IN CUCINA

L’inulina ha un gusto molto delicato che la rende versatile nella preparazione delle ricette. Alcune persone trovano che abbia un sapore leggermente dolce. Può essere utilizzata nella cucina casalinga in sostituzione dello zucchero, di grassi e farina, per migliorare il gusto, la consistenza, il livello di umidità, aiutandoti a ottenere versioni più sane e meno caloriche di alcuni dei tuoi pasti o snack preferiti. Contiene circa il 25-35% di zucchero e amidi che funzionano in modo simile alle farine a base di cereali, permettendo di assorbire l’acqua ed essere usata come addensante nelle ricette. Grazie alle sue proprietà lubrificanti, al fatto che assorbe l’acqua e resiste agli enzimi, l’inulina viene utilizzata nella produzione di alimenti molto spesso per dare ai prodotti una consistenza uniforme e aggiungere masticabilità e massa.

QUALI SONO GLI ALIMENTI CHE CONTENGONO INULINA?

Il modo migliore per assumere inulina è attraverso cibi naturali. Alcune delle migliori fonti alimentari di inulina sono:

• radice di cicoria macinata (la fonte più comune di inulina a causa della sua concentrazione estremamente elevata);
• radice di dente di leone (tarassaco);
• radice di bardana;
• asparagi;
• aglio, porri e cipolle;
• banane e platani (specialmente quando sono leggermente verdi);
• carciofi;
• patate;
• echinacea.

COME USARE L’INULINA IN POLVERE

L’uso dell’inulina in ogni modo non vuol essere una scorciatoia e da sola non promette miracoli. Puoi trarre e godere il massimo delle sue proprietà benefiche, solo se la abbini ad una alimentazione sana e ad abitudini alimentari corrette. Il suo gusto neutro non altera i sapori né l’odore dei tuoi cibi, è facile da usare nelle ricette, mescolata in frullati, Smart Cappuccino, Shake o semplicemente mescolata in acqua o alla tua bevanda vegetale preferita. Puoi iniziare in modo graduale assumendone un cucchiaino al giorno per una settimana fino al dosaggio pieno di un cucchiaio al giorno (massimo 10 g). Per un corretto equilibrio della tua microflora intestinale, puoi proseguire ad assumerla per un mese.

INULINA E CANDIDA INTESTINALE

In caso di candida intestinale, puoi scioglierne un cucchiaino in un po’ d’acqua tiepida e assumerla in concomitanza con un buon probiotico.

CONTROINDICAZIONI

Nonostante i grandi benefici per l’intestino, tuttavia nei soggetti più sensibili, l’inulina potrebbe causare effetti indesiderati e peggiorativi. L’inulina è considerata un FODMAP, una classe di carboidrati che vengono rapidamente fermentati nel colon e possono produrre gas e problemi digestivi per le persone con sensibilità già nota (soggetti con la sindrome dell’intestino irritabile o che hanno importanti disturbi infiammatori intestinali).

CONCLUSIONE

Mentre la fibra è un eccellente prebiotico per batteri amici, lo zucchero e i carboidrati sono i nutrienti che i batteri patogeni usano per crescere e moltiplicarsi. Se la tua è una tipica dieta Occidentale, ricca di cibi elaborati e carboidrati raffinati e povera di fibre, il tuo microbiota intestinale potrebbe non avere abbastanza nutrimento per proliferare e mantenersi in salute. La maggior parte dei bambini e di noi adulti, non riesce infatti a consumare abbastanza fibra alimentare, motivo per cui l’inulina può essere una grande aggiunta alle nostre diete. È infine un modo facile e a basso costo per contribuire a colmare il divario tra le raccomandazioni da parte delle linee guida sulla quantità di fibre giornaliere da consumare e ciò che effettivamente consumiamo.

 

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16087995

27-02-2019

L’Oenothera biennis è il nome scientifico di una pianta erbacea molto comune il cui fiore è conosciuto con il nome popolare di bella di notte o primula di sera. L’olio di enotera è noto per via della sua alta concentrazione di acidi grassi essenziali Omega-6 che insieme agli acidi grassi Omega-3, svolgono un ruolo cruciale nella funzione cerebrale, fornendo gli elementi costitutivi delle membrane cellulari e una varietà di ormoni e sostanze simili agli ormoni. Nello specifico, l’olio di enotera ricavato dai semi dei suoi fiori gialli, è ricco di acido gamma-linolenico (GLA), la forma migliore di Omega-6 che contribuisce alla produzione e alla sintesi delle prostaglandine.
La ricerca dimostra che le persone sane hanno la capacità di sintetizzare il GLA e trasformarlo in sostanze chimiche utili per ottimizzare la funzionalità dell’organismo. Nelle donne che soffrono di sindrome premestruale, è stata osservata una bassa percentuale di GLA e prostaglandine nel corpo. Senza abbastanza prostaglandine, si ha una maggiore tendenza a formare coaguli di sangue, infiammazione, pressione alta, irritazione del tratto digestivo, depressione della funzione immunitaria, sterilità, proliferazione cellulare, cancro e aumento di peso. L’olio contiene anche elevate quantità di amminoacidi, anche se in percentuali più basse rispetto all’acido gamma-linolenico (GLA). Questi includono lisina, prolina, acido aspartico, tirosina, arginina e altri ancora. Per tutti questi motivi l’alta concentrazione di acido linolenico, fa sì che l’olio di enotera offra vari benefici per la salute.

L’OLIO DI ENOTERA AIUTA A MIGLIORARE LA SALUTE DELLA PELLE

Diversi studi dimostrano la capacità dell’olio di enotera di contribuire ad alleviare prurito, arrossamento ed edema. È stato raccomandato come approccio naturale al trattamento dell’eczema, dell’acne grave e della psoriasi, sia come integratore che per uso topico.

1. Riduce l’acne. Aiuta a riequilibrare la produzione di ormoni, lo squilibrio dei quali, è una delle prime cause dell’acne. Aiuta inoltre a mantenere fluido il sebo evitando l’ostruzione dei pori e la formazione di foruncoli.

2. Allevia i sintomi della psoriasi. La psoriasi è una condizione caratterizzata da pelle secca, infiammata e con prurito. È spesso causata da un intestino permeabile, dove le tossine che riescono a penetrare nella barriera intestinale e ad entrare nel flusso sanguigno, vengono espulse dalla pelle, causandone micro lesioni. L’elevata quantità di acido gamma-linolenico (GLA) nell’olio di enotera può aiutare a ridurre l’infiammazione delle mucose e la permeabilità intestinale.

3. È un valido aiuto contro l’eczema. L’eczema è generalmente causato da una reazione allergica a cibi, sostanze chimiche o altre sostanze, come profumi o saponi. Provoca la pelle secca, arrossata e pruriginosa che può dare origine a vesciche o screpolature. La ricerca mostra che le persone con eczema non hanno la normale capacità di trattare gli acidi grassi. Questo si traduce in una carenza di acido gamma-linolenico (GLA) che il corpo può convertire in sostanze che riducono l’infiammazione e la crescita cellulare. Studi dimostrano che l’olio di enotera è straordinariamente efficace nell’alleviare molti sintomi legati all’eczema, tra cui prurito, arrossamento ed edema.

4. È efficace contro la dermatite atopica. La dermatite atopica è una condizione cronica, recidivante, pruriginosa della pelle che comunemente inizia nell’infanzia a seguito di un non corretto metabolismo degli acidi grassi essenziali. Uno studio pubblicato sull’Indian Journal of Dermatology, Venereology e Leprology ha misurato l’impatto di 500 milligrammi di olio di enotera su pazienti che soffrivano di questa condizione della pelle. Ben il 96% dei pazienti ha mostrato un miglioramento dopo cinque mesi.

Se hai uno di questi disturbi sopra descritti, puoi scegliere di usare l’olio di enotera sotto forma di integratore o applicarlo direttamente sulla zona interessata subito dopo la doccia, sulla pelle ancora umida.

L’OLIO DI ENOTERA MIGLIORA LA SALUTE DEI CAPELLI

Grazie alla sua capacità di migliorare la circolazione sanguigna, riduce la caduta dei capelli rafforzando e nutrendone le radici, ne incentiva la ricrescita e ne migliora l’aspetto generale. Puoi anche massaggiare l’olio di enotera nei capelli lasciandolo agire tutta la notte o aggiungerlo allo shampoo. In uno studio condotto presso l’Università del Maryland, 86 persone con problemi di caduta dei capelli hanno massaggiato il cuoio capelluto con olio di enotera ogni giorno per sette mesi. Alla fine i partecipanti hanno notato una significativa ricrescita dei capelli. Oltre a usare l’olio di enotera puoi aggiungere olio essenziale di lavanda, cipresso e citronella.

RIDUCE I SINTOMI DELLA SINDROME PREMESTRUALE

La sua capacità di supportare e riequilibrare la funzione ormonale, lo rende un rimedio valido in tutti quei disturbi legati alla sindrome premestruale: irritabilità, gonfiore, dolore al seno, mal di testa.

OLIO DI ENOTERA E FERTILITA’

Il muco cervicale è vitale per consentire allo sperma di nuotare liberamente attraverso la cervice e la sua scarsa presenza potrebbe essere una delle cause dell’infertilità nella donna. Gli alti livelli di acidi grassi essenziali presenti nell’olio di enotera hanno un effetto diretto anche sulle cellule uterine. Questi acidi grassi causano la contrazione e il rilassamento del tessuto muscolare tonificando i muscoli uterini in preparazione alla gravidanza. Consumare l’olio di enotera per il suo contenuto di acidi grassi è consigliato solo nel periodo precedente il concepimento, ma va evitato durante la gravidanza perché potrebbe stimolare le contrazioni dell’utero e quindi causare aborti spontanei o nascite pretermine.

OLIO DI ENOTERA IN GRAVIDANZA

Le ostetriche hanno usato l’enotera durante l’ultimo trimestre di gravidanza per centinaia di anni per preparare la cervice alla fase del travaglio. È consigliabile assumerlo, anche sotto forma di capsule, durante le ultime settimane di gravidanza.

SI PRENDE CURA DELLA SALUTE DEL CUORE

Per le sue proprietà vasodilatatrici l’olio di enotera migliora la circolazione e mantiene elastiche le arterie prevenendone l’indurimento e le patologie cardiovascolari.

L’OLIO DI ENOTERA HA EFFETTI BENEFICI SULL’INFIAMMAZIONE E L’ARTRITE REUMATOIDE

L’acido linolenico (GLA) migliora l’infiammazione nel corpo riducendo la produzione di interleuchina 1-beta, che è una citochina responsabile di aggravare i disturbi infiammatori nel corpo. La sua peculiarità antinfiammatoria si è mostrata valida anche nel trattamento delle malattie reumatiche come l’artrite reumatoide. L’artrite reumatoide è un tipo di artrite cronica che colpisce le articolazioni su entrambi i lati del corpo (mani, polsi, ginocchia). È una malattia autoimmune, dove il sistema immunitario attacca i suoi stessi tessuti sani. La causa dell’artrite reumatoide è una combinazione di fattori genetici, ambientali e ormonali. Alcuni studi dimostrano che l’olio di enotera può essere un valido rimedio naturale. Uno studio condotto da Arthritis Research UK ha misurato gli effetti dell’olio di enotera su 49 persone. I dati hanno rilevato che il 94% dei partecipanti che hanno assunto olio di enotera, ha riportato un significativo miglioramento dei sintomi correlati alla malattia, tra cui dolore e rigidità mattutina. Importante sapere che quando si utilizza l’olio di enotera per i sintomi dell’artrite, potrebbero essere necessari da uno a tre mesi prima di godere dei suoi benefici.

RIDUCE IL RISCHIO DI OSTEOPOROSI

Alcuni studi suggeriscono che le persone che non assumono abbastanza acidi grassi essenziali, hanno maggiori probabilità di avere una perdita ossea rispetto a chi presenta livelli normali. L’assunzione di olio di enotera grazie alla sua capacità di modulare gli ormoni, insieme a olio di pesce e calcio, sembra ridurre la perdita ossea e aumentarne la densità nelle persone anziane con osteoporosi.

CONTROINDICAZIONI

Come qualsiasi altro olio essenziale, l’olio di enotera presenta alcune controindicazioni utili da sapere prima di iniziare a utilizzarlo.

• Può abbassare i livelli di pressione sanguigna e interferire con i farmaci che la regolano.
• Interagisce con farmaci che fluidificano il sangue.
• Può aggravare i sintomi dell’epilessia e di altre condizioni che causano convulsioni.
• Va evitato dalle donne in gravidanza (può essere integrato solo nelle ultime settimane sempre sotto controllo del ginecologo) e in allattamento.

IN CONCLUSIONE

La maggiori parte dei disturbi e delle malattie di cui abbiamo parlato in questo articolo derivano prima di tutto da una cattiva alimentazione e da uno stile di vita sbagliato. Entrambi questi fattori indeboliscono la tua digestione e la tua capacità di eliminare le tossine sia quelle che introduci dall’esterno sia quelle che il tuo corpo stesso produce ogni giorno. Questo nel tempo fa crescere il tuo livello di infiammazione e ti fa entrare in quella che viene chiamata “modalità di emergenza” cioè uno stato in cui l’organismo si deve accontentare di sopravvivere invece che vivere e potersi esprimere pienamente. Che tu sia una donna in età fertile o in menopausa oppure un uomo, i preziosi benefici dell’olio di enotera possono essere un valido aiuto in più, ma non possono certo sostituire gli immensi regali che ti arrivano da un’alimentazione sana e giusta per te.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19052401

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10617996

Martedì, 26 Febbraio 2019 12:55

NICHEL: AMICO PREZIOSO O NEMICO INVOLONTARIO?

27-02-2019

Il fenomeno delle allergie e intolleranze alimentari in Italia è in rapido aumento. Si calcola che nel 2050, più del 50% della popolazione nazionale ne soffrirà. Tra le varie allergie ed intolleranze alimentari, in modo particolare in noi italiani, spicca quella al nichel con il 32,1%. Ne vantiamo addirittura il primato in Europa secondo i dati forniti dall’European Surveillance System of Contact Allergies (ESSCA). In questo articolo, cercheremo di indagare quali siano le vere cause su cui pochi si soffermano.
Prima di addentrarci nella sintomatologia e capire quali effetti può creare il nichel nel nostro organismo, va detto che è pressoché impossibile non venirne in contatto. Il nichel infatti si trova ovunque in natura: nell’acqua, nei terreni, nell’aria e in tutti gli organismi viventi, in quanto si nutrono di prodotti derivati dalla terra e dall’acqua. Il contenuto nel suolo e nelle acque varia poi da regione a regione, di stagione in stagione e addirittura in base agli eventi climatici. Il nichel è inoltre presente nelle stoviglie, nei cosmetici, nei fertilizzanti, nei ponti dentali, nelle lavorazioni industriali, nei gioielli, nella bigiotteria ed infine, con diverse concentrazioni, è presente in quasi tutti gli alimenti. In quelli di origine vegetale, il nichel ha un contenuto quattro volte superiore rispetto agli alimenti di derivazione animale (carne, latte, uova). Tra quest’ultimi l’uovo è quello che ne presenta una concentrazione maggiore.
Del nichel assunto attraverso il cibo, la maggior parte non viene assorbito, ma resta nel tratto gastrointestinale. Ne assorbiamo solo una percentuale che va dall’1 al 10%. Gli studi sembrano essere concordi che l’assunzione quotidiana attraverso l’alimentazione si aggiri attorno a 0,2 mg e 0,6 mg. Il nichel assorbito, entra nel flusso sanguigno legato all’albumina sierica e per la maggior parte la sua via di escrezione passa attraverso i reni, quella biliare e la sudorazione. Non si accumula in nessun organo anche se tiroide e ghiandole surrenali ne registrano una maggiore concentrazione.

EFFETTI DEL NICHEL SUL NOSTRO ORGANISMO

Se in piccole tracce, il nichel non è affatto tossico per l’organismo, anzi è necessario per una buona funzionalità del nostro sistema immunitario. Come mai allora tra tutti i metalli è il maggior responsabile di una serie di reazioni allergiche piuttosto aggressive e fonte di grande stress proprio per il nostro sistema immunitario? Quando il nichel supera nell’organismo la soglia di tolleranza, le persone più sensibili manifestano una reazione di rigetto sviluppando diversi sintomi compresi in quattro categorie:

1. Manifestazioni cutanee. È il caso della Dermatite Allergica da Contatto (DAC): sviluppa dermatiti, eczema locale e più raramente orticaria.

2. Manifestazioni extracutanee: origina ad esempio sintomi legati all’apparato gastrointestinale come:
• morbo di Crohn;
• ulcere;
• colite;
• nausea;
• diarrea;
• riniti, asma (problemi all’apparato respiratorio);
• emicranie, mal di testa (disturbi a carico del sistema neurologico).

3. Sintomi legati ad un malessere generale: spossatezza, affaticamento cronico, insonnia.

4. Favorisce lo sviluppo di malattie autoimmuni come lupus e artrite reumatoide soprattutto nel lungo periodo, quando l’allergia tende a cronicizzare.

Tra i vari effetti provocati dalla tossicità del nichel nell’organismo, vi è quella di privarlo delle sue riserve di zinco rendendo più vulnerabile il sistema immunitario.
L’unica arma che viene messa in campo per contrastare i sintomi legati all’allergia al nichel, è quella di stare alla larga dai cibi che lo contengono. Questo è senz’altro un approccio utile per tamponare una situazione di emergenza, durante il riacutizzarsi dell’allergia. Non può essere la soluzione nel lungo periodo, per il semplice fatto che è impossibile evitare la contaminazione, dato che il nichel si trova in quasi tutti gli alimenti anche se con concentrazioni diverse. Eliminare dalla dieta troppi cibi è poi controproducente e si rischia di sviluppare una sensibilità ancora maggiore. Il disagio aumenta se si pensa che dagli studi clinici emergono d’altronde dubbi e incongruenze sulla composizione e sul valore terapeutico della stessa dieta a basso contenuto di nichel. In mancanza di direttive precise che stabiliscano quale sia il valore della soglia oltre il quale la concentrazione di nichel in un alimento si definisca “alto”, regna una grande confusione in cui è difficoltoso orientarsi. Ciò premesso, vi è un accordo almeno sui principali alimenti che contengono maggiori concentrazioni di nichel che è bene evitare:

• Cacao e cioccolato.
• Semi di soia.
• Farina d’avena, farina di mais, farina integrale.
• Noci, mandorle.
• Legumi freschi e secchi.
• Cipolle, spinaci, asparagi, pomodori.
• Lievito in polvere.
• Cibo in scatola.

Se anche tu soffri di allergia al nichel e stai cercando di evitare gli alimenti che lo contengono, sai bene che non è facile e oltre che essere demoralizzante, aggiungo che non è una scelta risolutiva. Occorre andare più in profondità e solo capendo la vera causa ti potrà permettere di agire con una strategia alimentare più mirata ed efficace. Sia che si tratti di un’intolleranza al glutine, di un’allergia ai pollini, al pelo del gatto o a quella del nichel, il metodo di reazione del nostro organismo è lo stesso. L’allergia è una risposta infiammatoria esagerata del nostro sistema immunitario. È quella la direzione in cui guardare ed iniziare a chiederti: perché il mio sistema di difesa è così suscettibile e dà risposte anomale di fronte a sostanze che in realtà non sarebbero nocive? Il sistema immunitario ha un funzionamento molto complesso. Quando il suo equilibrio si altera ed iniziano a manifestarsi allergie, ecco in estrema sintesi, alcune reazioni che si creano:

• eccessiva produzione di anticorpi;
• eccessiva presenza di linfociti Th2;
• eccesso di istamina nel metabolismo.

I linfociti Th2 se in eccesso inibiscono la produzione dell’altra famiglia di linfociti, i Th1 che ci proteggono dai virus. L’istamina, sostanza presente in molti alimenti, stimola a sua volta la produzione di linfociti Th2 che stimolano la produzione di altra istamina e acido arachidonico che a loro volta producono agenti infiammatori. Ti sei mai chiesto da cosa nasce questo circolo vizioso?

SQUILIBRIO DEL MICROBIOTA INTESTINALE: LA VERA ORIGINE

Ci si dimentica che la maggior parte del sistema immunitario ha sede nell’intestino. Una probabile causa che genera un continuo stato di allarme, che porta l’organismo a reagire in modo eccessivo ogni volta che vieni in contatto o che consumi alimenti che contengono nichel, è quella di aver creato una possibile condizione di permeabilità intestinale. Quando le pareti dell’intestino non sono più impermeabili a causa di microlesioni, consentono il passaggio di cibo, batteri intestinali, agenti infiammatori che vanno a raggiungere direttamente il sistema immunitario sottoponendolo a forte stress. Tutto è originato da uno squilibrio del microbiota intestinale (disbiosi); una volta compreso questo ti sarà molto più chiaro come agire.

CAMBIARE TIPO DI APPROCCIO

Per cercare di risolvere l’allergia al nichel e qualsiasi altra forma allergica si soffra, serve un nuovo approccio che comprenda una visione più ampia. Le principali e più importanti cause di uno squilibrio del sistema immunitario responsabili dello scatenarsi di allergie, compresa quella al nichel sono:

• stress cronico mentale ed emozionale;
• eccessivo consumo nel tempo, di zuccheri, carboidrati e cibi infiammanti;
• carenza di nutrienti importanti;
• squilibrio del microbiota intestinale.

Il problema è che oggi consumiamo in un solo giorno la quantità di zuccheri e carboidrati raffinati che potremmo consumare in un mese. Tutti questi zuccheri portano ad una iperproduzione costante di insulina e citochine infiammatorie. Non solo, ma più zuccheri consumiamo e maggiore è il livello di cortisolo prodotto dal corpo che dovrà gestire e assorbire, in una spirale senza fine. In mancanza di un protocollo medico specifico ed uniforme la dieta è e rimane la principale via percorribile, una via però diversa da quella solitamente raccomandata. Dieta a basso contenuto di carboidrati per sfiammare l’intestino, riequilibrare la microflora, calmare e rinforzare il sistema immunitario riportando il giusto equilibrio tra i linfociti Th2 e Th1. Accanto alla dieta possono essere un valido aiuto integratori di probiotici, prebiotici, enzimi sistemici e rimedi antinfiammatori specifici per le allergie come il fungo reishi, il ribes nigrum.

26-02-2019

Ormai sappiamo che il cibo non è solo nutrimento ma può diventare anche una vera e propria medicina, ovviamente se scegliamo di mettere in tavola alimenti sani. Tra questi ci sono alcuni funghi capaci, secondo degli studi, di aumentare la nostra longevità. Il noto micologo Paul Stamets è addirittura convinto che i funghi possano salvare il mondo. Li descrive infatti come "i grandi disassemblatori molecolari della natura", questo perché sono in grado di trasformare materiali organici in decomposizione in nutrienti per piante, alberi, animali ed esseri umani. Inoltre, i funghi producono antibiotici e hanno un potenziale importante nel trattamento di diverse malattie. Questi alimenti sono prebiotici, aumentano infatti i batteri benefici della nostra flora batterica intestinale, come gli Acidophilus e i Bifidobacterium, migliorando la digestione e la salute in generale. I funghi hanno poi un forte impatto nutrizionale, sono un'interessante fonte di vitamina D, essenziale per la salute del sistema immunitario. Recenti ricerche mostrano inoltre come, alcune varietà di funghi, siano ottime fonti alimentari di antiossidanti, come l'ergotioneina e il glutatione. Una dieta ricca di sostanze come queste, protegge dai radicali liberi, aiutando il corpo a sopportare il normale stress ossidativo che danneggia le cellule sane, dunque garantendo una maggiore longevità al nostro corpo.
Aggiungere alcuni funghi alla nostra dieta può quindi portare diversi benefici. Un recente studio, condotto presso il College of Medicine della Pennsylvania State University, ha testato undici specie di funghi per determinare quali varietà possedessero le più forti proprietà antiossidanti. Delle 11 specie testate, si sono rivelati 7 i funghi con i più forti costituenti antiossidanti e migliori anche dal punto di vista nutrizionale. Ecco quali sono:

1. PORCINI

I porcini sono funghi grandi di colore bruno-rossastro e con una cappella che può raggiungere anche i 30 centimetri di diametro. Molto popolari nella nostra cucina, ve ne sono di diverso genere. Possiedono uno stelo spesso e sono leggermente appiccicosi al tatto. Questi funghi crescono dall'estate all'autunno e si trovano, nella maggior parte dell'anno, in vendita nei mercati specializzati. Se sei un amante della raccolta di porcini sai sicuramente che crescono nel sottobosco rigoglioso di foreste di pini, castagni, cicuta e abeti rossi.

2. GOLDEN OYSTER (PLEUROTUS GIALLI)

I funghi Golden Oyster (Pleurotus citrinopileatus) sono in genere non raccolti ma coltivati e questo si può fare anche in casa. Crescono infatti con facilità, basta usare paglia e compost. Hanno un caratteristico colore dorato, crescono in grappoli e il loro sapore ricorda quello della nocciola ed è leggermente amarognolo.

3. PIOPPINI

I funghi Pioppino (Agrocybe aegerita), spesso chiamati in lingua inglese Velvet Pioppino, a causa del colore marrone delle loro piccole cappelle, crescono in grappoli su steli lunghi e robusti sopra tronchi in decomposizione o alla base degli alberi. Sono di piccole dimensioni (circa 2 centimetri) e mantengono una consistenza solida quando vengono cotti. Hanno un sapore delicato, leggermente piccante che li rende una scelta popolare in molte ricette.

4. ORECCHIONI (PLEUROTUS BIANCHI)

I funghi noti come orecchioni, fungo ostrica o "sbrisa" sono abbastanza comuni e versatili in cucina. Crescono principalmente su legno in decomposizione e possiedono un odore leggermente dolce, simile a quello dell’anice. Vengono chiamati "ostriche" per via dell’aspetto simile a quello delle creature marine e sono una delle poche specie di funghi carnivori dato che si nutrono di piccoli nematodi e batteri. I colori vanno dal verde, al rosa, al giallo, a seconda della varietà.

5. HERICIUM ERINACEUS

Il fungo Hericium Erinaceus, a causa della sua forma, viene chiamato con nomi molto curiosi tra Lion’s Mane (criniera di leone) e Monkey’s Head (testa di scimmia). Questo popolare fungo, commestibile e medicinale, ha eccezionali poteri neuroprotettivi, grazie alla sua capacità di stimolare la sintesi del Nerve Growth Factor (NGF, una proteina che svolge un ruolo importante nel mantenimento, sopravvivenza e rigenerazione dei neuroni nel sistema nervoso centrale e periferico). Conosciuto per migliorare la memoria e l'umore, l’Hericium Erinaceus è un alimento base nella medicina tradizionale cinese e si trova anche sotto forma di integratori, in polvere o in tintura, in molti negozi di alimenti naturali.

6. MAITAKE

I funghi maitake si trovano in grappoli alla base di alberi di quercia e vantano potenti proprietà anticancerogene. Hanno colori che variano dal bianco al marrone, quando cotti sono semi solidi e possiedono un sapore leggermente terroso. I maitake sono stati studiati per una varietà di benefici per la salute, tra cui il controllo del colesterolo e della glicemia.

7. SHIITAKE

I funghi shiitake sono uno tra i funghi più popolari al mondo e a buon ragione. Date le loro potenti proprietà medicinali, sono diventati un simbolo di longevità soprattutto nelle culture asiatiche. Questi funghi possono essere consumati crudi o cotti (hanno un sapore ricco e terroso) ma si trovano anche sotto forma di integratore in polvere nelle erboristerie. Gli shiitake crescono in gruppi su alberi in decomposizione e sono anche comunemente coltivati per scopi alimentari e medicinali. Hanno la classica forma a ombrello e i colori variano dal bianco al marrone chiaro.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28530594

Lunedì, 25 Febbraio 2019 13:46

ENZIMI SISTEMICI: IL SEGRETO DI LUNGA VITA.

25-02-2019

Non è esagerato affermare che gli enzimi ci tengono in vita. Sono talmente coinvolti in migliaia di reazioni chimiche del nostro organismo, che tutto o quasi, dipende da loro. Se ne servono l’apparato digerente, il sistema immunitario, il flusso sanguigno, il fegato, i reni, la milza, il pancreas e persino la nostra capacità di vedere, sentire, respirare. Non c’è reazione chimica che non venga “accesa” dagli enzimi. Gli enzimi prodotti dal nostro corpo sono davvero innumerevoli e presidio di longevità. Alcuni studiosi sostengono che ve ne siano addirittura dai 50 ai 70.000 ed ogni organo ha i propri con specifiche funzioni. Godono di una certa notorietà gli enzimi digestivi, conosciuti soprattutto per il loro aiuto nel processo della digestione degli alimenti, ma oggi questo inizia ad essere riduttivo e si rischia di sottovalutarne il prezioso potenziale. In questo articolo cercheremo di conoscerli meglio e scoprire i loro straordinari benefici e i nuovi scenari d’impiego, grazie a recenti studi.

COSA SONO GLI ENZIMI?

Gli enzimi sono delle sostanze di natura proteica che regolano, modulandola, la velocità delle reazioni biochimiche nell’organismo. Senza il loro intervento, la maggior parte delle reazioni sarebbero incompatibili con la vita. La loro funzione digestiva è nota a tutti i medici e scienziati in campo medico: hanno il compito di degradare i legami delle molecole proteiche che ingeriamo attraverso l’alimentazione, in componenti più piccoli per un più facile assorbimento. Ci sono enzimi della saliva (amilasi salivare), del tubo digerente (pepsina, amilasi gastrica), del pancreas (lipasi, tripsina, amilasi, nucleasi) e della mucosa intestinale (enterociti). Senza di essi, impiegheremmo giorni e giorni a digerire un semplice panino. Il processo di scomposizione dei macronutrienti (proteine, grassi, amidi) viene chiamato dagli addetti al lavoro proteasi, per questo gli enzimi digestivi sono conosciuti anche con il nome di enzimi proteolitici.
Quella digestiva però non è la loro unica missione e credere che lo sia, è un grave malinteso. Gli enzimi svolgono molto, molto di più all’interno del nostro organismo:

• purificano il sangue da virus e batteri e ne facilitano il flusso;
• facilitano l’eliminazione di muco, tossine e allergeni;
• rinforzano ed equilibrano il sistema ormonale;
• favoriscono la rigenerazione cellulare e la riparazione dei tessuti;
• aumentano la funzionalità del sistema immunitario attivando i macrofagi e migliorando la loro capacità di combattere le infezioni;
• aumentano il livello di energia;
• aumentano l’efficacia dei farmaci, compresi quelli chemioterapici;
• aiutano l’organismo nella risposta all’infiammazione e riducono il dolore;
• contribuiscono ad accelerare il recupero dopo l’esercizio fisico.

TERAPIA ENZIMATICA SISTEMICA (TES)

Il primo a parlare degli innumerevoli benefici degli enzimi e a creare la Terapia Enzimatica Sistemica (TES) è stato il Dr. Edward Howell già negli anni 30. Una terapia sconosciuta in Italia ma impiegata in Germania e nei paesi anglosassoni. Se è vero che gli enzimi digestivi sono essenziali, lo sono ancora di più gli enzimi “sistemici”, così chiamati perché assunti lontano dai pasti, o almeno 30-60 minuti prima del pasto, agiscono su tutto il nostro sistema. Quando gli enzimi non vengono utilizzati dall’organismo nei processi digestivi, sono chiamati a svolgere altri importanti processi fisiologici. Impiegano la loro capacità di scomporre, degradare, digerire essi stessi, il guscio proteico di batteri, funghi, parassiti, e perfino delle cellule tumorali. Solo in questo modo, una volta privata della sua corazza proteica, gli enzimi aiutano il sistema immunitario a rilevare gli antigeni contenuti nella cellula cancerosa ed eliminarla naturalmente, altrimenti resta irriconoscibile e cresce indisturbata nell’organismo. Una scoperta questa, merito del Dottor Kelley, genio della “medicina alternativa”, che ha curato con successo il 94% dei suoi pazienti malati di cancro, usando principalmente gli enzimi sistemici. Con lo stesso sistema, ha guarito il proprio tumore al pancreas, giudicato inoperabile, intrattabile e incurabile dalla medicina convenzionale. Gli enzimi sistemici dunque, riconoscono, attaccano e distruggono (digerendola) la corazza proteica delle cellule tumorali e aumentano la potenza delle cellule natural killer. La corazza protettiva delle cellule cancerose è costituita da fibrina, una proteina dalla natura fibrosa, che la rende quindici volte più spessa dello strato esterno di una cellula sana.

ENZIMI E MALATTIE AUTOIMMUNI

Alcuni enzimi sono in grado di attivare i macrofagi, altre cellule del sistema immunitario, che a loro volta producono e rilasciano la proteina TNF (Tumor Necrosis Factor). La TNF oltre che indurre la morte delle cellule tumorali (necrosi), è coinvolta nella regolazione di un sistema immunitario iperattivo e quindi di valido aiuto nelle patologie definite autoimmuni, tra cui l’artrite reumatoide.

ENZIMI E APPORTO CALORICO

La digestione è un processo che ci fa spendere mediamente l’80% della nostra energia disponibile ed è proprio in questa fase che l’organismo produce la maggiore quantità di enzimi utilizzati ai fini digestivi. L’organo più coinvolto, e più duramente provato, dalla produzione di enzimi è il pancreas. Un modo per ridurre la richiesta di enzimi digestivi da parte del corpo, per impiegarli nelle altre preziose funzioni che abbiamo visto, è ridurre l’apporto calorico. Con la riduzione delle calorie attraverso la pratica del digiuno intermittente, ad esempio, l’organismo risparmia sugli enzimi digestivi utilizzando quelli prodotti, per gli altri scopi.

COME PRODURRE ENZIMI MASTICANDO

La digestione inizia già dalla bocca dove, attraverso la masticazione, stimoliamo la produzione di saliva ricca di enzimi. Più a lungo mastichiamo, più gli enzimi della saliva lavorano e riducono il carico di fatica dello stomaco e dell’intestino tenue.

QUALI SONO GLI ENZIMI SISTEMICI?

Gli enzimi digestivi, possono essere dunque utilizzati, esprimendo al massimo le loro potenzialità, da tutto l’organismo e diventare sistemici. Conosciamo i principali premettendo che esistono:

• enzimi vegetali di cui sono ricche certe piante e che possiamo introdurre con l’alimentazione o l’integrazione;
• enzimi pancreatici, prodotti direttamente dal pancreas in forma inattiva per attivarsi solo quando arrivano nel duodeno.

BROMELINA E PAPAINA I MIGLIORI ENZIMI VEGETALI

La bromelina è un enzima vegetale di cui è ricco il gambo d’ananas. È molto simile alla pepsina, naturalmente presente nell’intestino ed è di valido aiuto agli enzimi endogeni prodotti nel tubo digerente. Rientra tra gli enzimi sistemici per i suoi molteplici effetti sull’organismo. Numerosi studi avvalorano le sue proprietà antinfiammatorie (usata in ambito sportivo come aiuto nel post trauma), antiossidanti, antitrombotiche, modulatori del sistema immunitario e per questo è impiegata come coadiuvante nella cura dell’artrite reumatoide. Valida anche contro il gonfiore addominale. Stimola la diuresi e può contrastare la cellulite e la ritenzione idrica dovuta al ristagno dei liquidi.
La papaina è un altro enzima vegetale che si trova nella papaia, anche questo molto simile alla pepsina. La papaina oltre a stimolare la digestione di grassi e proteine ed essere utile per migliorare l’assorbimento complessivo dei nutrienti, riduce il gonfiore, ha proprietà diuretiche e riduce l’infiammazione. Gli integratori di papaina possono anche aiutare a lenire il bruciore di stomaco. Tra gli enzimi pancreatici infine, il Dr. Lauralee Sherwood nel suo libro “Fondamenti di fisiologia umana”, annovera la tripsina e la chimotripsina.

QUALI SONO I SINTOMI DI CARENZA?

Ci sono segnali che il nostro corpo ci invia, segni di una probabile carenza di enzimi. Non sono semplici da interpretare perché molti sono associati all’invecchiamento:

• gas intestinale in eccesso;
• pesantezza di stomaco;
• gastrite;
• diarrea e costipazione;
• rughe precoci della pelle;
• rigidità articolare;
• capelli grigi;
• mancanza di energia.

Se la carenza si protrae nel tempo, potrebbero manifestarsi:

• allergie;
• calo della vista;
• calo di memoria;
• sindrome da stanchezza cronica.

LE MIGLIORI FONTI ALIMENTARI

Quando consumiamo cibo cotto ad alte temperature, fritture, cibo in scatola, alimenti congelati, addizionati con troppo sale o conservanti, il corpo è costretto ad impiegare un’enorme quantità di energia per digerirli. Sono cibi “morti”, privati dei loro enzimi e di tutto il loro potenziale benefico. Gli alimenti crudi e fermentati al contrario, hanno un alto contenuto di enzimi. Le migliori fonti sono:

• ananas;
• zenzero;
• papaia;
• kiwi;
• crauti;
• kefir;
• zuppa di miso.

LE ABITUDINI CHE DANNEGGIANO GLI ENZIMI

Possiamo mangiare il cibo più ricco di enzimi ma occorre fare attenzione a due abitudini che rendono vane le nostre scelte migliori.

Masticare chewing gum. La gomma da masticare fa credere al nostro corpo che sta digerendo qualcosa e produce inutilmente enzimi digestivi.

Bere vino ai pasti. Il vino è un grande distruttore di enzimi digestivi.

CHI DOVREBBE ASSUMERE GLI ENZIMI?

Gli enzimi raggiungono il loro picco a vent’anni, dopodiché si vanno riducendo progressivamente con l’avanzare dell’età. Dai trent’anni, è già consigliato supplementarli attraverso integratori. Ci sono poi delle condizioni di salute, per le quali ricorrere agli integratori non può che portare benefici:

• malattie dell’apparato digerente;
• insufficienza di enzimi correlata all’età;
• ipocloridria (riduzione della produzione di succhi gastrici da parte dello stomaco);
• disfunzioni epatiche;
• morbo di Crohn;
• disturbi gastrointestinali;
• ridotta capacità genetica nel produrre enzimi.

25-02-2019

Conosciamo ormai le innumerevoli proprietà dello zenzero, spezia preziosa e dall’inconfondibile sapore. Nonostante si tratti di un rimedio naturale, non bisogna però sottovalutare le possibili controindicazioni. A volte non si pensa che anche consumare zenzero, soprattutto quotidianamente e ad alte dosi (ad esempio nel caso degli integratori), ci espone al rischio di controindicazioni o di trovarci alle prese con spiacevoli effetti collaterali. Le potenti doti dello zenzero possono infatti, in alcuni casi e situazioni specifiche, ritorcersi contro di noi esponendoci a rischi per la salute. Vi consiglio quindi, prima di ricorrere sistematicamente all’uso di zenzero, di chiedere il parere a un esperto. Ma quando dovremmo evitare di consumare la radice di zenzero e ancor di più gli estratti e integratori a base di questa spezia?

1. DISTURBI DEL SANGUE

Nel caso si soffra di alcune condizioni del sangue come l'emofilia (in cui la coagulazione del sangue non avviene correttamente), la capacità dello zenzero di fluidificare ulteriormente il sangue può essere pericolosa ed andare a peggiorare la propria situazione. Anche un piccolo taglio, in questi casi, può generare una grave emorragia.

2. ASSUNZIONE DI FARMACI

Un farmaco è formulato per trattare un sintomo specifico ed è progettato per funzionare in un certo modo nel corpo. I farmaci hanno, ovviamente, specifiche avvertenze e potenziali effetti collaterali. Poiché la radice di zenzero ha, a tutti gli effetti, proprietà medicinali, alcuni farmaci non sono compatibili con la sua assunzione. Chi assume farmaci quindi, per evitare qualsiasi rischio, è bene che legga con attenzione i foglietti informativi e discuta la possibilità di assumere o meno zenzero con il proprio medico. Lo zenzero è un anticoagulante naturale e riduce la pressione sanguigna, regolando anche la glicemia. Preso insieme a farmaci dalla stessa azione è estremamente pericoloso. Non deve quindi mai essere assunto con anticoagulanti, beta-bloccanti, aspirina o insulina.

3. GRAVIDANZA

La tisana di zenzero, o masticare un pezzetto di radice fresca, può aiutare ad alleviare la nausea e il vomito tipiche dell’inizio della gravidanza. Dopo il primo trimestre, però, la spezia dovrebbe essere assunta raramente e in dosi molto piccole (se non evitata del tutto) perché può indurre contrazioni uterine. Questo, a sua volta, può portare ad un parto prematuro o un aborto spontaneo. Nel caso si superi la data prevista del parto, invece, potrebbe essere un rimedio naturale da valutare per far partire il travaglio.

4. ESSERE SOTTOPESO

Lo zenzero stimola la digestione e per questo è particolarmente efficace contro il mal di stomaco e altri problemi gastrointestinali. Chi è significativamente in sottopeso, è meglio che rallenti un pò la digestione per poter assimilare il maggior numero possibile di nutrienti dal cibo che mangia, lo zenzero invece velocizza il tutto. Ci sono poi altri composti nella radice di zenzero che possono aumentare il metabolismo e promuovere la perdita di peso. Va da sé che chi è già troppo magro non beneficerà affatto di tali proprietà.

5. COME SOSTITUIRE LO ZENZERO

Se ti trovi in una di queste categorie, ci sono altre spezie che puoi usare per il loro sapore o per sfruttarne le proprietà medicinali. Per il gusto, prova a sostituirlo con la paprika (peperoni essiccati macinati) o il pepe di Cayenna. La paprika si può trovare in diverse varietà, piccante o dolce. Questa contiene i vari nutrienti di un peperone intero ed è molto versatile in cucina. Con notevoli quantità di ferro, vitamine A, B6 ed E, la paprika ha molto da offrire. Inoltre, uno dei fitonutrienti antiossidanti presenti in questa spezia è la capsaicina, un agente antinfiammatorio noto per essere attivo sul sistema digestivo. Puoi anche provare il cardamomo, spezia dal caratteristico aroma e sapore. La sua capacità di neutralizzare l’acido, tra l’altro, ne fa un altro buon rimedio digestivo.

 

https://www.drugs.com/drug-interactions/ginger-index.html?filter=2&generic_only=

25-02-2019

Alcuni ricercatori americani hanno scoperto che il trattamento con vitamina D riduce le dimensioni dei fibromi uterini inibendo la crescita di cellule fibroma nei ratti di laboratorio. In medicina, con il termine fibroma si indica una varietà di tumori benigni, ognuno con le sue specificità, che colpiscono un tessuto connettivo fibroso che si può presentare in conformazione di nodulo o polipo all’utero. I fibromi uterini sono le formazione tumorali benigne più comuni nelle donne in età fertile, crescono all’interno ed intorno alla parete dell’utero; statisticamente, è stato notato che questo tipo di cancro benigno è tre o quattro volte più frequente nelle donne bianche, che hanno infatti, circa una probabilità dieci volte superiore di essere carenti di vitamina D rispetto alle donne di colore afroamericane. I sintomi più comuni del fibroma uterino sono: cicli abbondanti, dolore o pressione nella zona pelvica, minzione frequente, difficoltà a svuotare la vescica, costipazione, mal di schiena o male alle gambe. Con il termine vitamina D si intendono tutti i composti che presentano l’attività biologica del calciferolo e sono caratterizzati dall’essere dei derivati del ciclopentanoperidrofenantrene; il calciferolo, vitamina D3, è la forma naturalmente presente nei mammiferi, mentre l’ergocalciferolo vitamina D2, si forma in seguito all’esposizione alla luce ultravioletta dell’ergosterolo, forma provitaminica di origine vegetale. La vitamina D potrebbe essere dunque un cardine della terapia antitumorale, può prevenire anche il cancro alle ossa, reni, colon e le leucemie. Molto rassicurante è sapere che i risultati degli studi forniscono una guida nuova e promettente nella ricerca di un trattamento non chirurgico per questo tipo di fibromi. E’ importante sapere che la vitamina D è presente in molti cibi come pesce, uova, alcuni tipi di latte e olio di fegato di merluzzo; anche il sole contribuisce significativamente alla sua produzione giornaliera.

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