Angelo Ortisi
Martedì, 18 Agosto 2020 10:17
SEROTONINA: 9 MODI PER STIMOLARE L'ORMONE DEL BUONUMORE.
18-08-2020
La serotonina è un neurotrasmettitore presente soprattutto nel sistema nervoso centrale e nel tratto gastrointestinale. Nell'apparato digerente, la serotonina regola la digestione, mentre a livello del sistema nervoso centrale, questo neurotrasmettitore è fondamentale per regolare l'umore, il sonno, l'appetito, l'apprendimento e la memoria. A livello del sistema gastrointestinale, la serotonina è responsabile anche della formazione delle ossa. Buoni livelli di serotonina nel sangue sono compresi tra 101 e 283 ng/ml. Li potrete controllare grazie alle analisi del sangue. La carenza di serotonina può causare depressione, attacchi di panico, emicrania, ipertensione e insonnia. Come fare per stimolare la serotonina e per incrementarne i livelli presenti nel nostro organismo, se dovessero risultare troppo bassi?
1. CIBI RICCHI DI TRIPTOFANO
Il nostro organismo produce la serotonina a partire dal triptofano, una sostanza che possiamo assumere attraverso l'alimentazione. Tra gli alimenti di origine animale che contengono triptofano troviamo uova, carne e salmone. Per quanto riguarda i cibi vegetali, il triptofano è presente in alga spirulina disidratata, semi di soia, semi di sesamo e di girasole, cacao, cioccolato fondente, patate, banane, riso, cereali integrali, verdure a foglia verde, noci e mandorle.
2. CIBI RICCHI DI SEROTONINA
Vi sono poi alcuni alimenti che rappresentano delle vere e proprie fonti di serotonina. Tra di essi i più famosi sono il cacao e il cioccolato fondente, ma dobbiamo ricordare anche noci, kiwi, ananas, ciliegie, pomodori, banane e prugne.
3. GRIFFONIA
La griffonia è una leguminosa che viene utilizzata a livello erboristico come aiuto completamente naturale per incoraggiare l'incremento dei livelli di serotonina. Si tratta di un vero e proprio rimedio naturale contro il malumore. I preparati erboristici a base di griffonia possono contenere anche passiflora e melissa. La griffonia contiene una sostanza specifica: il 5-idrossitriptofano, un precursore della serotonina.
4. EVITARE LA CAFFEINA
La caffeina è considerata un vero e proprio soppressore della serotonina. La sensazione di benessere che una tazzina di caffè è in grado di regalare, sarebbe dunque soltanto temporanea. Se i livelli di serotonina risultano bassi, potrebbe essere utile evitare di bere caffè e bevande energetiche ricche di caffeina.
5. EVITARE I CARBOIDRATI SEMPLICI
Ai carboidrati semplici, come pane bianco, riso bianco, dolci e snack da forno industriali, è bene preferire i carboidrati complessi, cioè quei cibi composti da cereali integrali, come pane, pasta e riso integrali. L'assunzione di carboidrati complessi, con particolare riferimento ai cereali integrali, sarebbe in grado di incrementare i livelli di serotonina.
6. OMEGA-3
Gli omega-3, secondo un'ipotesi avanzata dal mondo scientifico, potrebbero influire sulla funzionalità della serotonina nel cervello. In alcune persone i bassi livelli di serotonina potrebbero essere accompagnati da bassi livelli di omega-3 e dei loro precursori. Tra le fonti di omega-3 non troviamo soltanto il pesce, ma anche noci, semi di lino e olio di lino.
7. SPORT
L'attività fisica regolare e lo sport sano vanno sempre di pari passo con la buona salute. La si dovrà eseguire senza sforzi eccessivi, in modo che possa regalare al corpo una vera sensazione di benessere. Il nostro organismo rilascerà serotonina e ci permetterà di svolgere i nostri allenamenti nel completo comfort.
8. LUNGHE CAMMINATE
Chi non si sente portato per lo sport, non deve rinunciare all'attività fisica. Per sentirsi meglio sono sufficienti 30 minuti di camminata al giorno, magari all'aria aperta, in un parco, per incrementare la sensazione di benessere e di relax. Le camminate e l'esercizio fisico aiutano ad incrementare i livelli di triptofano e quindi di serotonina.
9. YOGA E MEDITAZIONE
Lo stress può influire sui livelli di serotonina. Quali sono i migliori antidoti allo stress? Oltre ai massaggi rilassanti e alle lunghe passeggiate nel verde, troviamo lo yoga e la meditazione, pratiche molto antiche che ancora oggi assicurano di mantenere a lungo uno stato di benessere. Anche la scienza lo ha confermato: lo yoga e la meditazione sono davvero efficaci contro ansia, stress e depressione, e ci aiutano a ritrovare il buonumore. Inoltre, non sottovalutate mai il potere di un abbraccio o di un semplice sorriso.
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Martedì, 18 Agosto 2020 10:14
ANTIBIOTICI NATURALI: ECCONE CINQUE SENZA BISOGNO DI PRESCRIZIONE.
18-08-2020
Gli antibiotici ospedalieri sono diventati oggi una delle medicine più prescritte. Come risultato le persone hanno rovinato il proprio sistema digestivo e, per ironia della sorte, hanno abbassato la loro immunità naturale verso tutti i tipi di infezioni future. In questo articolo elencherò cinque potentissimi antibiotici naturali che permetteranno di combattere le infezioni senza distruggere il proprio apparato digerente.
1. AGLIO.
L’aglio è stato utilizzato in medicina dalle culture di tutto il mondo per migliaia di anni. Nel 1700 è stato utilizzato addirittura per scongiurare la peste. L’aglio è un potente antibiotico, antivirale, antimicotico con proprietà antimicrobiche ed è in grado di proteggere e facilitare la rimozione dei batteri nocivi. Possiede un’elevata percentuale di antiossidanti naturali i quali, oltre a supportare un forte sistema immunitario, distruggono i radicali liberi. Il principio attivo dell’aglio, l’allicina, è il componente chiave che uccide e allontana i batteri nocivi. Per attivare questi composti e far sì che l’aglio non perda le proprie proprietà bisogna mangiarlo crudo, in un tè caldo o in alimenti poco cotti. Se avete paura che vi faccia puzzare l’alito, consumatelo dopo averlo immerso nel miele. In Italia si produce l’aglio più buono del mondo.
2. ARGENTO COLLOIDALE.
È da secoli che l’argento colloidale è conosciuto come efficace antibiotico. All’inizio del 1900, Alfred Searle, fondatore della società farmaceutica Searle, scoprì che uccide i patogeni più letali. Searle dichiarò che l’applicazione di argento colloidale a soggetti umani, ebbe risultati sorprendenti in quanto è, rapidamente fatale per i microbi, senza alcuna tossicità per il suo ospite. Recenti ricerche hanno inoltre dichiarato che, l’argento colloidale, distrugge i microbi come quelli del MRSA, dell’influenza aviaria e della SARS che resistono agli antibiotici di laboratorio.
3.OLIO DI ORIGANO.
L’olio di origano, oltre ad essere un potente antivirale e antimicotico, si occupa dei batteri patogeni senza disturbare gli effetti dei batteri benefici, una potente combinazione tre-in-uno che lo rende un valido sostituto di farmaci pur non incoraggiando la resistenza agli antibiotici. L’ingrediente chiave antimicrobico contenuto nell’olio d’origano, è il carvacrolo. Per far sì che diventi efficace, è necessario assicurarsi che sia presente almeno il 70% di carvacrolo.
4.ECHINACEA.
L’Echinacea è stata usata per trattare una vasta gamma di infezioni per centinaia di anni. Tradizionalmente, è stata utilizzata per il trattamento di ferite aperte, difterite, avvelenamento del sangue e per altre malattie batteriche correlate. Oggi, questa potente erba, è usata principalmente per curare i raffreddori e l’influenza grazie alla sua capacità di distruggere le forme più pericolose di batteri come lo Staphylococcus Aureus, che causa la mortale MRSA.
5. MIELE DI MANUKA.
Forse, l’antibiotico più gradevole al palato si presenta sotto forma di miele, precisamente quello di Manuka. Applicato localmente può uccidere una vasta gamma di agenti patogeni, tra cui quelli MRSA.
Questo non è certo un elenco esaustivo di antibiotici naturali ma sicuramente, un’ottima base per la costruzione della propria farmacia naturale.
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Martedì, 18 Agosto 2020 10:11
MANGIARE TROPPO RISO PUO' AUMENTARE IL RISCHIO DI MALATTIE CARDIACHE PER COLPA DELL’ARSENICO.
18-08-2020
Un nuovo studio ha evidenziato come il riso, cereale ampiamente consumato soprattutto in alcune parti del mondo, sia collegato a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari e relativa mortalità. Da cosa deriva la presunta pericolosità di questo alimento? Dal contenuto di arsenico inorganico. Il riso è il cibo più consumato da gran parte della popolazione mondiale, con oltre 3 miliardi di persone che lo mangiano ogni giorno come alimento principale. Tuttavia, un team di esperti inglesi ritiene che i livelli di arsenico inorganico contenuti nel riso potrebbero causare migliaia di morti ogni anno.
I ricercatori dell’Università di Manchester e dell’Università di Salford hanno realizzato uno studio il cui scopo era esaminare la relazione tra il consumo di riso e le malattie cardiovascolari causate dall’esposizione all’arsenico in Inghilterra e Galles. I risultati, pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment, mostrano che potrebbe effettivamente esserci un legame tra un maggior rischio cardiovascolare (e relativa mortalità) e il consumo di riso, alimento che contiene tracce di arsenico inorganico. Come ha dichiarato David Polya, professore dell’Università di Manchester e coordinatore della ricerca: “Lo studio suggerisce che il più alto 25% dei consumatori di riso in Inghilterra e in Galles potrebbe essere plausibilmente esposto a maggiori rischi di mortalità cardiovascolare a causa dell’esposizione inorganica all’arsenico rispetto al 25% più basso di consumatori di riso”.
L’arsenico è un noto veleno che, se assunto in determinate quantità per lunghi periodi di tempo, può causare seri problemi di salute come tumori e appunto malattie cardiovascolari. Anche l’esposizione a bassi livelli è pericolosa e consumare regolarmente riso può contribuire a superare le soglie di sicurezza. Un pericolo soprattutto per i più piccoli, come già aveva messo in luce un precedente studio inglese. Commentando i risultati della nuova ricerca il professor Polya ha inoltre dichiarato: “Il tipo di studio intrapreso ha molti limiti ma è un modo relativamente poco costoso per determinare se esiste un collegamento plausibile tra l’aumento del consumo di arsenico inorganico tramite riso e l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari”. Sono necessarie dunque ulteriori ricerche per confermare quanto evidenziato dallo studio inglese.
Il team di ricerca suggerisce alcuni escamotage per limitare i rischi: non è necessario eliminare il riso dalla propria dieta ma è bene scegliere varietà come il basmati che contiene livelli di arsenico molto più bassi rispetto ad esempio al riso integrale. È consigliato inoltre variare il più possibile l’alimentazione, evitando di consumare prevalentemente riso.
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Martedì, 18 Agosto 2020 10:09
9 CIBI DA EVITARE SE SI SOFFRE DI DOLORI CRONICI.
18-08-2020
L’artrite è una forma molto comune di dolore cronico o infiammazione cronica, che può influenzare la qualità di vita di una persona e persistere per anni. Il dolore cronico è spesso molto difficile da trattare e i farmaci in genere utilizzati possono solo ridurre il disturbo, provocando però numerosi effetti collaterali. Esistono diverse teorie che collegano il dolore cronico a uno stile di vita e, soprattutto, a scelte alimentari sbagliate. Molte persone, ad esempio, riferiscono di avvertire maggior dolore e rigidità muscolare quando consumano determinati cibi. Si ritiene infatti che alcuni tipi di alimenti provochino il rilascio di neurotrasmettitori che possono peggiorare la sensibilità al dolore. Ecco allora quali cibi è meglio evitare per ridurre lo stato di dolore cronico e migliorare la qualità di vita.
1.ZUCCHERO E DOLCIFICANTI ARTIFICIALI
Alti livelli di insulina possono peggiorare il dolore e l’infiammazione. Per questo, sarebbe meglio limitare lo zucchero raffinato e i dolcificanti artificiali. Meglio sostituirli con dolcificanti naturali e frutta fresca, evitando i succhi confezionati.
2. CAFFEINA
Il dolore cronico è spesso legato alla mancanza di sonno e alla stanchezza. Chi si sente stanco tende ad aumentare le dosi di caffè bevute durante la giornata. Nel lungo periodo, la caffeina può permanere nell’organismo, causando problemi di sonno durante la notte.
3. VERDURE CHE CONTENGONO ALCALOIDI
I vegetali sono in genere un ottimo alimento per la salute. Se si soffre di dolori cronici, però, bisogna prestare attenzione ad alcuni alimenti come ad esempio quelli che contengono un particolare gruppo di sostanze chiamate alcaloidi. Si pensa, infatti che queste sostanze possano influenzare la funzione nervosa e muscolare, soprattutto in soggetti sensibili. Da evitare in particolare le solanacee (pomodori, patate, peperoni e melanzane).
4.GLUTINE
Molti pazienti che soffrono di dolori cronici sono più inclini ad essere sensibili al glutine. Si ritiene che un eccessivo consumo di prodotti contenenti questa sostanza possa provocare un’eccessiva infiammazione e acidificazione dell’organismo.
5. PRODOTTI LATTIERO-CASEARI
I prodotti lattiero-caseari e altri prodotti animali possono contribuire ad aumentare l’infiammazione del tessuto presente intorno alle articolazioni, peggiorando il dolore, questo anche a causa dei residui di antibiotici e di altre sostanze somministrate agli animali all’interno degli allevamenti.
6. CARBOIDRATI
I carboidrati, proprio come gli zuccheri, aumentano i livelli di insulina nel corpo, peggiorando le condizioni di infiammazione e dolore cronico dell’organismo. Meglio preferire una dieta a base vegetale, con un basso contenuto di zucchero e alimenti che contengono carboidrati complessi, a più lento rilascio.
7. ALCOL E TABACCO
Alcol e tabacco possono portare a diversi tipi di disturbi, tra cui alcuni che interessano le articolazioni. I fumatori incorrono in un rischio maggiore di sviluppare malattie come l’artrite reumatoide, mentre le persone che abusano di alcolici hanno un rischio più elevato di sviluppare la gotta.
8. OLI VEGETALI TRASFORMATI
La maggior parte degli oli vegetali come la colza e l’olio di mais contengono un quantitativo elevato di acidi grassi omega-6. Gli omega-6 sono importanti per il nostro organismo, è vero, ma un eccesso può innescare processi infiammatori. Meglio optare per oli ricchi di omega-3, come gli oli di semi e di noci.
9. FAST FOOD
Naturalmente, è d’obbligo stare lontano da cibi trasformati o fast food. Spesso questi alimenti contengono dosi elevate di zuccheri, dolcificanti artificiali, sodio, additivi e altri composti nocivi. Se si soffrite di dolore cronico, cercate di eliminare questi alimenti per un paio di settimane e vedere cosa succede. Contemporaneamente, aumentate il consumo di frutta fresca, verdura e grassi sani per ridurre l’infiammazione e il dolore.
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Venerdì, 07 Agosto 2020 10:28
6 ALIMENTI PER DENTI E GENGIVE SANE.
07-08-2020
Oramai tutti conoscono l’importanza dell’igiene orale e quanto sia essenziale una cura costante per il benessere della nostra bocca. Esiste un approccio naturale che va ben oltre la classica combinazione spazzolino e filo interdentale; esistono terapie alternative quali, ad esempio, l’utilizzo e l’applicazione di oli essenziali o di collutori a base di erbe fatti in casa. Insomma sono molti gli strumenti che abbiamo per assicurarci un sorriso bello e luminoso. Una parte dell’approccio naturale è però semisconosciuta ai più, e parliamo di quella che riguarda le proprietà del cibo che comunemente abbiamo sulle nostre tavole. Ecco di seguito vi faccio conoscere i magnifici sei, ovvero i cibi paladini dell’igiene orale, quelli che, in modo naturale, ci assicurano una bocca sana, con gengive protette e denti bianchi come perle.
1. TE’ VERDE
Sembrerebbe che il tè verde sia un vero e proprio farmaco risolutore di tantissimi problemi di salute. In particolare, per quanto riguarda l’igiene orale, è un toccasana. Infatti, il tè verde contiene catechine, un composto chimico complesso con riconosciute proprietà antibatteriche e di controllo sulle infiammazioni. Uno studio giapponese ha dimostrato che gli uomini che assumono regolarmente tè verde hanno minori probabilità di incorrere in problemi legati al cavo orale, rispetto a coloro i quali non assumono tè in modo costante. Ancora, un altro studio nipponico ha rivelato che gli uomini e le donne che bevono regolarmente una o più tazze di tè verde al giorno ritardano la caduta dei denti nel tempo. Le catechine, infatti, sarebbero dei veri e propri antibiotici correlati in modo stretto ai benefici del tè verde. Quello che, ad oggi è certo, è che il consumo costante e regolare di tè verde è il migliore alleato per l’igiene orale.
2. FRAGOLE, KIWI E ALTRI AGRUMI
Sappiamo tutti del potere benefico della vitamina C, in generale, ma ancora è poco conosciuta l’azione che questa ha su denti e gengive. Infatti, la vitamina C previene il decadimento del collagene, sostanza fondamentale per le gengive: senza collagene, le gengive perdono di tono e diventano più esposte alle problematiche del cavo orale. Al contrario di ciò che si pensa, il kiwi e le fragole detengono il titolo di cibo con maggiore concentrazione di vitamina C, mentre gli agrumi seguono a breve distanza. In più, agrumi, fragole e kiwi oltre a potenziare il collagene, svolgono un’azione astringente che previene il naturale ingiallimento dei denti dovuto al tempo e al consumo di bevande, quali caffè e vino.
3. NOCI E SEMI
Le noci e i semi sono un’ottima risorsa di proteine vegetali e permettono l’assorbimento e l’accumulo di micronutrienti quali fosforo, magnesio, potassio, zinco e, per ultimo ma non ultimo, di calcio! Ovviamente il calcio è essenziale per ossa e denti forti e il calcio che assumiamo nell’alimentazione può contribuire alla rimineralizzazione dei denti. Le mandorle e le noci brasiliane sono quelle con il più alto contenuto di calcio; i semi di sesamo altrettanto, ma è migliore la varietà sgusciata.
4. CIPOLLE
Le cipolle sono croce e delizia dell’alimentazione mediterranea ma pochi sanno che hanno proprietà antibatteriche molto forti specialmente se mangiate crude. Il loro segreto sta in un composto a base di zolfo che ha proprietà antibatteriche, riuscendo, infatti, a distruggere i batteri presenti nel cavo orale. La loro azione è così efficace da annientare ben quattro ceppi diversi di batteri tutti conosciuti come cause di carie e problemi gengivali, come dimostra una ricerca effettuata in Corea. Possiamo assumere della cipolla cruda utilizzandola come ingrediente di insalate o panini. Per chi, invece, proprio non ce la fa a mangiarla cruda, va bene anche la versione cotta: meglio questo di niente!
5. FUNGO SHIITAKE
Chi è soggetto a gengiviti esulterà sentendo parlare di questo fungo. Lo shiitake contiene lentinano uno zucchero naturale che, con molta probabilità, previene il sorgere delle gengiviti. Le gengiviti sono infiammazioni particolarmente fastidiose della gengiva che si manifestano con rossori, gonfiori e sanguinamenti del tratto gengivale interessato. A cosa sono dovute? A specifici batteri che formano colonie in grado di "coprire" come un velo una gengiva e proliferare, portando i disagi descritti sopra. I composti come il lentinano sono in grado di annientare queste colonie di batteri. Si tratta di una sostanza così potente da essere in grado di selezionare i batteri su cui agire, lasciando in vita quelle sostanze innocue o diverse che si trovano nel cavo orale. Un vero e proprio antibatterico intelligente!
6. MELE, SEDANO E ALTRI CIBI FIBROSI A BASSO CONTENUTO DI ACIDI
In ultimo, ma non per questo meno importanti, abbiamo frutta e verdura fibrosa a basso contenuto acido. Parliamo di comuni mele, sedano e affini. Qual è la loro specialità? Essere i detersivi dentali. In particolare questa categoria di cibi agisce su due fronti: prima di tutto stimolano la produzione di saliva, in secondo luogo, hanno un’azione pulente. La saliva, infatti, riesce a mantenere sotto controllo i microrganismi presenti nel cavo orale, mentre l’effetto scrub dei cibi fibrosi non è solo immaginario. L’alta presenza di fibre ricrea lo stesso effetto che fa uno spazzolino sui denti, quindi mele, sedano e affini riescono materialmente a spazzolare la superficie dentale e a fare pulizia. Masticare questi cibi, allora, ha come immediata conseguenza quella di prevenire la formazione e il radicamento della placca dentale con notevole beneficio per la nostra salute orale.
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Venerdì, 07 Agosto 2020 10:27
DUE VITAMINE PER IL TRATTAMENTO DELL’HERPES ZOSTER.
07-08-2020
Il dottor Fred Klenner, un medico della Carolina del nord, ha ottenuto risultati eccezionali con trattamenti a base di vitamina C. Era uno dei pochi medici negli Stati Uniti che usava regolarmente l’acido ascorbico nelle dosi davvero massicce che secondo Linus Pauling e il biochimico Irwin Stone sono necessarie per un’efficace terapia. Il dottor Klenner, nel suo libro “The Key to Good Health: Vitamin C”, descriveva i buoni risultati ottenuti nella cura di varie infezioni virali e batteriche utilizzando acido ascorbico in dosi di 1-20 g al giorno. In un articolo pubblicato su Southern Medicine and Surgery, il dottor Klenner parlava specificamente della sua esperienza con la vitamina C contro il virus dell’herpes zoster: si trattava di otto pazienti, trattati con un’iniezione di 2-3 g di acido ascorbico ogni 12 ore, più 1 g per bocca ogni due ore. “Sette di loro hanno visto la cessazione dei dolori entro due ore dalla prima iniezione – riferiva l’autore – e le cose sono rimaste così senza bisogno di altri analgesici. In altri sette casi si è avuto il prosciugamento delle vesciche entro le 24 ore e la scomparsa delle lesioni entro 72 ore”. L’ottavo paziente era una diabetica: la cura richiese più tempo e 14 iniezioni (invece delle 6 somministrate in media agli altri), ma in capo a due settimane anche questa paziente era guarita. Uno dei pazienti, scriveva il dottor Klenner, un uomo di 65 anni, arrivò al mio studio piegato in due dai dolori addominali; nelle 36 ore precedenti aveva preso oppiacei per calmare il dolore. Dava l’impressione di soffrire di un fatto acuto di competenza chirurgica. Presentava una striscia fittissima di vesciche, larga un palmo, che arrivava dalle radici nervose dorsali all’ombelico. Gli venne somministrata un’endovenosa di 3.000 mg di vitamina C, con l’istruzione di ripresentarsi entro 4-5 ore. Fu difficile convincerlo che il dolore addominale dipendeva dall’herpes. Ritornò 4 ore dopo completamente libero dal dolore. Gli furono somministrati altri 2.000 mg di vitamina C e, seguendo il programma di trattamento esposto sopra, guarì completamente in tre giorni.
Naturalmente, questa è l’esperienza di un singolo medico e non dimostra inconfutabilmente che la vitamina C abbia sempre un’efficacia così immediata. L’erpete si presenta con una gravità molto variabile e molti pazienti in effetti guariscono rapidamente senza nessuna cura. Tuttavia, quella del dottor Klenner è una testimonianza molto persuasiva di come questa vitamina possa troncare l’infezione e quindi non solo alleviare il disagio immediato, ma anche prevenire la cicatrizzazione e la fibrosi del nervo, che è responsabile degli strascichi nevralgici dell’erpete. L’utilità della vitamina C contro il virus dell’herpes zoster si spiega con le sue proprietà disintossicanti generali: è un agente capace di rafforzare le innumerevoli difese che l’organismo possiede naturalmente contro i veleni e gli agenti infettivi. Anche la vitamina B12 si è dimostrata efficace: in questo caso si può supporre che la sua utilità terapeutica sia dovuta alla riconosciuta importanza della vitamina B12 per la salute dei tessuti nervosi (il danno neurologico è una delle manifestazioni di carenza di questa vitamina). Numerosi medici, a partire da un articolo del dottor K. B. Jolles comparso negli anni Cinquanta sul British Medical Journal, descrivono la pronta risposta di pazienti affetti da erpete a iniezioni di vitamina B12. In uno studio pubblicato su The Indian Practitioner, A. K. Gupta e H. S. Mital scrivono di aver osservato “un’ottima risposta alla terapia con vitamina B12, in termini di sollievo del dolore e rapida scomparsa delle vesciche”, in un gruppo di 21 pazienti con herpes zoster. Il miglioramento cominciava a manifestarsi il secondo o terzo giorno dall’inizio della cura con iniezioni quotidiane di 500 mcg di vitamina B12. L’aspetto più importante è che i controlli effettuati a distanza di tempo non rivelavano in alcun caso strascichi di nevralgia post-erpetica. Gli autori concludevano che anche sotto questo profilo, così come per la risposta iniziale alla terapia, la loro esperienza conferma quella di ricercatori precedenti.
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Venerdì, 07 Agosto 2020 10:25
14 VANTAGGI STUPEFACENTI DEL BURRO CHIARIFICATO.
07-08-2020
La scienza moderna ha constatato solo ora ciò che la disciplina della salute ayurvedica ha detto per migliaia di anni: il burro chiarificato possiede una serie di benefici per la salute e la cucina ed è buono per la mente e per lo spirito.
1. Il burro chiarificato ha un elevato punto di fumo (250°C). Si può cucinare e friggere con il burro chiarificato e non rilascia radicali liberi, come succede a molti altri oli.
2. Il burro chiarificato non si guasta facilmente e quindi non ha bisogno di refrigerazione. Alcune miscele di questo burro durano fino a 100 anni.
3. Il burro chiarificato è fatto con burro, ma i residui secchi del latte e le impurità sono state rimosse quindi la maggior parte delle persone che sono intolleranti al lattosio o alla caseina non hanno nessun problema con il burro chiarificato.
4. Il burro chiarificato è ricco di olio solubile con vitamine A, D ed E.
5. Il burro chiarificato è ricco di vitamina K e CLA (acido linoleico coniugato), un antiossidante con proprietà antivirali, se proviene da mucche nutrite solo con erba.
6. Il burro chiarificato è ricco di acidi grassi a media catena che vengono assorbiti direttamente dal fegato (come i carboidrati) e bruciati sotto forma di energia. Gli atleti possono usare il burro chiarificato come una fonte di energia costante.
7. L'energia di questi acidi grassi a catena media può essere utilizzata per bruciare altri grassi nell'organismo e perdere peso.
8. Il burro chiarificato (a differenza di altri oli) è ricco di acido butirrico, che ha pochi acidi grassi a catena. I batteri benefici dell'intestino li convertono in fibra e in acido butirrico e quindi si può utilizzare quel burro per l'energia e un supporto alla parete intestinale. La ricerca mostra che le persone con apparato digerente non sano non riescono a produrre acido butirrico.
9. La ricerca mostra che un'adeguata produzione di acido butirrico sostiene la produzione di cellule T killer nell'intestino, e quindi mantengono il sistema immunitario nello stato ottimale.
10. I ricercatori stanno usando integratori a base di acido butirrico per via orale e clisteri sempre a base di acido butirrico per il trattamento di malattie infiammatorie croniche intestinali come il morbo di Crohn e colite ulcerosa. I medici della disciplina ayurvedica hanno utilizzato i clisteri di burro chiarificato per secoli con l'intento di diminuire l'infiammazione.
11. Il burro chiarificato stimola la secrezione di acido gastrico, favorendo così il processo digestivo. Una migliore digestione è uguale a una salute migliore e alla diminuzione del peso.
12. La ricerca moderna sta rivelando solo ora che le emozioni negative hanno una natura chimica. Questo è quello che le culture antiche hanno sempre sostenuto, e cioè che la mente e il corpo sono un tutt'uno. Queste sostanze chimiche sono contenute e immagazzinate proprio nel grasso. Il burro chiarificato può essere utilizzato per sostituire i grassi.
13. All'interno della filosofia Ayurveda, il burro chiarificato è considerato uno degli alimenti più importanti. Si tratta degli alimenti detti "satvica" che promuovono la positività, la crescita e l'espansione della coscienza.
14. Molte delle proprietà medicinali delle erbe e delle spezie possono essere assorbite e trasportate alle zone dedicate all'attività del corpo grazie all'azione del burro chiarificato. Questo è il motivo per il quale l’ayurveda utilizza il burro chiarificato in migliaia di preparazioni a base di erbe diverse. Potete fare la stessa cosa quando friggerete le spezie da cucina nel burro chiarificato prima di aggiungerlo ai vostri piatti.
Il burro chiarificato è fatto allo stesso modo del normale burro, è soltanto riscaldato più a lungo. Le due cose che compromettono il burro chiarificato sono l'acqua e la luce del sole. Riponete sempre il burro chiarificato in un contenitore con una buona tenuta ermetica e al buio. Questo è il motivo per cui è meglio non conservare il burro chiarificato in frigorifero se si utilizza spesso. Quando viene aperto a contatto con aria calda, l'acqua si condensa sul burro chiarificato e causa l'ossidazione. Il burro chiarificato durerà 2-3 mesi se lo terrete in un contenitore ermetico. Se conservato in frigorifero, senza aprirlo, il burro chiarificato può durare fino a un anno. Non abbiate paura del burro chiarificato. In passato si pensava che il burro chiarificato non fosse sano perché contiene grassi saturi, ma la ricerca ha ora rivelato la verità su grassi e gli oli. Il burro chiarificato è uno dei sette grassi sani di cui avete bisogno nella vostra cucina.
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Venerdì, 07 Agosto 2020 10:22
I 10 OGGETTI PIU’ SPORCHI CHE TOCCHIAMO OGNI GIORNO.
07-08-2020
Avresti mai pensato che tra i 10 oggetti più sporchi che tocchiamo quotidianamente ci sia il caro vecchio telecomando? Ebbene sì, germi e batteri possono invadere anche gli accessori più insospettabili. Perciò, se pensi che la tua dimora sia immacolata, leggendo questo post di certo ti ricrederai. Non puoi nemmeno immaginare quante schifezze possono popolare gli oggetti della nostra casa, rendendoli più sporchi anche della tavoletta del water! Tutto ha origine dalle nostre mani: attraverso il contatto, germi e batteri vengono trasmessi agli oggetti, che diventano un vero e proprio ricettacolo di sporcizia.
1. LA SPUGNA
Lo strumento che adoperiamo per pulire è uno degli oggetti più sporchi che potremmo trovare in casa. L’avresti mai detto? In particolare la spugna che utilizziamo in cucina ha la straordinaria capacità di raccogliere e conservare i germi grazie all’umidità dell’ambiente. La prossima volta che immergerai le mani nel lavandino colmo di piatti sporchi ti passerà la voglia di lavare a mano. Garantito!
2. IL LAVANDINO DELLA CUCINA
Dopo la spugna, ecco che compare il lavandino della nostra cucina. Credi di aver strofinato per bene il piano di lavoro, ma sicuramente non è così: per scacciare germi e batteri è opportuno pulire regolarmente utilizzando prodotti disinfettanti.
3. LA VASCA DA BAGNO
Immagina di immergerti in una vasca…di sporcizia. Raccapricciante no? Ecco la tua vasca da bagno è proprio questo: una festa per la proliferazione dei germi. Basta pensare che stafilococco, infezioni urinarie, setticemia sono infezioni che è molto facile prendere a causa della mancanza di pulizia della vasca che utilizziamo per lavarci.
4. IL TELECOMANDO
Guardare la televisione non sarà più lo stesso. L’occhio colmo di terrore si soffermerà sempre su questo apparentemente innocuo oggetto, al cui interno si possono annidare una grande quantità di batteri. Soprattutto se guardi i tuoi programmi preferiti in compagnia dell’amato pacchetto di patatine: le dita sporche, e magari sudate, sui tasti sono una combinazione mortale!
5. IL CARRELLO DELLA SPESA
Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università dell’Arizona ha scoperto che sui carrelli della spesa si depositano particelle di saliva e materia fecale in quantità superiori a quelle che potresti trovare nei bagni pubblici. La prossima volta che vai al supermercato indossa i guanti!
6. LA TAVOLETTA DEL WATER
Quello che tradizionalmente riteniamo l’oggetto più sporco è solo a metà classifica!
7. IL CELLULARE
Amanti dello smartphone sto parlando con voi! Ridurre l’uso del cellulare fa bene alla salute non solo per limitare i danni da radiazioni, ma anche per metterci al riparo da una vera e propria colonia di batteri.
8. LA TASTIERA DEL COMPUTER
Gli spuntini al computer d’ora in avanti sono banditi! Come per il telecomando, le vostre ditina sporche di cibo aumenteranno il rischio di contagio e di proliferazione dei germi. Il segreto? Lavarsi bene le mani!
9. INTERRUTTORI DELLA LUCE
Se ci pensi è il luogo che tocchiamo più di frequente durante il giorno: a casa, in ufficio, anche nei bagni pubblici. Pensa se l’ultimo che ha spento la luce non si è lavato le mani dopo averne usufruito!
10. I SOLDI
Ecco quali sono gli oggetti che portano più germi e batteri! È proprio vero che i soldi non portano la felicità, ma solo malattie!
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Venerdì, 07 Agosto 2020 10:15
VITAMINA E PER SPECIALI PROBLEMI DELLA PELLE.
07-08-2020
Il valore della vitamina A e di quelle del complesso B per mantenere la pelle sana e libera da brufoli è universalmente riconosciuto dalle autorità mediche, ma la vitamina E, una sostanza spesso trascurata da molti dermatologi, è in grado di rendere alla pelle più servizi di quanto generalmente non si creda. Il dottor Irwin I. Lubowe, ex professore di clinica dermatologica al New York Medical College e autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche sulla cosmesi e la dermatologia, ha usato efficacemente applicazioni topiche di vitamina E per certi problemi dermatologici: “in uno studio da me condotto, l’applicazione locale di soluzioni molto concentrate di vitamina E si è dimostrato efficace contro la ruvidità e le rughe della pelle”, riferisce nel suo libro The Modern Guide to Skin Care and Beauty. Altri medici descrivono le miracolose remissioni ottenute con la vitamina E in rare e orribili dermatosi, considerate precedentemente incurabili. Una di queste condizioni patologiche prende il nome di epidermolisi bollosa; vi rientrano varie sindromi caratterizzate dalla formazione di vesciche piene di liquido. Le lesioni possono comparire in seguito a piccoli traumatismi oppure spontaneamente e sono talvolta di estrema gravità. Negli Archives of Dermatology, Jerold D. Michaelson e i suoi collaboratori del Dipartimento di dermatologia e biochimica del Baylor College of Medicine, a Houston, hanno descritto i risultati ottenuti nel trattamento di tre pazienti affetti da questa malattia, per cui non esiste finora una terapia riconosciuta. Uno dei tre pazienti era una bambina di 11 anni, che aveva manifestato l’epidermolisi all’età di 8 anni e ormai era coperta di bolle su mani, dita, gomiti, ginocchi e piedi. Molte vesciche erano infettate, erano già presenti cicatrici e varie dita dei piedi erano ormai prive di unghie. Per due anni la bambina era stata trattata con steroidi, i farmaci antinfiammatori usati per tutta una serie di malattie della pelle, ma non aveva ricavato nessun beneficio evidente. Si decise allora di somministrarle 600 UI di vitamina E al giorno: dopo 15 giorni, le vesciche smisero di svilupparsi, dopo 50 giorni il dosaggio venne dimezzato e al momento del rapporto la bambina non presentava vesciche da un anno (in precedenza, il periodo più lungo in cui non aveva avuto bolle era stato di sei giorni). Un’altra paziente era una bambina di appena un anno, coperta di vesciche sanguinanti. Trattata con 100 UI di vitamina E al giorno, non ebbe nuove vesciche per un periodo di cinque mesi, dopodiché ricominciò a svilupparne qualcuna: raddoppiato il dosaggio di vitamina E, la malattia si fermò nuovamente.
Un’altra dermatosi sfigurante è la dermatosi pustolosa sottocorneale (o subcorneale). Come per l’epidermolisi bollosa, non c’è nessun trattamento soddisfacente neppure per questa forma, caratterizzata da chiazze di vescichette piene di liquido che possono essere diffuse per tutto il corpo. Da uno studio datato sembra però che la vitamina E possa rappresentare la risposta a questo problema. Samuel Ayres e Richard Mihan, membri del Dipartimento di dermatologia, rispettivamente, dell’Università della California a Los Angeles e della Scuola medica dell’Università della California meridionale, hanno pubblicato i risultati del loro lavoro sugli Archives of Dermatology nel giugno del 1974. La paziente era una donna di 63 anni, in trattamento da cinque anni senza alcun successo: per tutto quel tempo era stata curata con molti farmaci, non solo per la dermatosi, ma anche per diabete, ipertensione e altri problemi. Iniziò il trattamento con vitamina E con un dosaggio di 100 UI al giorno, portate gradualmente a 400 UI. Dopo quattro settimane, la pelle era libera dalle pustole e presentava solo un lieve arrossamento. Contemporaneamente, potè smettere di prendere un diuretico contro l’edema e per mantenere l’urina senza zuccheri bastavano “15-20 unità d’insulina, mentre in precedenza ne richiedeva una media di 50 al giorno”. Data la capacità della vitamina E di ridurre il fabbisogno di insulina, ai pazienti diabetici sotto insulina la vitamina va somministrata inizialmente in piccole dosi, da aumentare gradualmente mentre si riducono quelle di insulina, per evitare il rischio di un coma insulinico, avvertono Ayres e Mihan. Nel corso dei due anni successivi, in cui è stata periodicamente controllata, la paziente non ha più sofferto della dermatite che l’aveva tormentata prima per cinque anni. Gli stessi due medici di Los Angeles riferiscono di un caso altrettanto notevole sul numero degli Archives of Dermatology dell’agosto 1973. Stavolta si trattava di una forma abbastanza rara e curiosa, nota come “sindrome delle unghie gialle”, in cui le unghie si ingrossano, diventano gialle e smettono di crescere; contemporaneamente, per ragioni assolutamente ignote, il paziente di solito presenta edema e difficoltà respiratorie. Il dottor Ayres e il dottor Mihan si sono trovati di fronte una donna di 65 anni che presentava questi sintomi, oltre a vari problemi, in particolare torpore e formicolio alla punta delle dita e frequenti crampi alle gambe. Cominciarono il trattamento con vitamina E, in forma di alfa-tocoferolo acetato, in dosi di 400 UI due volte al giorno prima dei pasti. Tre mesi dopo, le unghie erano ancora scolorite e ispessite, ma i crampi delle gambe erano molto migliorati. In capo a un altro mese, però, le unghie ricominciarono a crescere ed entro sei mesi apparivano perfettamente normali. Circa due anni dopo la prima visita, la paziente ridusse la dose da 800 a 400 UI al giorno e le unghie rimasero normali: non presentava più gonfiore delle palpebre, torpore delle dita o crampi alle gambe. Ma soprattutto, mentre alla prima visita era stata messa in lista d’attesa per l’intervento chirurgico su una sinusite cronica, i medici scrivono che dopo aver effettuato una radiografia non metteva in evidenza “alcuna indicazione per l’intervento”.
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Venerdì, 07 Agosto 2020 10:12
5 INTEGRATORI CHE FERMANO LA CALVIZIE E CONTRIBUISCONO ALLA RICRESCITA DEI CAPELLI.
07-08-2020
Sia uomini che donne soffrono da assottigliamento dei capelli. È imbarazzante e frustrante. Esistono 5 integratori naturali che possono fermare la caduta dei capelli e aumentarne possibilmente la crescita.
- BIOTINA: Una delle vitamine più importanti per i capelli, la pelle e le unghie. I composti naturali della biotina aiutano a rinnovare le cellule, le quali ripristinano ed ispessiscono i capelli in coloro che ne soffrono una perdita da lieve a moderata.
- SAW PALMETTO: Noto per contribuire alla salute del seno e della prostata, il saw palmetto è un integratore completamente naturale che può inoltre prevenire il DHT (Diidrotestosterone), l’ormone che causa la calvizie in uomini e donne.
- GOTU KOLA: Un rimedio naturale usato per secoli per alleviare l’ansia e per combattere l’avanzamento dell’età. Studi recenti hanno scoperto che il Gotu Kola può inoltre essere somministrato per promuovere capelli più spessi e folti.
- MAGNESIO: Come integratore per la ricrescita di capelli, il magnesio blocca tre tipi di segnali infiammatori della perdita di capelli: TNF-a, CRP e IL-6. Il magnesio contribuisce inoltre alla salute dei nervi e dei muscoli, stimolando i follicoli piliferi e aumentandone la crescita.
- ZINCO: Essenziale per la nostra dieta di tutti i giorni, lo zinco aumenta la produzione di sebo, la materia oleosa che mantiene i capelli sani ed elastici. Lo zinco non solo aiuta a rinforzare i capelli fragili, ma può anche contribuire a rallentare il processo dell’invecchiamento e la perdita dei capelli.
Anche se la perdita dei capelli può essere un problema difficile ed imbarazzante, gli studi dimostrano che l’uso di qualsiasi di questi integratori naturali può avere un impatto positivo sul fermare la caduta dei capelli per promuoverne la ricrescita.
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