Angelo Ortisi
DISTURBI DEL METABOLISMO TIPICI DEL GRUPPO A
- Obesità, metabolismo lento. Per molti aspetti il metabolismo del gruppo A è agli antipodi del gruppo 0. Mentre le proteine animali accelerano il metabolismo del gruppo 0 rendendolo più efficiente, nel gruppo A hanno un effetto del tutto contrario. Un altro problema provocato da un eccessivo consumo di carne è la ritenzione idrica, che deriva dall’impossibilità a digerire correttamente i cibi ad alto contenuto proteico. Mentre le persone di gruppo 0 utilizzano la carne come carburante, quelle di gruppo A tendono ad immagazzinarla sotto forma di grasso. I soggetti di gruppo A che lottano contro un metabolismo lento e la conseguente tendenza ad ingrassare devono fare i conti anche con un altro pericolo, gli effetti del cortisolo alto: per voi essere stressati vuol dire correre il rischio di ingrassare. La ragione è semplice: gli ormoni dello stress favoriscono la resistenza all’insulina e lo squilibrio ormonale, e catabolizzano, cioè bruciano, i tessuti muscolari invece di quelli adiposi. Ecco alcuni consigli da seguire per coloro che hanno bisogno di dimagrire:
- Scoprite il vostro profilo metabolico. Dati come quelli della massa muscolare, della percentuale di grasso corporeo e del metabolismo basale sono spesso più significativi del puro e semplice peso corporeo, perchè rilevano il grado di equilibrio del metabolismo. Il vostro obiettivo non deve essere solo la perdita di qualche chilo, ma anche la costruzione di una maggiore massa muscolare. L’ideale sarebbe sottoporsi all’analisi dell’impedenza bioelettrica ma, se non vi è possibile, non preoccupatevi: esistono altri metodi di misura che potrete eseguire facilmente da soli e che vi permetteranno di scoprire qualcosa di più sullo stato del vostro metabolismo. Pur non essendo metodi scientificamente accurati sono ugualmente utili per ottenere indicazioni sullo stato di forma complessivo e sulla presenza o meno nel corpo di una quantità eccessiva di acqua.
- Determinate la presenza di acqua extracellulare. Premete con un dito sull’osso della coscia con una certa forza per cinque secondi. Al termine, se la pressione è stata esercitata contro muscoli o grasso, la pelle ritornerà prontamente nella posizione originaria. Se invece tra le cellule c’è acqua, questa verrà spostata di lato e il piccolo affossamento provocato dalla pressione impiegherà più tempo per ritornare alla normalità. Quanto più a lungo rimane visibile, tanta più acqua è presente nei tessuti, indicando che il vostro eccesso di peso è dovuto a ritenzione idrica.
- Misurate il rapporto tra anche e vita. L’eccesso di peso è più dannoso quando è concentrato nell’addome, piuttosto che nelle anche o nelle cosce. Ecco un semplice metodo per determinare la distribuzione del vostro grasso corporeo: in piedi, di fronte a uno specchio a figura intera, misurate con un metro per sarti la circonferenza della parte più stretta della vita e poi quella della parte più grossa delle anche. Dividete quindi la misura della vita per quella delle anche: per le donne il rapporto ideale cade tra 0,70 e 0,75, per gli uomini tra 0,80 e 0,90.
- State attenti a quando mangiate. Spesso è più importante quando si mangia che quanto si mangia. Infatti le medesime calorie che introdotte al mattino ci fanno dimagrire, la sera ci fanno ingrassare. Saltare la prima colazione o ridurla a un modesto spuntino non farà che aggravare gli effetti del lento metabolismo tipico del gruppo A: sia il cortisolo sia gli ormoni della tiroide ne saranno negativamente influenzati. Lo stesso succede quando si salta il pranzo. Se desiderate davvero perdere peso, la strategia migliore è una colazione da Re, un pranzo da Principe e una cena da poverello. La cena soprattutto dovrebbe essere consumata intorno alle 20. Non cedete alla tentazione di sgranocchiare qualcosa la sera tardi.
- Integrate l’alimentazione con stimolatori del metabolismo:
- Coenzima Q10: 60 mg due volte al giorno. Il coenzima Q10 è fondamentale per l’attività del metabolismo e per la salute del cuore. Integrando l’alimentazione con questa sostanza è stato osservato la riduzione della pressione del sangue, dei livelli ematici del glucosio e dei trigliceridi, e l’aumento del colesterolo HDL (quello buono).
- L-carnitina: ne sono necessari da 1 a 2 g per trasferire i grassi nei mitocondri (le cellule che metabolizzano l’energia), dove possono essere utilizzati come carburante. Ci sono prove che la L-carnitina riduce anche la resistenza all’insulina.
- Biotina: è una vitamina necessaria per metabolizzare i grassi. È provato che alle giuste dosi è in grado di abbassare la glicemia, aumentare la tolleranza allo zucchero e diminuire la resistenza all’insulina.
- Acido lipoico: da 100 a 600 mg al giorno aiutano a potenziare la capacità di metabolizzare gli zuccheri.
- Magnesio: 200-300 mg al giorno. Le persone in sovrappeso sono spesso carenti di questo minerale.
- Zinco: 25 mg al giorno. Lo zinco serve per migliorare la funzionalità dell’ormone della crescita e della tiroide, oltre a indurre una reazione equilibrata allo stress.
- L-glutammina: da 200 a 500 mg, due volte al giorno.
- Colesterolo alto. Una serie di studi hanno dimostrato che le persone di tipo A e AB sono più soggette al rischio di malattie cardiache anche mortali. Chi è di gruppo A deve rendersi conto di non essere attrezzato, dal punto di vista metabolico, a trattare i grassi alimentari e quindi un’alimentazione ricca di queste sostanze porterà presto o tardi a un aumento dei livelli ematici di colesterolo. Il fattore cruciale per voi è dunque l’alimentazione, ma esistono alcuni integratori che possono darvi una mano per mantenere bassi i livelli di colesterolo:
- Pantetina. La pantetina è la forma attiva della vitamina B5, o acido pantotenico. Sappiate che l’acido pantotenico non è equivalente alla pantetina: accertatevi sempre che la vostra farmacia o il vostro negozio di prodotti naturali dispongano del prodotto giusto. Numerosi studi attestano la capacità della pantetina di abbattere il colesterolo, con cali variabili tra il 18 e il 24%. Inoltre la pantetina abbassa la concentrazione delle particelle di lipoproteine responsabili della formazione delle placche che provocano il cosiddetto “indurimento” delle arterie. È stato verificato che la pantetina, somministrata in dosi di 600 mg al giorno per un periodo di sei-nove mesi, fa calare del 37,7% i trigliceridi nei soggetti diabetici, più di altri farmaci esaminati, come l’acipimox e il bezafibrato. Nel periodo della menopausa le donne sono molto più a rischio di problemi cardiaci. Uno studio italiano ha dimostrato che dopo sedici settimane di trattamento la pantetina ha prodotto in questi soggetti riduzioni significative del colesterolo totale e del rapporto tra il colesterolo LDL (quello cattivo) e l’HDL (quello buono).
- Soia. Numerosi studi indicano che il consumo di prodotti a base di soia può ridurre i livelli di colesterolo. Ci vogliono circa 50 grammi di proteine di soia al giorno per ottenere il massimo risultato. Per intenderci, considerate che una tazza di bevanda di soia ne contiene da 4 a 10 g e un etto di tofu da 7 a 11 g.
- Fibre. Esistono due varietà di fibre, quelle solubili e quelle insolubili. Delle due, quelle solubili sono in grado di abbassare il colesterolo nel sangue legandosi agli acidi biliari presenti nell’intestino. Un’alimentazione ad alto contenuto di fibre è sicuramente positiva per la salute, ma è irrazionale spingerla fino agli estremi per abbassare il colesterolo: è come asciugare un pavimento allagato trascurando di chiudere il rubinetto.
- Magnesio. Molte persone con colesterolo e trigliceridi alti hanno carenza di magnesio, per cui può essere necessario integrarlo.
- Olio di pesce e olio di semi di lino. Esistono prove che l’integrazione di olio di pesce fa salire il colesterolo HDL e abbassa l’omocisteina, un fattore di rischio cardiaco scoperto di recente. Anche l’olio di semi di lino e le noci sono buone fonti di acido alfa-linolenico (un acido grasso omega-3).
- Batteri probiotici e alimenti a fermentazione naturale. I batteri benefici possiedono una moderata capacità di abbassare il colesterolo.
- Piridossina (vitamina B6). Aiuta a metabolizzare le proteine.
- Malattie cardiache. Oltre a seguire l’alimentazione per il vostro gruppo sanguigno, tenete sotto controllo i livelli di stress e abbassate il colesterolo. Ecco alcuni consigli per mantenere la salute del cuore:
- Biancospino. Secondo la tradizione naturopatica, il biancospino è in grado di ripulire le arterie. È attualmente impiegato per curare angina, ipertensione, aritmia e altre disfunzioni congestizie del cuore.
- Coenzima Q10. Ha effetti positivi sulla funzionalità cardiaca e protegge il cuore contro le infezioni della piorrea. L’integrazione di Coenzima Q10 rallenta l’evoluzione delle malattie cardiache e ha il potere di prevenirle inibendo l’ossidazione del colesterolo LDL e conservando una buona funzionalità cellulare.
- Antiossidanti. È stato scoperto recentemente che uno dei meccanismi più importanti che predispongono allo sviluppo dell’aterosclerosi è l’ossidazione delle particelle di lipoproteine a bassa densità ricche di colesterolo. Questa ossidazione può essere prevenuta con antiossidanti di origine naturale, come le vitamine C, E e il beta-carotene. Apportate gli antiossidanti soprattutto con l’alimentazione o con integratori di origine naturale.
- Eccessiva coagulazione del sangue. Chi appartiene al gruppo A è contraddistinto da livelli più alti del fattore VIII di coagulazione chimica ed è più soggetto al morbo di Willebrand. Entrambe queste disfunzioni sono associate a un aumento del rischio di infarto. Pertanto vi consiglio le seguenti strategie da mettere in atto:
- Acqua e limone. Sebbene della sua teoria non si trovi traccia in letteratura, John Bastyr (naturopata americano e fondatore della Bastyr University), era solito sostenere che il succo di tre o quattro limoni ha le medesime proprietà anticoagulanti dei comuni preparati farmaceutici. Io ritengo che sia un ottimo tonico per le persone di gruppo A, da prendere di prima mattina, tanto più che ha anche il vantaggio di ridurre la formazione di muco, un problema tipico di questo gruppo.
- Ridurre lo stress. Esistono prove che indicano chiaramente che le persone di gruppo A reagiscono allo stress con un aumento della viscosità del sangue. Ciò implica che per loro le tecniche di rilassamento, come lo yoga o il tai chi, possono rivelarsi particolarmente efficaci per mantenere il cuore in buona salute.
- Ginkgo biloba/aspirina. Inibendo il fattore attivante delle piastrine, il ginkgo biloba contribuisce a minimizzare la formazione di grumi nel sangue. L’aspirina sembra abbassare la frequenza delle malattie coronariche, in parte grazie ai suoi effetti inibitori sul fattore VIII. Raccomando però di non assumere ginkgo e aspirina contemporaneamente, per via del loro reciproco effetto di amplificazione. Tra le altre sostanze naturali in grado di ridurre l’aggregazione delle piastrine, le più importanti sono lo zenzero e l’aglio.
MALATTIE DIGESTIVE TIPICHE DEL GRUPPO A
- Esofago di Barrett. L’esofago di Barrett è una patologia precancerosa che si sviluppa in seguito a una cronica condizione di reflusso gastroesofageo (GERD). Benchè il GERD non sia considerato un disturbo tipico del gruppo A, quando si manifesta in questi soggetti è particolarmente pericoloso. Infatti approssimativamente il 20% di coloro che sono affetti da GERD cronico tendono a sviluppare l’esofago di Barrett e per il 10% di questi aumenta sensibilmente il rischio di contrarre un tumore dell’esofago o dello stomaco. Tra le persone di gruppo A entrambi questi tipi di cancro sono piuttosto diffusi, ma per quelli che sviluppano un cancro dell’esofago in seguito alla malattia di Barrett la prognosi è spesso infausta, perché il tumore viene quasi sempre diagnosticato quando è già in fase avanzata. Una ricerca basata sulle relazioni con i vari gruppi sanguigni ha dimostrato che il 76% dei casi di esofago di Barrett riguardano individui di gruppo A. Molti di questi riferiscono un miglioramento della deglutizione e un’attenuazione dei bruciori di stomaco dopo aver iniziato l’alimentazione per il loro gruppo sanguigno, potenziata con i seguenti accorgimenti supplementari:
- Evitate il caffè, il cioccolato, la menta e il tè, che possono provocare il GERD. In condizioni normali, per il gruppo A un moderato consumo di caffè può essere benefico (stimola la secrezione degli acidi gastrici), ma se siete affetti da GERD vi consiglio di rinunciarvi completamente.
- Cercate di abituarvi al gusto del tè verde. Numerosi studi indicano che il tè verde (camellia sinensis) blocca le alterazioni precancerose indotte da sostanze chimiche nell’esofago, nello stomaco e in numerosi altri organi. I componenti attivi del tè verde sono una famiglia di sostanze chimiche chiamate “polifenoli del tè verde”. Benchè il meccanismo d’azione di queste sostanze chimiche non sia stato ancora del tutto chiarito, diverse teorie ipotizzano l’inibizione di un enzima, l’ornitina-decarbossilasi, che notoriamente favorisce l’insorgenza dei tumori, e attivano l’azione di antiossidanti come la glutatione perossidasi che esercitano un effetto antinfiammatorio. Bevetene almeno tre tazze al giorno (si consiglia di lasciarlo in infusione per circa quarantacinque se-condi, in maniera da evitare l’estrazione del tannino che conferisce un sapore amaro al tè).
- Evitate zuccheri e dolci, che danno problemi a coloro che sono affetti da GERD.
- Mezz’ora prima dei pasti bevete una soluzione con dieci gocce di genziana versate in un bicchiere d’acqua. È dimostrato che la genziana, un’erba amara, ha la proprietà di stimolare la produzione della gastrina.
- Lo zenzero contiene una serie di componenti che proteggono le cellule che rivestono lo stomaco.
- Il fieno greco (Trigonella foenum-graecum) è un buon digestivo.
- Malattie della cistifellea e del fegato. La cistifellea è una piccola sacca situata appena al di sotto del fegato, che funge da magazzino per la bile. Il suo compito è raccogliere il secreto epatico per poi rilasciarlo quando il cibo transita attraverso l’intestino. Talvolta può succedere che nella cistifellea alcuni componenti della bile, special modo il colesterolo e la bilirubina, si separino dalla soluzione, formando cristalli che vengono detti “calcoli della cistifellea”. I risultati di numerose ricerche dimostrano che le malattie del fegato sono molto più frequenti nei soggetti di gruppo A rispetto a tutti gli altri gruppi. Per esempio, già più di sessant’anni fà fu scoperta una correlazione tra l’itterizia e questo gruppo sanguigno. Altri studi, alcuni dei quali ancora in corso, indicano che la cirrosi ha un’incidenza molto più elevata tra le persone di gruppo A, come è ampiamente confermato anche dalle osservazioni cliniche del Naturopata D’Adamo. È stato anche dimostrato che la cirrosi del dotto biliare è prodotta dai danni arrecati dai radicali liberi, il che rafforza la convinzione che le persone appartenenti al gruppo A debbano consumare grandi quantità di frutta e verdura ricche di antiossidanti e bere tè verde. La cosa migliore che potete fare per proteggere fegato e cistifellea è tenere sotto controllo il peso. Altri consigli:
- Evitate i contraccettivi orali, che sono stati associati alla formazione di calcoli della cistifellea.
- La radice del tarassaco è un medicamento vegetale molto adatto per il gruppo A. Non possiede controindicazioni e offre anche il vantaggio di un moderato effetto stimolante sulla funzionalità epatica.
- Alcuni amari molto potenti, come l’estratto di foglie di carciofo, stimolano la secrezione degli enzimi digestivi e assicurano la salute del fegato e della cistifellea, favorendo il flusso biliare e potenziando il metabolismo del colesterolo.
- La curcumina, un componente chimico della curcuma, sembra rallentare la formazione di calcoli della cistifellea.
- La lecitina è una ricca fonte di fosfolipidi, come la colina, che aumentano la stabilità della bile e ne potenziano la secrezione. Con più lecitina nella bile, la cristallizzazione del colesterolo, con conseguente formazione di calcoli, diventa meno probabile.
- Il tonno fresco contiene molti fosfatidi. Mangiatene in abbondanza.
- Come condimento usate il coriandolo. È stato osservato che i semi di coriandolo (Coriandrum sativum) migliorano la sintesi dell’acido biliare da parte del fegato e favoriscono la degradazione del colesterolo in acidi biliari fecali e steroli neutri, che a loro volta abbassano il colesterolo. I semi di coriandolo aumentano anche il colesterolo HDL (colesterolo “buono”).
- Il cardo mariano è un buon antiossidante e ha anche il vantaggio di raggiungere concentrazioni molto elevate nel fegato e nei dotti biliari.
AVETE UN FIGLIO AUTISTICO DI GRUPPO A? LA SOLUZIONE FORSE STA NEL FEGATO
Per curare l’autismo si è parlato recentemente di utilizzare la secretina, un ormone che stimola il fegato a produrre bile e innesca l’attività del pancreas. L’autismo è una disfunzione che altera la normale evoluzione delle attività cerebrali nel campo delle interazioni sociali e della comunicazione. Generalmente i bambini e gli adulti affetti da autismo presentano difficoltà nella comunicazione, verbale o di altra natura, nei rapporti sociali e nelle attività ludiche. In qualche caso sono stati osservati comportamenti aggressivi e/o autodistruttivi. Le persone autistiche spesso ripetono in continuazione determinati movimenti del corpo (per esempio battono le mani o si dondolano di continuo), hanno reazioni imprevedibili, mostrano un attaccamento ossessivo a certi oggetti e tendono a resistere ai cambiamenti delle abitudini. Sebbene alcuni sostengano che l’autismo colpisca solo i maschi, è provato che un bambino autistico su cinque è femmina. Uno studio sul rapporto tra secretina e autismo, condotto su tre bambini autistici con problemi gastrointestinali, ha rivelato che in seguito a somministrazione di secretina le funzioni gastrointestinali miglioravano sensibilmente e i bambini mostravano maggiore propensione a socializzare e comunicare. L’ortica è una pianta che contiene naturalmente buone percentuali di secretina simile a quella prodotta dal corpo umano. Sebbene non esistano ancora studi pubblicati ufficialmente, una stima indica che tra i bambini autistici quelli di gruppo sanguigno A sono nettamente prevalenti. Recentemente D’Adamo ha verificato che l’alimentazione personalizzata per il gruppo sanguigno sembra aver avuto una certa efficacia su alcuni bambini autistici di gruppo A. Poichè l’alimentazione limita l’assunzione di alcune lectine che possono interferire con la secretina, non è azzardato ipotizzare che i progressi riscontrati siano stati indotti proprio da un miglioramento del metabolismo ormonale.
ALLARME OSTEOPOROSI: DONNE DI GRUPPO A IN POSTMENOPAUSA
Dopo la menopausa, quando si esaurisce la produzione di estrogeni, le donne corrono più rischi di essere colpite da fenomeni di disgregazione del tessuto osseo che alla lunga portano all’osteoporosi. Per le donne di gruppo A il rischio è aumentato dalla scarsità di fosfatasi alcalina presente nel loro intestino: numerosi studi hanno infatti dimostrato che questo enzima influisce positivamente sul metabolismo del calcio. Quantunque l’opinione più diffusa dei nutrizionisti attribuisca alle diete prevalentemente proteiche la responsabilità di accelerare la disgregazione delle ossa, la letteratura scientifica sembra accreditare la convinzione contraria. Il che rappresenta un altro fattore di rischio per le donne di gruppo A, specialmente per quelle che non adottano una qualche forma di sostituzione ormonale degli estrogeni. Per favorire la salute delle ossa seguite questi consigli:
- Mangiate salmone e sardine fresche, lische comprese.
- Consumate con regolarità yogurt magro e bevande di soia.
- Includete nell’alimentazione grandi quantità di broccoli.
- Assumete una dose supplementare di citrato di calcio, da 300 a 600 mg al giorno.
- Seguite il programma degli esercizi fisici per il gruppo A e camminate il più possibile.
MALATTIE IMMUNITARIE TIPICHE DEL GRUPPO 0
- Infezione da Candida. La Candida albicans è un fungo che crea diversi disturbi nei soggetti appartenenti al gruppo sanguigno 0. Per fortuna esistono diversi rimedi naturali in grado di contrastare l’attacco di questo parassita. Tuttavia se si trascurano le condizioni generali dell’apparato intestinale del soggetto colpito, la malattia tende a presentare recidive. Per questa ragione il modo più efficace per difendersi dai problemi provocati dalla Candida è osservare scrupolosamente il regime alimentare consigliato per il proprio gruppo sanguigno.
- Aumentate il consumo di olio extravergine d’oliva.
- Un’interessante lectina presente nelle radici dell’ortica ha mostrato di possedere proprietà agglutinanti sulla Candida albicans.
- Batteri probiotici. Una delle migliori difese contro questo microrganismo è la presenza nell’apparato digerente di consistenti quantità di lattobacilli.
- Foglie di timo, origano e rosmarino. Queste comuni erbe da cucina rafforzano le difese dell’organismo contro i batteri, come l’H. pylori, e altri microrganismi, come appunto la Candida.
- Le alghe marine, come il fucus vesiculosus, stimolano le difese contro gli attacchi della Candida e di altri batteri.
- Disfunzioni autoimmuni della tiroide. È stato osservato che i soggetti di gruppo 0 che seguono un’alimentazione ricca di prodotti a base di frumento sono più predisposti alle malattie autoimmuni della tiroide, sia le disfunzioni per iperattività della ghiandola (morbo di Graves), sia quelle per ipoattività (tiroidite di Hashimoto). Molti soggetti affetti da tiroidite autoimmune di Hashimoto hanno curato con successo la malattia semplicemente attraverso l’alimentazione adatta per il loro gruppo sanguigno, probabilmente grazie all’eliminazione delle lectine. Il morbo di Graves invece esige sempre un trattamento medico specifico. Il funzionamento della tiroide ha riflessi profondi su molte parti del corpo. La tiroidite di Hashimoto e il morbo di Graves sono la conseguenza rispettivamente della distruzione e della stimolazione eccessiva del tessuto tiroideo da parte del sistema immunitario. I sintomi di una ipo o iper funzionalità della tiroide possono svilupparsi lentamente o comparire all’improvviso. I più comuni sono affaticabilità, nervosismo, intolleranza al freddo o al caldo, debolezza generale, perdita dei capelli e calo o aumento di peso. Le malattie autoimmuni della tiroide colpiscono 4 donne su 100 e spesso si riscontrano in famiglie in cui sono già stati registrati altri casi di affezioni autoimmuni. I sintomi dell’ipotiroidismo (insufficiente attività tiroidea) vengono curati somministrando farmaci di sostituzione dell’ormone tiroideo. Tuttavia, se il trattamento con questo potente ormone è insufficiente o eccessivo possono insorgere effetti collaterali o complicazioni. La cura dell’ipertiroidismo (eccessiva attività tiroidea) richiede una lunga terapia di farmaci antitiroidei o la distruzione di tessuto tiroideo con iodio radioattivo o con asportazione per via chirurgica. Entrambi gli approcci non sono privi di rischi e di effetti collaterali nel lungo periodo. Il tessuto tiroideo iperattivo è molto più sensibile agli effetti agglutinanti delle lectine presenti nel frumento. Forse questa maggiore sensibilità può spiegare i buoni risultati ottenuti e riferiti da malati affetti da disfunzioni tiroidee che avevano semplicemente eliminato i prodotti a base di frumento dalla loro alimentazione. Essendo tutti di gruppo 0, è logico ipotizzare che l’eliminazione del grano dalla propria alimentazione abbia avuto l’effetto di rimuovere certi fattori cruciali della risposta infiammatoria o autoimmunitaria.
- Malattie infiammatorie. La maggiore predisposizione delle persone di gruppo 0 alle malattie infiammatorie è provocata dallo zucchero fucosio. Gli zuccheri fucosici vengono utilizzati come adesivi da molecole simili alle lectine, chiamate selectine: l’adesione consente una più facile migrazione dei globuli bianchi dal flusso sanguigno verso l’area colpita da infiammazione. Un altro motivo della maggiore predisposizione verso patologie infiammatorie potrebbe risiedere in un basso livello basale di cortisolo, dal momento che questa sostanza è a tutti gli effetti, un ormone antinfiammatorio. Le persone di gruppo 0 che seguono regimi alimentari ricchi di cereali sono fortemente soggette a malattie autoimmuni. Le lectine esaltano la tendenza all’iperimmunità tipica di questi disturbi. Tutti gli appartenenti al gruppo 0 corrono più rischi di essere colpiti da fenomeni infiammatori: i più anziani sono predisposti all’artrite ossea, un deterioramento cronico delle cartilagini, e le donne più degli uomini. Per tutti la difesa migliore è l’alimentazione, ponendo particolare attenzione ad evitare qualsiasi prodotto a base di frumento e latticini che possono favorire le infiammazioni. I seguenti integratori possono risultare utili per prevenire e curare le infiamma-zioni:
- Radice di salsapariglia giamaicana, un adattogeno impiegato per calmare le infiammazioni di molti atleti.
- Astragalo, una pianta cinese che riequilibra l’attività dei processi infiammatori e immunitari.
- Foglie di timo, origano e rosmarino (antiossidanti e antinfiammatori).
- Radice di zenzero, che contiene sostanze antinfiammatorie e antiossidanti, oltre ad essere utile per combattere le ulcere.
- Chiodi di garofano, ricca fonte di eugenolo, un composto con proprietà antinfiammatorie impiegato contro le ulcere.
- Curcumina (estratto di curcuma), un chemioprotettivo molto efficace nelle infiammazioni.
MALATTIE METABOLICHE TIPICHE DEL GRUPPO 0
- Sindrome X. La sindrome X è una malattia generata dalla combinazione di obesità, trigliceridi elevati e resistenza all’insulina, che può portare a contrarre il diabete e una varietà di cardiopatie. Per i soggetti appartenenti al gruppo sanguigno 0 il fattore scatenante è spesso l’intolleranza ai carboidrati. Molte delle lectine dei cereali più diffusi, tendono a inibire la metabolizzazione dei grassi attraverso i loro effetti sull’insulina: può allora succedere che una persona di gruppo 0 che abbia adottato un’alimentazione povera di grassi ma ricca di lectine che ne disattivano la metabolizzazione, invece di dimagrire, tende ad ingrassare. Per molti anni i cardiologi hanno continuato a sostenere che i trigliceridi alti rappresentano un rischio per il cuore solo se combinati con altri fattori negativi. Si stanno accumulando però molte prove che dimostrano che i trigliceridi costituiscono invece un rischio indipendente e queste nuove scoperte possono spiegare, almeno parzialmente, il percorso anomalo seguito dalle persone di gruppo 0 verso le patologie cardiache. Poichè la condizione che apre la via verso la sindrome X è l’obesità, la malattia può essere prevenuta risolvendo i problemi che provocano aumento di peso. In generale, le persone di gruppo 0 farebbero bene a sviluppare il più possibile, attraverso l’alimentazione e l’esercizio fisico, la massa dei tessuti attivi, per garantire che il proprio metabolismo funzioni al massimo e si mantenga efficiente. Per raggiungere questo obiettivo devono tener conto che le proteine animali sono quelle che riescono a utilizzare con la massima efficienza, mentre le lectine presenti in certi tipi di cereali, di pane, di legumi e di fagioli tendono a indurre quello stato di resistenza all’insulina che provoca un aumento del grasso corporeo. La più dannosa è la lectina presente nel germe di grano e nei prodotti a base di frumento integrale: l’impatto del frumento è esattamente opposto a quello delle proteine animali, tant’è vero che molte persone di gruppo 0 riscontrano un calo di peso e una graduale diminuzione della ritenzione idrica semplicemente eliminando dall’alimentazione questo cereale. Accostatevi al vostro programma alimentare considerandolo una strategia a lungo termine, senza troppa fretta di raggiungere risultati clamorosi in breve tempo.
- Scoprite il vostro profilo metabolico. Dati come quelli della massa muscolare, della percentuale di grasso corporeo e del metabolismo basale sono spesso più significativi del puro e semplice peso corporeo, perchè rilevano il grado di equilibrio del metabolismo. Il vostro obiettivo non deve essere solo di perdere qualche chilo, ma anche di costruire una maggiore massa muscolare. L’ideale sarebbe sottoporsi all’analisi dell’impedenza bioelettrica ma, se non vi è possibile, non preoccupatevi: esistono altri metodi di misura che potrete eseguire facilmente da soli e che vi permetteranno di scoprire almeno qualcosa di più sullo stato del vostro metabolismo. Pur non essendo metodi scientificamente accurati, sono ugualmente utili per ottenere indicazioni sullo stato di forma complessivo e sulla presenza o meno nel corpo di una quantità eccessiva di acqua.
- Come determinare la presenza di acqua extracellulare. Premete con un dito sull’osso della coscia con una certa forza per cinque secondi. Al termine, se la pressione è stata esercitata contro muscoli o grasso, la pelle ritornerà prontamente nella posizione originaria. Se invece tra le cellule c’è acqua, questa verrà spostata di lato e il piccolo affossamento provocato dalla pressione non si colmerà immediatamente. Quanto più a lungo la depressione rimane visibile, tanta più acqua è presente nei tessuti, indicando che il vostro eccesso di peso è dovuto a ritenzione idrica.
- Misurate il rapporto tra anche e vita. L’eccesso di peso è più dannoso quando è concentrato nell’addome, piuttosto che nelle anche o nelle cosce. Vi propongo un semplice metodo per determinare la distribuzione del vostro grasso corporeo: in piedi, di fronte a uno specchio a figura intera, misurate con un metro per sarti la circonferenza della parte più stretta della vita e poi quella della parte più grossa delle anche. Dividete quindi la misura della vita per quella delle anche: per le donne il rapporto ideale cade tra 0,70 e 0,75, per gli uomini tra 0,80 e 0,90.
- Eliminate le lectine che simulano l’azione dell’insulina. La maggior parte delle persone di gruppo 0 riescono a perdere peso facilmente e rapidamente limitandosi ad eliminare gli alimenti che favoriscono la resistenza all’insulina. Quando le lectine contenute in questi cibi si legano ai recettori dell’insulina, inviano alle cellule adipose l’ordine di smettere di bruciare i grassi e ricominciare ad immagazzinare le calorie in eccesso sottoforma di grasso. Per questo motivo mangiando grandi quantità di lectine inadatte al vostro gruppo sanguigno si rischia di avere effetti decisamente negativi, con l’aumento del grasso corporeo e la diminuzione della massa dei tessuti attivi.
Se sei di gruppo 0, per perdere peso:
INVECE DI MANGIA
Frumento, mais Patate dolci
Latticini Zucchine
Fagioli Zucca
Fattori che contribuiscono alla resistenza all’insulina e all’obesità:
- dieta ricca di carboidrati;
- basso consumo di acidi grassi essenziali, specialmente quelli omega-3 presenti nei pesci;
- ripetute diete ipocaloriche;
- saltare i pasti;
- zuccheri e amidi raffinati;
- insufficiente consumo di fibre;
- scarso consumo di fitochimici antiossidanti provenienti da frutta e verdura;
- consumo di zucchero artificiale;
- alimenti che contengono lectine dannose;
- scarsa attività fisica o vita sedentaria;
- uso di stimolanti come caffè, fumo e alcol.
- Evitate gli stimolanti. Molte persone utilizzano stimolanti come strumento per dimagrire, ma per il gruppo 0 si tratta di un sistema il più delle volte controproducente. Infatti spesso gli stimolanti contengono caffeina ed esistono prove certe che nei soggetti di gruppo 0 anche piccole quantità di questo alcaloide possono attivare il sistema nervoso simpatico. Poichè l’attivazione stimola l’aumento del rilascio di adrenalina, si vengono a creare condizioni simili a quelle che si instaurano in caso di ipoglicemia, anche quando il livello di glucosio nel sangue non è affatto basso. I sintomi principali dell’ipoglicemia indotta dall’azione delle catecolammine sul sistema simpatico comprendono sudorazione abbondante, tremori, palpitazioni, sensazione di fame, irrequietezza e ansia. Altri possibili sintomi sono quelli legati a un’insufficiente rifornimento di zucchero al cervello, come vista appannata, difficoltà di parola, senso di spossatezza, giramenti di testa e difficoltà di concentrazione. Se volete potenziare al massimo il vostro metabolismo, vi consiglio di integrare la vostra alimentazione con somministrazioni di fucus vesiculosus e altre alghe marine.
- Combattete la voglia di carboidrati.Se avete voglia di stimolanti o di carboidrati vuol dire che i vostri livelli di serotonina sono bassi e il vostro cervello reclama stimolanti per innalzarli. In questi casi l’assunzione tra i pasti di 5-HTP, tirosina o glutammina dovrebbe aiutarvi ad eliminare o attenuare il desiderio.
Integratori per la buona salute del cuore:
- Carnitina.
- Biancospino.
- Magnesio.
- Pantetina (B5 attiva).
- Coenzima Q-10.
- Disturbi della coagulazione del sangue. Il “sangue fluido”, tipico delle persone di gruppo 0, può diventare un grave problema in caso di ferite o interventi chirurgici che comportino emorragie di una certa entità. Con i seguenti accorgimenti è possibile potenziare i fattori di coagulazione:
- Almeno una settimana prima dell’intervento, adottate un protocollo giornaliero costituito da 2.000 mg di vitamina C e 30.000 UI di vitamina A. Entrambe favoriscono la cicatrizzazione delle ferite.
- Prima dell’intervento fate un pieno di vitamina K, essenziale per aumentare la coagulazione del sangue. Perciò mangiate molti ortaggi a foglia verde, specialmente cavoli, spinaci e cime di rapa e integrate l’alimentazione con clorofilla.
- Evitate di usare aspirina, che per il sangue ha proprietà fluidificanti.
- A partire da due settimane prima dell’intervento, evitate le sostanze dotate di proprietà fluidificanti, come l’aglio e il ginkgo biloba.
NOTA SUGLI ANTICONCEZIONALI
Le donne di gruppo 0 dovrebbero evitare l’uso delle pillole anticoncezionali, che in generale aumentano il rischio di problemi emorragici.
MALATTIE DIGESTIVE TIPICHE DEL GRUPPO 0
- Reflusso gastroesofageo (GERD). Il reflusso gastroesofageo (GERD) – o bruciore di stomaco cronico – colpisce ogni giorno solo in Italia 4 milioni di persone. Questo malessere può essere il sintomo di una serie di disfunzioni, tra le quali l’ernia iatale, ma la causa più comune è sicuramente da ascrivere alle cattive abitudini alimentari. Se appartenete al gruppo 0 siete molto più soggetti a sviluppare questo genere di disturbo se non osservate scrupolosamente la vostra alimentazione. Ecco alcuni accorgimenti:
- Tenetevi lontani da caffè, cioccolato, menta e tè che possono causare il GERD perché stimolano l’acidità gastrica.
- Evitate zucchero e dolci che spesso provocano problemi a chi soffre di GERD.
- Diluite in un bicchiere d’acqua da cinque a quindici gocce di genziana e bevete la soluzione mezz’ora prima dei pasti: questa pianta ha proprietà digestive e stimola le secrezioni gastriche.
- Molti componenti dello zenzero esercitano un effetto protettivo sulle cellule delle pareti dello stomaco. L’assunzione di un pezzetto di radice di zenzero fresco, macinato e disciolto in frullati freschi 1-2 volte al giorno, può costituire una forma di prevenzione assai efficace contro il bruciore di stomaco.
- Non appesantitevi troppo. Alzatevi da tavola con ancora un pò di appetito.
- Ulcere. Oggi sappiamo che molte ulcere sono di origine batterica, ma fino a pochi decenni fà erano considerate soltanto la conseguenza di un’eccessiva acidità gastrica provocata da condizioni di stress. Agli inizi degli anni Ottanta, alcuni ricercatori scoprirono che la maggior parte di queste ulcere erano provocate da un batterio molto comune, l’Helicobacter pylori, un’evidente eccezione alla regola che assegna all’elevata acidità gastrica anche il compito di assicurare la sterilità dello stomaco. Infatti l’Helicobacter pylori riesce a sopravvivere in ambiente acido grazie alla capacità di creare intorno a sè una “sacca” di minore acidità. Le ulcere sono normalmente accompagnate da dolori diffusi, nausea, vomito e perdita di appetito. Quando le ulcere diventano sanguinanti, le feci assumono un colore nero e un aspetto bituminoso. È noto fin dagli anni Cinquanta che l’incidenza di ulcere è circa doppia negli individui di gruppo 0 rispetto agli altri. Come mai? La ragione è che l’Helicobacter pylori, come altri batteri dell’apparato digerente, mostra affinità per un determinato gruppo sanguigno, che nel suo caso è proprio il gruppo 0. Si è scoperto di recente che questo batterio produce una molecola simile a quella delle lectine, che ne facilita l’adesione alle cellule delle pareti dello stomaco e del duodeno. Questo legame è più stabile quando le cellule attaccate contengono gli antigeni del gruppo 0. L’infezione da H. pylori è curabile in circa il 90% dei casi con farmaci antibatterici e inibitori di acidità, per cui si raccomanda di sottoporsi a controlli regolari per consentire una diagnosi precoce. Per neutralizzare questo batterio esistono anche rimedi naturali:
- Fucus vesciculosus e altre alghe contenenti fucosio. Già nel 1958 lo scienziato George Springer aveva identificato una serie di piante che contenevano sostanze attive verso i gruppi sanguigni. Scoprì che una di esse, il fucus vesiculosus, un’alga bruna conosciuta anche con il nome di Quercia marina, Ascophyllum nodoso o Kelp, conteneva rilevanti quantità di fucosio, lo zucchero che costituisce il gruppo sanguigno 0. Dal momento che l’Helicobacter pylori ama aderire in modo particolare a questo zucchero, perchè non accontentarlo? (Il fucosio dell’alga invece di quello del gruppo 0)? Questo inganno permette di occupare le sue “ventose” impedendo al batterio di attaccare le pareti dello stomaco e arrecare notevoli danni. Il fucus contiene anche delle sostanze chiamate fucoidine che hanno dimostrato proprietà antinfiammatorie. A maggior ragione possono giovare alle persone di gruppo 0 che sono soggette a infiammazioni quando le pareti dello stomaco vengono attaccate dal batterio. Scegliete le alghe secche invece delle tinture perché non contengono fucosio, o ne contengono poco.
- Bismuto. I composti del bismuto hanno proprietà antibatteriche e curative per le ulcere. In commercio sono facilmente reperibili svariati prodotti contenenti bismuto.
- Berberina. Si è scoperto che la berberina, un alcaloide che si trova in svariate piante, come l’idraste (Hydrastis canadensis), il Coptis chinensis e il crespino, è un potente inibitore della proliferazione batterica.
- Batteri probiotici. Certi ceppi di Bifidobatteri (B. bifidus, B. breve e B. infantis) hanno la proprietà di aumentare le difese contro le ulcere.
Per curare la mucosa gastrica (la parete dello stomaco), provate i seguenti rimedi naturali:
- Radice di malva: sotto forma di infuso o capsule.
- Foglie di timo, origano e rosmarino: queste comuni spezie sono potenti antiossidanti e hanno anche moderate proprietà antinfiammatorie. Inoltre stimolano la resistenza contro i batteri (come l’H. pylori) e altri microrganismi (come la Candida) e possono migliorare le capacità digestive delle persone di gruppo 0.
- Rizoma di zenzero: contiene antinfiammatori, antiossidanti e sostanze che combattono le ulcere; inoltre stimola la motilità intestinale.
- Chiodi di garofano: contengono molto eugenolo, un antinfiammatorio con buone proprietà antiulcera.
- Morbo di Crohn. Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che colpisce particolarmente i soggetti di gruppo sanguigno 0. Per contrastare la patologia mettete in pratica i seguenti consigli:
- Evitate le gomme vegetali, come la carragenina e la gomma arabica, che vengono spesso utilizzate come stabilizzatori alimentari.
- Utilizzate un preparato probiotico che contenga Lactobacillus sporogenes.
- Come inibitore delle lectine scegliete il fucus.
- Evitate le lectine che si legano con zuccheri amminici. La lectina più dannosa per il gruppo 0 è quella del grano.
- Impegnatevi a ridurre lo stress.
- Utilizzate un prodotto chiamato Seacure, un concentrato di peptidi ottenuti predigerendo delle proteine di pesce ad alto valore biologico. È estremamente efficace per ripristinare la buona funzionalità delle cellule dell’apparato gastrointestinale ed è reperibile tramite internet o nei negozi specializzati.
- Utilizzate il burro chiarificato (Ghee), un’ottima fonte di butirrato.
CALCOLOSI BILIARE, CIRROSI E ITTERO
L’ittero è una manifestazione abbastanza caratteristica delle epatiti, mentre la calcolosi biliare è spesso correlata all’obesità. La cirrosi, a sua volta, può essere il risultato di infezioni epatiche, malattie dei dotti biliari o altre malattie localizzate nel fegato. Per ragioni non ancora comprensibili, i soggetti di tipo A, B e AB mostrano una certa propensione a sviluppare malattie epatiche e delle vie biliari; il tipo A, in particolare, è quello più esposto ai disturbi epatici e a un maggior rischio di sviluppare un carcinoma del pancreas.
ULCERA GASTRICA E DUODENALE
È noto sin dagli anni Cinquanta che l’ulcera peptica è più frequente nei soggetti con gruppo sanguigno 0. Essi tendono a sviluppare gravi complicazioni come la perforazione delle viscere ed episodi emorragici. Una delle ragioni che spiegano questo fenomeno è costituita dal fatto che lo stomaco delle persone di tipo 0 produce eccessive quantità di acido cloridrico e di pepsinogeno, un enzima che in condizioni normali ha il compito di digerire le proteine. Ma c’è un’altra particolarità di cui bisogna tener conto: il gruppo sanguigno 0 viene più facilmente attaccato dall’Helicobacter pylori, un batterio che negli ultimi anni si è rivelato determinante nella genesi dell’ulcera e nel favorire la ricomparsa dopo la guarigione. Il batterio è in grado di attaccarsi all’antigene 0 presente nelle cellule della mucosa gastrica e questo punto di ancoraggio gli consente di prosperare. Come sappiamo, la struttura antigenica del gruppo 0 è formata solo da uno stelo di fucosio. Ebbene, il fucus vesiculosus ne contiene grandi quantità. Pertanto risulta un rimedio molto efficace che può essere utilizzato dai soggetti di tipo 0 per impedire l’attecchimento dell’Helicobacter pylori alla mucosa gastrica.
INTOSSICAZIONI ALIMENTARI
Tutti possono andare incontro a un’intossicazione alimentare, ma certi gruppi sanguigni rischiano più di altri a causa di una congenita debolezza del sistema immunitario. In particolare, i tipi A e AB possono essere più facilmente vittime di infezioni da Salmonella mangiando cibi contaminati e mal conservati. Oltre tutto, una volta contratta l’infezione, le persone con questi gruppi sanguigni di solito guariscono con maggiori difficoltà. I soggetti di tipo B, generalmente più suscettibili nei confronti delle malattie infiammatorie, sono predisposti a sviluppare infezioni causate da cibi contaminati con Shigella, un batterio che provoca dissenteria.
MORBO DI CROHN E COLITE ULCEROSA
Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino sono molto impegnative sia per l’ammalato sia per il medico che lo assiste. Esse sono infatti caratterizzate da un decorso prolungato nel tempo e da sintomi molto fastidiosi come dolori addominali, perdita di sangue dal retto, e periodi di stipsi alternati a periodi di diarrea. La cura si basa sull’impiego di farmaci utili per spegnere le fasi acute ed evitare le ricadute. Le cause del morbo di Crohn e della colite ulcerosa non sono ancora perfettamente conosciute, ma probabilmente sono in gioco numerosi fattori. Lo stress, per esempio, è un elemento aggravante indipendentemente dal gruppo sanguigno, e risulta particolarmente pericoloso per i soggetti di tipo A e AB. Quelli di tipo 0 presentano un maggiore rischio di sviluppare una colite ulcerosa con perdita di sangue dal retto, probabilmente perché c’è già una predisposizione al sanguinamento. In tutti i casi è della massima importanza seguire il programma alimentare specifico per i diversi gruppi sanguigni: in questo modo si eviterà di ingerire lectine dannose. Queste indicazioni valgono anche per chi soffre di forme di colite più blande come, per esempio, l’intestino irritabile, un disturbo della motilità intestinale che provoca dolori addominali, gonfiori, stitichezza e diarrea.
STITICHEZZA
Si parla di stitichezza quando l’evacuazione è difficoltosa perchè le feci sono dure, oppure quando è meno frequente della norma perchè l’intestino si è impigrito. La maggior parte delle stipsi croniche sono provocate da cattive abitudini, alimentazione povera di scorie e scarsa assunzione di liquidi. Altri fattori importanti sono l’abuso continuativo di lassativi, l’abitudine di trattenere lo stimolo all’evacuazione, lo stress, i viaggi che richiedono un brusco adattamento a orari diversi, l’uso di farmaci che rallentano i movimenti intestinali, la sedentarietà e la presenza di malattie rettali che rendono dolorosa o difficoltosa l’evacuazione delle feci come, per esempio, le ragadi anali o le emorroidi. Il fatto è che la stipsi non è una malattia vera e propria, ma piuttosto un segnale d’allarme che indica l’esistenza di un problema nel sistema digestivo. Spesso tutto dipende dall’alimentazione. Mangio una quantità sufficiente di cibi ricchi di fibre? Bevo abbastanza? Pratico un’attività fisica regolare? Queste sono le domande che dovreste porvi prima di ricorrere ai lassativi. Questi farmaci servono a superare momentaneamente il problema, ma non a risolverlo. Ciò che occorre in realtà è un’alimentazione equilibrata e il consumo abbondante di frutta e verdura.