Angelo Ortisi
IL LICOPENE RIDUCE IL RISCHIO DI ALCUNE MALATTIE CRONICHE.
23-04-2015
Il licopene appartiene alla grande famiglia dei carotenoidi. È un pigmento naturale che conferisce il colore rosso a pomodori, anguria, pompelmo rosa e papaia. Insieme al beta-carotene e alla luteina, è uno dei carotenoidi più abbondanti nel sangue e in alcuni tessuti umani. Recenti studi epidemiologici associano il consumo di licopene e i suoi livelli nel sangue a una diminuzione del rischio di alcune malattie croniche come il cancro o le malattie cardiovascolari.
UN POTENTE ANTIOSSIDANTE
Il licopene è un antiossidante particolarmente efficace, in grado di contrastare l'azione dei radicali liberi. A questo proposito, risulta due volte più potente rispetto al beta-carotene e dieci volte in più rispetto all'alfa-tocoferolo. Un team di ricercatori dell'Università di Dusseldorf ha dimostrato che il licopene è di gran lunga l'antiossidante che neutralizza in modo più efficace l'ossigeno singoletto, un radicale libero particolarmente aggressivo, derivato dall'ossigeno. Soggetti sani sono stati inseriti in uno studio incrociato randomizzato e hanno ricevuto il licopene tramite l'assunzione di succo di pomodoro, salsa di pomodoro o integratori naturali, ciascuno per una settimana. Un periodo di trattamento è stato seguito da una settimana di riposo. Dei campioni di sangue sono stati prelevati all'inizio e alla fine di ciascun periodo. I risultati hanno mostrato un aumento significativo del livello sierico di licopene in seguito all'assunzione di tutti i tipi di integratori. L'incremento, dopo una settimana, è stato del 75-145% rispetto al placebo. Oltre all'aumento di licopene sierico, è stata osservata una diminuzione dell'ossidazione di lipidi, LDL, proteine e DNA. Questa riduzione dei livelli di biomarcatori ossidativi è un'indicazione in vivo delle proprietà antiossidanti del licopene.
Anche se le proprietà antiossidanti del licopene sono le principali responsabili dei suoi effetti benefici sulla salute, ci sono sempre più studi di ricerca che dimostrano il coinvolgimento di altri meccanismi. A concentrazioni nutrizionali, il licopene può inibire la crescita di cellule tumorali nell'uomo interferendo con la progressione del fattore di crescita cellulare, questo è il caso delle cellule del cancro alla prostata, senza che esso provochi effetti tossici o apoptosi cellulare. Studi condotti su cellule animali e umane hanno permesso di identificare un gene, la connessina 43, la cui espressione è regolata dal licopene che quindi migliora la comunicazione intercellulare diretta attraverso gap junction. In molti tumori, negli esseri umani, le comunicazioni attraverso gap junction sono carenti e il loro recupero o la loro regolazione è associata a una diminuzione della proliferazione delle cellule tumorali. Nel 1999, su una rivista di letteratura epidemiologica, è stato pubblicato un articolo in lingua inglese riguardante il consumo di pomodori o di prodotti derivati dal pomodoro, i livelli ematici di licopene e la loro relazione con il rischio di vari tumori. Tra i 72 studi identificati, 57 hanno riferito una relazione inversa tra consumo di pomodoro o di livelli di licopene nel sangue e il rischio di vari tipi di cancro. Di questi studi, 35 sono stati statisticamente significativi. Le prove di effetti benefici del licopene erano maggiori per i tumori alla prostata, ai polmoni e allo stomaco. I dati suggerivano che il licopene può anche esercitare un effetto positivo sul tumore del pancreas, del colon e del retto, dell'esofago, della cavità orale e dell'utero.
IL CANCRO DELLA PROSTATA
Così come la luteina è concentrata nella macula, il licopene è concentrato in alcuni organi e, in particolare, nella prostata. Gli studi hanno dimostrato una minore incidenza di cancro alla prostata nelle popolazioni che consumano grandi quantità di pomodoro e di derivati del pomodoro. Uno studio ha valutato il consumo di diversi carotenoidi alimentari in 47.894 operatori sanitari che non hanno il cancro alla prostata e l'hanno confrontato con il rischio di sviluppare questa malattia. Il licopene è l'unico carotenoide ad avere un'incidenza: maggiori sono state le quantità consumate, minore è stato il rischio di cancro. I ricercatori dell'Università di Berna hanno riferito che, in vitro, il licopene, associato alla vitamina E, inibisce la crescita di due diversi tipi di cellule tumorali della prostata. Quando non è associato, il licopene non ha tale effetto. Diversi studi hanno collegato il licopene a un minor rischio di cancro. Uno di questi studi, il Washington County Study, ha dimostrato che gli uomini con maggiori concentrazioni ematiche di licopene presentano la metà del rischio di contrarre cancro alla prostata rispetto a quelli con minori concentrazioni. Negli uomini di età inferiore ai 70 anni, questo vantaggio è anche maggiore.
A Detroit, una città dello Stato del Michigan negli Stati Uniti d'America, un team dell'Istituto di ricerca Kamanos contro il cancro, ha valutato l'effetto del licopene su pazienti affetti da cancro alla prostata. Trenta uomini sottoposti a prostatectomia sono stati monitorati per tre settimane prima di subìre un intervento chirurgico. Hanno ricevuto per due volte al giorno e in modo casuale 15 mg di licopene sotto forma di estratto di pomodoro naturale o placebo. Dopo l'intervento, la prostata è stata analizzata per determinare se vi era una differenza tra i due gruppi. I ricercatori hanno rilevato che, nel gruppo che ha ricevuto l'integrazione con il licopene, la massa tumorale è diminuita. I livelli di PSA, un marcatore biologico utilizzato per rilevare il cancro alla prostata, sono stati ugualmente ridotti.
PROTEZIONE CONTRO L’ATEROSCLEROSI
Recenti studi epidemiologici hanno mostrato una relazione inversa tra il consumo di pomodori e di licopene, le concentrazioni di licopene nel sangue e nel tessuto adiposo e l'incidenza delle malattie cardiovascolari. In una recente relazione del congresso annuale dell'American College of Cardiology, sono stati analizzati circa 500 campioni di sangue di donne che partecipano allo studio Women's Health. Le donne con maggiori concentrazioni plasmatiche di licopene hanno mostrato il 33% in meno di rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare rispetto a quelle i cui livelli erano più bassi. In uno studio incrociato randomizzato, diciannove adulti sani (10 uomini e 9 donne) che non fumano e che non fanno uso né di farmaci né di alcun integratore vitaminico, hanno assunto per una settimana dei prodotti tradizionali a base di pomodoro o degli integratori alimentari. Le dosi di licopene variavano da 20 a 150 mg al giorno. Il consumo di licopene, qualunque sia la fonte, ha aumento i livelli sierici di questo nutriente e ha diminuito i livelli di ossidazione dei lipidi, delle proteine e del DNA. L'ossidazione del colesterolo LDL è diminuito con l'aumento dei livelli sierici di licopene. I risultati suggeriscono che un aumento del consumo di licopene può avere un'azione protettiva nella prevenzione di malattie cardiovascolari e contribuire alla salute cardiovascolare.
FONTI DI LICOPENE E BIODISPONIBILITA’
Il corpo umano non sintetizza il licopene, che deve quindi essere fornito dall'alimentazione. In natura, i pomodori sono la fonte più importante di questo nutriente. Alcuni studi hanno dimostrato che la biodisponibilità del licopene è inferiore nei pomodori crudi rispetto ai prodotti trasformati a base di pomodori. Questa biodisponibilità è ulteriormente incrementata quando esso è consumato in associazione a piccole quantità di lipidi. Inoltre, gli studi indicano anche che l'assorbimento del licopene sintetico è inferiore a quello del licopene naturale derivato dai pomodori.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12424335
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10050865
MAGNESIO CONTRO IL DECLINO COGNITIVO.
13-11-2014
Il magnesio è un sale minerale importante per la salute. Sono note per esempio le sue proprietà nel formare il tessuto osseo, insieme a calcio e fosforo. Ma è nota anche la sua azione benefica sul sistema nervoso e muscolare. Quello che forse tuttavia non si conosce così tanto è l’azione sul cervello e sulla salute mentale. A questo proposito è utile conoscere i risultati di un recente studio sul magnesio-L-treonato (MGT) condotto su modello animale dai ricercatori cinesi del Tsinghua-Peking Center for Life Sciences, School of Medicine, Tsinghua University e pubblicato sul Journal of Neuroscience, la rivista ufficiale della Society for Neuroscience.
Il dottor Guosong Liu e colleghi hanno scoperto che un aumento dei livelli di magnesio nel cervello per mezzo dell’assunzione di magnesio-L-treonato (MGT) esercita effetti positivi sostanziali sulle sinapsi cerebrali in un modello murino affetto dalla malattia di Alzheimer (AD) e riporta il cervello invecchiato alla sue condizioni giovanili. «Il nostro lavoro sottolinea che il magnesio-L-treonato può aiutare a mantenere un’attività cerebrale sana – spiega Liu – Non vi è dubbio che il magnesio-L-treonato abbia portentosi effetti nel prevenire la perdita di sinapsi e nell’invertire il declino della memoria nei topi con malattia di Alzheimer».
I risultati di un ultimo studio, infine, mostrano che l’MGT «può avere un potenziale terapeutico per il trattamento della malattia di Alzheimer negli esseri umani». Adeguati livelli di magnesio nel sangue possono quindi aiutare non solo a mantenere sane le ossa, il sistema nervoso e muscolare, ma a quanto sembra anche a proteggere il cervello. Se vogliamo assicurarci di avere buone quantità nell’organismo di questo minerale è bene sapere che si può trovare in alimenti come le alghe Agar essiccate (che sono il cibo che ne contiene di più in percentuale), il basilico e il coriandolo essiccati (ma anche altre piante aromatiche), i semi di zucca, il cacao amaro e il cioccolato fondente, molta della frutta secca e in parte anche in frutta, verdura e legumi. Non facciamo quindi mancare il magnesio nella nostra dieta.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23658180
PROBIOTICI E FEGATO.
10-01-2017
Negli ultimi anni, le diagnosi di steatoepatite non alcolica (NASH), o della semplice steatosi epatica (NAFLD), sono aumentate vistosamente; tant’è vero che è queste patologie sono state riscontrare persino nei bambini. Tra le svariate cause si citano in causa diete troppo grasse, squilibri ormonali, colesterolo alto e diabete. Alcuni ricercatori dell’Università di Granada in Spagna sembrano, tuttavia, aver trovato un rimedio semplice ed economico per ridurre il grasso del fegato. Lo studio, condotto su ratti obesi, sembra esser riuscito a dimostrare come il consumo di probiotici per un minimo di trenta giorni contribuisca a ridurre l’accumulo di lipidi a livello epatico. La ricerca potrebbe quindi portare a nuovi sviluppi di trattamento contro la steatosi non alcolica del fegato. Per arrivare a tali conclusioni, ai ratti obesi e con fegato grasso sono stati aggiunti alla dieta dei “batteri” sani appartenenti a tre ceppi diversi: il Lactobacillus paracasei contraddistinto dal codice CNCM I-4034, il Bifidobacterium breve o CNCM I-4035 e, infine, il Lactobacillus rhamnosus (CNCM I-4036). Tutti questi probiotici sono da sempre stati considerati sicuri per il consumo umano. Prima dell’esperimento, i topi avevano assunto del cibo geneticamente modificato al fine di renderli obesi. Per far ciò è stata eseguita una mutazione che codifica il recettore o ormone denominato leptina. Tale sostanza, quando correttamente funzionante, fornisce una sensazione di pienezza al termine del pasto.
I risultati sono stati in grado di dimostrare come l’utilizzo di probiotici sia riuscito ad abbassare l’accumulo di lipidi nel fegato in maniera significativamente più alta rispetto ai ratti trattati con placebo. «Questa nuova scoperta è andata di pari passo con i valori più bassi delle molecole pro-infiammatorie (fattori di necrosi tumorale, interleuchina 6 e liposaccaridi) nel siero di ratti alimentati con probiotici», concludono i ricercatori. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLoS ONE.
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0098401
LISINA: L’AMINOACIDO CHE STIMOLA LE DIFESE IMMUNITARIE.
29-01-2016
La lisina è uno dei 10 aminoacidi essenziali per l’uomo. Questo aminoacido si trova principalmente in tutte le proteine di prima qualità, come pesce, pollo, latte e risulta carente invece nei vegetali. Di tutte le funzioni biologiche in cui è richiesta la presenza di lisina, le più importanti sono la sintesi di tessuti connettivi quali ossa, cute, collagene ed elastina; la sintesi di carnitina e la risultante conversione di acidi grassi in energia; il supporto per una crescita e uno sviluppo sani dei bambini; il mantenimento di una funzione immunitaria ottimale, in particolare riguardante l’attività antivirale che si manifesta con nel controllo dell’herpes virus. La sua carenza è rara, tuttavia vegetariani che seguano una dieta stretta e atleti frequentemente sottoposti a esercizio intenso, potrebbero necessitare di un apporto maggiore di lisina.
INFEZIONI DA HERPES VIRUS (HSV)
Numerosi ricercatori hanno osservato l'azione della somministrazione orale di lisina nei confronti dell'herpes virus. Una recente rassegna di studi randomizzati, doppio cieco, placebo-controllo indica che la lisina è in grado di diminuire la frequenza dell'insorgenza, della gravità o della durata dell'herpes virus. L'efficacia della lisina nei confronti dell'herpes sembra maggiore nella prevenzione che nel trattamento. Il dosaggio ottimale per la profilassi dell'HSV non è ancora stabilito. Negli studi clinici ci sono state variazioni da 500 mg al giorno fino a 3.000 mg al giorno. Un'indicazione ragionevole potrebbe essere tra 500-1.000 mg al giorno per la profilassi, riservando dosaggi superiori e per un tempo limitato solo all'insorgenza attiva del virus. E' importante sapere che l'HSV dipende dall'arginina per replicarsi. Pertanto è necessario per i soggetti predisposti a questo disturbo evitare le fonti ricche di questo aminoacido.
FORMAZIONE DEL COLLAGENE
La lisina è fondamentale nella sintesi del collagene, in particolare associata alla vitamina C. Il collagene è una proteina che costituisce la matrice dei tessuti ossei, cartilaginei e connettivi. La vitamina C interviene nella sintesi di collagene stimolando l'attività dei neutrofili e l'idrossilazione di lisina e prolina. Senza un adeguato quantitativo di tale vitamina e di proteine, ricche in lisina, potrebbe verificarsi una difficoltà di cicatrizzazione. Inoltre, secondo recenti ricerche, sembra che la carenza di lisina costituisca un fattore nutrizionale per la caduta dei capelli. Uno studio in doppio cieco effettuato su donne che soffrivano di questo disturbo, ha evidenziato che una significativa percentuale di esse ha risposto alla terapia a base di lisina e di ferro.
AUMENTO DELLA PRODUZIONE DI CARNITINA
La lisina viene convertita in acetil CoA, componente fondamentale per il metabolismo dei carboidrati e la produzione di energia. La lisina è, inoltre, precursore dell'aminoacido carnitina, che partecipa al trasporto degli acidi grassi a lunga catena nel mitocondrio per la produzione di energia e ad altre importanti funzioni metaboliche.
MIGLIORAMENTO DEL BILANCIO DEL CALCIO
E’ stato osservato, per ora in un numero limitato di ricerche cliniche, che la lisina è in grado di favorire sia l’assorbimento di calcio a livello intestinale, che di aumentare le riserve di calcio assorbito a livello renale. I due effetti combinati contribuiscono a produrre un bilancio positivo di calcio nell’organismo e potrebbero trovare impiego nell’osteoporosi. Queste applicazioni, tuttavia, attendono riscontri e ulteriori studi di approfondimento.
ATTENTI A QUEL CHE DITE, I NEONATI VI CAPISCONO.
01-12-2015
Quando gli unici versi dei neonati sono suoni come ba ba, ma ma, da da, o magari hanno già pronunciato la prima parola (spesso semplicemente no), in realtà capiscono bene cosa dicono gli adulti. L’ha dimostrato uno studio della Pennsylvania University di Filadelfia pubblicato su PNAS secondo cui i neonati comprendono il linguaggio degli adulti già a 6 mesi, cioè almeno 6 mesi prima di quanto finora ritenuto, soprattutto per quanto riguarda il cibo (ad esempio una mela) e le parti del loro corpo (ad esempio la bocca). «Se mi dai la manina ti do il formaggino» è una frase che il piccolo sa eseguire, sempre che il formaggino sia di suo gradimento. Non è un’azione istintiva, ma la risposta a ciò che gli dite: se gli chiedete dov’è la mela lui guarda proprio la mela, anche se non sa ancora rispondervi.
Per esserne sicuri i ricercatori hanno usato un tracciante elettronico dello sguardo in una prova chiamata «language guided looking» o «looking while listening», cioè sguardo guidato dal linguaggio o guardare ascoltando. Nell’esperimento il bambino sedeva in braccio alla mamma davanti a un computer rivolto verso l’esaminatore che sedeva dall’altra parte del tavolo. Fra il dorso del computer e il bambino venivano messi sul tavolo due o più oggetti, a seconda dei casi: una mela, una banana ecc. Sul tavolo c’erano un altoparlante, il sensore elettronico per seguire lo sguardo del bambino e una telecamera che lo filmava in modo che l’operatore avesse sotto controllo tutta la scena sullo schermo del computer. Se dall’altoparlante veniva chiamata la mela, il tempo di fissazione corretto era ottenuto sottraendolo da quello speso per guardare anche la banana o l’altro oggetto confondente messo sul tavolo: il risultato è sempre stato statisticamente significativo e superiore a un risultato casuale. Se il tempo di reazione per fissare la mela era compreso fra 367 e 3.500 millisecondi, cioè praticamente subito dopo, la prova era considerata valida. Per maggior sicurezza sono state anche scelte parole con cui i bambini avrebbero dovuto avere poca dimestichezza chiedendo ai genitori di fare un elenco delle cose che secondo loro sentivano dire poco in famiglia e che dovevano inserire in una scala che andava da “mai” a “varie volte al giorno”. Fra la frequenza d’ascolto di una certa parola e la correttezza della scelta fatta dal bambino non è risultata nessuna correlazione significativa indicando che non impara come un pappagallo, ma capisce.
Tant'è vero, dicono i ricercatori, che fra i 6 e i 9 mesi non si osservano sviluppi eclatanti nell’area del linguaggio, ma, sotto sotto, si stanno formando nuove connessioni neuronali. Poi a 14 mesi si verifica un salto di qualità esplosivo: i circuiti cerebrali che hanno fino a quel momento continuato a immagazzinare dati si connettono definitivamente a quelli dell’eloquio e della comprensione. A quel punto, se diciamo a un bambino «mi prendi una mela per favore ?» questo non sente semplicemente una serie di suoni familiari, ma decodifica un comportamento legato a quella frase. Capirla è come rendere l’oggetto a cui la parola corrisponde più facile da afferrare cognitivamente, proprio come i bambini dell’esperimento afferravano la mela con lo sguardo.
https://www.sciencedaily.com/releases/2012/02/120213154057.htm
http://www.pnas.org/content/109/9/3253.abstract
LA VITAMINA B3 PROTEGGE CONTRO IL CANCRO E L'INFIAMMAZIONE DEL COLON.
14-12-2014
Precedenti ricerche hanno suggerito che una dieta ricca di fibre può ridurre il rischio di infiammazione del colon e cancro. Una nuova ricerca invece, suggerisce che la niacina, nota anche come vitamina B3, può anche aiutare a proteggere contro queste condizioni. Il team di ricerca, guidato dal Dott. Vadivel Ganapathy del Medical College of Georgia della Regents University in Georgia, sostiene che i risultati del loro studio contribuiscono a spiegare perché una dieta ricca di fibre può ridurre il rischio di condizioni di salute colon-correlate e suggerisce che integratori di niacina, già utilizzati per regolare il colesterolo, possono mantenere il colon sano nelle persone che seguono diete a basso contenuto di fibre. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Immunity.
I ricercatori hanno scoperto che i ratti che mancavano di un recettore chiamato Gpr109a avevano una maggiore probabilità di sviluppare infiammazioni e il cancro del colon. Quando gli animali che non avevano batteri sani nel colon perché erano stati distrutti dagli antibiotici, sono stati trattati con la niacina, i ricercatori hanno scoperto che la vitamina ha spinto le cellule immunitarie a sviluppare un’azione antinfiammatoria. Il Dott. Nagendra Singh, del Cancer Center presso l’Università della Georgia Regents, ha spiegato i risultati raggiunti, partendo dal fatto che i batteri buoni nel colon, fioriscono sulla fibra. La digestione della fibra porta alla produzione di butirrato – un acido grasso a catena corta. Precedenti ricerche del Dottor Singh hanno rivelato che il butirrato attiva il recettore Gpr109a. Questo sembra accadere solo nel colon e sembra che una dieta ricca di fibre aumenta in modo significativo i livelli di butirrato in questa parte del corpo. Il butirrato attiva il recettore Gpr109a nelle cellule immunitarie, macrofagi e cellule dendritiche, nel colon. Il Dr. Singh spiega che queste cellule immunitarie producono molecole antinfiammatorie e trasmettono segnali alle cellule T – globuli bianchi che svolgono un ruolo importante nel sistema immunitario e che producono molecole antinfiammatorie. Inoltre, le cellule epiteliali che rivestono il colon sono attivate dal butirrato per produrre citochine – proteine solubili che aiutano la guarigione delle ferite. Il dottor Singh osserva che questo processo è fondamentale per guarire l’infiammazione intestinale nelle patologie come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa.
Secondo il Dott. Ganapathy, per proteggere il colon è necessario avere il recettore Gpr109a, accanto ad un elevato apporto di fibre per la produzione di butirrato, che attiva il recettore. I risultati dello studio suggeriscono che alte dosi di niacina possono avere un effetto simile e questa è una buona notizia per le persone che hanno una dieta a basso contenuto di fibre. Il Dott. Ganapathy aggiunge: “Pensiamo che mega-dosi di niacina possono essere utili nel trattamento e/o prevenzione della colite ulcerosa, morbo di Crohn, cancro colorettale e poliposi adenomatosa familiare o FAP, una condizione genetica che causa lo sviluppo di polipi nel tratto gastrointestinale”. I ricercatori stanno cercando di effettuare studi clinici per determinare se i supplementi di niacina possono contribuire a ridurre il rischio di infiammazione intestinale e cancro del colon in pazienti che già li utilizzano per la salute cardiovascolare.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24412617
OLIO DI PESCE PER CURARE L'IPERINSULINISMO CONGENITO.
23-12-2014
Una malattia rara e potenzialmente letale dei neonati è l’iperinsulinismo congenito che causa eccessiva produzione di insulina e può essere curato, secondo i ricercatori dell’Università di Manchester, con olio di pesce. La malattia può anche portare a danni cerebrali o disabilità a lungo termine. Il trattamento con olio di pesce purificato, simile a quello usato per il trattamento di pazienti con attacco di cuore, insieme a trattamento medico standard, migliora i livelli di zucchero nel sangue dei pazienti affetti da iperinsulinismo, secondo quanto i ricercatori hanno riferito nella rivista Frontiers in Endocrinology. L'iperinsulinismo congenito – l’opposto clinico del diabete - è una malattia rara che colpisce circa 1 su 50.000 bambini in generale nel Regno Unito. Bassi livelli di zucchero nel sangue del bambino possono portare a disabilità a lungo termine o danni cerebrali, secondo precedenti ricerche svolte dal team.
ll Dr. Karen Cosgrove, della Facoltà di Scienze che ha contribuito a realizzare il nuovo studio, dice: “Anche se non abbiamo visto enormi cambiamenti nei nostri pazienti nel corso della ricerca, gli effetti erano piccoli, ma positivi e questo è importante per tutti i bambini con iperinsulinismo congenito, che è una condizione molto difficile da trattare”. “I nostri risultati stanno spianando la strada per ulteriori ricerche sul modo in cui nuovi trattamenti possono aiutare a stabilizzare i livelli di zucchero el sangue, nei bambini con iperinsulinismo congenito”, spiega Marte Skae, Consulente in Endocrinologia Pediatrica presso l’Ospedale Reale di Manchester e membro chiave del team Norchi. “Il trattamento medico attuale per i bambini con iperinsulinismo congenito è piuttosto limitato. L’aggiunta di questo integratore di olio di pesce può essere un modo semplice, ma efficace, di trattare molti bambini con questa condizione difficile”, conclude il dottor Indi Banerjee, Consulente di Endocrinologia presso il Royal Hospital di Manchester.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24659984
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3952031/
COME LA QUERCETINA E IL SULFORAFANO FAVORISCONO LA SALUTE DELLE CELLULE.
30-01-2015
Gli scienziati sanno da tempo che il sulforafano e la quercetina sono potenti antiossidanti ricchi di benefici per la nostra salute. Ora i ricercatori dell’Università di Warwick in Gran Bretagna, hanno scoperto il meccanismo con cui queste sostanze attivano una speciale proteina che protegge e favorisce la salute delle cellule. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Antioxidants & Redox Signalling. I risultati della ricerca possono condurre all’identificazione e allo sviluppo di nuovi integratori per prevenire le malattie croniche come il diabete e le malattie cardiache. La ricerca si è concentrata sull’attività di una proteina nota come Nrf2, che è costantemente in movimento dentro e fuori dai nuclei delle cellule umane al fine di monitorare la loro salute e vitalità. Quando la salute di una cellula viene minacciata, Nrf2 comincia ad oscillare dentro e fuori la cellula più rapidamente per stimolare i meccanismi di difesa delle cellule e portare ad un aumento dei livelli di antiossidanti cellulari. “Il modo in cui Nrf2 funziona è molto simile a quello dei sensori in dispositivi elettronici che si basano sulla continua rivalutazione del loro ambiente per fornire una risposta adeguata“, ha spiegato il Prof. Paul Thornalley, autore dello studio.
Nel nuovo studio, i ricercatori hanno scoperto che, in circostanze normali, Nrf2 oscilla dentro e fuori un determinato nucleo cellulare, al ritmo di una oscillazione ogni 129 minuti. Se la cellula viene esposta a prodotti chimici, gli antiossidanti sulforafano e quercetina, aumentano il tasso di oscillazione di Nrf2 fino a 80 minuti per ogni oscillazione. Il sulforafano è un antiossidante che si trova in abbondanza nei broccoli, mentre la quercetina si trova ad alti livelli, soprattutto nelle cipolle e nelle mele. I risultati della ricerca suggeriscono che la presenza di questi antiossidanti in realtà aumenta l’efficacia di Nrf2, che dovrebbe a sua volta rendere le cellule più resistenti ai danni, compresi i danni ossidativi. “La nostra salute trae vantaggio dalla velocità di movimento di Nrf2 che sorveglia la salute delle cellule e aumenta quando è più necessario, cioè, quando le cellule sono sotto minaccia“, ha detto Thornalley. I ricercatori hanno già utilizzato i loro risultati per sviluppare nuovi integratori alimentari, che sono attualmente in fase di sperimentazione per la loro efficacia nel ridurre il diabete e il rischio di malattie cardiache. La quercetina è un flavonoide e appartiene al gruppo dei flavonoli. E’ isolabile da numerose specie vegetali tra cui l’ippocastano, la calendula, il biancospino, la camomilla, l’iperico e il ginkgo biloba. Alimenti particolarmente ricchi di quercetina sono:
- il cappero (è la pianta che ne contiene la maggior quantità rispetto al peso);
- l’uva rossa;
- la cipolla;
- il the verde;
- il mirtillo;
- la mela;
- il propoli;
- il sedano.
La quercetina è considerato un inibitore naturale di vari enzimi intracellulari. E' inoltre un antiossidante naturale. Il sulforafano è un potente antiossidante. Stimola anche la produzione di enzimi detossificanti naturalmente nel corpo. Alimenti ricchi di sulforafano sono:
- cavoletti di Bruxelles;
- cavolo;
- cavolfiore;
- bietole;
- broccoli;
- rapa;
- ravanello;
- rucola;
- crescione.
https://www.sciencedaily.com/releases/2014/09/140911093332.htm
LA VITAMINA B12 AUMENTA IL VOLUME DEL CERVELLO E MIGLIORA LA MEMORIA.
28-09-2014
Molte persone sono consapevoli del fatto che la vitamina B12 diminuisce durante l’invecchiamento causando problemi di assorbimento nel tratto digestivo con conseguente scarsa captazione dai tessuti del corpo, specialmente dal cervello. I ricercatori, nella pubblicazione sulla rivista Neurology, hanno stabilito un legame definitivo tra scarsi livelli di vitamina B12 e restringimento del cervello, una causa di declino cognitivo e demenza nella malattia di Alzheimer. L’integrazione con la forma biologicamente attiva della vitamina B può aiutare a prevenire il restringimento e conservare le capacità di apprendimento e le funzioni di memoria nel tempo. Lo studio ha coinvolto 121 partecipanti provenienti da Chicago, nel Progetto ”La salute e invecchiamento”. I pazienti sono stati sottoposti a risonanza magnetica per immagini (MRI) per un periodo di quattro anni e mezzo. Inoltre, ad ogni membro dello studio è stato prelevato il sangue, per misurare i livelli di vitamina B12 e relativi marcatori che possono indicare una carenza di vitamina B12. Gli stessi soggetti sono stati sottoposti a prove per misurare la loro memoria e altre abilità cognitive. I dati della risonanza magnetica sono stati analizzati per misurare il volume totale del cervello e cercare eventuali segni di danno cerebrale. I test hanno incluso sette misure di memoria episodica, due misure di capacità visiva spaziale e organizzazione percettiva, due misure di velocità percettiva, due misure di memoria semantica e tre misure di memoria di lavoro. I campioni di sangue sono stati analizzati per il controllo della vitamina B12 e omocisteina, un sottoprodotto del metabolismo associato a demenza, declino cognitivo e malattia coronarica. I ricercatori hanno determinato che bassi livelli vitamina B12 o carenza, hanno contribuito a scarsi punteggi globali dei test cognitivi e ad una diminuzione del volume del cervello, rivelato dai risultati della risonanza magnetica, rispetto a persone con un migliore status di vitamina B12. Elevati livelli di omocisteina erano indicativi di aumento del rischio di eventi cerebrovascolari.
Il ricercatore, Dr. Christine Tangney ha concluso: “I nostri risultati suggeriscono che la carenza di vitamina B12, può influenzare la cognizione, riducendo il volume totale del cervello”. La carenza di vitamina B12 tra gli anziani è una causa importante di preoccupazione e può benissimo essere un fattore chiave per l’esplosione di casi di malattia di Alzheimer nel corso degli ultimi 50 anni. I nutrizionisti raccomandano l’integrazione con la forma biologicamente attiva di vitamina B12 nota come metilcobalamina (da 1 a 5 mg al giorno assunta per via sublinguale) anche per regolare livelli circolanti di omocisteina, sostanza cerebrale pericolosa.
http://www.neurology.org/content/77/13/1276.short
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21947532
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3179651/
N-ACETIL-L-CISTEINA E MALATTIA POLMONARE CRONICA OSTRUTTIVA.
19-01-2015
L’assunzione di N-acetil-L-cisteina (NAC) può migliorare la funzione respiratoria e ridurre il tasso di ricaduta in soggetti con malattia polmonare cronica ostruttiva (MPCO). In questo studio alcuni ricercatori del Kwong Wah Hospital di Hong Kong, hanno raccolto 120 pazienti con MPCO in fase stabile, somministrando loro 600 mg di NAC o un placebo 2 volte al giorno per 1 anno. Nel corso dello studio i soggetti che avevano assunto NAC hanno sperimentato minori episodi di peggioramento (50 contro 96 del placebo), un minor numero di ricadute (0.5 contro 0.8) e di giorni di ricovero in ospedale (1.8 contro 4.2). Questi risultati sembrano essere correlati a una riduzione della resistenza delle piccole vie aeree, evidenziata dal cambiamento del flusso espiratorio forzato (25%-75%), che è passato dallo 0.7 allo 0.8 nel gruppo della NAC, ma che è rimasto invariato nel placebo. La N-acetil-L-cisteina è diffusamente utilizzata per prevenire l’esacerbazione delle bronchiti croniche, per curare le intossicazioni epatiche indotte da paracetamolo e prevenire e trattare numerose condizioni di stress ossidativo. Lo stress ossidativo rappresenta uno dei principali responsabili della flogosi polmonare in pazienti con asma o malattia polmonare cronica ostruttiva, in grado di attivare la sintesi delle citochine proinfiammatorie.
La NAC incrementa i livelli di cisteina e glutatione e mostra attività antiossidante, mucolitica e chemopreventiva. Per la sua azione mucolitica e fluidificante, la NAC protegge contro gli agenti tossici prodotti dall’organismo (respirazione cellulare aerobica e metabolismo dei fagociti) ed esterni (ossido nitrico, ossido solforico e altri componenti del fumo di tabacco e dell’inquinamento). Il trattamento con agenti antiossidanti ad azione detossificante, come la NAC, è in grado di svolgere un importante ruolo protettivo.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24833327