Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

05-01-2017

Avere una verruca della pelle può essere tanto fastidioso quanto imbarazzante. Chi deve fare i conti con questo problema non deve, però, disperarsi: nella peggiore delle ipotesi è possibile farlo rimuovere da un medico, ma in molte altre situazioni ci si può affidare a semplici prodotti acquistabili in farmacia senza bisogno di una ricetta. Le possibili soluzioni non si limitano, però, a queste due opzioni. Esistono, infatti, anche rimedi naturali che aiutano ad eliminarlo in modo semplice e sicuro. Oltre ad aiutare a sconfiggere una verruca già esistente, questi rimedi sono utili anche per prevenirne l’insorgenza. Ne esistono di diversi tipi: alcuni devono essere applicati direttamente sulla zona della pelle in cui è comparsa la verruca, mentre altri, introdotti nell’alimentazione, aiutano a tenere sotto controllo l’infezione virale alla base della sua formazione. La verruca, infatti, è un’escrescenza che si forma sulla pelle in seguito all’infezione da parte del papilloma virus (HPV). A seconda del tipo di papilloma virus che ha causato l’infezione anche il tipo di verruca che si forma è diverso. In genere si tratta di escrescenze non pericolose che si concentrano sulle mani, ma non mancano casi in cui ad essere colpiti sono i piedi o il viso. Ecco alcuni possibili metodi naturali che aiutano ad eliminarle:

• PATATE CRUDE: tagliate la patata a metà e strofinatela sull’area in cui si trova la verruca. Ripetete l’operazione almeno 2 o 3 volte nell’arco della giornata. La verruca dovrebbe andarsene in 2-3 settimane.

• SUCCO DI POMPELMO: spremete un pompelmo e applicate una piccola quantità di succo sulla verruca 2-4 volte al giorno, bendando l’area dopo il trattamento. Per vedere i risultati sono necessarie da 1 a 3 settimane.

• BUCCIA DI BANANA: appoggiate un pezzo della buccia sulla verruca in modo che la parte esterna (quella gialla) sia a contatto con la vostra pelle, fissatela con una benda e lasciatela agire per 12 ore (potete farlo, ad esempio, durante la notte). Ripetete l’operazione tutti i giorni per un paio di settimane o finché la verruca non scompare.

• CIPOLLE: tagliate le cipolle e strofinatele sulla verruca così come indicato nel caso delle patate crude.

• OLIO DI RICINO: applicatene una piccola quantità sulla verruca due volte al giorno o una sola volta appena prima di andare a dormire. L’escrescenza dovrebbe sparire in un mese o poco più.

• ANANAS FRESCO: è uno dei rimedi naturali contro le verruche ad azione più rapida: i risultati potrebbero essere visibili in soli 3 giorni. Tagliate una fetta di ananas e applicatela sulla verruca un paio di volte al giorno.

05-01-2017

Indovinate chi inventa e promuove i test di salute mentale. E sì! Le aziende farmaceutiche e i loro partner psichiatri. Indovinate chi finanzia questi programmi di test nelle scuole. Ovvio! Ancora loro: le aziende farmaceutiche. Quasi 9 milioni di bambini in America stanno prendendo psicofarmaci da prescrizione e le compagnie farmaceutiche se la spassano. In realtà gli antidepressivi non sono più efficaci del placebo. L’unica differenza è che il placebo non causerà a te o ai bambini di avere idee o comportamenti suicidi o omicidi come invece hanno dimostrato fare gli antidepressivi. A proposito, gli antidepressivi sono proibiti in Inghilterra e nel Regno Unito per bambini sotto i 18 anni…Gli antidepressivi possono creare tutta una serie di sintomi documentati nei bambini e negli adulti: depressione, scoppi di pianto, affaticamento, insonnia, idee suicide, pensieri omicidi, ansia, attacchi di panico, nervosismo e tremore, irritabilità, azioni impulsive, agitazione, confusione, comportamento maniacale, allucinazioni, incubi, distacco emozionale e perdita dei sentimenti. Questi sintomi si sviluppano dopo che è iniziato il trattamento con antidepressivi. Naturalmente questo porta lo psichiatra o il medico locale ad aggiungere altri farmaci psichiatrici a regime. Questo manda spesso il paziente fuori di testa, rendendolo incapace di funzionare. Gli antidepressivi creano dipendenza, imitano l’azione della cocaina. I sintomi di cui sopra sono amplificati quando gli antidepressivi vengono interrotti bruscamente. Nessuno dovrebbe smettere antidepressivi o qualsiasi farmaco psichiatrico senza la guida di un esperto. Un paziente deve esserne portato fuori molto lentamente, per diversi mesi. 
Big Pharma è, però, solo un lato della medaglia. Gli psichiatri, con le loro diagnosi farlocche basate su un libro che classifica i comportamenti umani come malattie, prima conducono gli studi farsa con cui (spesso dietro lauto compenso) dimostrano l’utilità di questi psicofarmaci, poi li reclamizzano nei congressi medici e infine ne sponsorizzano la prescrizione. Gli psichiatri sono la categoria di medici che sono incorsi nel maggior numero di procedimenti disciplinari per conflitti d’interesse, in altre parole, prendevano soldi dall’azienda farmaceutica produttrice per promuovere un dato farmaco in uno studio scientifico o un congresso. D’altra parte, data la soggettività e arbitrarietà delle loro diagnosi, il settore psichiatrico è quello che più di tutti si presta al rischio di un’eccessiva prescrizione.

05-01-2017

Questi piccoli semi sono una miniera di magnesio, fosforo e vitamina B: tre sostanze indispensabili per scongiurare l’affaticamento fisico e mentale. I pinoli sono i semi commestibili di due specie di pini diffusi a medie e alte latitudini in tutta Europa, il Pinus pinea e il Pinus cembra. Anche gli altri pini danno semi commestibili ma le loro dimensioni sono estremamente esigue e quindi difficilmente utilizzabili come alimento o come integratore. La pigna (o strobilo) custodisce nel suo “guscio” rigido e legnoso i piccoli pinoli, che cadono a terra quando la pigna si stacca dall’albero e costituiscono un fondamentale nutrimento autunnale per gli uccelli. Il pinolo è costituito per circa il 30% da proteine, calcio, ferro, vitamina A e vitamine del gruppo B (soprattutto niacina), indispensabili per un buon equilibrio nervoso e cerebrale. I lipidi sono presenti in questi semi per il 50% ma sono prevalentemente grassi insaturi. Come tutti i semi oleosi, anche il pinolo è estremamente calorico (100 grammi contengono circa 600 calorie) e questo lo rende un alimento importante per i bambini durante la crescita e per le donne durante la gravidanza e l’allattamento, mentre va consumato con parsimonia in caso di sovrappeso. La presenza di notevoli quantità di fosforo e magnesio fa sì che il pinolo sia anche un importante tonico dei tessuti neuronali e in particolare dell’epifisi, la ghiandola dalla quale dipendono la nostra resistenza allo stress e il livello di energia vitale.
L’epifisi produce un ormone, la melatonina, i cui livelli aumentano quando viene il buio e che è responsabile dell’induzione del sonno. In inverno non sono poche le persone che vengono colpite da un particolare tipo di depressione stagionale chiamato SAD, o sindrome affettiva stagionale. In questi soggetti sembra che i livelli di melatonina siano più alti rispetto alla norma. Vari studi hanno dimostrato che quando vi sono livelli alterati, per eccesso o per difetto, nella produzione di melatonina, possono comparire insonnia, o depressione e cali energetici. Un’integrazione della dieta con pinoli (una decina al giorno come snack) è utile per riequilibrare la funzionalità della ghiandola pineale, soprattutto durante i bui mesi invernali. Un modo “classico” per gustarli? Il pesto alla genovese. Questa salsa andrebbe inserita nella dieta anche in inverno proprio perché i pinoli, compresi nella ricetta, migliorano la funzionalità epifisaria. Lava in acqua fredda 50 g di foglie di basilico e asciugale in un canovaccio. Pesta in un mortaio 2 spicchi di aglio e qualche grano di sale grosso marino integrale. Aggiungi le foglie di basilico, che dovranno essere pestate con movimenti rotatori per estrarre tutto l’olio essenziale che contengono. Poi versa i pinoli (1 cucchiaio da cucina) continuando a pestare fino a che non si forma una crema. Infine aggiungi 6 cucchiai di parmigiano reggiano, 2 cucchiai di pecorino e dell’olio extravergine di oliva biologico da spremitura a freddo, versandolo goccia a goccia. Se la sera ti piace cenare con una zuppa o un passato di verdura, evita di arricchire questi piatti con i crostini, che sono delle vere “bombe” di grassi. Per rendere le tue minestre più appetitose, prima di servirle arricchiscile con un cucchiaio di pinoli e un cucchiaino di semi di sesamo: riattivi e lubrifichi l’intestino e rigeneri i tessuti nervosi.

Mercoledì, 04 Gennaio 2017 10:17

PESCE: PESCATO O DI ALLEVAMENTO?

04-01-2017

Il 2013 è stato il primo anno in cui la popolazione mondiale ha mangiato più pesci prodotti in allevamenti che pesci catturati in natura. Tracciabilità, sicurezza, sostenibilità ambientale e prezzi vantaggiosi sono le principali ragioni di una crescita a due cifre a livello mondiale per il settore dell'acquacoltura. Si riducono invece le riserve degli stock naturali, al punto che la stessa Unione Europea ha imposto limiti severissimi al prelievo in mare aperto, applicati in particolare nel Mediterraneo. Questo significa che il pesce selvaggio sarà sempre di meno e costerà sempre di più. A prima vista questo può sembrare un cambiamento positivo, il pesce è ampiamente considerato come una sana alternativa alla carne, non solo per la salute umana, ma anche per l'ambiente. Ma con la piscicoltura industriale, o l'acquacoltura, stiamo vedendo molti degli stessi problemi delle operazioni di alimentazione degli animali allevati industrialmente. Il consumo mondiale di pesce dal 1970 è quasi raddoppiato, il pesce come fonte proteica è cresciuta in popolarità visti i benefici per la salute dei grassi omega-3 EPA e DHA che sono stati ampiamente pubblicizzati. Nello stesso tempo, la carne bovina è considerata a rischio per il suo contenuto di grassi e per l'impatto sull'ambiente a causa dei metodi di allevamento intensivo utilizzati per la gestione di grandi quantità di bestiame per farlo crescere il più rapidamente possibile. Purtroppo, molte specie popolari di pesci selvatici sono stati pescati intensivamente fino al punto di arrivare quasi all'estinzione come Greenpeace ha dichiarato: "La domanda di pesce sta superando i limiti ecologici degli oceani, con effetti devastanti, e oggi si stima la capacità di pesca globale quattro volte superiore alla quantità di pesci esistenti per la cattura". Con le popolazioni ittiche selvatiche in diminuzione, il pesce aggiuntivo per il consumo a livello globale è in gran parte proveniente da allevamenti, piuttosto che dai mari dove cresce in modo naturale.

PIU’ PESCE CHE CARNE NEGLI ALLEVAMENTI DEL MONDO

L'acquacoltura supera l'allevamento di animali con 66 milioni di tonnellate di pesce prodotte sui 63 milioni di tonnellate di carne rossa. E' quanto afferma l'API, Associazione dei Piscicoltori Italiani di Confagricoltura, nel rapporto dell'Hearth Policy Institute e da uno studio dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. L'industria dell'allevamento del pesce è cresciuta a livello globale sei volte negli ultimi 20 anni. Nei prossimi anni, secondo l'API, si consumerà più pesce di allevamento che pescato. Da alcuni dati comunicati da parte della LAV, emerge come, secondo l'Istituto di Ricerche Economiche per la Pesca e l'Acquacoltura (Irepa), nel 2011 in Italia siano state consumate 1 milione e 197 mila tonnellate di pesce, 19,7 kg pro capite, il 79,9% delle quali importate dall'estero, con scarsa qualità e senza tracciabilità del prodotto.

GLI ALLEVAMENTI ITTICI

Come gli allevamenti terrestri, la piscicoltura industriale ha avuto problemi fin dall'inizio, tra cui le condizioni di sovraffollamento, malattie, inquinamento e diete innaturali. I pesci d'allevamento vengono tenuti in gabbie nel mare dove gli agenti patogeni possono diffondersi a macchia d'olio e contaminare anche i pesci selvatici che nuotano nelle vicinanze. La Norvegia, primo produttore mondiale di salmone d'allevamento, ha riconosciuto questo problema, e non consente allevamenti ittici localizzati in fiumi o torrenti popolati da specie pregiate autoctone per questo motivo. Ma in altre aree dove non esistono restrizioni, le specie selvatiche sono di conseguenza minacciate. I pidocchi di mare, un tipo di crostaceo che viene facilmente incubato da pesci in cattività negli allevamenti sono diventati un problema significativo, anche per i salmoni selvatici giovani che naturalmente non sono infestati da pidocchi e altri tipi di virus letali presenti negli allevamenti ittici ma che, oggi vengono rilevati anche nelle popolazioni selvatiche. Tra questi:

• il virus della leucemia, che attacca il sistema immunitario del salmone causandone la morte in modo molto simile alla patologia dell'aids;

• il virus dell'anemia infettiva del salmone (ISA), noto anche come influenza del salmone, che è altamente letale;

• il reovirus piscine, che causa ai salmoni una cardiopatia che impedisce loro di nuotare verso monte.

E 'importante essere consapevoli che tutti gli allevamenti di pesci sono alimentati con una miscela di vitamine, antibiotici e, in base alle varie specie, con pigmenti sintetici per compensare la mancanza di colorazione naturale della carne a causa della dieta innaturale. Senza pigmenti artificiali, la carne del salmone d'allevamento, per esempio, sarebbe di un colore grigio pallido poco appetibile. Nell'alimentazione dei pesci sono presenti anche pesticidi e, per mantenere le reti libere da alghe vengono utilizzati composti, come il solfato di rame, altamente tossici. Alimentandosi di questi tipi di pesce, non solo si ingeriscono farmaci e sostanze chimiche, ma le tossine si accumulano anche nei sedimenti del fondo marino. In questo modo, la piscicoltura industriale solleva molte delle stesse preoccupazioni ambientali per i prodotti chimici e le sostanze inquinanti che sono associati all'allevamento intensivo dei bovini, polli e maiali. Gli scarti di pesce e il mangime non consumato formano una lettiera sul fondo del mare sotto le gabbie determinando lo sviluppo di batteri che consumano ossigeno vitale ai crostacei e altre creature marine che vivono in fondo al mare. Gli studi hanno anche accertato costantemente livelli di PCB, diossine, toxafene e dieldrin, così come il mercurio, più elevati nel pesce di allevamento che nel pesce selvatico.

I PESCI DI ALLEVAMENTO SONO NUTRITI CON SCARTI, SOTTOPRODOTTI DELLA MACELLAZIONE DEI POLLI, SOIA OGM E ALTRI CIBI INNATURALI

In acquacoltura l'alimentazione ittica è stata a lungo causa di polemiche su come i pesci, originariamente selvatici tipo le acciughe, le aringhe e le sardine, vengano utilizzati per preparare la farina di pesce e impiegata per i mangimi destinati all'alimentazione dei pesci di allevamento riducendo così l'approvvigionamento naturale in alcune aree. Per esempio, il krill (piccoli crostacei) pescato a livello mondiale viene utilizzato in acquacoltura come alimento ittico in ragione del 43%! Per ogni chilogrammo di salmone allevato servono cinque chili di pesce grasso, come aringhe o sardine da utilizzare nella preparazione del mangime. Queste specie ittiche vengono quindi letteralmente spazzate via dai mari con una ricaduta negativa sugli equilibri dei delicati ecosistemi marini. Nella Columbia Britannica, in Canada o in Cile, le orche, i delfini e le foche che una volta frequentavano gli estuari dei fiumi continuano a diminuire, sono sempre più affamati e vengono spesso respinti dai dispositivi che gli allevatori di salmoni utilizzano per proteggere i propri recinti. Appare chiaro che la farina di pesce per l'alimentazione dei pesci d’allevamento sta rapidamente diventando insostenibile, così come si è verificato nell'allevamento animale intensivo di terra quando i bovini sono passati dalla loro naturale dieta di erba di cereali naturali ad altri prodotti di scarto. L'Earth Policy Institute riferisce: "Sul fronte dei mangimi per i pesci, nella farina i produttori hanno deciso di incorporare nei loro prodotti altri scarti diversi da quelli di pesce. Oggi circa un terzo della farina di pesce è costituito da ritagli di pesce e il resto di altri sottoprodotti. Alcuni allevatori stanno utilizzando, in sostituzione parziale della farina di pesce, gli scarti di lavorazione del pollame e degli alimenti a base vegetale e oli poco appetibili per l'alimentazione umana cercando così di non ridurre eccessivamente la popolazione ittica selvatica dei mari e degli oceani”. E' stato detto che le farine di soia, le proteine di soia concentrate, l'olio di soia e altre proteine vegetali e oli possono sostituire fino a metà della farina di pesce utilizzata nei mangimi destinati a molte specie di pesci d'allevamento. Ma i pesci nutriti con la soia producono più rifiuti, il che significa più inquinamento dei mari. Inoltre, la maggior parte della soia proveniente dall'estero è OGM, il che significa che gli alimenti OGM stanno anche entrando nell'ambiente e nelle diete di organismi marini selvatici contaminando, in modo permanente, i nostri mari con conseguenze del tutto sconosciute. Gli OGM di soia sono anche immancabilmente contaminati con residui di potenti formulazioni di erbicidi a base di glifosato (es. Roundup) utilizzate per la loro produzione che, un crescente numero di ricerche mostrano chiaramente essere estremamente tossici per la vita acquatica. Ciò altera anche il contenuto nutrizionale del pesce, il salmone d'allevamento, per esempio, contiene molto più omega-6, a causa della dieta a base di cereali. 
Il rapporto tra i grassi omega-3 e omega-6 del salmone selvatico è di gran lunga superiore; il salmone selvatico contiene in genere dal 600 per cento a 1.000 per cento in più di omega-3 rispetto agli omega-6. Infatti, nei pesci di allevamento il livello di omega-3 rimane pressoché invariato, mentre l'omega 6 aumenta moltissimo. Il rapporto tra i due acidi grassi per essere funzionale deve essere circa 3, in questo caso si trova intorno a 1 rendendolo così non più un cibo salutare. Il 60% del pesce consumato oggi in Italia proviene dall'estero, soprattutto da paesi extraeuropei dove spesso non viene rispettata alcuna regola e non vi è alcun controllo sul pescato. Qualche anno fa, la Commissione Europea e l'Europarlamento si preoccuparono di fare il punto sugli allevamenti ittici e sulle loro condizioni. Il documento che ne uscì, frutto di una ricerca, sottolineò con preoccupazione l'eccesso di diossina riscontrato nei mangimi e l'uso intensivo di antibiotici in grado di accelerare la crescita dei pesci. A rilevare una situazione preoccupante sono stati il comitato scientifico per il cibo (SCF) e quello per l'alimentazione animale (SCAN), secondo cui le farine e l'olio di pesce sono i mangimi più contaminati dalla diossina. Sia i pesci di mare usati per realizzare questi mangimi, così come i pesci d'acqua dolce allevati con tali mangimi, avrebbero un livello di contaminazione di diossina (e derivati) molto più alto rispetto alla carne di pollo, manzo, maiale e vitello. Secondo il portavoce del commissario della Ue per la salute e la protezione dei consumatori, i maggiori rischi scaturirebbero dall'inquinamento del Mare del Nord e del Baltico, dove vengono pescate grandi quantità di pesce utilizzato per i mangimi destinati agli allevamenti ittici. I pesci più a rischio di accumulo diossina sono quelli di pezzatura più grossa, come ad esempio il salmone, soprattutto se questo è allevato in vasche che ne restringono al massimo la possibilità di movimento. Anche l'EFSA, l'Ente europeo per la sicurezza alimentare, si è posta seriamente il problema dei contaminanti contenuti nei pesci di allevamento, come ad esempio il PCB, i policlorobifenili, presenti in quantità che raccomandano di diminuire o di eliminare. I PCB sono in grado di alterare il meccanismo di funzionamento degli ormoni prodotti dalla tiroide, sembrano interferire con lo sviluppo del sistema nervoso e sono stati classificati dalla IARC (International Agency for Research and Cancer) come probabili cancerogeni per l'uomo; occorre quindi fare molta attenzione.

QUELLO CHE E’ UTILE SAPERE SUI GAMBERI DI ALLEVAMENTO INTENSIVO

Finora abbiamo sentito parlare del rischio mercurio associato al consumo dei pesci di grande taglia (tonni, pesce spada, salmoni ecc.) ma probabilmente poche informazioni ci sono giunte sugli allevamenti dei gamberi. I gamberetti, a causa delle loro piccole dimensioni, sono stati generalmente considerati uno dei tipi di pesce di mare più sicuri. Ma un recente articolo potrebbe farci pensare due volte prima di mangiare gamberetti se non conosciamo da dove provengono e dove sono stati confezionati. Una parte importante del problema è il gambero di allevamento che, come i pesci d'allevamento, tende ad essere molto più contaminato rispetto ai suoi omologhi selvatici pescati. Le industrie di allevamento acquatico costituiscono anche gravi pericoli per i sistemi ecologici. Come risultato della diminuzione degli stock di pesce di tutti i tipi, le industrie acquatiche di vario genere sono diventate un grande business. Purtroppo, l'allevamento acquatico si è trasformato esponendoci tutti a seri rischi ambientali i quali in ultima analisi, minacciano la nostra salute. L'articolo mette in luce alcuni fatti inquietanti circa il gambero di allevamento: la contaminazione è dilagante. I gamberi di allevamento possono contenere una vasta gamma di contaminanti, tra cui residui chimici di detergenti, agenti patogeni come la salmonella ed Escherichia coli insieme ad altri agenti inquinanti. Secondo la Food and Water Watch, i gamberetti importati costituiscono dal 26 al 35 per cento di tutte le spedizioni di prodotti ittici importati che vengono respinti a causa di cattive condizioni igieniche". Un'altra preoccupazione riguarda le sostanze chimiche utilizzate di proposito sui gamberetti. Già nel 2009, gli scienziati hanno scoperto che il 4-esilresorcinolo, un conservante usato per impedire lo sbiadimento dei gamberetti e altri crostacei, funge da xenoestrogeno e può aumentare il rischio di cancro al seno nelle donne e ridurre il numero di spermatozoi negli uomini. Gli xenoestrogeni sono stati associati ad un certo numero di effetti negativi sulla salute umana. Uno studio tossicologico effettuato dall’University of Surrey School of Biological Sciences ha dimostrato che i 260 mg/kg di 4-esilresorcinolo utilizzati nello studio era letale per i gatti, e hanno anche scoperto che era cancerogeno. E' stato anche scoperto che era causa di un’elevata incidenza di nefropatie (una malattia autoimmune che colpisce i reni) nei topi. 
Per conferire il colore attraente ai gamberi viene loro somministrata l'astaxantina, uno dei più potenti ed efficaci antiossidanti. Il deficit di astaxantina nei gamberi produce esemplari che sembrano blu invece che rosa. Tuttavia i gamberi di allevamento ne contengono ben poca o addirittura niente per cui viene loro somministrata astaxantina sintetica. In realtà, la cosiddetta "sindrome del gambero blu" era un problema persistente e allarmante in passato negli allevamenti di gamberetti. E importante sapere che l'astaxantina sintetica viene ottenuta da prodotti petrolchimici e che non è adatta per il consumo umano. In diversi casi è stato anche riscontrato che gli stabilimenti dove vengono imballati i gamberetti sono spesso sporchi come riportato da Rodale: "Un rapporto pubblicato nel numero di Bloomberg magazine del 4 novembre 2012 ha rivelato alcuni fatti veramente disgustosi circa le condizioni in cui gamberi vengono confezionati e spediti. In un impianto particolare nel Vietnam, i giornalisti della rivista hanno trovato i pavimenti coperti di immondizia, le mosche che ronzavano intorno e i gamberetti che non venivano conservati a temperature adeguate. Il gambero stesso veniva confezionato con ghiaccio ottenuto da acqua del rubinetto, che le autorità sanitarie locali avvisavano che doveva essere bollita prima dell'utilizzo a causa della contaminazione microbica. I gamberetti importati possono contenere inoltre antibiotici pericolosi. Gli scienziati dell'Istituto Texas Tech University della Salute Umana e Ambientale recentemente ha testato 30 campioni di gamberetti per verificare la presenza di tre classi di antibiotici. I gamberi sono stati prelevati da negozi di alimentari degli Stati Uniti. Due campioni di gamberetti di allevamento importati dall'India e dalla Thailandia sono risultati positivi al nitrofuranzone. Questo farmaco può promuovere la crescita eccessiva di funghi, ed è stato riscontrato che può causare il cancro al seno nelle femmine di ratto, quando somministrato per via orale in dosi elevate. Nei gamberi sono stati trovati livelli di 28 e 29 volte superiori ai limiti ammissibili fissati dalla FDA.
L'antibiotico cloramfenicolo è stato trovato anche in alcuni campioni di gamberetti. Il cloramfenicolo è vietato negli Stati Uniti nella produzione di cibo a causa degli effetti collaterali potenzialmente gravi, tra cui l'anemia aplastica e la leucemia. I gamberetti possono anche essere contaminati dalla penicillina che può scatenare reazioni allergiche in soggetti sensibili che non potrebbero mai sospettare che i gamberetti ne sono la causa scatenante. Le qualità organolettiche dei pesci allevati sono scadenti: non profumano di mare e alghe come i pesci pescati al largo. Per questo gastronomi e buongustai definiscono spregiativamente i pesci d'allevamento "polli d'acqua". Parlando di allevamenti acquatici responsabili di danni ambientali e della produzione di alimenti animali scadenti, vale come regola generale quella di evitarli. I gamberetti, come i pesci, possono tuttavia essere un ottimo alimento nutriente. Credo che scegliendo saggiamente, i benefici per la salute possono ancora superare i rischi potenziali di contaminazione. Sono una buona fonte di triptofano (un aminoacido essenziale) vitamina B12, grassi salutari (tra cui omega-3, grassi saturi, colesterolo), selenio e astaxantina. L'importante è informarsi sulla provenienza dei crostacei e trovare gamberi selvatici pescati in mari puliti, possibilmente di acqua fredda, confezionati in modo appropriato.

LIVELLI PERICOLOSI DI MERCURIO NEL SUSHI

Nei recenti test di laboratorio eseguiti a New York è stato trovato così tanto mercurio nel sushi di tonno che due o tre pezzi a settimana potrebbero essere un pericolo per la salute. Otto dei 44 campioni di sushi acquistati dal New York Times per i test avevano livelli di mercurio così alti tali da far intraprendere alla FDA un'azione legale per il ritiro del pesce dal mercato. Anche se tutti i campioni sono stati prelevati a New York City, gli esperti ritengono che risultati simili potrebbero anche essere osservati altrove. L'FDA e l'EPA hanno messo in guardia i bambini e le donne in gravidanza suggerendo loro di evitare il consumo di tonno in scatola ma non hanno citato il tonno fresco anche se, nei campioni di sushi fatti analizzare dal “The New Times” è stato trovato molto più mercurio di quello presente in genere nel tonno in scatola. Gli scienziati che hanno effettuato le analisi si sono detti "francamente sorpresi" dai risultati e hanno rifatto i test più volte per assicurarsi che non vi fosse alcun errore. Un proprietario di un ristorante ha spiegato come nella ristorazione si tende ad acquistare pesce di maggiore taglia, ovvero "migliore qualità", che a sua volta contiene concentrazioni molto più elevate di mercurio a causa della maggiore taglia. Tuttavia, la variabile che ancora non è stata testata è se il mercurio e gli altri contaminanti sono tossici solo se si consuma il pesce crudo. In altre parole, se la cottura cambia la natura del cibo cambiando la sua tossicità. Per quanto ne sappia, non sono stati fatti questi studi. Per il principio di precauzione, sarebbe meglio evitare il consumo di pesci di grandi dimensioni sia crudi che cotti. Estremi livelli di mercurio nel tonno non sono solo casi isolati a New York, recentemente anche a Chicago sono stati trovati campioni di sushi di tonno contenenti quantità molto elevate di mercurio. I campioni di sushi di tonno di Chicago provenivano da dieci ristoranti top:

• Il 70 per cento ha superato la soglia fissata dall'Environmental Protection Agency del Illinois (APEI) per il metilmercurio. Livello per il quale, si consiglia di non mangiare più di una porzione al mese alle donne in età fertile e ai bambini.

• Il 14 per cento avevano una concentrazione superiore a 0,730 ppm - un livello che nessuna donna o bambino dovrebbe mai consumare.

• Il 10 per cento dei campioni di tonno era da considerare pericoloso per tutti i consumatori in quanto contenevano livelli di mercurio al di sopra di 1,0 ppm, limite legale per il pesce venduto negli Stati Uniti.

Studi hanno dimostrato che il livello di mercurio nel sangue del cordone ombelicale dei neonati è di 1,7 volte superiore al livello del mercurio nel sangue della madre. Mangiare pesce appena due o più volte alla settimana, nei test, secondo il CDC ha causato l'aumento dei livelli di mercurio sette volte in più di quelli riscontrati nelle donne che non avevano mangiato pesce per un mese. Per questo è consigliabile per le donne in gravidanza, di evitare di mangiare pesce a meno che non sia possibile verificare, tramite test di laboratorio, l'assenza di mercurio. L'ironia è che, se non fosse per il crescente rischio di contaminazione da sostanze come il mercurio, la melammina e il possibile contatto con acqua non potabile, il pesce davvero sarebbe la fonte di cibo ottimale per il suo contenuto in omega 3.

PRATICAMENTE TUTTI I PESCI SONO A RISCHIO DI TOSSICITA’

Oltre che il tonno, sia in scatola che crudo stile sushi, vi sono altri tipi di pesce che contengono allarmanti livelli di mercurio e altre sostanze tossiche. La questione dei prodotti ittici gravemente contaminati hanno fatto notizia per anni, e non ci sono miglioramenti. Altri esempi sono:

2003 - Secondo i dati della FDA, nel tonno bianco in scatola è stato trovato più mercurio che nel tonno fresco (0,353 ppm contro 0,118 ppm). I test indipendenti dalla Mercury Policy Project ha rilevato che la concentrazione media di mercurio nel tonno bianco in scatola era nella maggior parte dei campioni superiore a 0,5 ppm.

2005 – Il 68 per cento dei campioni di pesce spada testati presentava un contenuto in mercurio al di sopra del limite FDA di 1 ppm. La concentrazione media di mercurio trovata è stata 1.38 ppm.

2007 - "La dichiarazione di Madison su Mercury Pollution", pubblicata nel marzo 2007 ha diramato un avviso generale a livello mondiale per il pubblico di stare attenti a quanto e quale pesce si mangia, affermando che le concentrazioni di mercurio crescenti sono ora riscontrabili in un certo numero di specie ittiche di fauna selvatica che si nutrono di pesce nelle aree più remote del pianeta.

Come possono dunque i consumatori di pesce essere certi che quanto acquistato non provenga da acque contaminate da mercurio?

ALTERNATIVE SICURE ESISTONO ANCORA

Io credo ci sia ancora un modo sicuro ed efficace per ottenere tutti i benefici per la salute degli omega-3 del pesce senza il rischio mercurio, semplicemente:

- Scegliendo pesci più piccoli: vi sono molto meno probabilità che siano contaminati, tipo le sardine, le alici e altri pesci piccoli che probabilmente sono esenti da tossine. 
- Mangiando solo pesce pescato fresco, in zone dove sia stato controllato e che all'analisi sia risultato privo di mercurio. 
- Privilegiando i pesci locali: l'Italia ha un'enorme estensione di coste dove si pesca dell'ottimo pesce per cui possiamo trovare del buon prodotto locale pescato fresco. E' anche facile sapere qual è lo stato di eventuale inquinamento del mare consultando le informazioni sanitarie locali.

04-01-2017

COSA SERVE:

• 6 bastoncini di liquirizia.
• 6 foglie di alloro.
• 1 litro d’acqua.

PREPARAZIONE:

Fate bollire 1 litro d’acqua in una pentola, appena l’acqua arriva all’ebollizione aggiungete i 6 bastoncini di liquirizia, abbassare il fuoco e fate bollire per 5 minuti. Trascorsi i minuti d’ebollizione aggiungete le 6 foglie di alloro e fate bollire per altri 5 minuti. Si consiglia di lavare bene le foglie d’alloro prima di farle bollire. Fate raffreddare il composto e servite da bere tiepido in un bel bicchiere. Il composto avanzato potrà essere messo in una bottiglia, così da riscaldare leggermente all’occorrenza. Procedimento da ripetere per 3 volte al giorno per 5 giorni. Potete tagliare, nella parte più lunga, i bastoncini di liquirizia in più pezzi, così da far rilasciare meglio la liquirizia contenente all’interno dei bastoncini.

04-01-2017

Il tasso di autismo tra i bambini americani è quasi raddoppiato nell'ultimo decennio, secondo un rapporto pubblicato dalla US Centers for Disease Control and Prevention (CDC), passando da circa uno su 150 bambini nel 2000, a circa uno su 88 nel 2008, l'anno in cui sono state effettuate le ultime stime ufficiali. E’ interessante notare che questo costante aumento dei tassi di autismo coincide perfettamente con l’aumento dei programmi di vaccinazione approvati dal CDC e notevolmente aumentati dal 1980. Ad esempio, nel 1983, il CDC consigliava soltanto 10 vaccini per i bambini dalla nascita fino a sei anni. Oggi, quel numero è aumentato in modo significativo arrivando a 29, molti dei quali sono assunti tutti in una sola volta o in combinazioni, come quelli del morbillo, parotite e rosolia (MMR). Eppure il sistema medico tradizionale, i suoi alleati nel governo e i media stanno volutamente ignorando questo fatto evidente, dando la colpa di provocare l'autismo a "cause sconosciute" e "genetica", che sono le due chiavi più comuni tra tutti i capri espiatori. E per spiegare l'aumento drastico dei tassi di autismo nel corso degli anni, viene sostenuta la tesi che non vi è alcun aumento - i tassi di autismo, apparentemente elevati sono semplicemente il risultato di migliori metodi di screening che ora portano all’identificazione di più casi. Vaccini, fluoruro, MSG, OGM, prodotti chimici tossici, prodotti alimentari trasformati - le vere cause dell'autismo. Purtroppo, queste scuse ridicole e non scientifiche riferite all'aumento di questa epidemia, sono prese sul serio da molte persone, mentre le vere cause dell'autismo - vaccini, fluoro, glutammato monosodico (MSG), organismi geneticamente modificati (OGM), prodotti chimici tossici e alimenti trattati - continuano a rimanere un tabù quando si parla di autismo.
Ma ogni essere umano razionale che spende del tempo ad indagare ed individuare la scienza dietro ai disturbi legati allo spettro autistico, che come minimo sono influenzati da queste tossine, si accorgerebbe subito che la brutta verità sull’autismo è stata nascosta al pubblico. Mentre questi fattori potrebbero non causare sintomi di autismo in ogni singola persona che viene esposta a loro, sicuramente possono scatenarli in molti, soprattutto quando le esposizioni sono combinate e persistenti. I vaccini, per esempio, che il sistema medico ha presuntuosamente escluso come fattore scatenante dell'autismo, continuano ad essere citati nelle ricerche non sponsorizzate da ditte farmaceutiche, come una causa dell'autismo. Sia che contengano thimerosal (mercurio) o meno, i vaccini sono definitivamente legati a disturbi neurologici che erano in gran parte inesistenti prima delle campagne di vaccinazione di massa. Anche il "vaccine court", tribunale speciale per giudicare i danni da vaccino, lo ha silenziosamente ammesso, dopo aver dibattuto con diverse famiglie i cui bambini sono stati danneggiati dai vaccini. Già nel 2009, per esempio, il sopra citato tribunale ha stabilito che, Banks Bailey, un giovane ragazzo che ha evidenziato danni cerebrali acuti dopo la somministrazione del vaccino MMR, che questi erano stati indotti proprio dal vaccino. Il “Giudice Speciale” Richard Abell, ha scritto che "il vaccino MMR in questione ha effettivamente causato le condizioni di cui Bailey ha sofferto e di cui continua a soffrire". Il caso è stato uno dei tanti che ha ricevuto poca o nessuna attenzione dai media, eppure la dice lunga sui pericoli associati ai vaccini. Inoltre, evidenzia le menzogne dei negazionisti che hanno dichiarato che i vaccini non sono in alcun modo collegati ad autismo - caso chiuso. E poi, oltre ai vaccini, anche il fluoro, l'MSG, gli OGM, le sostanze chimiche tossiche, sia nell'ambiente che nella catena alimentare, e i prodotti alimentari trasformati in generale, sono stati collegati ai disturbi dello spettro autistico.

 

https://www.cdc.gov/vaccines/parents/downloads/parent-ver-sch-0-6yrs.pdf

http://www.ageofautism.com/2009/02/thoughtful-house-center-for-children-on-court-ruling-mmr-causes-autistic-disorder.html

http://www.msgtruth.org/autism.htm

http://www.tacanow.org/family-resources/living-in-a-toxic-world/

http://edition.cnn.com/2012/03/29/health/autism/?hpt=hp_t1

Martedì, 03 Gennaio 2017 08:19

LE PROPRIETA’ BENEFICHE DEL CORIANDOLO.

03-01-2017

E' una spezia poco usata in Italia ma è una delle spezie più antiche comunemente utilizzate nel continente asiatico. Il nome ci ricorda il festoso carnevale. Il motivo per cui oggi chiamiamo coriandoli i pezzetti di carta colorata che, per tradizione si lanciano a Carnevale, deriva da un uso radicato nel XV secolo durante i festeggiamenti in cui si lanciavano confetti che spesso consistevano in semi di coriandolo glassati. Nel tempo questi dolcetti di zucchero si sono trasformati fino a diventare i dischetti di carta che conosciamo oggi e che hanno mantenuto il nome della spezia che sostituiscono.

PROPRIETA’ BENEFICHE DEL CORIANDOLO

• Detossificante da metalli tossici e inquinanti chimici (è bene assumerlo con la zeolite che svolge un’azione più diffusa su tutto il corpo e assorbe i metalli rimessi in circolo dal coriandolo).
• Digestivo: benefico nei casi di digestione lenta, spasmi gastrici, colon irritabile, diarrea, dolori di stomaco, colite (infiammazione intestino crasso) e mal di testa da cattiva digestione.
• Elimina le forme fermentative intestinali e infezioni gastrointestinali.
• Carminativo: evita la formazione di gas intestinali.
• Contrasta l’obesità, favorendo un corretto metabolismo dei carboidrati.
• Rilassante muscolare, quindi allevia l'ansia e induce il buon sonno.
• Antiossidante (combatte la formazione dei radicali liberi dovuta a stress e a tossine).
• Antisettico (ha proprietà di rallentare o impedire lo sviluppo di microbi all’interno o sulla superficie esterna dell’organismo).

Viene utilizzato per:

- INFIAMMAZIONI CUTANEE: il cineolo, uno degli 11 componenti degli oli essenziali e l'acido linoleico, sono entrambi presenti nel coriandolo, possiedono proprietà antireumatiche e antiartritiche. Contribuiscono a ridurre il gonfiore causato da queste due patologie. Aiuta anche a risolvere altri tipi di gonfiori, come ad esempio il gonfiore da malfunzionamento renale perché alcuni dei componenti del coriandolo sono diuretici e facilitano il rilascio di acqua in eccesso dal corpo.

- ALTI LIVELLI DI COLESTEROLO: Alcuni degli acidi presenti nel coriandolo, come l'acido linoleico, l'acido oleico, l'acido palmitico, l'acido stearico e l'acido ascorbico (vitamina C) sono molto efficaci nel ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e ridurre la deposizione di colesterolo lungo le pareti interne delle arterie e delle vene.

- DIARREA: Alcuni dei componenti degli oli essenziali che si trovano nel coriandolo, come il borneolo e il linalolo, aiutano la digestione e il corretto funzionamento del fegato, ma aiutano anche a ridurre la diarrea. E utile in particolare per curare la diarrea causata da azione microbica e fungina poiché contiene componenti come il cineolo, il borneolo, il limonene, l'alfa-pinene e il beta-phelandrene che hanno effetti antibatterici.

- ULCERE DELLA BOCCA: Il citronelolo, un componente dell’olio essenziale presente nel coriandolo, è un ottimo antisettico. Inoltre, altri componenti hanno effetti antimicrobici e favoriscono la guarigione di ferite e ulcere nella bocca e rinfrescano l'alito.

- ANEMIA: Il coriandolo ha un alto contenuto di ferro, prezioso per le persone che soffrono di anemia.

- DIGESTIONE: Il coriandolo aiuta nella corretta secrezione di enzimi e succhi digestivi nello stomaco, stimolando la digestione e il movimento peristaltico. E’ anche utile nel trattamento di disturbi alimentari come l'anoressia.

- PICCOLI ESANTEMI: L’olio essenziale di coriandolo è ricco di antimicrobici, antiossidanti, e componenti disintossicanti. La presenza di vitamina C e ferro rafforza il sistema immunitario. Queste proprietà aiutano a prevenire e curare le eruzioni cutanee.

- DISTURBI MESTRUALI: Il coriandolo è uno stimolante naturale, e regola la corretta secrezione delle ghiandole endocrine che hanno un impatto ormonale, per cui aiuta a regolare i cicli mestruali riducendo il dolore ad essi associato.

- CURA DEGLI OCCHI: Il coriandolo è ricco di antiossidanti, vitamina A, vitamina C e sali minerali come il fosforo, che tendono ad evitare i disturbi della vista come la degenerazione maculare e ridurre la tensione e lo stress agli occhi.

- CONGIUNTIVITE: Come detto in precedenza, il coriandolo è un ottimo disinfettante ed ha proprietà antimicrobiche che proteggono gli occhi da malattie infiammatorie come la congiuntivite.

- DISTURBI DELLA PELLE: Le proprietà disinfettanti, disintossicanti, antisettiche, antimicotiche e antiossidanti del coriandolo sono ideali per attenuare i disturbi della pelle come eczemi, secchezza e infezioni fungine.

- GLICEMIA: Per l'effetto stimolante del coriandolo sulle ghiandole endocrine sulla secrezione di insulina, ne aumenta il livello nel sangue. L'insulina regola la corretta assimilazione e l'assorbimento dello zucchero e il conseguente livello di glicemia nel sangue. Questa proprietà è particolarmente utile per i pazienti che soffrono di diabete e di altre condizioni correlate.

- ALTRI VANTAGGI: Il coriandolo aiuta a curare ulcere, infiammazioni, spasmi, e agisce come espettorante e protegge il fegato. E 'antitumorale, anticonvulsivante, e antistaminico.

I composti chimici del coriandolo effettivamente si legano ai metalli pesanti e li allontanano dai tessuti, sangue e organi aiutando il trasporto di queste sostanze nocive dal corpo verso l'eliminazione. Vi è anche una grande quantità di letteratura che indica il coriandolo come uno dei migliori agenti di chelazione in natura, in particolare per coloro che sono stati esposti ad alti livelli di mercurio. Il mercurio in eccesso è un problema comune che può essere dovuto alle otturazioni dei denti con l'amalgama, alle vaccinazioni o all'eccessivo consumo di pesci predatori di grossa taglia (tonno, pesce spada). Le persone che soffrono a causa del mercurio in eccesso e hanno la sensazione di disorientamento derivante dall'avvelenamento possono trovare sollievo nel consumare consistenti e regolari quantità di coriandolo per un periodo prolungato. Secondo il Dr Dietrich Klinghardt, fondatore della Klinghardt Academy (USA), del the American Academy of Neural Therapy, Direttore medico dell'Institute of Neurobiology, fondatore e presidente dell'Institute for Neurobiology (Germania) e (Svizzera): “Questa erba da cucina è in grado di mobilitare il mercurio, il cadmio, il piombo e l'alluminio tanto nelle ossa che nel sistema nervoso centrale. È probabilmente l’unico agente efficace nel mobilitare il mercurio immagazzinato nello spazio intracellulare e nel nucleo della cellula (invertendo il danno al DNA da mercurio)”. Essendo l'azione di rimozione molto efficace, può instaurarsi un processo chiamato re-intossicazione se le tossine rimosse dal coriandolo sono quantitativamente superiori a quanto il corpo è in grado di espellere: le tossine non espulse possono invadere il tessuto connettivo (ove risiedono i nervi) con un alto effetto di dannosità dovuto ai metalli che erano precedentemente depositati in altri tessuti del corpo. Per evitare queste possibili reazioni, in questi casi è bene consumare anche altre erbe benefiche come la clorella che aiutano l'espulsione dei metalli pesanti mobilitati dal coriandolo. Una nuova ricerca condotta dall’Università di Beira Interior, (Portogallo), partita dalla constatazione di come gli antibatterici artificiali stiano perdendo sempre più efficacia e in parallelo i patogeni sviluppino una sempre più tenace farmaco-resistenza, recentemente studiando l’Escherichia Coli ha chiarito ancora meglio le proprietà terapeutiche dell’olio essenziale di coriandolo in particolare sulla sua efficacia contro i batteri che attaccano i cibi.

EFFETTI COLLATERALI O CONTROINDICAZIONI

Mentre molte fonti affermano che il coriandolo ha pochi effetti collaterali negativi, ci sono alcune fonti che avvertono di non usare le foglie della spezia durante la gravidanza in quanto possono portare ad un aumento di probabilità di aborto spontaneo o possono ridurre le possibilità di concepimento in donne che desiderano una gravidanza. In ogni caso, in stato di gravidanza o allattamento è bene consultare un esperto prima di consumare il coriandolo in qualsiasi forma.

UTILIZZO IN CUCINA

Il coriandolo, col suo aroma delicato, può essere aggiunto a molte preparazioni gastronomiche senza coprire il gusto delle pietanze. Questa spezia si presta molto bene a insaporire zuppe e minestre, legumi, carne, pesce e verdure, in particolar modo i cavoli e i crauti. I semi interi sono indicati nella preparazione di sottaceti e salamoie mentre macinati sono perfetti per insaporire la carne. Degli accostamenti con altre spezie da provare sono quelli con il timo e il pepe per dare un tocco esotico al riso bollito e quello con la noce moscata per insaporire il purè di patate. E’ uno dei principali ingredienti del curry. Generalmente si macinano prima dell’uso per insaporire cipolle, patate, lenticchie, barbabietole. Dà vivacità ai piatti a base di pesce, ma anche agli arrosti. Il coriandolo è anche usato nella preparazione di liquori e digestivi, lo troviamo ad esempio nel Ratafià, nel Gin e nello Chartreuse.

 

03-01-2017

Che i pistacchi combattono il diabete meglio dei farmaci, nessuno ve lo dice perché costano poco, almeno è quanto sostengono coloro che ritengono che molti rimedi naturali non sono sufficientemente incentivati per non danneggiare l’industria farmaceutica e il business ad essa collegato. Che i pistacchi facciano comunque bene alla salute, un pò come tutta la frutta secca con guscio, è un fatto ormai noto. La ricerca ha finalmente rivalutato la frutta secca che, invece, per anni era stata considerata la nemica, in particolar modo del cuore. Ora sembra che possa essere anche un valido aiuto per prevenire il diabete di tipo 2, e questo vale in particolar modo per i pistacchi, come sembra aver dimostrato una recente ricerca, promossa dall’American Pistachio Growers, l’associazione che rappresenta i coltivatori di pistacchio USA, i cui risultati sono stati presentati al recente convegno European Congress on Obesity che si è tenuto a Sofia, in Bulgaria. Sembrerebbe che un regolare consumo di pistacchi possa essere in grado di migliorare la resistenza all’insulina, e quindi anche di proteggere l’organismo dal diabete di tipo 2, patologia che negli ultimi anni sta facendo registrare una significativa crescita. Le tante ricerche effettuate in tutto il mondo negli ultimi anni hanno ormai sancito che la differenza tra la buona e la cattiva salute passa per l’alimentazione. Ciò che si consuma ogni giorno determina, in buona misura, la salute di tutti. Vi sono una serie di alimenti naturali, tutti praticamente appartenenti al mondo vegetale, che possono essere considerati a tutti gli effetti veri amici della salute, perché ricchi di tante sostanze che sono indispensabili per la salute dell’organismo. Tra questi, appunto, anche i pistacchi, eccellente fonte di acidi grassi insaturi, amici del cuore, ma anche di altre sostanze antinfiammatorie e antiossidanti.
Questi ultimi, in particolare, sono in grado di contrastare i radicali liberi, i responsabili dell’invecchiamento cellulare e quindi anche di numerose malattie quali i tumori e le patologie degenerative. La ricerca citata in precedenza, si è avvalsa della collaborazione volontaria di 54 persone, suddivise in due gruppi, cui è stato chiesto di seguire una specifica dieta per 4 mesi. Il primo gruppo seguiva una dieta ricca di pistacchi, 57 grammi al giorno, mentre il secondo gruppo una dieta così detta di controllo, in cui i pistacchi non erano presenti. Alla fine del periodo di osservazione, i due gruppi sono stati sottoposti ad una serie di analisi di verifica. I soggetti del gruppo che aveva seguito la dieta ricca di pistacchi hanno fatto registrare una significativa riduzione della resistenza all’insulina, con livelli di glicemia a digiuno sempre nella norma, cosa che invece non si è potuto registrare nei soggetti che non avevano aggiunto i pistacchi alla dieta. Il diabete di tipo 2 è una patologia seria che rappresenta altresì un ulteriore grave fattore di rischio per malattie cardiovascolari, quindi anche infarto e ictus. Può essere prevenuta con un corretto stile di vita, quindi con un regime alimentare sano ed equilibrato e anche praticando un’attività fisica, meglio di tipo aerobico, costante e non occasionale. Ora, in base alla ricerca presa in considerazione, è possibile prevenire questa malattia anche inserendo nella dieta di tutti i giorni, tra i vari alimenti naturali, anche i pistacchi che hanno il vantaggio di avere anche un costo più che accessibile, sono buoni e vanno bene sempre dal momento che possono trovare tante applicazioni in cucina, visto che si sposano con diverse ricette. Si possono aggiungere tritati alle insalate, quando si manteca la pasta o il riso, nelle focacce, nei dolci, anche al pane, insomma basta lasciare solo spazio alla fantasia culinaria per trovare un modo sempre nuovo per poterli assumere tutti i giorni. Il nostro organismo ci ringrazierà.

 

http://www.americanpistachios.it/blood-sugar-management

http://www.reuters.com/article/us-health-diabetes-pistachios-idUSKBN0GW2IZ20140901

http://care.diabetesjournals.org/content/early/2014/08/07/dc14-1431

Martedì, 03 Gennaio 2017 07:56

STITICHEZZA: I MIGLIORI LASSATIVI NATURALI.

03-01-2017

Come risolvere il problema della stitichezza in maniera naturale? E' possibile ricorrere ad alcuni rimedi naturali per provare a ritrovare la regolarità intestinale perduta e per stimolare l'attività dell'intestino stesso. Fondamentale è il consumo di alimenti ricchi di fibre, che facilitano il transito intestinale, accompagnati dal consumo di acqua, da preferire sempre alle bevande gassate e zuccherate. Se la stitichezza vi accompagna, provate ad allontanarla cercando di seguire almeno uno dei prossimi semplici suggerimenti.

1. SEMI DI LINO

Un rimedio naturale contro la stitichezza ed utile per facilitare il transito intestinale consiste nel consumare una volta al giorno due cucchiai di semi di lino interi. Subito dopo dovrà essere bevuto un bicchiere di acqua tiepida o a temperatura ambiente, in modo che nell'intestino i semi di lino possano formare delle mucillagini dall'effetto coadiuvante per il transito intestinale ed emolliente per le pareti intestinali.

2. FICHI D'INDIA

I fichi d'India, nonostante quel che si può comunemente pensare, possono essere considerati come un alimento dall'effetto lassativo e come un rimedio naturale contro la stitichezza. I fichi d'India a tale scopo possono essere consumati sia freschi, dopo essere stati accuratamente sbucciati, sia a seguito della loro essiccazione al sole. Le credenze comuni attribuiscono loro un effetto contrario, ma se assunti in piccole dosi - uno al giorno - possono davvero essere d'aiuto in quanto contengono mucillagini che favoriscono il transito intestinale e piccoli semi che si comportano in maniera simile alle fibre vegetali nel contribuire alla pulizia dell'intestino.

3. PRUGNE

Le prugne sono probabilmente il rimedio naturale lassativo più noto, nella loro versione fresca e soprattutto in forma essiccata. Esse non contribuiscono soltanto a migliorare una situazione di stitichezza, ma anche ad abbassare il colesterolo, il rischio di cancro e di patologie cardiache. Sono inoltre ricche di vitamina A e di potassio.

4. ACQUA DI COCCO

L'acqua di cocco viene considerata come un efficace rimedio naturale lassativo, utile in caso di stitichezza. Essa inoltre facilita la digestione e la pulizia del tratto urinario. Può contribuire ad abbassare i livelli del colesterolo e a prevenire la comparsa dell'arteriosclerosi. Riduce la pressione a livello oculare e il rischio di glaucoma. Contribuisce a favorire i movimenti peristaltici e la regolarità intestinale.

5. LEGUMI

I legumi sono completamente privi di colesterolo, ma allo stesso tempo particolarmente ricchi di fibre utili a favorire il corretto funzionamento dell'intestino. Bisogna tenere conto dell'importanza di abbinare il consumo dei legumi a quello di cereali, soprattutto integrali, in modo da poter ottenere attraverso l'alimentazione tutti gli amminoacidi necessari al nostro organismo.

6. ALOE VERA

L'aloe vera rappresenta una delle piante curative più utilizzate per la salvaguardia della salute nel corso dei secoli. Il gel contenuto nelle sue foglie è stato impiegato a lungo per la cura di ferite e problemi della pelle, ma anche per il suo effetto lassativo. Il succo di aloe vera svolge un'azione protettiva nei confronti dell'intestino, normalizza le secrezioni intestinali e può essere d'aiuto in caso di stitichezza.

7. FRUTTA SECCA

La frutta secca è ricca di fibre e per questo motivo può essere utile in caso di stitichezza. Un effetto emolliente nei confronti dell'intestino può essere svolto dalle mandorle e dall'olio di mandorle dolci adatto per uso alimentare. Le mandorle sono inoltre ricche di calcio e per questo motivo il loro consumo è indicato quotidianamente, insieme a quello di noci, che a loro volta rappresentano una delle principali fonti vegetali di omega-3.

8. ATTIVITA' FISICA

Oltre a seguire una alimentazione corretta, ricca di acqua e di fibre, l'esercizio fisico rappresenta un ingrediente importante nella cura e nella prevenzione della stitichezza. Secondo gli esperti, mantenersi in movimento ed evitare la vita sedentaria contribuisce a regolarizzare l'attività intestinale e a favorire il corretto funzionamento dell'intestino. L'attività fisica deve essere svolta con costanza perché apporti i benefici sperati.

9. BARBABIETOLE

Le barbabietole, insieme ad altri ortaggi, come le verze, contribuiscono in maniera eccellente a favorire la mobilità intestinale. Dovrebbero essere quindi considerate come uno dei primi alimenti a cui ricorrere, insieme alle prugne. Nei casi di stitichezza cronica è possibile consumare le barbabietole bollite anche giornalmente, nella quantità di 100-150 grammi. Esse svolgono anche un'azione diuretica e sono ricche di acido folico, utile in gravidanza e per la prevenzione di malattie cardiovascolari.

Martedì, 03 Gennaio 2017 07:52

LE MOLTEPLICI PROPRIETA' DELLA QUINOA.

03-01-2017

La quinoa è una pianta originaria del Sud America che possiede molteplici proprietà. Erroneamente paragonata a un cereale per il suo alto apporto di amido, è invece imparentata con spinaci e barbabietole. Ma quali sono i principali effetti benefici di questa pianta? Come dicevo prima, la quinoa non è un cereale, ma molte persone la utilizzano come tale. Non contiene glutine ed è quindi un alimento che può essere consumato da tutte quelle persone che soffrono di celiachia. È una delle piante che contiene più proprietà nutritive in assoluto. Per questo, è particolarmente adatta a chi segue una dieta: consente infatti di assorbire sostanze nutrienti, senza il rischio di ingrassare o appesantirsi. Per la stessa ragione, il suo consumo è particolarmente indicato anche per le donne in gravidanza e i bambini. Se soffrite di emicrania, la quinoa potrebbe essere la soluzione che fa per voi! Grazie alla presenza di riboflavina (vitamina B2) consente la riduzione di questo fastidioso disturbo. Non solo, contiene anche vitamina E e vitamina C, importanti entrambe per combattere i radicali liberi, l’invecchiamento della pelle, rinvigorire l’apparato circolatorio e rafforzare il tessuto organico. Infine, per quanti decidono di adottare uno stile di vita vegano, la quinoa è un’ottima fonte alternativa di proteine. I suoi utilizzi sono veramente tanti, non c’è che dire, ma questa pianta non viene utilizzata solamente come alimento. Oltre ad essere consumata sotto forma di farina, o direttamente come chicchi, può essere utilizzata per la preparazione di detergenti per il bucato. La quinoa, infatti, è avvolta da una sostanza saponina che deve essere lavata via prima della cottura, per eliminare il tipico sapore amaro. Gli steli della pianta vengono poi utilizzati per tingere i tessuti in maniera artigianale. Ma come si mangia? Intanto, partiamo dall’uso più comune: i chicchi di quinoa possono essere macinati per dar vita a una farina completamente priva di glutine. In genere, nei negozi di prodotti biologici è possibile trovarla già preparata. In alternativa, potete cucinare i chicchi come fareste con la pasta. Ricordatevi di sciacquarli prima però! I chicchi di quinoa sono ottimi se abbinati con verdure e legumi o accompagnati alla frutta secca per creare un muesli gustoso da mangiare la mattina. La farina può essere utilizzata anche per la preparazione di biscotti. La potete trovare nei negozi di cibi biologici, negli scaffali dei supermercati (quelli più forniti) accanto ai cereali o nelle erboristerie. Ne esistono tre tipi: giallo, rosso e nero.

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