Angelo Ortisi
PULIRE CON LE BUCCE DELLA FRUTTA.
21-01-2017
Buccia della frutta? Non si spreca nulla! Ecco alcuni metodi per servirsene:
BUCCIA DI LIMONE
Fai bollire la buccia di un limone in un litro d’acqua per circa 10 minuti, lascia che si raffreddi per avere un buon “detersivo” per pulire le superfici sporche di grasso, il forno, pulire e lucidare l’acciaio, il rame e l’ottone, pulire la caffettiera e la teiera, pulire il lavandino. Usa la buccia così com'è per deodorare l’ambiente e per allontanare gli insetti.
BUCCIA DI ARANCIO
Fai bollire la buccia di un arancio e quella di mezzo limone in un litro d’acqua per circa 10 minuti, lascia che si raffreddi per avere un buon “detersivo” per togliere il calcare dai rubinetti, dai lavandini, pulire i tappi dei lavandini, pulire vetri e specchi. Per ottenere un “detersivo” che duri a lungo invece metti le bucce di 5 arance dentro ad un vaso di vetro da 500 ml e riempilo di aceto. Dopo qualche giorno, quando l’aceto si sarà colorato di arancione, versalo in uno spruzzino e usalo per pulire vetri e specchi, pavimenti, sedie in plastica e in legno, ripiani, cucina e bagno. Inoltre, le bucce di arancio e limone lasciate essiccare al sole o in un apposito essiccatore e poi sminuzzate finemente possono diventare fantastici pot-pourri da utilizzare per profumare la casa o messi in sacchettini di cotone come profumo per cassetti, armadi e scarpiere.
BUCCIA DI BANANA
Il potassio contenuto nella banana cattura lo sporco più resistente. Si può usare l’interno della buccia di banana, semplicemente strofinandone quella parte sul materiale da pulire. E’ ottimo per pulire e lucidare le scarpe e pulire e lucidare l’argenteria.
IL PARKINSON POTREBBE NASCERE NELL’INTESTINO.
20-01-2017
Il morbo di Parkinson potrebbe manifestarsi e progredire a partire dall'intestino. È questa la teoria sviluppata in uno studio compiuto da un team di ricercatori statunitensi che potrebbe cambiare l'approccio a una patologia ancora incurabile. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica “Cell”, ha permesso di ipotizzare che i disordini neurologici sarebbero generati direttamente da alcuni batteri presenti nel microbioma intestinale, che è l'insieme dei microorganismi simbionti che si trovano nel tubo digerente dell'uomo. La sperimentazione è stata condotta per ora solo su topi da laboratorio. Gli scienziati hanno cercato di studiare tutti quei fattori che favoriscono l'insorgere dei sintomi tipici del Parkinson: in particolare, il tremolìo e la difficoltà di movimento. Per riuscirci hanno osservato il comportamento di un gruppo di topi geneticamente programmati per sviluppare alti livelli di alfa-sinucleina, la proteina direttamente associata ai danni cerebrali provocati dal Parkinson. Si è notato come solo gli animali con alcuni batteri nello stomaco avessero sviluppato i sintomi tipici del morbo, mentre i topi che ne erano sprovvisti rimanevano in buona salute. Ulteriori test hanno, infine, mostrato come il trapianto nelle cavie dei batteri intestinali prelevati dai pazienti affetti dalla patologia neurodegenerativa aggravasse in misura esponenziale i sintomi, rispetto ai topi trapiantati con batteri presi da persone sane.
I risultati della ricerca hanno portato gli scienziati a credere che alcuni dei batteri studiati rilascino sostanze chimiche capaci di sovraeccitare parti del cervello e, dunque, portare al danno neurologico. Se le successive ricerche dovessero confermare questi dati, potrebbe cambiare l'approccio stesso allo studio e al trattamento clinico del morbo di Parkinson, mediante l'introduzione di farmaci che, dicono gli scienziati, siano capaci di regolare i batteri intestinali e i probiotici. Tuttavia, sebbene i risultati della ricerca siano promettenti, rimane come sempre, la necessità di confermarli con ulteriori test sugli esseri umani. Per il momento i ricercatori si dichiarano soddisfatti dei dati raccolti e non escludono la possibilità che in futuro la terapia per i danni cerebrali possa partire dall'uso dei farmaci usati per la cura dell'apparato digerente.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27912057
https://www.sciencedaily.com/releases/2016/12/161201122159.htm
10 DISINTOSSICANTI NATURALI.
20-01-2017
Esistono molte tecniche ed integratori utili per la disintossicazione dell’organismo. Una di esse è nutrirsi con alimenti naturalmente disintossicanti. Ecco un elenco di alimenti integrabili alla nostra dieta.
1. FRUTTA
Ricca di liquidi, aiuta l’organismo a lavare via le tossine. E’ anche molto digeribile e ricca di antiossidanti, nutrienti, fibre e vitamine.
2. ORTAGGI VERDI
Alghe verdi, orzo, cavoli, spinaci, spirulina, erba medica, bietole, rucola, o altre verdure a foglia verde, contribuiscono ad apportare clorofilla all’apparato digerente. Quest’ultima depura l’organismo da tossine ambientali come metalli, erbicidi, prodotti per la pulizia e pesticidi. E’ anche molto utile nella disintossicazione epatica.
3. LIMONE, ARANCE, LIME
Gli agrumi aiutano l’organismo nell’individuare le tossine e far partire gli adeguati processi enzimatici all’interno dello stomaco. Il succo di limone supporta il fegato nei suoi processi di disintossicazione. Per potenziarne gli effetti, si può incominciare la giornata con un bicchiere di limonata calda.
Ricorda: la vitamina C è la migliore vitamina per fini disintossicanti, dal momento che trasforma le tossine in materia digeribile. Assumere più vitamina C significa ottenere maggiori benefici.
4. AGLIO
E’ uno degli alimenti in assoluto più utili alla disintossicazione. Aiuta a stimolare il fegato a produrre enzimi disintossicanti.
5. GERMOGLI DI BROCCOLI
Estremamente ricchi di antiossidanti, i germogli di broccoli stimolano specificamente la produzione di enzimi di disintossicazione nel tratto digestivo. I germogli sono in realtà molto più efficaci della pianta adulta.
6. TE’ VERDE
Il tè verde lava le tossine dal sistema e contiene un tipo speciale di antiossidanti chiamati catechine, note per incrementare la funzionalità epatica.
7. FAGIOLI MUNG
Il fagiolo Mung è utilizzato dai medici ayurvedici da migliaia di anni. E’ incredibilmente facile da digerire, e assorbe i residui tossici dalle pareti intestinali.
8. ALTRE VERDURE CRUDE
Da consumarsi crude (anche in bevande frullate): cipolle, carote, carciofi, asparagi, broccoli, cavoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiori, aglio, barbabietole, curcuma, origano. La combinazione di questi alimenti aiuta il fegato a spurgare le tossine grazie all’elevato contenuto di zolfo. Lo zolfo aiuta il fegato a disintossicarsi da sostanze chimiche nocive.
9. SEMI E NOCI
Aggiungi alla tua dieta semi di lino, di zucca, mandorle, noci, semi di canapa, semi di sesamo, semi di chia, semi di girasole, sono tutte opzioni eccellenti.
10. OLI OMEGA-3
Assumi olio di canapa, d’avocado, d’oliva, o di semi di lino durante la dieta. Aiuterà a lubrificare le tue pareti intestinali, permettendo alle tossine di essere eliminate più in fretta dall’organismo.
MEZZE VERITA' DELLA MEDICINA: SFATIAMO ALCUNI LUOGHI COMUNI.
20-01-2017
“Mezze verità della medicina” è un testo scritto dal medico e presentatore televisivo Carsten Leukat che ha pensato di produrre questo testo per sfatare alcuni dei miti più comuni in fatto di scienza e salute. Mangiare toppa cioccolata, fa venire i brufoli? E masticare le gomme fa veramente male allo stomaco? A parlare dei falsi miti del mondo della medicina e a sfatarne alcuni tra i più noti ora ci pensa “Mezze verità della medicina”, una vera bibbia che ci guiderà verso una più ampia consapevolezza del funzionamento dell’organismo permettendoci di sganciarci dai luoghi comuni. Il cioccolato non fa venire i brufoli. Certo, se ci abbuffiamo di cioccolato al latte di sicuro qualche chiletto prima o poi si aggiungerà, ma non pensiate che sia la cioccolata ad essere responsabile degli antiestetici pedicelli sul vostro volto. Non è vero che le ferite guariscono se lasciate all’aria aperta: la convinzione comune è che la crosta si formi più rapidamente, ma in realtà se lasciate umide le ferite - dice Leukat - guariscono più in fretta.
Non è vero poi che una bella camminata dopo il pasto aiuta a digerire meglio. Anzi! Questa dicerìa comune, messa in pratica da molti, agevola l’insorgenza degli acidi e dei bruciori. Masticare le gomme fa male allo stomaco? Se una persona sta continuamente con la gomma in bocca, sì, altrimenti no! E le bibite gassate? Non combattono la diarrea, semmai la peggiorano! Di sicuro poi scrocchiare le dita non fa bene, ma non fa venire l’artrite, semplicemente indebolisce le articolazioni e causa infezione. Si tratta quindi di un atteggiamento comunque da evitare. Infine, il fuoco di Sant’Antonio non uccide e bere alcolici salendo di gradazione non ci preserva da brutte sorprese come una bella sbornia e un mal di testa il giorno successivo.
PILLOLE ALIMENTARI 8.
20-01-2017
- Contrariamente a quanto spesso si crede, le mandorle, ricchissime di grassi, non alzano il livello di colesterolo, ma addirittura lo abbassano; lo stesso accade con le noci. Questo è possibile perchè l'equilibrata composizione degli acidi grassi della mandorla, e forse anche la sua ricchezza di vitamina E, esercitano un'efficace azione antiossidante. Una ricerca compiuta nel Centro di Ricerche e Studi sulla Salute della California, ha rilevato gli effetti prodotti da 100 g di mandorle sul livello di colesterolo: in sole tre settimane, il livello medio di colesterolo dei pazienti presi in esame è diminuito da 235 mg/dl a 215 mg/dl. Si è trattato di un effetto ottimale, perchè il colesterolo diminuito era quello LDL (chiamato anche nocivo), mentre quello HDL (buono) non era diminuito.
- La segale conferisce elasticità alle pareti delle arterie, fluidifica il sangue e ne favorisce la circolazione. In realtà, tutti i cereali integrali esercitano questo effetto sulle arterie, ma sembra che quello della segale sia più intenso, probabilmente grazie ai suoi antiossidanti, come la vitamina E e il selenio, e alla grande quantità di fibre cellulosiche. Probabilmente nella segale esistono altre sostanze o elementi fitochimici ancora non conosciuti, che contribuiscono alla sua azione preventiva contro l'arteriosclerosi. Il consumo regolare giova a chi soffre di arteriosclerosi di qualsiasi tipo, ma soprattutto del tipo coronarico, che si manifesta con angina pectoris o infarto del miocardio.
- La papaia calma le mucose gastriche ed esercita un'azione antisettica, perciò è indicata contro qualsiasi tipo di colite: infettiva, ulcerosa, spastica (colon irritabile). Ricerche compiute in Giappone hanno dimostrato che la papaia, specialmente quando non è completamente matura, esercita un'azione batteriostatica (impedisce la proliferazione dei batteri) contro molti germi enteropatogeni, responsabili di infezioni intestinali: Enterobacter cloacae, Escherichia coli, Salmonella typhi, Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa e altri. La papaia è perciò molto indicata in caso di diarrea di origine infettiva.
- La cinarina e le altre sostanze presenti nel carciofo aumentano la diuresi (produzione di orina) e, soprattutto, la concentrazione dell'urea nell'orina. L'urea è una sostanza altamente tossica, che il nostro organismo, metabolizzando le proteine, produce continuamente e deve essere eliminata dai reni. Se, a causa di infezioni, infiammazioni (glomerulonefrite) o alterazioni del tessuto renale (nefrosi), i reni non funzionano più correttamente, si presenta un'insufficienza renale, seguita da un aumento del livello di urea nel sangue. In tutti questi casi, si consiglia di consumare carciofi in abbondanza, perchè contribuiscono a eliminare l'urea attraverso i reni e a disintossicare l'organismo. I carciofi sono indicati anche in caso di ritenzione di liquidi (edemi) con oliguria (scarsa produzione di orina).
- La bromelina (principio attivo presente nell'ananas) ha fornito risultati anche nella riduzione dei sintomi di sinusite e congestione nasale. In uno studio su 116 bambini di età inferiore agli 11 anni affetti da sinusite, è stata osservata l'azione della bromelina da sola o associata a una terapia standard. I bambini che avevano assunto bromelina hanno sperimentato la scomparsa dei sintomi dopo 7 giorni, contro gli 8 giorni dei pazienti che avevano assunto la terapia e i 9 giorni dei pazienti che avevano assunto tutte e due.
- Scartare completamente la parte bianca che ricopre gli spicchi degli agrumi dopo averli sbucciati è un errore. L'albedo (è così che si chiama lo strato bianco e spugnoso sotto la buccia) contiene pectine (un particolare tipo di fibra) che hanno la capacità di ostacolare l'assorbimento del colesterolo; inoltre, l'albedo è ricco di rutina, che permette la completa assimilazione della vitamina C da parte dell'organismo. Addirittura, sarebbe meglio consumare gli agrumi senza sbucciarli. La buccia, infatti, è una miniera di sostanze utili: contiene vitamina A e numerose essenze aromatiche (soprattutto limonene), che facilitano la digestione. Attenzione però: buccia sì, ma solo di agrumi biologici e, comunque, ben lavati.
- Il mango contribuisce alla salute della pelle, idratandola e ammorbidendola, infatti è scientificamente dimostrato che la carenza di vitamina A produce secchezza e desquamazione dell'epidermide. Il consumo abbondante di mango si consiglia in caso di eczemi, dermatosi (malattie non infiammatorie della pelle), secchezza della pelle e prevenzione contro l'invecchiamento precoce.
OCCHIAIE: CAUSE E 9 RIMEDI NATURALI.
20-01-2017
Le occhiaie: ecco un problema ricorrente da affrontare, non soltanto nel caso in cui si sia fatto tardi durante il weekend o la sera precedente ad un importante appuntamento di lavoro, ma anche perchè la presenza di segni scuri attorno agli occhi e di gonfiore potrebbe essere l'indicatore di alcune problematiche che il nostro organismo si ritrova ad affrontare, a nostra insaputa. Ecco allora alcune possibili cause della presenza di occhiaie ed i relativi rimedi naturali per attenuare il problema.
CAUSE DELLE OCCHIAIE
1. ASSOTTIGLIAMENTO DELLA PELLE
La pelle al di sotto degli occhi è molto sottile e delicata. Con il trascorrere degli anni, essa si assottiglia sempre di più, rendendo visibili i vasi sanguigni. Ciò contribuisce ad evidenziare le occhiaie. Si tratta di una condizione che può essere aggravata da un'esposizione eccessiva e priva di protezioni ai raggi solari.
2. ALLERGIE
La presenza di occhiaie può essere in taluni casi considerata un segno di allergia, soprattutto per coloro che soffrono di sensibilità a polvere, pollini e graminacee. Le occhiaie possono essere correlate anche ad allergie alimentari ed aggravate da prurito, bruciore agli occhi e necessità di strofinarli.
3. RITENZIONE IDRICA E DISIDRATAZIONE
A causa della ritenzione di liquidi da parte dell'organismo, i vasi sanguigni nella zona perioculare possono dilatarsi, avendo come conseguenza una presenza maggiormente evidente delle occhiaie. La ritenzione idrica potrebbe essere legata a problemi cardiaci, alla tiroide, ai reni o al fegato, ma anche all'assunzione di alcune tipologie di farmaci che la favoriscono. La presenza di occhiaie potrebbe inoltre essere dovuta a disidratazione, causata da una scarsa assunzione di acqua durante il giorno.
4. INSONNIA
Le occhiaie possono anche essere causate da insonnia e scarso riposo, che possono rendere il colorito più pallido e i capillari al di sotto degli occhi più evidenti.
5. ANEMIA
La presenza di occhiaie, accompagnata da un evidente pallore, potrebbe essere dovuta ad anemia e carenza di ferro, condizioni di cui sarebbe bene indagare immediatamente le cause, in modo da poter giungere ad una soluzione in tempi brevi, anche grazie ad alcuni rimedi naturali considerati efficaci.
RIMEDI NATURALI CONTRO LE OCCHIAIE
1. ANTIOSSIDANTI
Se le occhiaie sono causate da fragilità capillare, potrebbe rappresentare un buon rimedio arricchire la propria alimentazione con alcuni cibi ricchi di antiossidanti, come more, mirtilli, prezzemolo, cipolle, legumi e melograno. Tra le bevande ricche di antiossidanti troviamo il tè, con particolare riferimento al tè verde o al tè nero. Una loro eccessiva assunzione potrebbe però contribuire a ridurre l'assorbimento del ferro da parte dell'organismo.
2. VITAMINA C
Un ulteriore elemento nutritivo ritenuto in grado di rafforzare i capillari è costituito dalla vitamina C. Per assicurarsi una corretta assunzione giornaliera di tale vitamina è bene arricchire la propria dieta di arance e loro spremuta, carote, kiwi, succo di limone, peperoni, fragole, pomodori e lattuga.
3. BUSTINE DI TE’
Le bustine di tè, una volta fredde e dopo essere state ben strizzate, possono essere applicate al di sotto degli occhi in modo tale da attenuare il gonfiore e i segni causati dalla stanchezza, così da rendere le occhiaie meno evidenti. Prolungate l'applicazione delle bustine per almeno un quarto d'ora durante un momento di relax.
4. SUCCO E FETTINE DI CETRIOLO
Il succo di cetriolo, ottenuto utilizzando una centrifuga, o le stesse fettine di cetriolo, possono rappresentare un utile rimedio contro le occhini. Le fettine di cetriolo possono essere applicate direttamente sugli occhi chiusi per un quarto d'ora, magari mentre ci si dedica ad una maschera per il viso naturale. Il succo di cetriolo può essere utilizzato imbevendo delle garze o dei fazzolettini in cotone da applicare sugli occhi chiusi per il medesimo lasso di tempo.
5. RIPOSO
Se le occhiaie sono dovute a carenza di sonno, l'unico rimedio vero e proprio a cui ricorrere consiste nel cercare di dormire di più, ricordando come, secondo l'Ayurveda, sia importante addormentarsi non più tardi delle 11, poiché e nelle prime ore della notte che il nostro organismo si rigenera e si ricarica di energia, eliminando le scorie e favorendo la nascita di nuove cellule. In caso di insonnia, è possibile ricorrere ad alcuni rimedi naturali per provare ad affrontare il problema.
6. SUCCO DI POMODORO
Un altro rimedio naturale considerato efficace per attenuare i segni delle occhiaie è costituito dal succo di pomodoro, da applicare al di sotto degli occhi con l'aiuto di una garzina in cotone o di un fazzolettino. Il succo di pomodoro può contribuire ad attenuare eventuali gonfiori e a migliorare la tonalità della pelle al di sotto degli occhi.
7. RILASSAMENTO
La presenza di occhiaie potrebbe essere dovuta, oltre che allo scarso riposo, ad una persistente situazione di stress. Ecco perché sarebbe bene ricorrere almeno una volta al giorno ad alcuni semplici esercizi di rilassamento, come la respirazione profonda.
8. EQUILIBRIO ALIMENTARE
Secondo la medicina cinese, le occhiaie potrebbero essere il segno di uno squilibrio energetico a livello dei reni. Ecco che dunque potrebbe essere utile a risolvere il problema assumere alcuni alimenti adatti a riequilibrare la situazione, tra i quali troviamo noci, pistacchi, lamponi, finocchi e semi di aneto.
9. PATATE
Un semplice rimedio naturale per attenuare borse e occhiaie è costituito dall'applicazione sulle zone interessate di sottili fettine di patate, la cui applicazione potrà essere considerata come un vero e proprio impacco, in grado di attenuare sia il gonfiore attorno agli occhi, sia i segni scuri dovuti alla stanchezza.
GLI ALIMENTI CHE RIDUCONO IL RISCHIO DI ALZHEIMER.
19-01-2017
La malattia di Alzheimer è una delle cause più comuni di demenza. Questa malattia neurodegenerativa cronica di solito inizia lentamente e peggiora con il tempo. Alcune scelte dietetiche chiave possono aiutare a ridurre il rischio di Alzheimer. In realtà, molti alimenti migliorano la salute cognitiva e di conseguenza riducono il rischio di sviluppare la malattia. Di seguito un elenco di superfoods che riducono il rischio di Alzheimer:
1. MIRTILLI
I mirtilli sono ricchi di antiossidanti che proteggono il cervello dai danni dei radicali liberi. Essi proteggono anche il corpo da composti nocivi del ferro che possono causare malattie degenerative, come il morbo di Alzheimer, la sclerosi multipla e il morbo di Parkinson. Inoltre, i composti fitochimici, antociani e proantocianidine, presenti nei mirtilli offrono vantaggi neuroprotettivi. Uno studio del 2010 pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry suggerisce che la supplementazione di mirtillo può conferire benefici neurocognitivi. In seguito, uno studio del 2016 condotto da ricercatori dell’Università di Cincinnati riferisce che i mirtilli potrebbero essere un’altra arma nella lotta contro il morbo di Alzheimer. Lo studio dimostra che gli antiossidanti delle bacche possono aiutare a prevenire gli effetti devastanti di questa forma sempre più diffusa di demenza.
2. CAVOLI E ALTRE VERDURE A FOGLIA VERDE
Le verdure a foglia verde come i cavoli, aiutano a mantenere attive le capacità mentali, prevenire il declino cognitivo e ridurre il rischio di malattia di Alzheimer. Il cavolo è una ricca fonte di vitamina B12, che è molto importante per la salute cognitiva. Uno studio del 2013 pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences ha dimostrato che la supplementazione di vitamine B è in grado di rallentare il restringimento della regione del cervello associata alla malattia di Alzheimer. Inoltre, la vitamina K presente nei cavoli e in altre verdure a foglia verde, migliora la salute mentale. Uno studio del 2015 condotto da ricercatori della Rush University Medical Center riferisce che l’aggiunta di cavoli, spinaci e senape alla dieta potrebbe aiutare a rallentare il declino cognitivo. Lo studio ha esaminato i nutrienti responsabili dell’effetto e ha scoperto che è l’assunzione di vitamina K che rallenta il declino cognitivo. Mangiare un minimo di 1-2 porzioni di cavolo o di altre verdure a foglia verde al giorno può essere utile per scongiurare il morbo di Alzheimer.
3. TE’ VERDE
Quando si tratta di alimenti ricchi di antiossidanti per migliorare la potenza del cervello, il tè verde deve assolutamente essere incluso nella lista. La sua natura antiossidante supporta i vasi sanguigni del cervello. Inoltre, bere tè verde può ridurre la crescita della placca amiloide nel cervello che è collegata al morbo di Alzheimer e al Parkinson, le due patologie neurodegenerative più comuni. Uno studio del 2011 pubblicato sul Journal of Alzheimer riferisce che i polifenoli presenti nel tè verde ritardano il processo di invecchiamento e possono prevenire le malattie neurodegenerative. In effetti, le catechine presenti nel tè verde lavorano anche come modulatori del segnale intracellulare neuronale, influenzano il metabolismo, la sopravvivenza delle cellule e la funzione mitocondriale. Tutti questi fattori contribuiscono a proteggere dall’invecchiamento cerebrale e ridurre l’incidenza del morbo di Alzheimer. Un altro studio pubblicato nel 2012 sul Journal of Clinical Nutrition evidenzia gli effetti neurali dell’estratto di tè verde sulla corteccia prefrontale dorsolaterale, che è importante per mediare l’elaborazione della memoria nel cervello umano. Bere 2-3 tazze di tè verde al giorno per proteggere la salute a lungo termine del cervello.
4. CANNELLA
E’ una spezia popolare che può contribuire a ridurre la placca e l’infiammazione nel cervello che possono causare problemi di memoria. La cannella è efficace nel prevenire e ritardare i sintomi del morbo di Alzheimer permettendo un migliore flusso di sangue al cervello. Anche solo inalando il suo profumo, si può migliorare l’elaborazione cognitiva e favorire l’attenzione, la memoria di riconoscimento virtuale, memoria di lavoro e la velocità visivo-motoria. Uno studio del 2009 pubblicato sul Journal of Alzheimer riferisce che l’estratto di cannella inibisce l’aggregazione della proteina tau caratteristica della malattia di Alzheimer. Un altro studio pubblicato nel 2011 su PLoS ONE riferisce che l’estratto di cannella somministrato per via orale riduce le placche beta-amiloidi e corregge il deterioramento cognitivo in modelli animali di Alzheimer.
5. SALMONE FRESCO
I pesci di acqua fredda come il salmone possono aiutare a mantenere il cervello giovane e vitale, così come a ridurre il rischio di problemi legati all’età. Gli acidi grassi omega-3 presenti nel salmone svolgono un ruolo importante nella protezione contro il morbo di Alzheimer e altre forme di demenza. In uno studio del 2007, i ricercatori dell’Università di California-Irvine hanno scoperto che l’acido docosaesaenoico (DHA), un tipo di acido grasso omega-3, può aiutare a prevenire lo sviluppo del morbo di Alzheimer. Esso può rallentare la crescita delle lesioni cerebrali che sono due caratteristiche di questa malattia neurodegenerativa. DHA può rallentare l’accumulo di proteina tau, una proteina che porta allo sviluppo di grovigli neurofibrillari e può ridurre anche i livelli della proteina beta-amiloide, che può raggrupparsi in placche. Questo studio è stato fatto su topi geneticamente modificati. Inoltre, una meta-analisi della letteratura sugli effetti degli acidi grassi omega-3 a lungo termine sulla cognizione e patologia dell’Alzheimer in modelli animali, ha trovato un collegamento positivo tra l’assunzione di omega-3 e la riduzione del rischio di malattia. Questo studio è stato pubblicato nel 2012 sul Journal of Alzheimer. Un recente studio del 2016 pubblicato sul Journal of American Medical Association ha rilevato che il consumo di pesce è associato a riduzione della neuropatologia. Per ridurre il rischio del morbo di Alzheimer è utile consumare solo 1 porzione di salmone a settimana.
6. CURCUMA
La curcuma contiene un composto chiamato curcumina che ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie che beneficiano la salute del cervello. Le sue proprietà antinfiammatorie possono prevenire l’infiammazione del cervello che è sospettata di essere una delle principali cause di disturbi cognitivi come il morbo di Alzheimer. Inoltre, il suo potere antiossidante favorisce la salute generale del cervello promuovendo la rimozione della placca nel cervello e migliorando il flusso di ossigeno. Questo a sua volta impedisce o rallenta la progressione del morbo di Alzheimer. Uno studio del 2008 pubblicato negli Annali dell’Indian Academy of Neurology riporta che la curcumina ha la capacità di distruggere le placche beta-amiloidi presenti nella malattia di Alzheimer così come ridurne la tossicità. Uno studio del 2012 pubblicato in AYU-An International Quarterly Journal of Research in Ayurveda ha analizzato gli effetti della curcuma sulle persone con malattia di Alzheimer con grave declino cognitivo. Lo studio suggerisce un miglioramento significativo nei sintomi comportamentali con l’assunzione di capsule di curcuma come trattamento. Bere un bicchiere di bevanda vegetale con curcuma ogni giorno e includere la curcuma nella dieta.
7. OLIO D’OLIVA
L’olio extravergine d’oliva contiene un componente fenolico che stimola la produzione di proteine essenziali ed enzimi che aiutano a rompere le placche amiloidi e funziona come un potenziale meccanismo neuroprotettivo contro la malattia di Alzheimer. Uno studio del 2012 pubblicato sul Journal of Alzheimer ha dimostrato che l’olio extravergine d’oliva può migliorare l’apprendimento e la memoria e potenzialmente ridurre i danni al cervello collegati alla malattia. Questo studio è stato realizzato sui topi. Un altro studio sui topi e pubblicato su ACS Chemical Neuroscience nel 2013 ha rilevato che l’oleocantale presente nell’olio extravergine d’oliva ha potenziato la produzione di due proteine ed enzimi chiave che si ritiene essere fondamentali nella rimozione delle placche beta-amiloidi dal cervello.
8. OLIO DI COCCO
Proprio come l’olio d’oliva, l’olio di cocco è anche utile nel ridurre il rischio di demenza e morbo di Alzheimer. I trigliceridi a catena media presenti nell’olio di cocco, aumentano i livelli ematici di corpi chetonici che funzionano come combustibile alternativo per il cervello e migliora le prestazioni cognitive. Uno studio del 2014 pubblicato sul Journal of Alzheimer riporta che l’olio di cocco attenua gli effetti delle placche beta-amiloidi sui neuroni corticali. Meno di un cucchiaio di olio di cocco extravergine al giorno migliorerà il funzionamento cognitivo e la memoria in persone di tutte le età, compresi gli anziani.
9. BROCCOLI
I broccoli sono una ricca fonte di acido folico, vitamina C e antiossidanti che svolgono un ruolo chiave nelle funzioni cerebrali. Uno studio del 2012 pubblicato sul Journal of Alzheimer riferisce che il mantenimento di livelli sani di vitamina C può avere una funzione protettiva contro il declino cognitivo legato all’età e alla malattia di Alzheimer. I broccoli contengono anche acido folico e carotenoidi che abbassano il livello di omocisteina, un aminoacido collegato con il deterioramento cognitivo. Inoltre, le varie vitamine del gruppo B giocano un ruolo chiave nel miglioramento della memoria. Possono anche alleviare gli effetti della stanchezza mentale e della depressione. Consumare 1 tazza di broccoli due o tre volte alla settimana può ridurre la probabilità di soffrire di demenza e morbo di Alzheimer in età avanzata.
10. NOCI
Grazie alle loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, le noci possono aiutare a ridurre il rischio, ritardare l’insorgenza, rallentare la progressione o addirittura prevenire la malattia di Alzheimer. Il consumo di noci protegge il cervello dalla proteina beta-amiloide, una proteina che appare spesso nel cervello delle persone affette da morbo di Alzheimer. Inoltre, le noci sono una buona fonte di zinco, un minerale che può proteggere le cellule cerebrali dai danni dei radicali liberi. Uno studio del 2014 condotto su animali e pubblicato sul Journal of Alzheimer rivela potenziali benefici per la salute del cervello di una dieta ricca di noci.
LE VITAMINE B RIDUCONO IL RISCHIO DI ICTUS.
19-01-2017
Le vitamine del gruppo B sono fondamentali per l’organismo. Sottendono ai processi metabolici dell’organismo, allo sviluppo e mantenimento delle strutture e del sistema nervoso. Oltre a ciò, sono attive nella trasformazione del cibo. Questo, tra gli altri, permette l’utilizzo degli zuccheri, dei grassi e delle proteine al fine di ricavarne energia. Una carenza di vitamine del gruppo B, per contro, si manifesta principalmente con sintomi neurologici, patologie gravi come l’anemia perniciosa (una grave carenza di globuli rossi), altri sintomi a carico della pelle, vertigini, perdita dei capelli, eccessiva magrezza. Un corretto apporto di queste preziose sostanze diviene dunque basilare per garantire la salute del proprio organismo. Ora, un nuovo studio revisionale suggerisce che adeguati livelli di vitamine del gruppo B possono contribuire a ridurre il rischio di essere vittime di un ictus. A condurlo sono stati i ricercatori cinesi dell’Università di Zhengzhou, i quali hanno analizzato 14 studi clinici randomizzati che vedevano il coinvolgimento di quasi 55.000 partecipanti. Tutti gli studi comprendevano l’osservazione degli effetti dell’uso di adeguate quantità di vitamine del gruppo B, rispetto a basse dosi o un placebo. In queste ricerche tutti i partecipanti sono stati seguiti per un minimo di 6 mesi, durante i quali si sono verificati 2.471 casi di ictus. L’analisi dei dati ha permesso di rilevare come vi fosse un vantaggio derivante dall’assunzione di vitamine del gruppo B.
Nello specifico, si legge su Neurology - la rivista su cui è stato pubblicato lo studio - l’assunzione di vitamine B ha ridotto del 7% il rischio di ictus. Questo vantaggio si esplicava tuttavia a seguito dell’assunzione di queste vitamine per mezzo della dieta e non per mezzo di integratori: questi ultimi infatti sono risultati non influenzare il rischio o la gravità dell’ictus. Tra le diverse forme di vitamina B, poi, alcune sono apparse influire in negativo sui benefici. Per esempio, l’assunzione di sola vitamina B9 (nota anche come “acido folico”) pare ridurre gli effetti globali delle vitamine B. Anche la vitamina B12, così importante per il sistema nervoso, non ha tuttavia mostrato da sola di ridurre il rischio di ictus. Le maggiori fonti alimentari di vitamine del gruppo B sono la carne in genere, il pesce, il lievito di birra, il tuorlo d’uovo, il latte e i suoi derivati (come formaggi e yogurt), i vegetali a foglia verde e i cereali integrali. «Sulla base dei nostri risultati, la capacità delle vitamine B nel ridurre il rischio di ictus può essere influenzata da una serie di altri fattori come il tasso di assorbimento del corpo, la quantità di acido folico o la concentrazione di vitamina B12 nel sangue. Ma anche se una persona soffre di una malattia renale o di pressione alta», ha concluso il dottor Xu Yuming, principale autore dello studio.
https://www.sciencedaily.com/releases/2013/09/130918175553.htm
http://www.newswise.com/articles/can-vitamin-b-supplements-help-stave-off-stroke
CURARE IL MAL DI TESTA CON LA PATATA.
19-01-2017
La patata è un rimedio semplice e 100% naturale per togliere, o alleviare nel peggiore dei casi, il terribile mal di testa o la fastidiosa pesantezza agli occhi dopo una giornata da cancellare dal calendario. Siete appena tornati a casa dopo massacranti ore davanti al PC o al termine di una estenuante riunione con il vostro capo? Ecco cosa dovete fare! Prendete due patate belle grosse e pulitele (senza lavarle) con uno strofinaccio fresco di bucato; sbucciatele e tagliatele a fette alte circa mezzo centimetro. Fatto questo, stendetevi sul letto, fate in modo che nella stanza filtri pochissima luce (meglio ancora se la vostra camera sarà illuminata da qualche candela naturale profumata e qualche bastoncino di incenso alla rosa) e ponete le fette di patata sulla fronte, sulle tempie e sugli occhi, fermandole con una fascia elastica piuttosto spessa. In alternativa stringetele con una bandana, un foulard oppure una cuffietta da doccia, purché aderisca bene alla testa. Trascorrete almeno 30 minuti così...la patata assorbirà lentamente il calore che avrete accumulato e sentirete gradualmente sparire il dolore. Vi sentirete gli occhi più leggeri e metterete a posto la vostra testa.
APPENDICE: NON VA PIU’ RIMOSSA ANCHE SE INFIAMMATA.
18-01-2017
L'appendice non è affatto un organo inutile dal quale separarsi senza rimpianti, magari dopo una corsa all'ospedale. Secondo uno studio della Midwestern University, infatti, l'appendice è coinvolta nei segnali che regolano il sistema immunitario ed è di fatto una riserva di batteri buoni di cui l'organismo si serve quando quelli che normalmente abitano l'intestino cominciano a scarseggiare. Lo studio, pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze francese Comptes Rendus Palevol, ha analizzato 533 specie di mammiferi dotati di appendice, sparsi per i vari continenti e che seguono regimi alimentari del tutto differenti. «Gli animali che hanno quest'organo - scrivono gli autori - hanno una più alta concentrazione di tessuto linfoide nel cieco, la parte di intestino da cui si sviluppa l'appendice. Questo tipo di tessuto è pieno di cellule che suscitano una reazione immunitaria quando il corpo è sotto stress». Nell'appendice, inoltre, si registrano concentrazioni più elevate di batteri intestinali «buoni», che servono a sostituire quelli persi a causa di infezioni intestinali o terapia antibiotiche prolungate. «Dallo studio emerge - concludono gli autori - che anche se possiamo vivere senza appendice questo organo dà benefici al sistema immunitario e alla flora batterica».
https://www.eurekalert.org/pub_releases/2017-01/mu-nmu010917.php
https://www.sciencedaily.com/releases/2017/01/170109162333.htm