Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

06-02-2017

Non riuscite a chiudere occhio e non capite perché? Una delle cause da passare in rassegna è senz'altro l'alimentazione: esistono cibi che facilitano l'addormentamento in modo naturale e altri che, se assunti ripetutamente nelle ore serali, rendono difficile, se non impossibile, un sereno riposo notturno.

CIBI PER PREVENIRE L'INSONNIA

1. SEMI DI ZUCCA

I semi di zucca sono uno dei cibi più ricchi di magnesio, un minerale che in situazioni di stress prolungato può essere perduto o consumato in notevole quantità. Un vita frenetica, un'intensa attività fisica sono alcune delle ragioni che rendono necessaria un'integrazione alimentare più mirata. I semi di zucca sono solo alcuni degli alimenti che contengono magnesio, per citarne altri: frutta secca, pesce, verdura a foglie larghe ecc. Se il nervosismo, l'ansia, i risvegli notturni sono in agguato assumete questi alimenti in modo più regolare e vedrete come la tensione diminuirà poco a poco.

2. RICOTTA

La ricotta contiene triptofano un amminoacido essenziale che innalza i livelli di serotonina nel cervello e di melatonina, una sostanza che induce sonnolenza. Contro l'insonnia, lo stress e la depressione esistono molto cibi contenenti triptofano che aiutano a rilassare mente e corpo: la ricotta, i carboidrati, i cibi a base di latte e per chi è intollerante al lattosio va bene anche la bevanda di avena e le lenticchie.

3. SEMI DI SESAMO

Anche i semi di sesamo sono ricchi di triptofano e di carboidrati, perfetti da sgranocchiare prima di coricarsi.

4. RISO

Se al posto della pasta, preferite il riso...il vostro riposo farà invidia ai più grandi chef! Il riso, meglio se integrale, è sicuramente più digeribile della pasta ma ha un ottimo contenuto di triptofano. Come calmante del sistema nervoso potete provare anche l'avena.

5. SPINACI

Anche gli spinaci contengono magnesio e sono ricchi di clorofilla. Altri importanti nutrienti contenuti negli spinaci sono il calcio, la vitamina B6 e l'acido folico, sostanze che favoriscono il rilassamento muscolare.

CIBI CHE FAVORISCONO L'INSONNIA

1. CARBOIDRATI RAFFINATI

Sono ad esempio baguette, biscotti, cereali (confezionati), ciambelle, pane bianco, pasta non integrale, riso non integrale...sono cibi ricchi di zucchero difficili da digerire. Forniscono energia a breve termine, ideali per chi svolge attività sportive intense perché danno un apporto energetico immediato. La fase di smaltimento degli zuccheri richiede molto tempo per questo è preferibile non mangiarli prima di andare a dormire.

2. GLUTAMMATO MONOSODICO

Il glutammato monosodico è contenuto nei cibi pronti, preconfezionati e può, in alcuni soggetti, provocare una reazione eccitante.

3. PANCETTA AFFUMICATA

La pancetta affumicata vi dà l'impressione di "tiravi su"? E' vero: si tratta di un alimento che produce tiramina, sostanza che secerne norepinefrine, stimolanti cerebrali. Altri alimenti sono i crauti, i prodotti affumicati, le melanzane, il vino, la salsiccia, il formaggio. Sono tutte sostante eccitanti che in dose elevati prima di andare a letto non favoriscono il riposo notturno.

4. ALCOL

L'assunzione di alcol durante le ore serali può alterare il sonno, provocando risvegli notturni. L'effetto sedativo è superficiale e il carico di lavoro a cui è sottoposto il fegato rende la notte insonne con numerosi risvegli notturni (aumentando anche la diuresi notturna).

5. CIOCCOLATO

Il cioccolato contiene sostanze stimolanti quali la tiramina e la feniletilamina che aumentano il rilascio della noradrenalina. Se il primato va attribuito al caffè anche il cioccolato fa la sua parte con un contenuto, se pur inferiore, di caffeina, sostanza eccitante per eccellenza.

Sabato, 04 Febbraio 2017 11:38

5 MODI NATURALI PER DISINFETTARE UN TAGLIO.

04-02-2017

Vi siete procurati un taglio e bisogna fare una medicazione. Ma prima è necessario disinfettarlo. Coloro che non amano utilizzare i prodotti chimici che vendono nei supermercati e nelle farmacie, possono ricorrere a 5 rimedi offerti dalla natura. Parliamo ovviamente di tagli piccoli, per i quali non sono necessari punti e non si è avuto contatto con ferro arrugginito. In questi casi, è necessario l’intervento di uno specialista e di andare al pronto soccorso. A prescindere dal rimedio che decidete di utilizzare, è importante che prima di procedere alla medicazione vi laviate le mani e puliate bene il taglio. Infatti la pelle è l’organo che ci protegge da virus e batteri: un taglio rappresenta un’occasione per questi microrganismi di penetrare nell’organismo e provocare un’infezione.

1. ACQUA E SALE

Uno dei rimedi più antichi e più conosciuti. Tamponate il taglio con un batuffolo di cotone imbevuto in acqua distillata in cui avrete diluito del sale. Brucerà un pò ma la ferita sarà pulita e disinfettata a dovere.

2. MIELE

Il miele è presente in quasi tutte le dispense, in quanto ottimo rimedio per diversi problemi. Ci viene in soccorso anche in caso di taglio. Sempre dopo aver pulito per bene la ferita con acqua e sale, versateci sopra un cucchiaino di miele, facendo attenzione a farlo penetrare nel taglio. Poi coprite il tutto con della garza sterile o un cerotto traspirante. Basterà ripetere quest’operazione una volta al giorno per guarire in poco tempo.

3. CURCUMA

Tra le numerose proprietà di questa spezia, vi è anche quella di favorire la cicatrizzazione di un taglio. Una volta pulita la ferita, cospargete un pò di curcuma e poi coprite con un cerotto. Il taglio guarirà in tempi più brevi. L’importante è fare attenzione a non bagnare la parte lesa.

4. LIMONE

Il limone può essere usato al posto del disinfettante chimico grazie alla capacità di favorire la coagulazione del sangue. Sempre utilizzando un batuffolo di ovatta, tamponate il taglio con poche gocce di succo di limone. Anche in questo caso, avvertirete una sensazione di bruciore ma la ferita sarà pulita ben bene da virus e batteri.

5. AGLIO

L’aglio è considerato nella medicina naturale un vero e proprio antibiotico, contro stati influenzali e infiammatori. Si rivela prezioso anche quando è necessario guarire una ferita. Sbucciate uno spicchio d’aglio e tagliatelo a fettine, che farete bollire per una decina di minuti in acqua distillata. Lasciate raffreddare la soluzione e poi utilizzatela per tamponare la ferita con un batuffolo di ovatta. L’operazione va ripetuta tre volte al giorno.

04-02-2017

Claudia era grassa e da sempre combatteva con i chili di troppo: nel corso degli anni ne aveva perso complessivamente 90 e ripreso 110. I medici che la visitavano non riuscivano a trovare nessun disturbo metabolico che giustificasse i suoi problemi di peso e anche gli esami del sangue erano normali. Molti dei programmi di dimagrimento e delle diete che promettono risultati straordinari (si tratta di un mercato da 6 miliardi di euro l'anno) in realtà non funzionano. L'esperienza mi ha insegnato che per essere efficace una dieta dimagrante deve rispettare le caratteristiche genetico-sanguigne dei pazienti. Chiesi a Claudia di controllare la funzionalità tiroidea misurandosi la temperatura basale al risveglio la mattina. Come prevedevo, era solo 35,5°C, cioè piuttosto bassa. Le suggerii pertanto di seguire una dieta ricca di cereali integrali (era di gruppo sanguigno A) e poco raffinati, di mangiare molta frutta e verdura, di tanto in tanto anche del pesce fresco e di prendere un integratore per stimolare la tiroide. Il programma, come era ovvio, funzionò, e per i successivi sei mesi Claudia perse da un chilo a un chilo e mezzo alla settimana.
I test funzionali (come quello di misurarsi la temperatura basale) sono più utili degli esami del sangue perchè misurano le vere reazioni dell'organismo. Purtroppo, però, da Claudia doveva arrivarmi anche un altro messaggio. Dopo aver perso circa 20 chili, si sentiva bene ed era in ottima forma quando una sera, mentre era in un locale con gli amici, un uomo le fece delle avances: nelle due settimane successive, Claudia riprese nove chili. E io imparai che i problemi di peso non hanno soltanto cause metaboliche e che dovrei veramente mettere in pratica quello che insegno, cioè prendere in considerazione i miei pazienti nella loro interezza. Mandai Claudia da una psicologa con cui collaboravo. Come spesso succede, una storia di abusi subìti durante l'infanzia le impediva di instaurare rapporti intimi da adulta, ma una volta superato il trauma, Claudia riuscì a mantenere un peso ragionevole. Naturalmente questo non significa che tutti coloro che sono sovrappeso abbiano problemi psicologici di questo genere. Se è certamente vero per alcuni, nella maggior parte dei casi ingrassare è la normale reazione fisiologica all'assunzione di troppe calorie e alla sedentarietà, aggravate da uno squilibrio ormonale. Purtroppo è così, a volte ci ammaliamo per motivi psicologici. Il benessere totale implica una sana armonia di tutto il nostro essere, fisico, mentale, emotivo e spirituale.

Sabato, 04 Febbraio 2017 11:32

LO SCIROPPO D'ACERO PREVIENE IL DIABETE.

04-02-2017

I ricercatori americani hanno scoperto che lo Sciroppo d’acero può rallentare lo sviluppo di alcune cellule tumorali e ridurre il rischio di sviluppare il diabete. Venti composti antiossidanti, precedentemente non conosciuti, sono presenti in questo sciroppo. Questi antiossidanti hanno tre caratteristiche principali: antidiabetici, antitumorali e antibatterici. Le ricerche sono state effettuate presso l’Università di Rhode Island e dirette dal Professore Associato Navindra Seeram. Lo Sciroppo d’acero ha un'alta concentrazione di fitormoni e di acido abscissico in particolare. Queste sostanze possono essere una difesa naturale contro il diabete e la sindrome metabolica. Esse sono in grado di stimolare il rilascio di insulina da parte delle cellule del pancreas. Inoltre, possono aumentare la sensibilità all’insulina delle cellule adipose. Studi sullo sciroppo d’acero e le conseguenze del suo impatto sul diabete sono stati effettuati dall’American Chemical Society a San Francisco. In un altro studio, pubblicato dal Journal of Chemical Food, i ricercatori dell’Università del Quebec, sostengono che lo sciroppo d’acero può essere più efficace di prodotti come broccoli, mirtilli, carote e pomodori per combattere la crescita delle cellule del tumore al cervello, della prostata, del polmone e, meno significativamente, al seno. Tuttavia studi recenti hanno dimostrato che lo sciroppo d’acero è il più potente ed efficace strumento. Lo sciroppo scuro dovrebbe essere preferito perché ha un più alto grado di ossidazione. Quindi per avere un’alternativa migliore per combattere il cancro e il diabete lo sciroppo d’acero è una buona opzione.

 

https://www.sciencedaily.com/releases/2010/03/100321182924.htm

https://www.eurekalert.org/pub_releases/2010-03/uori-upr031810.php

Sabato, 04 Febbraio 2017 11:25

ALCUNI MITI SUL SENO DA SFATARE.

04-02-2017

“Gli uomini preferiscono le donne con il seno grosso”, “un seno piccolo produce meno latte”: sono miti, leggende, luoghi comuni che si tramandano di persona in persona. C’è una traccia di verità in queste dicerie? Cerchiamo di scoprirlo insieme.

IL CANCRO AL SENO E’ EREDITARIO

E’ parzialmente vero: solo il 10% dei carcinomi al seno è su base genetica, l’85% delle pazienti con cancro al seno non ha avuto casi simili in famiglia. Questo significa che tutte le donne, indistintamente, devono sottoporsi a dei controlli (anche l’autopalpazione va bene) per individuare eventuali problemi.

IL SENO PICCOLO PRODUCE MENO LATTE

E’ una notizia falsa. La quantità di latte materno dipende dalle dimensioni della ghiandola mammaria. Un seno piccolo può avere una ghiandola mammaria molto grande, viceversa, un seno di dimensioni spropositate può racchiudere una ghiandola di piccole dimensioni.

CHI HA IL SENO PICCOLO RISCHIA MENO IL CANCRO

Anche questa diceria è infondata. La probabilità di insorgenza della malattia non è direttamente correlata alla dimensione del seno. Tuttavia le donne in sovrappeso rischiano maggiormente di contrarre questa malattia ma per cause alimentari e metaboliche piuttosto che per le dimensioni del seno.

CHI FA TANTO SESSO HA IL SENO PIU’ GRANDE

Una vita sessuale attiva ed intensa non garantisce un seno grande. E’ vero che fare sesso migliora il flusso del sangue e gonfia le ghiandole mammarie ma l’effetto è passeggero e dopo una notte di passione tutto ritorna nella norma.

LE CREME INGRANDISCONO IL SENO

Le creme e i prodotti per il seno, ampiamente pubblicizzati, non influenzano la dimensione e l’elasticità della pelle del seno. Questi prodotti contengono sostanze vegetali che imitano l’effetto degli ormoni sessuali femminili ma non producono gli effetti sperati.

MANGIARE IL CAVOLO AUMENTA LE DIMENSIONI DEL SENO

Purtroppo, non esiste una dieta, né particolari alimenti in grado di modificare le dimensioni del seno. Se così fosse, nessuna ricorrerebbe agli interventi chirurgici. E’ anche vero, però, che mangiando molto potremmo in qualche modo ottenere un ingrandimento del seno.

GLI UOMINI PREFERISCONO LE DONNE CON SENI GRANDI

Questo è parzialmente vero. Un sondaggio condotto in Gran Bretagna nel 2002 sui gusti degli uomini in tema di seno, ha rivelato che il 53% degli intervistati di sesso maschile preferisce donne con una dimensione media del seno, il 14% va pazzo per seni grandi, mentre il 5% preferisce donne con seno piatto. Il restante 28% non ha espresso alcuna preferenza. Gli psicologi dicono che gli uomini che preferiscono i seni grandi, in realtà, conservano un rapporto morboso con le proprie madri: sono, cioè, i classici “mammoni”.

Venerdì, 03 Febbraio 2017 11:30

LA DIETA VEGANA FA NASCERE BIMBI PRETERMINE.

03-02-2017

L'adozione di una dieta vegana da parte di una donna incinta comporta l'aumento del rischio di nascita prematura. Ad affermarlo è uno studio pubblicato sull'American Journal of Epidemiology da un team dell'Akershus University Hospital, in Norvegia. La carenza fondamentale, spiegano i ricercatori guidati da Tormod Rogne, è quella legata alla vitamina B12, sostanza cruciale per il corretto sviluppo del feto. Rogne spiega: «Abbiamo rilevato che la carenza di questa vitamina è stata associata con un 21 per cento in più di rischio di parto prematuro». Lo studio ha analizzato oltre 11.000 gravidanze in 11 paesi diversi. Un altro ricercatore, Vibeke Videm della Norwegian University of Science and Technology, ha commentato: «I vegani non mangiano tutti gli alimenti di origine animale e possono quindi diventare carenti di vitamina B12 se non prendono integratori mentre questa stessa carenza non è comune nei vegetariani che consumano latticini o uova, perché possono facilmente soddisfare le dosi raccomandate attraverso questi alimenti». Secondo Videm circa 30 centilitri di latte e 50-75 grammi di formaggio sarebbero sufficienti per un'alimentazione corretta al di fuori della gravidanza. Se si vuole, si può sostituire il formaggio con 4 cucchiai di ricotta. Per le donne incinte, è bene aggiungere un bicchiere di latte, altri 25 grammi di formaggio e una porzione di yogurt.

 

https://www.sciencedaily.com/releases/2017/01/170124111602.htm

http://geminiresearchnews.com/2017/01/little-food-animal-sources-may-increase-risk-preterm-birth/

https://academic.oup.com/aje/article-abstract/doi/10.1093/aje/kww212/2918733/Associations-of-Maternal-Vitamin-B12-Concentration?redirectedFrom=fulltext

03-02-2017

L'appetito vien mangiando diceva un proverbio. E, a quanto pare, sembra che sia proprio così, se a venir ingurgitati sono cibi ricchi di grassi saturi che manderebbero in tilt il cervello e "ucciderebbero" il senso di sazietà. Insomma, quella ricorrente impressione di "stomaco dilatato" che compare ogni qual volta esageriamo con la forchetta e che ci farebbe continuare a mangiare a oltranza anche nei giorni a seguire, da oggi ha una spiegazione scientifica. A fornirla un studio dei ricercatori del Soutwestern Medical Center dell'Università del Texas pubblicato sul "Journal of Clinical Investigation" che hanno dimostrato come i grassi di alcuni alimenti "corrompano" il nostro cervello per spingere il corpo ad ignorare i segnali che regolano il senso di sazietà, evitando di farci "ingozzare" di cibo in eccesso. In pratica, leptina e insulina, quei fantastici ormoni che solitamente intervengono nella regolazione del peso e "suggeriscono" allo stomaco che è ora di smettere di mangiare, vengono messi letteralmente KO da pasti ricchi di grassi. Permettendo così alla pancia di "rimanere capanna", in quanto lo stomaco continua a ricevere il messaggio sbagliato, quello di avere ancora fame.
«Normalmente il nostro corpo ci dice quando ne ha abbastanza, ma questo non accade nel caso di cibi particolarmente buoni», spiega Deborah Clegg, la scienziata che ha coordinato la ricerca condotta sui roditori. Il team di scienziati della Clegg, somministrando tre diversi tipi di grassi nel cervello di alcuni topolini - gli acidi grassi monoinsaturi, l'acido oleico (nell'olio di oliva) e l'acido palmitico (presente in cibi come burro, formaggi, latte e carne), hanno riscontrato come a contribuire particolarmente a mandare in tilt il cervello e a compromettere il lavoro degli "ormoni salva-linea" sia proprio l'acido palmitico, presente in grandi quantità negli alimenti ricchi di grassi saturi». Oltre a fornire un alibi per i sensi di colpa di tutti noi che avevamo da sempre imputato alla nostra ingordigia quella "continua voglia di qualcosa di buono" e averci forse redento da uno dei sette vizi capitali, lo studio, anche se condotto su animali, conferma quello che già da tempo nutrizionisti di tutto il mondo raccomandano, ovvero di limitare al minino i grassi saturi, presenti principalmente negli alimenti di origine animale.

 

https://www.jci.org/articles/view/36714

02-02-2017

E’ ben noto che una regolare attività fisica ha diversi benefici per la salute. Aiuta a controllare il peso, rafforzare il cuore, ossa e muscoli e ridurre il rischio di alcune malattie. Recentemente, i ricercatori dell’University of California San Diego School of Medicine hanno dimostrato che una sola sessione di esercizio fisico moderato può anche agire come un antinfiammatorio. I risultati di questo studio hanno implicazioni incoraggianti per le malattie croniche come l’artrite, la fibromialgia e condizioni più diffuse come l’obesità. Lo studio, recentemente pubblicato on-line in Brain, Behavior and Immunity, ha scoperto che una sessione di 20 minuti di attività fisica moderata è in grado di stimolare il sistema immunitario che produce una risposta cellulare antinfiammatoria. “Ogni volta che ci esercitiamo, stiamo veramente facendo qualcosa di buono per il nostro corpo a molti livelli, anche a livello delle cellule immunitarie”, ha detto l’autore senior dello studio Suzi Hong del Dipartimento di Psichiatria e Dipartimento di Medicina di Famiglia e Salute Pubblica alla UC San Diego School of Medicine. Il cervello e il sistema nervoso simpatico - responsabili di un percorso che serve ad accelerare la frequenza cardiaca e aumentare la pressione sanguigna, tra le altre cose - vengono attivati durante l’esercizio per consentire al corpo di svolgere il suo lavoro. Gli ormoni, come l’adrenalina e la noradrenalina, vengono rilasciati nel flusso sanguigno e attivano i recettori adrenergici, che le cellule immunitarie possiedono. Questo processo di attivazione durante l’esercizio fisico produce risposte immunologiche che includono la produzione di molte citochine, o proteine, una delle quali è TNF - un regolatore chiave dell’infiammazione locale e sistemica che aiuta anche ad aumentare le risposte immunitarie.
“Il nostro studio ha trovato che una sessione di circa 20 minuti di attività fisica moderata con il tapis roulant ha determinato una riduzione del cinque per cento del numero di cellule immunitarie che producono TNF”, ha detto Hong”. “La conoscenza dei meccanismi di regolazione delle proteine infiammatorie durante l’attività fisica può contribuire allo sviluppo di nuove terapie per la stragrande maggioranza degli individui affetti da malattie infiammatorie croniche, tra cui quasi 25 milioni di americani che soffrono di malattie autoimmuni”. I 47 partecipanti allo studio hanno camminato su un tapis roulant a un livello di velocità che è stato regolato in base alla loro forma fisica. Un test del sangue è stato effettuato prima ed immediatamente dopo la prova di esercizio fisico di 20 minuti. “Il nostro studio dimostra che l’attività fisica non deve essere intensa per avere effetti antinfiammatori. Venti minuti di attività fisica moderata, come camminare velocemente, sembrano essere sufficienti per i benefici”, ha detto Hong. L’infiammazione è una parte essenziale della risposta immunitaria del corpo. E’ il tentativo del corpo di guarire se stesso dopo un infortunio; difendersi contro i patogeni come virus e batteri e riparare i tessuti danneggiati. Tuttavia, l’infiammazione cronica può portare a gravi problemi di salute associati al diabete, a malattia celiaca, all’obesità e altre condizioni. ”Sapere che l’esercizio fisico può agire come un antinfiammatorio è un eccitante passo avanti per i pazienti affetti da infiammazione cronica, ma anche per la salute generale”, ha concluso Hong.

 

http://ucsdnews.ucsd.edu/pressrelease/exercise_it_does_a_body_good_20_minutes_can_act_as_anti_inflammatory

Giovedì, 02 Febbraio 2017 07:50

FUNGHI: UN VERO VACCINO.

02-02-2017

Gustiamoli freschi, aggiungiamoli a pasta o riso, o cuciniamoli in umido: i funghi sono una miniera di minerali immunostimolanti utilissimi a settembre. Sono i prodotti del sottobosco più ricercati. Il gusto e il profumo dei funghi, oltre a essere apprezzati dai palati più raffinati, sono già di per sé terapeutici. Ma come sono fatti i funghi? La maggior parte è composta dal corpo fruttifero, gambo e cappello, che è la parte aerea, e da una parte sotterranea, il micelio, costituito da un fitto reticolo che può estendersi per parecchi metri e che è formato da sottilissimi filamenti detti ife, che assorbono le sostanze nutritive dal terreno e le trasportano nella parte aerea. Il cappello mostra nella parte inferiore numerose pellicole (dette lamelle) o tubicini sottili (tubuli). È qui che si formano le spore che, trasportate dal vento, contribuiscono alla propagazione della specie. Secondo una ricerca condotta qualche anno fa all’Arizona State University in tandem coi colleghi della Pennsylvania State University, i minerali contenuti nei funghi (soprattutto quelli bianchi) favorirebbero lo sviluppo di un sistema immunitario più resistente e avrebbero persino virtù antitumorali. Mangiali ogni 2 giorni: sono un vero vaccino. Sotto il profilo nutrizionale, i funghi sono costituiti per il 90% di acqua, per il 3% da proteine e per un 3-5% da carboidrati (glicogeno). È alto il contenuto di minerali (in particolare di fosforo e potassio, sali particolarmente affini alle cellule del sistema immunitario), vitamine A e del gruppo B, e fibre. Per una terapia immunostimolante i funghi andrebbero consumati 2-3 volte alla settimana e non di più: freschi, affettati nelle insalate, o stufati per ottenere contorni o ragù da abbinare a riso o pasta. I funghi secchi dovrebbero trovarsi in un sacchetto sottovuoto ed essere consumati non oltre un anno dopo la raccolta. 

Un “fungo” speciale: il lievito di birra è un fungo microscopico molto conosciuto ricco di principi attivi, contiene minerali, lipidi, proteine, vitamine del gruppo B, la vitamina E e la H. Viene utilizzato contro l’anemia, le intossicazioni alimentari, la colite, la stipsi e l’acne. Se non ami i funghi freschi, per tutto il mese prendi alla mattina una capsula o una bustina di lievito di birra: nutre le cellule immunitarie.

Giovedì, 02 Febbraio 2017 07:49

I SEMI DI SESAMO FANNO BENE AI DIABETICI.

02-02-2017

Un gruppo di ricercatori iraniani ha pubblicato uno studio che dimostra come il tahini, nota anche in Italia come la tahina (un alimento ottenuto dai semi di sesamo bianco), riesca ad arrecare grandi benefici nella regolazione del metabolismo dei lipidi nei pazienti diabetici. Non si tratta certo della panacea per tutti i mali, ma questo alimento è riuscito a ridurre i markers delle malattie cardiovascolari del 39% in sole sei settimane. Lo studio è stato condotto su 41 pazienti con diabete di tipo 2 che sono stati assegnati in maniera randomizzata a due gruppi. Ad un gruppo sono stati somministrati 28 grammi di Tahini (nota cone Ardeh in persiano) a colazione, mentre l’altro gruppo faceva colazione normalmente. Dopo sei settimane il gruppo che aveva mangiato Tahini mostrava una diminuzione del colesterolo totale, di quello LDL e di altri parametri lipidici aterogenici oltre a un lieve aumento del colesterolo buono, HDL.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24206407

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