Angelo Ortisi
RADICE DI LIQUIRIZIA: UN POTENTE ANTIVIRALE.
24-01-2017
Il principio attivo principale contenuto nella radice di liquirizia è la glicirrizina. L’assorbimento di glicirrizina (GL) è vincolato alla presenza nell’intestino di Eubacterium sp., un gruppo di batteri saprofiti in grado di produrre una beta-D-glucoronidasi specifica per le strutture tipo GL che idrolizza quest’ultima in acido 18-beta-glicirretico (GLA), che è di fatto la forma in cui questa sostanza viene principalmente assorbita nell’organismo. In realtà anche una piccola parte di GL viene assorbita nell’intestino crasso ma è soprattutto sotto forma di GLA che viene assorbita tanto nel piccolo che nel grande intestino. L’attività antivirale della GL e del GLA è già nota da tempo. La GL, ha dimostrato attività in vitro contro cellule infettate dall’herpes virus di tipo 1 (HVS 1) e tale azione è stata confermata in un modello in vivo (topi immunodepressi). Del resto l’attività della GL nei confronti dell’herpes zoster (HVZ) era già stata testata in pazienti affetti dalla malattia e risultava competitiva con quella di Acyclovir, gammaglobuline ed IFN beta. Ma la GL è stata soprattutto impiegata nella terapia dell’epatite virale: un trial clinico su 10 pazienti affetti da epatite B cronica ha analizzato l’azione della GL in associazione con quella IFN beta. La GL avrebbe dimostrato in quattro pazienti un’azione antivirale ed una migliore tollerabilità quanto ad effetti collaterali rispetto alla terapia con IFN beta. Tale trial è stato riprodotto successivamente in 17 pazienti affetti da epatite cronica B (terapia: quattro settimane GL + quattro settimane IFN alfa) dimostrando una buona tollerabilità ed una attività antivirale significativa. La somministrazione di GLA in sette persone con epatite B cronica avrebbe apportato un beneficio istologico ed ematochimico sul decorso della malattia. Da un recente lavoro sembrerebbe che l’azione della GL consista nella sialilazione dell’antigene di superficie del virus dell’epatite B modificandone la natura di superficie e rendendolo probabilmente più facilmente riconoscibile dal sistema immunitario. L’azione della GL non è comunque limitata all’epatite di tipo B: essa ha dimostrato di esercitare azione antivirale in vitro nei confronti del virus dell’epatite A. La sua attività in questo senso non sembra essere di tipo virucida; impedirebbe piuttosto la penetrazione del virus all’interno delle cellule.
Nell’epatite C sono disponibili anche dati sull’uomo: in un trial clinico su 8 persone che non rispondevano a terapia con solo IFN (miglioramento ematochimico inferiore del 50%) è stato notato che dopo terapia a base di IFN+GL si otteneva un miglioramento ematochimico di circa il 70% in tutti i pazienti. Tale differenza significativa tra terapie con solo IFN e terapia combinata di IFN+GL viene riportata anche in un altro trial clinico su 27 persone affette da epatite cronica di tipo C. In un caso clinico l’uso di GL (160 mg al giorno) è stato in grado di migliorare la funzionalità epatica in un paziente con epatite cronica di tipo B ricorrente dopo trapianto epatico. La GL del resto, indipendentemente dall’attività antivirale, possiede un’indubbia azione epatoprotettiva, esercitando così una doppia azione terapeutica in persone affette da epatite cronica. Studi in vitro hanno dimostrato che la GL è in grado di inibire il rilascio di transaminasi da epatociti di ratto sottoposti all’azione di anticorpi antimembrane cellulari epatiche e fosfolipasi A2. Esperimenti in vivo, su ratti, hanno invece dimostrato che 100 mg/kg/die di GL sono in grado di esercitare una significativa protezione a livello epatico sulle lesioni da ischemia/riperfusione e tali risultati sono stati riprodotti anche a dosaggi inferiori di GL (20/mg/kg/die). Un interessante lavoro ha recentemente paragonato l’azione epatoprotettiva della GL e del GLA: quest’ultimo è stato in grado di proteggere una coltura di epatociti di ratto sottoposti all’azione del tetracloruro di carbonio ad un dosaggio di 5-50 microgrammi/ml contro i 1.000 microgrammi/ml di GL necessari per ottenere lo stesso effetto. Probabilmente la migliore azione epatoprotettiva del GLA è da porsi in relazione con il maggiore assorbimento del GLA negli epatociti. Va inoltre citata l’azione benefica della GL sulla disfunzione epatica provocata dal Citomegalovirus (CMV) dimostrata su pazienti in età pediatrica. Tale azione è stata riprodotta in colture cellulari e questi dati sono serviti per elaborare un successivo protocollo terapeutico in cui 10 mg al giorno di GL per una settimana hanno riportato nella norma i valori ematochimici di tre bambini affetti da epatite da CMV. La GL ed il GLA sono dunque molecole ad azione antivirale dimostrata tanto in vitro che in vivo ed in trials clinici sull’uomo in caso di infezione da HVS, HVZ, virus dell’epatite B e C e CMV: nel caso di epatite B e C ad un’azione antivirale si associa una benefica azione epatoprotettiva che probabilmente influisce positivamente sul decorso della malattia.
GLI ALIMENTI CHE MIGLIORANO IL TUO BENESSERE.
24-01-2017
L’entusiasmo con cui affronti la giornata può dipendere dal tuo benessere interiore, ma anche da quello che mangi. La mancanza di alcuni nutrienti fondamentali può essere la causa della tua mancanza di ottimismo e del cattivo umore. Di seguito un elenco di alimenti che saziano, migliorano l’umore e fanno bene:
- MANDORLE: sono ricche di vitamine del gruppo B, ma il loro grande vantaggio è l’elevato contenuto di vitamina E. Aiutano a mantenere sotto controllo lo stress anche se si è sotto pressione.
- AVOCADO: è uno dei frutti freschi più ricco di grassi e di proteine. E’ anche il frutto con più vitamina E e, dopo la banana, con il più alto contenuto di vitamina B6, importante per il corretto funzionamento del sistema nervoso. Aumenta la vitalità.
- FUNGHI: per nulla calorici, hanno pochissimi grassi e totale assenza di colesterolo. La loro grande virtù sta nel selenio, una vera bomba per il tuo umore.
- AVENA: contiene glucosio, acidi grassi essenziali, fosforo, lecitina e vitamina B1 che la rendono un alimento idoneo per favorire il buon funzionamento del cervello.
- CIOCCOLATO FONDENTE: contiene la feniletilamina, in grado di migliorare l’umore agendo sui neurotrasmettitori cerebrali, favorisce la concentrazione e la risoluzione di problemi.
- DATTERI: sono un pasto completo, ricchi di zuccheri semplici, proteine e minerali come il potassio. Le vitamine del gruppo B che contengono favoriscono l’utilizzo dello zucchero da parte delle cellule.
- CECI: questo legume apporta carboidrati complessi, proteine e fibra. E poi vitamine del gruppo B e minerali. Se consumati regolarmente aiutano a combattere l’irritabilità e lo stress.
- RISO INTEGRALE: è fatto principalmente di amidi che apportano energia in maniera costante evitando la sensazione di stanchezza. E’ anche una buona fonte di proteine. E’ uno degli alimenti chiave per favorire l’equilibrio nervoso ed evitare sbalzi di umore.
- SPINACI: hanno un elevato contenuto di proteine. Contengono pochissimi carboidrati e grassi. Sono molto ricchi di provitamina A, acido folico, vitamina C, magnesio, ferro e calcio.
- SARDINE: questo pesce, molto saporito, facile da cucinare e alla portata di tutti, è uno degli alimenti più salutari per il suo contenuto di acidi grassi omega-3. Inoltre è il pesce azzurro che apporta più vitamina B12.
- BANANA: mangiare banane quotidianamente è un ottimo rimedio per combattere la depressione. Il loro elevato contenuto di potassio migliora l’attività muscolare, evita il rischio di crampi e fa avvertire di meno la stanchezza fisica.
- NOCI: il loro elevato contenuto di acidi grassi essenziali, magnesio, fosforo e vitamina B6 rendono questo frutto secco un supplemento molto valido per migliorare le capacità intellettive e per favorire l’equilibrio del sistema nervoso.
- LATTUGA: un potente tranquillante naturale per calmare i nervi e dormire meglio di notte. E riposare bene è indispensabile per recuperare le energie e non sentirsi esausti. E’ ricca di vitamina A e di potassio, un minerale antifatica; contiene sostanze che fanno bene alla pelle, è rinfrescante e diuretica.
- KIWI: è considerato l’alimento per eccellenza per il rinvigorimento perché contiene più vitamina C di due arance e più potassio di una banana e molta fibra solubile.
- SEMI DI SESAMO: questo piccolo seme, dal sapore delicato, apporta proteine e grassi insaturi, come acido oleico, linoleico e omega-3 sostanze con proprietà protettive nei confronti del cuore e del sistema cardiocircolatorio. Inoltre, il suo significativo apporto di vitamina B1, minerali e lecitina è molto indicato se si soffre di irritabilità, insonnia, oppure se viene svolta un’intensa attività mentale.
PERCHE’ CI FANNO CREDERE CHE I RIMEDI NATURALI FANNO MALE?
24-01-2017
Vorrei iniziare questo articolo spendendo qualche parola in favore dell’aminoacido triptofano, da poco riammesso sul mercato (dopo essere stato ritirato per parecchi anni) e che alcuni pseudo addetti ai lavori continua a denigrare. Ma perché è stato ritirato per molto tempo dal mercato? Era realmente pericoloso per gli esseri umani? Inizio col dire che non è vero che l'aminoacido faceva male. Era una notizia messa in giro al fine di diminuirne il consumo. Perchè? Semplice, si è riscontrato che il triptofano ha degli effetti particolarmente intensi nei confronti di alcune patologie e alla medicina ufficiale non gli garba molto che vi sia in commercio un prodotto di questo tipo, visto che poi la gente si cura da sola, non rivolgendosi più al farmaco ufficiale, di cui spesso si sà fa molto peggio di quello che cura. Oggi sappiamo, che la medicina convenzionale (ortodossa) non cura definitivamente, ma cerca di attenuare i sintomi, ciò significa, che si può andare avanti tutta la vita a prendere le solite cose, tanto poi c'è sempre qualcuno che ci guadagna, le grandi case farmaceutiche, loro, le uniche vere responsabili di tutto questo. In commercio esistono migliaia di sostanze che sono state boicottate perché ritenute appositamente pericolose, ma non perchè lo siano effettivamente, ma solo perchè potrebbero distruggere il mercato del farmaco. Un esempio molto lampante (non so quanti di voi ne hanno sentito parlare) è il caso della graviola, pianta dalle favolose proprietà antitumorali, per decenni tenuta segreta da una grossa casa farmaceutica e da poco uscita allo scoperto. Ma a tutt'oggi la medicina ufficiale non vuole riconoscere ad essa le sue proprietà, perchè? Semplice, la sostanza non si può brevettare e quindi è di pubblico dominio. Quindi il triptofano, insieme a tante altre sostanze naturali, continuerà a far male, fin tanto che qualcuno non lo eliminerà dal commercio pubblico facendolo diventare farmaco, allora non sarà più dannoso ma anzi si potrà prendere a tonnellate. Altri casi al contrario: L'aspartame, dolcificante realmente tossico (dimostrato da tantissime ricerche scientifiche), che promuove il distacco delle cellule tumorali, anche quiescenti, che possono degenerare e impiantarsi in qualsiasi organo del corpo, continua ad essere commercializzato. Ma vi sono anche altre sostanze che fanno la stessa cosa, per esempio il famoso e divoratissimo glutammato monosodico, utilizzato tantissimo nelle nostre minestre e condimenti vari sotto svariati nomi, è molto pericoloso, perché anch’esso causa gli stessi problemi dell’aspartame. Quindi perchè non toglierlo dal mercato? Perchè ci sono case alimentari che sborsano miliardi per la sua produzione, e a nessuno gliene frega nulla. Neppure alle autorità competenti che chiudono, non un occhio ma tutti e due. Nel nostro paese, così come in tutto il mondo, la logica è uguale, la gente non va curata mai, va solo fatta stare bene momentaneamente, altrimenti se guarisce nessun medico guadagna più. Semplice No!
CURCUMA: È MEGLIO DEI MEDICINALI?
23-01-2017
La curcuma è una spezia i cui principi attivi si sono mostrati efficaci nel trattamento e nella prevenzione di diverse patologie più o meno gravi. Ci sono poi alcuni casi in cui la curcuma ha dimostrato pari doti o addirittura vantaggi superiori rispetto ai medicinali. Ormai tantissime ricerche in tutto il mondo hanno evidenziato le potenzialità e i benefici che offre la curcumina, il principio attivo più interessante contenuto nella spezia dal colore giallo-oro tanto cara alla cucina indiana e asiatica. Tra i vari studi, di particolare interesse sono quelli che mettono in relazione e a confronto gli effetti della curcumina con quelli di farmaci convenzionali utili nel trattamento di alcune patologie. E’ straordinario notare come alcune di queste analisi abbiano dimostrato come la curcumina si riveli addirittura migliore dei farmaci da prescrizione e in più offra il vantaggio di non dare effetti collaterali. Tra i confronti effettuati spiccano queste 10 categorie di farmaci:
• Anticoagulanti.
• Antidepressivi.
• Farmaci antiinfiammatori.
• Chemioterapici.
• Farmaci per il diabete.
• Farmaci per l'artrite.
• Farmaci per le malattie croniche intestinali.
• Farmaci contro il colesterolo.
• Antidolorifici.
• Steroidi.
Vediamoli nello specifico:
1. ANTICOAGULANTI/ANTIPIASTRINICI
In caso occorra assumere per diverse problematiche farmaci per rallentare e prevenire la coagulazione del sangue generalmente si ricorre in campo medico a:
- Aspirina.
- Clopidogrel (Plavix).
- Diclofenac.
- Enoxaparina (Lovenox).
- Ibuprofene (Advil, Motrin, altri).
- Naproxen.
- Warfarin (Coumadin) e altri.
Questi farmaci possono portare diversi effetti collaterali come eccessivo sanguinamento ed emorragie ma anche mal di schiena, mal di testa o problemi a respirare. La curcuma può offrire gli stessi vantaggi di questi farmaci ma senza effetti collaterali, secondo alcuni studi condotti negli anni ’80, la curcumina sarebbe in realtà un scelta migliore soprattutto per le persone che soffrono di trombosi vascolare.
2. ANTIDEPRESSIVI
Si è visto più volte nel corso di alcuni studi che la curcuma è particolarmente efficace contro la depressione. La ricerca più eclatante è stata condotta presso il Medical College di Bhavnagar in India e pubblicata sulla rivista Phytotherapy Research. Il team del dipartimento di Farmacologia ha voluto confrontare gli effetti, ma anche la sicurezza, di un estratto a base di curcuma (1000 mg) e di Prozac (fluoxetina 20 mg) usati insieme e singolarmente per 6 settimane su 60 pazienti con diagnosi di MDD, ovvero disturbo depressivo maggiore. Si è scoperto così come la curcuma sia in grado di trattare la depressione meglio del Prozac.
3. ANTINFIAMMATORI
Probabilmente la massima potenza curativa della curcumina si esplica nella sua capacità di controllare l’infiammazione. La rivista Oncogene ha pubblicato i risultati di uno studio che ha valutato diversi composti antinfiammatori e ha scoperto che l'aspirina e l’ibuprofene sono meno efficaci, mentre la curcumina è tra i composti antinfiammatori più efficaci nel mondo.
4. FARMACI PER L’ARTRITE
Dato che la curcumina è nota per il suo potere antinfiammatorio e antidolorifico si presta bene anche al trattamento dell’artrite compresa quella di tipo reumatoide. Uno studio di qualche anno fa pubblicato sulla rivista Phytotherapy Research ha notato come questa spezia ad alte dosi (quindi sotto forma di integratore) possa essere utilizzata con successo nel trattamento di questo tipo di artrite. La ricerca, condotta su 45 pazienti con artrite reumatoide ha confrontato i benefici della curcumina con quelli del medicinale consigliato in caso di artrite (diclofenac sodio). Il gruppo che assumeva curcumina ha mostrato la più alta percentuale di miglioramento in generale ma non solo, il principio attivo estratto dalla spezia si è dimostrato più sicuro e non ha dato effetti indesiderati.
5. TRATTAMENTO DEL CANCRO
Molto forte anche l’interesse della ricerca scientifica per quanto riguarda le potenzialità della curcuma nella lotta al cancro. Diversi studi sulle cellule tumorali in laboratorio hanno dimostrato gli effetti antitumorali della curcumina che sembra essere in grado di uccidere le cellule cancerose evitandone la crescita e diffusione in particolare perché riesce a bloccare la formazione di enzimi che provocano il cancro. I maggiori risultati si sono visti nei confronti di alcuni tipi di tumore: seno, colon, stomaco, pelle. Inoltre, uno studio americano del 2007 che ha utilizzato la curcumina in associazione alla chemioterapia per il trattamento del cancro al colon, ha dimostrato che il trattamento combinato ha ucciso più cellule tumorali rispetto alla sola chemioterapia.
6. DIABETE
Per tenere a bada gli zuccheri nel sangue e invertire la resistenza all'insulina sono pochi i trattamenti naturali migliori dell’aggiunta di curcuma alla vostra dieta. Nel 2009 uno studio dell’Auburn University ha valutato come l’integrazione di curcuma possa aiutare in caso di diabete. Lo studio ha scoperto che la curcumina è ben 400 volte più potente della metformina (un farmaco utilizzato nella cura del diabete) nell'attivazione dell’AMPK che migliora la sensibilità all'insulina e contribuisce a trattare il diabete di tipo 2.
7. FARMACI PER MALATTIE GASTROINTESTINALI CRONICHE
Un'analisi approfondita di tutti gli studi che valutano la capacità della curcumina di gestire la malattia infiammatoria intestinale (IBS, morbo di Crohn e colite ulcerosa) ha rilevato che molti pazienti sono stati in grado di interrompere l'assunzione dei corticosteroidi prescritti perché la loro condizione è migliorata semplicemente assumendo curcumina. C’è da sottolineare poi che molti pazienti affetti da IBD (malattia infiammatoria intestinale) utilizzano corticosteroidi per ridurre i sintomi del dolore ma questi farmaci a lungo andare danneggiano il rivestimento intestinale e di conseguenza peggiorano la situazione. L’integrazione con curcumina non presenta questi effetti collaterali ma anzi contribuisce anche più in generale al benessere dell’intestino.
8. REGOLATORI DEL COLESTEROLO
Tutti sappiamo i danni che può provocare un livello troppo alto di colesterolo LDL (cattivo). Tradizionalmente si utilizzano le statine (come il Lipitor) per tenere a bada i grassi nel sangue ma questi farmaci possono danneggiare reni e fegato. Uno studio condotto da Drugs in R&D ha scoperto che l’effetto della curcumina è pari o anche più efficace dei farmaci che si utilizzano per il trattamento del colesterolo alto.
9. ANTIDOLORIFICI
Una delle proprietà ormai comunemente confermata dalla comunità scientifica è la capacità della curcuma di trattare il dolore. A questo proposito recentemente l'European Journal of Pharmacology ha pubblicato una ricerca che ha scoperto come la curcumina attivi naturalmente il sistema degli oppioidi. Lo U.S. Army Institute of Surgical Research suggerisce addirittura di utilizzare la curcumina al posto dei farmaci convenzionali nel trattamento delle ustioni.
10. STEROIDI
Al posto degli steroidi per il trattamento di patologie come psoriasi, dolore cronico, lupus e altro, alcuni scienziati sono convinti si possa utilizzare la curcumina che non dà effetti collaterali come invece avviene nel caso di questi medicinali. In uno studio clinico del 1999, si è constatato poi che la curcumina ha la capacità di curare l'infiammazione cronica degli occhi. In genere questa condizione viene trattata solo con steroidi ma oggi è comune per i medici che praticano la medicina funzionale di prescrivere invece curcumina.
UNA PRECISAZIONE IMPORTANTE
E' importante segnalare che tutti gli studi riportati nell'articolo e anche le altre ricerche che sono state condotte nel corso degli anni sui benefici della curcumina hanno utilizzato questo principio attivo ad alte dosi (tra l'altro le formulazioni sono realizzate in modo tale da consentire il massimo della biodisponibilità), si tratta quindi di estratti titolati e standardizzati nei quali è stabilito e chiaro il quantitativo di curcumina presente. Ciò concretamente significa che un consumo alimentare di curcuma non è in grado di ottenere gli stessi risultati per quanto riguarda il trattamento delle patologie, nonostante possa essere positivo nella prevenzione (la spezia va sempre associata ad una puntina di pepe o ad una sostanza grassa) e ovviamente utile a regalare un aroma particolare ai cibi.
CONTROINDICAZIONI ED EFFETTI COLLATERALI
E’ vero che la curcuma è un prodotto naturale ma non altrettanto vero che sia sempre possibile utilizzarla con leggerezza. Anche questa spezia infatti, e il suo principio attivo, può avere delle controindicazioni e degli effetti collaterali come allergie, problemi gastrointestinali o reazioni in concomitanza all’assunzione di alcuni medicinali. Non prendete mai l’iniziativa da soli. Il fai da te è più che mai sconsigliato soprattutto in caso di patologie. Rivolgetevi a un esperto di fiducia per sapere se un’integrazione di curcuma può fare al caso vostro.
RIMEDI PER SMACCHIARE LA PENNA SUL DIVANO IN PELLE.
23-01-2017
- Usare una prima passata di burro da cucina, passando con del cotton fioc sulla macchia, lasciando riposare per circa 1 minuto e strofinare con lo straccio.
-Se le macchie non vengono via con questo primo rimedio, asciugate bene il divano in pelle con del borotalco e pulite con un straccio, successivamente bagnate un altro straccio con del latte intero e sfregate sulla macchia fino a quando non vengono via.
-Ultimo rimedio: usate il detergente al latte per il viso, stesso procedimento, sfregate con cura fino a quando la macchia non viene via.
SEDANO: DEPURA IL SANGUE E RIDUCE IL COLESTEROLO.
23-01-2017
Il sapore del sedano è inconfondibile e i suoi croccanti e teneri fusti si riconoscono bene anche nell’insalata più ricca di ingredienti. Il sapore è dato dal suo olio essenziale, responsabile anche della maggior parte degli effetti medicamentosi. Dal punto di vista nutritivo, il sedano non ha una composizione particolare. E’ piuttosto povero di carboidrati (1,9%) e di proteine (0,75%) e praticamente non contiene grassi. Contiene invece alcune sostanze attive che lo rendono particolarmente indicato in caso di:
- Edemi (ritenzione di liquidi), calcoli renali, gotta, aumento di acido urico, artritismo, grazie al notevole effetto diuretico dell’olio essenziale, che provoca una dilatazione delle arterie renali e aumenta di conseguenza il volume di urina e l’eliminazione delle sostanze di rifiuto (urea e acido urico).
- Acidità metabolica: esercita un effetto alcalinizzante capace di neutralizzare l’eccesso di acidi organici, grazie alla sua ricchezza di sali minerali a reazione alcalina. Un’alimentazione generalmente ricca di carne, cereali e legumi produce un eccesso di acidità nel sangue e nell’organismo, causando al tempo stesso molti effetti nocivi, tra cui: aumento della perdita di calcio, formazione di calcoli urinari e ritenzione di liquidi. Il sedano, specialmente se preso sotto forma di brodo depurativo, esercita un’azione alcalinizzante e remineralizzante simile a quella della cipolla. Neutralizza l’eccesso di acidità nel sangue e facilita l’eliminazione degli acidi metabolici con l’urina.
- Ipertensione: il sedano è abbastanza ricco di sodio (circa 87 mg/100 g), con cui si prepara il sale di sedano, tuttavia esercita un effetto ipotensivo dovuto al potere vasodilatatore del suo olio essenziale, per una sostanza chiamata 3-butilptalida e per la sua notevole azione diuretica.
- Eccesso di colesterolo: nell’Università di Singapore è stato compiuto un interessante esperimento per dimostrare che il sedano riesce a ridurre il livello di colesterolo nel sangue. Per otto settimane, due gruppi di cavie son ostate nutrite con una dieta ricchissima di grassi, ma la dose giornaliera del primo di questi gruppi è stata arricchita con qualche cucchiaiata di succo di sedano. Dopo otto settimane, il primo gruppo di cavie presentava livelli di colesterolo notevolmente inferiori a quelli delle cavie a cui non era stato somministrato succo di sedano. Questo semplice esperimento dimostra che, quando si vuole ridurre il livello di colesterolo o di lipidi nel sangue, mangiare sedano e soprattutto berne il succo è una buona abitudine.
- Diabete: il sedano contiene piccole quantità di glucochina, una sostanza dall’azione simile all’insulina, che riduce il livello di zuccheri nel sangue. Quindi, nonostante il discreto contenuto di carboidrati, questo è un ortaggio molto indicato in caso di diabete.
- Psoriasi: il sedano contiene sostanze che, nelle persone predisposte, possono produrre una sensibilizzazione della pelle alla luce del sole. Queste stesse sostanze esercitano un effetto protettivo sulla pelle soprattutto nei casi di psoriasi, malattia difficile da curare e caratterizzata dalla formazione di placche rosse e squamose in varie zone dell’epidermide.
Il sedano è sconsigliato durante la gravidanza, specialmente nei primi tre mesi, perché può provocare contrazioni uterine e aumentare il rischio di aborto.
PREPARAZIONE E USO
- Crudo in insalata: si mangiano i fusti teneri e croccanti.
- Cotto: si usa per preparare brodi depurativi, da solo o con cipolle, ortica, prezzemolo o cavolo.
- Succo fresco: si prepara con i fusti e le foglie e si consiglia di berne mezzo bicchiere a ogni pasto, aggiungendo a piacere qualche goccia di limone.
MALATTIA MENTALE: LA TEORIA DELLO "SQUILIBRIO CHIMICO".
23-01-2017
Gli psichiatri hanno sempre cercato di ricavarsi una posizione all’interno della scienza medica, scimmiottando il principio secondo cui ogni malattia ha un’origine fisica. Da anni, senza uno straccio di prova, sostengono infatti che le malattie mentali derivano da malfunzionamenti del cervello dovuti a un presunto - ma mai dimostrato - squilibrio biochimico. Le loro terapie, in misura crescente, non prevedono più il lettino dello psicanalista o il manicomio, ma arrivano sui banconi della farmacia, alla portata di tutti. Nella schizofrenia, ad esempio, era il sistema della dopamina ad essere fuori posto, mentre la carenza di serotonina innescava la depressione. Si è sviluppato un mercato di farmaci da 70 miliardi di dollari, ed è cresciuto a dismisura, con dosi giornaliere di pillole magiche che - si presume - debbano ripristinare l’equilibrio chimico dei cervelli. Le malattie mentali sono state così normalizzate e de-stigmatizzate: nessun problema; basta comprare la pillola magica. Oggi, nelle menti di molti neuroscienziati, la teoria dello squilibrio chimico si è rivelata un mito, privo di fondamento scientifico. E le pillole sono ora riconosciute da un gran numero di esperti, così come da alcune delle case farmaceutiche, come intrugli magici. Eppure, come sostiene Shorter - ricercatore di Storia della Medicina all’Università di Toronto e autore di numerosi libri sulle pratiche psichiatriche -, “in qualche modo questa notizia non è filtrata tra il pubblico nel suo complesso”.
Secondo Shorter, negli ultimi anni i neuroscienziati affermano che questa enfasi sui neurotrasmettitori come causa della malattia mentale è più di un concetto utile a vendere farmaci piuttosto che un concetto scientifico. Aiuta le aziende a vendere farmaci, dando ai medici una giustificazione medica organica per prescrivere i farmaci - simile al colesterolo alto in malattie cardiovascolari o ai livelli di zucchero nel sangue nel diabete - offrendo allo stesso tempo ai pazienti una confortante ragione per prenderle. Ma in realtà nessuno sa quale sia la causa reale ed effettiva di queste malattie mentali. Gary Greenberg, psicoterapeuta e autore, ha pubblicato un articolo sul New Yorker. “Dopo la seconda guerra mondiale - scrive Greenberg - i ricercatori hanno inanellato una serie di successi farmacologici che avrebbe rivoluzionato il mondo della salute mentale. Vennero introdotti il litio (per trattare la depressione maniacale), Torazina (schizofrenia), alcuni antidepressivi, il Librium e il Valium”. Queste scoperte però erano accidentali: si scopriva che un certo farmaco produceva un certo effetto e, a posteriori, se ne cercavano le cause. Decenni di frustrante ricerca, scrive Greenberg, hanno distrutto la teoria dello squilibrio chimico. “Non è insolito per un ricercatore in medicina, di indagare il funzionamento di un farmaco dopo la sua scoperta. E’, invece, insolita una ricerca di 50 anni che non trova niente”. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani raccomanda di informarsi attentamente, di non accettare facili diagnosi psichiatriche sia per se stessi che per i propri figli, ma richiedere accurate analisi mediche. E’ possibile visionare un estratto di uno dei video documentari. Con più di 175 interviste ad avvocati, esperti della salute mentale, familiari delle vittime e agli stessi sopravvissuti, questo avvincente documentario smaschera la somministrazione di psicofarmaci e rivela una brutale ma ben consolidata macchina fabbrica-soldi.
DEODORANTI: ATTENTI ALL’ALLUMINIO!
23-01-2017
L'alluminio è considerato un metallo pericoloso quando si accumula nel corpo, con degli studi che dimostrano la correlazione tra assunzione cronica di alluminio e lo sviluppo di gravi malattie neurodegenerative, quali Alzheimer, Parkinson, SLA, sclerosi multipla, demenza. Sempre più consumatori oggi decidono di usare solo deodoranti senza alluminio. Le sostanze dell’alluminio vengono considerate molto efficaci contro la sudorazione, e sono, pertanto, presenti in molti deodoranti, ma hanno degli effetti collaterali. Se usati a lungo, irritano la pelle e possono causare granulomi, oltre alle gravi malattie degenerative sopra esposte. I sali dell’alluminio hanno un forte effetto antitraspirante (ovvero bloccano il sudore), in quanto chiudono i pori della pelle. Si sospetta però che essi nuocciano alla salute. Ecco i punti salienti indicati dal Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano.
- Usando deodoranti con alluminio, i sali dell’alluminio giungono nel corpo attraverso la pelle;
- manipolano il sistema immunitario e possono esserci reazioni allergiche. Se la cute è lesa, ad esempio per una rasatura delle ascelle, le quantità assorbite sono più grandi, e l’alluminio potrebbe depositarsi nelle cellule;
- il cancro al seno, ad esempio, viene spesso diagnosticato vicino alle ascelle, quindi laddove vengono applicati deodoranti con alluminio. Inoltre, nelle sperimentazioni su animali, l’alluminio ha generato demenza, e viene considerato quale possibile fattore scatenante dell’Alzheimer.
Per questi motivi, i collaboratori del Centro Tutela Consumatori Utenti si sono messi alla ricerca di deodoranti senza alluminio, consigliando di evitare prodotti che sulle etichette riportano sostanze quali alluminio, allume di potassio oppure allume.
NUOVO STUDIO LO CONFERMA: IL GLIFOSATO ROUNDUP DELLA MONSANTO DANNEGGIA IL FEGATO.
21-01-2017
Il glifosato, principio attivo dell’erbicida RoundUp di Monsanto, è stato collegato da un nuovo studio scientifico all’insorgere della malattia del fegato grasso non alcolico. Al momento gli scienziati hanno verificato tale evenienza nei propri studi di laboratorio e ora dovranno capire se il glifosato sia in grado di danneggiare anche il fegato dell’uomo. Il glifosato è dunque di nuovo al centro dell’attenzione dopo che nel 2015 l’OMS, attraverso lo IARC, lo aveva inserito ufficialmente tra le sostanze cancerogene per l’uomo, suscitando una vasta polemica in tutto il mondo. La nuova ricerca è importante perché è la prima a dimostrare un nesso causale tra l’esposizione al glifosato e l’insorgere di una grave malattia. Secondo il dottor Michael Antoniou, del King College di Londra, i risultati dello studio sono molto preoccupanti. La steatosi epatica non alcolica è l’accumulo di grasso in eccesso nelle cellule epatiche non causato dall’assunzione di alcolici. Nei soli Stati Uniti questa malattia riguarda fino a 90 milioni di persone.
Secondo i ricercatori il consumo di basse dosi di glifosato prolungato nel tempo può causare danni alle cellule del fegato, gravi malattie come la steatosi non alcolica e persino la necrosi del fegato. Il glifosato sarebbe dunque in grado di alterare il fegato con un’esposizione prolungata a basse dosi di questa sostanza. I ricercatori ritengono i risultati ottenuti come indicatori di possibili gravi conseguenze per la salute umana e chiedono alle autorità di prendere in considerazione i rischi legati all’esposizione al glifosato che può essere presente anche nell’acqua del rubinetto. L’American Liver Association sottolinea che la steatosi epatica non alcolica può causare gonfiore del fegato, cirrosi epatica e portare anche all’insufficienza epatica e al cancro al fegato. Le persone obese, con diabete o colesterolo alto sono a rischio di sviluppare la malattia. Il glifosato è l’erbicida più utilizzato del mondo e ora che i ricercatori stanno approfondendo i suoi rischi per la salute umana è davvero arrivato il momento di dire basta. La speranza è che l’Italia, l’Europa e molti Paesi del mondo lo mettano al bando al più presto.
PROPRIETA’ CURATIVE DEL MIRTILLO ROSSO.
21-01-2017
Le foglie di mirtillo rosso, ricche in arbutina, sono dotate di una spiccata attività antisettica a livello delle vie urinarie. Grazie al tenore in tannini relativamente basso, le preparazioni della pianta risultano ben tollerate. Le foglie contengono inoltre una certa quantità di neomirtillina, che possiede proprietà ipoglicemizzanti, per cui vengono utilizzate, in formulazioni, come coadiuvanti nelle forme moderate di diabete (diabete senile). Il frutto possiede proprietà astringenti: per questo motivo è a volte impiegato nel trattamento delle enteriti. Recentemente è stato segnalato che i frutti contengono sostanze (antiadesine) in grado di inibire l’adesione del colibacillo a livello di vescica ed intestino, confermando l’uso tradizionale della pianta nel trattamento delle enteriti e delle cistiti in particolar modo. Gli estratti gemmoterapici risultano essere un ottimo rimedio nel fibromioma uterino e nell’adenoma tiroideo. Può essere considerato pertanto, anche grazie all’azione estrogenica che esercita, il rimedio della donna in menopausa in grado di riattivare la funzionalità delle ovaie ialinizzate. Risulta indicato nei disturbi da carenza estrogenica, quali disturbi trofici vaginali e cutanei, alterazioni dell’umore, caldane, osteoporosi.