Angelo Ortisi
ANEMIA: 10 CONSIGLI PER EVITARLA.
01-09-2016
Si parla di anemia nel momento in cui nel sangue venga riscontrata una presenza di globuli rossi insufficiente a trasportare verso i tessuti dell'organismo un quantitativo di ossigeno adeguato. Le forme di anemia esistenti sono differenti e ci si può trovare di fronte sia a situazioni passeggere che di tipo cronico. Tra le cause dell'anemia vi possono essere carenze di tipo alimentare, dovute ad una dieta povera di ferro, acido folico, vitamina B12 e vitamina C. Vitamina B12 e acido folico, in particolare, sono ritenuti necessari per la formazione di globuli rossi sani. A contribuire alla comparsa dell'anemia possono inoltre concorrere malattie gravi che interessano i reni ed il midollo osseo. Vi possono essere inoltre problemi nell'assorbimento della vitamina B12, emorroidi, emorragie interne e scarsa assunzione e/o assorbimento di ferro. Tra i sintomi vi sono difficoltà respiratorie, pallore, problemi digestivi, accelerazione immotivata del battito cardiaco, sensazione di spossatezza prolungata e sensazione di freddo a livello delle mani e dei piedi, oltre a gengive sanguinanti e irritate, mal di testa ed irritabilità. I medesimi sintomi vengono attribuiti ad una vera e propria carenza di ferro, che può essere recuperato tramite un cambiamento delle abitudini alimentari e grazie ad alcuni rimedi naturali. Alcune modifiche dell'abituale stile alimentare ed alcune integrazioni naturali dello stesso possono contribuire al miglioramento di una condizione di anemia provocata da carenza di ferro causata da una dieta povera di tale minerale o di vitamina C, la cui assunzione può incrementarne la capacità di assorbimento da parte dell'organismo.
1. ELIMINARE TE’ E CAFFE'
Il tè e il caffè ostacolano l'assorbimento del ferro, soprattutto se consumati durante i pasti o nelle loro vicinanze. Il tè diminuisce l'assorbimento del ferro del 64%, mentre il caffè lo riduce del 39%. Si tratta di dati da non sottovalutare. Il fenomeno è dovuto all'elevato contenuto di tannini di tali bevande. E' dunque raccomandabile eliminarle o limitarle fortemente in caso di anemia sostituendole con tisane, acqua e spremute che possano favorire l'assorbimento del ferro.
2. SUCCO D’ARANCIA E LIMONE
Il succo d'arancia ed il succo di limone, così come tutti gli alimenti ricchi di vitamina C, contribuiscono a favorire l'assorbimento del ferro. Sarebbe dunque opportuno incrementare l'apporto di tale vitamina attraverso il consumo di spremute fresche di agrumi e mediante l'utilizzo di succo di limone per il condimento di insalate e verdure a foglia verde, come gli spinaci, ricchi di ferro di origine vegetale (ferro non eme). E' consigliabile consumare nello stesso pasto cibi ricchi di ferro (come legumi, spinaci, barbabietole, broccoli e cavoli) e alimenti apportatori di vitamina C.
3. LIMITARE LATTICINI E CIOCCOLATO
Il cioccolato, così come il vino, il caffè ed il tè, diminuiscono l'assorbimento del ferro per via del loro contenuto di tannini. I latticini invece lo ostacolano per via del loro elevato contenuto di calcio. Per questo motivo è sconsigliabile unire nello stesso pasto latticini ed alimenti ricchi di ferro.
4. MELA CHIODATA
Una mela al giorno leva il medico di torno e consumare quotidianamente questo frutto fresco contribuisce ad incrementare l'apporto di vitamine e sali minerali benefici per l'organismo. La mela è inoltre oggetto di un rimedio naturale utilizzato sin dal Medioevo in caso di anemia, denominato "mela chiodata". Esso consiste nell'inserire dei chiodi di ferro in una mela per 24 ore. Dopodiché essi verranno eliminati per utilizzarli su di una nuova mela, e la mela chiodata potrà essere consumata.
5. TARASSACO
Il tarassaco è considerato un rimedio naturale utile in caso di anemia. Il tarassaco può essere assunto sotto forma di tisana o di estratto fitoterapico, ma anche fresco, con particolare riferimento ai fiori, che possono essere gustati in insalata.
6. ANETO
L'aneto è considerato un toccasana in caso di anemia, in particolare nel caso in cui essa sia aggravata da un ciclo mestruale abbondante. I semi di aneto possono essere semplicemente masticati, oppure triturati per impiegarli come condimento. Sono inoltre adatti ad essere impiegati per la preparazione di rimedi erboristici.
7. RESPIRAZIONE PROFONDA
Tra gli esercizi consigliati in caso di anemia vi è la respirazione profonda. Imparare a respirare profondamente ed in modo consapevole permette infatti la corretta ossigenazione dell'organismo, oltre a ristabilire livelli ematici salutari. Non stupisce che la respirazione sia alla base dello yoga e di discipline orientali volte al miglioramento e al mantenimento della salute.
8. ORTICA
L'ortica è un erba spontanea dalle proprietà remineralizzanti, che si distingue per il significativo contenuto di ferro, presente soprattutto nelle sue foglie. La principale proprietà benefica dell'ortica consiste nell'essere considerata una pianta antianemica, in grado cioè di stimolare la produzione dei globuli rossi, per via del suo contenuto di ferro e di vitamina C. Le foglie di ortica possono essere utilizzate per la preparazione di decotti, risotti, zuppe e minestre, oltre che di rimedi erboristici curativi.
9. ACEROLA
I frutti di acerola sono ricchi di ferro e di vitamina C. Ad essi sono stati legati effetti benefici che riguardano il miglioramento dell'assorbimento del ferro, l'utilità nella cura dell'anemia provocata da carenza di ferro ed il contributo nella produzione di emoglobina e di globuli rossi. Può essere assunta sotto forma di preparato fitoterapico e si ritiene che possa esplicare gli effetti migliori per combattere l'anemia se accompagnata dal consumo di ortica.
10.BARBABIETOLA ROSSA
Il consumo di barbabietole rosse e del loro succo crudo è ritenuto come particolarmente indicato per coloro che soffrono di anemia. In caso di anemia può essere utile assumere per un mese due bicchieri di succo di barbabietola al giorno, in quanto esso viene considerato un eccellente ricostruttore degli elementi del sangue.
POMODORO E CANCRO: E PENSARE CHE ALL'INIZIO VENIVA CONSIDERATO UN VELENO.
01-09-2016
Sembra impossibile, ma quando arrivò in Europa, nel XVI secolo, il pomodoro venne giudicato tossico dagli "esperti" del tempo e per diversi anni fu usato solo come pianta ornamentale. Fino a che a qualcuno venne in mente di assaggiarlo: non solo non era velenoso, ma era anche buono! Fu l'inizio di un successo che dura ancora oggi, al punto che il pomodoro è diventato un pilastro insostituibile della nostra cucina. Tanto gradimento è dovuto, prima di tutto, al suo gusto fresco e alla capacità di colorare i piatti e legare bene i sughi, ma gli esperti d'oggi hanno scoperto anche una serie di virtù nutritive che rendono il pomodoro ancora più saporito. Quello che ha portato il pomodoro alla ribalta degli alimenti salutisti è il suo contenuto di licopene, una particolare sostanza che, oltre a dare il tipico colore rosso, vanta fortissime proprietà antiossidanti e protettive nei confronti dei radicali liberi. E proprio la potenza antiossidante del licopene sembra alla base delle sue capacità antitumorali: nella scuola di medicina di Harvard, dopo sei anni di studi condotti su 47.000 uomini in ottimo stato di salute, è stato scoperto che il consumo di pomodori, per almeno due volte a settimana, riduce del 21-34% il rischio di cancro alla prostata. All'Università dell'Illinois (USA), invece, sono state svolte ricerche scientifiche su donne con un diverso contenuto di licopene nell'organismo, ed è stato scoperto che livelli elevati riducono di cinque volte il rischio di cancro alle ovaie. Inoltre, nel pomodoro è stata evidenziata la presenza di due acidi (p-cumarico e clorogenico) che sarebbero in grado di prevenire la formazione nell'organismo delle nitrosamine, sostanze potenzialmente cancerogene a livello dell'apparato digerente.
UNA CURA A BASE DI UVA AIUTA A COMBATTERE LA SCLEROSI MULTIPLA.
31-08-2016
Il consumo regolare di uva combatte l'arteriosclerosi, specialmente quella coronarica. I tipi di arteriosclerosi più frequenti sono quella iliaco-femorale, che impedisce al sangue di affluire alle estremità inferiori, e quella carotidea, che blocca l'afflusso di sangue al cervello: in entrambi i casi, l'uva può arrestare il processo di indurimento e di restringimento delle arterie, migliorando così la circolazione. La mancanza di afflusso sanguigno nel cervello causa una serie di sintomi che vengono associati alla sclerosi multipla. La cura di uva, per tre giorni, ogni due settimane, è in grado di alleviare, e in alcuni casi, di eliminare, questi sintomi neurologici. La cura di uva consiste nel mangiare, per almeno 3 giorni, solo uva, da 1 a 3 chili al giorno, a pranzo e a cena.
5 ALIMENTI CHE LE DONNE DOVREBBERO CONSUMARE DI PIU'.
31-08-2016
Spesso, a causa della vita frenetica e degli impegni quotidiani, le donne non hanno molto tempo da dedicare alla preparazione dei cibi, e ne hanno ancora meno per pensare a quali alimenti contengano, in maggiori quantità, alcune delle sostanze fondamentali al corretto funzionamento dell'organismo. Tra di esse troviamo gli acidi grassi omega-3, la vitamina K, la vitamina D, ferro, calcio, magnesio e folati. Al fine di evitare eventuali carenze, sarebbe bene arricchire la dieta con alcuni degli alimenti che vi propongo qui di seguito.
1. BROCCOLI
I broccoli sono considerati tra gli alimenti in grado di prevenire la formazione di cellule cancerogene. La loro assunzione è stata collegata in particolare alla riduzione, nel caso delle donne, del rischio di contrarre tumori al seno e cancro alla cervice. I broccoli si sono rivelati benefici anche nel caso in cui la malattia si trovasse già in corso, rallentandone la propagazione. L'efficacia di una corretta alimentazione nella lotta contro il cancro, supportata dalla scelta di alimenti come broccoli, cavolfiori, semi di lino e di sesamo e cereali integrali, è supportata in Italia dagli studi condotti presso l'Istituto Tumori di Milano dal Professor Franco Berrino e dalla sua equipe medica. I broccoli sono inoltre un'importante fonte di folati, necessari per la produzione di nuove cellule e per la sintesi dell'omocisteina oltre che per numerosi processi legati al DNA. I folati rivestono un ruolo ancora più importante nel corso della gravidanza, supportando il corretto sviluppo del sistema nervoso del nascituro. Sembra inoltre che i folati abbiano un ruolo non secondario nella produzione di serotonina, l'ormone del benessere. I broccoli sono in grado di stimolare la diuresi, riducendo i problemi di gonfiore che possono manifestarsi durante il periodo mestruale e premestruale. Essi contengono inoltre vitamina A, potassio, magnesio e vitamina C, in grado di favorire l'assorbimento del ferro proveniente da alimenti vegetali e che i broccoli stessi contengono.
2. CIPOLLE
Le cipolle sono state considerate fin dall'antichità come un vero e proprio medicinale naturale dalle proprietà antinfiammatorie ed antibatteriche. Sono ricche di vitamina C e fibre vegetali, oltre ad essere una buona fonte di manganese, triptofano, potassio, folati e vitamina B6. Le cipolle contribuiscono a migliorare la circolazione del sangue, sono indicate in caso di artrite e di osteoporosi, in particolare durante la menopausa, in quanto contribuirebbero alla protezione delle ossa da fratture e perdita di calcio. Le cipolle, come i broccoli, sono considerate tra gli alimenti anticancro. Un loro consumo consistente e continuativo è stato correlato ad una diminuzione del 25% del rischio di contrarre il cancro al seno e ad una riduzione di oltre il 70% del rischio di sviluppare un tumore alle ovaie. Per aumentare il consumo di cipolle, si suggerisce di aggiungerle crude, tagliate a rondelle o a tocchetti in insalate e panini. Le cipolle possono essere consumate anche cotte al vapore o saltate in padella ed aggiunte al condimento di pasta e risotti.
3. SPINACI
Spinaci ed altre verdure a foglia verde come cavolo, crescione, rucola, rapa e cavolfiore hanno in comune un ingente patrimonio di nutrienti fondamentali, tra cui troviamo vitamine (K, A e C), calcio, potassio, manganese, magnesio e ferro. Il loro contenuto di flavonoidi è stato collegato alla loro capacità di contrastare lo sviluppo di malattie cardiache. Il loro apporto di ferro ne rende fondamentale l'assunzione soprattutto per le donne a maggior rischio di carenza di tale minerale, con particolare riferimento alle adolescenti e a coloro che attraversano una gravidanza. Per migliorare l'assorbimento del ferro, si consiglia di accompagnare l'assunzione di spinaci e verdure a foglia verde con cibi e bevande ricche di vitamina C, come carote e spremute d'arancia. Il loro contenuto di vitamina E si rivela benefico nelle donne in menopausa, al fine di contrastare sintomi fastidiosi come le vampate di calore. L'apporto di magnesio che sono in grado di fornire è considerato utile per le donne che soffrono di emicrania, al fine di ridurre la frequenza degli attacchi. Il magnesio contribuisce inoltre ad un miglior assorbimento del calcio, a favore del mantenimento di una corretta densità ossea.
4. LEGUMI
I legumi sono tra gli alimenti più equilibrati e completi per quanto riguarda il loro contenuto di nutrienti, in quanto si rivelano ricchi non solo di proteine e di fibre, ma anche di ferro, potassio e magnesio. La loro assunzione è stata ritenuta benefica nel corso di studi scientifici relativi alla cura del diabete di tipo 2, dell'ipertensione e del cancro al seno. Le fibre contenute nei legumi contribuiscono a regolare la digestione e ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, prevenendo l'insorgere di malattie legate all'apparato cardiocircolatorio. Magnesio e potassio sono stati riconosciuti già da tempo dalla comunità scientifica come fondamentali nella prevenzione di problemi cardiovascolari di elevata gravità, come infarto ed ictus. I legumi contengono inoltre triptofano, un aminoacido essenziale per la regolazione dei ritmi del sonno, dell'appetito e dell'umore.
5. SEMI DI LINO
I semi di lino sono considerati la maggiore fonte vegetale di omega-3, acidi grassi considerati benefici ed essenziali per il funzionamento del nostro organismo. I semi di lino andrebbero consumati crudi e preventivamente tritati, in modo che la loro digestione venga facilitata. Altro alimento ricco di omega-3 è l'olio ricavato da essi. Si tratta dell'olio di lino, da scegliere spremuto a freddo e da conservare in frigorifero affinché non si deteriori. Esso può essere utilizzato a crudo come condimento per legumi, insalate ed ortaggi. I semi di lino possono entrare facilmente a fare parte di un mix di fiocchi di cereali e frutta secca da consumare ogni giorno a colazione. L'assunzione regolare di omega-3 è legata ad un miglioramento dei processi digestivi e di smaltimento dei grassi in eccesso, ad un accrescimento dei livelli di colesterolo HDL (considerato "buono") ed alla prevenzione di disturbi cardiovascolari. Gli omega-3 contribuirebbero inoltre a regolare la pressione sanguigna in caso di ipertensione. Altre fonti vegetali di omega-3 sono noci, mandorle, semi di zucca, rosmarino ed origano.
RISPOSTA DI UN MEDICO SU YAHOO ANSWER A UNA DOMANDA SULLA CHEMIOTERAPIA.
31-08-2016
Da quel che vedo nelle risposte, non solo a questa domanda, non è ancora chiaro alla gente comune quali sono i limiti e quali i benefici della chemioterapia antiblastica citostatica. Cercherò di portare un pò di chiarezza sulla base della mia ormai più che ventennale esperienza di medico pratico "in trincea" (e sono pronto a documentare tutto ciò che asserisco!). E preciso: medico di medicina "ufficiale", non "complementare" (tipo omeopatia e similari). La chemioterapia è certamente utile e spesso risolutiva in un limitatissimo numero di tumori già ben noti (linfoma di Hodgkin, leucemia linfoblastica acuta del bambino, tumore del testicolo, leucemia mieloide e linfatica cronica dell'adulto, e pochissimo altro). In qualche altro caso, pur non risolvendo il problema, può però ridurre la massa tumorale, allungare la vita del paziente e talora permettere alla chirurgia di poter asportare la massa neoplastica così cito-ridotta (valgano per tutti, come esempio, i carcinomi della faringe e dell'istmo delle fauci). Ma nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di un'autentica "bufala", che non serve assolutamente a nulla, devasta il paziente e talora lo fà anche morire prima. Io non ho mai visto un solo caso (e sfido i colleghi a portarmene anche uno solo!) di tumore (ad esempio del polmone, del pancreas, del fegato, della mammella o del cervello), che sia guarito per merito delle chemioterapie. In quei casi, si guarisce solo ed esclusivamente se la chirurgia e la radioterapia riescono ad estirpare completamente il male; e siccome a tutti indistintamente viene successivamente proposta la chemioterapia, ecco che quando il paziente guarisce gli oncologi si arrogano meriti che assolutamente non hanno!
Quante donne ho visto che, affette dal tumore al seno, sono state salvate dalla chirurgia (all'istologico: tumore completamente asportato; nessuna invasione vascolare; nessun linfonodo interessato) ed eventualmente dalle successive radioterapia ed ormonoterapia; queste vengono di solito indotte ad effettuare un'inutilissima e devastante chemioterapia, che, oltre a distruggerle fisicamente e psichicamente, è essa stessa oncogena, leucemogena e gravata da una certa mortalità (diretta od indiretta) a breve, media e lunga distanza. E quando poi la donna guarisce, chi credete che si prenda il merito della sua guarigione? Il chirurgo? Noooo...l’inutilissimo (almeno per ora ed in questi casi) oncologo! E quanti di voi sanno che il trapianto di midollo osseo, presentato come la panacea per molte malattie ematologiche, ha una mortalità reale fra l'85 ed il 90% (dopo aver fatto passare a quel povero disgraziato/a l'inferno in terra)? E' chiaro che gli oncologi, per indurre i pazienti a sottoporsi a tali trattamenti, devono indorargli la pillola (minimizzando gli effetti collaterali e magnificandone le aspettative): alla facciaccia del cosiddetto "consenso informato", che è così preteso e circostanziato in chirurgia e così disatteso in onco-ematologia. Ma perchè gli oncologi fanno tutto ciò? Prima di tutto perchè altrimenti non lavorerebbero (cos'altro sanno fare?), sia come strutturati in ospedale, sia poi in libera professione; poi, perchè così hanno a completa disposizione cavie umane disposte a tutto per le loro sperimentazioni; infine: ma avete idea di che giro di soldi c'è dietro ai farmaci chemioterapici? E devo confidarti che gli oncologi che ho finora conosciuto (salvo rare eccezioni) sono meno "umani" degli anatomo-patologi e dei medici legali (quelli che fanno le autopsie): nemmeno questo hanno (provi infatti il paziente a contraddirli). Si, non lo nego, ce l'ho proprio tanto con gli oncologi e con gli ematologi in genere. Ma perchè? Perchè le infamie che gli ho visto commettere in più di 20 anni di (mia) intensa carriera, mi fanno vergognare profondamente di indossare lo stesso camice bianco! Ed ho anche visto che si fanno usualmente le statistiche "ad hoc" (è molto facile, basta manipolare qualche parametro od inserire solo ciò che fà comodo). Che schifo! Un solo consiglio: se mai ti capitasse di aver a che fare con onco-ematologi, fatti sempre e solo mettere per iscritto quel che ti dicono in maniera chiara e semplice, pretendendo che non scrivano numeri e dati ma solo fonti. Solo il cosiddetto "razionale" del loro consiglio medico. Non starli neppure a sentire se non vogliono esprimersi per iscritto o se cominciano a tirare fuori numeri e statistiche (che non capiresti e che, oltretutto, sono facilmente manipolabili). Questa è la mia esperienza pratica quotidiana pluriventennale.
LE FANTASTICHE VIRTU' DEL CURRY.
31-08-2016
Il curry è una fantastica miscela di spezie di origine indiana, ottima nei risotti, ma anche nei condimenti per la pasta, il pollo o altre deliziosi piatti. Ma sapete quanto il curry può far bene anche alla salute? Gli aromi e i sapori di queste essenze, oltre a trasformare i piatti più semplici in un tripudio di colori e sapori, si rivelano utili per migliorare il nostro benessere. Nella preparazione del curry non esiste una ricetta esatta (a seconda della regione, in India ci sono infinite varianti), ma gli ingredienti classici sono la curcuma, lo zenzero, il cardamomo, il coriandolo, il pepe nero, il cumino, la noce moscata, il fieno greco, i chiodi di garofano, la cannella, lo zafferano e il peperoncino. A seconda della località, poi, questa miscela viene unita a olio o a burro chiarificato oppure a latte di cocco o a yogurt. Gran parte dei benefici collegati al consumo di curry sono merito della curcumina, principale componente biologicamente attiva della curcuma (circa il 5% del peso della radice secca) e responsabile della colorazione giallastra. Ideale se consumato in zuppe calde, il curry è un vero toccasana per l’apparato digestivo e ha proprietà disinfettanti benefiche per l’intestino. In più regola il metabolismo e fa bruciare grassi.
Il curry svolge anche una importante funzione antinfiammatoria e antiossidante, che contribuisce ad alleviare l’affaticamento del fegato, proteggere lo stomaco e l’intestino e ridurre i fastidi collegati all’artrite e ai reumatismi. Non solo, ma l’azione antiossidante del curry è stata confermata anche contro malattie neurodegenerative (come l’Alzheimer) e lo stress ossidativo in un’indagine del Professor Giovanni Scapagnini del CNR Catania, di Claudia Colombrita e Vittorio Calabrese dell’Università di Catania e Alessia Pascale dell’Università di Pavia, nell’ambito di alcuni studi condotti in collaborazione con Michael L. Schwartzman e Nader G. Abraham del New York Medical College. La stessa azione antinfiammatoria e antiossidante del curry sarebbe efficace anche per ridurre il rischio di subire un attacco cardiaco. Secondo uno studio pubblicato sull‘American Journal of Cardiology da Wanwarang Wongcharoen e colleghi della Chiang Mai University, in Thailandia, le persone che assumono curcumina hanno ben il 65% in meno di probabilità di avere un infarto. E non solo! Altri studi dimostrano che la curcuma contenuta nel curry previene il diabete di tipo 2 nelle persone più a rischio e che abbia efficaci proprietà antitumorali. Secondo recenti studi condotti da Karen Knudsen della Thomas Jefferson University, la curcuma agirebbe stimolando la reazione ai farmaci da parte di quelle cellule tumorali resistenti alle terapie.
CONTROINDICAZIONI
La curcuma presente nel curry, stimola, tra le altre cose, la secrezione di acidi biliari. E’ per questo che coloro che soffrono di malattie ostruttive le vie biliari, come i calcoli, non dovrebbero fare uso di curry. Dovrebbe evitarlo anche chi soffre di ulcere gastriche o gastriti, per via della presenza del pepe, così come il peperoncino potrebbe causare irritazioni e infiammazioni a carico dell’apparato urinario. Se va bene in gravidanza, infine, il curry andrebbe evitato durante l’allattamento.
UNA GLICEMIA ECCESSIVA ATTIVA I MECCANISMI DI CRESCITA TUMORALE.
31-08-2016
L’obesità può promuovere il cancro attraverso vari e differenti meccanismi come disfunzione mitocondriale, alimentazione eccessiva, uso eccessivo di zucchero, infiammazione cronica e iperproduzione di certe proteine e ormoni. Un recente studio ha dimostrato che i pazienti oncologici con diabete tipo 2 avevano il 23% in più di possibilità di ricevere una diagnosi di cancro nella decade precedente alla diagnosi di diabete rispetto ai non diabetici. Una ricerca precedente ha evidenziato che i prediabetici hanno il 15% in più di rischio per cancro, specialmente al fegato, stomaco, pancreas, seno e endometrio.
http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)30175-1/abstract
http://www.scientificamerican.com/article/study-finds-fat-kills-casting-doubt-on-obesity-paradox/
LA CHEMIOTERAPIA PUO' CAUSARE CAMBIAMENTI NEUROFISIOLOGICI.
31-08-2016
La chemioterapia a quanto pare non ha effetti solo sul cancro, ma anche a livello cerebrale, operando quale effetto collaterale delle modifiche a livello neurofisiologico. Lo si è scoperto, in particolare, osservando che nelle donne con cancro al seno si mostrava perdita di memoria, difficoltà di concentrazione e altri problemi cognitivi, dopo un trattamento con chemio o radioterapia. In prima battuta si è cercato di minimizzare, spesso imputando la causa a problemi psicosomatici, tuttavia il dibattito non si è spento e diversi ricercatori si sono dati da fare per far luce su questo fenomeno. Uno di questi tentativi è lo studio condotto dai ricercatori del Jonsson Comprehensive Cancer Center dell’Università della California a Los Angeles (UCLA) e pubblicato online, prima della stampa, sulla rivista scientifica Journal of the National Cancer Institute. La dottoressa Patricia Ganz, direttore del Cancer Prevention and Control Research, e colleghi UCLA, hanno dimostrato che vi è una correlazione significativa tra l’essere sottoposti a trattamenti chemioterapici e radioterapici e peggiori prestazioni neuropsicologiche nei test sulla memoria e le facoltà cognitive. Per cui è sempre meno probabile una spiegazione psicosomatica.
«Lo studio - spiega Ganz - è uno dei primi a dimostrare che le difficoltà cognitive riportate dalle pazienti, spesso definita come “chemio cerebrale” in coloro che hanno ricevuto la chemioterapia, possono essere associate alle prestazioni nei test neuropsicologici». Lo studio ha visto il coinvolgimento di 189 pazienti con età media di 52 anni, affette da carcinoma della mammella, le quali hanno preso parte allo studio un mese circa dopo aver completato i loro trattamenti iniziali del cancro al seno, e prima di iniziare (nel 70 per cento dei casi) la terapia ormonale sostitutiva endocrina. Delle pazienti, due terzi avevano subìto una chirurgia conservativa del seno; più della metà aveva ricevuto la chemioterapia, e tre quarti erano state sottoposte a radioterapia. Un altro gruppo di donne sane di pari età è stato utilizzato quale parametro e controllo.
I ricercatori hanno proceduto con l’escludere possibili fattori confondenti, poiché ai disturbi cognitivi spesso sono stati associati sintomi di ansia e depressione. Per questo motivo, le donne che presentavano gravi sintomi depressivi sono state escluse. Allo stesso modo, sono stati presi in considerazione il tipo di trattamento oncologico utilizzato, e se condizioni come la menopausa e i cambiamenti ormonali o no, avrebbero potuto influenzare il riportare problemi cognitivi. Per tutte le partecipanti sono stati predisposti dei questionari in cui riportare i sintomi e le segnalazioni di problemi neurofisiologici e neuropsicologici. I dati acquisiti hanno permesso di determinare che le pazienti con cancro al seno avevano denunciato il maggior numero di problemi cognitivi in genere. Nello specifico, il 23,3 per cento ha lamentato problemi di memoria; il 19 per cento problemi cognitivi come difficoltà di concentrazione, problem-solving, ragionamento e così via. In maniera significativa, le donne che erano state sottoposte a cicli di chemioterapia o radioterapia sono state quelle che avevano denunciato i più gravi problemi di memoria e cognitivi, mostrando anche altri sintomi come ansia e depressione. I test neuropsicologici condotti dai ricercatori in questo studio hanno mostrato per la prima volta una decisa correlazione con la denuncia di problemi cognitivi: non a caso le lamentele corrispondevano poi a peggiori risultati nei test. «In passato, molti ricercatori hanno affermato che non si poteva contare sulle denunce da parte dei pazienti o sul fatto che fossero depressi, perché gli studi precedenti non hanno potuto trovare questa associazione tra test neuropsicologici e le denunce su problemi cognitivi, ha sottolineato Ganz. In questo studio, siamo stati in grado di osservare i componenti specifici dei disturbi cognitivi e riscontrare che sono stati associati con le più importanti anomalie neuropsicologiche nei test di funzionalità». I disturbi cognitivi non sarebbero dunque frutto della “fantasia” delle pazienti, ma un dato reale di cui si dovrà tenere conto quando queste siano avviate a un programma di trattamento chemio o radioterapico.
http://newsroom.ucla.edu/releases/ucla-researchers-find-scientific-245307
COME LE STATINE ALTERANO LA SALUTE CEREBRALE.
30-08-2016
Decine di milioni di persone assumono statine per abbassare il loro colesterolo totale, che non rappresenta un rischio significativo per patologie cardiovascolari. I farmaci statine, invece, sono legati a malattie neuromuscolari degenerative e sclerosi laterale amiotrofica (SLA), anche conosciuta come malattia di Lou Gehrig. La disfunzione della produzione di energia mitocondriale a causa delle statine che alterano la produzione di coenzima Q10 possono essere la causa primaria della maggior parte degli effetti collaterali.
https://psmag.com/statins-lou-gehrig-and-big-questions-1b8a86c39783#.31g5e5d2i
LETTERA DEL DOTTOR EDWARD BACH AL PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI MEDICI (08-01-1935).
30-08-2016
Egregio Signore, avendo ricevuto la notifica dell'Ordine riguardo al fatto, che svolgo il mio lavoro coadiuvato da assistenti non qualificati, ho l'onore di informarla che mi avvalgo della collaborazione di molti di tali assistenti e continuerò ad avvalermene. Come ho già precedentemente comunicato all'ordine, ritengo che sia dovere e privilegio di ogni medico insegnare ai malati e a tutte le persone come curare se stessi. Lascio alla vostra discrezione di stabilire i provvedimenti che vorrete prendere. Poichè ho dimostrato che le erbe dei campi sono semplici da utilizzare e hanno proprietà curative straordinarie efficaci, ho abbandonato la medicina convenzionale.
Edward Bach