Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

26-08-2016

Molti pensano che lo zucchero di canna sia meno pericoloso per l’organismo rispetto allo zucchero di barbabietola, ma in effetti non è così o, per lo meno, lo è solo in parte. Il problema vero dello zucchero classico, quello bianco che solitamente si utilizza per zuccherare un pò tutto, dal caffè al tè, dalla camomilla alla preparazione dei dolci, è legato al processo di raffinazione con il quale lo si rende fine e di un bianco quasi abbagliante. Durante tale processo, che vede un serie notevole di passaggi, in alcuni casi vengono utilizzati anche dei prodotti chimici, alcuni anche derivati dal petrolio e certamente cancerogeni, ed è appunto questo processo che rende lo zucchero poco consigliabile. Lo stesso discorso vale anche per lo zucchero di canna, quello che solitamente si trova nei banchi dei supermercati, perché si tratta per lo più di un prodotto raffinato.
In alcuni casi, per evidenziare ancor più il suo classico colore ambra, viene utilizzato un colorante, l’E150 che, come tutti gli additivi utilizzati negli alimenti, è meglio evitare. Discorso diverso se si acquista lo zucchero di canna integrale, il quale certamente non avrà le stesse caratteristiche di pericolosità di quelli raffinati, anche se poi dal punto di vista delle calorie, è praticamente identico allo zucchero bianco, dal momento che 100 grammi di zucchero di canna grezzo contengono 377 chilocalorie, solo 15 in meno rispetto allo zucchero bianco, quello ricavato dalle barbabietole. Lo zucchero di canna raffinato contiene molti nutrienti, quali vitamine e sali minerali, ma questo non vuol dire che sarebbe consigliabile assumerne più del consentito, visto che è pur sempre un saccarosio che, nell’organismo si scinde in fruttosio e glucosio, proprio come avviene per lo zucchero bianco.
Ha il vantaggio di non contenere glutine, e questo vale sia per lo zucchero di canna raffinato che per quello integrale, per cui può essere assunto senza problemi dai celiaci, così come sembra essere meno pericoloso per la salute dei denti per quanto riguarda l’insorgenza di carie. Di contro, per i soggetti diabetici, è da evitarsi al pari dello zucchero tradizionale in quanto il glucosio è il prodotto della scissione del saccarosio, e una volta assunto, viene assorbito dall’organismo, per cui valgono le stesse raccomandazioni dello zucchero tradizionale. Chi soffre di candidosi non dovrebbe assumere zucchero di canna in quanto la Candida albicans si nutre di saccarosio e trova quindi le condizioni migliori per proliferare in sua presenza.

Venerdì, 26 Agosto 2016 06:50

MENOPAUSA: I RIMEDI PIU' EFFICACI.

26-08-2016

Sebbene la menopausa sia una tappa fisiologica nel processo di maturazione della donna, spesso comporta notevoli disagi. Inoltre in molte donne il calo degli estrogeni provoca osteoporosi. I disturbi sono generalmente dovuti a una secrezione eccessiva di ormoni ipofisari e insufficiente di ormoni ovarici. Le abitudini di vita e alimentari possono aggravare questi disturbi. Per fortuna i più comuni - vampate di calore, sudori notturni, mani e piedi freddi, depressione, irritazione e secchezza vaginale e perdita della libido - rispondono molto bene ai rimedi naturali.

STILE DI VITA

La ricerca dimostra chiaramente che un'attività fisica regolare riduce la frequenza e l'intensità delle caldane. La frequenza delle vampate di calore moderate e intense dopo la menopausa è stata studiata in 79 donne che svolgevano un'attività fisica regolare e in gruppo di controllo di 866 donne che facevano una vita più sedentaria. Le donne del primo gruppo, che svolgevano 3,5 ore o più di attività fisica alla settimana, non soffrivano di caldane ed ebbero una menopausa naturale senza bisogno di terapia ormonale sostitutiva. L'attività fisica regolare aiuta non soltanto ad alleviare le caldane, ma svolge un'azione benefica sull'umore e sull'apparato osseo e cardiovascolare. Al contrario, fumare aggrava i sintomi della menopausa e può provocare una menopausa precoce. Fra le donne che entrano in menopausa in giovane età le fumatrici sono circa il doppio di quelle che non fumano. Nelle ex fumatrici l'effetto è parzialmente reversibile.

SUPPORTO NUTRIZIONALE

E' stato dimostrato che numerosi nutrienti alleviano le vampate di calore e la vaginite atrofica (perdita di elasticità e di secrezioni mucose legate alla menopausa). I risultati clinici migliori si ottengono con la vitamina E, l'esperidina combinata con la vitamina C e l'acido ferulico.

VITAMINA E

Alla fine degli anni Quaranta numerosi studi clinici riscontrarono che la vitamina E, confrontata con un placebo, alleviava le caldane e i disturbi vaginali legati alla menopausa. In uno di essi, la vitamina E risultò non soltanto in grado di migliorare i sintomi, ma anche l'irrorazione sanguigna delle pareti vaginali, se assunta per almeno quattro settimane. Uno studio di follow-up pubblicato nel 1949 dimostrò che la vitamina E (400 U.I. al giorno) era efficace nel 50% circa dei casi di vaginite atrofica in donne in menopausa.
Oli, creme, unguenti o supposte di vitamina E possono essere usati localmente per alleviare i sintomi della vaginite atrofica. Oltre che contro le irritazioni e la secchezza tipiche della vaginite atrofica, la vitamina E è risultata efficace anche in altre forme di vaginite.

ESPERIDINA

Come molti altri flavonoidi, l'esperidina ha un'azione benefica sui vasi sanguigni e ristabilisce l'integrità delle pareti dei capillari in modo che non siano troppo permeabili. In uno studio clinico 94 donne che soffrivano di caldane vennero curate con un preparato contenente 900 mg di esperidina, 300 mg di dipnone di esperidina (un altro flavonoide degli agrumi) e 1.200 mg di vitamina C al giorno. Dopo un mese il 53% delle pazienti non aveva più caldane e il 34% riscontrava un notevole miglioramento. Si notò inoltre un miglioramento di crampi notturni, epistassi ed ematomi.

GAMMA-ORIZANOLO (ACIDO FERULICO)

Questo nutriente, che si trova nei cereali e viene estratto dall'olio di crusca di riso, svolge un'azione benefica sulle caldane, normalizzando la funzionalità dell'ipofisi e stimolando il rilascio di endorfine da parte dell'ipotalamo. Che il gamma-orizanolo fosse efficace contro i sintomi della menopausa, caldane comprese, fu scoperto all'inizio degli anni Settanta e studi successivi lo hanno confermato. In uno dei primi esperimenti vennero studiate 8 donne in menopausa e 13 cui erano state asportate chirurgicamente le ovaie, trattate con 300 mg di gamma-orizanolo al giorno. Dopo 38 giorni di terapia, oltre il 67% delle donne riscontrava una riduzione del 50% o più dei sintomi. Uno studio più recente ha messo in luce effetti ancora più importanti ottenuti con una terapia a base di 300 mg di gamma-orizanolo al giorno: i sintomi miglioravano nell'85% dei soggetti. Il gamma-orizanolo è una sostanza naturale estremamente sicura. Studi clinici e sperimentali non hanno evidenziato alcun effetto collaterale. Oltre a migliorare i sintomi della menopausa, è dimostrato che il gamma-orizanolo abbassa i trigliceridi e il colesterolo.

ANGELICA SINENSIS

In Asia l'angelica o dong quai ha una fama seconda solo al ginseng. Considerata un rimedio prevalentemente femminile, è indicata per combattere i sintomi della menopausa (specialmente le caldane), oltre che la dismenorrea (mestruazioni dolorose), l'amenorrea (mancanza totale delle mestruazioni), la metrorragia (emorragia uterina), per facilitare la gravidanza e il parto. La sua efficacia contro le vampate di calore sembra essere dovuta alla combinazione tra effetti lievemente estrogenici e azione stabilizzatrice sui vasi sanguigni.

CIMICIFUGA RACEMOSA

Quest'erba veniva usata dai pellerossa e in seguito dai coloni americani per alleviare i crampi mestruali e i sintomi della menopausa. Ricerche scientifiche recenti ne hanno evidenziato l'efficacia sia nella dismenorrea sia in menopausa. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che l'estratto di cimicifuga racemosa non soltanto allevia le caldane, ma anche la depressione e l'atrofia vaginale. Oltre ad agire sui vasi sanguigni, riduce i livelli di LH e ha pertanto notevoli effetti estrogenici.

GINKGO BILOBA

Sebbene tradizionalmente non venisse utilizzato contro i sintomi della menopausa, l'estratto di ginkgo biloba è molto utile in questa fase della vita della donna perchè ha benefici effetti sul sistema vascolare. In particolare sembra essere efficace contro le mani e i piedi freddi e le amnesie che spesso accompagnano la menopausa. L'estratto di ginkgo biloba migliora l'afflusso sanguigno alle mani e ai piedi ed è efficace nella cura di disturbi vascolari periferici delle estremità, compresa la sindrome di Raynaud, in cui le dita delle mani e dei piedi diventano estremamente fredde e cianotiche.

Giovedì, 25 Agosto 2016 19:55

IL TE’ PROTEGGE LA SALUTE DELLE DONNE.

25-08-2016

Anche se il tè verde è considerato il tipo di tè più utile per la salute, i risultati di una ricerca hanno dimostrato che anche il tè bianco, il tè nero e altri tipi di infusi e tisane hanno le stesse proprietà. I ricercatori dell’Istituto per la ricerca medica dello stato australiano del Queensland hanno scoperto che le donne, amanti del tè, raramente si ammalano di cancro delle ovaie. La ricercatrice Cristina Nagle ha confermato i risultati degli esperimenti e delle analisi in base ai quali, il consumo giornaliero di 4 tazze di tè verde, nero, bianco, o altri infusi e tisane possono ridurre per le donne il rischio di cancro alle ovaie del 30%. Questo perché gli antiossidanti contenuti inibiscono lo sviluppo delle cellule tumorali.

 

http://phys.org/news/2010-05-tea-ovarian-cancer.html

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20490647

25-08-2016

Una bella lavata al pollo, ed elimino tutti i batteri, i virus e altre possibili fonti di contaminazione! Questo è quello che ognuno potrebbe pensare dovendo cucinare della carne di pollo o altro volatile, perché teme che questa sia portatrice di un qualche germe patogeno. Ma, secondo i ricercatori dell’Università di Drexel, Philadelphia, questa pratica potrebbe far più male che bene. Per sensibilizzare i consumatori sulla necessità di non lavare il pollo prima di cucinarlo, perché in questo modo anziché contrastarli si possono diffondere ancora di più i germi patogeni, gli scienziati del Dipartimento di Sicurezza Alimentare della Drexel hanno dato vita a una Campagna denominata “Don’t Wash Your Chicken” (Non lavate il pollo), supportata da quattro video pubblicati sul proprio canale YouTube (più sotto potete vedere il primo di questi).
In ognuno di questi video di sensibilizzazione si vede un membro della famiglia - che può ora essere moglie ora figlia o madre - che spiega a un benintenzionato “cuoco” di casa che la pratica del lavare il pollo prima di cuocerlo può essere nociva. Il video è supportato da un’immagine in sovraimpressione - il “Germ Vision” - che mostra graficamente come questa pratica può diffondere i germi sia addosso alla persona che ad altri cibi o sulle superfici della cucina. La Campagna segue uno studio pubblicato sul Journal of Food Protection, in cui si dimostra come lavare la carne sia pericoloso per la salute poiché come spiega il principale autore, prof.ssa Jennifer Quinlan, la carne di pollo cruda può presentare facilmente batteri come la Salmonella o il Campylobacter - senza contare il possibile virus dell’aviaria. Questi batteri sono le principali fonti delle malattie di origine alimentare. L’uso di lavare il pollo con l’acqua non uccide i batteri, poiché questa non è abbastanza calda per farlo: solo la cottura può farlo. Ma gli spruzzi d’acqua possono diventare una via d’infezione. Ecco perché, se si è preoccupati per la propria salute, è meglio mettere direttamente a cuocere la carne, cuocerla bene e, se proprio vogliamo lavare qualcosa, laviamoci molto bene le mani dopo averla maneggiata cruda.

 

http://www.youtube.com/watch?v=192C-iKRgFg

25-08-2016

Ormai più o meno si conoscono quali insidie possano nascondersi dietro gli alimenti confezionati e di produzione industriale, spesso eccessivamente ricchi di sale, zucchero e grassi, tanto da spingere alcuni governi verso la proposta di tassare quei cibi ritenuti maggiormente dannosi per la salute. E' ormai un dato di fatto: alimentazione scorretta e malattie del benessere sono strettamente correlate. La prevenzione è la regola principale ed essa non può che passare attraverso abitudini alimentari realmente corrette, che dovrebbero prevedere una drastica eliminazione dei seguenti cinque ingredienti raffinati d’uso comune.

1. ZUCCHERO BIANCO

Lo zucchero raffinato è tra i maggiori imputati dell’insorgere di quelle che vengono definite come malattie del benessere: diabete, obesità, problemi legati al metabolismo, ipertensione, danni a livello del fegato. Secondo studi recenti lo zucchero raffinato sarebbe da considerare tra le cause che ogni anno provocano la morte di 35 milioni di persone, con particolare riferimento al diabete e alle malattie cardiocircolatorie. Il consumo di zucchero bianco sarebbe triplicato nel corso degli ultimi 50 anni ed andrebbe drasticamente ridimensionato. Esso, sia che venga derivato dalla barbabietola o dalla canna da zucchero, per assumere il candore che noi tutti conosciamo, subisce procedimenti di raffinazione che comprendono l’impiego di calce, zolfo e carbone animale, oltre che di coloranti utilizzati per eliminarne i riflessi giallognoli. Lo zucchero risulta in questo modo impoverito sia dei minerali che delle proteine presenti nelle materie prime di partenza. Anche lo zucchero greggio viene trattato con zolfo, ma in seguito non subisce processi di decolorazione.

Alternative: Tra i sostituti dello zucchero raffinato possono esservi la stevia (non lavorata industrialmente), lo sciroppo di riso, il succo concentrato di mela o uva, lo sciroppo d’acero o d’agave.

2. FARINA 00

La farina 00 rappresenta spesso l’ingrediente di base di numerose preparazioni sia casalinghe ed industriali. E' sufficiente aprire qualsiasi comune ricettario per rendersi conto di come tra gli ingredienti per la preparazione di una torta casalinga, che dovrebbe dunque risultare più “sana” rispetto ad un prodotto confezionato, vi sia per la maggior parte delle volte la farina 00, cioè la più raffinata tra le farine in commercio. Tramite i processi di raffinazione questo alimento perde purtroppo gran parte del proprio contenuto nutritivo, con particolare riferimento al germe contenuto nei chicchi, ricco di aminoacidi, sali minerali e vitamine del gruppo B ed E. Gli effetti negativi dell’impiego abituale di farina 00 nella propria alimentazione sono stati posti in luce dal Professor Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della Direzione scientifica. Egli sottolinea come provochi un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell’insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo di grassi depositati e ad un indebolimento generale dell’organismo, rendendolo maggiormente esposto nei confronti delle malattie, tumori inclusi.

Alternative: la farina raffinata può essere sostituita da farina integrale o semi-integrale. Meglio ancora ricorrere a farine artigianali acquistate nei molini e macinarsele in casa con apparecchi appositi.

3. SALE

La notizia è recentissima. In Italia il consumo di sale è ancora eccessivamente elevato e ben superiore a quanto raccomandato da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Mentre non si dovrebbero mai superare i 5 grammi di sale al giorno, il suo consumo nel nostro Paese sarebbe quasi il doppio. L’eccessivo consumo di sale è legato all’insorgere di malattie cardiovascolari e può incidere negativamente su situazioni già presenti di ipertensione. Gli esperti confermano che riducendo il consumo di sale si potrebbe evitare la morte di almeno 26 mila persone ogni anno. E' necessario anche sottolineate che la tipologia di sale che si decide di utilizzare sulla propria tavola non è da sottovalutare.

Alternative: Se, da una parte, è possibile evitare un consumo eccessivo di prodotti confezionati molto ricchi di sodio, dall’altra si potrebbe sostituire il comune sale da cucina con del sale integrale (sale marino integrale, sale rosa dell’Himalaya), che, a differenza del sale ottenuto industrialmente, presenta, oltre al cloruro di sodio, un contenuto da non sottovalutare di sali minerali come calcio, magnesio, potassio, ferro, rame e iodio.

4. OLIO DI PALMA

Ecco un altro ingrediente onnipresente in numerosi alimenti confezionati sia dolci che salati. L’olio di palma, quando non indicato come tale, potrebbe nascondersi comunque dietro la sibillina dicitura in etichetta di “olio vegetale” o “oli vegetali”. Urge in questo senso, a tutela dei consumatori, la diffusioni di indicazioni maggiormente chiare all’interno delle liste degli ingredienti presenti sulle confezioni degli alimenti. L’olio di palma è ritenuto dannoso per la salute per vie del suo elevato contenuto di grassi saturi, che può raggiungere anche il 50% nel caso dell’olio di palma derivato dai frutti e l’80% nell’olio di palmisto, derivato dai semi. Ad un’alimentazione eccessivamente ricca di grassi saturi, si lega un maggiore rischio di contrarre malattie cardiovascolari. Dal punto di vista ambientale, la produzione di olio di palma contribuisce purtroppo alla deforestazione di aree dal valore naturalistico inestimabile, comprese antiche foreste pluviali.

Alternative: Per evitare l’olio di palma sarebbe necessario controllare con attenzione le liste degli ingredienti, diffidare da snack, merendine, piatti pronti e creme spalmabili industriali e passare all’autoproduzione casalinga degli stessi, utilizzando oli più equilibrati, come l‘olio extravergine d’oliva o oli vegetali biologici spremuti a freddo.

5. GRASSI IDROGENATI

La diffusione dei grassi idrogenati nei prodotti industriali va spesso di pari passo con quella dell’olio di palma. Margarine, merendine alla crema, piatti pronti già conditi, surgelati e prodotti da forno di vario tipo possono contenerne. La loro presenza è sempre indicata in etichetta, quindi è sufficiente porre attenzione a ciò che si acquista per fare in modo di evitarli il più possibile. I rischi per la salute relativi ai grassi idrogenati sono legati alla loro capacità di aumentare i livelli del colesterolo LDL e di diminuire quelli del colesterolo HDL, considerato “buono”. Un’alimentazione che prevede un consumo disattento di grassi idrogenati può rendere i vasi sanguigni meno flessibili ed influire negativamente sulla pressione del sangue. I grassi idrogenati sono ottenuti tramite un processo di lavorazione degli oli insaturi, che mira ad ottenere grassi di consistenza differente, a seconda degli impieghi industriali. Si ottengono così dei grassi insaturi, anche denominati “grassi trans”, la cui presenza nella dieta è stata legata alla comparsa di ictus, arteriosclerosi e malattie coronariche.

25-08-2016

Si stanno moltiplicando le evidenze scientifiche del fatto che grazie all'aglio è possibile prevenire e curare il cancro. Secondo numerosi studi questo alimento può fermare lo sviluppo dei tumori in vari modi: impedendo le alterazioni cellulari che portano al tumore, inibendo la crescita dei tumori oppure direttamente uccidendo le cellule maligne.

- L'aglio contiene una sostanza, detta s-allilcisteina, che interrompe il processo metabolico tramite il quale una cellula sana diventa cancerosa.

- Il disolfuro di allile frena lo sviluppo delle cellule tumorali interferendo con la loro capacità di dividersi e moltiplicarsi. Il disolfuro di allile soffoca le cellule tumorali finchè il loro numero non si riduce e cominciano a morire.

- Un'altra importante sostanza contenuta nell'aglio è il trisolfuro di allile, 10 volte più efficace del disolfuro di allile nell'uccidere le cellule di tumore polmonare umano. La sua efficacia è paragonabile a quella del 5-fluorouracile, un farmaco molto usato in chemioterapia. E dal momento che l'aglio è assai meno tossico per le cellule sane rispetto al 5-fluorouracile, si spera che in futuro ne possano derivare forme meno aggressive di chemioterapia.

- L'aglio contiene sostanze che impediscono ai nitriti, comuni molecole che si trovano in alcuni alimenti oltre che in numerose sostanze inquinanti, di trasformarsi in nitrosamine, sostanze nocive che possono innescare fenomeni cancerosi nell'organismo.

I vantaggi dell'aglio non si vedono solo in laboratorio. I ricercatori hanno notato per esempio che nell'Italia meridionale, dove si consuma molto aglio, l'incidenza dei tumori allo stomaco è minore rispetto al Nord del paese, dove se ne usa molto meno. In una provincia della Cina settentrionale dove abitualmente la gente mangia da quattro a sette spicchi d'aglio al giorno, si registra il 7-8 per cento di casi di tumore dello stomaco in meno rispetto alla provincia confinante, dove il consumo di aglio è minore. Negli Stati Uniti da uno studio su 41.837 donne residenti nello Iowa è emerso che quelle che mangiavano aglio almeno una volta alla settimana avevano un rischio di tumore al colon del 35 per cento inferiore rispetto a quelle che non ne mangiavano mai. Se dovessi avanzare un'ipotesi, direi che consumando tre spicchi d'aglio al giorno si riduce del 20 per cento il rischio di molti tumori. E sei spicchi dovrebbero portare a una riduzione del 30 per cento almeno.

25-08-2016

La depressione è un problema molto diffuso e, dal momento che è legata al calo della funzionalità cerebrale, il modo migliore per affrontarla è migliorare la funzionalità di cervello e sistema nervoso. Ci sono alcune erbe che migliorano l'umore in maniera dolce e senza rischi.

IPERICO O ERBA DI SAN GIOVANNI

E' una delle erbe più efficaci per migliorare l'umore e viene impiegata da oltre 2000 anni per un gran numero di disturbi, dall'enuresi notturna alla cicatrizzazione delle ferite, la diarrea, il mal di stomaco e le ustioni, ma soprattutto per curare la depressione. In uno studio tipico a 105 pazienti affetti da depressione di entità lieve-moderata e di breve durata sono stati somministrati 300 mg di iperico tre volte al giorno oppure un placebo per quattro settimane; il 67% del gruppo iperico ha riscontrato un miglioramento dei sintomi (tristezza, senso di inutilità e di impotenza, insicurezza, spossatezza, cefalea e disturbi del sonno) senza effetti collaterali. Ventotto studi controllati condotti in Europa su un campione di circa 1500 depressi hanno dato risultati sistematicamente positivi nelle depressioni lievi e moderate. L'iperico probabilmente risulta inefficace nelle forme più gravi di depressione, comprese quelle con sintomi psicotici e dove il rischio di suicidio è elevato. L'estratto di iperico è stato confrontato con Maprotilina (un antidepressivo di sintesi) in 102 pazienti che soffrivano di depressione. Il punteggio secondo la Hamilton Depression Scale scese del 50% in entrambi i gruppi dopo quattro settimane. Mentre i pazienti curati con Maprotilina lamentavano effetti collaterali come stanchezza, secchezza delle fauci e problemi cardiaci, quelli trattati con l'iperico non ne riferirono alcuno.
Un altro studio randomizzato, multicentrico, in doppio cieco ha messo a confronto l'efficacia dell'estratto di iperico (300 mg tre volte al giorno) con l'antidepressivo Imipramina (25 mg tre volte al giorno): dopo sei settimane l'efficacia clinica era comparabile. Sembra che l'ipericina, il pigmento che conferisce ai fiori di questa pianta il caratteristico colore rosso, funga da inibitore della monoaminoossidasi (MAO), l'enzima responsabile della scomposizione di serotonina e norepinefrina. Probabilmente è proprio il blocco della scomposizione di questi neuropeptidi cerebrali a spiegarne l'efficacia come antidepressivo. Sebbene non sia potente quanto gli inibitori della monoaminoossidasi di sintesi, anche l'iperico richiede le stesse precauzioni. A dosaggi elevati, bisogna evitare i cibi ricchi di tiramina (per esempio i prodotti affumicati o sottaceto). Va inoltre evitata l'assunzione di iperico in concomitanza con triptofano, tirosina, rimedi contro il normale raffreddore e la febbre da fieno, amfetamine e narcotici, in quanto potrebbe provocare un brusco e pericoloso aumento della pressione.

GINKGO BILOBA

Aumentando l'afflusso di sangue al cervello, diminuendo gli effetti delle sostanze chimiche ossidanti sul cervello e migliorando la funzionalità mentale, il Ginkgo biloba è utile anche contro la depressione. Uno studio randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo su 40 pazienti fra i 51 e i 78 anni ha valutato l'efficacia del ginkgo su soggetti affetti da disfunzioni cerebrali da lievi a moderate accompagnate da episodi depressivi che non avevano risposto a una terapia a base di antidepressivi triciclici (Anafranil). Nel corso dello studio i pazienti hanno continuato a prendere gli antidepressivi e dopo quattro settimane per quelli che avevano preso Ginkgo biloba il punteggio secondo la Hamilton Depression Scale è sceso da 14 a 7 e, dopo otto settimane, a 4,5. Nel gruppo placebo, invece, le variazioni sono state minime. Questo dimostra che farmaci e rimedi naturali insieme possono essere molto efficaci. I pazienti che hanno partecipato a questo studio hanno dimostrato anche un significativo miglioramento delle funzioni cognitive. Probabilmente gli antidepressivi non riuscivano a raggiungere concentrazioni abbastanza alte a livello cerebrale e il ginkgo, migliorando l'irrorazione sanguigna, ne ha facilitato l'azione. Oltre a essere utile nella cura della depressione negli individui con insufficienza cerebrovascolare e demenza senile precoce, il Ginkgo biloba ha effetti benefici anche sulle lesioni cerebrali. In uno studio comparativo in doppio cieco sono stati somministrati estratto di Ginkgo biloba (80 mg due volte al giorno) o un placebo a individui anziani affetti da demenza senile di origine aterosclerotica. Dopo sei settimane i pazienti trattati presentavano meno depressione, apatia, irritabilità, ostilità e stanchezza.

24-08-2016

E si, per rispondere a questo dilemma esistenziale, che da anni è al centro di discussioni tra popolo femminile e quello maschile, ci serviva giusto un’equazione (quasi) indecifrabile. E non ridete appena leggerete di che si tratta, perché per rispondere alla domanda “deve stare giù o su”, è stato scomodato addirittura uno scienziato, Jay Pil Choi. Allora, dunque il quesito è questo: "La tavoletta del water deve stare alzata o abbassata?". Ecco la risposta:

 

 

 

Tutto perfettamente chiaro vero? Ma per chi volesse ulteriori delucidazioni, secondo Jay Pil Choi le cose funzionano più o meno così. La donna per sua natura non tende mai ad alzare la tavoletta del water perché tende a sedersi comunque, quindi il rischio “goccia” non si pone alla base. L’uomo invece (a meno che non decida di farla seduto) alza la tavoletta ogni qualvolta deve fare pipi. Quindi diciamo che se la lasciamo su, sia l’uomo che la donna dovranno abbassarla, se invece sta giù, solo l’uomo dovrà avere premura di alzarla. Le due regole che si possono seguire secondo lo scienziato sono: la dinamica dello status quo, ovvero lasciarla nella posizione in cui sta quando finisci di usare il water oppure abbassata, cioè nella posizione "in cui devi lasciarla".

 

 

Ecco le conclusioni di Choi: Se uomini e donne sono in egual numero nella stessa casa, la tavoletta deve stare giù, se ci sono almeno 4 uomini e solo due donne, la tavoletta deve stare su e via dicendo. Insomma, fate tutti i calcoli che volete, seguite lo schema, ma per evitare di litigare ricordate: la tavoletta deve stare giù.

 

 

Mercoledì, 24 Agosto 2016 17:47

OLIO D'OLIVA: IL MIGLIOR AMICO DELLE DONNE.

24-08-2016

L'olio d'oliva è rinomato soprattutto per le proprietà cardioprotettive, ma sembra che sia molto utile anche per prevenire i tumori della mammella. In uno studio che ha interessato oltre 2.300 donne, i ricercatori della Harvard School of Public Health e della Scuola di Igiene Pubblica di Atene hanno riscontrato che le donne che consumavano olio di oliva più di una volta al giorno avevano un rischio di ammalarsi di tumore della mammella del 25% minore rispetto a quelle che lo usavano più raramente. E in effetti la probabilità di morire di questo tumore per le donne greche è più bassa che per le americane. L'olio d'oliva è ricco di vitamina E, che previene i danni cellulari da cui può nascere il cancro. E probabilmente quegli stessi polifenoli che impediscono ai radicali liberi di nuocere al cuore intervengono anche nella prevenzione dei tumori.

 

24-08-2016

Mangiare popcorn fa bene alla salute, sosteneva uno studio di qualche tempo fa. Oggi però, gli scienziati della West Virginia University (WVU) School of Public Health, hanno scoperto il rovescio della medaglia: non tutti i popcorn fanno bene; anzi. A fare la differenza tra l’essere salutari o dannosi per la salute è il metodo di cottura. Cuocere i popcorn in pentole antiaderenti o utilizzare popcorn confezionati come quelli per microonde espone all’assorbimento del noto perturbatore PFOA (perfluoroctanoico), l’acido utilizzato nella produzione di stoviglie antiaderenti e altri oggetti. A scoprire una correlazione tra il PFOA e le malattie cardiovascolari è stato il team di ricercatori coordinato dal dottor Anoop Shankar, che ha esaminato i dati relativi alla salute di 1.200 cittadini statunitensi, per poi confrontarli con i livelli di PFOA riscontrati nel sangue e valutare l’incidenza delle malattie cardiache.
I risultati dello studio, così come riportati da Fox News, hanno mostrato che vi era una maggiore correlazione tra il rischio di malattie cardiovascolari e la quantità di PFOA nel sangue: maggiori livelli, maggiore rischio. Questo rischio cardiovascolare, oltretutto, restava indipendentemente da fattori quali l’età, la razza, l’Indice di Massa Corporea (BMI), la presenza di diabete o ipertensione, il vizio del fumo. Sebbene gli scienziati abbiano dichiarato che non si è certi che il PFOA provochi malattie cardiovascolari, tra queste e la presenza della sostanza nel sangue vi è una doppia relazione: la presenza di PFOA nel sangue è stata collegata a una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari e le persone che soffrono di malattie cardiache tendono a trattenere più PFOA nel sangue. L’FDA ha recentemente avvertito che i popcorn confezionati contengono elevati livelli di PFOA. Facciamo dunque attenzione al metodo di cottura e, se possibile, evitiamo gli alimenti confezionati che contengono queste sostanze.

 

http://www.foxnews.com/health/2013/05/12/is-popcorn-giving-heart-disease.html

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