Angelo Ortisi
IL MIO PENSIERO SULLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE.
30-08-2016
Indipendentemente dai punti di vista delle varie fazioni che si formano ogni volta che sugli organi di informazione appaiono notizie riguardanti la bioetica della riproduzione, cercherò di avere un approccio essenzialmente scientifico a questo problema. Ognuno può decidere se attribuire il significato di persona o di un ammasso di cellule agli embrioni, io dirò solo che sono embrioni, cioè un progetto di vita umana in grado di svilupparsi e trasformarsi in un uomo o arrestarsi a un certo stadio, secondo le leggi naturali che tengono conto dell'esperienza dei milioni di anni che ha la vita e dei miliardi di anni che ha la natura. L'uomo, che si è dimenticato di non sapere, crede di poter decidere con la sua limitata intelligenza e con sofisticatissimi calcolatori derivati sempre dalla sua limitata intelligenza, le necessità della natura. L'uomo pensa che debba essere lui a modificare le leggi dello sviluppo della vita e della genetica. La procreazione è una funzione della vita dell'uomo e dell'animale, ma non c'è un diritto naturale di ogni individuo a procreare. Semmai c'è il diritto dell'uomo a nascere in modo naturale. Non credo che i genitori si possano arrogare il diritto di far nascere un figlio al di fuori degli schemi della natura prendendo una decisione che non sarebbe di loro pertinenza. Oltretutto non ci sono necessità demografiche da giustificare eccezioni al corso naturale delle cose, semmai c'è l'egoismo di individui che considerano la missione di genitori come un atto di proprietà e non come una delega a formare nel miglior modo possibile un cittadino del mondo.
I figli non mancano, tanto è vero che si ricorre all'aborto e alla limitazione delle nascite. Nel mondo c'è un numero illimitato di figli che hanno bisogno di genitori, perchè andarlo a creare in provetta per volerlo più nostro, più sano, più bello, più forte, esente da malattie ereditarie, biondo e con gli occhi celesti...e poi cercare sempre di più fino a creare un mostro...bellissimo, fortissimo, ma sempre un mostro. Come un tempo andavano avanti le lobby del nucleare ed ora quelle delle colture transgeniche, anche le lobby sanitarie della fecondazione vanno avanti e non le può fermare nessuno; scelgono un embrione tra tanti da scartare come in un mazzo di carte, creano individui per fornire pezzi di ricambio "come comprare una macchina, per la quale si decide che tipo di optional montare" e creano un ricchissimo mercato dove le famiglie "si precipitano a chiederci embrioni privi della predisposizione all'omosessualità o per bambini che vogliono crescere oltre il metro e ottanta". Non pensate che le parole tra virgolette siano mie invenzioni, sono invece frasi pronunciate dal direttore del Centro di Bioetica dell'Università del Minnesota.
VITAMINE DEL GRUPPO B POSSONO AIUTARE A PREVENIRE IL CANCRO AL SENO.
30-08-2016
Una ricerca suggerisce che le vitamine del gruppo B, in particolare l’acido folico, potrebbero aiutare a ridurre il rischio e l’incidenza di cancro al seno. Lo studio su 1.412 donne, effettuato dai ricercatori dell'University of Hawaii Cancer Center di Honolulu, ha trovato “che prediagnostiche concentrazioni plasmatiche di piridossal-5′-fosfato (PLP), una forma attiva della vitamina B6, può prevenire il cancro al seno”, secondo una sintesi dei dati. “I risultati hanno rivelato che i soggetti con più alte concentrazioni di PLP nel plasma, hanno avuto una riduzione del rischio di carcinoma mammario invasivo rispetto alle donne con più bassi livelli di PLP“. Questi risultati confermano quelli trovati in studi precedenti che indicano che le vitamine B possono avere un effetto nel prevenire tumori al seno, soprattutto nelle donne in pre-menopausa. Secondo i risultati pubblicati sulla rivista Journal of Epidemiology, le donne in pre-menopausa con la più alta percentuale di assunzione di folato nella dieta, hanno avuto un 40 per cento di ridotta possibilità di sviluppare il cancro al seno. Anche alte dosi di vitamina B6 diminuiscono la crescita di cellule tumorali, incluse le cellule tumorali mammarie.
La vitamina B ha proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, che servono anche a ridurre il rischio di cancro. ”Questo studio fornisce nuove prove che i livelli di vitamina B6 circolanti, possono essere inversamente correlati al rischio di cancro al seno in postmenopausa“, hanno dichiarato gli autori. ”Sebbene l’esatto meccanismo attraverso cui la vitamina B6 può ridurre il rischio di cancro al seno è attualmente sconosciuto, i dati di laboratorio mostrano che questo composto è fondamentale per lo sviluppo di vie multiple che potrebbero frenare la carcinogenesi del seno. In conclusione, questi risultati, in combinazione con le informazioni provenienti da altri due studi prospettici, suggeriscono che la vitamina B ha un ruolo nella prevenzione del tumore al seno in postmenopausa”. Studi precedenti hanno mostrato risultati simili: il folato si trova nei vegetali a foglia come spinaci e cime di rapa, agrumi e succhi di frutta, e legumi come fagioli e piselli. Questi prodotti sono diventati un fattore molto importante di apporto di acido folico nella dieta“, afferma una sintesi del National Institutes of Health. Altri studi hanno collegato le vitamine del gruppo B al ridotto rischio di cancro. Nel 2010, i ricercatori del Centro internazionale di ricerca sul cancro hanno trovato che una maggiore assunzione di vitamine del gruppo B ha portato ad una diminuzione del 50 per cento del rischio di cancro al polmone. I ricercatori hanno seguito 400.000 persone provenienti da 10 paesi europei per otto anni. Alla fine del periodo di studio, hanno scoperto che indipendentemente dal fatto che i partecipanti erano fumatori, non fumatori o ex fumatori, quelli con i più alti livelli ematici di vitamina B6 e metionina avevano il 50 per cento in meno di probabilità di sviluppare cancro al polmone rispetto quelli con livelli più bassi.
TE’ VERDE E PAPAIA FERMENTATA PREVENGONO IL DIABETE.
Soltanto in Italia, secondo i dati Istat, i diabetici sono più di 3 milioni. A tal proposito, la notizia è che il tè verde e la papaia fermentata possono svolgere un buon lavoro in questa direzione. Infatti, secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università delle Mauritius, questi due alimenti agiscono in modo benefico rispettivamente sui livelli di zuccheri, i livelli di proteina C reattiva e acido urico. Il prof. Theeshan Bahorun, del Centro di Eccellenza per la Biomedica e Biomateriali di ricerca e colleghi dell’UM hanno testato gli effetti antidiabete di tè verde e papaia fermentata, scoprendo che le sostanze in essi contenute sono attive nel ridurre i fattori di rischio non solo per il diabete, ma anche per le malattie cardiovascolari, senza bisogno di ricorrere al medico. La prima parte dello studio ha visto il coinvolgimento di 77 soggetti con diagnosi di pre-diabete. A questi è stato chiesto di bere tre tazze di tè verde, ogni giorno, prima dei pasti e per un periodo di 14 settimane. Ad altri 78 soggetti, che facevano da gruppo di controllo, è stato fatto assumere per lo stesso periodo di tempo e nelle stesse modalità, tre tazze di semplice acqua calda (un placebo, in sostanza). Dopo questa fase, tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad analisi cliniche per valutare il tasso di glicemia e dei lipidi, le funzioni del sistema immunitario, il funzionamento di fegato e reni, la presenza di infiammazione organica e la tossicità ferrosa. I risultati delle analisi hanno permesso a Bahorun e colleghi di osservare come il tè verde avesse rafforzato le difese antiossidanti in coloro che avevano raggiunto la fase pre-diabetica. E, soprattutto, il tè non ha avuto alcun impatto negativo sulla salute in generale o effetti collaterali. La seconda parte dello studio ha preso in esame gli effetti della papaia fermentata sul diabete in un gruppo di 128 persone, poi suddivise a caso in due gruppi: uno da 50 e uno da 78. Il gruppo dei 50 è stato invitato a consumare due bustine di papaia fermentata al giorno per un periodo di 14 settimane, mentre gli altri 78 partecipanti hanno assunto due bicchieri di acqua calda ogni giorno per lo stesso periodo. Al termine del periodo, tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad esami clinici per valutare la glicemia, il colesterolo, l’urea, la creatinina e l’acido urico. Anche in questo caso i risultati sono stati positivi nel gruppo che aveva assunto la papaia fermentata. In più, la papaia fermentata ha mostrato che, anche se assunta in piccole dosi, aiuta nella promozione dell’igiene orale. «Coloro che hanno consumato due bustine di papaia fermentata ha mostrato diversi cambiamenti positivi nei confronti di fattori di rischio per il diabete», ha commentato Bahorun nel comunicato UM.
POMODORO: IL LICOPENE VIENE ASSIMILATO MEGLIO SOTTO FORMA DI SALSA.
30-08-2016
Studi compiuti presso L'Università di Dusseldorf (Germania) hanno dimostrato che il pomodoro cotto con un pò d'olio è la miglior fonte di licopene, un carotenoide che conferisce al frutto il tipico colore rosso e che previene la degenerazione delle cellule. La salsa di pomodoro può essere un pò indigesta per chi ha lo stomaco delicato, ma è una fonte migliore di licopene rispetto al pomodoro crudo.
10 RIMEDI NATURALI PER LA CURA DELL'HERPES LABIALE.
30-08-2016
L'herpes labiale è un'infezione provocata da un virus denominato Herpes simplex. La sua presenza nell'organismo può essere latente per lunghi periodi e manifestarsi attraverso la formazione di bollicine e lesioni sulle labbra o ai bordi di esse in particolari periodi di stress o di affaticamento. L'herpes può scomparire da solo in una decina di giorni, ma se si desidera velocizzarne la guarigione è possibile ricorrere ad alcuni rimedi naturali, nel caso si preferisca evitare l'utilizzo dei comuni farmaci. Ecco alcuni consigli orientativi in merito.
1. ESTRATTO DI EQUISETO
L'estratto di equiseto viene solitamente venduto in polvere o in capsule ed è consigliato per la cura dell'herpes labiale per via della suo contenuto di silice organica, una sostanza in grado di aiutare l'organismo a ristabilire l'equilibrio delle cellule danneggiate per quanto riguarda l'osmosi. Esso contiene anche altri elementi benefici come lo zolfo, il calcio e lo zinco.
2. SUCCO DI LIMONE
Il succo di limone può essere utilizzato da applicare come impacco sull'herpes labiale per facilitarne la guarigione. L'acidità del succo di limone potrà velocizzare il processo di formazione delle crosticine e la scomparsa dell'herpes. Esso dovrà essere applicato delicatamente imbevendo il lembo di un fazzolettino di cotone.
3. OLI ESSENZIALI
Per quanto riguarda gli oli essenziali, sono ritenuti efficaci da applicare direttamente sulla zona interessata quelli estratti da geranio ed eucalipto. Esistono anche oli essenziali da assumere per via orale, contenuti in apposite capsule. In questo caso il naturopata o l'erborista potrebbero consigliarvi di orientarvi verso l'olio essenziale di Melaleuca (Tea tree oil).
4. ACETO
Una volta che le vescicole dell'herpes labiale sono comparse, a patto che non si abbia una pelle particolarmente sensibile, è possibile provare a trattare la parte applicando dell'aceto di vino bianco con l'aiuto di un batuffolo di cotone, ma senza strofinare eccessivamente. L'applicazione di aceto di vino bianco velocizza la guarigione dell'herpes.
5. MELISSA
Le foglie essiccate di melissa possono essere acquistate in erboristeria ed utilizzate per preparare un infuso da applicare come impacco sull'herpes labiale al fine di lenire il prurito o il dolore che esso può provocare. L'infuso dovrà essere applicato sotto forma di impacco una volta tiepido con l'aiuto di un batuffolo o di un fazzolettino di cotone.
6. ECHINACEA
Pomate naturali a base di echinacea o estratti di echinacea vengono consigliati dalla fitoterapia come rimedi per rendere più rapida la guarigione dell'herpes labiale e per alleviare i fastidi ad esso legati. Un'altra soluzione utile potrebbe consistere nel ricorso alla tintura madre di echinacea. L'echinacea possiede proprietà immunostimolanti e antinfiammatorie utili per la cura dell'herpes labiale.
7. SALSAPARIGLIA
La medicina fitoterapica cinese consiglia tra i possibili rimedi naturali per la cura dell'herpes labiale il ricorso alla salsapariglia come stimolante del sistema immunitario della quale utilizzare la radice per la preparazione di infusi da impiegare come impacchi sulla pelle oppure sotto forma di tintura madre, da assumere diluita in acqua.
8. BARDANA
La bardana è considerata una delle piante erbacee più indicate per la cura di disturbi della pelle come dermatiti ed eczemi. Essa può essere utilizzata una volta essiccata per la preparazione di infusi da utilizzare tiepidi per la preparazione di impacchi da applicare sull'herpes labiale immergendo nel liquido il lembo di un fazzolettino in cotone.
9. I CIBI DA PREFERIRE
Quando l'herpes labiale compare, l'organismo ha ancora maggiormente bisogno di impiegare un elemento nutritivo chiamato lisina, utile per aiutarlo a dare vita a nuovi tessuti a seguito di lesioni. La lisina viene ricavata dall'organismo attraverso il cibo, grazie all'assunzione di legumi come ceci, lenticchie e fagioli.
10. I CIBI DA EVITARE
Tra gli alimenti imputati di poter riattivare il virus latente dell'herpes, vi sono i cibi ricchi di arginina, come il cioccolato, le arachidi, le mandorle e le noci. Questi alimenti andrebbero il più possibile evitati quando l'herpes labiale è già comparso. Andrebbe inoltre limitato il consumo di alcol, caffè e bibite gassate, che potrebbero aggravare l'infiammazione.
SIETE IPOTIROIDEI? SCOPRITELO IN QUESTO MODO.
30-08-2016
Le carenze tiroidee sono sorprendentemente frequenti e, sulla base degli esami del sangue, interessano dall'1 al 10% degli adulti. Tuttavia, valutando la funzionalità tiroidea con una prova funzionale quale quella messa a punto da Broda Barnes (un medico specializzato nella valutazione dello stato ormonale attraverso test funzionali anzichè esami del sangue) l'incidenza sfiora addirittura il 25%. Poichè la tiroide regola il metabolismo di quasi tutte le cellule, la sua insufficienza si ripercuote su quasi tutte le funzioni dell'organismo. I sintomi più frequenti dell'ipotiroidismo sono letargia, astenia, aumento di peso, depressione, bassa temperatura corporea, pelle secca, cefalea, problemi mestruali, infezioni ricorrenti, stipsi e sensibilità al freddo. I motivi per cui ai test funzionali l'ipotiroidismo risulta molto più frequente che a un esame del sangue sono svariati. Il principale è che nel sangue si misura la tiroxina (T4), che rappresenta il 90% della secrezione tiroidea, ma l'ormone più importante per le cellule è il T3 (triiodotironina), che le cellule ricavano dal T4. Pertanto è possibile avere livelli normali di tiroxina nel sangue e nello stesso tempo avere una carenza determinata dall'incapacità delle cellule di trasformarlo in T3. Gli esami del sangue che misurano il T3 sono stati usati per diverso tempo, ma le ricerche hanno poi dimostrato che nel 50% dei casi non rilevavano la scarsa funzionalità tiroidea.
Un metodo di valutazione più efficace consiste nel misurare gli effetti della tiroide sull'organismo, e cioè il metabolismo basale. Il dottor Barnes scoprì che la temperatura basale era un buon indicatore del metabolismo basale e quindi della risposta agli ormoni tiroidei, indipendentemente dalla quantità presente nel sangue. Si tratta di un'informazione importante perchè ci sono persone che hanno quantità rilevanti di ormone tiroideo nel sangue, ma non sono in grado di reagire in maniera adeguata a livello cellulare (anche l'approccio di Barnes, tuttavia, ha dei limiti in quanto un basso metabolismo basale può dipendere da carenze nutrizionali, insufficiente attività fisica e altre cause, così come un innalzamento della temperatura corporea può dipendere da un'infezione o da altre cause). Anche basandosi sugli esami del sangue, comunque, negli anziani l'ipotiroidismo è frequente. Uno studio riguardante 370 individui di età compresa fra 60 e 97 anni ha riscontrato problemi tiroidei presenti o passati nel 18,1%. Un ulteriore 5,4% dei partecipanti era stato operato alla tiroide. Tra i restanti 283 soggetti che non avevano mai avuto disturbi alla tiroide, il 14,6% delle donne e il 15,4% degli uomini presentavano ipotiroidismo subclinico secondo gli esami del sangue. In altre parole, il 40% dei partecipanti alla ricerca aveva o aveva avuto problemi alla tiroide. Numerose malattie sono legate all'ipotiroidismo, anche alcune che non sembrano avere alcuna relazione apparente con questa ghiandola. In uno studio è stata confrontata per esempio la funzionalità tiroidea di 56 pazienti affetti da dermatite erpetiforme (una malattia della pelle che si manifesta con piccole vesciche pruriginose sul cuoio capelluto, alla base della colonna vertebrale, sui gomiti e sulle ginocchia) e di 26 soggetti di controllo. Coloro che soffrivano di dermatite erpetiforme presentavano anche significative anomalie della funzionalità tiroidea (32% contro 4%), in particolare ipotiroidismo, che riguardava 12 dei 56 pazienti. Ci sono due modi per capire se si è ipotiroidei: dai sintomi e dalla temperatura basale.
SINTOMI
CERVELLO: depressione, astenia mentale, irritabilità, ansia, disturbi della memoria e della concentrazione, disturbi del sonno, cefalee.
NERVI: vertigini, calo dell'udito, sindrome di Meniere, disturbi della vista, cecità notturna, lentezza nell'eloquio.
GASTROINTESTINALE: stipsi, flatulenza e/o meteorismo, disappetenza, cattiva digestione.
GENITALE FEMMINILE: sindrome premestruale, dismenorrea, irregolarità del ciclo mestruale, aborti spontanei ripetuti, infertilità, mastopatia fibrocistica.
GENITALE MASCHILE: disfunzione erettile, riduzione del numero e della mobilità degli spermatozoi.
GENITALE MASCHILE E FEMMINILE: calo della libido, riduzione delle sensazioni sessuali.
METABOLISMO: stanchezza, spossatezza, scarsa resistenza, aumento di peso, ipoglicemia, ipercolesterolemia, ritenzione idrica, minore tolleranza al freddo, mani e piedi freddi.
CARDIOVASCOLARE: rallentamento del battito cardiaco, rischio di insufficienza cardiaca congestizia in età più tarda, anomalie del ritmo cardiaco, palpitazioni.
IMMUNITARIO: maggiore suscettibilità e maggiore durata delle infezioni, riduzione della conta leucocitaria.
MUSCO-SCHELETRICO: debolezza muscolare, crampi e dolori, articolazioni rigide o doloranti, lombalgia, sindrome del tunnel carpale.
PELLE, CAPELLI E UNGHIE: pelle o capelli secchi o ruvidi, tendenza alle ecchimosi, caduta dei capelli, pelle o labbra pallide, pelle fredda, acne in età adulta, cicatrizzazione lenta, nervature nelle unghie, sudorazione ridotta.
I sintomi sono numerosi e diversi fra loro. Ovviamente non tutti si manifestano contemporaneamente nello stesso individuo, ma il fatto di avere uno o due sintomi di ciascuna categoria indica con relativa certezza che la tiroide funziona male.
MISURAZIONE DELLA TEMPERATURA BASALE
Un metodo oggettivo per la determinazione della funzionalità della tiroide consiste nel misurare la temperatura basale. Basta acquistare un termometro in farmacia e procedere come segue:
1. Portare il termometro a meno di 35°C e metterlo vicino al letto prima di andare a dormire la sera.
2. Appena svegli, mettere il termometro sotto l'ascella e tenercelo per dieci minuti, stando il più fermi possibile. La cosa migliore è restare coricati con gli occhi chiusi, evitando di alzarsi.
3. Trascorsi 10 minuti, controllare la temperatura e annotarla insieme alla data.
4. Ripetere l'operazione per almeno tre mattine consecutive (preferibilmente sempre alla stessa ora). Le donne mestruate dovranno prendere la temperatura il secondo, il terzo e il quarto giorno del ciclo. Le donne in menopausa potranno effettuare la prova in qualsiasi periodo del mese.
Per i risultati e le dovute informazioni, potete contattarmi in privato.
LE 5 SPIE DEL NOSTRO CORPO.
29-08-2016
L'osservazione dei segnali che il nostro corpo ci invia attraverso l'aspetto di alcune delle sue parti, come pelle, unghie, capelli, mani e lingua, potrebbe aiutarci a identificare la presenza di una patologia in corso, sia essa rappresentata da una carenza nutrizionale risolvibile o da una situazione di maggiore gravità. La pelle, in particolare, è in grado di tradurre in messaggi visibili i segnali che il corpo ci invia dall'interno. Impariamo a non sottovalutarli.
1. UNGHIE
E' possibile determinare dall'osservazione dell'aspetto delle nostre unghie se nel nostro organismo qualcosa non sta funzionando alla perfezione. Ad esempio, le striature verticali sulle unghie possono essere il segnale di carenze nutrizionali, o di uno scarso apporto di ferro. Le striature in orizzontale potrebbero invece indicare che non stiamo assumendo una quantità sufficiente di calcio, di vitamine del gruppo B o di vitamina A. Che dire invece delle unghie molto pallide? In questo caso esse possono rappresentare un segnale di anemia, oppure di problemi a livello dei reni o del fegato.
2. LINGUA
L'aspetto della nostra lingua è legato in maniera particolare alla condizione del nostro cuore ed al funzionamento del nostro stomaco, secondo quanto affermato da Noboru B. Muramoto, autore del libro "Il medico di se stesso - Manuale pratico di medicina orientale". Una lingua sana dovrebbe essere di colore rosa e presentare una superficie ruvida con piccoli peduncoli. La presenza di macchie o afte potrebbe indicare problemi allo stomaco. E' inoltre importante valutare il colore della propria lingua. Se è pallida, si potrebbe essere in presenza di uno stato di anemia. Il colore bianco potrebbe indicare un'infezione in corso o la presenza di una gastrite o di un'ulcera gastrica, oppure di una condizione di stress. Essa potrebbe presentare un colore scuro, marrone o nero, a causa del fumo, per via di una infezione batterica o di una gastrite. Il colore giallo potrebbe indicare problemi a livello del fegato. La lingua secca potrebbe essere legata a disidratazione, diabete o disturbi renali, mentre la lingua a carta geografica potrebbe denotare uno stato allergico.
3. CAPELLI
Secondo gli esperti dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, i nostri capelli, al pari delle unghie, possono essere considerati come una delle spie della presenza di una malattia che interessa il nostro organismo. Per quanto riguarda la diagnosi delle malattie sistemiche, la caduta dei capelli in molti casi potrebbe rappresentarne un segno clinico. La caduta dei capelli o la fragilità che porta i capelli a spezzarsi può indicare il segnale della presenza di carenze di vitamine, minerali o aminoacidi. All'alopecia sono associate malattie sistemiche come polmonite, ipertiroidismo, meningite, diabete mellito e pancreatite.
4. MANI
Secondo la medicina orientale, le mani rappresentano una parte del corpo molto importante da osservare al fine di determinare l'eventuale presenza di malattie. Se le dita sono lunghe e sottili ed il palmo si presenta esile, ciò potrebbe essere segno di una costituzione debole e di una salute delicata. Le vene presenti sul dorso della mano non dovrebbero essere visibili e se risultano sporgenti ciò dovrebbe essere un segnale indicante la necessità di bere di meno. Una pelle troppo spessa potrebbe indicare come l'individuo stia mangiando in modo poco equilibrato, ad esempio con abbondanza di sale o eccesso di proteine animali.
5. PELLE
La pelle rappresenta l'organo esteso del nostro corpo e attraverso di essa possono essere identificati alcuni segnali relativi allo stato di salute dell'organismo. Ad esempio, la presenza di chiazze violacee può indicare una carenza di vitamina C o perdite a livello dei vasi sanguigni sottopelle. Il pallore può indicare anemia o una grave carenza di ferro nel sangue. Alcune tipologie di prurito o di arrossamento potrebbero rappresentare un segnale di stress. La presenza di un colorito giallastro o tendente all'arancio, soprattutto a livello dei piedi o dei palmi delle mani, può essere un segnale di ipotiroidismo.
ATTENTI ALLA FARINA INTEGRALE.
29-08-2016
Recentemente il "fatto quotidiano" ha pubblicato un articolo sulla farina integrale e tutti i suoi derivati, in particolare pasta e pane che quotidianamente portiamo sulle nostre tavole convinti di fare una scelta più naturale, leggera e salutare rispetto all’utilizzo di prodotti ottenuti con la farina bianca. Ma è davvero così? Sembrerebbe proprio di no, almeno prendendo in considerazione il pane integrale che si trova comunemente in supermercati e forni. Ma partiamo dall’inizio. Secondo alcuni nutrizionisti evitando gli alimenti a base di farina raffinata sarebbe possibile non solo mantenere una linea migliore ma anche salvaguardare la propria salute. I processi di raffinazione della farina, infatti, vengono effettuati a livello industriale a scapito del potere nutritivo del grano, depauperato di gran parte dei suoi principi nutrizionali e addizionato invece con altre sostanze che servono a rendere la farina bianca e liscia, così come appare una volta aperta la confezione. In pratica il grano viene impoverito di tutti i suoi preziosi minerali dato che durante la raffinazione vengono eliminati il germe e la crusca, le parti in cui maggiormente si concentrano le sostanze nutritive utili all’organismo umano. Ecco allora che i salutisti valutano subito la possibilità di acquistare prodotti realizzati con farina integrale, non raffinata e dunque più ricca di elementi nutritivi fondamentali.
Ma arriva la batosta! La maggior parte della farina integrale in commercio non è altro che la stessa farina raffinata a cui viene aggiunta in un secondo momento crusca rimacinata, anch’essa residuo del processo di raffinazione. Siamo quindi di fronte ad una farina che si può considerare doppiamente raffinata e molto dannosa a detta di Franco Barrino, noto oncologo specializzato nel rapporto tra alimentazione e insorgenza dei tumori. Come accorgersi allora di questo escamotage che tanto danneggia i consumatori convinti di acquistare un prodotto davvero integrale? Basta osservare bene il pane che si intende comprare: se ha un colore di base chiaro in cui si evidenziano tanti puntini scuri è senz’altro una falsa farina integrale. Il vero pane integrale, infatti, vanta un colore scuro omogeneo. State pensando che tutto questo sia fuorilegge? Niente affatto è tutto perfettamente legale e autorizzato dalla legge n.187 del 9 febbraio 2001 secondo cui una farina può definirsi integrale quando il tasso di minerali è compreso tra 1,30 e 1,70 su cento parti di sostanza secca. Non si valutano quindi due fattori essenziali: l’indice glicemico (molto più basso nelle vere farine integrali) e il metodo di produzione che dovrebbe essere realizzato con macinazione a pietra naturale.
COENZIMA Q10 E BIANCOSPINO: 2 RIMEDI EFFICACI PER RAFFORZARE IL CUORE.
29-08-2016
Chiaramente il modo migliore per proteggere e rafforzare il cuore è svolgere regolarmente attività fisica e mantenere liberi da ostruzioni i vasi sanguigni. Purtroppo con l’età spesso si sviluppano varie malattie cardiovascolari, che vanno dall’aterosclerosi all’insufficienza cardiaca. Per mantenere forte il cuore, o per rafforzarlo in caso di cardiopatia già in corso, si possono usare molte erbe e nutrienti. Senza dubbio, uno dei nutrienti migliori per rafforzare e rigenerare il muscolo cardiaco è il coenzima Q10.
COENZIMA Q10
L’impiego terapeutico del CoQ10 nella prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari è ampiamente documentato da studi su animali e sull’uomo. Negli animali, quando si fa mancare il sangue al cuore o lo si espone sperimentalmente a virus e sostanze chimiche, l’integrazione di CoQ10 riduce la quantità di muscolo necrotico o infiammato. La ricerca dimostra che la carenza di CoQ10 è comune fra i cardiopatici. La biopsia del muscolo cardiaco di pazienti cardiopatici evidenzia una carenza di CoQ10 nel 50-75% dei casi. Essendo uno dei tessuti più attivi dal punto di vista metabolico, probabilmente il cuore è più suscettibile di altri agli effetti della carenza di CoQ10. Un problema particolarmente comune è l’angina pectoris, il dolore toracico conseguente a un afflusso di sangue insufficiente al cuore che rappresenta l’ultimo passo della progressione arteriosclerotica prima dell’infarto. Non aspettate il dolore anginoso per capire che il vostro cuore è in difficoltà: i dati purtroppo dimostrano che in oltre il 50% degli individui il primo segno di problemi gravi al cuore è l’infarto e nel 50% dei casi la morte è immediata. Per fortuna, il CoQ10 ci può aiutare. In uno studio cross-over in doppio cieco, controllato con placebo, su 12 soggetti affetti da angina pectoris stabile, l’integrazione con 150 mg di CoQ10 al giorno ha portato a una riduzione del 53% della frequenza degli attacchi. In un altro studio a 17 individui affetti da lieve insufficienza cardiaca congestizia son ostati somministrati 30 mg di CoQ10 al giorno. Tutti i pazienti sono migliorati e 9 (53%) sono addirittura diventati asintomatici dopo quattro settimane. In un altro studio a 20 pazienti con insufficienza cardiaca congestizia in seguito a cardiopatia ischemica o ipertensiva sono stati somministrati 30 mg al giorno di CoQ10. Dopo due mesi il 55% ha riferito un miglioramento soggettivo e il 30% una “notevole” riduzione della congestione. Il miglioramento soggettivo è stato confermato da diversi test oggettivi, che hanno evidenziato un aumento di gittata cardiaca, gittata sistolica, indice cardiaco e frazione di eiezione. Alcune ricerche indicano che il CoQ10 può essere utile nelle insufficienze cardiache gravi, dove può essere impiegato per ridurre il dosaggio di digitale e il relativo rischio di tossicità.
La forma più grave di degenerazione del muscolo cardiaco è la cardiomiopatia. Sebbene vi siano molte teorie in proposito (infezione virale, reazione autoimmune ecc.), la causa è sostanzialmente sconosciuta. Io ritengo che, nella maggior parte dei casi, la cardiomiopatia sia semplicemente il risultato di una vita di maltrattamenti del cuore (carenze nutrizionali croniche, scarso afflusso di sangue, eccessivo stress ormonale, attività aerobica insufficiente ecc.). Nel cuore e nei tessuti cardiaci dei pazienti affetti da cardiomiopatia grave si riscontra una notevole carenza di CoQ10; la sua somministrazione per via orale per 2-8 mesi fa aumentare del 20-80% i valori a livello miocardico e migliora sostanzialmente la funzione cardiaca. In uno studio in doppio cieco la somministrazione di 100 mg di CoQ10 al giorno per 12 settimane ha provocato un significativo aumento del volume di sangue pompato dal cuore, attenuato la dispnea e rafforzato il muscolo. I miglioramenti si sono mantenuti per tutto il periodo della terapia (in questo studio tre anni), tuttavia la funzione cardiaca si è deteriorata nuovamente non appena la terapia è stata interrotta. Degli 80 pazienti trattati, l’89% è migliorato durante la cura di CoQ10. Un altro problema cardiaco che migliora con il CoQ10 è il prolasso della valvola mitrale, che colpisce i bambini e circa il 10% delle donne. Se in molti soggetti non dà sintomi, alcuni soffrono di palpitazioni e, nei casi più gravi, di insufficienza cardiaca. In uno studio in doppio cieco controllato con placebo su un certo numero di bambini affetti da prolasso della mitrale, una terapia a base di 2 mg di CoQ10 per chilogrammo di peso corporeo per otto settimane ha portato al miglioramento di sette bambini su otto, mentre non c’è stato alcun miglioramento nel gruppo placebo. Le ricadute sono state frequenti nei pazienti che hanno interrotto la terapia entro 12-17 mesi, ma molto più rare in coloro che l’hanno continuata per 18 mesi o più. Sembra che questo utile nutriente sia in grado di stimolare la rigenerazione dei tessuti la cui debolezza permette alla valvola mitrale di prolassare. Infine il CoQ10 è estremamente valido nella cura dell’ipertensione. Negli animali l’induzione sperimentale dell’ipertensione porta a una carenza di CoQ10, che può essere corretta attraverso l’integrazione. Nell’uomo, il CoQ10 è carente nel 39% degli ipertesi, rispetto al 6% dei normotesi. La somministrazione di 60 mg di CoQ10 per otto settimane porta a una riduzione significativa della pressione e nel 54% dei pazienti a un calo di oltre il 10% della pressione media. Questo benefico effetto sulla pressione si riscontra soltanto dopo almeno 4, e in alcuni casi 12, settimane di terapia. Sebbene il meccanismo mediante il quale il CoQ10 abbassa la pressione non sia ancora chiaro, le ricerche sugli animali indicano che provoca un calo della secrezione di ormoni e sostanze chimiche biologiche che provocano ritenzione dei liquidi e aumento della pressione sanguigna.
BIANCOSPINO
Una delle erbe migliori per rafforzare il cuore è il biancospino. Tradizionalmente si usano le bacche, ma ricerche recenti hanno dimostrato che sono utili anche altre parti della pianta. Un gran numero di studi clinici ha dimostrato l’efficacia per il cuore delle procianidine e di altri flavonoidi (un gruppo di pigmenti vegetali che proteggono dai radicali liberi) presenti nel biancospino. Questa pianta migliora l’afflusso sanguigno al cuore e al sistema vascolare periferico, aumenta leggermente la forza di contrazione del muscolo cardiaco e la tolleranza a livelli bassi di ossigeno, oltre alla resistenza fisica in generale. La capacità del biancospino di rafforzare il cuore porta a notevoli miglioramenti clinici nell’insufficienza cardiaca congestizia, un problema comune legato all’età. Per esempio, 600 mg al giorno di estratto di biancospino determinano un sensibile miglioramento, soprattutto nelle fasi precoci dell’insufficienza. I sintomi (per esempio l’affanno in posizione supina) migliorano, i pazienti riescono a pedalare più a lungo e i valori pressori si normalizzano. In un altro studio, a 132 pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia più avanzata sono stati somministrati 900 mg di estratto di biancospino. Dopo otto settimane, i sintomi sono diminuiti del 50% e la resistenza in bicicletta è aumentata.
MOSCHE, ZANZARE E FORMICHE: COME TENERLE LONTANE CON REPELLENTI NATURALI.
29-08-2016
CONTRO LE MOSCHE
Ponete su un piatto dei chiodi di garofano interi, che siano stati in precedenza bolliti, e tornate ad inumidirli quando necessario; oppure infilate i chiodi di garofano (interi) dentro un’arancia aggiungendo qualche goccia di olio essenziale di chiodi di garofano.
CONTRO LE ZANZARE E PICCOLI INSETTI PUNGITORI
Lemongrass o citronella in genere si usano in maniera efficace contro le zanzare, ma per il corpo, la lavanda è la soluzione migliore, da usare diluita con un pò di olio da massaggio. Una miscela sinergica anti-insetti molto efficace è la seguente:
TIMO = 4 gocce + LEMONGRASS = 8 gocce + LAVANDA = 4 gocce + MENTA PIPERITA = 4 gocce.
Questa miscela può essere utilizzata in diversi modi differenti:
- In olio da massaggio (2 gocce della suddetta miscela in aggiunta ad 1 cucchiaio da dessert di olio, oppure in aggiunta a qualsiasi lozione o crema neutra, senza profumazioni) per il corpo.
- In spray (mettete 5 gocce della miscela in 4 cucchiai da tavola di acqua; scuotere bene gli ingredienti tutti insieme in un Contenitore spray) da vaporizzare sul corpo, stendendolo sulla superficie della pelle.
In caso di “morsi” di insetti la soluzione migliore sta nel preparare un olio per il corpo (30 ml. di olio vegetale a cui aggiungere 30 gocce di O.E. di lavanda). Strofinare un pò sulle parti esposte. In caso di gonfiore applicare la lavanda sull’area e successivamente la camomilla (sempre diluendo in pochissimo olio vettore, non usare gli oli essenziali puri sulla pelle); se il gonfiore è eccessivo in quanto risultato di una reazione allergica, fare controllare da un medico il prima possibile. Inoltre “testare” sempre gli oli essenziali (i quali devono essere sempre naturali e non di derivazione chimica nell’incavo del gomito): in caso compaia del rossore significa “intolleranza” a quel determinato prodotto.
CONTRO LE FORMICHE
Per mandare via le formiche è necessario essere ottimi osservatori in quanto una volta individuata la “pista” che lasciano, è sufficiente imbibire del cotone in olio essenziale di menta (molto efficace) e passarlo sulla scia…le altre cambieranno strada!