Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

11-10-2019

Che il sonnellino a metà giornata facesse bene dal punto di vista cardiovascolare lo avevamo già scoperto grazie a una ricerca effettuata dall’European Society of Cardiology e a un’altra, condotta dall’Asklepieion General Hospital in Grecia, secondo la quale le persone abituate al sonnellino pomeridiano hanno maggiori probabilità di contenere la pressione arteriosa. Ma ora un nuovo studio approfondisce la questione, affermando che a contare, in termini di salute, è soprattutto la frequenza del sonnellino. Lo studio intitolato “Association of napping with incident cardiovascular events in a prospective cohort study”, pubblicato su Heart, afferma che l’ideale per prevenire infarti e ictus sia fare almeno uno o due pisolini alla settimana.
La ricerca è giunta a questo risultato analizzando l’associazione tra frequenza del pisolino, sua durata media e rischio di problemi cardiovascolari in 3.462 soggetti di Losanna, Svizzera, di età compresa fra 35 e 75 anni, nell’arco di tempo compreso tra il 2003 e il 2006. I soggetti sono stati seguiti per una media di 5 anni dopo il primo controllo avvenuto 3 anni dopo l’inserimento nella ricerca. Si è così constatato che chi faceva 1-2 pisolini settimanali, circa il 20% dei soggetti analizzati, aveva un rischio di infarto, ictus o insufficienza cardiaca inferiore del 48% rispetto a chi non lo faceva affatto. E questo indipendentemente da fattori come età, durata del sonno notturno, sonnolenza diurna, regolarità del sonno, depressione. Gli unici fattori che hanno influenzato questo legame sono stati età molto avanzata, oltre i 65, e apnea notturna grave. Diversa la situazione di chi, invece, faceva pisolini ogni giorno, il 10% dei soggetti, perché in questo caso non si sono rilevati benefici particolari dal punto di vista cardiovascolare. Invece per quanto riguarda la durata del pisolino, i ricercatori non hanno evidenziato un rapporto tra di essa e il rischio di malattie cardiovascolari.

 

https://heart.bmj.com/content/early/2019/08/16/heartjnl-2019-314999

11-10-2019

Si torna a parlare ancora una volta dei problemi giudiziari di Johnson & Johnson. In questo caso però, a mettere nei guai la nota azienda, non è stato il borotalco ma un farmaco antipsicotico, il Risperdal, per il quale J&J è stata condannata a pagare ben 8 miliardi di risarcimento. Il Risperdal è un farmaco antipsicotico spesso prescritto nel trattamento della schizofrenia e del bipolarismo ma che presenta un grave effetto collaterale, quello di far crescere il seno agli uomini (ginecomastia). Secondo l’accusa la multinazionale statunitense, nonostante sapesse di questo rischio, non ha avvisato in alcun modo medici e pazienti, perciò è stata condannata ad un risarcimento da capogiro.
È stata una giuria di Philadelphia a ordinare a Johnson & Johnson di pagare i danni ad un uomo, Nicholas Murray, che ha usato il Risperdal da bambino e che appunto gli ha causato un ingrossamento delle mammelle. Murray, che oggi ha 26 anni, ha dichiarato di aver visto crescere il seno dopo l’assunzione di Risperdal iniziata nel 2003, quando i medici gli prescrissero il farmaco in seguito ad una diagnosi di disturbo dello spettro autistico. La sanzione per i danni subìti dal ragazzo è stata fissata in 8 miliardi di dollari, la più alta tra quelle a cui l’azienda è stata condannata a causa del Risperdal (più di 13 mila sono le azioni legali avanzate contro questo farmaco). Soddisfatti gli avvocati dell’accusa che hanno dichiarato: “Questa giuria, così come altre giurie in altre controversie, ha nuovamente imposto danni punitivi a una società che ha pensato solo a fare profitti sulla pelle dei pazienti”. Johnson & Johnson però non si arrende e ha definito la condanna “gravemente sproporzionata”, l’azienda è quindi estremamente fiduciosa che verrà di molto ridimensionata in fase di appello.
Come sappiamo questa multinazionale è ormai abituata ad affrontare cause su cause, alcune delle quali finite poi con maxi risarcimenti a suo carico (come nel caso del borotalco) oppure di essere accusata di fatti molto gravi, come quello di aver scatenato un’epidemia di oppioidi. Nonostante questo, non accenna a fare un passo indietro sulla composizione dei suoi prodotti cosmetici e neppure ad agire in maniera più rispettosa dei pazienti riguardo ai suoi farmaci.

 

https://www.reuters.com/article/us-johnson-johnson-risperdal-verdict/jury-says-jj-must-pay-8-billion-in-case-over-male-breast-growth-linked-to-risperdal-idUSKBN1WN2HK

11-10-2019

C’è chi ama mangiarli e chi anche cercarli per i boschi. Parliamo dei funghi, che si rivelano preziosi alleati della nostra salute. Ora una nuova ricerca sostiene che mangiarli con regolarità possa ridurre il rischio di cancro alla prostata. I benefici del consumo di funghi sul tumore che colpisce la prostata sono stati evidenziati da uno studio giapponese pubblicato sull’International Journal of Cancer. La ricerca è stata effettuata prendendo a campione un totale di oltre 36mila uomini tra i 40 e i 79 anni che avevano partecipato allo studio di coorte Miyagi nel 1990 e allo studio di coorte Ohsaki nel 1994. In media gli uomini sono stati osservati per 13,2 anni e, in questo lasso di tempo, il 3,3% di loro aveva sviluppato un cancro alla prostata. Si è visto però che chi consumava funghi aveva una sorta di protezione da questo tumore, più bassa se si mangia questo alimento una volta o due a settimana (-8%) più alta se invece si consumano con più regolarità. È in particolare chi mangia funghi almeno 3 volte alla settimana che vede scendere maggiormente il rischio di cancro alla prostata (-17%).
Non si menzionano però le tipologie di funghi maggiormente benefici e per questo Shu Zhang della Tohoku University School of Public Health, autore principale dello studio ha dichiarato: “Non erano state raccolte informazioni sulla tipologia di funghi consumati, è difficile sapere quali in particolare hanno contribuito ai risultati osservati”. Dunque non è dato sapere se siano i porcini, gli champignon o altre tipologie di funghi a fare la differenza per il benessere della prostata. Lo studioso ha aggiunto inoltre che: “Rimane incerto il meccanismo per cui i funghi sarebbero protettivi contro il cancro alla prostata”.

 

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/ijc.32591

10-10-2019

Uno studio dimostra che l’efficacia dei vaccini antinfluenzali annuali è stata esagerata; essi hanno poco o nessun effetto su molti degli obiettivi della campagna antinfluenzale, compreso la riduzione del numero di degenze in ospedale, i tempi lavorativi e la morte da influenza e relative complicazioni. Si dice che i programmi di vaccinazione antinfluenzale riducano il numero di casi influenzali, oltre che i ricoveri ospedalieri e le morti relative. Negli Stati Uniti, le autorità suggeriscono il vaccino antinfluenzale per tutti i bambini da 6 mesi a 5 anni e per tutti gli individui con età maggiore di 50 anni, quelli con problemi cronici di salute e per tutti i sanitari. Gli effetti dei programmi antinfluenzali hanno potuto essere esagerati grazie ad una fusione dell’influenza con altre malattie respiratorie simil-influenzali nei rapporti pubblicati. In più, gran parte dei dati usati per discutere l’efficacia dei vaccini antinfluenzali sono legati al fatto che i ceppi virali mutano di anno in anno, rendendo difficile nel migliore dei casi misurare la vera efficacia del vaccino.

COMMENTO

Con le temperature autunnali che nell’emisfero nordico stanno calando, le menti mediche convenzionali iniziano a rivolgere la loro attenzione all’influenza stagionale e promuovere l’uso dei vaccini senza valore e pericolosi pieni di additivi dannosi come mercurio e idrossido di alluminio che il vostro organismo non ha certamente bisogno. Tenendo conto della quantità di tempo e soldi sprecati per la promozione dei vaccini, questo studio finalmente dimostra, saggiamente, che le prove per sostenere il loro uso sono proprio scarse. Gli scienziati hanno scoperto che i vaccini antinfluenzali hanno avuto poco effetto sui tassi di mortalità e sulle degenze ospedaliere per pazienti al di sotto dei 65 anni di età. Questa ricerca, inoltre, non considera tutti i danni fatti ai bambini grazie all’autismo. Quindi perchè tanti “esperti” strombazzano la sicurezza e l’efficacia di questi vaccini? Come hanno ottenuto l’approvazione dall’FDA?
A causa di un puro e semplice sfrenato conflitto di interessi. Il sessanta per cento dei membri del comitato consultivo sui vaccini della FDA ha avuto legami con l’industria dei vaccini. Nel frattempo, l’industria farmaceutica impiega quasi 1.274 lobbisti, compresi 40 ex membri del congresso, e ha speso 750 milioni di dollari in questi ultimi 10 anni solo sull’incitamento alle lobby (più di qualunque altra industria) per influenzare le leggi e gli enti governativi a loro favore. Il conflitto di interesse connesso coi vaccini rende lo scandalo del Vioxx, che ha ucciso 55.000 persone, un peccato veniale. Se la popolazione media fosse informata sui comuni componenti dei vaccini antinfluenzali, ci penserebbe due volte prima di prenderli in considerazione. Oltre che mercurio e alluminio detti precedentemente, possono contenere:

• Etilenglicole (antigelo).
• Formaldeide.
• Neomicina e streptomicina (antibiotici).

Gli additivi e i conservanti vaccinici possono letteralmente uccidere. Non fatevi imbrogliare nel credere che l’unico modo per impedire la morte da influenza sia ottenere una dose del vaccino. Il numero significativo di morti connesse con l’influenza è oltraggiosamente esagerato esattamente come l’efficacia del vaccino.
Regole per difendersi dall’influenza e i raffreddori:

1. Rinforzare le difese immunitarie con olio di nigella sativa (10 gocce dopo i tre pasti).

2. Durante il periodo invernale utilizzare olio di fegato di merluzzo (2 capsule al dì). La vitamina D in esso contenuta impedisce l’infezione influenzale.

3. I virus influenzali e parainfluenzali entrano nell’organismo umano attraverso le orecchie. Quindi, è fondamentale inserire nelle primissime ore della sintomatologia (massimo entro 5-10 ore) 3 gocce di acqua ossigenata al 3% (10 volumi) in ogni orecchio per bloccare il virus.

4. Lavarsi spesso le mani che sono il tramite per il virus (bocca-orecchio).

5. Giustamente ridurre al massimo l’uso di cereali e zuccheri.

10-10-2019

Ci sono supercibi che meritano questo nome. Questi cibi speciali possono combattere varie malattie come il cancro, colesterolo alto, malattie cardiache e altre malattie che affliggono l’uomo. I mirtilli, per esempio, possono facilmente far fuori i radicali liberi nel corpo con i potenti antiossidanti che essi possiedono. La natura ci fornisce molecole e sostanze che funzionano a meraviglie per il corpo. Dieta e nutrizione possono essere considerate con un approccio stagionale. Aggiunta di frutta e verdura di stagione nella propria dieta, può fornire i più freschi e più deliziosi aromi naturali di stagione, oltre ai migliori nutrienti. I seguenti alimenti sono i migliori dell’autunno:

1. PATATE DOLCI E ZUCCA

Patate dolci e zucca vantano potassio, calcio, vitamina C e antiossidanti.

2. CRUCIFERE

Questi vegetali aiutano a mantenere una buona e sana memoria. Il suggerimento è venuto da una ricerca che ha trovato nelle donne che consumano questi alimenti in quantità adeguate, una memoria più acuta. Gli alimenti di questo gruppo includono rape, cavoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiori e broccoli. Oltre alla loro capacità di fortificare la memoria, le verdure crocifere possono combattere il cancro attraverso i loro ingredienti naturali chiamati “alcaloidi indolici.” Le persone possono anche ottenere vitamine, minerali, antiossidanti e fibre da queste super verdure.

3. MELOGRANI

I melograni sono potenti antiossidanti che lavorano appositamente per proteggere il cervello e stimolare la memoria. La ricerca ha anche dimostrato che possono prevenire l’indurimento e l’ispessimento delle arterie.

4. BARBABIETOLE

Le barbabietole sono utili in due grandi modi. In primo luogo, esse sono ricche di folati, o acido folico, una sostanza nutritiva che previene i difetti embrionali nel tubo neurale e pertanto sono utili alle donne in gravidanza. In secondo luogo, le barbabietole contengono una betacianina che ha una grande capacità di lotta contro il cancro. Sono particolarmente utili nella prevenzione e nel trattamento del cancro al colon.

5. AGLIO

L’aglio è ottimo per eliminare gli agenti cancerogeni e altre tossine che danneggiano il fegato. La ricerca suggerisce che aiuta anche in alcuni casi di cancro e malattie cardiache. Scalogno, erba cipollina, porri, cipolle e aglio sono membri di spicco delle Allium in genere.

6. FAGIOLI

Approfittate dell’aspetto economico e versatile dei fagioli. Questi alimenti sono ricchi di carboidrati complessi, fibre alimentari, potassio, acido folico, antiossidanti e proteine.

7. OLIO DI OLIVA

Le persone che sono a rischio di malattie cardiache possono ottenere enormi benefici dall’olio di oliva. La ricerca sull’olio di oliva, abbondante nelle diete mediterranee, dimostra che esso può ridurre il rischio di morte per i pazienti con malattie cardiache del 50% circa. Questo deriva dal fatto che l’olio di oliva contiene grassi monoinsaturi. L’olio d’oliva contiene anche antiossidanti.

8. TE’

Il tè contiene catechine antiossidanti a sostegno del cuore. Questo antiossidante è accreditato per la sua capacità di rafforzare le pareti arteriose e ostacolare la coagulazione del sangue.

9. SUCCO D’UVA ROSSA

Le uve hanno notevoli quantità di vitamine come la B6, B1 e C, ma sono più celebri per le sostanze fitochimiche che esse contengono – in particolare, i composti fenolici che, provenienti dalla buccia dell’uva, diminuiscono i rischi di sviluppare malattie cardiache. Uno di tali fenoli è il resveratrolo, un composto naturale che ha proprietà antinfiammatorie, antitumorali e antiossidanti.

10-10-2019

La vinpocetina è una sostanza derivata dall'alcaloide naturale vincamina, estratto dalla piccola pervinca (vinca minor), di cui possiede le qualità ma con una efficacia da due a quattro volte superiore. La vinpocetina è sprovvista di effetti secondari e di controindicazioni. È stata oggetto di più di 700 pubblicazioni scientifiche in questi ultimi anni di cui 200 riportano i risultati degli studi animali e umani. La prima qualità della vinpocetina è quella di sostenere il metabolismo cerebrale, quindi la vigilanza, aumentando localmente la sintesi dell'adenosina trifosfato (ATP), la molecola energetica universale.
La vinpocetina migliora l'utilizzazione dell'ossigeno nel cervello, aumenta il flusso sanguigno cerebrale e riduce l'aggregazione piastrinica. I primi studi realizzati su questo composto raccomandavano di impiegarlo principalmente nelle turbe di origine ipossica (insufficienza di ossigeno) e ischemica (insufficienza di flusso sanguigno). In queste condizioni, la vinpocetina esercita un effetto neuroprotettore considerevole e permette di salvare fino al 50% dei neuroni che sarebbero perduti definitivamente. La vinpocetina accresce anche la sintesi di diversi neurotrasmettitori che influenzano le funzioni cerebrali critiche come la memorizzazione, la concentrazione e l'umore. Diversi studi mostrano un miglioramento sensibile delle prestazioni cognitive dopo supplementazione, in particolare in uno dei domini più difficili da influenzare: la plasticità sinaptica, che è in qualche modo il modello cellulare della capacità di apprendimento. La vinpocetina, infine, è frequentemente utilizzata per le sue proprietà vasodilatatrici in tutti i disturbi sensoriali, uditivi e visivi di origine vascolare (vertigini, acufeni, ronzii, inquinamento sonoro, retinopatie). Secondo il dottor Jack Vernon, ricercatore americano specialista degli acufeni, “la vinpocetina è una sostanza molto promettente”. Diversi studi hanno dimostrato un miglioramento significativo dell'udito dopo la supplementazione di 30 - 40 mg al giorno di vinpocetina. Altri studi hanno dimostrato che la vinpocetina migliorerebbe diverse deficienze visive legate soprattutto al declino maculare, alla cattiva visione notturna o al glaucoma.

10-10-2019

Due pinte di birra al giorno possono danneggiare la memoria e le altre capacità cognitive. A sostenerlo i ricercatori dell’University College London, autori di uno studio decennale condotto su cittadini britannici di età compresa tra i 40 e 50 anni. Secondo i risultati raccolti dagli scienziati britannici un consumo di birra giornaliero che si limiti a un quantitativo pari all’incirca a una “media” (o a un bicchiere largo di vino) sarebbe innocuo per le attività cognitive. Ben diverso sarebbe però l’effetto ottenuto raddoppiando la quantità assunta.
Lo studio ha coinvolto circa 5.000 uomini del Regno Unito intorno ai 40, analizzandone in tre differenti momenti, nell’arco di 10 anni, il consumo di bevande alcoliche. Nella fase successiva gli stessi volontari sono stati seguiti, per un analogo periodo di tempo, al fine di misurare la loro risposta cognitiva. La differenza di prestazione nei test cognitivi riguardanti la memoria, le abilità matematiche e logiche oltre che di risoluzione dei problemi hanno evidenziato come i soggetti catalogati come “forti bevitori” hanno mostrato un declino cognitivo corrispondente a individui mediamente più vecchi di 6 anni rispetto ai bevitori “moderati”. Netta la differenza anche con coloro che hanno dichiarato di non consumare affatto birra o altre bevande alcoliche. Meno indicativi sono stati i risultati per quanto riguarda le circa 2.000 donne che hanno partecipato alla ricerca. A detta dei ricercatori stessi lo studio mostrerebbe una correlazione tra accelerazione del declino cognitivo negli uomini di mezza età, mentre ulteriori studi statisticamente più rilevanti sarebbero utili per approfondire l’effetto su entrambi i sessi.

 

https://www.dailymail.co.uk/health/article-2540207/Two-pints-beer-day-speeds-memory-loss-middle-aged-men-Drinking-accelerate-decline-six-years-retirement-age.html

Martedì, 08 Ottobre 2019 10:34

COME PREPARARE LA MARMELLATA SENZA ZUCCHERO.

08-10-2019

Ci possiamo davvero fidare delle marmellate industriali senza zucchero comunemente presenti sugli scaffali dei supermercati? Chi per motivi di salute non può consumare zuccheri in eccesso dovrebbe porre particolare attenzione al momento dell'acquisto di tali prodotti. Una soluzione molto semplice per non dover rinunciare a consumare marmellata, consiste nel prepararla in casa senza l'aggiunta di zucchero, seguendo la ricetta che vi propongo qui di seguito. Qualche anno fa due marchi molto noti per la produzione di marmellata, Zuegg e Hero, sono infatti stati condannati a pagare rispettivamente 100 mila e 200 mila euro di multa per aver pubblicizzato alcune delle loro marmellate come prodotti senza zucchero, che in realtà non potevano essere denominati come tali. L'accusa nei loro confronti è giunta da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e riguarda l'aver utilizzato diciture ingannevoli sulle confezioni dei prodotti incriminati.
La definizione "senza zuccheri aggiunti" utilizzata da Zuegg sui propri prodotti, nelle pubblicità sulla carta, sul web e non solo, è stata giudicata ingannevole e non rispondente al vero. Secondo l'Antitrust, simili diciture devono essere considerate ingannevoli, poiché sono tese a rappresentare il prodotto come un alimento più salutare, leggero e meno calorico degli altri, quando in realtà non e così, tenendo conto che gli zuccheri sono comunque presenti. Secondo quanto dichiarato da parte dell'Antitrust, infatti: "E' possibile apporre tale dicitura solo su prodotti che non contengono più di 0,5 grammi di zuccheri per 100 grammi o 100 ml, mentre il contenuto zuccherino dei preparati alla frutta in questione è di gran lunga superiore, pari a 33-38 grammi per 100 grammi di prodotto, ovvero un valore per il quale non è possibile utilizzare alcuna indicazione nutrizionale sul quantitativo di zuccheri". È necessario dunque porre attenzione ai propri acquisti, se non si desidera eccedere nel consumo di zuccheri, tenendo conto della possibilità di preparare in casa delle marmellate che conterranno unicamente gli zuccheri presenti naturalmente nella frutta.

MARMELLATA SENZA ZUCCHERO DI ALBICOCCHE, PERE, MELE O ALTRA FRUTTA

Preparare la marmellata senza aggiungere zucchero o addensanti artificiali è un'operazione che può essere effettuata in maniera casalinga senza problemi. Per quanto riguarda la marmellata di pere o di albicocche, sarà necessario prevedere l'aggiunta di una mela tagliata a pezzettini ogni 500 grammi di frutta. La mela sprigionerà la propria pectina naturale e regalerà alla marmellata un naturale sapore dolce. Per la preparazione casalinga delle marmellate bisogna porre attenzione alla sterilizzazione dei barattoli. I barattoli in vetro ed i loro coperchi dovranno essere sterilizzati in acqua bollente. È possibile disporli a questo proposito in una ciotola ampia, nella quale versare acqua bollente fino a coprirli. I barattoli e i loro coperchi devono essere già stati ben puliti, lavati ed asciugati prima di passare alla sterilizzazione. Potranno essere estratti dall'acqua quando essa si sarà raffreddata. Dovranno essere asciugati ed utilizzati immediatamente per versare al loro interno la marmellata ancora molto calda. La sterilizzazione è necessaria per evitare la formazione di muffe durante la conservazione delle marmellate. Un'ulteriore precauzione consiste nell'aggiungere alla marmellata da versare in ogni barattolo un cucchiaio di alcol alimentare, il cui sapore scomparirà completamente. Con un kg di frutta si otterrà marmellata sufficiente per riempire dai 2 ai 3 barattoli di media grandezza. Gli ingredienti che vi occorreranno sono:

- 1 kg di mele, albicocche, pere o altra frutta.
- 1 mela ogni 500 g di frutta da aggiungere a pere, albicocche o altra frutta.
- Spezie come cannella, zenzero o chiodi di garofano in polvere.
- Succo di limone.
- Acqua.

Iniziate lavando accuratamente la frutta prescelta ed asciugandola. Se avete a disposizione della frutta biologica, potrete decidere di non sbucciarla. Tagliatela a tocchetti e lasciatela a macerare almeno per un’ora in una ciotola, dopo averla irrorata con alcuni cucchiai di succo di limone. Il succo di limone è necessario per fare in modo che la mela non si annerisca nell'attesa. La frutta dovrebbe aver liberato un pò del proprio succo durante la macerazione. Potrete dunque versarla in pentola e lasciarla cuocere a fuoco basso per circa 40 minuti, aggiungendo nel frattempo le spezie in polvere, se desiderate arricchire di sapore la vostra marmellata e mezzo bicchiere d'acqua per facilitare la cottura. Mescolate di tanto in tanto con un cucchiaio di legno e, arrivati al termine della cottura della frutta, utilizzate un frullatore ad immersione se volete ottenere una marmellata dalla consistenza più omogenea, senza pezzi di frutta. Versate la marmellata ancora bollente direttamente nei barattoli e chiudeteli immediatamente. Capovolgeteli e appoggiateli a testa in giù su di un tagliere di legno. Lasciate riposare i barattoli per 48 ore in questa posizione, in modo che si formi il "vuoto". Le marmellate si conservano senza problemi in dispensa fino a 3 mesi. Una volta aperte, devono essere riposte in frigorifero e consumate entro una settimana. Naturalmente, una volta pronte, possono essere utilizzate fin da subito in cucina, ad esempio per la colazione o per la preparazione di crostate. È anche possibile preparare soltanto la quantità necessaria al momento, senza dover riporre la marmellata nei barattoli.

Martedì, 08 Ottobre 2019 10:32

CAVOLO: L’ORTAGGIO CHE COMBATTE IL CANCRO.

08-10-2019

Gli antichi guaritori romani credevano di poter curare il tumore al seno sfregandovi sopra una poltiglia di cavolo, pratica che fino a pochi anni fa gli scienziati moderni avrebbero bollato come ciarlataneria. Oggi non ne sono più tanto sicuri. È dimostrato che preparando un impacco di foglie di cavolo e applicandolo sul dorso di animali da laboratorio è possibile prevenire lo sviluppo di tumori. Ovviamente il modo migliore per assorbire le sostanze benefiche dei cavoli è mangiarli. Le numerose varietà del genere Brassica non solo combattono una serie di tumori, ma contengono una vasta gamma di nutrienti capaci, secondo i ricercatori, di tenere lontane le malattie cardiache, i disturbi digestivi e altre patologie. Come altri rappresentanti della famiglia delle Crucifere, i cavoli contengono varie sostanze dalla dimostrata capacità di prevenire i tumori, efficaci in particolare contro quelli della mammella, della prostata e del colon. Le sostanze cui i cavoli devono le loro virtù antitumorali sono soprattutto due: la prima, l’indolo-3-carbinolo o I3C, è particolarmente efficace contro i tumori della mammella. Si tratta di una sostanza dall’effetto antiestrogenico, che elimina cioè i pericolosi estrogeni la cui presenza è associata al carcinoma mammario.
In uno studio, a un gruppo di donne israeliane è stato somministrato circa un terzo di un cavolo al giorno per tre mesi. Dopo soltanto cinque giorni, i livelli di ormoni nocivi erano scesi in maniera significativa. Ma da questo esperimento in particolare è risultato che nell’individuo medio lo stesso effetto si può ottenere consumando cavoli o altre verdure del genere Brassica, per esempio i broccoli. Per una protezione ancora maggiore, provate a sostituire il cavolo normale con quello cinese, nel quale è stata riscontrata in laboratorio la presenza di una sostanza, detta brassinina, che pare efficace nel prevenire i tumori della mammella. I cavoli contengono inoltre il sulforafano, che blocca il cancro aumentando la sintesi di enzimi antitumorali.
In uno studio innovativo condotto alla Johns Hopkins University di Baltimora, 145 cavie sono state esposte a una potente sostanza cancerogena. Venticinque non avevano ricevuto alcun trattamento particolare, mentre alle rimanenti erano state somministrate alte dosi di sulforafano. Dopo 50 giorni, il 68% degli animali non protetti aveva sviluppato tumori della mammella, rispetto al 26% soltanto del gruppo trattato con sulforafano ad alte dosi. Il sulforafano fa del cavolo un’arma particolarmente preziosa nella lotta contro il tumore del colon, perché aumenta i livelli intestinali di glutatione, un tripeptide capace di eliminare le tossine dal corpo prima che abbiano la possibilità di provocare danni. Mangiando regolarmente qualsiasi tipo di cavolo è possibile ridurre il rischio di tumore, ma una delle varietà più efficaci è il cavolo verza, che contiene non solo I3C e sulforafano ma anche altri quattro fitonutrienti i cui nomi sembrano uno scioglilingua – betasitosterolo, feofitina-a, nonacosano e nonacosanone – che in numerosi studi si sono dimostrati molto efficaci contro varie sostanze potenzialmente cancerogene.

08-10-2019

Una dieta ricca in fruttosio, una forma di zucchero trovata nelle bibite analcoliche e in vari alimenti “spazzatura”, incrementa la pressione sanguigna negli uomini. Due studi recenti hanno fornito la prima prova che il fruttosio aiuta ad aumentare la pressione sanguigna. Un ulteriore studio suggerisce che gli individui che consumano di sera alimenti “spazzatura” e bibite analcoliche dolcificate potrebbe guadagnare peso più velocemente rispetto a coloro che non ne fanno uso. Circa la metà delle molecole di zucchero usate nella dieta derivano dal fruttosio e lo sciroppo di amido ad alta percentuale di fruttosio sono il dolcificante più usato in molti alimenti industriali.

 

http://www.naturalhealingnews.com/aznetnews-health-updates-23/#.VGRwa_oxU7A

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