Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

08-10-2019

Il Bifidobacterium è stato isolato per la prima volta nel 1899 da un neonato in buona salute nutrito al seno. È stato in seguito riconosciuto come un genere indipendente di batteri la cui principale caratteristica è quella di produrre dell’acido lattico e dell’acido acetico come principali prodotti derivati dalla fermentazione del glucosio. Isolato nel 1977, il Bifidobacterium longum BB536 è il ceppo bifidobatterico umano i cui effetti benefici sono stati i più studiati. È anche uno dei più conosciuti. Più di 40 articoli sono stati pubblicati in alcune riviste scientifiche, sottolineando soprattutto che migliora l’ambiente intestinale, aiuta a mantenere un sistema immunitario sano, a combattere le infezioni e favorire la forza ossea.
La microflora intestinale è composta da più di 100 specie di batteri benefici, neutri o nocivi costantemente in conflitto. Il numero e l’equilibrio possono essere perturbati da una grande diversità di cause come l’assunzione di antibiotici o di altri farmaci, lo stress, il consumo di alcol ecc. In questo caso, la salute dell’intestino, oppure quella dell’organismo, può essere influenzata. I probiotici come i bifidobatteri aiutano a ristabilire l’equilibrio della microflora intestinale. Gli studi scientifici hanno soprattutto mostrato che il Bifidobacterium longum BB536:

- migliora la microflora intestinale delle persone anziane (il numero dei bifidobatteri diminuisce con l’invecchiamento) che, a sua volta, migliora l’ambiente intestinale e contribuisce alla buona salute del sistema gastrointestinale e, soprattutto, la resistenza alle infezioni;

- nel neonato prematuro con un peso ridotto, stimola la colonizzazione da parte dei bifidobatteri, riducendo così le infezioni intestinali;

- determina un aumento della produzione di IgA totali e genera una resistenza all’infezione da Escherichia coli;

- ha un’azione immunostimolante (induce la produzione di anticorpi specifici e non specifici) e antinfettiva (i bifidobatteri producono acido acetico e la cui potente azione battericida è responsabile della distruzione di batteri nocivi come l’Escherichia coli);

- previene la diarrea provocata dalla somministrazione di eritromicina o di altri antibiotici;

- regola il transito intestinale delle persone costipate: migliora l’ambiente intestinale, soprattutto diminuendo il contenuto in ammoniaca delle feci, l’attività di certi enzimi fecali e aumenta la frequenza delle feci;

- inibisce lo sviluppo di cellule anomale;

- stimola il sistema immunitario di persone anziane immunodepresse attivando i neutrofili e le cellule NK. Diminuisce così il rischio di infezioni, soprattutto dal virus dell’influenza;

- riduce significativamente i sintomi dell’allergia al polline;

- rinforza le ossa, probabilmente attraverso un miglior assorbimento del calcio.

08-10-2019

Un’èquipe di cinque medici guidata dal dottor Platon J. Collipp, ha presentato in un articolo sugli Annals of Allergy la prova convincente che la vitamina B6, o piridossina, può offrire un sollievo innocuo ed efficace a molti asmatici. Il dottor Collipp e i suoi collaboratori hanno fatto caso per la prima volta ai livelli ematici di vitamina B6 nei bambini asmatici in seguito ai risultati di un accertamento diagnostico di routine, la prova da carico di triptofano, una tecnica clinica usata per determinare se l’organismo gode di un apporto sufficiente di vitamina B6 e l’utilizza adeguatamente. Al paziente si somministra per via orale una dose di triptofano, un amminoacido essenziale che per essere metabolizzato correttamente ha bisogno della vitamina B6. Se questa, per una ragione qualunque, è insufficiente, si formano in quantità abnorme prodotti metabolici di scarto. La presenza nell’urina di alti livelli di acido xanturenico e chinurenico (due di questi metabolici) dopo la somministrazione di triptofano costituisce di solito un segnale d’allarme della carenza di vitamina B6. La prova da carico di triptofano, eseguita su 32 bambini con asma bronchiale, aveva effettivamente rivelato alti livelli di acido xanturenico e chinurenico nelle urine. Il dottor Collipp e i suoi collaboratori decisero allora di sottoporre cinque di questi bambini a forti dosi di vitamina B6, per vedere cosa sarebbe successo. Per tre mesi il dosaggio era 50 mg al giorno, aumentati a 100 mg per i sei mesi successivi. Nel frattempo, veniva ripetuta periodicamente la prova da carico di triptofano. Al termine dei nove mesi, la presenza di acido xanturenico e chinurenico nelle urine era scesa quasi a livelli normali, indicando che i bambini ricevevano un apporto sufficiente di vitamina B6. Ma anche qualcosa di molto più vistoso era successo mentre i bambini prendevano la vitamina: i sintomi di asma (grave in tutti cinque, tanto da richiedere frequenti ricoveri ospedalieri) erano diminuiti e si osservava un chiaro miglioramento clinico. In effetti quanta più vitamina B6 prendevano, tanto meglio si sentivano i bambini.
Incoraggiati da queste osservazioni, il dottor Collipp e la sua èquipe misero a punto uno studio clinico più elaborato. Fu scelto un campione di 16 asmatici in età evolutiva, dai 2 ai 16 anni, tutti con forme di asma dal medio al grave. Il gruppo fu poi diviso in due sottogruppi: uno veniva trattato con due pasticche di 100 mg di vitamina B6 al giorno, l’altro con due pasticche di placebo. Né i medici né i pazienti sapevano chi prendeva davvero la piridossina: un autentico studio a doppio cieco. Durante un periodo di cinque mesi, i genitori tennero un diario regolare delle condizioni dei figli, registrando su appositi moduli tutti i sintomi, come affanno, difficoltà di respirazione, tosse, oppressione del petto, numero di attacchi d’asma. Ogni mese i bambini venivano esaminati dai medici, che in quell’occasione raccoglievano i moduli compilati, per analizzarli. I risultati furono sorprendenti. Durante il primo mese di esperimento entrambi i gruppi andavano più o meno allo stesso modo, ma già a partire dal secondo mese il gruppo trattato con dosi quotidiane di 200 mg di vitamina B6 presentava meno attacchi d’asma in confronto al gruppo di controllo e meno sintomi collaterali (affanno, tosse, oppressione, difficoltà di respiro). In conseguenza, c’era meno bisogno di medicine (broncodilatatori e cortisone per via orale). Queste differenze si mantennero fino alla fine dell’esperimento, raggiungendo il livello massimo di significatività nel corso del secondo e quinto mese. “I dati raccolti su questi pazienti sembrano indicare che la piridossina può essere una vitamina utile, capace di ridurre la gravità della malattia in molti bambini asmatici, anche se non in tutti”, conclusero il dottor Collipp e i suoi collaboratori.
Il successo della terapia vitaminica è accentuato dal fatto che altre terapie antiasmatiche più diffuse possono comportare qualche rischio. Per esempio, il Prednisone, uno steroide comunemente prescritto nei casi di asma bronchiale, può produrre reazioni avverse anche gravi, come convulsioni, glaucoma, ulcera peptica, turbe psichiche. Gli steroidi possono addirittura bloccare la crescita. Un altro farmaco diffuso, l’isoproterenolo, da somministrare per aerosol in occasione di attacchi acuti, può in certi individui addirittura accentuare l’ostruzione delle vie aeree; in certi casi, l’abuso di queste terapie per inalazione ha causato irregolarità del ritmo cardiaco (si è registrato anche qualche decesso). La piridossina, invece, non ha effetto collaterale, secondo i ricercatori, neppure al dosaggio di 200 mg (oltre 100 volte superiore al quantitativo giornaliero stabilito dalla National Academy of Sciences). Il dottor Collipp e i suoi collaboratori sottolineano che i bambini asmatici che hanno tratto giovamento dalla terapia vitaminica sembravano soffrire non di una carenza di vitamina B6, ma di una vera e propria dipendenza: in altre parole, una qualche caratteristica peculiare della loro costituzione biochimica esige un apporto anormalmente alto di piridossina per il mantenimento di condizioni soddisfacenti di salute. I ricercatori non hanno saputo spiegare fino in fondo il meccanismo per cui la vitamina B6 migliora certe forme di asma bronchiale, ma forse (è questa la loro ipotesi) la chiave va cercata nell’azione della piridossina sulla produzione di serotonina ed epinefrina, due sostanze chimiche presenti nell’organismo, le cui funzioni non sono perfettamente chiare, ma che con tutta probabilità hanno una certa parte nell’asma. D’altra parte, la vitamina B6, potrebbe anche giovare agli asmatici semplicemente esercitando un’azione calmante sul sistema nervoso. In ogni caso, non si può negare il fatto reale che l’apporto supplementare di vitamina B6 allevia almeno certe forme di asma: “gli effetti benefici se dovevano venire erano generalmente evidenti già nel secondo mese di trattamento”, concludevano i ricercatori.

02-10-2019

Uno studio pubblicato sulla rivista “Atherosclerosis” conferma che l’estratto di melograno può impedire e/o invertire la patologia primaria associata a mortalità cardiaca: l’ispessimento progressivo delle arterie coronarie causato dall’accumulo di materiali grassi, noto come aterosclerosi. Il melograno è ricco di vitamine, fibre, zuccheri, flavonoidi, antiossidanti, oltre a molti principi attivi. Topi con una predisposizione genetica verso spontanee ostruzioni delle arterie coronarie sono stati trattati con estratto di melograno per due settimane, a partire dalla terza settimana di età. Il trattamento ha ridotto la dimensione delle placche aterosclerotiche nel seno aortico (l’apertura dilatata sopra la valvola aortica) e ridotto la percentuale di arterie coronarie con placche aterosclerotiche occlusive.
Questo studio aggiunge al corpo già esistente della ricerca clinica, l’evidenza che il melograno può aiutare a sbloccare le arterie. Ad esempio, nel 2004, la rivista “Clinical Nutrition” ha pubblicato i risultati di uno studio clinico di tre anni in una popolazione israeliana, dimostrando che il consumo quotidiano di succo di melograno ha invertito la stenosi dell’arteria carotide fino al 29%, entro 1 anno. I benefici del melograno nella malattia cardiovascolare sono molto ampi, come dimostrano le seguenti proprietà sperimentalmente confermate:

- Antinfiammatorio: Come molte malattie croniche degenerative, l’infiammazione svolge un ruolo significativo nella patogenesi della malattia cardiovascolare. Il melograno è ricco di proprietà antinfiammatorie.

- Abbassamento della pressione arteriosa: il succo di melograno ha naturale proprietà di inibizione di conversione dell’enzima angiotensina, ormone peptidico che stimola la vasocostrizione aumentando la pressione arteriosa. Infine, l’estratto di melograno è ricco di punicalagina che è stato trovato efficace per ridurre gli effetti negativi di stress sui perturbati segmenti arteriosi esposti al flusso disturbato.

- Antinfettivo: accumulo nelle arterie spesso coinvolge l’infezione virale e batterica secondaria, compresa l’epatite C e la Chlamydia pneumoniae. Il melograno dispone di un’ampia gamma di proprietà antibatteriche e proprietà antivirali.

- Antiossidante: Uno dei modi in cui i lipidi nel sangue promuovono la malattia cardiaca (aterogenica) è attraverso l’ossidazione. LDL, per esempio, può essere tecnicamente “elevato” ma inoffensivo fintanto che non è facilmente ossidato. Il melograno è stato trovato utile per ridurre lo stress ossidativo nel sangue, per la presenza dell’enzima paraoxonasi. Uno studio sui topi, dimostra che questa diminuzione dello stress ossidativo è associato con riduzione del 44% delle dimensioni delle lesioni aterosclerotiche.

Sorprendentemente, i ricercatori hanno anche scoperto che il trattamento con estratto di melograno ha portato ai seguenti effetti benefici:

- Riduzione dell’accumulo di lipidi nel muscolo cardiaco.
- Ridotta infiltrazione di macrofagi nel muscolo cardiaco.
- Ridotto allargamento cardiaco.
- Riduzione delle alterazioni elettrocardiografiche.

Questo frutto ha anche proprietà vermifughe: è utilissimo, infatti, contro il problema del verme solitario, un fastidio piuttosto acuto nell’uomo. Il melograno, però, contiene anche degli acidi, come l’acido ellagico, che permette di contrastare l’insorgenza della diarrea. Inoltre, secondo studi recentemente condotti, sembrerebbe che il succo che se ne deriva sarebbe in grado di alleviare i disturbi legati alla menopausa, come l’osteoporosi, l’artrite e la depressione. Oltre ad essere efficace contro l’insorgenza dei tumori, il melograno riesce ad erigere una barriera protettiva contro l’Alzheimer, attaccando le proteine nocive.

02-10-2019

Heupke, medico tedesco studioso dell’alimentazione, considerato uno dei fondatori della moderna scuola della nutrizione tedesca, sosteneva che le castagne sono dei “piccoli pani offerti dalla natura”. In effetti, in periodi di carestia e di guerra, quando il pane scarseggiava, molte popolazioni europee sono sopravvissute grazie alle castagne, con la cui farina si può preparare una specie di pane. La composizione della castagna, che botanicamente si deve considerare un seme, assomiglia piuttosto a quella dei chicchi dei cereali che non a quella di altra frutta secca. La castagna è uno degli alimenti più ricchi di carboidrati disponibili in natura (37,4%), paragonabile solo ai legumi e ai cereali. I carboidrati della castagna sono principalmente formati da amido (85%), seguito da saccarosio (15%), mentre contengono pochissimo glucosio e fruttosio.
La castagna contiene anche proteine (2,42%) e grassi (2,26%), per lo più mono o polinsaturi. Non contengono vitamina E e forniscono poca vitamina A, ma sono ricche di vitamina C e, soprattutto, di vitamine del gruppo B (B1, B2, B6 e niacina). Relativamente ai minerali, le castagne sono ricche di potassio e povere di sodio, perciò sono molto indicate in caso di ipertensione o di malattie cardiache. Contengono anche abbastanza ferro, magnesio, calcio, fosforo e gli oligoelementi zinco, rame e manganese. Le castagne tonificano i muscoli e sono alcalinizzanti, astringenti e galattogene. Sono consigliate nei seguenti casi:

- Affaticamento fisico e stanchezza dovuta a intenso esercizio muscolare (attività sportiva, lavori manuali pesanti) o a denutrizione. Esercita un’azione tonificante sui muscoli, dando una sensazione di energia e di benessere.

- Fasi della crescita: sono una buona fonte di calorie, vitamine e minerali, molto consigliate per lo sviluppo osteo-muscolare degli adolescenti.

- Arteriosclerosi e malattie cardiocircolatorie: le castagne forniscono energia, ma sono povere di grassi e di sodio. Il loro elevato contenuto di potassio contribuisce a prevenire l’ipertensione arteriosa.

- Diarrea: esercitano un blando effetto astringente e regolano il transito intestinale, perciò, specialmente sotto forma di purè, sono un buon alimento in casi di diarrea o di putrefazione intestinale

- Insufficienza renale: quando i reni non svolgono bene la loro funzione, insorgono vari problemi, tra cui un accumulo delle sostanze acide nel sangue, come l’acido urico e l’urea. Le castagne sono consigliate per chi soffre di insufficienza renale, perché esercitano un effetto alcalinizzante, che compensa almeno parzialmente l’eccesso di acido nel sangue, e perché contengono poche proteine in rapporto all’alto contenuto calorico.

- Donne che allattano: la castagna è un galattogeno (aumenta la secrezione di latte) e fornisce molte sostanze nutritive alle donne che allattano.

PREPARAZIONE E USO

- Crude: si consiglia di mangiarle crude solo quando sono molto tenere, e comunque di masticarle bene, in modo che gli enzimi della saliva ne facilitino la digestione.

- Cotte: si sbucciano e si cuociono in acqua per 20-30 minuti. All’acqua si possono aggiungere alcune erbe aromatiche, come cumino, finocchio, timo e alloro.

- Arrostite o alla brace (caldarroste): prima di arrostirle, bisogna praticare un taglio nella buccia. Sono molto gustose.

- Purè di castagne: si cuociono e si pestano in un mortaio fino a ottenere una pasta omogenea, poi si aggiunge miele o zucchero di canna, o anche latte o bevande vegetali.

- Marron glacè: sono castagne di ottima qualità glassate. Originarie della Francia, sono un dolce squisito e raffinato.

Essendo ricche di carboidrati, gli obesi e i diabetici devono consumarle con moderazione.

Mercoledì, 02 Ottobre 2019 10:12

BELLEZZA: CHI PIU’ SPENDE…SPENDE INUTILMENTE.

02-10-2019

La bellezza costa. L’eterna bellezza, poi, è praticamente inestimabile. Il giro di affari legato alla cosmetica è notoriamente elevatissimo. Tutti fattori che, specie negli ultimi vent’anni, hanno provocato l’affermarsi sul mercato di prodotti sempre più sofisticati e costosi contro l’invecchiamento. Questa situazione ha fatto sì che le donne italiane facessero lievitare la domanda, con la scusa della millenaria ricerca dell’elisir della perenne gioventù. Ora, però, arriva uno studio scientifico che rischia di far saltare tutte le certezze accumulate fin qui, riguardo al dorato (e costoso) mondo della cosmetica.
Le creme antirughe che costano una fortuna non sono più efficaci delle marche comunemente reperibili al supermercato. È il risultato di una ricerca pubblicata sulla rivista Usa “Consumer Reports”, che ha eletto miglior antinvecchiamento una crema da non più di 19 dollari, con buona pace delle donne convinte che i prodotti più cari facciano miracoli e disposte a investire buona parte dello stipendio in profumeria. L’indagine ha passato in rassegna le linee di anti-età più vendute, con un prezzo che variava da 19 a 355 dollari. Ogni crema è stata testata da una ventina di donne fra i 17 e i 30 anni. I risultati sono stati analizzati da un laboratorio europeo specializzato in test sui cosmetici. Dopo 12 settimane, segni d’espressione e rughe erano appena attenuati: anche i prodotti dai risultati migliori avevano ridotto la profondità delle rughe di meno del 10%, un cambiamento quasi invisibile a occhio nudo. Ma soprattutto gli effetti sulla pelle erano praticamente identici, a prescindere dal prezzo della crema.

02-10-2019

Il germanio organico (Ge-132), da non confondere con il suo omologo non organico utilizzato nell’industria dei semi-conduttori, è un minerale-traccia contenuto nella crosta terrestre in concentrazione relativamente bassa, 7 parti per milione. Il germanio organico è stato particolarmente studiato in Giappone, dopo che il dottor Kuzihiko Asai ha scoperto che alcune piante medicinali come il ginseng, lo shiitake, l’aglio e la clorella ne contengono concentrazioni naturali elevate, il che spiegherebbe molte delle loro proprietà terapeutiche.
Gli studi condotti dal dottor Asai all’interno dell’istituto da lui fondato per sviluppare l’utilizzo del Germanio hanno dimostrato l’efficacia di dosi da 100 a 300 mg al giorno in diverse patologie: artrite reumatoide, allergie alimentari, ipercolesterolemia, candida albicans, infezioni virali croniche e cancro. Il germanio organico è frequentemente utilizzato anche in Giappone per il controllo del dolore. Questo minerale sembra agire attraverso più meccanismi: si lega all’ossigeno per migliorare la respirazione cellulare. Ha un’attività antivirale e antifungina propria. È capace di attivare i macrofagi e le cellule assassine naturali (le famose natural killer cells). Permette inoltre, e forse soprattutto, di aumentare la produzione naturale di interferone, e quindi la proliferazione di cellule generatrici di anticorpi. La teoria prevalente tra i ricercatori è che il germanio organico agisca principalmente stimolando le difese naturali dell’organismo. È inoltre un prodotto sicuro che è interamente escreto dall’organismo meno di 48 ore dopo essere stato ingerito. L’unico neo è il costo: infatti è uno dei pochi minerali più cari nel mercato.

02-10-2019

Anche se il termine "geneticamente modificato", può sembrare preso in prestito da un libro di fantascienza, in realtà molti degli alimenti che consumiamo ogni giorno fanno parte di questa categoria, ovvero sono Organismi Geneticamente Modificati, chiamati in gergo OGM. Ecco una lista dei sette alimenti che sono più comunemente sottoposti ad alterazione genetica:

GRANO

Almeno l'85% del grano che cresce negli Stati Uniti è geneticamente modificato e anche diffusi marchi di cereali quali i Whole Foods contengono una percentuale di grano geneticamente modificato. Molti agricoltori e produttori modificano la soia e il grano in modo da renderli resistenti ai pesticidi e agli erbicidi che sono impiegati per combattere la nascita e la diffusione delle erbe infestanti.

SOIA

Essa rappresenta il cibo più geneticamente modificato negli Stati Uniti. Il più grande produttore di soia del paese, Pioneer Hi-Bread, ha infatti creato un seme ibrido di soia geneticamente modificato, il quale ha ricevuto l'approvazione nel 2010. Esso è stato modificato nella sua composizione attraverso un incremento dell'acido oleico, il quale è naturalmente presente nell'olio di oliva.

ZUCCHINE VERDI E GIALLE

Esse fanno parte delle poche verdure geneticamente modificate e una speciale varietà di entrambe è stata creata con una composizione di geni che possono aiutare a proteggere contro l'attacco di particolari virus. Come in molti altri casi, è impossibile comprendere quali sono i prodotti OGM e quali sono le zucchine verdi e gialle naturali.

ERBA MEDICA (ALFALFA)

La coltivazione di erba medica geneticamente modificata è stata approvata nel 2011 e consiste nella modificazione di un gene che la rende assolutamente resistente al pesticida Roundup. La modificazione permette agli agricoltori di spruzzare il pesticida in questione, senza danneggiare la composizione dell'erba medica.

COLZA

La colza, dalla quale deriva l'omonimo olio, è stata geneticamente modificata da molto tempo. L'approvazione risale, infatti, al 1996, con una conseguente nel 2006. Il 90% della colza prodotta negli Stati Uniti e modificata geneticamente.

BARBABIETOLA DA ZUCCHERO

Questa particolare tipologia di ortaggio ha portato con se una lunga controversia sulla questione della modificazione genetica. L'approvazione, arrivata nel 2005, fu infatti tolta nel 2010 e successivamente concessa nel 2012. La modificazione interessa più della metà della produzione statunitense di barbabietola da zucchero, con un'incidenza pari al 95% del mercato finale del prodotto.

LATTE

Per aumentare la produzione giornaliera di latte, alle mucche viene molto spesso somministrato il rBGH, un ormone della crescita che non è permesso da paesi quali: l'Unione Europea, il Giappone, il Canada, l'Australia e la Nuova Zelanda.

Volgendo lo sguardo verso il prossimo futuro dei cibi che porteremo in tavola, le mele OGM dovranno quindi essere considerate come l'unica possibilità da contemplare? Le mele geneticamente modificate, sono dal 2010 al vaglio del USDA. Il 2010, segna infatti la data in cui la compagnia Okanagan Specialty Fruits Inc. sviluppò una modifica genetica davvero clamorosa, la quale permise alle mele di non annerire per due settimane dopo essere state tagliate. L'annerimento della polpa di mela tagliata è causata dall'ossidazione dei polifenoli. Questo processo avviene nelle specie più diffuse quali le mele Granny Smith e Golden Delicious e le ricerche svolte dagli scienziati hanno condotto alla possibilità di disattivare questo particolare gene che causa l'annerimento naturale nella polpa tagliata. Il gene modificato porterebbe però alla morìa delle piante da frutto, come rivelato da alcuni studi, ma gli scienziati si sono difesi osservando che la loro scoperta vuole educare le persone ad un consumo maggiore di frutta e che il blocco del gene deve essere considerato come un processo naturale. Risulta quindi chiaro che molti paesi considerano gli alimenti geneticamente modificati come una minaccia per la salute dei consumatori. L'America è protagonista di un dibattito tuttora aperto sulla spinosa questione. Al momento le tipologie di cibo alle quali è stata concessa la possibilità di essere modificate geneticamente sono state considerate sicure da autorevoli organizzazioni, quali la Food and Drug Administration e il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti. La necessità di mettere al corrente i consumatori sulle modificazioni genetiche degli alimenti sta diventando, in ogni caso, un aspetto sempre più necessario da considerare.

Mercoledì, 02 Ottobre 2019 10:01

RIMEDI NATURALI PER SBARAZZARSI DELLE OCCHIAIE.

02-10-2019

IMPACCHI FREDDI

Dal momento che i cerchi scuri sotto gli occhi sono spesso causati da vasi sanguigni dilatati, un impacco freddo può aiutare a ridurre questi vasi sanguigni e ridurre la comparsa delle occhiaie. Quindi un rimedio naturale molto efficace è il seguente:

• Immergere un asciugamano in acqua fredda.
• Sdraiarsi in una posizione comoda e chiudere gli occhi.
• Posizionare il panno freddo su entrambi gli occhi per 15 minuti.
• Se il panno si riscalda prima di 15 minuti, immergerlo in acqua fredda di nuovo e rimetterlo sugli occhi.
• Ripetere questa operazione per 3 volte al giorno.

IMPACCHI DI CETRIOLO FREDDO

I cetrioli sono un rimedio molto popolare per sbarazzarsi dei cerchi scuri sotto gli occhi. I cetrioli sono ricchi di vitamina C, vitamina K e un certo numero di antiossidanti che possono aiutare a ridurre le borse sotto gli occhi così le occhiaie. La temperatura fresca di un cetriolo aiuta anche a ridurre i vasi sanguigni dilatati. Ecco come usare questo semplice rimedio:

• Raffreddare un cetriolo in frigorifero per almeno 1 ora.
• Tagliare due fette rotonde di cetriolo dello spessore di circa 1 cm.
• Sdraiarsi, chiudere gli occhi e mettere una fetta sopra ogni occhio per 10 minuti.
• Ripetere questa operazione per 3 volte al giorno.

Un rimedio alternativo è quello di spremere il succo di un paio di fette di cetriolo in una piccola ciotola e mescolare mezzo cucchiaino di succo di limone. È quindi possibile applicare questa miscela alle occhiaie con un batuffolo di cotone e lasciare il succo sulla pelle per 15 minuti. Il succo di limone agisce come un agente sbiancante naturale della pelle mentre il cetriolo contribuisce a ridurre la comparsa dei cerchi scuri sotto gli occhi.

PATATE FREDDE

Un’altra variante di un impacco freddo per le occhiaie è quella di utilizzare un patata cruda raffreddata. La patata è ricca di antiossidanti ed ha anche qualità di agente sbiancante naturale della pelle intorno agli occhi. Le patate hanno anche il vantaggio di mantenere una temperatura fredda per un significativo periodo di tempo. Per utilizzare questo rimedio, mettere una patata in freezer per 1 ora. Dopo un’ora, toglierla dal freezer e tagliare due fette spesse. Sdraiarsi e mettere una fetta sopra ogni occhio per 15 minuti. Ripetere questa operazione fino a 3 volte al giorno.

AVOCADO

Gli avocado sono ricchi di vitamina E, K, B12 e acidi grassi essenziali, che possono contribuire ad aumentare l’elasticità della nostra pelle ma anche di aumentare l’umidità. Se avete occhiaie che sono il risultato di disidratazione, il seguente rimedio può aiutare a ridurre borse gonfie sotto gli occhi ma anche di aumentare la circolazione del sangue:

• Tagliate due fette di avocado.
• Sdraiarsi e posizionare un pezzo di avocado sotto ogni occhio.
• Lasciare l’avocado per 15 minuti.
• Ripetere questa operazione due volte al giorno.

CURCUMA, POMODORO E LIMONE

La curcuma è un antinfiammatorio naturale che può contribuire a ridurre occhiaie e borse sotto gli occhi. I pomodori sono ricchi di vitamine A e C, così come potassio, calcio, ferro e zolfo. Il succo di limone ha proprietà sbiancanti naturali. Grazie alla combinazione di questi tre ingredienti, possiamo creare un potente rimedio naturale per le occhiaie. Questi sono i passi da seguire:

• Miscelare o schiacciare 1 pomodoro per estrarre il succo e versare il succo in una ciotola o tazza.
• Aggiungere mezzo cucchiaino di succo di limone e un pizzico di curcuma in polvere nel succo di pomodoro.
• Mescolare gli ingredienti in una pasta.
• Applicare la pasta sotto gli occhi per coprire le occhiaie.
• Lasciare la pasta per 20 minuti.
• Dopo 20 minuti, risciacquare la pasta con acqua fredda.
• Ripetere questa operazione una volta al giorno.

CAMOMILLA

La camomilla è un antiossidante naturale e agente antinfiammatorio, quindi non è sorprendente che può essere usata per trattare le occhiaie. Gli antiossidanti aiutano a ringiovanire la pelle, mentre l’antinfiammatorio aiuta a lenire gli occhi stanchi. Ha anche alcune proprietà sbiancanti naturali per aiutare a schiarire la pelle. Ecco un modo semplice per usare la camomilla per il trattamento dei cerchi scuri sotto gli occhi:

• Mettere 2 bustine di camomilla in una tazza e versarvi acqua calda.
• Lasciate le bustine in infusione per 10 minuti.
• Togliere le bustine di camomilla e metterle in una ciotola a raffreddare. Si può anche metterle in frigorifero per accelerare il processo di raffreddamento.
• Mentre si raffreddano, si può bere la camomilla, se si preferisce (ma questo non è richiesto).
• Una volta che le bustine sono fredde, sdraiarsi in un luogo confortevole, chiudere gli occhi e mettere una bustina di camomilla sopra ogni occhio.
• Lasciare le bustine sugli occhi per 15 minuti.
• Ripetere questa operazione una volta al giorno.

I CAMBIAMENTI DI STILE DI VITA

Uno dei modi più semplici per sbarazzarsi delle occhiaie è quello di fare alcuni cambiamenti di stile di vita semplici. Alcune delle principali cause di questa condizione includono non dormire a sufficienza, avere una dieta non sana e con una carenza di nutrienti essenziali, tra cui calcio, ferro e vitamine A, E, K, e B12. Qui ci sono alcune cose semplici che si possono fare per ridurre la comparsa delle occhiaie:

• Ridurre la quantità di cibi salati nella vostra dieta.
• Aggiungere più verdure a foglia verde alla vostra dieta tra cui spinaci, cavoli e broccoli.
• Cercare di ottenere almeno 8 ore di sonno per notte.
• Cercare di fare almeno 30-45 minuti di esercizio fisico ogni giorno.

17-09-2019

La silimarina è un complesso di flavonoidi (silibina, silidianina e silicristina) estratti dal cardo mariano. È stata oggetto di centinaia di studi che hanno dimostrato che:

- rigenera le cellule epatiche danneggiate dall’alcol o dagli stupefacenti;

- decongestiona il fegato e stimola il passaggio della bile;

- aumenta la percentuale di sopravvivenza dei pazienti affetti da cirrosi;

- protegge il fegato da numerosi prodotti tossici, compresi certi farmaci. Secondo James Duke: “Anche se non avete problemi di fegato, la silimarina ne migliorerà il funzionamento aiutandolo ad eliminare le tossine dall’organismo”;

- è un antidoto contro l’avvelenamento da amanite falloide;

- è un potente antiossidante che aumenta del 35% la percentuale di glutatione nel fegato dei soggetti sani;

- stimola la sintesi proteica nel fegato, favorendo la sostituzione più rapida di cellule danneggiate con cellule sane;

- inibisce la sintesi dei leucotrieni ed esercita un’azione antinfiammatoria.

Una sintesi di recenti ricerche giunge alla conclusione che la silimarina ha la potenzialità di interferire con la crescita e la progressione delle cellule cancerogene della prostata, mediante diversi meccanismi fra cui l’inibizione dell’angiogenesi. Recenti studi hanno permesso di scoprire che la silibina è di gran lunga la più potente sostanza costituente la silimarina. La capacità di ogni individuo di espellere le sostanze tossiche dipende essenzialmente da un buon funzionamento epatico. Decine di anni di ricerca hanno dimostrato l’efficacia del cardo mariano per questo scopo.

17-09-2019

L’olio essenziale di menta è uno degli oli essenziali maggiormente indicati contro stress, affezioni delle vie respiratorie, affaticamento e come antibatterico. Questo particolare olio è estratto dalla Menta piperita, una delle principali varietà di menta, differente dalle altre per il suo elevato grado di aromaticità e per le sue spiccate proprietà curative. Esistono diversi disturbi che possono essere placati attraverso l’uso dell’olio essenziale di menta. Vediamone alcuni.

1. Per combattere lo stress. Può essere diffuso nell’ambiente o aggiunto a dell’olio vettore, come olio di mandorle dolci, per effettuare dei massaggi rilassanti. L’olio essenziale di menta viene adoperato con successo per favorire la concentrazione di chi studia o lavora. Grazie alla sua azione tonificante, è utile per combattere stress e stanchezza, oltre a casi di affaticamento psico-fisico.

2. Come antibatterico. La menta piperita è nota per la sua capacità di contrastare batteri e funghi. In genere viene adoperata per questo scopo sotto forma di olio essenziale, infuso o preparato erboristico. Sembra addirittura che siano stati dimostrati particolari benefici anche contro diversi ceppi di batteri, come quelli responsabili del tifo e della tubercolosi.

3. Contro l’alitosi. L’olio essenziale di menta è rinfrescante e svolge un’azione disinfettante del cavo orale. Grazie al suo profumo intenso e alle sue proprietà antibatteriche, può essere adoperato contro l’alitosi. Basta mettere una goccia di olio essenziale sul dentifricio prima di lavare i denti o mescolare 3 gocce in un bicchiere d’acqua per fare degli sciacqui.

4. Come digestivo. Una goccia di olio di menta in mezzo cucchiaino di miele sembra che faciliti la digestione. Una soluzione che è utile anche nei casi di meteorismo e di diversi altri disturbi legati all’apparato digerente.

5. Contro il raffreddore. Quest’olio è tra i migliori utilizzati per liberare le vie respiratorie e combattere il raffreddore. Si può decidere di diluire qualche goccia nell’acqua del bagno, o diffondere la sua fragranza nell’ambiente, grazie agli appositi diffusori.

6. Come antinfiammatorio. Se unito a dell’olio vettore, l’olio essenziale di menta piperita può essere utile sia a lenire dolori muscolari e reumatismi. Non solo: secondo uno studio tedesco, sembra chela menta piperita possa ottenere una riduzione del dolore di oltre il 40%, agendo soprattutto sulla componente muscolo-tensiva del mal di testa. Vanno strofinate alcune gocce di olio diluito sulla fronte, le tempie e la parte posteriore del collo ai primi segni di mal di testa.

7. Per placare nausea e vomito. Grazie alle sue proprietà calmanti, quest’olio può diminuire il senso di nausea. Da tenere sempre in borsa durante i viaggi.

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